CINEMA, INFORMAZIONE, DIPLOMAZIA E I DUE MARÒ (il caso Valentine Jalstine e Ajesh Binki)

CINEMA, INFORMAZIONE, DIPLOMAZIA E I DUE MARÒ
(il caso Valentine Jalstine e Ajesh Binki)

Nel film “Le ali della libertà” (The Shawshank Redemption) di Frank Darabont c’è una scena di pochi fotogrammi, durata una manciata di secondi, che ritengo sia la più significativa e commovente di tutta la storia. Complimenti allo sceneggiatore, che è il regista stesso, qualora Stephen King non l’avesse prevista nel racconto da cui è tratta la pellicola. Il giorno dopo la prima notte di espiazione della ingiusta condanna a vita comminatagli, Andy Dufresne (Tim Robbins), seduto nel refettorio del carcere, sta esaminando la brodaglia che ha davanti per cercare di prendere atto della nuova situazione in cui, suo malgrado, si è venuto a trovare. Appartato dagli altri attuali colleghi veterani ascolta i loro compiaciuti commenti circa le percosse cui la sera prima è stato oggetto un altro iniziato, un numero di matricola, ad opera di un sadico agente di custodia. La risposta secca dell’addetto all’infermeria, “È morto!”, alla richiesta buttata lì da un detenuto di come stesse la vittima, fa cadere tutti in un silenzio tombale per lo sconcerto suscitato da tale futile domanda. È Andy Dufresne che interviene per soddisfare, sebbene difficile da elaborare, la più semplice e naturale delle curiosità: “Come si chiamava?”. Forse è questa la chiave di volta su cui regge l’impalcatura del messaggio che l’autore ha voluto dare nell’esporre quei fatti.
Senza dubbio ho perso qualche passaggio nella lettura frettolosa dei vari quotidiani, allora sul caso che vede coinvolti i nostri due fucilieri di marina in India mi sono sfuggiti alcuni particolari. So ad esempio che i connazionali Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, cui auguro di cuore possano dimostrare di essere totalmente estranei ai fatti cui sono chiamati a rispondere, hanno trascorso anche lo scorso Natale presso l’ambasciata italiana a Nuova Delhi con i loro cari, seguo con interesse l’evolversi della trattativa diplomatica tra la Farnesina e il Ministero degli Esteri indiano, ho rimarcato il punto in cui il nostro Presidente della Repubblica li ha citati nel suo discorso di fine anno.
Le due vittime di quel triste episodio so che erano indiani e ne conosco i nomi, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, anche se vengono sempre citati per il lavoro che svolgevano. Mi domando: che persone erano? Giovani o anziani? Vivevano solo del pescato? Avevano moglie e figli? Credevano in qualcosa? Coltivavano sogni, speranze?

Mauro Giovanelli – Genova

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

Pubblicato su “Il Secolo XIX” del 5 gennaio 2014 pag. 29 con il titolo “Anche quei due pescatori avevano un nome” e su “Il Segno” 1/15 febbraio 2014 pag. 2 con il titolo “I Marò, il cinema, la diplomazia… e tante domande senza risposta” – http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it

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