COMMENTO A L’AMACA DI MICHELE SERRA – IMAM E VIP (della serie “Il marchese del Grillo)

COMMENTO A L’AMACA DI MICHELE SERRA
IMAM E VIP (della serie “Il marchese del Grillo)

La chiusa di Serra Michele “…non è sulla base del timor di Dio ma su quella del rispetto degli uomini che non uccidiamo” mi lascia alquanto perplesso. Non ho voglia né tempo di star qui a fare piroette linguistiche per spiegare che i modi di annientare o uccidere persone sono infiniti e imperscrutabili come le vie del Signore però mi riesce impossibile trattenermi dal dire che da noi vige la regola non scritta (ma più forte della Costituzione) citata da Onofrio del Grillo, magnificamente interpretato da Alberto Sordi, nel film “Il marchese del Grillo, 1981” ossia:
“Me dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo!”
Oggi tale locuzione ha raggiunto la massa di un “buco nero” considerando che la Guardia di Finanza sta effettuando ulteriori controlli (TGCOM 24 data odierna) presso la sede centrale di “Banca Etruria” scattati per ordine della Procura di Civitavecchia (Roma) la quale ha avviato un procedimento per truffa e istigazione al suicidio di Luigi D’Angelo. Il pensionato si è tolto la vita dopo aver saputo di aver perso oltre 110 mila €uro (tutti i suoi risparmi) per l’azzeramento delle obbligazioni subordinate dell’Istituto di Credito.
Ora sembrerebbe (condizionale) che diversi VIP del nostro Paese (compresi politici e noti conduttori televisivi) siano stati avvisati per tempo (circa 48 ore prima del tracollo) e rimborsati di quanto investito. Da ciò che ho ascoltato al TG de La7 (ore 20 del 16 c.m.) ciò che più mi ha colpito è che il sig. D’Angelo avrebbe lasciato una lettera ai propri congiunti nella quale, tra le altre cose, si raccomanda di “badare ai suoi cani”.
Ecco! Nel nostro Paese un pensionato “non è un cazzo!” mentre per l’amico Luigi i suoi animali erano ragione di vita.
R.I.P.
16 giugno 2016

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

P. S. Vengo a conoscenza da “IL FATTO QUOTIDIANO” di oggi 17 giugno 2016 che, contrariamente a quanto divulgato ieri da TGCOM 24 e La7, l’Istituto di credito in questione è la “Banca Popolare di Vicenza” anziché “Banca ETRURIA” anche se la sostanza non cambia. L’unica differenza è che nessun risparmiatore truffato da quest’ultima ha raggiunto, per fortuna, il livello di disperazione del povero Luigi D’Angelo.

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

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COMMENTO A “L’AMACA” DI MICHELE SERRA – (la corrida)

COMMENTO A “L’AMACA” DI MICHELE SERRA
(la corrida)

L’insulto sparato in faccia al nemico, per chi avesse la memoria corta, fu l’incipit politico del berlusconismo che con la “discesa in campo” del nuovo “Guru”, la coeva invadenza della TV spazzatura generata dalle reti Mediaset, i camerati e alleati leghisti del “noi ce l’abbiamo duro”, ha inquinato il comune senso del pudore, la morale e convivenza civile.
Non mi disturberebbe mettere a confronto Serra Michele con Marco Travaglio o Andrea Scanzi, tanto per citare due nomi a caso, farli parlare del loro mestiere, di quanto il giornalismo vero e non “cliccato” dal Potere, comodamente stravaccato sui suoi privilegi, sia onorevole oltre che dovuto e gratificante. Sarei curioso di vedere chi dei due dovesse rivelarsi provvisto di banderillass e chi invece potrebbe uscirne con il groppone dolorante.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web: “L’Amaca” di Michele Serra

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PASOLINI – COMMENTO (Constantin Brâncuși)

PASOLINI – COMMENTO (Constantin Brâncuși)

“Migliaia di uomini sotto il tuo pontificato, davanti ai tuoi occhi, sono vissuti in stabbi e porcili. Lo sapevi, peccare non significa fare il male: non fare il bene, questo significa peccare. Quanto bene tu potevi fare! E non l’hai fatto: non c’è stato un peccatore più grande di te.”
Pier Paolo Pasolini
(La religione del mio tempo – 1960)

COMMENTO:

Da leggere e rileggere. Ed ogni volta domandarci da dove possa essere sbucato questo Pier Paolo Pasolini che con la parola e il pensiero ha fatto suo il concetto espresso dal grande scultore rumeno Constantin Brâncuși: “La semplicità è una complessità risolta”. Come la verità. Come credere di non macchiarsi la coscienza evitando, potendolo, di fare il bene cui sei chiamato dal tuo ufficio. Come essere stato il peggiore fra i peccatori.

Mauro Giovanelli – Genova
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PASOLINI – COMMENTO (Constantin Brâncuși)” è stato pubblicato il 22 giugno 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

Immagini in evidenza ricavate da Eretico & Corsaro, foto a sinistra e dal web scultura dell’artista rumeno Constantin Brâncuși, foto a destra.

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TINTO HA RITINTO I TETTI

TINTO HA RITINTO I TETTI

Il regista Tinto Brass che, contrariamente al pensare comune e bigotto, ha girato anche dei film degni di nota sostiene:

“Sul piano etico il culo è più onesto della faccia, non inganna e non è una maschera ipocrita.”

Dal punto di vista dell’antropologia umana è incontestabile, a mio avviso naturalmente, e ritengo che Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare, sarebbe d’accordo con Tinto. Invece non saprei cosa ne potrebbe pensare Renzi Matteo. “Ti(n)to, tu t’ha ritinto il tetto, ma tu ‘un t’intendi mica tanto di tetti ritinti!!”. Più o meno questo il senso del suo ultimo intervento alla Confcommercio… mettendoci la faccia.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – Della serie L’amante di Lady Cahatterley – tecnica mista

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FERMATA D’AUTOBUS

FERMATA D’AUTOBUS

Quante sorprese riserva la vita, a volte indefinibili,
ne ravvisiamo l’avvicinarsi benché il loro giungere silente
sia un gelido, ingannevole brivido cui non badi, invece
ne rivela la presenza. Improvvisa la parola “Attraente!”

“Si riferisce a questa? Un mio primo piano ricavato
dall’istantanea a figura intera di pochi giorni fa.
Neppure rammento perché l’ho fatto, forse ho pensato
di abbinarlo ad una poesia dedicatami. Un po’ sorrido.”

“Non mi pare, trovo sia turbato!” Mi volto. “Che ha detto?
Scusi, chi è lei? Ci siamo già incontrati? La osservi meglio,
vede lo sguardo disteso, sereno, non è forse perfetto?”
La nuova sopraggiunta scruta con occhi che paiono infuocati.

“Decisamente bella, c’è rimasto bene! Non le dia retta”.
“Ancora? Perdoni se non l’avevo notata, tutte donne!
Mi rammentate qualcosa, non siete volti ignoti ma
parecchio lontani, i vostri tratti hanno un che di solenne.”

“Non si preoccupi di questo, tanto lo spazio non è mai
abbastanza, difficile rendersi conto della quantità
di persone che circolano, un numero spropositato, enorme,
mezzi che si fermano e ripartono stracarichi, con assiduità.”

“È proprio quel che voglio, devo rientrare a casa.
Altrimenti che ci farei qui? Purtroppo non arriva mai quel
che sto aspettando, potrebbe essere non l’abbia visto,
mi sono distratto, stavo parlando del brutto e del bello.”

“Un’unica corsa è prevista, la uno barra dodici, non c’è
molta scelta, ci raccoglie per distribuirci su altri piazzali…
e avanti, senza sosta, continuamente. Lei quanto è che aspetta?
Ma… che le accade? Ha uno sguardo assente, impersonale.”

“Niente… grazie, un malessere passeggero. Già è passato,
aspetto il prossimo, immagino che… dovrei fare più attenzione.
Stavo dicendo a queste due signore… Non ci sono più! Svanite!
Avverto qualcosa di insolito, provo una strana sensazione”

“No! Hanno appena preso l’autobus, quasi un miracolo,
era strapieno ed è ripartito subito. Io preferisco salire quando
c’è meno folla. Non ci ha fatto caso era disattento, capita, lo so,
i primi giorni pure io ero confusa. Pian piano si abituerà.”

“Abituarmi a che? Cosa può essere? Oltre voi non c’è alcuno.
Strano… qui è deserto, la piazza gigantesca… calma, silenzio.
Dunque ero rimasto che questo è un mio primo piano
ritagliato da una più grande che mi hanno scattato al bar.

Mentre ero in posa, in quel preciso istante mi giunse la voce
di Chavela Vargas, cantava “Las Golondrinas”, fui colto
da un tremito, il mondo si è fermato e una forte emozione
mi ha fatto ripercorre tutti i grandi e piccoli amori…”

“Bravissima Isabel Lizano… donna inimitabile, interprete unica!”
“Senza dubbio! È stata la più grande, brani struggenti, la voce,
ma io accennavo ad alcune signorine, ragazze… effettivamente,
ripensandoci, l’ho usata come un taxi, e sapesse quanti artisti,

per farci guidare, le amiche ed io, nel mondo del piacere… ”
“L’accenno è stato notato… ho inteso a che si rapporta!”
“Da cosa l’ha capito? Ecco, guardi là! C’è un’altra signora,
non eravamo rimasti soli, sta asciugandosi le lacrime,

mi pareva aver sentito dei singhiozzi, piange, invoca…
Mi perdoni, voglio vedere che è successo. Aspetti.
Ma… sei tu, sembra impossibile! Ciao tesoro, che hai?
Malinconia? Mi fa molto soffrire vederti così, non lo sopporto.”

“Penso al nostro periodo, trascorso veloce, lo imploro
di ritornare… ora che ti vedo sto meglio, non sono più sola”
“Perché? Il tempo è passato? Di nuovo? Me l’ha detto…
Non c’è più, si è dileguata. Non ci posso credere.

Deve essere partita ed io non me ne sono accorto,
ho perso anche questo. Beh! Ne passerà un altro…”
“Ottima scelta, anch’io con te se… ancora mi vuoi.”
“Sì però l’ombrello l’hai portato? Io non ne uso mai,

ma stasera… hai notato? Comincia ad imbrunire, le nuvole
sono particolarmente basse e pesanti, non si può mai dire,
ho l’impressione ci sia da aspettare e… potrebbe diluviare”
“Se il conducente non ci vedesse? Qualora passasse dritto?

in questo settore tutto può verificarsi… è tanto che ti aspetto”
“Chi te l’ha detto? Come fai a saperlo? Adesso che ci penso…
Chavela Vargas non ha cantato ‘Las Golondrinas’, mai, e mai
ho capito perché. Le è stata dedicata due anni fa, al suo funerale”

“Salti ogni volta da un discorso all’altro, ferma il cervello, riposa.
Sto qui da un’eternità, ormai so tutto dell’ingranaggio, tu…
sei appena arrivato e di punto in bianco pensi alla musica.”
“Ma l’ho sentita mentre mi fotografavano, era la sua voce,

non posso sbagliarmi… mi ha voluto fare un regalo, ecco cos’è!
Come ha potuto? E perché? Scusami tesoro… stavi dicendo?
Ah! Sì… perciò sarebbe meglio non si accorgesse di noi. Giusto?”
“Certo! Intendo l’uomo al volante vestito di nero, potrebbe

scendere, arrabbiarsi… farci salire di forza. Amore, io ho paura.”
“Di che? Quindi… l’autista del Tempo? Ma quello è un vile
oltre che stanco e annoiato, il suo percorso è lungo e tortuoso…
al massimo ti coglie all’improvviso, alle spalle, basta essere vigili,

non perderlo d’occhio, appurare che faccia di continuo la stessa linea,
senza deviazioni, controllarlo ogni istante… l’hai vista la mia foto?”
“Aspetta! Prima ti prendo a braccetto, mi è ancora permesso?
Con te mi sento in pace, serena, completa, ovunque. Allora…

Eccoti finalmente! Il solito disordinato, è tutta sciupata, sgualcita,
però il tuo viso… non sei cambiato, sempre bello con la consueta
espressione tenebrosa, tienimi l’ombrello voglio guardare meglio!
Ma… può essere che l’immagine sia a tal punto stinta, ingiallita?

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza ricavate dal web: A sinistra Latest works – P. Spaziale – Il Ritorno 2015 di Teorema Fornasari – A destra primo piano dell’Artista Teorema Fornasari

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L’INFORMAZIONE ITALIANA

L’INFORMAZIONE ITALIANA

Mah… leggere le esternazioni di Serra Michele sta diventando quasi divertente se non fosse tragico constatare che un giornalista, aggrinfiato alla strenua difesa del becero renzismo sia anomalia tutta italiana. Di solito chi fa il suo mestiere dovrebbe essere quasi un intellettuale invece che la voce perennemente bendisposta nei riguardi del quadrumvirato Renzi, Boschi, Alfano, Verdini & C.
Benigni Roberto non è un cittadino qualunque ma trattasi di personaggio pubblico che ha declamato la “Costituzione più bella del mondo” in TV (pubblica) la medesima che da cinquant’anni ha relegato il Nobel Dario Fo nello scantinato dei “reietti”. Non solo ma, dopo aver detto di votare “NO” conformemente al suo pensiero, ha successivamente comunicato, ospite fra gli studenti, che il cuore gli suggerirebbe il “NO” ma la mente “SÌ”, poi ha deciso per quest’ultima opzione. E di chi è la colpa? Del premio Nobel Dario Fo. Complimenti Serra Michele, le miserie da che parte stanno? In chi cerca di difendere la Costituzione più bella del mondo o nel giornalismo assai “accondiscendente” nei riguardi di chi sta al Potere? Mah…

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza L’AMACA di Serra Michele ricavata dal web

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Care amiche e amici di “Officina Eretico & Corsaro Gruppo Editori”

Care amiche e amici di “Officina Eretico & Corsaro Gruppo Editori”,

vi sto seguendo passo dopo passo con interesse crescente e dalla mia collocazione di semplice ma attento e affascinato testimone avverto l’esigenza di elogiare il fattivo contributo che destinate alla realizzazione del progetto “Pier Paolo Pasolini Eretico & Corsaro”. Senza piaggeria alcuna aggiungo che il vostro impegno è all’altezza della statura morale e culturale del più grande intellettuale del secolo scorso. Non sono solo encomiabili la passione e meticolosità con cui state collezionando ogni episodio della sua esistenza, i commenti, le analisi e la riorganizzazione cronologica delle opere lasciateci in eredità, ma ritengo doveroso sottolineare l’indiscusso affetto, traspare in modo evidente da ogni elaborato, che ciascun componente il gruppo di lavoro nutre nei riguardi del nostro Poeta e maestro di vita.
Sono certo vi riempia di orgoglio aver trovato il giusto equilibrio ed una forte coesione, cosa non facile, nel costruire insieme ed in totale armonia una delle pagine che, a mio avviso, potrebbe diventare fra i documenti più importanti, puntuali e coerenti del pensiero di un uomo degno di far parte integrante dell’erudizione universale.
Reputo sia arduo non amare Pasolini, purtroppo è inevitabile venga osteggiato, accade da sempre alle persone che hanno lasciato nella storia tracce indelebili di profonda solidarietà e fratellanza, in particolare nel nostro Paese. Anche opporvisi! Sono infatti implacabili la mediocrità e indifferenza della stragrande maggioranza delle persone. Pure detestarlo da parte di coloro che ne intuiscono la dimensione educativa, fino ad arrivare a combatterlo per opportunismo, invidia, soprattutto al fine di contrastare il suo modo di concepire i rapporti fra i cittadini, la congenita capacità di analisi del vivere quotidiano, l’idea di politica, lungimiranza, saper “vedere lontano”, oltre l’umana possibilità. Con Pier Paolo si è addirittura giunti ad annientarlo… massacrarlo nel vano tentativo di cancellarne le impronte al solo scopo di evitare che il suo passaggio tra noi potesse contagiare finanche mandanti ed assassini.
Di sicuro è inconcepibile ignorarlo come tanti hanno sperato che avvenisse e tuttora agiscono per far sì che ciò possa ancora accadere. Relegarlo nei sottofondi del sapere è, grazie a voi, ormai impossibile visto che siete riusciti a farne riemergere la sua immensa figura, ripulirla da strati di polvere, ragnatele, umidità restituendogli la parola. Egli è definitivamente patrimonio di conoscenza.
Per svariati motivi fin troppo noti la platea fino ad oggi riservata a Pier Paolo Pasolini è ristretta ai soli estimatori. Mi pare di capire che adesso l’obiettivo finale di questo ambizioso programma sia quello di proporlo all’attenzione di un più vasto pubblico, farlo conoscere a chi non è stato investito dalla sua onda emozionale, presentarlo nella veste che gli compete, nettato degli stereotipi, menzogne, false interpretazioni che hanno stravolto il suo alto profilo.
Importantissimo, come state facendo, avvicinare innanzitutto le nuove generazioni al suo pensiero, la biografia, le opere immortali senza trascurare le contraddizioni, fragilità e debolezze della sua personalità dalle molteplici sfaccettature.
Sono certo non mancherete di raggiungere lo scopo prefissato. Complimenti a tutti e buon lavoro.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata da Officina Eretico &Corsaro Gruppo Editori

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COGNOME E NOME BENIGNI ROBERTO – (l’equilibrista perfetto)

COGNOME E NOME BENIGNI ROBERTO
(l’equilibrista perfetto)

   L’ora tarda, l’estate vicinissima, fra meno di tre settimane il giorno comincerà ad accorciarsi nuovamente per dare sempre più spazio alla notte in un ciclo inarrestabile, monotono, implacabile come la mediocrità della stragrande maggioranza degli umani che, ahimè, è composta proprio da quegli individui che assurgono al Potere, guadagnano immeritati riconoscimenti, successo facile, denaro, notorietà.
Ho scritto poco su BENIGNI ROBERTO (*), anzi quasi nulla, e stasera desidero fargli sapere il miserabile che è, a sua insaputa naturalmente come tutti i cialtroni ma… nel caso specifico in modo diverso, camaleontico, subdolo, spregevole, viscido. Il nostro pagliaccio nazionale, alla stregua di Lacombe Lucien (*), ha raggiunto la propria gratificazione ed ora riposa in pace. Però sento il dovere di intrattenervi ancora per dargli l’ultimo saluto da comico fasullo, equilibrista del pensiero unico, celebrando un requiem secondo il rito liturgico della Chiesa cattolica visto e considerato che nelle sue esternazioni televisive e cinematografiche si è aggrinfiato a tutti gli appigli possibili, finanche papa Francesco.
Benigni! Intanto non sei meritevole del premio Oscar, oppure sì per il valore che ha nel finto mondo di Hollywood dove può anche capitare che per sbaglio venga assegnato a veri registi nostrani come Salvatores e Sorrentino. Se Trump dovesse diventare Presidente USA saresti a cavallo, dollari a pioggia, con il pubblico formato dal suo elettorato faresti il pienone. In ogni caso la mia affermazione trova riscontro nella sdegnata constatazione proferita da un vero uomo e artista di ben altra statura morale e intellettuale quale è stato il compianto Mario Monicelli: «…Non come quella mascalzonata di Benigni in “La vita è bella”, quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi, ma… l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà…» Penso basti e avanzi.
Benigni! Sei un pusillanime ma sappiamo, come disse il Manzoni del suo personaggio, che «Il coraggio o ce l’hai o non te lo puoi dare» e questo pregio sembra essere il grande «assente» di questi lustri ma non è problema tuo, mai l’hai avuto. Infatti quando per due serate su Rai1 recitasti «I Dieci Comandamenti» te ne sei guardato bene dal precisare che il secondo «Non nominare il nome di Dio invano» è stato modificato dagli «occidentali». L’originale, per molti il Verbo, recita: «Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose… non fate immagine di me!» (1) Lo sapevi? Ma sì che ne sei a conoscenza! Quando giungesti al punto te la cavasti con quattro sguscianti parole, hai sorvolato, insomma non te la sei sentita, quindi conosci pure il motivo di tale «ritocco». C’è una bella differenza, non credi? È un di più aggiungere che i mussulmani rispettano l’autentico. Strano a dirsi di questi tempi ma non adorano simboli pagani, statue della Vergine, gigantesche croci scolpite e attrezzate di pesanti statue del Cristo sofferente, sorrette da portatori ingobbiti, tintinnio degli addobbi, foglie dorate o d’argento alle estremità dei legni, Madonne piangenti, reliquie di Santi, mummie di Beati o Dottori della Chiesa.
Benigni! La «Divina Commedia»… Ci hai voluto dimostrare di conoscerne lunghi brani a memoria, l’hai spiegata (di certo non a me e gli amici che mi leggono), anche discretamente in alcuni passaggi ma… sudavi, hai fatto un grosso sforzo, encomiabile, lo ammetto… purtroppo non c’erano cuore, anima, sentimento, soprattutto ti è mancato ciò che il sommo Poeta possedeva: «La capacità di indignarsi!» E in quell’opera immortale avresti avuto modo di sbilanciarti facendo anche un solo, piccolo, timido riferimento alla squallida politica in cui siamo immersi, uno stagno marcescente privo di etica, cultura, onestà, le esatte inadeguatezze che, secondo una precisa logica morale aristotelica, aveva puntualmente denunciato Dante Alighieri nel primo dei Tre Regni dell’Oltretomba da lui visitato: l’inferno.
Benigni Roberto! Non mi fanno più ridere le espressioni da ebete che fai da anni, il saltellare continuamente, buttarti in braccio ai conduttori televisivi, strizzare i coglioni a Pippo Baudo e tante altre ripetitive arlecchinate. Ho pensato che potessi essere “qualcosa” di più. Sei finito, terminato, ti ringrazio di avermene dato la prova regina, saltare a piè pari dal sig. Enrico Berlinguer a Renzi Matteo, l’ultima farsa. Adesso puoi andare, acconciati pure normalmente, in particolare la ridotta capigliatura da scavezzacollo, abbiamo compreso l’opportunista, assennato e furbo interessato quale sei. Da oggi in poi Johnny Stecchino è defunto, per nostra fortuna, finalmente riuscirai a far ridere il rigurgito nazifascista in atto ovunque. Ulteriore obiettivo centrato in pieno.

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Esodo 20, 2-17 Il Decalogo > Deuteronomio 5, 2-21 – edizione 1968 – Casa della Bibbia – Ginevra, Genova.

(*) Cognome prima del nome ha un ben preciso significato (vedere nota).

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Nota (per chi volesse saperne di più):
Conoscete il significato del «cognome prima del nome» e chi fosse Lacombe Lucien? Ve lo spiego in ogni caso:
«Cognome e nome Lacombe Lucien» è una pellicola del 1974 diretta da Louis Malle. Fu candidato al premio Oscar come migliore film straniero (non espose alcuna bandiera a stelle e strisce). Il nome si antepone sempre al cognome in quanto forma regolare per identificare la persona «retta» o «normalmente onesta». In questo caso il regista decise di intitolare la sua opera (bellissima) facendo precedere al nome il cognome del personaggio principale in segno di spregio verso un uomo indegno, privo di ideali, senza alcun senso morale, ignorante e inconsapevolmente capace di qualsiasi efferatezza.
Giugno 1944. In un paesino del sud-ovest della Francia, vicino al confine spagnolo, vive il diciassettenne Lucien Lacombe, inserviente in una casa di riposo per anziani. Egli trascorre parte del suo tempo a uccidere piccoli animali con la fionda o con il fucile. Ignorante e illetterato è in cerca di identità, anela imprese «eroiche» che lo facciano emergere, uscire dalla condizione umile in cui versa, ottenere rispetto. Pur privo di consapevolezza politica, il ragazzo decide di aggregarsi ai partigiani recandosi presso l’abitazione del maestro Peyssac e rivolgergli la richiesta, ma viene respinto. Al ritorno, in seguito alla foratura di una gomma della bicicletta, Lucien arriva in paese dopo l’inizio del coprifuoco. Fermato dalla polizia, finisce nell’albergo occupato dal comando della Gestapo e lì viene colpito dalla vita lussuosa che conducono i collaborazionisti dei tedeschi i quali con la loro arroganza esercitano pure il potere di prevaricare i deboli e gli indifesi. Nel gruppo dei dipendenti della Gestapo troviamo alcuni balordi (come i molti che occupano palazzo Chigi, Madama, Montecitorio e finanche il Viminale. Per il Quirinale mi astengo) cui più che l’ideologia nazista interessa il denaro. Invogliato a bere, il giovane si ubriaca e involontariamente fa il nome del maestro Peyssac, che viene arrestato e torturato. Il destino di Lucien è bollato in quanto, senza porsi alcuna domanda, comincia a prendere parte alle azioni repressive assieme ai suoi camerati, si dà al saccheggio e uccide vari resistenti catturati. Per farla breve il giovane Lacombe si sente finalmente «potente».
Egli vive gli ultimi travagliati giorni di guerra civile e vede i suoi camerati cadere uno ad uno sotto i colpi dei partigiani e, nel momento in cui giunge dove si torturano i prigionieri e un combattente segnato dalle percosse cerca di convincerlo a ravvedersi chiedendogli come mai avesse deciso di collaborare con i tedeschi, Lucien lo imbavaglia perché non vuole ascoltare il destino assegnatogli, sua intenzione è quella di giocare ancora al «superuomo». Appena uscito dalla stanza, assiste all’irruzione di partigiani nell’albergo abbandonato dai tedeschi mentre i suoi ultimi camerati, intenti a ubriacarsi, vengono trucidati.
Scampato al blitz si ritrova, nel corso di una rappresaglia nazista, insieme a un ufficiale delle SS al fine di effettuare alcuni arresti. In una appartamento che stanno perlustrando viene rimproverato per l’orologio tolto ad una vittima che Lucien si mette in tasca e che il tedesco pretende gli venga consegnato. Questo fa scattare in lui la gelosia contadina, primitiva, ancestrale per le «cose», le «masserizie» da conservare ed avverte una forte disillusione nei riguardi degli «invasori», l’unica emozione che Lucien prova nella sua miserevole vita. Per la prima volta prende autonomamente la decisione di uccidere il tedesco e fuggire verso la Spagna dove vivrà i suoi ultimi giorni.
Louis Malle ha composto in questo film la figura perfetta del tipo di umani che rincorrono la loro identità nutrendo una sorta di rancore nei riguardi del consorzio umano, sfogano i loro bassi istinti in modo del tutto inconscio, non sanno distinguere fra il bene e il male, hanno difficoltà a discernere, esattamente come il 70% circa di analfabeti funzionali, di ritorno e non, che abbiamo in Italia. È superfluo aggiungere che tale «fenomeno» investe pure gli appartenenti alle classi agiate, in diversi gradi e manifestazioni e per svariate cause. Da qui il mio paradigma iniziale poiché individui che creano danni al prossimo senza rendersene conto sono comunemente definiti «miserabili», «meschini», «abietti». Victor Hugo docet.

Precisazione:
Benché Lacombe Lucien sia un personaggio inventato da Malle, dai titoli di coda si apprende che l’individuo interpretato dal protagonista fu poi arrestato dai partigiani e fucilato il 12 ottobre 1944.

Mauro Giovanelli – Genova
mauro.giovanelli@gmail.com

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SURNAME AND NAME ROBERTO BENIGNI
(perfect equilibrist)

At this late hour, summer, in less than three weeks, the day will begin to shrink again to give more room for the night in a relentless, monotonous, relentless as the mediocrity of the vast majority of humans who, alas, is composed by those individuals who have acquired such power, they gain undeserved accolades, easy success, money , notoriety.
I wrote little about BENIGNI ROBERTO (*), indeed almost anything but tonight i want to let him know the wretch who is, unbeknownst to him, of course, like all scoundrels but… in this case differently, chameleon-like, sneaky, slimy. Our national clown, as Lacombe Lucien (*), reached his own gratification and now rest in peace. However, i feel it my duty to entertain yet to give him a last farewell from comedian bogus, equilibrist of the single thought, celebrating a requiem mass according to the Liturgical rite of the Catholic Church considering that in his utterances and television has hooked all the holds possible, even papa Francesco.
Benigni! Meanwhile you’re not deserving of an Oscar, or Yes for the value it has in the fake world of Hollywood where it can even happen that inadvertently being assigned to real local filmmakers as Salvatores and Sorrentino. If Trump were to become U.s. President’d on horseback, dollars, with the audience formed by his electorate would you do a full house. In any case my assertion is reflected in indignant observation made by a real man and artist of quite different moral and intellectual stature which was the late Mario Monicelli: «…Not like that piece of rascality of Benigni in “life is beautiful”, when he finally does get to Auschwitz a tank with the American flag. That field, that piece of Europe the freed Russians, but… the Oscar win with the stars and stripes, changing reality…» I think it suffices and leftovers.
Benigni! You’re a cowardly but we know, as her character’s Manzoni, who «The courage or you or you can’t give» and this advantage seems to be the great «absent» of these shines but isn’t your problem, never get it. In fact, when for two evenings on RAI1 starred “the Ten Commandments” did you get a good look from the second «you shall not take the God name in vain» was amended by “Westerners”. The original, for many the Word, read: «Do not make any graven image, or any of the things that are up there in heaven or on the earth beneath; don’t you prostrate before such things … don’t make image of me! » (1) Did you know? But yes that you know! When you arrived to the point you bring you took out with four words, you flew over, so you didn’t hear it, so do you know the reason of this “remodelling”. There’s a big difference, isn’t it? Is one more added that muslims respect the authentic. Funnily enough these days but do not worship pagan symbols, statues of the Virgin, giant carved crosses and equipped with heavy statues of the suffering Christ, supported by bearers, ornaments, gold leaf and silver clinking on the ends of the wood, weeping Madonnas, relics of Saints, Beati mummies or doctors of the Church.
Benigni! The «Divina Commedia or Divine Comedy»… We wanted to demonstrate knowledge of their long tracks by heart, you’ve explained (certainly not me and friends i read), also discreetly in some passages but… you were sweating, you made a big effort, commendable, i admit… unfortunately there were heart, soul, feeling, especially did you miss what the poet had «the ability to be indignant!» And in that immortal work you got to book up on one side by a single, small, timid reference to shabby politics in which we are immersed, decaying pond devoid of ethics, culture, honesty, the exact inadequacies that, according to a precise moral logic of Aristotle, had promptly denounced Dante Alighieri in the first of the three Realms of the underworld he visited: Hell.
Benigni Roberto! Don’t make me funnier dead expressions that make for years, bounces, throw you in the lap of TV hosts, squeeze his balls to Pippo Baudo and many other repetitive harlequinades. I thought you might be something more. You’re done for, finished, i thank you for giving me the trial queen, skip to footer equal by Mr. Enrico Berlinguer to Renzi Matteo, the latest farce. You can go now, styled as well as normal, in particular the low hair from misbehaving, we realized the opportunist, sensible and clever interested you. From this day forward Johnny Stecchino is deceased, lucky for us, finally can you make people laugh the Nazi-Fascist regurgitation in place everywhere. Additional objective centered in the middle.

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Exodus 20, Deuteronomy 5, 2-17 2-21 the Decalogue > Edition 1968 – House of the Bible – Geneva, Genoa.

(*) Surname before name has a precise meaning (see note).

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Note: those who want to know more about “Surname and name Lacombe Lucien” is invited to see the movie, director Louis Malle.