RIPENSANDO ALL’ORIENTE (Pamela)

RIPENSANDO ALL’ORIENTE
(Pamela)

Noemi,
questo è il soprannome con cui ho preferito chiamarti, si addice alla tua personalità, il pensiero imprigionato nella tempesta di sogni che i tuoi diciannove anni appena compiuti esigono distraendoti da ciò che sei, un fiore appena sbocciato che profuma di visioni e promesse. Ignori di essere bella, hai necessità di conferme, non ti basti ed oggi sono pochi coloro che possono darti certezze del tuo essere, il viso sconvolgente, gli occhi languidi di intensità unica, il corpo un trionfo di sensualità e vita.
Noemi… Stupefacente! In esso sono racchiusi innumerevoli segreti di una letteratura del periodo in cui ti sono stato coetaneo, un passato che hai tramutato in magico presente nei pochi giorni che ci siamo concessi. La tua lettera, accompagnata dalle splendide immagini di te, è un dono inaspettato che mi agita mentre un irresistibile richiamo della tua carne fa tremare le mie mani al punto che fatico a scrivere queste poche righe.
Noemi… sei l’ultimo, indimenticabile ricordo raccolto in quello che è stato un grande Paese, centro e ombelico dell’Universo, privilegiato dalla creazione che in esso ha concentrato almeno la metà dell’energia totale a disposizione e necessaria a conferirgli stupefacente bellezza, panorami meravigliosi, coste, monti e valli in ogni loro multiforme, incantevole e statuario aspetto. Purtroppo già avevo deciso di lasciare, smania di allontanarmi dall’ottusità, ignoranza e malaffare di indegni governanti che ivi si succedono da decenni ed hanno portato la nostra Penisola allo sfacelo sotto gli occhi serrati, come il loro ragionare, di un popolo che è stato luce di civiltà. Questo mi ha indotto a cercare nuovi orizzonti.
Noemi… Sono rimasto stupefatto della tua lettera, e le foto che hanno fissato l’immagine tua. La costanza che senza dubbio hai speso nel cercare dove ho scelto di vivere mi coglie impreparato, i due giorni trascorsi insieme, causa una forte, immediata quanto improbabile e reciproca attrazione percepita dagli sguardi, ha lasciato senza dubbio profondi segni nelle nostre anime, qualunque cosa esse siano.
Noemi… poche parole quella magica mattina per farti accettare il mio invito a cena. Ero incantato nell’osservarti, il tuo splendido volto, i gesti, la timidezza che si confondeva con una sorta di profondo malessere, non abbastanza trattenuto affinché io lo cogliessi dai riverberi dei tuoi occhi straordinari anche se talvolta li abbassavi per gustare, con malcelata disinvoltura di fanciulla quale sei, le portate che il rozzo ma simpatico e discreto oste deponeva sulla tavola. Accompagnavano questo rito le tue parole, refoli che muovevano appena le fronde dei castagni, il frinire delle cicale, attimi di silenzio, i racconti di te scivolavano nella tiepida aria di fine agosto andandosi ad incrociare con luci ed ombre filtrate dal protettivo pergolato e attraverso il suo intreccio sole e nuvole passeggere riflettevano una minima parte della nostra ansia d’amore.
Noemi… In riva al fiume, instancabile messaggero dei segreti della Terra, sembravi parte integrante del tutto. Nel momento in cui uscisti dall’acqua gelida leggermente tremante ti presi per mano nel deporre sulle tue spalle un asciugamano entro il quale ti rannicchiasti. La tua pelle giovane, fresca, era leggermente arrossata dal freddo e, nel dirigerci in quell’ansa che, a ridosso di rocce calcaree e alluvionali alternate a felci e profumo di libertà, offriva accoglienza, fu un tutt’uno avvinghiarci, stringerci al punto che l’energia sprigionata fermò il sole già basso sull’orizzonte. Distesi sotto un cielo azzurro cobalto, osservarti incantato, accarezzarti lentamente, soffermarmi sul tuo viso, gli occhi languidi che esprimevano desiderio, il nostro respirare a denunciare impazienza, le tue cosce tornite, il ventre che custodisce il mistero, baciarti ovunque mentre le tue mani frementi si afferrarono ai miei capelli, scesero lungo la schiena e lì le unghie lasciarono segni del tuo volerti concedere, subito, senza pausa. Scoprire i tuoi seni, sfiorarli dolcemente, con delicatezza, venerazione, sfilarti gli slip è stato… L’avvolgente semioscurità del crepuscolo dovette così assistere al trionfo dell’amore, nel silenzio interrotto solo dalla scorrere instancabile dell’acqua fra le rocce immobili scolpite e levigate, monoliti multiformi a guardia della nostra passione e testimoni delle parole sussurrate. Ti ho vista rinascere, ed io con te.
Noemi… Il giorno dopo una nostalgia incommensurabile ci ha visti ancora insieme ma i colori erano diversi, i volti delle persone, i rumori della campagna ci parevano ostili e nel momento in cui ci siamo salutati… qualcosa è germogliato nei nostri cuori. Per sempre.
Ti voglio bene Noemi… Da questa piazza circondata di case coloniali, basse e decorate, dipinte di accesi colori, la musica dei mariachis che dà inizio ad un’altra notte colma di fantasie e speranze, la gente che inizia a cantare e ballare, sereni, sorridenti, aperti alla vita… ogni volta che osservo il disco rosso dell’astro che va a nascondersi dietro le montagne della Sierra Madre fino a dare un ultimo saluto riverberando il pinnacolo alla sommità della Diocesi… io ti sono vicino.
Ti aspetto.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: A sinistra Noemi (Pamela) – A destra Diocesi di San Cristóbal de Las Casas, Distretto del Chiapas, Messico

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