UOMINI, MEZZI UOMINI, OMINICCHI, PIGLIANCULO E QUAQUARAQUÀ (1)

UOMINI, MEZZI UOMINI, OMINICCHI, PIGLIANCULO E QUAQUARAQUÀ (1)

Dunque… ricapitoliamo anche se, a forza di perdere tempo a riassumere, va a finire che questo Paese capitolerà. Il capo del Governo:
Trascorsero nove anni arrivando quindi al 2003… il Renzi era un co.co.co. nella Chil Post srl, azienda del su’ babbo Tiziano, successivamente indagato per bancarotta fraudolenta. Non so come andò o andrà a finire, neppure mi interessa. Quello che invece desta curiosità è che l’allora segretario provinciale de “La Margherita” (niente di meno), in quanto parasubordinato, non costava alcunché alla società del genitore. Il giorno 27 del mese di ottobre dello stesso anno, due giorni prima dell’annuncio dato dall’allora presidente nazionale e leader del medesimo partito contraddistinto dal fiore, simbolo di semplicità e purezza, ovvero Rutelli Francesco, che lo indicava quale candidato a Presidente della Provincia, la nostra guida scout si fece assumere a pieno titolo da papà in qualità di dirigente così, da quando eletto, nel giugno 2004, è stata la Provincia a versargli le consone “marchette”, cioè noi cittadini, tra l’altro adeguate allo stipendio da manager.
Da quella data e fino a tutto il 2014, due lustri, il nostro leader ci è costato non meno di 300 mila euro. Scoperto da “Il Fatto” con le mani nel vaso della marmellata, come si usa dire, pare abbia rinunciato a tale beneficio. Ma il “maltolto” l’ha restituito? A consentire una porcata del genere, estesa pure a Sindaci, Assessori regionali, provinciali, comunali e chi più ne ha più ne metta, è il decreto legislativo 267 che all’articolo 86 recita: “…l’Amministrazione Locale (la Provincia n.d.a.) prevede a proprio carico… il versamento degli oneri assistenziali, previdenziali e assicurativi ai rispettivi istituti per… i Presidenti di Provincia…”. Credo sia tuttora in vigore.
Altro che balzo della quaglia ha fatto il giovanotto, questo è un triplo salto mortale, flic flac, verticale sulle spalle, squadra e retta, corpo teso. Et voilà! Nondimeno ha inciampato in qualche valido giornalista che ancora abbiamo.
La famiglia Boschi:
Al termine di due ispezioni avviate nel 2012 e nel 2013, Banca d’Italia multò la “Popolare dell’Etruria e del Lazio” per 2,54 milioni di euro. La maxi sanzione è a carico di 18 tra ex componenti del collegio sindacale e del CDA, tra cui Boschi Pier Luigi nominato vicepresidente della Banca Popolare “Etruria e del Lazio” un mese dopo che la figlia Boschi Maria Elena divenne braccio destro del Presidente del Consiglio quindi ministro delle Riforme, per caso piccola azionista del medesimo Istituto di Credito nonché direttore generale della fondazione Open, la cassaforte che finanzia l’attività politica di Renzi Matteo, ed aveva coperto, tra l’altro, l’esborso di circa 300 mila euro per la recente “Leopolda”. Sempre fortuitamente uno dei direttori generali della “Etruria” è il di lei fratello e la moglie di costui, ovvero la cognata, è manager della… “Etruria”.
Ora, e vi stupirete di quanto sto per dire, non è tanto significativo il fatto che la “Etruria” sembrerebbe una banca della famiglia Boschi, che tale Istituto di Credito ricevesse favori di vario genere dal Governo tra i quali un Decreto salva banca dello stesso ministro Boschi che, con un altro Atto, solleva pure suo padre da ogni responsabilità gestionale, ma…
…ciò che accomuna Renzi Matteo e il sig. Boschi Pier Luigi (e famiglia) è che quest’ultimo dismise le azioni della “Etruria” due giorni prima che fallisse (mettendo sul lastrico i piccoli risparmiatori) mentre a suo tempo due giorni prima che venisse candidato ed eletto Presidente della Provincia, la nostra guida scout si fece assumere a pieno titolo da papà in qualità di dirigente per l’abietto scopo di cui ho già parlato.
Fucksia Serenella ex Movimento Cinque Stelle:
Poiché sempre di vile denaro trattasi e identici sono gli espedienti sordidi di ingannare il popolo per appropriarsene, a questi si aggiunge Fucksia Serenella espulsa il 28 dicembre 2015 dal Movimento 5 Stelle venendogli giustamente contestato di non aver rispettato i regolamenti interni del partito circa la restituzione di parte del suo stipendio (dalla medesima sottoscritti e controfirmati prima di entrarvi). Adesso tale soggetto classe ’66 si ritrova nel “cerchio magico” dei parlamentari che vivono alle nostre spalle passando (Razzi, Scilipoti & C. docere) in qualche altro gruppo di scellerati che siedono nel “Palazzo”. Già un primo segnale del senso morale di questa “signora” si ebbe quando disse “chapeau!” al discorso da “fine recita di una scolaretta delle elementari” o da “Piccola fiammiferaia” che la Boschi Maria Elena pronunciò nell’aula di Montecitorio a discolpa della mozione di sfiducia mossa contro di lei; in sintesi: “Lasciatemi dire quello che ho nel cuore. Amo mio padre, è una persona per bene, sono fiera di lui e fiera di essere la prima nella famiglia Boschi ad essersi laureata”… tanto di cappello aggiungo io in italiano volgare.
Qualora con questo compendio fossi riuscito a focalizzare appieno il “taglio” dello squallido abito mentale che vestono coloro che reggono i fili del nostro futuro sarebbe già un grosso risultato sebbene fermarci qui vorrebbe dire annullarci.
Pensare che ci sono state, e forse esistono ancora nascoste da qualche parte, persone dello stampo del più grande pensatore del ‘900 che risponde al nome di Pier Paolo Pasolini. Fate un confronto, vi scongiuro, con le sue parole:
“Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…”

(1) Da “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia

Mauro Giovanelli – Genova
mauro.giovanelli@gmail.com
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