PICCON DAGGHE CIANIN (dal dialetto genovese: “PICCONE PICCHIA PIÙ PIANO”)

PICCON DAGGHE CIANIN
(dal dialetto genovese: “PICCONE PICCHIA PIÙ PIANO”)

C’ERANO LE CASE DEI MIEI NONNI, ULTIMO PIANO CON ABBAINI CHE, COME PERISCOPI, TRAGUARDAVANO I TETTI DI GENOVA PER FARTI RAGGIUNGERE IL MARE.
QUANDO MAMMA E PAPÀ ANDAVANO A TEATRO O AL CINEMA ERA LÌ CHE CON GIOIA IMMENSA MIA SORELLA ED IO TRASCORREVAMO LA NOTTE E PARTE DEL GIORNO SUCCESSIVO.
ANCHE GENOVA E L’ITALIA INTERA PARTORISCONO IGNOBILI TERRORISTI CHE HANNO DISTRUTTO E TUTT’ORA ANNIENTANO PREZIOSI, IRRIPETIBILI MONUMENTI, INTERI QUARTIERI STORICI, RINNEGANDO STORIA, CULTURA E MEMORIA PER FAR POSTO ALLA LORO IMMENSA IGNORANZA.
I NOMI DEI “GOVERNANTI” DE “LA SUPERBA”, INCISI NEL MARMO, POTRETE LEGGERLI SULLA “COLONNA INFAME” ERETTA DAI GENOVESI NELLA ZONA DI “SARZANO”.

Mauro Giovanelli – Genova
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PICCON DAGGHE CIANIN (in genovese e italiano)

Fra i moin de Piccaprïa che fan stramûo
ghe n’ëa de casa donde son nasciûo
ghe son passòu pe caxo stamattin
ma forse o chêu o guidava o mae cammin
chi l’é de Zena ou sa perché ‘n magon
o m’ha impedïo de dî quest’orassion

Piccon dagghe cianin
mi son nasciûo chi sotta ‘sto camin
son muage che m’han visto co-o röbin
arreguelâme in gïo co-o careghin

Piccon dagghe cianin
sovia ‘sta ciappa rotta a tocchettin
i compiti gh’ho faeto de latin
e gh’ho mangiòu trenette e menestroin

Ma zà ti stae cacciando zû o barcon
ti veddi ghe a Madonna da Paiscion
l’ha faeta o mae baccan trent’anni fa
pe grassia riçevua in mezo a-o mâ

Piccon dagghe cianin
son tutti corpi daeti in scio mae chêu
se propio fâne a meno ti no pêu
piccon dagghe cianin

Creddeime poche votte ho ciento gente
no m’emoscionn-o troppo façilmente
ma quande ho visto cazze a picconae
a stansa dove gh’é nasciuo mae moae
me se affermòu quarcosa propio chi
ho ciento e ho pregòu cosci

Piccon dagghe cianin
son tutti corpi daeti in scio mae chêu
se propio fâne a meno ti no pêu
piccon dagghe cianin

Fermite un pö piccon t’arrobo un mon
un tocco de poexia do cian de Picca….pria
PICCONE PICCHIA PIÙ PIANO

Fra i mattoni di Piccapietra che fan trasloco
ce ne sono della casa dove sono nato,
ci sono passato per caso stamattina
ma forse il cuore guidava il mio cammino.
Chi è di Genova lo sa perché un nodo in gola
mi ha impedito di recitare questa “preghiera”

Piccone batti più piano
Io sono nato qui sotto questo camino
sono muri che mi hanno visto piccolino
andare in giro tirandomi dietro il seggiolino

Piccone batti più piano
Su questo pezzo di pietra rotta a pezzettini
ho fatto i compiti di latino
ed ho mangiato trenette e minestroni

Ma stai già abbattendo il balcone
Guarda: C’è la Madonna della Passione!
L’ha costruita il mio “capo” trent’anni fa
per una grazia ricevuta in mezzo al mare

Piccone batti più piano
sono tutti colpi dati sul mio cuore
se proprio non puoi farne a meno
almeno batti più piano

Credetemi, poche volte, gente, ho pianto,
non mi emoziono tanto facilmente
ma quando ho visto cadere a picconate
la stanza dove era nata mia madre,
mi si è fermato qualcosa proprio qui
ho pianto ed ho pregato così

Piccone, batti più dolcemente,
son tutti colpi dati sul mio cuore,
se proprio non ne puoi fare a meno,
piccone, batti più piano, pianino

Fermati un po’, piccone, ti rubo un mattone,
un pezzo di poesia del piano di Picca…pietra


“Ma se ghe penso…”, “Piccon dagghe cianìn”, “A Seissento”, “A cansun da Cheullia”, “Ave Maria zeneize”, “La partenza da Parigi”, canzone principe del repertorio delle squadre di canto (trallalero), e “Lanterna de Zena”, uno dei più antichi canti tradizionali genovesi, dedicata alla storia di una fioraia del Settecento, annoverano tra i numerosi autori il paroliere Costanzo Carbone e il compositore Attilio Margutti iniziatori della canzone genovese negli anni Venti, e nel dopoguerra Luigi Anselmi paroliere sia di molte canzoni che di molti testi comici per Giuseppe Marzari nonché il maestro Agostino Dodero autore per cantanti e per squadre di canto, spesso con il paroliere Piero Bozzo. Il primo grande interprete degli anni Venti e Trenta è il tenore Mario Cappello. Sono suoi epigoni melodici Emilio Fossati, Carlo Cinelli, Gino Villa, Mario Bertorello, il sestrese Baldìn. Seguono gli interpreti del folk-revival Piero Parodi e Franca Lai, i cantanti di ispirazione goliardica in primis Giuseppe Marzari e il Trio Universal, e poi Franco Paladini, Bunni, i Trilli, sino ai più recenti Bob Quadrelli (vincitore di una Targa Tenco), Binduli, Buio Pesto. La produzione di testi in genovese è abbastanza ampia, ma anche cantanti come Natalino Otto, Bruno Lauzi, Joe Sentieri, Gino Paoli e Fabrizio De André, quest’ultimo l’unico che sia riuscito ad imporre alle classifiche nazionali un intero album in genovese, “Crêuza de mä), conquistando un disco d’oro.

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Immagine in evidenza: Genova, quartiere Portoria, “La porta d’oro” – Piccapietra

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ESPANDI L’ATTIMO…

ESPANDI L’ATTIMO…

È accaduto!
Hinc ad hōram.
Ahi! Vita, vita, vita.
Perché mi hai cercato?
Non sono adatto,
suscito amore.
Vita mia! Vita.
Ti abiuro.
Concedi e togli,
offri e prendi,
nondimeno
vado sempre in rosso.
Pessima contabilità.
Mi consumi,
fai percepire l’immortalità,
bari, sei infedele,
ingannevole la tua realtà.
Ammesso ci sia
sbandieri l’ulteriore.
Non mi interessa!
Voglio essere dannato.
Vita! Fermati!
Qui ed ora.
Non consumare oltre
il mio pensare.
Impercettibile lentezza,
subdolamente,
esasperante corrosione.
Arresta il tuo incedere!
Batti il tempo un solo istante,
se lo merita
e tu puoi farlo.
Adesso.
Espandi l’attimo!
Non privarmene,
questo è mio.
Poi accelera, anche più forte,
chi se ne frega. Addio.
Non lo sai, neanche puoi,
tuttavia il sogno, l’unicità,
come dire?
Ebbene… Lei!
È tornata.

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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA TOSCANO – Da 13 stazioni per lady Chatterley 2011 in 13 stazioni per lady Chatterley 2011

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NATALE 2016 – LETTERA DI PAOLO FARINELLA PRETE

NATALE 2016

Come di consueto ricevo la seguente lettera dal caro amico Paola Farinella, prete (come desidera essere chiamato e si firma) giornalista, scrittore, saggista, corsivista de “la Repubblica”, filosofo, teologo, parroco della splendida Chiesa di San Torpete in Genova (la Superba), umanista e tante altre cose.
Quale personale augurio di buon “fine settimana lungo” voglio condividerla tramite Messenger con i “contatti” per i quali ritengo che il termine “amicizia” in uso su questo social possa avere un senso. Se mi dovessi dimenticare di qualcuno si faccia vivo qualora lo desiderasse ritenendo di averne titolo.

P. S.
È sufficiente un “mi piace” per dimostrare gradimento evitando sciami di “auguri” e bla, bla, bla… (ma a chi la invio impossibile possa avvenire ciò. La precisazione riguarda eventuali “clandestini”)
Un saluto affettuoso a tutti.
Mauro Giovanelli – Genova
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LETTERA DI PAOLO FARINELLA PRETE

alle Amiche e agli Amici

Genova 22-12-2016

Non c’è niente da fare, a Natale la frenesia è come l’influenza: prende tutti e non risparmia alcuno e ciascuno è rassegnato. Come a Nennillo, figlio di Luca/Eduardo de Filippo: «Il presepio non mi piace!» (Natale in casa Cupiello). Ad essere sincero non mi piace il Natale nel suo complesso con annessi e connessi e se dipendesse da me l’abolirei e chiuderei le chiese che sono complici stupefacenti (nel vero senso della parola e dell’incenso che si brucia a chili) dell’assuefazione a un rito che «si deve fare» perché a Natale si fanno i regali, a Natale bisogna essere buoni, a Natale bisogna mangiare, a Natale bisogna buttare via cibo per un terzo di quanto si è comprato, a Natale bisogna fare quello che non faremmo mai in tempi normali: magari andare a trovare parenti che strozzeresti con le tue stesse mani, ma a Natale si fa una tregua umanitaria e si rimanda il parenticidio a dopo le feste.

Natale è una finzione. I preti dicono le solite cose: Gesù di qua, Gesù bambino di là. I cattocattolici che vanno in chiesa, magari solo quella sera, si mettono a posto la coscienza, pagano dazio e pedaggio una volta l’anno, così anche «dio», se per caso ci fosse – non si sa mai – è messo a posto. Zampogne, zampone, cotechino, lenticchie, salmone, pastori e pastorelli, il bue e l’asinello, oche e ruscelli, fabbro e contadino, che bello! Eppure «A me u presepe nun me piace».

La notte di Natale, molti, moltissimi di quelli che vanno a vedere nascere il Bambino Gesù, non sanno, fanno finta di non sapere o lo sanno e fanno sul serio per apparire coloro che non sanno:

– Natale è un’invenzione del secolo IV per contrastare il culto del dio Mitra, importato a Roma dall’esercito romano e tra di esso molto diffuso, celebrato nel solstizio d’inverno.

– Natale riguarda un bambino che è appena nato ed è un delinquente perché è ricercato dalla polizia per essere ucciso. Per la Legge Bossi/Fini, ancora in vigore in Italia, Gesù sarebbe un clandestino.

– Natale è un bambino, appena nato, profugo, costretto a lasciare il suo Paese e a chiedere asilo in Egitto che lo concede perché non appartiene a una nazione cristiana, rovinata da 21 secoli di Cristianesimo e di politiche di governi popolati da cristiani e protestanti.

– Natale non è certamente nelle chiese scintillanti di luci e nenie strappalacrime che nemmeno Barbara D’Urso o Bruno Vespa riescono a superare, anche con modellino a pronta spiegazione.

Natale, se Dio esiste, e se vuole provare a fare sul serio, quest’anno è morto tra le vittime di Aleppo e delle altre città bombardate da ogni lato perché ormai i civili inermi sono il bersaglio preferito dei militari in guerra in oriente e altrove. Natale, se Dio continua a volere esistere e se ci riesce, è morto in mezzo al mare Mediterrano, tra gli esodati affondati, scomparsi, senza nome e senza più futuro.

Natale, se proprio Dio vuole fare uno sforzo, è in Turchia a vedere come il dittatore Ergogan sta spendendo i sei miliardi che l’Europa gli dà per fare morire di fame e freddo i Gesù bambini che scappano dalle case loro che nemmeno hanno perché oppressi da fame e sete e voglia di vivere.

Natale è tra i poveri, migranti, genovesi e italiani, che accompagniamo come Associazione «Ludovica Robotti-San Torpete» e che sono troppi, sempre più troppi e sempre più poveri e affamati.

Natale è tra i disperati del Monte dei Pacchi di Siena che hanno visto bruciare i loro risparmi di una intera vita, garanzia per il futuro dei propri figli, per colpa di amministratori e politici corrotti che da almeno 20 anni hanno ballato e danzato a spese dei poveri.

Natale è dove c’è un portatore di handicap bloccato perché una macchina di un bene educato e civile individuo si è messo di traverso o ha occupato il posto riservato o usa un contrassegno falso.

Natale è il bambino che porta un giocattolo nuovo per un altro bambino che nemmeno conosce. Natale è la persona, donna o uomo, che fa una dichiarazione d’amore con cuore limpido e senza condizioni, a perdere, solo per amore senza chiedere in cambio nulla.

Natale è ri-nascere, uscendo dal chiuso stantio del proprio egoismo perché «io-io-io» è la negazione di Natale e del suo protagonista che ha detto: Ama il prossimo tuo come se fossi tu stesso.

Natale è RIVOLUZIONE di comportamenti, rispetto dell’ambiente, della condivisione, del pluralismo e della convivenza dei popoli e le singole persone perché tutti hanno diritto di spezzare il pane ed essere riscaldati dal bue e dall’asinello, altrimenti Natale si trasforma in una condanna senza appello. E a Natale Dio, se c’è, o almeno se si sforza di esserci, non può nascere perché è da sempre.

Natale è solo l’occasione per noi di rinascere e diventare adulti, uomini e donne civili, veri e forse anche credenti, persone senza luoghi comuni, democratiche e rispettose della legalità e del diritto per sé e per gli altri, specialmente per i migranti che sono i più indifesi.

Insomma, Natale, se proprio lo voglio, lo devo fare sul serio. Al mio altare porto tutti voi insieme alle persone che amate e che abitano la vostra esistenza. Non chiedo nulla, solo che si compia “il miracolo” di Natale. Etimologicamente parlando, naturalmente!

Paolo Farinella, prete

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Frontale della Chiesa di San Torpete in Genova

LETTERA PERSONALE – RIPRODUZIONE RISERVATA

“Forse è poesia…” – codice ISBN 9788892319806 – Mauro Giovanelli

“Forse è poesia…” – codice ISBN 9788892319806

FORSE È POESIA…

Presentazione
Prof. (lui ama chiamarmi così e, pur avendone titolo, preferirei più semplicemente Mauro. Fa parte della nostra amicizia – n.d.a.) sei proprio una cara persona, ricca di risorse e di sorprese, come non volerti bene! Il tuo magma intellettuale si auto produce senza pause in gran profusione e così accade che la tua copiosa messe venga giù come un fiume carsico che filtra in ogni dove e che non conosce ostacoli. In questo tuo precipuo tratto ti vedo, se me lo concedi, molto somigliante nell’impeto nel volume nel massivo impatto e nella “follia” al geniale padre di Zarathustra, novello Nietzsche postmoderno, anche alquanto nichilista ed esistenziale, con il quale condividi la gran Virtù di scrivere argomentare e produrre Senso anche “senza pensare” come confessava alla sua rigorosa Coscienza il gran pensatore di Röcken. Ma non sarò di certo io a censurarti nella tua iperattività caro amico mio, perché noi siamo involontari complici nell’aggressione totale ai Saperi ed alla Conoscenza! Siamo troppo simili per non sostenerci a vicenda sino all’ultima strenua parola immagine o pensiero! Anche se il Filosofo asseriva che NESSUNO E’ PERFEZIONE, noi tendiamo sovente a quella, la lambiamo pericolosamente e siamo costantemente molestati dal suo pensiero. Ma non per nutrire scioccamente i nostri rispettivi Ego, giammai potremmo essere vanagloriosi o peggio narcisi, ma solo per rendere più fruibile ed allettante la nostra produzione e per sopravvivere a noi stessi provando a vincere la Caducità dell’Essere, del Vivere e delle Cose tutte attraverso la Ricerca senza tregua della Bellezza, della Verità e della Conoscenza Universale, che da Forma incolore senza consistenza quale oggi noi siamo si traduca in Essenza primigenia di ogni inizio, a dispetto di quel Dio troppo assente nella drammatica Vicenda Umana…
Dario Rossi Speranza

Premessa
Prosa, lirica, brani e… chi se ne frega! Con queste parole non è mia intenzione apparire anticonformista, tanto meno “stravagante” ma le prefazioni, postfazioni, biografie, ecc. incominciano a stancarmi in quanto, alla fin fine, se non sono altri a comporle diventano la parte più pesante del lavoro e si cade facilmente nella ripetitività. Leggete! Non vuole essere un imperativo, piuttosto l’esortazione affinché voi stessi verifichiate il valore di questo volume in cui ritengo siano contenuti poesie, brani, critiche d’arte, commenti di rara bellezza e originalità. Sono certo di ciò, anzi direi unici, coinvolgenti, veri alla faccia della metrica, strofe, assonanze, capoversi, regole che a tutto guardano eccetto il contenuto. Ciò che ho sempre scritto e tutt’ora compongo, di qualsiasi genere, derivazione e argomento, potrebbe definirsi un insieme di poesie riflessioni, tesi, componimenti, favole, articoli, romanzi “ad libitum”. Comunque la necessità di elaborare manoscritti scaturisce da una esigenza che risale all’infanzia e mi risulta difficile spiegarne la ragione. Però tre cause ritengo di individuarle, quanto basta immagino: Esigenza di esprimere ciò che penso, affascinato dalla matematica, fisica, arte, amore sviscerato per letteratura e filosofia, memoria eccellente per ciò che trovo interessante. Strumento i grandi autori, miei fedeli amici che ovunque e da sempre mi accompagnano. Il merito è di sicuro l’educazione ricevuta da mamma, papà, la sorella maggiore. Quindi da “Pinocchio”, “Un capitano di quindici anni” o “Il corsaro nero” piuttosto che “Il barone di Munchausen” e “Il tesoro della Sierra Madre” sono precocemente saltato, usando i punti di appoggio dei Cronin, Vicki Baum e l’indimenticabile “Il villaggio sepolto nell’oblio” di Theodor Kròger, ai Melville, Cervantes, “La saga dei Forsyte” poi ancora “L’amante di lady Chatterley” e tanti altri della famosa superba collana Omnibus Mondadori. Quanto ero attratto dalle illustrazioni delle copertine! Approdare poi, in breve tempo, ai Calvino, Cassola, Moravia, Pratolini, Fenoglio, Pavese e… Pasolini… seguire le tracce di Hemingway e Caldwell per passare ai “maledetti americani” del calibro dei Ginsberg, Burroughs e Kerouac è stato facile perché inevitabile. I dissociati da questi ultimi, o “seconda generazione”, quelli del tipo Bukovski, Henry Miller, John Fante tanto per intenderci, hanno avuto un particolare irresistibile fascino, la mia personalità ne è stata influenzata non poco. Sbarcare sui classici russi, i francesi Camus, Malraux e Sartre, i tedeschi tipo Gunter Grass, il portoghese Fernando Pessoa, i latino-americani della statura di Márquez, Borges, gli ebrei americani alla Philip Roth, i Cormac McCarthy, e… continuo? È stato utile per sfociare infine nella filosofia alla ricerca di risposte impossibili. Per quelli della mia generazione Marcuse è stata una tappa obbligata. Se aggiungo che il 27 febbraio 1945 sono nato a Genova dove risiedo, sposato, due figlie, due splendide nipotine. Che nel mio percorso mi sono stati affidati diversi lavori “importanti” che ho ottimamente concluso con afflizione mentale (a me parevano inutili) e nel frattempo scrivevo, leggevo… Mi sono stati assegnati incarichi e mansioni di responsabilità che non avrei voluto avere, ho viaggiato molto e, a parte una certa predisposizione per “L’apparato umano” femminile (ho adottato il titolo dell’unico libro edito da Jep Gambardella ne “La grande Bellezza”) che non è il caso di approfondire… intanto leggevo, scrivevo, scrivo… Ecco completata la mia biografia.
Mauro Giovanelli

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“Tracce nel deserto” – codice ISBN 9788891038302 – Mauro Giovanelli

“Tracce nel deserto” – codice ISBN 9788891038302

TRACCE NEL DESERTO

Premessa e presentazione
Poesie, prosa, Pasolini, commenti, riflessioni, articoli, critica, arte, satira, appunti. Un’amica scrittrice ha recentemente composto i seguenti versi che potranno dire qualcosa di più:

Questa è per te Mauro
Ti vedo, mi vedo./ Troppi fogli sparsi/ in questo minuscolo tavolino,/ pagine sfumate dai giorni della tua vita,/ colori vibranti dal sapore d’oriente,/ pezzi di carta profumati di storia,/ ricamati da poesie,/ impregnati dall’odore/ del sapere./ Sotto il tavolino scorgo le tue gambe accavallate,/ lento è il movimento del piede inguainato dal mocassino./ Tra le mie dita gioca una sigaretta,/ il fumo lento si dilegua verso l’alto,/ amalgamandosi all’aroma forte del caffè./ Come in un riavvolgere ricordi/ vedo l’uomo a me di fronte/ che muta d’aspetto,/ faccio mia la tua vita/ e ti succhio emozioni e sensazioni.
Troppi fogli sparsi/ in questo minuscolo tavolino,/ pagine bianche che devo riempire/ come lunghe vie vuote/ ancora da percorrere,/ fogli sfitti/ scritti da pennini/ intrisi di lacrime trasparenti.
Ora siamo seduti al bar/ a raccontare di vita,/ a parlare di ragnatele e fili invisibili,/ a menzionare
quel che ci manca,/ sia esso sogno o realtà,/ desiderio o nostalgia.
Ed ora raccattiamo i fogli,/ c ‘è poco spazio qui/ e godiamoci noi due, perdiamoci nel fondo degli occhi,/ nel roco della voce,/ mentre il vento bizzoso ci spettina i capelli/ e ci fa tornare a sorridere,/
ci fa tornar bambini.
Donatella Vescovi

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Immagine in evidenza: Copertina e “quarta” di copertina

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“Barra a manca!Timone a dritta!In breve tutto a destra!”- codice ISBN 9788892319479 – Mauro Giovanelli

“Barra a manca!Timone a dritta!In breve tutto a destra!”- codice ISBN 9788892319479
http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/poesia/301297/barra-a-manca-timone-a-dritta-in-breve-tutto-a-destra/

Premessa e presentazione
Concludo la traversata! Dal Nefasto Esecutivo Monti insediatosi come uno sciame di voraci locuste, la veglia del Governo Letta al capezzale delle macerie “bocconiane”, il subentro per grazia ricevuta della guida scout, giungo con questo volume al tentato colpo di mano del Premier Renzi che oggi, 4 dicembre 2016, con la sconfitta nel referendum si è giocata la poltrona. E’ il caso di dire che la sua alterigia è adesso prona. Tutto in quasi tre orribili anni durante i quali, a corredo dei precedenti “A destra di nessuna sinistra” e “Destra e manca…” ho terminato di raccogliere in quest’ultimo volume sensazioni e nitide immagini dei “bamboccioni” seduti in Parlamento. Con “Barra a manca! Timone a dritta! In breve tutto a destra” chiudo infatti la mia trilogia abbondantemente infarcita di poesie, aforismi e riflessioni così da metabolizzare l’amaro che obtorto collo abbiamo dovuto ingoiare. Grande gioia poter festeggiare la “tenuta” della nostra Costituzione dall’assalto dei barbari.

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Immagine in evidenza: Copertina e “quarta” di copertina

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“Destra e… manca” – codice ISBN 9788892306271 – Mauro Giovanelli

“Destra e… manca” – codice ISBN 9788892306271
http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/poesia/216922/tracce-nel-deserto-2/

Abbiamo assistito al nefasto passaggio del governo Monti che si è abbattuto come uno sciame di locuste sulla nostra Penisola. Rapido e micidiale. La soporifera veglia dell’esecutivo Letta al capezzale delle macerie lasciate dai “bocconiani” ci ha anestetizzati così da condurci, quasi inconsapevoli, al colpo di mano della leale guida scout Renzi Matteo. Tutto concentrato in quattro anni durante i quali ho scattato diverse istantanee. Avendo utilizzato una macchina fotografica vecchio modello mi ero ritrovato nel 2014 con la pellicola stracolma di sensazioni, spezzoni di vita vissuta, ricordi, confronti, qualche poesia, finanche sogni in senso stretto che avevo inserito in “A destra di nessuna sinistra”. Ho quindi proseguito con un nuovo rullino fissando altri frammenti che ho collocato in questo nuovo volume sempre senza trascurare i ritratti confezionati per le “signore” e i “signori” della politica di casa nostra, soggetti improbabili al punto da sfuggire perfino ad una sana critica, volgari e grottesche caricature dei peggiori difetti degli italiani che indegnamente pretenderebbero di rappresentare.
Ammetto di aver nutrito la speranza di giungere a compimento di questa seconda collezione dandovi notizia del segnale positivo che da lustri attendiamo, la “svolta” che riporti il Paese alla normalità, cosa non riuscita già l’anno scorso. Chiedo scusa, ho di nuovo sbagliato, nessun regalo neppure per l’imminente Natale, sarà per il 2016. Nel frattempo mi auguro che quanto scritto possa almeno contribuire ad addolcirvi più di una serata, confido che a tratti il mio diario riesca pure a divertirvi, di sicuro vi farà sentire meno soli. A me ha tenuto compagnia.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Copertina e “quarta” di copertina

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“A destra di nessuna sinistra” – codice ISBN 9788891095022 – Mauro Giovanelli

“A destra di nessuna sinistra” – codice ISBN 9788891095022
http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/117343/a-destra-di-nessuna-sinistra/

Premessa e presentazione
Non saprei collocare l’inizio di questa specie di diario, di certo è alla fine del 2012 che decisi di raccogliere e conservare i miei articoli, due anni nel corso dei quali abbiamo assistito al passaggio del nefasto governo Monti abbattutosi sulla nostra Penisola come un vento calamitoso. Poi siamo stati invitati, nostro malgrado, alla soporifera veglia dell’esecutivo Letta sulle macerie lasciate dai “bocconiani” fino ad arrivare al colpo di mano del “leale” e ratto Matteo Renzi che ci ha condotto alla fantasticheria pura. La necessità di fissare in immagini scritte un percorso così “virtuoso” è stata pertanto irresistibile. Ammetto di aver nutrito l’illusione di giungere a compimento della mia eterogenea raccolta con un segnale positivo, non ho mai smesso di confidare nella fatidica “svolta”, immaginavo che alla fine il buon senso avrebbe prevalso. Chiedo scusa, errore grossolano e imperdonabile anche perché quando vidi il rottamatore fiorentino sedersi ai piedi del trono, alla destra di Napolitano, la fioca luce del mio miraggio fu assorbita dalla vampata di niente dei suoi discorsi e il vuoto dello sgangherato programma forgiato nella penombra del Nazareno la spensero del tutto.
Da osservatore furente del susseguirsi di figure istituzionali sono pertanto passato ad una sorta di nichilismo che per un po’ mi ha allontanato dalle vicende del Palazzo portandomi a rinvangare il passato con una buona dose, lo ammetto, di auto compiacimento. Ho quindi inserito nell’album vari ricordi, sensazioni, confronti, sogni, spezzoni di vita, qualche poesia a fare da condimento ai ritratti dei nostri governanti e loro adulatori. Tali riflessioni mi hanno aiutato a ritrovare la calma, perciò solo apparentemente potrebbero sembrare estranee al contesto.
Le “larghe intese” sono, a mio avviso, il vuoto pneumatico di una classe dirigente improponibile, persone poco raccomandabili, arroganti, e le onde di fango che flagellano il nostro Paese da almeno quattro lustri mi auguro siano gli ultimi rigurgiti degli stomaci voraci di questa accozzaglia di opportunisti. Se tutto ciò viene tollerato dall’Europa ho ragione di dubitare possa anche esserci un disegno più grande i cui tratteggi mi sfuggono.
Nel leggere i frammenti che propongo spero vi possiate quanto meno rincuorare, è bello avvertire di non essere soli, a tratti di sicuro troverete spunti spassosi perché alla fin fine rimane la satira a farci sentire vivi, partecipi, attenti, consentendoci così di scoprire dove sta il trucco e smascherare gli illusionisti della politica.

Mauro Giovanelli – Genova
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“Il leggìo a nove posizioni” – codice ISBN 9788892306882 – Mauro Giovanelli

“Il leggìo a nove posizioni” – codice ISBN 9788892306882

TRACCE NEL DESERTO

Presentazione
Yuzaf non è asceso al cielo come ci viene raccontato. In cerca di una risposta impossibile, almeno quanto lo sarebbe stato il dubbio che lo avrebbe colto durante il supplizio, lamentando l’abbandono del Padre, ha invece continuato a vagare tra le dimensioni del reale e del fantastico. Questa la sua missione, la croce alla quale sembra condannato dalla stessa natura di cui è composto, che gli fa incontrare altri “inverosimili” come lui: Corto, Srinivasa, Ramòn, Judex, dando vita a una ratatouille filosofica in salsa spirituale, insaporita con un melting pot delle migliori spezie antropologiche, raccolte dall’Autore ai crocevia della vicenda umana, nella sua mente, lungo le sconfinate praterie dell’investigazione fantastica…
Bene e Male, Divino e Umano, sono le invisibili sbarre della gabbia di Mānī che imprigionano il pensiero di Yuzaf nella speculazione dell’Oltre, lo costringono a surreali dialoghi con personaggi della storia e della fantasia che cucineranno a fuoco lento le convinzioni del lettore fino a dissolverle con la sola spiegazione alla nostra portata. Le molecole letterarie dell’opera sembrano formate da atomi privi di legami, gli elettroni saltano dall’orbita di un nucleo all’altro, collidono, rilasciano quanti di energia che riempono di tracce luminose l’etere della narrazione: preziose indicazioni che, per il lettore attento e motivato dalla ricerca terrena e spirituale, rappresentano la segnaletica del sentiero che conduce a concepire l’inspiegabile.
La ricostruzione storica e filosofica della religione sotto l’aspetto di “urgenza esistenziale” è accurata, onesta, priva d’intenzionalità alcuna di negare o affermarne l’esattezza, lasciandoci liberi di manovrare il leggìo a nostro piacimento per interpretare i manoscritti che su esso via via si alternano e incrociare lo sguardo del topo al fine di rispondere come possiamo a una domanda priva di senso: “qual è la verità?”
Alessandro Arvigo scrittore – Palermo

Premessa
Questo racconto è la naturale prosecuzione di “Ecco perché Juanita”, un’antologia elaborata nel 2012 decisamente originale nella composizione al punto che non trovavo termini adatti a definirla. Per descriverne la “costruzione” decisi di utilizzare il verbo “comporre” vale a dire “mettere insieme varie parti allo scopo di costituire un tutto organico”1 e “produrre, realizzare un’opera di carattere letterario o artistico in generale”2. Invece conclusi che il termine più adeguato a designarla fosse proprio “libro” intendendosi con tale parola “volume di fogli cuciti tra loro, scritti, stampati o bianchi”3. Desidero ricordare che, con tutto il rispetto, la parola Bibbia significa insieme di generi letterari diversi. Non è casuale che “biblia”, dal greco biblos, la corteccia interna del papiro che cresce sul delta del Nilo, utilizzata per produrre materiale scrittoio, sia un plurale che indica l’insieme di opere scritte e narrate (nella Chiesa greca dell’epoca di Giovanni Crisostomo4 si cominciò ad usare l’espressione “Ta Biblìa”, che significa “I libri”). Infatti il Vecchio e Nuovo Testamento sono insiemi di elaborati vari per origine, genere, compilazione, lingua e datazione, prodotti in un lasso di tempo abbastanza ampio, preceduti da una tradizione orale più o meno lunga e comunque difficile da identificare, racchiusi in un canone stabilito a partire dagli inizi della nostra era. In parole povere la prima grande raccolta, copiatura e forse pure sofisticazione della storia.
Tornando a “Juanita” dico che l’idea della sua realizzazione si insinuò nella mia mente quando decisi di riunire diversi e preziosi frammenti della letteratura (sottotitolo “arabesco letterario”) di circa cinquanta autori e un centinaio di brani e citazioni disponendoli all’interno di una narrazione secondo il mio gusto. Occorreva solo una base di appoggio. Quale migliore “cronologia” potrebbero regalarci altri capolavori che non siano “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” del grande Saramago, seguito da “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov per agganciarlo a “Il Procuratore della Giudea” di France e concludere con “Il Grande Inquisitore” di Dostoevskij? Nessuno! Un’avventura lunga 1700 anni.
Saramago descrive la vita di Gesù con una autenticità da lasciare senza fiato, ineguagliabili lo stile e la prosa. Nel suo Vangelo neppure viene sfiorata la personalità di Ponzio Pilato in quanto marginale al messaggio che l’autore ci ha compiutamente trasmesso. Per approfondirne la figura siamo quindi costretti ad immergerci nelle strabilianti pagine di Bulgakov dove il procuratore della Giudea viene assalito dal rimorso per una condanna decretata suo malgrado; la collera verso sé stesso lo dilania, realizza di essere entrato nel mito dalla porta sbagliata e la sua propria ignavia (qui ci sarebbe da discutere) lo inchioderà per sempre nella penombra del porticato, dietro la brocca del servitore che versa l’acqua sulle sue mani sudate. Che ne sarà di lui? Allora lo seguiamo nell’epico “Il procuratore della Giudea” di Anatole France dove, vecchio e dolorante, si reca ai Campi Flegrei per curare la gotta che lo tormenta. I tempi del fasto e del potere li ricorda con il fedele e ritrovato Lamia che, riferendosi al Cristo, gli chiede: “Ponzio, ti ricordi di quest’uomo?” ed egli risponde: “Gesù? Gesù il Nazareno? No, non ricordo”5. Non ricordo… perché? Amnesia senile? Inconscia rimozione di una rievocazione ostica? Menzogna? Indulgenza divina? Non lo sapremo e il Gesù de “I fratelli Karamazov” di Dostoevskji6, che chiude il mio saggio, non dice alcunché in proposito. Essendo stato vano il sacrificio estremo, Egli torna in questo mondo per riparare l’errore senonchè, riconosciuto e incarcerato dal Grande Inquisitore, non pronuncia una sillaba durante l’eccitazione verbale dell’aguzzino che a sera si reca nella cella per comunicargli la condanna al rogo. Il confronto tra i due si trasforma in un delirante monologo del prelato. Cosa rappresenta l’unica risposta del Nazareno, il bacio sulle labbra del suo persecutore con cui suggella il loro incontro? Quali potrebbero essere stati i pensieri di Yuzaf nel momento in cui, graziato per tale gesto, si diresse verso nuovi orizzonti? Dove sarà andato? Che panorami gli si apriranno? Come esplorerà l’intrico che custodisce l’oggetto della sua ricerca?
La reinterpretazione delle Scritture? Il leggìo a nove posizioni?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com
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Immagine in evidenza: Copertina e “quarta” di copertina

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“Ecco perché Juanita” – Prima edizione 2012 – Mauro Giovanelli

▪ “Ecco perché Juanita” – Prima edizione 2012
(momentaneamente fuori commercio, in fase di rielaborazione per ristampa – riedizione entro marzo 2017)

Ecco perché… Juanita (spagnolo: Momia Juanita) è il nome di una bella bambina che tra il 1440 ed il 1450 d. C. venne sacrificata dai sacerdoti Inca al Dio Apu Illapu (conosciuto anche come Illapa, Ilyap’a, Katoylla) che era il dispensatore della pioggia e del tuono. Un Dio molto importante e venerato dalla gente dato che la pioggia era fondamentale per la vita. Al Museo Santuarios Andinos dell’Universidad Catòlica Santa Maria in Arequipa (Perù), mentre osservavo la mummia della piccola Juanita, conservata in una teca climatizzata, e ascoltavo la spiegazione asettica che la guida dava del suo dramma, ho finalmente avuto l’ispirazione per il titolo da dare a questo mio “componimento”. Ci stavo lavorando da diverso tempo. Potrebbe essere un buon trattato, una cosa insensata, una tesi, un delirante “intreccio”, anche una favola. Comunque credo che l’idea possa essere interessante. Non è un libro nel senso stretto del termine cioè, tanto per restare nel tema del racconto, la “creazione” nata dalla congettura buttata giù dall’estro di una persona che vuole raccontare una storia. Neppure lo classificherei un saggio anche se gli somiglia. Lo definirei piuttosto un “arabesco” inteso come “mescolanza” dei pensieri di diversi autori che, a mio avviso, hanno affrontato l’unico vero tema dell’umanità le cui ramificazioni si intrecciano con la lotta tra il Bene e il Male, la ricerca del destino dell’uomo quindi il significato della sua presenza in questo immenso spazio, l’enigma del fine ultimo, il rapporto con le Chiese e religioni imperanti, la follia umana. C’erano una volta quattro grandissimi scrittori che…

Mauro Giovanelli – Genova
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