VATE

VATE

Giunse un certo tempo.
Avvertii improvviso dolore
mai provato. Quel momento
prese l’anima, la mente, il cuore.

Mi sentii a tal punto diverso
che il cielo, seppur azzurro, limpido,
lo percepii avverso,
il mare amico infido.

Scesi la scalinata,
necessità di solitudine, pensare,
abbandonare l’affollata passeggiata,
sedermi fra le barche, meditare.

Stavo osservando l’orizzonte
che il sole cominciava a lambire.
Nel rosso infuocato tramonto
ebbi coscienza di un nuovo divenire.

Del tizio sopraggiunto
non mi ero accorto,
gambe raccolte, avambracci sulle ginocchia,
anche lui solo, malinconico, assorto.

“Devo cominciare ad usare il cervello,
reti, palamiti, nottate al freddo lunare
non bastano più. Un’ultima grande pescata
e mi ritirerò nel mio casolare.”

Così sentii dire all’aria
che si stava oscurando.
La coda dell’occhio vide
un viso cotto dal vento,

salino, rughe profonde come solchi,
mani penzoloni, potenti, usate,
amiche dei sognatori,
capelli argento, sguardo del vate.

Intervallo infinito. Intorno buio profondo,
non solo il brivido mi fece cambiare posa,
poggiai la mano sull’umido arenile,
dubitai fosse ancora lì nel ruotare il capo di un quarto:

“Per fare cosa?”

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Giovannino Montanari, 2013 – Tecnica mista acrilico su tela – “Eufemia Imperatrice” – Dimensioni cm. 100×100

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