NESSO EZIOLOGICO IN VITA

NESSO EZIOLOGICO IN VITA

Retrocedere la vita per incontrarla,
inseguire la speranza e lei è cambiata,
rincorrere il sogno che si allontana,
cercarla altrove ma non combacia,
scavare nella mente fino a farti male,
sederti esausto, furente,
su una panchina sbilenca,
intorno presenze moleste
e scivoli, scivoli come ghiaccio alla parete
senza accorgerti che stai andando oltre
sempre più in basso,
continui a mentire finanche a te stesso,
per consolarti vagheggi del tempo
passato anche su lei
che poi, alla fine,
impuro conforto di aver poco lasciato
e tu lo sai, rientrando stanco, ansioso,
quanto sia falso
ma sei guasto, pensoso,
te lo dice il finestrino dove appoggi la fronte
mentre il treno penetra
la periferia della città
che scorre dinanzi
visione di rassegnata povertà
che ormai ha intaccato la mente
allungano il senso di colpa
i panni stesi, gualciti
ad asciugare nello sporco
seppur lavati sudici di ferrovia
sfilacciati, strarammendati
neanche più te ne importa
dei morti ammazzati
figurarsi i fetidi e più nascosti suburbi
rassegnato assisti alla sfilata,
gasometri, cantieri abbandonati,
inquietanti piloni in cemento armato,
involucri di auto arrugginite,
cataste di moto amputate,
cortili infestati di ogni rifiuto,
bidoni ammaccati,
cassonetti stracolmi di immondizia
diversa dalla tua,
inutilizzabile finanche dai cani randagi
che fiutano e fuggono via
a fianco di gatti accecati
e topi muschiati.
Nesso eziologico essere indifferente
e neppure porsi la domanda:
“Tutto ciò è vita?”

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA TOSCANO – “In nomine domini” 2007/2009 Madonna del rosario, 2008” – Tecnica mista su legno – dimensioni cm. 140 x 100 – Capolavoro!

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IL CASO THOMAS CRAWFORD – (Errori grossolani nella cinematografia)

IL CASO THOMAS CRAWFORD
(Errori grossolani nella cinematografia)

Ed è proprio un incredibile ed inconcepibile “caso” di errore della sceneggiatura, supervisione e, di conseguenza, regia. Con l’aggravante che appartenendo al genere thriller “Anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno” condito di “giallo giudiziario” con un pizzico del “maestro” Alfred Hitchcock, raccontato per immagini sempre sulla lama affilatissima dei colpi di scena e sottigliezze (dialogo fra il protagonista e l’accusa: “Se guarda attentamente troverà che ogni cosa ha un punto debole dove può rompersi presto o tardi.” “Sta cercando il mio?” “Ho già trovato il suo.” “E qual è?” “Lei è un vincitore Willy” “Perciò lo zimbello sarò io”) nonché cavilli legali, in sostanza vero e proprio duello fra cervelli fini, non avrebbe potuto né dovuto precipitare in una trappola tanto evidente quanto difficile da percepire forse per il superbo montaggio e l’impareggiabile interpretazione di Anthony Hopkins e Ryan Gosling (rispettivamente imputato e pubblica accusa).
La trama:
Thomas Crawford, competente, famoso e infallibile ingegnere aeronautico, scopre la relazione extraconiugale della giovane moglie Jennifer con il poliziotto Robert Nunally così decide di ucciderla mettendo in atto un piano perfetto (e lo è! – n.d.a.). Crawford provvede a scambiare la propria pistola con quella di Robert in una stanza del resort dove Jennifer e il suo amante si sono incontrati nel pomeriggio ed è con questa che a sera, una volta rincasata, Thomas le spara in volto, appena sotto lo zigomo sinistro, rendendola gravemente e irreversibilmente inferma. L’uomo chiama subito la polizia locale e nel vero intento di sostituire ancora le pistole solo a Robert permetterà di entrare in casa al fine di negoziare l’arresto. Il processo per “tentato omicidio”, apparentemente semplice, vedrà Crawford prosciolto per mancanza di prove non trovandosi l’arma del delitto ed essendo invalidata ogni altra prova per inefficienza, causa il trauma patito, dell’agente Nunally durante l’istruttoria. Da libero e incensurato cittadino l’ing. Thomas Crawford, senza impedimento alcuno e legalmente (siamo negli USA) deciderà di far “staccare la spina” alla moglie tenuta in vita artificialmente. Quando per puro caso l’avvilito avvocato Willy comprenderà del duplice scambio di armi deciderà di intentare un nuovo processo, questa volta per “omicidio” poiché deceduta la signora Crawford e non potendo processare due volte la stessa persona per il medesimo reato. Fine.
Ma… mi chiedo e rivolgo a voi la domanda:
Dove sta l’omicidio? La signora Jennifer Crawford non è morta a causa del proiettile sparatole in volto dal marito (avrebbe potuto sopravvivere a tutti loro viene detto nel film). D’altra parte quest’ultimo neppure potrebbe essere imputato di omicidio poiché, da affrancato cittadino incensurato ha deciso di fare in modo che venissero interrotte le sofferenze della moglie.
A mio avviso non sarebbe possibile formulare un capo d’imputazione in quanto inesistente il crimine.
O no?

Mauro Giovanelli – Genova
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Eduardo Galeano (Uruguay) – A Cajamarca

A Cajamarca

A Cajamarca in gennaio è tempo di tessere.
In febbraio compaiono i fiori delicati e le fasce colorate. I fiumi risuonano, è carnevale.
In marzo le mucche partoriscono e le patate germogliano.
In aprile, epoca silenziosa, crescono le pannocchie del mais.
In maggio si raccoglie.
Negli aridi giorni di giugno si preparano i campi.
In luglio ci sono feste e matrimoni; i cardi del Demonio si fanno strada nei solchi.
Agosto, dal cielo rosso, è tempo di venti e di epidemie.
Con la luna piena, mai con la luna calante, si semina in settembre.
Ottobre scongiura il Signore di far piovere.
In novembre comandano i morti.
In dicembre si celebra la vita.

Eduardo Galeano (Uruguay)

Opera di Jacek Yerka

Mauro Giovanelli – Genova
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Centro Culturale Tina Modotti Caracas

ORAZIONE NOTTURNA

ORAZIONE NOTTURNA

Notte! Sii confortevole rifugio,
mucosa ospitale, utero, placenta…
Mai matrigna. Ti prego.
Fammi sentire paguro
cui è gradito il guscio usurpato,
lì troverò forza, calore, amore, pace, protezione.
Considerami uovo di cuculo
deposto in nido parassitato
di una specie simile al mio meditare
che mai una sola volta ha esitato
nel concedere cibo, carezze, comprensione.
Notte! Non punirmi per averti usata,
abusato della tua oscurità
in straordinari, illimitati amori.
In crudeli sedute ai tavoli
di fetide e affascinanti bische
dove conoscenza ho cercato.
Per questo dei prestigiosi privè
fra lussuosi banconi
mi sono spesso inoltrato,
esplorare presente, futuro e passato
nei miei simili non ritengo sia disdicevole
e lì bastava una sola carta,
una fottuta, maledetta carta,
figure e dieci inservibili una volta chiamata,
il miserabile asso, il due, tre… Agognati!
Dipende fin quanto ho osato.
Notte! Non essere adirata
per aver consumato le tue ore
in conversazioni amicali
dove si inseguivano sogni
adesso grezza realtà.
Allora di ciò avevo bisogno,
estrema necessità.
Notte! Non volermene
se sempre ho considerato tempo perduto
la pacata sosta che ti spettava di diritto,
sii comprensiva, usa la tua magia,
in fondo ci siamo confidati
facendoci grande compagnia,
fianco a fianco, abbiamo vissuto,
e quando furtivamente,
con flebile preavviso scivolavi via,
lasciandomi solo a fumare l’ultima sigaretta,
fare pipì nell’angolo buio, nascosto
mentre allento il nodo della cravatta
diventato molesto,
accarezzare il gatto randagio,
cui riferivo impressioni sull’esistere,
confrontarmi con il barbone,
l’accattone, l’ubriaco perso,
irradiati dai primi gelidi raggi,
mai ti ho rimproverato,
giungeva l’alba a enunciare l’abbandono,
tempo scaduto, e di ricordi è stracolmo
l’ambito piatto al centro del panno verde.
Notte! Se può esserti di conforto
devo dirti che quando vieni a trovarmi
avverto senso di vuoto, finito,
quasi che nulla io abbia compreso,
stravolgi le mie certezze,
cancelli ogni memoria,
quanto meno ne deformi l’immagine.
Notte! Ho registrato ogni filo smarrito,
tracce indelebili che nel tuo esatto viaggiare
hai dimenticato nei miei dirupi cerebrali.
Ho continuato ad inseguirli, che credi!
Freneticamente, senza sosta, con tenacia,
ossessione, passione, allora…
Ho trovato il punto da cui dipartono e,
per contrapposizione, dove si congiungono,
dove c’è lei, aperta come ospitale nicchia,
madre, amante, sorella, femmina senza confini,
donna ideale da millenni inseguita.
Adesso non devo temere soste del pensare,
è sufficiente entrare in te, amore,
estirpare il dolore che porti dentro,
solo così il mio piacere sarà completo,
mi manchi come il mare, madre
e non padre che è il Cielo cobalto.
Noi siamo figli loro:
Terra.
Ciò è poesia? Follia?
Notte! Ha rilevanza?

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza: Tavole VIII e IX della straordinaria opera unica di FULVIO LEONCINI dal titolo “DI SOLE OMBRE” – Inimmaginabile tomo dimensioni cm. 35 x 27, manoscritto, dipinto, concepito, creato, generato da Lui stesso.

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Eduardo Galeano (Uruguay) – Soboutu Somé

Questo “pezzo” di Eduardo Galeano (Uruguay) tratto dal Centro Culturale Tina Modotti di Caracas mi ha riportato alle immagini della masnada di gente che ha partecipato al Family Day di domenica scorsa inducendomi a fare una riflessione: “Che strano tipo Soboutu Somé e che regole particolari ha il popolo Dagara dell’Africa Nera”. M.G.

Per molti popoli dell’Africa nera, gli antenati sono gli spiriti che vivono nell’albero che cresce vicino alla loro casa o nella vacca che pascola nel campo. Il bisnonno del tuo trisnonno è ora quel ruscello che serpeggia tra i monti. E tuo antenato può benissimo essere qualunque spirito che voglia accompagnarti nel tuo viaggio per il mondo, benché non sia stato mai tuo parente né tu l’abbia mai conosciuto.
La famiglia non ha frontiere, spiega Soboutu Somé, del popolo Dagara: I nostri figli hanno molte madri e molti padri. Tanti quanti desiderano. E gli spiriti ancestrali, quelli che ti aiutano a camminare, sono i molti nonni che ognuno ha. Tanti quanti desidera.

Eduardo Galeano (Uruguay)

Mauro Giovanelli – Genova
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Dipinto: Vladimir Kush

Centro Culturale Tina Modotti Caracas

José Saramago – CROCIFISSIONE (da “Il Vangelo secondo Gesù Cristo di José Saramago)

CROCIFISSIONE
(da “Il Vangelo secondo Gesù Cristo di José Saramago)

[…] Forse a un curioso, se non addirittura a uno scettico, già convocato in altre occasioni per contrastare quel sentimento di rassegnazione con cui generalmente si accolgono le informazioni correnti di un vangelo come il nostro, piacerebbe sapere come fosse possibile ai romani crocifiggere una così grande quantità di giudei, soprattutto nelle vaste aree deforestate e desertiche che abbondano da queste parti, dove non si riesce a trovare altro, e mica tanto, che un po’ di vegetazione rachitica qua e là, che non riuscirebbe a sostenere neppure la crocifissione di un’anima. Ma si dimentica che l’esercito romano è un esercito moderno, per il quale logistica e intendenza non sono termini vuoti, nel corso di questa lunga campagna il rifornimento di croci è stato ampiamente garantito, basta guardare la lunga fila di asini e mule che procede in coda alla legione, trasportando i singoli pezzi, la crux e il patibulum, l’asta verticale e la traversa, tant’è che, giunti sul posto, c’è solo da inchiodare il condannato alla traversa, con le braccia aperte, issarlo sulla cima del palo piantato per terra e poi, dopo avergli fatto piegare le gambe da un lato, fissare alla croce, con un sol chiodo, di piatto, i due calcagni sovrapposti. Qualunque boia della legione direbbe che l’operazione, solo apparentemente complessa, alla fin fine è più difficile da spiegare che da eseguire […]

NOTA
In Saramago Gesù viene affisso alla croce con chiodi che gli perforano i polsi nello spazio fra le due ossa (radio e ulna) al contrario di quanto sovente viene raffigurato nell’iconografia classica che vede il Cristo crocifisso con chiodi conficcati nelle mani. Cosa quest’ultima impossibile anche “tecnicamente” poiché tale sistema non avrebbe consentito che il corpo del condannato potesse essere sorretto senza provocare la completa lacerazione delle stesse. Un’ipotesi è che ciò fosse crudeltà ulteriore.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web: José Saramago

LA BEVITRICE DI VITA

LA BEVITRICE DI VITA

– Ciao.

– Grande! “La bevitrice di vita”. Essenziale! Si ubriacherà di giorno in giorno e il disegno prenderà colore. Chissà quali sogni, speranze, illusioni, dispiaceri, confronti la attendono nella lotta della vita e chi occuperà quella sedia vuota…

– Già! Chissà cosa e chi occuperà il suo cuore…

– Il grande mistero… conosciamo il nostro futuro (almeno io, tu ancora hai un discreto margine) c’è solo questo di stupefacente nell’avvicinarsi al capolinea, per il resto è solo rammarico e rimpianto… se non sopraggiunge la zona “F”

– Anch’io sai non ho molto margine… e poi qual è il margine? Penso a tutte le volte che ho rischiato la vita… poi sì… molto di ciò che è alle spalle, quindi certo… è rammarico e qualche rimpianto… e un mare di ricordi, chissà dove andranno a finire…

– …e se sono stati concepiti, dove e quando, o se neppure siano mai esistiti… illusione, ciascuno di noi neanche è bolla di sapone. Io me la sono pure giocata la vita, basta fare una puntata azzardata e, alla fine, la grande mano…

Fine della conversazione in chat

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – “La bevitrice di vita”

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PERIFERIA ZONA F

PERIFERIA ZONA F

Perché attraverso la tua pelle
voglio conoscere, sapere,
vivere ciò che resta
premendo le mie mani
sulla carne, percepire,
cosce, scendere ai polpacci
sfiorando ginocchia,
ascoltare notturne periferie
da te percorse,
solitaria viandante
di ogni sentiero dell’inquietudine,
desidero assaporare il tuo vissuto,
depredarti delle angosce patite,
ogni torto subito,
rinunce e offese,
farle mie, indossarle al posto tuo,
in te ci sono amore, passione,
limpidi, alti, invalicabili,
finalmente eterni,
desidero averti,
restituire protezione stringendoti forte,
sesso puro, contemplazione,
baciare, sentirti, sentirti,
sentirti attraverso il corpo,
includermi,
raggiungere il tuo esistere,
odorare storia e vita in te,
annusare, respirarti,
insieme dischiudere botole dell’Universo,
ascendere.
Annullare…
in una dolce carezza sul viso senza tempo
tutto ciò che ci circonda,
che è stato.
Essere noi!
Due metà in uno.
Intero.
Reale.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza : FULVIO LEONCINI ARTISTA TOSCANO – “PERIFERIE” – DISEGNI CON LAPIS.

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