L’OROLOGIO DI PAPÀ

L’OROLOGIO DI PAPÀ

Amico…
sono stato messo in castigo dal sig. Facebook, credo che qualcuno ti abbia informato. Adesso i “cervelloni” del social sono molto più “sottili” nel punirti. Ti impediscono di interagire però vedi e leggi tutto. Per carità, mai stato così bene, dico davvero, e da questa “sospensione” ho scoperto che c’è sempre qualcosa da scoperchiare prima di giungere alla meta. Come posso spiegarmi? È giusto accada ciò se vuoi avvicinarti al limite. Esporsi, indignarsi, lottare. Nelle rarissime volte in cui ho digitato sull’icona mi è apparso uno dei tuoi innumerevoli lamenti poetici ed ho pure letto i soliti commenti cui di buon grado avrei voluto aggiungere questa mia digressione. Più per la “corte” che per te. Mi ero chiesto e ti propongo la domanda: Con chi te la stai prendendo? Se nulla hai da dire meglio zittirsi… Non ti piacciono i puntini sulle “i”? Come sarebbe possibile, nel virtuale, fare altrimenti? È automatico anche per gli analfabeti. Trovi superflua la conoscenza del greco e latino? Benissimo! Evitali.
Ignoravi forse che in Italia sono tutti allenatori di calcio, artisti e poeti? Adesso, come ho già avuto modo di riferirti in passato, questi ultimi hanno perfino il biglietto da visita con scritto “Tizio Caio – Poeta”. O Poetessa. Con la “P” maiuscola fra l’altro. Altrimenti come farebbero a ricordarlo la mattina, quando si svegliano (si fa per dire)? Amico! Bel piagnucolio comunque, commovente, estroso, buttato giù in uno di quei momenti di cui ho nozione solo mi sfugge un particolare: Ritieni che ad una folla variegata possano interessare i tuoi dolori alle ginocchia, la schiena? Che potresti essere un po’ folle? Minacciare di distruggere le tue opere che pochissimi sono in grado di apprezzare? Credi davvero spuntino le lacrime negli occhi del popolo di Facebook? Cerchi il senso della vita? Pensi di essere il solo? Insegui umiltà o compassione o cosa? Commiserazione? Riconoscimenti? Non ti pare di essere monotematico? Di girare in tondo al tuo problema, l’ “io” incompreso dell’arte… La tua anima (o cosa caspita essa sia per noi tutti) ed il corpo lacerati… Baricentri dell’Universo “Sono troppo grande!” che minaccia il suicidio. Chi esibisce pubblicamente e reiteratamente tale ipotesi mai farà il “grande salto” (per fortuna tua, mia, nostra)… Ti senti Leopardi? Allora viaggia con la parola oltre te stesso, emoziona, cerca di farci intuire l’infinito prima di provare dolcezza del naufragar dinanzi al tuo litorale.
Amico! Considerato che “viviamo pensando che la morte sia un fatto altrui” immagina quante persone rinfranchi con le tue sortite. Ai più procuri piacere, intimo, velato, nascosto; citi la tua sofferenza e loro si-eccitano (eccitano-si) e fra un “like” o “frase ad effetto” tipo “Gigante!”, “Meraviglioso!”, ecc… Godono nella consolazione di sapere che qualcuno stia peggio. Non lo sapevi?
Amico! Tu sei artista, pure pignolo, preciso, ordinato, di quelli che mettono i puntini sulle “i” di ogni opera. Basta osservare la cura con cui imballi il dipinto che spedisci, la catalogazione meticolosa di ogni tuo disegno, nello studio sai esattamente dove si trova il tale utensile, pennello, bozza, spatola… Dubito finanche ti possa disfare dei tuoi appunti, notazioni, esternazioni, poesie pure quella cui mi riferisco. A proposito! Forse mi è sfuggito (ribadisco di esser stato messo “dietro la Lavagna”, fra i “cattivi” del social) ma uno schizzo sul crollo del ponte Morandi a Genova avresti pur potuto farlo… Così! Per distrarti. Io te lo avrei suggerito se le comunicazioni con te, (Messenger a parte) fossero più… Fluide? Magari accompagnato da tre, quattro parole. Ha tagliato in due la città. Non si muore solo di pazzia, violenza… Gli “ultimi” sono ovunque… In questo istante, in qualsiasi punto del Pianeta ci sono sciami di fottuti individui che ammazzano, mortificano, mutilano, torturano donne, bambini, vecchi, giovani… Li umiliano. Stanno seduti nelle comode poltrone che un popolo ormai contento di essere schiavo ha posto sotto le loro natiche… Pochissimi mi hanno scritto durante l’esilio, neppure una telefonata… Quanto sono “scivolosi” i rapporti fra umani… Mi ricordano la parte affiorante degli scogli. Da bambino fino all’adolescenza frequentavo gli stabilimenti balneari “Nettuno della Cava” e gli “Strega” dove oggi sorge la “Fiera del Mare”. Tutta “Carignano”, l’ombelico de “La Superba” quindi del Mondo, si ritrovava lì. Agli “Strega” la granita era più buona. Incanto! A quel tempo sopravvivevano granchi, patelle, ricci, ippocampi… Adesso cemento per rare manifestazioni sportive e la montagna di vetroresina in esposizione durante il “Salone Nautico”. Ebbene là dove il mare lambisce appena la superficie calcarea si formano alghe (maggiormente viscide se basalto o granito dove attecchiscono con più difficoltà ma in filamenti) ed è necessario camminare con cautela, ci si può far molto male. Quante volte sono tornato a casa ammaccato! Così l’amicizia. Ci si spertica in “ti voglio bene”, “fratello”, “caro”, “carissimo”, “ci vediamo”, “dobbiamo incontrarci”, “baci”, “abbracci” e via di questo passo (dell’oca…) poi, per motivi oscuri (forse sono io a non coltivare tali “pratiche”) si sdrucciola lentamente nel silenzio… È una gran bella botta, decisamente doloroso quando ci si ritrova praticamente nudi, neppure uno straccio di Blue Jeans (Blu di Genova) a limitare i danni. Bah!
Amico! Con o senza puntini sulle “i” affermo che nell’istante in cui stavo leggendo la tua lamentela con questa lettera (commento) mi sarei permesso di suggerirti, come già rammentato in altre circostanze, di evitare di parlare pubblicamente dei tuoi acciacchi. Adesso non desidero sentirmi dire di farmi i c***i miei (come è mio costume del resto) a parte interessarmi di poche, rarissime persone.
Voglio raccontarti un insignificante accadimento che ti potrebbe incuriosire. Vincendo me stesso giovedì scorso (13.09.18) presi la decisione di portare il mio cronometro a far registrare poiché andava avanti cinque minuti al mese e sul quadrante si era accumulata quasi un’ora. In pratica da circa un anno spettava alla mia mente di toccargli il tempo. Ero già sull’uscio di casa quando pensai di tornare nel mio studio per cercare il vecchio Omega di papà, carica manuale, anni ‘40/50 onde evitare di rimanere a polso nudo durante il tragitto di ritorno (mai successo di programmare qualcosa). Quando lo trovai mi accinsi a dargli la corda e regolare le lancette. Rimasi sbalordito nel constatare che le sfere segnavano esattamente l’attimo… 16 e 46. Anche quella dei secondi nel cerchio in basso ad ore sei era sullo zero. Giuro che ebbi più di una pausa di trasalimento. È pur vero che avrebbero potuto indicare le 4 e 16 sebbene anche dividendo per due le innumerevoli probabilità esse restano tali. Il pensiero andò anche a mia mamma… Parafrasando lo splendido aforisma di Hermann Hesse:
“Anche un orologio fermo segna l’ora giusta due volte al giorno”
Mi viene da dire: “Anche a quelli che adottano tempi verbali appropriati, virgole e virgolette, citazioni ed ec-citazioni potrebbe capitare di scrivere qualcosa di buono almeno una volta. Come ai grandi artisti di mancare piccole, grandi occasioni per rivelarsi uomini.”
Ah! Un’ultima cosa. Io ci sono stato all’inferno. Ti assicuro che i gradini non scottano. Infatti sono inesistenti. Ci arrivi con volo planato stando comodamente disteso, fermo, immobile, in attesa… “Dormire forse…” Shakespeare aveva intuito qualcosa! (senza esserci stato ed ora più nulla potrà riferire.)
Spero tu stia bene, riesca a superare questo momento così da regalare ancora opere bellissime. Un caro saluto.
Mauro

P. S.
Aspetto qualcosa da te. Spero arrivi in tempo anche se ormai manca lo scopo.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web

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