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GRANDI POETI GRANDI CALCIATORI

GRANDI POETI GRANDI CALCIATORI

«Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del “goal”. Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica.»
Pier Paolo Pasolini

COMMENTO:

Non comprendo questo aspetto del grande Pasolini, ho l’impressione che strida con la sua personalità improntata alla difesa degli ultimi e dedicata alla giustizia sociale, avversione di ogni sopruso. Lo sport in generale e il calcio in particolare è lo specchio della vita, essa stessa gara, pura competizione, lotta per superare l’avversario ad ogni costo al fine di raggiungere lo scopo: La “rete”… come il knock-out del pugilato, il colpo smorzato del tennis, il denaro accumulato dal capitalista, e così via.
Non ritengo il goal un’invenzione ma l’effetto ultimo conseguito a causa di intensi e forsennati allenamenti, allo stesso modo di un trapezista piuttosto che pattinatore, ecc. Tanto meno una sovversione del codice, se mai il contrario ovvero conservazione, riconoscimento, assoggettamento al codice stesso che nel raggiunto obiettivo vede la sua punta massima. Ineluttabilità non direi, nulla è scontato, viceversa tutto potrebbe essere “scritto”, se mai premio per le fatiche impiegate al raggiungimento di quello scopo cui concorre anche un pizzico di fatalità. Folgorazione o lampo di genio, beh… sì, limitatamente al contesto in cui ci stiamo muovendo, a genio sostituirei “estrema abilità”, “gesto atletico” compiuto. La genialità è ben altro a mio parere e Pasolini ne sa qualcosa. Stupore d’accordo, è ovvio, così come irreversibilità, vale a dire impossibilità a rivivere l’attimo appena trascorso. Ciò è vero in tutto “L’Universo Mondo”.
In ultimo direi che la “stoffa” di un grande giocatore, il talento innato è uno strumento donatogli dalla natura per gabbare gli antagonisti, la “finta” è scaltrezza che lascia inebetito il giocatore avversario assimilabile alla “furbizia”, virtù servile, usata e premiata all’interno e fuori dai campi di calcio. Accostarla alla poesia poi… forse solo lui avrebbe potuto permettersi questa affermazione.
Non a caso il gioco del pallone è utile strumento del Potere per dare sfogo alle frustrazioni della “massa”, e non da ieri. “Panem et circenses” la locuzione latina coniata dal poeta Giovenale e usata nell’antica Roma (imperiale), “pane e giochi” al fine di indicare le aspirazioni della plebe e piccola borghesia. Infatti la famosa proposizione era preceduta da “populus duas tantum res anxius optat…” ossia “il popolo due sole cose ansiosamente desidera… oggi gli 80 €uro e il calcio”.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

P. S.
Sono a conoscenza dell’inclinazione di Pasolini a cimentarsi in partitelle nei polverosi campetti di periferia dai quali peraltro sono anche usciti molti “campioni” così come dalle “favelas” brasiliane o quartieri ghettizzati argentini. Il mio commento è comunque più incentrato sulla frase in sé e le considerazioni ivi proferite. Concludo dicendo che al di là di tutto Pasolini amava il calcio, che non è peccato intendiamoci (in ogni caso ci sarebbe da approfondire) ma è l’unica sua “passione” che, così come proposta, trovo enfatica e contrastante la sua personalità. Non sarebbe scandaloso rilevare in lui una “debolezza”, anzi…

Mauro Giovanelli – Genova
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Il commento “GRANDI POETI GRANDI CALCIATORI” è stato pubblicato il 17 maggio 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

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PASOLINI – DIFFERENZE INSIGNIFICANTI

DIFFERENZE INSIGNIFICANTI

Io sono per la morale contro il moralismo borghese. Qual è la differenza? Il moralista dice no agli altri, l’uomo morale lo dice solo a se stesso.
(Intervista a ”La Stampa”, 12 luglio 1968)

COMMENTO:
Sembra semplice… nel nostro Paese deteniamo il triste primato che sfiora il 70% di analfabeti funzionali e di ritorno.

Mauro Giovanelli – Genova
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PASOLINI – Poesia in forma di rosa

Poesia in forma di rosa

I miei amori griderò
sono un’arma terribile:
perché non l’uso?
Nulla è più terribile
della diversità.
Esposta ogni momento
gridata senza fine
eccezione incessante
follia sfrenata
come un incendio
contraddizione di cui
ogni giustizia è
sconsacrata.

PIER PAOLO PASOLINI

COMMENTO:
Ho la sensazione che… non sia esistito, forse l’abbiamo tutti sognato. Era tale e tanta la necessità di averlo fra noi che una parte dell’umanità è stata colta da allucinazione collettiva… delirio da speranze disattese, aspettative mortificate, appetiti non soddisfatti… questo nostro risveglio è il suo riscatto e la nostra conquista.

Mauro Giovanelli – Genova
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PASOLINI – da Eretico & Corsaro

“…e io
ritardatario sulla morte, in anticipo
sulla vita vera, bevo l’incubo
della luce come un vino smagliante.”

PIER PAOLO PASOLINI
Eretico & Corsaro
Questa riflessione… è… stupefacente! Non solo per la costruzione che deve essere assimilata a piccole dosi, gustarne la sonorità come un “vino smagliante”, farlo durare il più a lungo possibile come un amplesso desiderato da tempo, ma… il contenuto spalanca infinite porte dell’essere Pasolini ed allo stesso tempo le chiude… il labirinto della conoscenza. Grandioso.

Mauro Giovanelli – Genova
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PASOLINI – La primavera da “Poesie mondane, Poesia in forma di rosa”

La primavera da “Poesie mondane, Poesia in forma di rosa”

“…Conteranno le mie tenerezze,
sarò io, dopo la morte, in primavera
a vincere la scommessa, nella furia
del mio amore per l’Acqua Santa del sole…”

PIER PAOLO PASOLINI
Ma… chi era Pasolini? Da dove è giunto fino a noi? Che grandezza!

 

Mauro Giovanelli – Genova
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BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI

BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI

   Perché stai leggendo questo articolo? Sussistono concrete possibilità tu sia stato “catturato” dal titolo che richiama il capolavoro di Ettore Scola girato intorno alla metà del ’76, sei mesi dopo il massacro del più grande intellettuale del secolo scorso: Pier Paolo Pasolini. Ti dice qualcosa questo nome? Altrimenti non proseguire, termina qui, dammi retta, egli predicava al deserto della mente umana aggirandosi nelle desolate periferie di Roma dove è appunto ambientato il film. Non guardarti intorno, sto dicendo a te e illimitatamente a tutti gli attuali politici attivi e presenzialisti. Meglio consultare il “Manuale delle giovani marmotte” oggi tanto di moda in cui qualcuno crede di trovarci anche le poesie di Jorge Luis Borges. Pensate che un “giovane esploratore” pensò bene di declamare in Argentina non so quale filastrocca credendo fossero versi del grande poeta di Buenos Aires. Quel che è peggio in rappresentanza del “sovrano” Popolo Italiano.
Perfetto! Adesso che siamo rimasti pochi intimi sappiamo tutti che nella pellicola vi si narra la vita quotidiana di una famiglia di circa venticinque persone al riparo e nella miseria di una baraccopoli. Patriarca Giacinto Mazzatella di origine pugliese, magistralmente interpretato da Nino Manfredi, un vecchio guercio e dispotico che tratta i parenti come stracci. Il prosieguo immagino lo si conosca.
Il fatto è che ormai l’Italia viene divisa in “brutti, sporchi e cattivi” e “belli, puliti e buoni”. Indovinate da che parte stiamo? Vi voglio aiutare con qualche esempio:
Avete presente tal Roberto Formigoni? È nostro senatore! Quello insignito dall’ordine dei Cavalieri di Malta, ripreso più volte in costumino succinto, slippini stretti stretti che mettono in evidenza l’apparato riproduttivo mentre dallo yacth di “soli” 30 metri, proprietà Pierangelo Daccò, si tuffa a “conchetta” turandosi il naso, mare pulitissimo, azzurro, senza petrolio. Secondo il suo gusto costui è sempre elegante durante il “lavoro” ma con colori vistosi, giacche appariscenti, insomma una pessima copia di Jep Gambardella de “La grande bellezza”. Ebbene al tizio in questione, più un certo Umberto Maugeri, il sopra citato possessore della barca e altri due o tre, hanno sequestrato beni per circa 60 milioni di €uro poiché accusati di riciclaggio, associazione a delinquere e altre amenità. Ma l’aspetto apparentemente più banale invece rilevantissimo ai fini di ciò che desidero esplicitare è che questo “signore” aveva avanzato causa per diffamazione alla trasmissione “Report” diretta dall’unica conduttrice Tv degna di tale nome che abbiamo in tutta la Penisola. Ovviamente (neppure tanto) il Formigoni perse quindi è costretto a pagare 5 mila €uro fra spese e risarcimento ma… sorpresa! Da un controllo effettuato presso la BNL del Senato risulta che il Roberto non è titolare di alcun conto corrente quindi privo di fondi aggredibili, probabile che la retribuzione da parlamentare la introiti in contanti. Per di più, ciliegina sulla torta, questi soldi non potranno mai essere “incassati” perché lo impedisce una legge del 1965, la numero 1261 del 31 ottobre, che in materia di retribuzione dei parlamentari recita: “L’indennità mensile e la diaria non possono essere sequestrate o pignorate”.
In sostanza a qualunque comune mortale condannato viene requisito un quinto dello stipendio mentre all’esercito dei politici… NO! Inoltre “loro” godono dell’immunità, hanno le rimunerazioni più alte del Pianeta, usufruiscono di benefits da Maharaja, assistenza sanitaria gratuita anche per parenti e affini, auto blu, scorte, reversibilità della pensione (vitalizio) a 360 gradi (non ci vorrà molto che la estenderanno pure agli amici più stretti) che percepiscono dopo un solo giorno di “presenza”.
Qualora questo Parlamento riuscisse ad arrivare a scadenza mandato (primi del 2018), che poi è il loro vero obiettivo, tutti i componenti godranno di una cospicua rendita vita natural durante con ogni prerogativa di cui sopra. I nostri figli e nipoti dovranno lavorare fino a 75 anni per mantenerli.
Il caso “Etruria”? Avete visto come sono belli, ben pettinati, puliti, ingessati nei loro abiti i componenti la famiglia Boschi? E che supponenza! Ci fosse uno di noi implicato in un fatto del genere?
E i Marò? L’unico “incidente” di politica estera in cui l’Italia non potrebbe fare di più. Da quattro anni ce li somministrano in ogni Tg nazionale forse per evitare argomenti più “sensibili”. In fondo sono accusati di omicidio di due brutti, sporchi e cattivi pescatori indiani che hanno lasciato per sempre mogli e figli. Non sarebbe la verità l’obiettivo da perseguire augurandoci siano innocenti? Notato come sono fieri nelle loro scintillanti divise, che presenza e sicurezza ci danno dal teleschermo? Ci trovassimo in quella situazione staremmo marcendo in una fetida cella del Kerala, questo è certo (già accaduto proprio in India).
E Giancarlo Galan? Politico italiano ex Presidente di Regione ed ex Ministro. Proprio stasera il Tg2 comunica che l’aula “ha approvato” la decadenza del medesimo da deputato poiché condannato in via definitiva. Chiaro? “loro” si autogestiscono. E se la Camera “non avesse approvato”?
Quindi? Da che parte pensate siamo collocati qualunque sia la posizione sociale di ciascuno? Nel senso di “status” intendo, di diritti e doveri. Io credo fra i brutti, sporchi, cattivi… sottomessi e rassegnati.
Queste due ultime le peggiori fra le condizioni di un popolo.

Mauro Giovanelli – Genova
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IL RITMO DELLA VIOLENZA (1)

IL RITMO DELLA VIOLENZA (1)

“Se questo mondo è tutto per i vincitori, che cosa rimane ai perdenti? Qualcuno deve pur tenere fermi i cavalli.”

Sam Peckinpah (Fresno, 21 febbraio 1925 – Inglewood, 28 dicembre 1984),

Breve citazione ma la più efficace rappresentazione “cinematografica” tradotta in parole dell’attuale momento storico, in generale, e politico per quanto riguarda il nostro Paese.
Sam Peckinpah è stato un grande regista, a mio parere il migliore sotto certi aspetti, ed epigono della memoria intellettuale americana: Hemingway, Kerouac, Miller, Bukowski, Whitman, Twain, Melville, Caldwell… Della sua biografia si può dire ben poco. Figlio della frontiera americana, la Sierra Nevada al confine con il Messico, e famiglia di allevatori, il padre giudice della contea, conseguì il diploma in arte drammatica, lavorò per la televisione scrivendo e dirigendo molte serie western che gli aprirono le porte nel mondo del cinema come aiuto regista (Don Siegel) e infine divenne direttore artistico. In tale veste fu un autentico genio innovatore e non pochi critici lo acclamarono per l’incantevole lirismo dei suoi film, la profonda analisi e introspezione psicologica dei personaggi, lo stile rivoluzionario spesso intriso di violenza evidenziata in ogni particolare adottando la tecnica del “rallenty”, di cui fu il precursore dei molti che in seguito lo avrebbero imitato, riuscendo a far vivere la “sporca” morte allo spettatore in tutta la sua realtà. Al contrario fu vessato da una parte della “intellighenzia” sviluppatasi dalle braci del puritanesimo, humus della morale USA, del maccartismo e figlia della così detta epoca dei “telefoni bianchi” in cui la società doveva essere rappresentata nel realizzato “sogno americano” (American Dream)… mai neppure sfiorato.
Uomo controverso, complesso, fragile, ammirato, amato e odiato, carattere irritabile sempre in conflitto con gli Studios per portare a termine le riprese dei suoi film. Quando nel 1965 girò “Sierra Charriba” ambientato nel corso della Guerra Civile americana egli fu letteralmente massacrato dai produttori che eliminarono oltre mezz’ora di pellicola.
A causa di svariati motivi fu costretto a smettere di lavorare per poi riprendere con altri capolavori indimenticabili. Nel 1973 girò il suo ultimo western, il crepuscolare e magnifico “Pat Garrett & Billy the Kid” in ogni caso tagliato dalla produzione e riproposto nel 1988 nella sua versione “director’s cut”. Quindi diresse “Voglio la testa di Garcia”, delirante e cruento film che anticipò la moda del genere “pulp”. Sempre più schiavo dell’alcool e delle droghe produsse comunque altre opere eccellenti fino a che venne colto da ictus all’età di soli 59 anni.
La frase che ho citato fu proferita durante la lavorazione de “Il mucchio selvaggio”, uno dei western memorabili della storia del cinema, neppure può essere annoverato in tale categoria. In esso vi si narra delle vicende di fuorilegge, di amicizia, orgoglio, lealtà, valori morali, i “loro” ma rispettati fino all’estremo sacrificio. È storia di commozione, vita e morte, libertà, follia, inseguimenti proprio come nel grandioso poema cavalleresco di Ludovico Ariosto, l’inestimabile “Orlando furioso”…
Ad un osservatore distratto le tematiche principali potrebbero apparire l’obiettivo che ad ogni costo questi uomini perseguono (il bottino), e l’aggressività come unico mezzo nella dura competizione umana affrontata come mai prima di allora nel cinema statunitense (la violenza), poiché in realtà ciascuno dei componenti “il mucchio” rincorre il sogno di dare un senso alla propria vita in un’avversione viscerale, al limite dell’anarchia, verso l’arroganza del potere che si può estirpare solo con la lotta.
Pochi oggi sono in grado di comprendere l’aforisma giacché durante la conquista del west le rapine alle banche avvenivano rischiando in proprio e mentre i complici all’interno svuotavano i forzieri, fuori qualcuno doveva tener pronti i cavalli per la fuga. Non come accade oggi stando seduti su comode e confortevoli poltrone barocche, senza alcun eroismo, da vili, mettendo a repentaglio null’altro che il fondo dei pantaloni o la plissettatura della gonna.
A mio avviso in tale metafora c’è l’essenza dei rapporti fra umani. Sam Peckinpah aveva formulato, alle soglie degli anni ’70, il più semplice e limpido chiarimento circa l’inasprirsi dei conflitti di questo inizio secolo. Rifletteteci, vi accorgerete che è filosofia pura.
La gran parte della popolazione del pianeta, il 98%, è stanca di fare il “palo” a quel 2% che sta rapinando le risorse a disposizione e che da solo detiene più della metà della ricchezza della Terra. (2)
È giunta l’ora di spezzare il ritmo della violenza che l’umanità subisce per uno sparuto “mucchio di selvaggi”. Non è difficile, abbiate fede, basta trovare ancora la capacità di indignarsi.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “IL RITMO DELLA VIOLENZA” è stato pubblicato il 18 aprile 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it di “Memoria Condivisa.

(1) Titolo rubato a “SAM PECKINPAH – Il ritmo della violenza” A cura di Franco La Polla – Edizione Le Mani – settembre 2006

(2) World Institute for Development Economics Research delle Nazioni Unite con sede a Helsinki.

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ADDIO PROF. KEATING

ADDIO PROF. KEATING

Mia opinione è che gran parte dei giornalisti delle maggiori testate nazionali (soprattutto quelle che in un modo o nell’altro usufruiscono di finanziamenti pubblici), i più quotati conduttori televisi e gli ospiti di questi ultimi, tecnici delle relazioni, esperti di marketing, massmediologi, banchieri, tuttologi, opinionisti, pubblicisti, critici e acritici, imprenditori, manager pubblici e privati, intellettuali o presunti tali, siano tutti sdraiati sulle Larghe (capienti appunto) Intese.
Strano non abbiano avuto almeno il buon gusto di evitare facile retorica sulla tragica scomparsa, ahimè, di Robin Williams. Loro, al contrario dell’inarrivabile prof Keating, non salgono mai in piedi sulla cattedra a traguardare le cose da diverso punto di vista anzi, per sentenziare e predicare moderazione da tale pulpito, vi si incuneano opportunamente, quando addirittura non ci si mettono sotto a presidio dei loro lauti stipendi.
Ma è giusto così, non è più tempo di eroi e in questo Paese vige pur sempre la regola del “tengo famiglia”, mai come oggi “allargata” alle intese perfette.

Mauro Giovanelli – Genova
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O CAPITANO! MIO CAPITANO! È GIUNTO UN SEGNALE DI TREGUA

O CAPITANO! MIO CAPITANO!
È GIUNTO UN SEGNALE DI TREGUA

Un fatto eccezionale, mai accaduto prima in Italia e nel mondo. L’11 agosto 2014 i telegiornali nazionali, a reti unificate, hanno dato notizia dell’improvvisa e tragica scomparsa di Robin Williams. Lo scarno comunicato, buttato giù da un cronista che desidera mantenere l’anonimato, è stato il seguente:
È morto un uomo e un grande attore, ha portato con sé i personaggi che avrebbe ancora potuto interpretare privandoci quindi, per qualche anno a venire, di chissà quali invenzioni. Ci ha lasciato Braccio di Ferro, Peter Pan, l’enigmatico Walter Finch, il Killer di “Insomnia”, Mrs. Doubtfire e tanti altri indimenticabili ma, sopra a tutti, il professor John Keating de “L’attimo fuggente”, la persona che ogni bambino sognerebbe di diventare da grande e qualsiasi anziano avrebbe voluto essere. La triste circostanza ci vede concordi nel non diramare, in segno di lutto, aggiornamenti di affari interni. Al brevissimo compendio delle più importanti notizie di politica estera seguirà un accurato profilo dell’artista con spezzoni dei suoi migliori film. Confidiamo che il nostro pubblico apprezzi e condivida.
Ero rimasto strabiliato, commosso, qualcosa di inusuale è accaduto, un segnale forte. Giusto così, avevo pensato, tanto domani gli interventi sullo spread, le borse, la velocità di Renzi, il patto del Nazareno, Tavecchio, ecc. saranno più o meno gli stessi. Mi strinsi nella poltrona, gambe allungate sul tavolino in attesa di gustarmi la scena del prof. Keating in piedi sulla scrivania, alto, rassicurante, irraggiungibile… la voce monocorde di qualche renziano che stava pontificando sul nulla mi ha svegliato. Peccato! Era solo un bel sogno.

Mauro Giovanelli – Genova
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PRESENTAZIONE DEL FILMATO “Il Corpo, il sacro, il potere: Pasolini e l’Universo orrendo” raccontato dal prof. Pasquale Voza – 12 novembre 2015

PRESENTAZIONE DEL FILMATO “Il Corpo, il sacro, il potere: Pasolini e l’Universo orrendo” raccontato dal prof. Pasquale Voza – 12 novembre 2015
Pasquale Voza è docente emerito di Letteratura italiana nell’Università di Bari e componente del comitato scientifico della rivista internazionale “Studi pasoliniani”

Così sono più di otto lustri che un maestro di vita ci ha lasciati soli, ed è tale la sua mancanza che il solo pensare al giorno, quando verrà, che anch’io dovrò raggiungerlo, dovunque egli sia, il fatto di poterlo incontrare ancora, sotto qualsiasi forma o sostanza in cui veniamo recuperati al tutto, questa sola certezza mi rende più lieve superare gli attimi in cui si considera il tempo trascorso e si viene assaliti dalla consapevolezza del traguardo sempre più vicino. È stato emozionante commemorare con tanti amici la morte di Pier Paolo Pasolini, attendere insieme la fatidica notte tra il 1º e il 2 novembre 2015 che avrebbe segnato il 40° anniversario del cruento omicidio di cui fu vittima.
Ci siamo ritrovati su facebook, un bel gruppo, coeso, unito, mi sono sentito come in famiglia e, se mai avessi pensato di conoscere molto del grande poeta, il nuovo materiale spontaneamente messo a disposizione da tutti, cui ho attinto in questo triste ma nello stesso tempo esaltante frangente, mi ha fatto capire quanto vasti siano ancora i territori inesplorati della mente del nostro intellettuale del secolo scorso che, per molti aspetti, definirei unico, impareggiabile.
Grazie all’Associazione “MEMORIA CONDIVISA” oggi ho avuto modo di vedere il filmato “Il Corpo, il sacro, il potere: Pasolini e l’Universo orrendo” raccontato dal prof. Pasquale Voza, docente emerito di Letteratura italiana nell’Università di Bari, componente del comitato scientifico del periodico internazionale “Studi pasoliniani” e della rivista “Historia Magistra”. Da sottolineare che nel corso della sua pluriennale attività di studi il professor Voza ha riservato speciale attenzione all’opera e al pensiero di Pasolini, cui ha dedicato molti saggi, apparsi sulle più importanti pubblicazioni di settore, nonché edito alcuni libri fra i quali il più recente “La metascrittura dell’ultimo Pasolini”. Che dire? Eccellente la sua relazione, minuziosa, chiara. Solo sentir parlare del poeta è cosa appagante, se poi ti lasci condurre da un’ottima guida anche dentro sentieri che avevi tralasciato, riferimenti e interpretazioni di cui ti era sfuggita la giusta importanza o sottovalutato i rapporti che vanno ad incastrarsi perfettamente con la personalità e intelletto dell’indiscutibile e geniale artista, allora il quadro complessivo diventa più nitido, metti a fuoco anche la sua sacralità, scopri che non era solo letterato, poeta, regista, attento osservatore dell’umanità e dei feticci usati dal potere, ma pure profeta e forse qualcosa di più. Ho gustato le parole del relatore, ne ho assaporato gli accostamenti, sempre chiaro, lineare, pacato, privo di enfasi ma incisivo nel descrivere l’uomo Pasolini, la cui profondità di analisi era inaccessibile ai più. Il prof. Voza ha fatto entrare la platea nel suo più intimo concetto di vita, ne ha allargato l’angolo di visuale, permettendo di vederlo così come forse riuscivano spontaneamente i “suoi” ragazzi di borgata, con la loro mente semplice, per certi aspetti vergine quindi aperta, recettiva, non inquinata, predisposta a captare le riflessioni di un uomo che volava alto raggiungendo quote inimmaginabili lasciando dietro sé “lo sguardo degli attoniti” come ebbe a dire Giordano Bruno nell’introduzione del suo “De Immenso”. Montaggio perfetto a cura del Presidente sig. Mario Arpaia, essenziale come deve essere la coreografia, audio perfetto. Complimenti a tutti coloro che hanno contribuito ad assemblare questo cortometraggio, un particolare ringraziamento al prof. Pasquale Voza e il nostro spirito sempre rivolto al più grande rappresentante dell’intellighenzia dell’ultimo dopoguerra le cui opere, con descrizioni di desolati paesaggi metropolitani, figure angosciate, tormentate, inconsapevoli di essere vittime di un sistema perverso, le sue precise valutazioni, vere, inconfutabili, i film immortali, le indiscutibili sentenze sulla nostra cultura, l’incitamento alla solidarietà, non smetteranno mai di stupirci ed indicarci la via da seguire.
In questo sotto certi aspetti inebriante momento commemorativo si è probabilmente giunti anche alla verità riuscendo a dipanare un matassa di intrighi, menzogne, false interpretazioni, depistaggi mirati ad occultare le vere cause dell’atroce delitto che ha deprivato anzitempo l’umanità di un uomo insostituibile. Il merito di ciò va alla giornalista Simona Zecchi autrice del libro, uscito in queste ultime settimane, “Massacro di un poeta” – edizione Ponte Alle Grazie – per la stesura del quale ha dedicato molti anni di ricerca proprio per arrivare a tirare le fila di uno dei casi più oscuri e controversi della nostra storia giudiziaria.

In chiusura desidero riportare le seguenti citazioni:

Il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità. Che bello se mentre siamo qui a parlare qualcuno in cantina sta facendo i piani per farci fuori. È facile, è semplice, è la resistenza.
Pier Paolo Pasolini – parte dell’ultima sua intervista “Siamo tutti in pericolo” concessa a Furio Colombo e tratta da “Tuttolibri” settimanale d’informazione edito da La Stampa, pubblicata l’8 novembre del 1975, a pagg. 3- 4.

La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un’epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile.
Alberto Moravia – “Un poeta e narratore che ha segnato un’epoca”. URL consultato il 24 luglio 2013.

A mio parere i due riferimenti s attagliano alla figura del Maestro, così voglio chiamare Pasolini al termine di questa presentazione. Come già fatto in apertura vi invito a gustarvi il video della puntuale relazione del prof. Pasquale Voza nel corso della quale troverete spunti di profonda riflessione.
Grazie dell’attenzione.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

La presentazione “Pier Paolo Pasolini – Presentazione del filmato “Il Corpo, il sacro, il potere: Pasolini e l’Universo orrendo” raccontato dal prof. Pasquale Voza” è stata pubblicata il – 12 novembre 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

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