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IL CASO TOMMASA GIOVANNONI OTTAVIANI – La signora Brunetta

IL CASO TOMMASA GIOVANNONI OTTAVIANI
La signora Brunetta

Non so molto di più su quanto appreso stasera da scarni (ti pareva…) notiziari dei telegiornali sebbene in parole povere mi pare aver capito che dietro l’account “Beatrice di Maio” si celava Tommasa Giovannoni Ottaviani, detta “Titti”, moglie dell’onorevole Brunetta Renato. A rivelarlo sarebbe stata lei stessa in un’intervista:
“Lui (Brunetta n.d.a.) non c’entra con questa storia. Non ha mai saputo nulla di quello che facevo. Ho deciso da sola di entrare su Twitter, di usare ovviamente un nickname”.
Il nickname scelto dalla signora Titti è nientepopodimeno che omonimo del cognome portato dal vicepresidente della Camera nonché leader Movimento Cinque Stelle ed è stato cagione di un’interrogazione parlamentare che, se da una parte ha causato ulteriore erezione agli incisivi di Renzi Matteo, dall’altra è riuscito a far sì che i “professionisti” dell’informazione cartacea e Tv, sia sdraiati sulle loro amache che seduti in confortevoli postazioni, potessero scaraventare fango su Beppe Grillo e l’intero apparato.
Infatti da quell’account la moglie del politico scagliava commenti pungenti e sarcastici all’indirizzo di Renzi Matteo, Boschi Maria Elena, Banca Etruria, RAI nonché, colmo dei colmi, sul presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Mercoledì scorso la Ottaviani ha sospeso l’attività affermando di “non essere una militante del Movimento anche se ho fatto amicizia virtuale con molte persone che avevano idee simili”
La signora così conclude:
“L’avevo scelto casualmente (il nickname n.d.a.) e quando nell’aprile 2015 ho aperto il mio account non c’erano tanti Di Maio in giro. Ho usato quel cognome perché mi ricorda una persona cara”.
Quanto prima mi riservo di fornire ulteriori ragguagli ma non posso fare a meno di complimentarmi con Tommasa Giovannoni Ottaviani in Brunetta. Allo stesso tempo mi pare di capire che nella circostanza suo marito non sia stato all’altezza della situazione.

Mauro Giovanelli – Genova
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ITALICI OPINIONISTI (Mughini Giampiero)

ITALICI OPINIONISTI
(Mughini Giampiero)

Questa semovente, cromatica, molesta forma organica dalla geometria indistinta ma riconducibile ad uno dei tanti opinionisti da salotto che infestano le reti della televisione italiana e risponde al nome di Mughini Giampiero ritengo possa essere la prova che contraddice il principio di indeterminazione di Heisenberg: “Il vuoto assoluto esiste… e si vede… si sente”.

Mauro Giovanelli – Genova
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TINTO HA RITINTO I TETTI

TINTO HA RITINTO I TETTI

Il regista Tinto Brass che, contrariamente al pensare comune e bigotto, ha girato anche dei film degni di nota sostiene:

“Sul piano etico il culo è più onesto della faccia, non inganna e non è una maschera ipocrita.”

Dal punto di vista dell’antropologia umana è incontestabile, a mio avviso naturalmente, e ritengo che Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare, sarebbe d’accordo con Tinto. Invece non saprei cosa ne potrebbe pensare Renzi Matteo. “Ti(n)to, tu t’ha ritinto il tetto, ma tu ‘un t’intendi mica tanto di tetti ritinti!!”. Più o meno questo il senso del suo ultimo intervento alla Confcommercio… mettendoci la faccia.

Mauro Giovanelli – Genova
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IL LIMITE IGNOTO BERLUSCONISMO E ANTIBERLUSCONISMO

IL LIMITE IGNOTO
BERLUSCONISMO E ANTIBERLUSCONISMO

L’indegna frase proferita da Renzi Matteo al convegno di questa fantomatica “Comunione e Liberazione” è stata analizzata da tutte le angolazioni possibili e nel commentarla ogni giornalista ha adottato, chi più chi meno, svariati aggettivi, per la gran parte dispregiativi sebbene ci sia scappato qualche timido qualificativo quando non è stata adottata la tattica del “sorvoliamo”, sempre ottima via di fuga per i pusillanimi. Quella è una proposizione che può essere concepita solo da un menefreghista, in alternativa sciocco ma furbo, o tutte e tre le cose insieme senza sapere, come giustamente disse Michele Serra in una delle sue innumerevoli “L’amaca”, che “la furbizia è una virtù servile”. Tornando alle parole messe insieme dalla nostra guida scout corre l’obbligo di aggiungere che non solo è indegna, pure dissacrante nei riguardi di uomini della statura di Indro Montanelli, Enzo Biagi, Paolo Sylos Labini, Giorgio Bocca, Nanni Moretti, Antonio Tabucchi, Dario Fo, Daniele Luttazzi e tanti, tanti altri che, da soli e presi uno per uno sia da morti che da vivi, al guitto fiorentino che svolge anche l’attività di Primo Ministro, potrebbero insegnare a parlare, leggere, scrivere, pensare e perfino tacere. Il fatto singolare però è un altro, ovvero che da quella infelice sortita ogni professionista dell’informazione abbia voluto ricavare un significato, si sia preteso di individuarne una sorta di messaggio o indicazione di un qualche obiettivo che cova nella mente del nostro leader, una strategia. Insomma è stata sottoposta ai raggi x o meglio ad una TAC, come gli studiosi usano fare con le mummie egizie, la Gioconda o la Sacra Sindone piuttosto che “L’ultima cena” o il misterioso “codice Voinich”. Manca solo l’esame con il carbonio C14. Ecco la “geniale” locuzione:
Il berlusconismo e per certi aspetti l’antiberlusconismo hanno messo il tasto pausa al ventennio italiano, impedendoci di correre”. Splendido!
Naturalmente in quella platea dei seguaci di don Giussani, scomparso nel 2005, gli applausi si sono sprecati. Eh sì, perché lì sembrerebbe non importare cosa dici o pensi, basilare è andare a baciare la pantofola dell’attuale capo spirituale di CL, al secolo don Julián Carrón. Per comprendere la filosofia di questa congrega dedita all’educazione cristiana cito la sintesi tratta da una lezione tenuta negli anni ottanta dal sopra citato fondatore agli aspiranti adepti:
Qual è la prima caratteristica della fede in Cristo? […] La prima caratteristica è un fatto! […] Un incontro è un fatto. La prima caratteristica della fede cristiana è che parte da un fatto, un fatto che ha la forma di un incontro”.
Voi ci avete capito qualcosa? Io no. Il bello è che da questo vaniloquio è nato un movimento tenuto nella massima considerazione e che prima o poi tutti i politici italiani avvertono il dovere di andare ad ossequiare. Come nessuno ha compreso che non c’era alcunché da scrivere di fronte alla delirante preposizione dell’uomo formatosi nei “Telegatti” e alla “Ruota della fortuna”, se non per invitare le Camere a chiedere le immediate dimissioni del Presidente del Consiglio e andare alle urne. Perché? Per il semplicissimo fatto che, a mio avviso, la sua sconsiderata (come minimo) asserzione è la prova provata, al di là di ogni ragionevole dubbio, che abbiamo un Primo Ministro deficitario di quella che comunemente viene definita “saggezza” e manca pure del senso delle proporzioni. Invece per quanto riguarda il dott. Berlusconi Silvio, che il Matteo porta ovunque seco sulla schiena o sotto la pancia, come fanno le bertucce nel trasportare i propri neonati, nessuno ha ancora capito che egli è un “evento”, come posso spiegarmi, una “singolarità” del continuo spazio temporale. È inutile analizzare, come accade da lustri che sembrano secoli, cause e motivi storici, politici, sociali della sua comparsa fra noi, qui si deve entrare nella fisica quantistica ed esplorare fenomeni ancora inspiegabili legati ad essa. Ad esempio potremmo ipotizzare che nei primi anni ’90 si sia verificata una “singolarità” spaziale della quale il nostro Paese è stato vittima, una specie di inspiegabile evento, forse la stessa tempesta magnetica in cui nel 1990 incappò un battello USA nel famoso film “Countdown dimensione zero”, regia Don Taylor, dove la portaerei USS Nimitz, mentre naviga al largo di Pearl Harbour, attraversa una tempesta magnetica alla fine della quale si ritrova nel passato, precisamente al 6 dicembre 1941, il giorno precedente l’attacco da parte della marina imperiale giapponese alla flotta americana di stanza nelle isole Hawaii. Qui siamo nella fantasia ma chi potrebbe negare che l’uomo di Arcore non sia stato proiettato fra noi da un altra epoca?
Resta infatti il mistero che l’ex cavaliere, pur essendo un ex in tante altre cose, sia un essere invincibile, al suo confronto “Highlander l’ultimo immortale” è un lungodegente in fase terminale. Possibile non sia stato recepito che Silvio non appartiene alla nostra dimensione? È un alieno di incerta provenienza cosmica con la capacità di obnubilare la mente degli umani inducendoli a parlare continuamente di lui accrescendone così, via via, la potenza. Il contrario dell’effetto che la kriptonite produce su “Superman” indebolendolo e privandolo dei suoi straordinari poteri. Per contrastare il capo di Forza Italia non è detto ci sia necessità di reperire un altro grande nemico dell’eroe dei fumetti testé citato, ossia “Mr. Mxyzptlk”, di cui poteva liberarsi solo riuscendo a fargli pronunciare il suo nome alla rovescia a meno che tale essere non sia proprio l’ex cavaliere, meglio seguire tutte le piste, non lasciare alcunché di intentato. Ma per averne la prova come si potrebbe riuscire a far dire a Berlusconi Silvio “Oivlis Inocsulreb”? E se Renzi Matteo fosse il suo alter ego come tante prove e indizi lascerebbero supporre? La continuità di questa specie? Una sorta di cyborg fiondato qui da un lontano futuro per completare la missione di Oivlis Inocsulreb. A questo punto con lui potrebbero valere le medesime teorie e sarebbe molto più semplice preparargli un tranello, fargli pronunciare “Oettam Izner”. Proprio così, perché l’ex cavaliere sarebbe di sicuro un modello T-1000, moderno, composto di metallo liquido, furbo, arguto, scaltro, mentre la guida scout un prototipo T-800, superato, endoscheletro metallico ma tessuti vivi, non evoluto, poco fantasioso, privo di logica, raziocinio, quindi vulnerabile. Tra l’altro le iniziali dei nomi pronunciati alla rovescia sono uguali, O ed I, che invertendoli ancora diventano il famoso IO ipertrofico e questo non è un indizio da poco per avvalorare tale concetto. Infatti secondo la teoria freudiana il Super-io o Super-ego è una delle tre istanze intrapsichiche che, insieme all’Es e all’IO, compongono il modello strutturale dell’apparato psichico ed è quella che si origina dalla interiorizzazione dei codici di comportamento, divieti, ingiunzioni, schemi di valore, ecc. che il soggetto attua entro la sfera della personalità indotta che causano un senso continuo di oppressione e non appagamento. Perfetto! Infatti Berlusconi è un fenomeno atipico che non si può commentare con i soliti schemi, trattasi di un’anomalia interplanetaria, qualcosa che si muove in una dimensione diversa, una formula matematica che l’unica cosa per la quale potrebbe rendersi utile è permettere agli scienziati del CERN, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, di poterlo sottoporre ad accurati studi. Tra l’altro questa organizzazione europea per la ricerca nucleare è comoda, si trova al confine tra Svizzera e Francia, alla periferia ovest della città di Ginevra. Sono certo che finalmente si potrebbe giungere a trovare la soluzione al più importante quesito scientifico, la teoria dei Campi Unificati che negli ultimi anni della sua vita Albert Einstein cercò di elaborare per condensare in una sola formula tutti i fenomeni gravitazionali, elettromagnetici, meccanica celeste, ecc.
Una volta svelato il mistero Berlusconi Silvio, automaticamente si risolverebbe anche il caso Renzi Matteo che è la replica, o meglio il prodotto del suo mentore che per darsi continuità ha parassitato un altro essere vivente, che so, ipotizzo, ad esempio Dudù. In conclusione qui ci potremmo trovare di fronte a specie aliene, identificate con la generica definizione di xenomorfi, ossia perfetti predatori che si riproducono sfruttando altri esseri viventi come embrioni.
Non credo sia una analisi così campata in aria come voi di sicuro state pensando. Infatti è di pochi giorni fa l’ipotesi, alla quale è stato dato ampio spazio dalle più accreditate riviste scientifiche (es. FOCUS. DEL 27/08/2015) avanzata da Stephen Hawking, il quale ha affermato che ciò che entra nei buchi neri può anche non scomparire, anzi attraverso queste masse si giungerebbe in un altro Universo. In sostanza i buchi neri potrebbero essere la porta verso altri Mondi. Del resto come potrebbe altrimenti spiegarsi l’enigma, il perché da vari decenni l’umanità si sia fermata sul tasto pausa per parlare di Berlusconi Silvio alias “Oivlis Inocsulreb” e Renzi Matteo, ovvero “Oettam Izner” che ne è la sua naturale prosecuzione? E chi ci dice non siano più di due, sparsi ovunque? Con quello che sta succedendo oggi in questo nostro Pianeta dove guerre, carestie, migrazioni, fame, disuguaglianze sociali, intrighi politici, attentati, terrorismo sono all’ordine del giorno e “comandati” da occulti “Poteri Forti”.
Qui non servono giornalisti, talk show, commenti, interpretazioni, articoli di fondo, elzeviri, telegiornali, ecc. Sarebbe ora di finirla, smetterla di girare intorno a ciò che sfugge ad ogni logica. Occorre istituire subito un Comitato di massima allerta. I componenti? Semplice! Steven Spielberg, Ridley Scott, James Francis Cameron, Robert Lee Zemeckis e Christopher Jonathan James Nolan. Una via di uscita ci deve pur essere e loro la troverebbero tenendo presente che “nello spazio nessuno può sentirti urlare” (1)
Il sogno irrealizzato di Gustave Flaubert era quello di scrivere un libro sul “nulla”. Ebbene io credo di essere riuscito a buttare giù un articolo consono al “vuoto” che ci circonda.

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Tagline del film “Alien” regia di Ridley Scott

AGENZIA delle ENTRATE senza VIE di USCITA (commedia in tre capitoli con tragico epilogo)

AGENZIA delle ENTRATE senza VIE di USCITA
(commedia in tre capitoli con tragico epilogo)

PREMESSA
Nel coacervo di interessi privati, correità, egoismi, corruzione, compromessi, iniquità, malaffare e soprusi da cui le Caste attingono sempre nuova energia al fine di contrastare il pur minimo progetto di correzione del sistema, confido nell’informazione quale residua speranza, il puntello della denuncia su cui poggiare l’estremo tentativo di far retrocedere l’arroganza del Potere entro limiti tollerabili. Mi rivolgo quindi a voi giornalisti, professionisti dell’informazione, anche quelli che negli anni si sono persi per strada, ed espongo un fatto. Il racconto è un po’ lungo ma a mio modesto avviso vale la pena leggerlo, spendere qualche minuto, facendo pure attenzione ai dettagli, potreste trovare spunti interessanti. È tutto vero e documentato. Gli omissis possono essere facilmente sostituiti. Fatene l’uso che credete.

ANTEFATTO
Un trafiletto, «BELPAESE» di Alessandra Longo apparso su «La Repubblica» del 17/1/2014, denuncia che oltre 100 persone, a partire soprattutto dal 2012, si sono tolte la vita e moltissime hanno tentato il suicidio a causa della grave crisi economica e della «pressione fiscale». L’argomento è pure stato oggetto di dibattito su La7 «Linea Gialla del 28/1/2014». A tal proposito si stanno organizzando alcuni «movimenti» legati a partiti antagonisti delle Larghe Intese, che metterebbero pool di avvocati a disposizione dei cittadini per verificare se esistano o meno gli estremi affinché il governo Letta, e in subordine il nefasto Monti o viceversa, possano essere chiamati a rispondere di istigazione al suicidio previsto dagli articoli 580 del codice penale, 2 e 32 della Costituzione. Il fatto di cronaca «MAZZETTE PER GLI ISPETTORI DEL FISCO» apparso su il «SECOLO XIX» del 15 e 16 gennaio 2014 riportano la dichiarazione «minacciava di massacrarmi» profferita dal commerciante P.L.L vittima dell’infedele funzionario, tale R.P. dell’Agenzia delle Entrate in forza a (omissis). Comunque non è per queste due notizie che ho deciso di raccontarvi l’episodio, al contrario per il fatto che da oltre un mese una certa «persona», che d’ora in avanti, secondo la bisogna, chiamerò Tizio, Contribuente, Danneggiato, Protagonista suo malgrado, tenta invano di essere ricevuto dal Direttore Provinciale della Agenzia delle Entrate di (omissis) al fine di esporre i «gravi problemi famigliari» per i quali non è in grado di pagare tasse non dovute, allo stesso modo di quelli che adduce l’impiegato R.P. a giustificazione della sua tentata estorsione ai danni di un cittadino.

CAPITOLO 1 – TIZIO
L’avventura di Tizio è tutta girata in un interno, gli uffici della Agenzia delle Entrate di (omissis), la sceneggiatura è scritta nelle carte di un lungo ed estenuante contraddittorio conclusosi nel dicembre scorso, l’interprete principale l’ho già nominato, partecipano diversi comprimari, alcune comparse, dialoghi improvvisati. Regia la voce narrante dei grandi capi dell’Ente che non compaiono mai. Vi accorgerete come questo accadimento abbia riverberi (o meglio strali) che investono i contribuenti italiani, cioè coloro che «sostengono» le Entrate dello Stato (attraverso un raccapricciante sistema fiscale che neppure Kafka avrebbe potuto concepire) a favore e beneficio degli «utilizzatori finali» di tali cespiti, ovvero i politici e le Caste, che mantengono e alimentano un apparato monco e deforme al punto da consentirgli impunemente la gestione, senza renderne conto alcuno, del denaro pubblico. Nella buona sostanza mi sento in obbligo di dare un’anteprima dell’accaduto non tanto per gli articoli di legge sopra citati, nemmanco in ordine al fatto che viviamo in un Paese dove si negozia la riforma della legge elettorale con un condannato, per frode fiscale tra l’altro, e men che mai per il malcostume e la corruzione dilaganti che trasforma gli indagati, pregiudicati, corrotti e corruttori in eroi da esibire in tutti i talk show televisivi. Voglio raccontare questa avventura per… beh! Se avrete pazienza, alla fine lo scoprirete. È però necessario ripercorrere puntualmente ogni fase, quindi procediamo con con ordine.
Tutto ha inizio nel gennaio 2013, più precisamente il 24, quando al domicilio di Tizio, rappresentante legale nel 2008 di una società immobiliare, giunse una raccomandata. La missiva fu ritirata dal coniuge e la depose sul cassettone dell’ingresso di casa senza pensare che quella busta avrebbe destato l’interesse della figlioletta di cinque anni. Infatti la piccola ritenne di utilizzarla per comporvi sopra un’opera naïf completata la quale, e constatato che la minacciosa dicitura “Ministero delle Finanze” non si attagliava a tutto il resto, la buttò. Tizio ne venne a conoscenza il 21 maggio 2013 quando si concluse l’inseguimento (letterale) del «Messo Speciale Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale di (omissis)» che riuscì a consegnargli personalmente un vero e proprio «faldone» composto da 4 plichi per un totale di 92 fogli, tutti compilati da certa S.P., a firma congiunta V.T., R.T. e L.B. in ordine gerarchico decrescente. Dopo una serie infinita di intimazioni costellate da «Dpr nr., ai sensi Art. nr, Comma nr., D.L.G.S. del…, lett. nr., Prot. nr. Atto nr., Cod. uff. nr., Rif. a… ecc. ecc.» spalmati a profusione in ogni pagina, l’interessato riuscì a capire che dalla Agenzia delle Entrate di (omissis) gli veniva intimato di pagare, a breve scadenza, la modica cifra di €uro 42.243,53 non un centesimo di meno. Al ché Tizio trasalì e, superato l’attacco di panico, ricostruito tra le mura domestiche l’accaduto, si precipitò presso l’Ente in questione per conferire con S.P. indicato sui moduli quale funzionario responsabile cui rivolgersi. Era assente. Prese quindi appuntamento telefonico e quando il giorno stabilito si recò negli uffici preposti il funzionario S.P. era ancora assente. Eseguite varie piroette, tutte nella stessa mattinata, Tizio ebbe il privilegio e la «fortuna» di essere ricevuto dal sig. R.T. capo Team 2 (che in Italiano significa Capo Squadra 2) così venne a sapere il motivo per cui era incorso in una sanzione di tale entità. Infatti la colpa grave altri non era che il mancato riscontro al questionario, composto di due fogli due, a suo tempo contenuto nella sottile e leggera busta utilizzata dalla bimba, e che questo signore gli mostrò per poi riporlo sulla scrivania proprio sotto il suo naso, quello di lui, del capo Team 2 intendo. Era il 30 maggio 2013 e qui, tenetevi, arriva il primo «pezzo forte».
Dopo un leggero sobbalzo Tizio chiese copia di tale documento composto, ripeto, di due fogli due, ma il sig. R.T., Capo Team 2, dopo essersi raddrizzato nella poltrona da dirigente, rispose che questo era impossibile perché non previsto dalla «procedura». Ingenuamente Tizio obiettò che appariva almeno singolare non poter avere quanto gli era stato inviato ma il Capo Squadra, alzandosi, e questo fu il segnale che la conversazione poteva considerarsi conclusa, profferì due parole due quali «adesione» e «contraddittorio», consegnò due fogli due a Tizio, che non erano quelli necessari, suggerì di attenersi scrupolosamente a quanto in essi indicato e lo congedò. Come in quel miracolo della letteratura del ‘900 che è «Il Maestro e Margherita» di Bulgakov dove il sicario di Satana, Azazello, assume diverse sembianze, allo stesso modo da questo istante Tizio diventa «Contribuente».

CAPITOLO 2 – CONTRIBUENTE
Uno di questi due fogli due riportava le istruzioni per poter entrare in possesso degli altri due fogli due, quelli veri, pertanto Contribuente, che nel frattempo dovette immediatamente pagare €uro 180,75 di sanzione con mod. F24 (nulla a che vedere con i cacciabombardieri, quelli sono gli F35) si recò in uno degli appositi uffici deputati a tale compito, cioè «Sezione Tutoraggio dei contribuenti assistiti» (non è un centro di accoglienza) che si trova, guardate un po’, presso l’Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale di (omissis) «Sezione Distaccata Gestione e Controllo Atti UT GEI TEAM 5» (in italiano quest’ultima sigla significa Squadra 5). Salto gli inevitabili passaggi quali «utenti in coda 36», spiegazione all’impiegata di cosa venisse richiesto, interpretazione del quesito, presentazione domanda e congedo finale in attesa che Contribuente fosse richiamato. Quaranta giorni dopo altra coda, sempre all’Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale di (omissis) Sezione Distaccata, questa volta però «Reparto Consegna Documenti» (utenti in coda 37) per essere poi dirottato allo stesso sig. R.T. Capo Team 2, il Capo Squadra di prima, che consegnò a Contribuente il famoso documento di due fogli due, quelli veri, che si ha ragione di sospettare siano rimasti parcheggiati sulla sua scrivania, a suo tempo firmato, Contribuente non l’avrebbe mai immaginato, da lui medesimo. E giunse il 9 del mese di luglio dell’anno 2013.
Qui entra in scena il commercialista, ovvero un altro interprete (ma nel senso di consentire la comunicazione fra due mondi lontani), che in seguito accompagnò Contribuente a ben sei incontri con M.P. (di cui uno, non verbalizzato, con altro funzionario tale D.G.), dai quali scaturirono ben cinque «Processi Verbali di Contraddittorio», quattro memorie difensive, e-mail a cascata, una caterva di appunti, estratti bancari che attestavano la grave situazione patrimoniale di Contribuente e varie fotocopie di articoli di quotidiani che smentivano (con dati del Ministero delle Finanze) quanto asserito sui «presunti» ricavi del 2008 che i «loro» calcoli consideravano «congruenti» con gli «studi di settore». Invano Contribuente cercò di dimostrare il vero, cioè:
– La società era stata messa in liquidazione per impossibilità finanziaria a proseguire l’attività. Il locale commerciale, sede della medesima, era stato posto in vendita per estinguere il mutuo gravante sullo stesso (perciò la famosa «raccomandata» fu dirottata al domicilio di Contribuente). In parole povere «saracinesca abbassata», chiuso, fuga, missione fallita.
– Contribuente è quindi attualmente a spasso causa la pesante crisi del mattone (denunciata dallo stesso Ministero delle Finanze), non ha conti correnti in paradisi fiscali, non possiede imprese offshore, vive con la famiglia in un appartamento in affitto, non detiene proprietà immobiliari e in ultimo è gravato (documenti alla mano) da debiti contratti nel cercare di salvare la ditta prima di capire che non ci sarebbe stata alcuna prospettiva.
– Per la sua attuale situazione economico/patrimoniale a Contribuente non sarebbe stato possibile pagare alcunché, peraltro non dovuto (ma questo sembrerebbe essere un dettaglio insignificante). Inoltre furono consegnati all’Ente tutti i documenti elencati nei due fogli due contenuti nella famosa busta scoprendo, secondo «pezzo forte» e agghiacciante, che in conseguenza del fatto di non aver risposto al questionario «loro» non fossero tenuti a recepire, o meglio a non tenere in considerazione, gli attestati e certificati a suo tempo richiesti che pertanto avrebbero potuto essere respinti in toto. Come dire: abbiamo la prova che non è l’assassino ma gli diamo ugualmente l’ergastolo perché il tale giorno non si è presentato al Magistrato.
Refrattari ad ogni evidenza i funzionari della Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale di (omissis) rifiutarono recisamente la richiesta di archiviazione avanzata da Contribuente sostenendo che i «loro» parametri non lo consentono, «legalmente» funziona così, ecc. ecc. Inutile ribadire quanto fosse «legale», durante il nazifascismo, perseguitare ebrei, zingari, comunisti e altri ma senza dubbio, ne converranno, non «legittimo». Niente da fare. A quel punto Contribuente si dichiarò disponibile a concordare nei modi e termini riservati agli evasori fiscali, nella fattispecie i concessionari delle “slot machines” che, graziati dal Governo delle Larghe Intese proprio in quel periodo, versarono 611 milioni di multa pari allo 0,63% dei 98 miliardi di €uro evasi negli anni 2004-2007. Pertanto propose di «patteggiare» pagando una multa pari allo 0,63% di quanto da loro preteso che arrotondati in eccesso farebbero €uro 267,00. I signori R.T., M.P. e L.R. liquidarono sbrigativamente il «caso», quello degli evasori fiscali, ammettendo che «sì, effettivamente è stata una vergogna». Pausa brevissima e dopo essersi scambiati sguardi di disgusto per la «proposta indecente» avanzata da Contribuente e aver alluso che tale attività (intendevano quella svolta da Contribuente) si presti «come dire?» – dichiararono tra loro – «a fare del ‘nero’» si poteva transigere alla modesta cifra di soli €uro 12.620,24 non un centesimo di meno, comprensivi di tributi, sanzioni, addizionali, interessi e quant’altro. «Se lei fosse disposto a chiudere così» – aggiunsero – «bene! Altrimenti si potrà sempre rivolgere alla Commissione Tributaria.» Che significa ripartire da €uro 42.243,53 e comunque dover anticipare €uro 14.081,18 (non rateizzabili), cioè un terzo del complessivo. E Contribuente dove poteva prenderli?
Per la vittima scattò in quel momento la tagliola a suo tempo predisposta da chissà quale genio Italico. Consigliato dal professionista interprete, che ad ogni parola dei «funzionari» diventava sempre più piccolo tanto gli incutevano terrore, obtorto collo si dovette recare presso il Funzionario Redigente, certa M.D.P., per sottoscrivere l’Accertamento con Adesione per €uro 12.620,24 da corrispondersi in 8 «comode» rate. Stupefacente infine, e qui abbiamo il terzo «pezzo forte», che nel momento in cui firmò tale accordo non fosse previsto che copia del certificato venisse consegnato all’interessato. Ciò invero poteva avvenire entro non oltre 20 giorni, solo dopo che Contribuente si fosse presentato con l’attestazione di avvenuto pagamento della prima rata.

CAPITOLO 3 – DANNEGGIATO
Allo stesso modo di Azazello, l’aiutante di Satana del citato capolavoro, da questo momento Contribuente ebbe un’altra trasformazione assumendo i panni di Danneggiato. Se state ancora leggendo significa che avete molta pazienza e forse, chissà, anche un leggero desiderio di rivalsa per un’angheria subita dagli apparati burocratici del potere oppure, per dirla alla Gramsci, «odiate gli indifferenti» e voi non vi identificate in questa categoria. Dunque cercherò di stringere dicendo che, e qui l’avvocato parlamentare Ghedini farebbe comodo, Danneggiato tentò di rinegoziare tutto ed è per tale motivo che cercò, ripeto invano, di conferire con il Direttore Provinciale della Agenzia delle Entrate di (omissis).
La volontà di appellarsi non fu buttata lì a vanvera. Infatti in apertura di questo racconto stavo dicendo che ho deciso di riferire questa storia non tanto per la vischiosa e fetida situazione di crisi in cui viviamo, che già basterebbe, ma per tre fatti, due recentissimi, dei quali il primo, ribadisco, è senza dubbio il formidabile ingranaggio burocratico corporativo della macchina pubblica che si muove a copertura dei grandi interessi. Il secondo è palesato dal sottotitolo dell’articolo citato in apertura «minacciava di massacrarmi» che poi sono le parole della vittima P.L.L., il perseguitato dal dipendente R.P. dell’Agenzia delle Entrate di (omissis). Ora se i funzionari del fisco possono estorcere denaro ciò significa che il sistema glielo permette, intendo dire dispongono delle armi per poterlo fare, cioè a bordo della struttura Agenzia delle Entrate ci sono troppe falle, la discrezionalità è a casaccio, il meccanismo è distorto ed è questo, oltre l’impiegato disonesto, che deve essere messo sotto processo. Attenendoci a quanto riportato dai quotidiani è singolare infine leggere le dichiarazioni dei «vertici» dell’Ente in merito alla vicenda, e riferite al presunto estorsore, «potrebbe essere licenziato». Il condizionale è stato usato perché giustamente si resta in attesa, nonostante la sua confessione, degli accertamenti in corso o «a prescindere»? Mi auguro che la prognosi non sia quest’ultima, in tal caso sarebbe la conferma dell’esistenza di un «nucleo» corporativo inscalfibile. L’altro fatto, il terzo ma non ultimo, è che la cifra pari ad €uro 12.620,24 concordata «extrema ratio», altrimenti Danneggiato correva il rischio di «essere ancor più massacrato», a loro dire non avrebbe potuto ridursi ulteriormente perché, parole testuali pronunciate dai funzionari M.T., R.T. e L.R., «nel 2008 non c’era la crisi ed è giunta una nota da Roma di non tenere in alcun conto l’indice di riduzione calcolato per il precipitare del mercato immobiliare». Si dà il caso che proprio il 23/12/2013 (17 giorni dopo la sofferta firma dell’Atto di Adesione), su «la Repubblica» sia uscito un pezzo, corredato di grafico, elaborato dal Ministero delle Finanze, Istat, Banca d’Italia, Scenari Immobiliari, Fialp, Sunia, Agenzia del Territorio, dal quale si arguisce che già nel 2006 ebbe inizio la netta caduta nelle compravendite immobiliari. Come minimo ne consegue che all’interno dell’Agenzia delle Entrate Direzione Provinciale di (omissis) qualcosa non funzioni, almeno a livello di comunicazione. E comunque ora si ha la prova di quanto Danneggiato avesse ragione.
Adesso vi domando: come mai L’Agenzia delle Entrate, anziché prevedere una sezione Agenzia delle Uscite in modo da controllare dove vadano a finire i nostri soldi, funge da Agenzia senza Vie di Uscita? Riuscirà Danneggiato ad evitare di «essere massacrato»? Cosa dovrebbe fare? Sporgere denuncia come il commerciante P.L.L. vittima di estorsione? In che modo? A chi se «loro» sono la legge articolata a uso e consumo proprio? Non mi si risponda, per cortesia, che potrebbe chiamare Befera al cellulare, o Saccomanni, ancor meglio la Cancellieri invitandola a intercedere presso il Ministero delle Finanze, qui c’è poco da scherzare… Danneggiato è un «contribuente», un «tizio» qualunque quindi, per definizione, non ha i «numeri» dei Potenti, e poi sta arrivando la nuova squadra, di Renzi, che ha promesso, tra le altre, le riforme Burocrazia e Fisco ma… Azazello, travestito da Alfano, nelle sembianze di B. con l’appoggio di C. sta già preparando nuove atroci burle.

EPILOGO
Dopo un mese e mezzo circa Danneggiato fu ricevuto dal direttore provinciale e questi gli disse di andare subito al sodo, al «merito» del problema. Tizio (aveva di nuovo assunto tale identità) cercò di fargli capire che dover versare tributi su quanto mai guadagnato pareva fosse un «merito» sufficiente affinché chi di dovere si attivasse per riparare l’ingiustizia. Inoltre fece presente di non essere in grado di far fronte alle loro richieste per oggettiva mancanza di denaro. Tale sfrontatezza fece assumere al dirigente (educato da anni di corsi di inquadramento a seconda che faccia parte o meno di quella larga percentuale di «nominati» da Befera), un atteggiamento di distacco. Con trattenuta cortesia e visibilmente infastidito di come non si potesse comprendere la «loro» legge il direttore licenziò l’argomento decretando che per lui il «merito» è ciò che viene codificato dal «sistema».
Così si concluse la vicenda, utile a ricavarne un solo precetto: «…l’unica vera, grande, assoluta anarchia è quella del potere.» (Pier Paolo Pasolini, 1975). E in questo Paese il potere non ha ancora paura.

Mauro Giovanelli – Genova

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