Archivi categoria: Commento

VIA COL VENTO

VIA COL VENTO

A parer mio la frase più celebre del colossal “Via col vento” è quella che pronuncia Ashley Wilkes (Leslie Howard) a Rossella O’Hara (Vivien Leigh) e Melania Hamilton (Olivia de Haviland) quando quest’ultima, raggirata dall’amica, sgrida il marito per essersi rifiutato di lavorare per lei ad Atlanta:

“E va bene… Siete in due contro di me…”

Mitica!

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Locandina del film “Via col vento”

RIPRODUZIONE RISERVATA

MA CHE COMPASSO! IL PENDOLO DI FOCAULT…

MA CHE COMPASSO!
IL PENDOLO DI FOCAULT…

L’ultima strofa di una mia poesia, titolo “IDONEA DESTINAZIONE” così fino a ieri recitava:

“————–
A parer mio le gambe della donna
sono aste del compasso
che nello spazio siderale misura le coordinate
fra “benvenuto” e “addio”.
La tua assoluzione o la condanna.”

Infatti non più tardi di ieri una gentile amica mi segnalò di ricordare che nel film “L’uomo che amava le donne (L’homme qui aimait les femmes)” di Truffaut, 1976/77, dal protagonista (Charles Denner) viene pronunciata la seguente frase:

“Le gambe delle donne sono come dei compassi che misurano il globo terrestre in tutti i sensi, dandogli il suo equilibrio e la sua armonia.”

Per le molte coincidenze che, se da una parte mi gratificano dall’altra risultano indigeste, ho riflettuto, rivisto interamente il filmato inviatomi (della pellicola non ricordavo tale locuzione) e verificato che il doppiaggio rispecchiasse la versione italiana. Anche se il mio pensiero allarga gli orizzonti uscendo dal Pianeta il termine “compasso”, di cui non esistono sinonimi appropriati, ormai risultava inadatto. Ho pure pensato che per la gente sarebbe stato più facile e piacevole credere a Truffaut… Bah! Necessitava uno strumento di calcolo o verifica composto da aste o similari che per l’utilizzo debbano aprirsi e chiudersi e riassumesse, ampliandolo ulteriormente, il mio concetto. Mica facile!
Immediatamente… “Il pendolo di Focault” esposto al museo della tecnica di Parigi e romanzo (bellissimo) di Umberto Eco! Illuminazione!
Ecco il risultato:

“————–
A parer mio le gambe della donna
sono gli estremi limiti del piano di oscillazione
del pendolo divino che dell’Universo misura
il senso di rotazione, sono la differenza
fra “Benvenuto” e “Addio…
…………..
La tua assoluzione o la condanna.”

Voi cosa ne pensate?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Locandina del film ““L’uomo che amava le donne (L’homme qui aimait les femmes)” di Truffaut, 1976/77

RIPRODUZIONE RISERVATA 

CHISSÀ CHI!

CHISSÀ CHI!

«Per rendere consapevoli di non essere “Chissà chi!” coloro (female e male) che si ritengono “Chissà chi!” solo per il fatto di poter esibire titoli onorifici (dott., prof., ing., arch., avv., a.d., pres., on., denaro, potere, ecc.) si corre il rischio di apparire “Chissà chi!”.
Chissà chi potrebbe risolvere questo dilemma.»

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: A sinistra una scena tratta dal capolavoro “I soliti ignoti” di Mario Monicelli – A destra Pier Paolo Pasolini e Franco Citti

RIPRODUZIONE RISERVATA 

IL GRAPPOLO

IL GRAPPOLO

“Quando mi imbatto nell’imbecille di turno (female e male) in un primo momento cerco sempre di farglielo capire ma, nell’arco di pochi secondi, ad egli se ne associano altri formando un vero e proprio “grappolo” che si auto alimenta. Bizzarro non aver ancora compreso che, essendo imbecilli, mai potrebbero intendere che sto cercando di aiutarli.
Forse è per ciò che la mia anormale normalità potrebbe essere intesa come presunzione.
Per l’ennesima volta dovrò rileggere Edmond Rostand”

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Opera di Kenne Gregoire

RIPRODUZIONE RISERVATA

FORZA E FRAGILITÀ

FORZA E FRAGILITÀ

“Detesto chi non si espone mai completamente nascondendo almeno una frazione di sé dietro nebulose e mai dimostrate convinzioni. In questo modo si auto conferisce Potere. Forse sta in ciò la mia forza e, allo stesso tempo, dolorosa fragilità.”

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Gustav Klimt – “La filosofia”

RIPRODUZIONE RISERVATA

NATALE 2017

NATALE 2017

Reliquia, adorazione del corpo o parti di esso in una “confessione” che pretenderebbe di esaltare lo “Spirito” insieme al Padre ed il Figlio. Processioni di mummie, Madonne, Cristi enormi, parati a festa, oro mirra e argento, molto incenso, ex voto, santi, senza o con nome, innominati, ex mi astengo, venerazione di falangi, mignoli, ciuffi di capelli, teschi, tibie, femori, mandibole, vendesi crani con o senza… telefonare ore pasti, addobbi, paramenti, stole, sistemi di tortura, croci, astinenza, mortificazione in vita ed esaltazione dopo morti, tombe e catacombe, sotterranei, incunaboli, ostensori, sangue sciolto che si ragruma, ragrumato che si scioglie, stigmate che spuntano nei punti sbagliati, flagellanti, flagellatori, flagellati, tiare, catafalchi, catacorvi, catalessi, catatonici sacrestani, monsignori, padri senza figli (ufficiali)… Mai vista rappresentazione più efficace della marcescenza dell’umano riflettere. Con pochi geniali tratti fra l’altro compreso il “ricciolo” barocco della gamba di legno in primo piano, a sinistra, destra del santo o ciò che ne resta. Gesù sofferente sulla croce da duemiladiciassette anni e Budda sorride ad Oriente, muore e risorge, fra pochi giorni è Natale, regali, regaloni, “pensierini” per lei, lui, il cognato, fratello, sorella del consuocero, la zia e prozia, tanto per…
Auguri!

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI artista post contemporaneo

RIPRODUZIONE RISERVATA

Graziella Ciliberto Artista Contemporanea

Cara Graziella Ciliberto
www.pitturadeco13.it ,

spero che la pazienza paghi, ti chiedo ancora scusa ma gli impegni si accavallano di momento in momento per cui salta ogni programma, appuntamenti falliti, articoli obliati nel fondo di una delle tante cartelle del PC.
In questo istante sto ammirando le opere esposte nel tuo sito. Già una prima volta, visitato in fretta, ho avuto modo di essere investito da colori forti tuttavia pervasi da profondo senso di inquietudine, ricerca di qualcosa dimenticata nello scorrere del tempo fra le cavità dei nostri sogni, i dirupi di ogni incubo ma, soprattutto, inevitabile e continua ricerca del vissuto da cui estrarre indicazioni di ciò che il futuro potrebbe riservarci. Il passato non esiste più, il divenire neppure ha preso forma pertanto il solo presente “è”, ogni attimo suggerisce alla tua mano cosa imprimere sul supporto. Da ciò scaturisce la tua anima o qualunque cosa essa sia. Nel dipinto “Autunno” così come in “Alberi” ed in certo qual modo “Mare” insiste il perseguimento della tua incognita. Viali silenziosi, quieti, a volte rischiarati da timida luce laterale, vicina, a fianco
“Autunno”, oppure tale baluginio è lontano, in fondo al sentiero ombroso, fatato o stregato, dove si potrà trovare la risposta. Non sfuggono a questo percorso “Stupore” e “Tutto scorre”. Finanche “Mare” che, dal titolo, potrebbe suggerire azzurra prateria di acqua salata, o verde smeraldo, blu profondo, lascia l’osservatore al di qua di due alberi che, come sentinelle, consentono solo la visuale di uno spicchio appartato e sereno del tenue moto ondoso racchiuso comunque fra la sponda in cui ci troviamo e l’opposta costituita da colline nel momento in cui raccolgono gli ultimi raggi di un sole al tramonto.
“Metamorfosi” richiama in fondo la medesima mestizia, sotto forma umana che alla fine, ma fine fine, crediamo sia la sola in grado di cogliere il mistero dell’Universo. Infatti vi si può ammirare un abbraccio più di disperazione che di gioia, potrebbe essere riconciliazione, pace ritrovata. Resta il fatto che le connotazioni ed i tratti dei volti, profilo quello dell’uomo e di fronte la figura femminile, hanno lineamenti distintivi, oserei dire “laceranti”, si ha percezione di disfacimento in atto, corrosione non solo del corpo. Resta da vedere se tale processo sia da addebitare al “prima” della coppia, ipotesi che mi sento di sostenere visto che la “stretta” della donna riconduce a quello paterno nella parabola del “figlio prodigo”, “Perso e ritrovato” o “Padre misericordioso” raccontata solamente nel Vangelo secondo Luca 15,11-32. Qui è la femmina che perdona. Fra le sue braccia accoglie “lui” nell’intento materno di fermare il logoramento di cui egli è promotore e colpevole.
Potrei dire molto sulla tua pittura. Continua la tua ricerca, affinerai sempre più il linguaggio e ricorda: Non si è artisti per caso!
Un caro saluto.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagini in evidenza: Opere dell’artista Graziella Ciliberto

RIPRODUZIONE RISERVATA 

PERCORSO OBBLIGATO – ELENA VERARDO ARTISTA

PERCORSO OBBLIGATO 

«Elena Verardo nata a Genova nel 1968.

Nel 1987 ho conseguito il diploma presso la Scuola di Ceramica di Chiavari e nello stesso anno avviato, a Santa Margherita Ligure, uno studio per la lavorazione della terracotta, porcellana, maiolica, ecc. arte, questa, ulteriormente approfondita con la successiva frequentazione dei corsi di perfezionamento presso l’Istituto di Faenza. Ho preso parte a varie mostre nazionali. Per la realizzazione delle mie opere impiego sabbia ed altri costituenti naturali. Dal 1999 vivo a Rossiglione (Genova) dove è ubicato il mio laboratorio.»

—– ° —– 

   Ho visitato gran parte del Pianeta che ci ospita, granello di sabbia scagliato inesorabilmente nel Cosmo percepito tuttavia… seppur insignificante frammento costituito prevalentemente da ossigeno e silicio (elemento quest’ultimo che, come il carbonio per il mondo organico, sta alla base dell’inorganico) supporta a sua volta universi inesplorati. Entrare nel laboratorio dell’artista Elena Verardo è stato itinerario verso orizzonti seducenti ed allo stesso tempo causa di ritrovato impulso all’esplorazione, curiosità, indagine su ciò che circonda il nostro divenire. Un po’ come Odisseo durante il periglioso viaggio verso Itaca durato anni proprio per il suo desiderio di assorbire, vivere le estrosità cui la Natura sottopone i nostri sensi e, ahimè, trascuriamo di apprezzare. Così già accadde all’esposizione Remida Day 3 del 2012 fra le potenti colonne in marmo a sostegno delle volte a vela sferica della loggia di Palazzo Ducale, in quel di Genova, dove avevo visto esplosione di colori, borse in vari tessuti, decorate, manici in bambù e varie fogge, cappelli per signora, arazzi in tinte sgargianti, congruenti, tenue, quasi fossi stato catapultato a San Cristobal de Las Casas in Messico o Arequipa in Perù ma l’estro, il valore aggiunto della sensibilità e gusto italiani avevano esaltavano maggiormente il mio peregrinare e mai avrei pensato che tutto ciò provenisse dalla stessa mano delle opere che sto oggi contemplando.  

   «Ho iniziato a dipingere gatti quando ero ancora piccola forse perché questi animali così vicini all’uomo ed allo stesso tempo distaccati, indipendenti, mi incutono da sempre il fascino del mistero» scrive Elena Verardo. 

   Invero siffatti felini (Felis silvestris catus) non erano forse già noti nell’antica civiltà egizia con il termine “Mau”? Considerati sacri, simboli di grazia e benevolenza nei confronti dell’uomo? E Charles Lutwidge Dodgson, sotto il ben più noto pseudonimo di Lewis Carroll, non identificò proprio il gatto quale primo interlocutore di Alice? «Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe come è, perché tutto sarebbe come non è e viceversa; ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe, chiaro?”“Siamo tutti matti qui. Io sono matto, tu sei matta” ribatté il Gatto alle parole di Alice – “E da cosa giudichi che io sia matta?” ­ “Devi esserlo, perché altrimenti non saresti qui”»(1)

   In tale estensione siderale sono stato proiettato dalle opere di Elena la quale sostiene che tutti noi ci stiamo muovendo in altre… Realtà? «Uguali ma diversi nel grande disegno Divino… Le ali colorate che comunque ci ricordano non esistere una sola dimensione…». Queste le parole dell’artista. 

   Proseguendo nel mio itinerario ogni volta ho provato mestizia nell’allontanarmi dalla precedente tappa sedotto da un senso di pace quale riverbero delle esatte composizioni che via via si sono imposte alla vista, desiderio di ammirare ancora toni, gradazioni e accostamenti che puntualizzano l’impenetrabilità ed allo stesso tempo rivelazione del Grande Mistero.

   Davvero notevoli i “Soggetti sacri”, figure coinvolgenti, accurate, oneste, intrise di candido fascino privo d’intenzionalità alcuna di negare o affermare l’esattezza dell’Ulteriore, lasciando libero l’osservatore di ammirarle secondo la propria urgenza esistenziale. 

   Creatività, mescolanze, simbologia, umano e trascendente sono le infinite sbarre del mondo di Elena da esse costretta nella continua speculazione di quanto la circonda imponendole surreali seppur efficaci raffigurazioni sia dell’esistente sia dell’immaginario fino a dissolverne ogni enigma e fornendo, riducendola all’essenziale, la sola rappresentazione alla portata di ciascuno di noi. Il tutto in un favoloso tripudio di sfumature e segni ad un tempo riconducibili alla pittura naturalistica a motivi geometrici tipica dei nativi delle grandi pianure dell’America del nord ed a quella più sviluppata delle popolazioni stanziali dell’America centrale.

   L’armonia e accuratezza del manufatto sfociano in lucentezza e sfolgorío improvvisi come fuochi artificiali color pastello che esplodono traverso le stelle lasciando attonito lo spettatore. 

   Lumache, meduse, cavallucci e stelle marini, pesci, per giungere a meravigliarmi delle stupende realizzazioni sempre in ceramica, piatti, vasi, calici, teiere, studio di tragitti coerenti, fondali marini, accessori moda con collane e spille, bracciali, orecchini e le realizzazioni in tessuto come illustrato all’inizio di questo meraviglioso percorso.

   Elena! Grazie di esistere, non fermarti e continua la tua ricerca, neppure potresti fare altrimenti, più forte di te l’esigenza di immergerti in questa fiabesca dimensione. Persisti a colorare ed abbellire la vita usando gli elementi che la natura ci offre che alla fine, ripeto, ma fine fine… altri non sono che ulteriori infinitesimali frammenti del medesimo componente primario del granello siliceo su cui approfittiamo di un passaggio che le tue creazioni rendono sicuramente piacevole, sereno e infondono speranza nel futuro. 

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

(1) Alice nel Paese delle Meraviglie (titolo originale Alice’s Adventures in Wonderland) è un romanzo fantastico pubblicato per la prima volta nel 1865 dal matematico e scrittore inglese reverendo Charles Lutwidge Dodgson, sotto il ben più noto pseudonimo di Lewis Carroll.

Immagini in evidenza: Opere dell’Artista Elena Verardo – Rossiglione Genova

RIPRODUZIONE RISERVATA 

 

FULVIO LEONCINI ARTISTA POST CONTEMPORANEO

FULVIO LEONCINI
ARTISTA POST CONTEMPORANEO

Fulvio, devo concedermi una pausa! Quanto meno resistere alla tentazione di scrivere ciò che suscitano le tue opere ogni volta che le osservo, che sia tecnica mista, disegno con lapis, olio, schizzo (sto aspettando la foto della parete su cui pulisci i pennelli) e quant’altro tu imprima su supporto di ogni tipo. Il 13 di questo mese (dicembre 2017), pochi giorni fa, è stato pubblicato un libro “Stupidi anni! Vita e morte di Cesare Pavese” che, ovviamente, ho acquistato e letto in meno di un’ora.
Trattasi di opera teatrale, Gianfranco Loffarelli l’autore, e abbraccia l’arco di tempo che va dal 1927 al 1950 più precisamente alle ore 20,30 di domenica 27 agosto, Torino, Hotel Roma, stanza nr. 43, quando la cameriera dell’albergo vide disteso sul letto il corpo immobile del grande poeta. Pantaloni e camicia, maniche rivoltate, un braccio piegato sotto la testa ed un piede penzoloni appena fuori bordo. Risultò evidente quanto non fosse più occupato a liberarsi dei suoi propri incubi, più dal viso disteso e sereno che dalle due righe stilate sul foglietto attiguo ad una confezione vuota di “Roipnol”, sul comodino accanto. “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Non fate troppi pettegolezzi” vi era scritto.
Caro amico, ti starai domandando che caspita c’entri tutto ciò con la tua arte. Abbi un po’ di pazienza. Intanto… “Perdòno o Pèrdono?”. Il nostro Cesare non mise alcun accento per cui voglio pensare che intendesse perdonare l’umanità intera per aver lasciato andare anzitempo il sommo letterato e pensatore. “Non fate troppi pettegolezzi” lo aggiunse ben conscio di quanto siano repellenti le “qualità” degli appartenenti al genere “Homo” in cui lui non si riconosceva (né vi apparteneva). Così mi rimarrà sempre un dubbio, non per l’interpretazione del suo testamento che mi risulta chiarissimo ma su un particolare per i più insignificante che vorrei conoscere e non saprò mai anche se, sono convinto, egli abbia agito come… avrei fatto io al suo posto.
Arriviamo al dunque. Perché dovrei commentare questa tua eccelsa opera dopo aver visto il ritratto che avevi promesso di farmi? Mi sono commosso come poche volte è capitato nella vita. E solo per questioni di donne. Ho provato la sensazione… come dire? Esiste una persona che è riuscita ad arrivare in fondo alla mia anima. Hai scritto “grande” fra l’altro. Se lo dici tu… Però devi sapere che all’età di pochi mesi, da bebè, avevo il vizio di tirarmi l’orecchio destro nel vano tentativo di metterlo in bocca e morsicarlo per cui, rispetto al sinistro, risulta essere più discosto dall’osso temporale. Mia mamma decise infine di incerottarlo ma il danno era fatto. Forse già allora la “destra” mi infastidiva… Osservando attentamente la mia propria immagine riprodotta magistralmente dovrei dedurne, proprio da questo particolare, che il sottoscritto sia dall’altra parte della psiche, e stia osservando Mauro quasi intendesse riferirgli qualcosa. Forse non tutti sanno che il riflesso percepito da uno specchio piano non è invertito destra-sinistra come ordinariamente creduto. Per le leggi della rifrazione che non sto qui a spiegare esso rimane infatti inalterato l’osservatore percependo il solo ribaltamento alto-basso e fronte-retro. Allora mi collego alla citazione che hai scritto in “calce” al ritratto in caratteri che potrebbero sembrare la piccola ringhiera della mensola:

“Quale mondo giaccia al di là di questo mare non so, ma ogni mare ha un’altra riva, e arriverò.”
Cesare Pavese, “Il mestiere di vivere (1935-1950)

L’ho fatta troppo lunga ma ho “sentito”, se mai avessi dovuto averne conferma, la magnifica persona che sei e, travolto da un’ondata di affetto sincero, avvertito la pressante necessità di dire: “Ti voglio bene”.
Per quanto riguarda la tua opera in evidenza affermo, nel pieno delle mie facoltà mentali, che se Vincent è “post impressionista” tu, Fulvio Leoncini, sei “post contemporaneo”. “Oltre” insomma… Come l’io al di là della tua specchiera… probabile abbiano una riva, la stessa. Dove arriveremo. Un abbraccio.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini artista post contemporaneo – Ritratto di Mauro Giovanelli (immagine provvisoria)

RIPRODUZIONE RISERVATA