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CALCIO MADE IN ITALY

CALCIO MADE IN ITALY

Scrivere qualcosa sulla nostra nazionale ai mondiali del 2014? E sul calcio in generale? Mi viene solo in mente Decimo Giunio Giovenale. “Populus duas tantum res anxius optat, panem et circenses” ovvero “il popolo due sole cose ansiosamente desidera, pane e giochi circensi”. Ai cittadini italiani stanno togliendo l’uno e l’altro nonostante le cifre da capogiro dei super Mario Balotelli di turno e gli interessi che ruotano intorno a questo mondo incantato e lontano, immagine riflessa di quello dei nostri politici. Mi stupisco che ogni tanto questi “gladiatori” riescano pure a fare qualche gesto atletico di rilievo come per l’altra parte rimarrei sorpreso venisse fuori una geniale pensata. C’è un però… ai tempi del poeta latino (circa 2000 anni fa), dalle cui finissime satire fu estratta la famosa locuzione, sugli spalti stavano per la gran parte i patrizi e nell’arena 22 disperati che combattevano per la vita. Oggi le gradinate dei vari stadi sono stipate di poveracci che osannano 22 straviziati milionari che “giocano”. Un mondo rovesciato, come quello di Alice, senza meraviglie però, a parte i Genny ‘a Carogna.
Non voglio aggiungere altro, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa anzi, scusate, sulle limousine e le auto blu… almeno quelle, le ambulanze, teniamocele a disposizione per il 2018.

Mauro Giovanelli – Genova
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POLITICA E GIOCO D’AZZARDO

POLITICA E GIOCO D’AZZARDO

Vi siete accorti quanto sia sempre più numeroso l’esercito dei giornalisti nostrani filo governativi? Un vero e proprio corpo d’armata deputato alla tutela del nuovo salvatore della Patria e, guarda caso, tutti collaboratori di importanti quotidiani che usufruiscono dei finanziamenti pubblici. Ricordo un trafiletto dove uno di questi aveva addirittura paragonato la salita al trono del giovane scattista delle riforme allo scommettitore che, per uscire dalla palude della sfiga, trova infine il coraggio di puntare con ammirevole audacia l’ultima “fiche”. Quanta pazienza ci vuole! Deve proprio essere una questione di abito mentale se a certuni tale accostamento fa subito scattare la molla dell’indignazione pensando che il residuo gettone faceva parte di un cospicuo lotto acquistato, con i soldi dei cittadini, dai predecessori dell’attuale primo ministro.
Tralascio di disquisire sullo stile non proprio ortodosso adottato dall’ex guida scout nell’appropriarsene. Che non sia particolare sensibilità a far percepire la massima cautela strategicamente dispiegata dai molti cronisti nell’avanzare critiche al nuovo esecutivo? Comunque ogni volta accompagnate da attenuanti generiche e almeno dieci righe sui successi tuttavia conseguiti dai nostri politici? A meno che… ci sono! Alla fin fine non sarà molto più semplicemente una questione di intelligenza a permettere di registrare gli inviti alla ragionevolezza, il coro unanime di osanna al lasciamoli lavorare, le condanne alla violenza verbale, sperticate lodi al nuovo miracolo? Andatevi a leggere le varie rubriche “lettere al Direttore” o “La posta di…” poi ne riparliamo.
O sono io ad essere tanto cocciuto da non comprendere la totale fiducia dispensata al manovratore proprio da coloro che, per mestiere, dovrebbero ogni giorno controllarne il percorso? A sospettare che possa anche essere una rappresentazione a salvaguardia del tornaconto che si identifica con la rendita di posizione ormai acquisita? In fondo, fra le tante caste di cui è ammorbato questo Paese, non esiste forse anche quella dei giornalisti e dei conduttori TV? Circa gli accadimenti politici di questi tre mesi, culminati nella trionfale parata a seguito dei risultati conseguiti dall’ex sindaco di Firenze alle ultime europee, non era certo necessario essere usciti dalla Bocconi, come Monti, per capire che il PD sia diventato la fotocopia della vecchia DC, con tutti i finti ribaltamenti del caso. E non è forse un mistero inspiegabile, se non con la fede, come agli addetti all’informazione possa essere sfuggito che già nell’apostolo Letta Enrico si fosse reincarnato il sistema andreottiano del “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”? Con questa sua massima il divo Giulio si riferiva ovviamente a sé stesso, gli altri si arrangiassero.
A mio modestissimo parere siamo su un binario morto e da italiano dico che mi crea turbamento l’investitura popolare di Renzi, proprio perché accolta favorevolmente dall’elettorato di destra e dalla stampa al centro di nessuna sinistra. Per onestà non mi posso esimere dal dire che per fortuna sono facilmente individuabili i pochi, ma buoni, rimasti a informare, descrivere accuratamente ogni fatto che ci riguarda.
Nelle vesti di giocatore mi preme chiudere questo biasimevole pezzo con una delucidazione in merito alla metafora citata in apertura. La “fiche” di Matteo, che l’avrei piuttosto definita una bella e robusta “placca” da casinò, non è stata posta nel piatto di una partita a poker dove la sfida, improntata all’intelligenza, lealtà, fantasia, abilità e temperamento, doti inesistenti nei nostri governanti, alla lunga premia sempre il migliore. Direi che la puntata sia piuttosto finita sul tavolo verde o rosso della roulette. Azzardo puro. In fondo i soldi sono dei cittadini, quelli che tirano le cuoia, e i politici, alla fine, si presentano sempre alla cassa per riscuotere e rimettersi in gioco.

Mauro Giovanelli – Genova
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Pubblicato su “Il Segno” nr. 10 del 1-15 giugno 2014 pag. 2 – ttp://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it – con il titolo “Tutti sul grande carro del vincitore mentre l’Italia aspetta il miracolo”.

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A VOLTE RITORNANO

A VOLTE RITORNANO

A “Che tempo che fa” dello scorso 11 maggio, Giorgio Albertazzi ha affermato “le cosce delle donne sono la prova dell’esistenza di Dio”. Conoscevo questo provocatorio e condivisibile accostamento, ma “recitato” da un artista di quel calibro… mi è parsa una rivelazione, sono d’accordo quanto la perfezione della natura si sia adoperata nel formare il corpo femminile.
Al Tg7 di stasera, scrutini conclusi, Matteo Renzi, devo ammettere con signorilità e pacatezza dopo un trionfo di tale portata, si è lamentato delle voci che lo incolpano di aver assorbito parte dell’elettorato di destra così, a sua giustificazione, ha aggiunto “non ci vuole la laurea in matematica per capire che se non prendi il voto di quello che prima non te l’ha dato poi riperdi”. Altra rivelazione, nulla da eccepire, solo che… non è necessario essere filosofi per intuire che o quelle persone sono diventate di sinistra o il partito si è spostato a destra. O uno o l’altro. La risposta a questo dilemma l’ho avuta una ventina di minuti dopo a “Otto e mezzo”. Nei termini e modi a lei consueti la Picierno Pina, ospite di Lilli Gruber, ha confermato la teoria della lista spesa da 80 €uro bastante per due settimane di sopravvivenza. Anzi ci ha messo sopra il copyright. In questo caso non è stata l’ennesima scoperta del mese bensì una vera e propria illuminazione, ossia la riuscitissima modificazione genetica subita dal PD. Osservando la gestualità di questa giovane renziana, il costante sorriso perfido e scostante alla Belpietro, i continui ammiccamenti e interruzioni stile Santanchè, d’improvviso tutto mi è stato chiaro. Gli innesti dei codici genetici assemblati nelle larghe intese hanno funzionato, nessuna crisi di rigetto “et voilà”, bello servito e confezionato, un potente organismo politico unicellulare. La membrana plasmatica è del tutto simile a quella eucariotica della vecchia sinistra, nel citoplasma sono disciolte molecole di DC con inclusioni di NCD, mentre il nucleo profondo è in sostanza costituito da FI.
Che liberazione! Non ci dormivo la notte. Grazie onorevole Picierno, nello scontro verbale con l’ottimo Scanzi, sotto la supervisione di un Cacciari sempre più fatalista, assonnato, mi ha tolto ogni dubbio residuo e, niente di meglio, nell’arco di nemmeno un’ora. Adesso i pensionati aspettano gli 80 €uro netti mensili.
Avete visto? A volte ritornano.

Mauro Giovanelli – Genova
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CINQUE STELLE, CON TANTE SCUSE AL GRANDE LEOPARDI

CINQUE STELLE, CON TANTE SCUSE AL GRANDE LEOPARDI

Il cuore lo porterebbe a votare lista Tsipras ma ha detto di aver esaurito il romanticismo nell’intrico delle larghe intese, pure la pazienza. Non c’è più tempo per sognare e la speranza è volata via con i bla, bla, bla di Renzi Berlusconi & C. (C. sta per Picierno). Questa la posizione di un cittadino che faceva parte della classe media, eccola: entro il giorno 4 del mese prossimo ha l’onere di pagare all’Agenzia delle Entrate la terza di dieci rate (€uro 1.500 ciascuna) perché risultato non “congruo” ai famigerati studi di settore… soldi non dovuti. Questo caro amico mi ha raccontato che la sua richiesta di riservargli lo stesso trattamento dispensato agli evasori fiscali, i concessionari delle slot machine, è stata respinta con disgusto dai soloni dell’Ente (se la legittima domanda fosse stata accolta, anziché i 15.000 estorti con il codice, avrebbe dovuto versare €uro 325 e spiccioli, pochissimi per gli stomaci di questa classe politica, sempre più forte con i deboli e serva dei potenti). Altri 1.121 €uro li deve alla ICA di Savona (Imposte Comunali Affini, l’Ente Riscossione di quella Provincia) per “pubblicità”, cioè cartelli “vendesi” appiccicati, fra pesanti ragnatele, alle finestre di appartamenti da alienare… pazzesco! Come mettere tasse sull’uso del bisturi ai chirurghi o, che so, pretendere una gabella aggiuntiva dagli idraulici ogni volta che utilizzano le pinze a pappagallo. Mi ha pure chiesto a chi dovrebbe rivolgersi per conoscere l’importo Tasi da corrispondere perché non ne ha la minima idea, nemmeno come pagarla, di certo lui sa che la mannaia calerà entro il 16 giugno. Mi è parso un po’ smarrito. Nella buona sostanza ho saputo che ad oggi ha impegni per totali 3.000/3.300 €uro di sole imposte, divisibili per pochi e indivisibili per molti. Quando ha cominciato a parlarmi di spese condominiali, bollette, parcelle, canoni e quant’altro, con una scusa qualunque mi sono sfilato. Peccato, era una persona così divertente, di compagnia e poi oggi, a mia volta, non mi sentivo troppo socievole.
Mentre mi dirigevo verso casa, mani in tasca e capo chino, ho riflettuto molto. L’angolo morto della lotta per la sopravvivenza si è stretto troppo, mi pare l’abbia detto Pitigrilli, e non gli basta più la sua buona stella. Per cambiare in fretta, prima del fallimento, a lui ne occorrono almeno cinque, subito, costi quel che costi o, se preferite, “muoia Sansone e tutti i Filistei”. Ma quando mi è apparso chiaro che in questo spazio angusto ci sono anch’io, un brivido ha accompagnato una sgradevole e improvvisa considerazione di me stesso e dell’umanità che ho visto in termini di pura e semplice competizione, coacervo di miseri egoismi.
Già da qualche tempo, purtroppo, credo sia solo questo traballante impianto politico in equilibrio instabile a liberare lentamente bassi istinti, orientare i pensieri e le scelte della gente. Molto pericoloso. E chiedendo venia al grande Leopardi, “il naufragar è amaro in questa melma”.

P. S.
Con i voti degli elettori di Forza Italia il giorno dopo veniva celebrata la vittoria netta del PD di Matteo Renzi. Avrei voluto telefonare al mio amico ma… che dire? Il giaguaro non è stato smacchiato, invece “Il Gattopardo” di Don Giuseppe Tomasi, 12º Duca di Palma, 11º Principe di Lampedusa, Barone di Montechiaro e della Torretta, Grande di Spagna, è ricomparso in tutte le vetrine. La pubblicità della riedizione? Le parole di Tancredi Falconeri, nipote del Principe Fabrizio, “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.”
Mauro Giovanelli – Genova
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UNA O CINQUE STELLE?

UNA O CINQUE STELLE?

Già! Devo proprio ammetterlo, in questo ventennio e più anche l’informazione ha fatto passi da gigante. Per uno come me, che sui banchi dell’Università si nutriva di “ABC”, trasgressivo settimanale politico e di attualità anni ’60, o “L’espresso” prima maniera, formato gigante, dove a scriverci trovavi l’inarrivabile Franco Cordero con la sua famosa risposta “L’inferno siete voi” (1/2/1970 pag. 9) alla pelosa lettera di monsignor Carlo Colombo che lo redarguì per avere adottato come testo, in qualità di docente di filosofia del diritto, il suo “Gli osservanti”. Non parliamo poi de “La Repubblica” presentatasi come il quotidiano “fuori dai soliti schemi, ondeggiante tra la sinistra extraparlamentare e il PCI”, il giornale del giovane fondatore e direttore Eugenio Scalfari, di Bocca, Pansa. E Dario Fo in TV (per poco).
Insomma per uno come me, stavo dicendo, è facile capire i progressi conseguiti in questo Paese circa il modo di ragguagliare i cittadini su ogni accadimento. Infatti ieri sera (9 marzo 2014) a “Otto e Mezzo”, l’ottima Lilli Gruber ha formulato domande veramente interessanti a Carla Ruocco del M5Stelle. Per essere conciso, e non circonciso, neppure coinciso, evidenzio le più significative. “L’attivismo di Renzi potrebbe danneggiare il M5Stelle? Lei si immagina di essere al governo con le responsabilità di un primo ministro?” E l’affermazione “Beppe Grillo deve raccogliere un milione di €uro” che sottintende “non è una sorta di finanziamento?” Ad aiutarla interveniva Folli Stefano, quello con il riporto, de “Il Sole 24 ore”, ora trasmigrato nella squadra di Ezio Mauro, che voleva risposte a sue personali curiosità tipo “le piace Marine Le Pen? Cosa vi distingue da lei? E che dice del dinamismo del Presidente del Consiglio? Qual’è il problema con Pizzarotti? Secondo me è di antica data, non certo per i nomi dei candidati proposti alle europee.”
Molto interessante, davvero, approvo in pieno. Concordo pure nel considerare una minuzia il fatto che la Ruocco abbia appena avuto modo di accennare ai duemila €uro al mese che lei percepisce contro i diciottomila che intascano i politici degli altri “partiti”. Decisamente trascurabile poi che questi ultimi, non essendo “movimenti”, continuino ad usufruire del finanziamento pubblico in barba ad ogni volontà popolare.
Sì certo, mi hanno persuaso, la colletta di Beppe Grillo per raggranellare qualche spicciolo è uno scandalo. Altresì sono sempre più convinto come tutto si sia adeguato alla nuova corrente di pensiero. In questa ondata critica, che di stelle ne ha una a stento, neanche è prevista la prima colazione, solo il sacchetto ristoro e la mezza minerale, normalmente offerti gratis ai tifosi che decidono di recarsi in pellegrinaggio ad Arcore.

Mauro Giovanelli – Genova
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PD

PD

Un partito deceduto da tempo per grave crisi di rigetto causata da corpi estranei insinuatisi al suo interno. Adesso è in avanzato stato di decomposizione. Il fetore è insopportabile.
Non sarebbe il caso di provvedere alla sua sepoltura con un abbondante strato di calce viva? A questo punto si tratta di un problema che investe l’igiene e la sanità pubblica.

Mauro Giovanelli – Genova
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GIORNATA MONDIALE DEDICATA ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE (The day after)

GIORNATA MONDIALE DEDICATA ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE
(The day after)

Siamo all’indomani della “giornata mondiale dedicata alla violenza contro la donna” anche se per me non esiste soluzione di continuità in tal senso, un articolo “No alla violenza contro le donne”, pubblicato su “Memoria Condivisa” il 16/9/2015 e “postato”, l’avevo appunto scritto due mesi fa, come “L’origine del mondo” ispirato al famoso dipinto di Gustave Courbet esposto al Museo d’Orsay di Parigi (sebbene rimase nascosto nei magazzini per lungo tempo essendo considerato “osceno”).
“Fine della lezione”, che di seguito ripropongo, mi ha intrigato per il rispetto e al contempo la profonda venerazione verso la femmina. È duplice il messaggio. Dopo anni di amore clandestino è lui che decide di lasciarla “libera”, perdonatemi il termine, per consentirle di raggiungere l’obiettivo che lei, non più giovane, ha maturato, e darle la possibilità di coronare il nuovo sogno prima che il tempo la privi dell’arma per eccellenza del gentil sesso: L’essere attraente. E qui sta il sacrificio dell’uomo: pur consapevole di aver ascendente sulla partner rinuncia ad avvantaggiarsene, alla fine cede, sa che la sua aspirazione è “sensata”, sono queste le regole cui ci si deve prima o poi adeguare. Non gli resta che straziarsi della perdita “urlando” il proprio dolore..
A proposito di regole, l’impareggiabile poesia “Urlo” di Allen Ginsberg fu pubblicata in Italia nel 1965 ma negli USA uscì nel 1957 e subito ritirata “poiché conteneva riferimenti troppo espliciti a pratiche etero e omosessuali”. Seguì l’arresto e successivo processo, sia all’autore (un genio) sia alla casa editrice nella persona del proprietario, Lawrence Ferlinghetti, ottimo poeta e letterato (non era come Berlusconi che quando lo informarono dell’impennata di vendite della sua Mondadori per grazia ricevuta da un romanzo, “Il piccolo naviglio”, disse: “Tabucchi? E chi sarebbe costui?” senza alcun riferimento al “Carneade?” del manzoniano “I promessi sposi” che per lui altro non sono che le nipoti di Mubarak in viaggio di nozze a Dubai (con soldi suoi). Quindi tornando al lamento, se così vogliamo chiamarlo, di Pike Bishop, oltre al rispetto dell’amante per la legittima ambizione, che lui non poteva soddisfare, c’è pure una patologica venerazione, passione allo stato puro, del suo corpo, la carica erotica, l’intelligenza, il senso di libertà, proprio quell’amore che lo indurrà infine a sacrificarsi per lei. Credo sia superfluo aggiungere che il suo “stolta! Insensata! Ottusa!” o l’augurio di ritrovarsi nella “consuetudine” insieme a un mediocre in salopette sia lo sfogo della profonda ferita che lo dilania, la mancanza di cui soffre, la morte dell’anima.
Vi annoio ma sarà per l’ultima volta, oggi ho deciso di perdere un po’ di tempo, il mio sicuramente più prezioso di quello che inutilmente viene messo a disposizione dei molti la cui arguzia arriva fino a un: “…di uomini è pieno il mondo”.
Per quanto riguarda il dibattito, sempre e comunque proficuo qualora le opinioni siano costruttive, non dimentichiamoci che viviamo in un Paese dove il romanzo “L’amante di Lady Cahatterley” fu messo all’indice, per non parlare di “Histoire d’O” presentato nel 1954 dall’autrice francese Dominique Aury sotto lo pseudonimo di “Pauline Réage” che in Italia girò clandestinamente, con copertina gialla senza alcuna attribuzione (di queste credo di avere l’unica copia originale esistente essendo cresciuto in una famiglia “aperta” all’interno della quale la libera circolazione di idee, cultura, libri e attenzione all’evoluzione del pensiero erano, è il caso di dirlo, di casa); la scrittrice confessò solamente 40 anni dopo d’aver effettivamente scritto lei la storia, su insistenza del critico letterario nonché suo amante Jean Paulhan. Ma la tempesta si placò nel 1976 così Guido Crepax ne fece un fumetto d’autore formidabile con copertina argento edito dalla Olympia Press Italia. “Tropico del Cancro” e “Tropico del Capricorno” di Henry Miller fecero gridare allo scandalo. “Diario di un vecchio sporcaccione” del grande Henry Charles Bukowsky non ne parliamo proprio, e tanti tanti altri.
Il 5 febbraio 1960, terminata la proiezione in prima nazionale de “La dolce vita”, uno dei pilastri della cinematografia mondiale, all’uscita dal Capitol di Milano, Federico Fellini fu fermato da una signora che lo accusò di consegnare il Paese in mano ai bolscevichi e l’indomani il celebre regista ricevette in un solo giorno 400 telegrammi che lo accusavano di essere comunista, traditore ed ateo. Anche Marcello Mastroianni fu offeso pesantemente. Venne richiesta una verifica della pellicola “per motivi di ordine pubblico” ed essendo cominciata a circolare l’ipotesi del sequestro, già la mattina dopo nelle sale cinematografiche si formarono file lunghissime alla cassa. “Fascino del proibito” definirono questo afflusso, a mio parere siamo un popolo di ipocriti morbosi, soggiogati da secoli di clericalismo, gente che si masturba pensando a quello che vorrebbe fare, o gli fosse fatto, ma carenti di materia prima. Viviamo il sesso in un continuo “embargo” mentale. Con “Ultimo tango a Parigi” si raggiunse l’apoteosi. Il film causò in Italia un forte impatto alla moralità e decenza dei cittadini per le numerose sequenze di erotismo e in particolare per una scena di sodomizzazione nella quale il personaggio interpretato stupendamente da Marlon Brando penetra, dopo averle lubrificato il retto con del burro, la giovane ventenne espressa da una Maria Schneider eccezionale. Vennero subito censurati otto secondi nei quali l’attrice sembrerebbe aver raggiunto un vero orgasmo. La settimana seguente il film fu requisito per “esasperato pansessualismo fine a se stesso”. In seguito a questa e altre denunce, cominciò un iter giudiziario che approdò alla sentenza di “distruzione della pellicola”, si dovettero bruciare tutte le copie in circolazione. Era l’anno 1976, ovvero 376 anni dopo il rogo che in Campo de’ Fiori a Roma spense la vita del più grande filosofo dell’umanità: Giordano Bruno. Comunque c’è sempre qualche persona capace di pensare e dotata di lungimiranza per cui alcune copie furono salvate. Oggi si trovano presso la Cineteca Nazionale da conservare come “corpo del reato”. Per il regista ci fu una sentenza definitiva per offesa al comune senso del pudore, fu privato dei diritti politici per cinque anni e condannato a quattro mesi di detenzione.
Concludo nel sottolineare un aspetto del tutto trascurato, come sempre accade in questi casi, al fine di segnalarlo agli amici di buona volontà giunti fin qui invitandoli a dare un’occhiata al quadro del pittore toscano Fulvio Leoncini che ho accostato a “Fine della lezione”, presente nel mio blog www.icodicidimauro.com, sul diario e nel libro “Tracce nel deserto”. Non è che la mia scelta sia stata condizionata per attinenza dell’argomento trattato con il soggetto riprodotto, neppure per il fatto che faccia parte di una serie di raffigurazioni dal titolo “13 stazioni per Lady Chatterley“, percorso elaborato dall’artista nel 2012 e dedicato alla “passione”, ma semplicemente perché lo considero un’opera d’arte, il miraggio di un vero professionista, un capolavoro. Non aggiungo altro per quest’opera, lascio giudicare a voi, io non mi stanco mai di guardarlo, mi dà gioia, serenità, senso del bello, infonde calore, desiderio di estraniarsi da tutto e tutti, quiete, appagamento dei sensi. Non avendo l’originale mi dispiace solo di essere costretto ad ammirare la foto ma a pensarci bene anche questa situazione surrogata potrebbe essere un modo di masturbarsi il cervello.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini – 13 stazioni per lady Chatterley – 2012 – Dedicato alla passione – Collezione privata – la medesima con la quale è stata proposta, sotto lo pseudonimo di Pike Bishop la poesia “Fine della lezione” proposta nella “Giornata mondiale dedicata alla violenza contro le donne”

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Fine della lezione

So che stai soffrendo
come un animale in calore.
Purtroppo non ci sono
a soddisfare i tuoi istinti,
la smania che ti assale
rimane inappagata.

E ti vai spegnendo.

Adesso non puoi dire
che il mio egoismo è senza limiti,
tanto da farti sentire uno zero,
avrei dovuto darti di più, queste le tue ultime parole,
altro ancora, ed erano solo inutili convenzioni,
nulla valevano ma tu non lo capivi.

Ora beneficia della tua ovvietà.

Nell’ultimo anno mi hai pressato,
non hai inteso, due come noi
sono senza alternative,
avresti dovuto pensare come un uomo,
prendere e gioire, dare e godere,
solo così avremmo sfidato il tempo.

E insieme… risultare vincitori.

Non sei riuscita, proprio non ce l’hai fatta
ad anteporre i sensi, la passione, la carne, gli umori
di cui restavamo impregnati, sudore, sperma,
liquidi escretori delle tue fertili mucose,
mi stringevi, con le unghie ti avvinghiavi a me,
perciò si aggiungeva sangue, e gradevole dolore.

Ma eri tu a mugolare di piacere.

Tutto qui! È semplice in fondo.
Stolta! Ma come puoi non aver inteso
che l’universo è questo,
il resto sono cantine ammuffite, strade senza sbocco,
lavori in corso, chiedere permesso, ricerca di un parcheggio,
falsi valori, passeggiate senza meta.

Se non hai una tua vita segreta.

Inviti a cena, convenevoli, raduni salottieri,
insopportabili opinioni, consuetudini, discussioni,
condivisioni, visite di cortesia, amici di facciata,
un caffè al bar, saluti stiracchiati, presenze fastidiose
mentre accanto si incrociano destini di altri…
alla disperata ricerca di amore.

Che noi avevamo… ora è dolore.

Non è possibile, né smetterò mai di domandarmelo,
eppure te l’avevo insegnato, spiegato bene,
avevamo compiuto il prodigio,
un caso su mille, diecimila… che dico? Unico.
Solo noi eravamo arrivati a destinazione,
la compiutezza, il gioco dei corpi, l’attrazione.

Ma ha vinto la necessità della finzione.

Ed io di questo godo, soffro da morire ma godo
della tua angoscia. Donna insensata!
Quante volte ho detto: “devi essere mia, come una schiava”,
quando lo sussurravo al tuo orecchio, te lo chiedevo
mentre ti ero dentro, nei tanti modi che da me hai imparato
e che volevi… “Sono tua, prendimi!” Rispondevi.

“Farò ciò che vuoi… ti scongiuro, amami per sempre!” Supplicavi.

Sempre! Avevamo resa autentica questa parola.
E dove lo trovo un altro come te! Piangevi…
A parte questo, nulla hai capito,
e ogni giorno che mi vorrai e non ci sarò
mentre davanti ai tuoi fornelli con un lui sereno
chinato sulla tavola a fare i conti, chissà perché

me lo immagino in salopette

per cattiveria sai, se non la indossa è nel cervello
che di sicuro ce l’ha. Allora mentre ti asciugherai
le mani, i piatti avrai lavato, getterai uno sguardo
furtivo al mio anello, ti tornerà alla mente l’attimo
in cui decidesti di pianificare la tua vita,
la paura dell’insicurezza che ora è terrore della ripetitività.

Difficile poter tornare indietro.

La vecchiaia… sei stata tu a richiamare la sua attenzione,
hai voluto sederti ad aspettarla, con me correvi, era lei disperata,
non ci raggiungeva, adesso piano piano ti si avvicina,
ogni giorno lascia il segno, ferite sul tuo corpo,
le ore passano in silenzio, la tua mente è svuotata,
hai già fatto la spesa, il momento del suo rientro si avvicina,

a questo pensi mentre sei in cucina.

Cerchi di scacciare il mio ricordo… ti dilania il pensare,
ritrovarsi il biglietto vincente della lotteria
e incassarlo a metà anziché spendere tutto
fino in fondo, all’avventura. Che follia è stata!
Ma il fondo mai l’avremmo toccato, e tu sai perché.
La nostra passione dilatava sempre i confini.

Ne scoprivamo di nuovi stando vicini.

E adesso che più non ti usi? Che manca il maestro?
I glutei andranno infiacchendosi, la pelle si indebolirà,
già avviliti sono i capezzoli, piangenti e nostalgici i seni perfetti.
E il clitoride rosa che feci risorgere? Era nascosto, umiliato.
Ricordi? Le piccole labbra… hai gemuto la prima volta,
poi mi chiedesti di succhiarle ancora, prenderle, viziarle…

…mi tenevi premuta la testa, pervasa dall’eternità.

Ma chi potrebbe mai sfiorarti le gambe come so fare io?
Lentamente arrivavo fino alle mutandine ma…
non andavo oltre, pregustavo ciò che sarebbe stato,
tornavo alle ginocchia, i polpacci, i piedi, tu fremevi,
e allargavi le cosce sempre più, seduta al mio fianco, in auto,
guidavo e ti toccavo, tornavo su, pizzicavo la parte più tenera…

il loro interno, in alto, vicinissimo alla vagina.

E lì avvertivo calore di femmina, plasmata
per me, compiuta, sentivo umido, caldo umido,
così abbiamo girato per motel e ristoranti
musei, chiese romaniche, barocche, ci sposavamo nelle sacrestie,
poi alberghi, birrerie, ogni sorta di pub, bar, spiagge di sera,
di giorno, scogliere protettive, cabine, e tu bruciavi…

a volte dicevi di accostare, subito… non potevi aspettare.

Non mi è possibile perdonarti, mai potrò farlo,
è come se tu avessi inferto uno squarcio all’Infinito
che avevamo raggiunto, toccato, in cui abitavamo.
Ricordi bene che sembrava un susseguirsi di dune
di sabbia finissima, il sole sempre basso, al nostro fianco,
e il mondo era solo una percezione lontana, ad occidente…

le nostre ombre unite, lunghe, guardavano l’oriente.

Anteporre la sicurezza, la stabilità, il timore
di un futuro incerto che neppure sai se arriverà,
cominciare a pensare a sistemarti, organizzarti!
Parole orribili, prive di libertà.
Dove? Con chi? Come? Per aspettare di morire?
E quando dovesse giungere quel momento?

Sai che cercherai la mia mano, annasperai, ed io… dove sarò?

Come hai fatto a non capire che stavamo
cogliendo il meglio di ciascuno di noi…
nascondendoci da tutto. Splendido! Assoluto!
ci incontravamo solo nel nostro reale vissuto
fossimo stati insieme, come due coniugi
o compagni, non avrebbe potuto durare…

Solo i clandestini arrivano alla meta senza smettere di amare.

Stolta! Ottusa! Te l’avevo detto
Di abbandonare la normalità
Ubbidire a me
passivamente, senza nulla pensare
se non a noi.
Ma la tua indole femminile… il timore,

ti hanno corrotta, ed io ho fallito.

Però… ho scoperto qual è la verità! Questa è l’ultima lezione.
Alla fine sta in un pensiero che a tutto sopravvive,
e accetta il passaggio offerto dalla prima foglia che s’invola,
da una brezza amica che si fa messaggera,
il riverbero di un raggio di sole distratto, il vento di scirocco,
un gabbiano che sconfina, il bagliore complice della luna

per giungere in tempo fino a te… e farti sentire la mia mano
che tiene stretta la tua.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini – 13 stazioni per lady Chatterley – 2012 – Dedicato alla passione – Collezione privata – la medesima con la quale è stata proposta, sotto lo pseudonimo di Pike Bishop la poesia “Fine della lezione” proposta nella “Giornata mondiale dedicata alla violenza contro le donne”

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VENTO IDIOTA (IDIOT WIND) – SENZA PERDERE LA TENEREZZA Versione 2

VENTO IDIOTA (IDIOT WIND)
SENZA PERDERE LA TENEREZZA – Versione 2

Il Pontefice ha lasciato Cuba esortando il popolo, i governanti, e la Nazione tutta alla “rivoluzione della tenerezza”. Bella persona papa Francesco, da agnostico quale sono è la prima volta che provo emozione di fronte al capo della Chiesa Cattolica, e massimo rispetto: la borsa che si porta appresso un po’ logora, modesta, gonfia, la gestualità dell’uomo semplice, le scarpe nere “comode”, pianta larga e suola robusta, la papalina sempre in equilibrio precario che non sopporta. È una persona che “cade”, non teme di mostrare la sua vulnerabilità. Quando ha incespicato mentre saliva la scaletta dell’aereo mi ha strappato dalla mente la considerazione che in quell’istante non c’era alcun Simone di Cirene a raccogliere la croce, neppure una Veronica a detergergli con un panno di lino il volto sporco di sudore e sangue, che ha dentro di sé, nella sua solitudine. Lo vedo un uomo isolato nella battaglia che conduce per cercare di cambiare l’umanità. Si è alzato da solo, senza aiuto alcuno, con orgoglio, naturalezza e volontà incredibili. Soprattutto mi colpisce il suo sguardo sincero, aperto, con un’ombra di malinconia, sconforto, che ti dilania, penetra i tuoi dubbi, vorresti abbracciarlo, sento che ha necessità di aiuto, avverto che vive la sua fede con profonda convinzione, ma ho l’impressione che allo stesso tempo si renda conto quanto potrebbero essere vani l’impegno e la dedizione che profonde nella missione che gli è stata assegnata.
Il Vicario di Cristo si è poi recato negli USA presentandosi dinanzi al Congresso e successivamente al Palazzo dell’ONU, immagino portando alla Nazione più potente della Terra e a tutti i “governanti” lo stesso messaggio, il richiamo alla rivolta dell’amore.
Tenerezza! Deve essere una parola magica. Ha subito indirizzato il mio pensiero a una delle migliori e più complete biografie su Ernesto Che Guevara, giocatore di rugby, appassionato di scacchi, eccellente poeta, ottimo fotografo, medico competente specializzato in allergologia, appassionato lettore che passava con disinvoltura da Jack London, Jules Verne ed Emilio Salgari ai saggi di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung fino ai trattati filosofici di Bertrand Russell, sebbene l’esempio che lo attirasse di più fosse Mohandas Karamchand Gandhi conosciuto come il “Mahatma” ossia “Grande Anima”. Fu anche un provetto motociclista tanto che con la sua Norton, cui venne dato il soprannome di “La Poderosa II”, dopo la laurea viaggiò per tutto il Sudamerica, Bolivia, Ecuador, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala. A proposito della più importante guida spirituale dell’India, che teorizzava e praticava la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa fino a regalare l’indipendenza al suo Paese, Ernesto Guevara, dopo aver visto la povertà delle popolazioni che incontrava ed essere stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell’America Latina coltivando il sogno di vedere un giorno il Sudamerica come un’unica entità. Per arrivare a ciò riteneva quindi necessaria una strategia di ampio respiro che non poteva certamente identificarsi con la “non violenza”. Nell’itinerante momento della sua vita si fermò per prestare attività di volontariato presso il lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni. Quanti sono i legami che ci uniscono tutti! E lavoriamo solo per scioglierli. Basta una semplice parola, un gesto onorevole, per fare collegamenti impensabili, intessere una tela di bei gesti tutti mirati al bene comune, la fratellanza e la solidarietà… e l’amore. Almeno così capita a me. San Francesco! Che nel 1203/4, dopo la sua conversione maturata nel 1154 a seguito dell’esperienza della guerra fra Perugia guelfa e Assisi ghibellina, quest’ultima soccombente dopo la sconfitta nel 1202, e la conseguente prigionia, rimase sconvolto a tal punto da indurlo a un totale ripensamento della sua vita. Da lì iniziò un cammino di mutamento che col tempo lo portò “a vivere nella gioia di poter custodire Gesù Cristo nell’intimità del cuore”. Ciononostante pensò di partecipare alla Crociata, quindi provò a raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri III di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come cavaliere a questa missione era a quel tempo considerato uno dei massimi onori per i cristiani d’Occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammalò nuovamente ed ebbe un profondo ravvedimento. La malattia potrebbe essere stato un “segno” per far sì che non fossimo privati di questo santo? Il fatto è che Francesco rinunciò al proprio progetto e tornò ad Assisi. Da allora egli non fu più lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pregare ed in lui germogliò un crescente senso di compassione, che gli ispiravano i deboli, i lebbrosi, i reietti, gli ammalati, gli emarginati che si sarebbe trasformato poi in una vera e propria “febbre d’amore” verso il prossimo. In questo senso, e non solo, uno degli uomini più “illuminati” della nostra epoca, Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore e regista, un genio della erudizione mondiale, che mai viene citato dai mass media o dalla TV ed è tenuto pure ai margini della cultura ufficiale, come non fosse esistito, diceva: “Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e in servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui”.
Sta di fatto che Francesco, amante di ogni forma di umiltà, si trasferì dopo pochi mesi presso il lebbrosario di Gubbio, intitolato a “san Lazzaro di Betania”, restando con i lebbrosi e servendoli con estrema cura. Dunque il “Che” nel lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni, san Francesco 750 anni prima a prestare la stessa opera in Toscana, Pasolini a percorrere negli anni ‘60 le polverose periferie di Roma nell’estenuante ricerca di un perché alle ingiustizie di questo Mondo. Ciascuno spinto dalla necessità di tenerezza.
A volte penso che sia tutto inutile e vengo assalito da una profonda afflizione. Mi domando se quanto viene detto negli incontri fra Capi di stato, dai “politicanti”, sui quotidiani o nei dibattiti televisivi, nelle omelie pronunciate nei funerali dei morti ammazzati per i motivi più abietti, seguiti da applausi al passaggio dei feretri, insomma questa marea di bla, bla, bla in fondo non siano altro che parole al vento, un vento idiota, “Idiot wind” come cantava Bob Dylan negli anni ’70, che lasciano il tempo che trovano. L’ultima strofa di questa poesia/canzone dice “…vento idiota che soffia tra i bottoni dei nostri cappotti, che soffia tra le lettere che abbiamo scritto, vento idiota che soffia tra la polvere sui nostri scaffali, siamo degli idioti, bambino, è un miracolo persino che riusciamo a nutrirci da soli”.
Il resto lo conosciamo tutti, o quasi, ma il punto è rispondere alla domanda che di certo vi state ponendo, cioè per quale motivo mi sono infilato in questo discorso. Perché sono convinto che il Santo Padre conosca la vita e le opere del grande talento italiano che trovò la morte nella notte tra il 1º e il 2 novembre 1975, ucciso in maniera brutale, percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma, “crocifisso” da un balordo, uno dei tanti “ragazzi di vita” che voleva salvare. Credo che apprezzi anche il menestrello del Minnesota, il poeta del country e del rock, mica il Vicario di Cristo è uno che porta calzature di vernice rossa griffate Prada. Neppure ho dubbi che il papa non abbia letto la biografia sul braccio destro e consigliere di Fidel Castro, redatta da “Paco Ignacio Taibo II” e che consiglio pure a voi di dare un’occhiata. L’autore scrive: “Ernesto Che Guevara continuerà a farmi visita nei sogni, rimproverandomi come mai non sono in qualche parte del Mondo a costruire una scuola”. Il titolo del libro? Dimenticavo: “Senza perdere la tenerezza”.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

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L’articolo “VENTO IDIOTA (IDIOT WIND) – SENZA PERDERE LA TENEREZZA – Versione 2” è stato pubblicato il 5 luglio 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it e inviato a Papa Francesco il 1° ottobre 2015.
Di seguito la sua risposta:

Egr Signore
Sig. Mauro Giovanelli
via______________
16129 GENOVA GE

La Segreteria di Stato porge distinti ossequi e, nel comunicare che quanto è stato inviato al Sommo Pontefice è regolarmente pervenuto a destinazione, esprime a Suo nome riconoscenza per il premuroso pensiero e Ne partecipa il benedicente saluto.

Ho riproposto questo pezzo per ringraziare Francesco della Sua attenzione. Allo stesso tempo mi pongo diverse domande ma, per non dilungarmi troppo, al momento desidero solo rendervene partecipi aggiungendo una riflessione: mi chiedo se in questo Paese il Pontefice non sia l’unica figura rassicurante. Sono certo di sì. I traumi che quotidianamente la politica ci impone diventano ogni volta più grevi. Altra considerazione, per quanto mi riguarda, è che nel quarantesimo anniversario della sua morte non credo ci sia miglior riconoscimento per il grande Pier Paolo Pasolini se non quello di essere entrato, pur nelle poche righe delle quali vi suggerisco la rilettura, all’interno della società occupando il posto che gli compete fra coloro che si sono spesi, e si prodigano tuttora, nella ricerca della tenerezza.

Mauro Giovanelli – Genova
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IL CERCHIO MAGICO

IL CERCHIO MAGICO

Quando in una oligarchia come l’attuale dove in Italia il potere è nelle mani di quello che Eugenio Scalfari definisce “cerchio magico”, mentre il sottoscritto battezza “cricca infame”, costituito da una decina di persone che, sotto la direzione della guida scout Renzi Matteo & corifei, Elena Boschi in testa, ne determina la strategia politica ed economica a favore del “capitale”, tutti gli intellettuali, così la cultura, la conoscenza e l’informazione, diventano corpi estranei alla stregua di inclusioni sane all’interno di un organismo che vuole essere malato. La crisi di rigetto è quindi inevitabile.
E quando le decisioni a livello mondiale vengono prese da un gruppo di 130 individui, le maggiori personalità nel campo economico, politico e bancario che ogni dodici mesi si riuniscono in hotel o resort di lusso in varie parti del mondo, e i nomi dei partecipanti sono resi pubblici attraverso la stampa ma la conferenza avviene a “porte chiuse”, impedito l’ingresso al pubblico, persino ai parenti, tanto meno ai mass media, allora qualcosa non quadra. Qui e in questo modo vengono disegnate le strategie da adottare sui temi globali, economici e politici del Pianeta. È il “Gruppo Bilderberg”, il nome deriva dal luogo dove si tenne la prima conferenza, appunto all’Hotel de Bilderberg, a Oosterbeek (Paesi Bassi) nel 1954. Da sottolineare che si diede inizio a questa “tradizione” quando furono passati nove anni dalla fine della seconda guerra mondiale, sei dalle elezioni del 18 aprile 1948 che segnò uno straordinario successo della Democrazia cristiana a scapito delle sinistre ma ad un solo anno dalle votazioni del 7 giugno 1953 (quelle passate alla storia per la degasperiana “legge truffa” elettorale, che scatenò in Parlamento un’autentica battaglia tra i due fronti politici) dove la DC perse due milioni di voti. Tutto dovette ricominciare da capo essendo vanificato il faticosissimo percorso fino a lì compiuto al fine di tenere le sinistre lontane dal Governo. Ecco che il “Gruppo Bilderberg” scese in campo.
Quando ti accorgi che i giornalisti, così come i direttori dei TG o i conduttori di talk show sono diventati servi del regime essendosi trasformati in parroci di campagna che alle lamentazioni dei cittadini rispondono con notizie monche, se non rassicuranti del buon operato del Governo che alla lunga… e ti danno da recitare due Ave Maria e quattro Pater Nostro per penitenza così da guadagnarti una vita migliore nell’aldilà.
E quando ti accorgi che sono finiti i tempi in cui i professionisti dell’informazione erano i guardiani del Governo anziché alleati dei parlamentari, quando sui quotidiani trovavano spazio giuristi e storici di valore come Arturo Carlo Jemolo che su “La Stampa” del 2 giugno 1974 aveva scritto: “L’aria pareva più pura, persino la natura più bella; quanta fiducia nelle persone, quanta speranza che fosse sorta l’era degli uomini di buona volontà, disinteressati, senza ambizioni, per cui gli alti uffici fossero soltanto un dovere e una missione […] Fu lo spazio d’un mattino”. Quando c’erano penne affilate come scimitarre arabe del calibro di Indro Montanelli, Mario Melloni detto Fortebraccio, Giorgio Bocca, Giuseppe D’Avanzo, e tanti altri che sull’Espresso prima maniera non ne lasciavano passare una al politico di turno o al cardinale andato fuori dalle sue competenze, come Franco Cordero, giurista e scrittore italiano. Famoso rimase il suo articolo del 1° febbraio 1970 “L’inferno siete voi” in risposta al cardinale Carlo Colombo che gli inviò una melliflua lettera contestandogli la scelta, in qualità di professore di filosofia del diritto all’Università Cattolica, del libro di testo “Gli osservanti”.
E quando dobbiamo constatare che gli appartenenti al “cerchio magico” sono persone di basso profilo morale, infimo livello di competenza e professionalità, oserei dire anche di scarsa intelligenza, allora significa che il peggio deve purtroppo ancora arrivare. Emblematico a questo proposito l’inopportuno attacco di Renzi contro la sinistra inglese: “Jeremy Corbyn? è una ricetta per la sconfitta elettorale, ai laburisti piace perdere”, spiegava lunedì scorso (21/9/15) in direzione Pd il premier, che non si accontenta più di strigliare la minoranza del suo partito, ma espande i suoi orizzonti da Londra ad Atene. “Anche sto Varoufakis se lo semo tolti. Chi di scissioni ferisce, di elezioni perisce” è stata l’elegante dichiarazione della guida scout tanto per lanciare un subliminale “consiglio” alla sua minoranza. Abbiamo un Presidente del Consiglio, non eletto, di sinistra (?), cui dispiace quando perdono le destre. E considerando che per il famoso “aplomb” degli inglesi il laburista neppure l’ha degnato di considerazione, come merita, il più sanguigno Yanis Varoufakis (stessa faccia ma, in questo caso, non proprio stessa razza) replica mettendolo al tappeto: “Sotto un’estrema costrizione da parte dei leader europei, tra cui anche il signor Renzi che ha rifiutato di discutere ragionevolmente le stesse proposte della Grecia, il mio primo ministro, Alexis Tsipras, è stato sottoposto il 12 e 13 luglio a un bullismo insopportabile, a un ricatto nudo, a pressioni disumane”. L’ex Ministro greco dell’economia incalza “il premier italiano ha svolto un ruolo centrale nell’aiutare la rottura di Alexis, con la sua tattica del poliziotto buono, sulla base dell’assunto «se non cedi, essi ti distruggeranno»”. Avete inteso? Abbiamo anche un coraggioso alla guida della Penisola, un uomo di carattere, un cavaliere senza macchia e senza paura, un eroe insomma, di quelli che decantava l’Ariosto. E poi la stoccata finale: “Signor Renzi, ho un messaggio per te: puoi gioire tanto quanto ti pare per il fatto che io non sia più ministro delle finanze o deputato. Ma non ti sei sbarazzato di me, io sono vivo e vegeto politicamente, e come persona in Italia mi riconoscono quando cammino per le strade del vostro bel Paese. Ciò di cui vi siete sbarazzati partecipando a quel colpo vile contro Alexis Tsipras è la democrazia greca“. E forse anche della nostra, aggiungo io.
Quando viviamo in una società dove la gran parte della popolazione del pianeta, il 98%, è stanca di stare ad osservare quel 2% che sta rapinando le risorse a disposizione e che da solo detiene più della metà della ricchezza della Terra (World Institute for Development Economics Research delle Nazioni Unite con sede a Helsinki – n.d.a.) non c’è posto per gli intellettuali.
Allora lunghi funerali lentamente, senza tamburi sfilano, né musica dentro l’anima. Vinta, la Speranza piange, e l’atroce angoscia sui nostri crani pianta, dèspota, i suoi vessilli neri.”(*)

Mauro Giovanelli – Genova
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(*) CHARLES BAUDELAIRE (libera interpretazione)

SENZA PERDERE LA TENEREZZA (Versione 1)

SENZA PERDERE LA TENEREZZA (Versione 1)

Oggi (22/9/2015) il Pontefice lascia Cuba e invita alla “rivoluzione della tenerezza”. Adesso è in volo verso gli USA, immagino per recare alla Nazione più potente della Terra lo stesso messaggio.
Grande persona papa Francesco, il suo richiamo alla rivolta dell’amore mi ha subito riportato a una delle migliori e più complete biografie su Ernesto Che Guevara, giocatore di rugby, appassionato di scacchi, eccellente poeta, ottimo fotografo, medico competente specializzato in allergologia, provetto motociclista tanto che con la sua Norton Modello 18 di 500 cc del 1939, cui venne dato il soprannome di “La Poderosa II”, dopo la laurea viaggiò per tutto il Sudamerica, Bolivia, Ecuador, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala. In questo itinerante momento della sua vita si fermò per prestare attività di volontariato presso il lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni.
Il “Che” era pure un appassionato lettore e passava con disinvoltura da Jack London, Jules Verne ed Emilio Salgari ai saggi di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung fino ai trattati filosofici di Bertrand Russell, sebbene l’esempio che lo attirava di più fosse Mohandas Karamchand Gandhi conosciuto come il “Mahatma” ossia “Grande Anima”. A proposito della più importante guida spirituale dell’India, che teorizzava e praticava la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa fino a regalare l’indipendenza al suo Paese, Ernesto Guevara, dopo aver visto la povertà delle popolazioni che incontrava ed essere stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell’America Latina coltivando il sogno di vedere un giorno il Sudamerica come un’unica entità. Per arrivare a ciò riteneva quindi necessaria una strategia di grande respiro che non poteva certamente identificarsi con la “non violenza”.
Il resto lo conosciamo tutti, o quasi, ma il punto è rispondere alla domanda che di certo vi state ponendo, cioè per quale motivo mi sono infilato in questo discorso. Perché sono convinto che il Santo Padre abbia letto la biografia sul braccio destro e consigliere di Fidel Castro, redatta da “Paco Ignacio Taibo II” e che consiglio pure a voi di dare un’occhiata. L’autore scrive “Ernesto Che Guevara continuerà a farmi visita nei sogni, rimproverandomi come mai non sono in qualche parte del Mondo a costruire una scuola”. Il titolo del libro? Dimenticavo: “Senza perdere la tenerezza”.

Mauro Giovanelli – Genova
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