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MAURO GIOVANELLI – Opere

MAURO GIOVANELLI

si possono acquistare: • Solo in tutte le librerie Feltrinelli (su ordinazione) • On-line sul sito: www.ilmiolibro.it (consigliabile) • On-line sul sito: www.lafeltrinelli.it

PUBBLICATI DALL’AUTORE:

▪ “Ecco perché Juanita” – codice ISBN (momentaneamente fuori commercio, in fase di rielaborazione per ristampa – riedizione entro marzo 2017)

▪ “Il leggìo a nove posizioni” – codice ISBN 9788892306882

TRACCE NEL DESERTO

▪ “A destra di nessuna sinistra” – codice ISBN 9788891095022
http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/117343/a-destra-di-nessuna-sinistra/

▪ “Destra e… manca” – codice ISBN 9788892306271

TRACCE NEL DESERTO

▪ “Barra a manca!Timone a dritta!In breve tutto a destra!”- codice ISBN 9788892319479
http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/poesia/301297/barra-a-manca-timone-a-dritta-in-breve-tutto-a-destra/

▪ “Tracce nel deserto” – codice ISBN 9788891038302

TRACCE NEL DESERTO

▪ “Forse è poesia…” – codice ISBN 9788892319806

FORSE È POESIA…


DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE:

“Asso alla quinta”

▪ “Ecco perché Juanita” – Prima edizione 2012
(momentaneamente fuori commercio, in fase di rielaborazione per ristampa – riedizione entro marzo 2017)

Ecco perché… Juanita (spagnolo: Momia Juanita) è il nome di una bella bambina che tra il 1440 ed il 1450 d. C. venne sacrificata dai sacerdoti Inca al Dio Apu Illapu (conosciuto anche come Illapa, Ilyap’a, Katoylla) che era il dispensatore della pioggia e del tuono. Un Dio molto importante e venerato dalla gente dato che la pioggia era fondamentale per la vita. Al Museo Santuarios Andinos dell’Universidad Catòlica Santa Maria in Arequipa (Perù), mentre osservavo la mummia della piccola Juanita, conservata in una teca climatizzata, e ascoltavo la spiegazione asettica che la guida dava del suo dramma, ho finalmente avuto l’ispirazione per il titolo da dare a questo mio “componimento”. Ci stavo lavorando da diverso tempo. Potrebbe essere un buon trattato, una cosa insensata, una tesi, un delirante “intreccio”, anche una favola. Comunque credo che l’idea possa essere interessante. Non è un libro nel senso stretto del termine cioè, tanto per restare nel tema del racconto, la “creazione” nata dalla congettura buttata giù dall’estro di una persona che vuole raccontare una storia. Neppure lo classificherei un saggio anche se gli somiglia. Lo definirei piuttosto un “arabesco” inteso come “mescolanza” dei pensieri di diversi autori che, a mio avviso, hanno affrontato l’unico vero tema dell’umanità le cui ramificazioni si intrecciano con la lotta tra il Bene e il Male, la ricerca del destino dell’uomo quindi il significato della sua presenza in questo immenso spazio, l’enigma del fine ultimo, il rapporto con le Chiese e religioni imperanti, la follia umana. C’erano una volta quattro grandissimi scrittori che…
Mauro Giovanelli – Genova

▪ “Il leggìo a nove posizioni” – codice ISBN 9788892306882

TRACCE NEL DESERTO

Presentazione
Yuzaf non è asceso al cielo come ci viene raccontato. In cerca di una risposta impossibile, almeno quanto lo sarebbe stato il dubbio che lo avrebbe colto durante il supplizio, lamentando l’abbandono del Padre, ha invece continuato a vagare tra le dimensioni del reale e del fantastico. Questa la sua missione, la croce alla quale sembra condannato dalla stessa natura di cui è composto, che gli fa incontrare altri “inverosimili” come lui: Corto, Srinivasa, Ramòn, Judex, dando vita a una ratatouille filosofica in salsa spirituale, insaporita con un melting pot delle migliori spezie antropologiche, raccolte dall’Autore ai crocevia della vicenda umana, nella sua mente, lungo le sconfinate praterie dell’investigazione fantastica…
Bene e Male, Divino e Umano, sono le invisibili sbarre della gabbia di Mānī che imprigionano il pensiero di Yuzaf nella speculazione dell’Oltre, lo costringono a surreali dialoghi con personaggi della storia e della fantasia che cucineranno a fuoco lento le convinzioni del lettore fino a dissolverle con la sola spiegazione alla nostra portata. Le molecole letterarie dell’opera sembrano formate da atomi privi di legami, gli elettroni saltano dall’orbita di un nucleo all’altro, collidono, rilasciano quanti di energia che riempono di tracce luminose l’etere della narrazione: preziose indicazioni che, per il lettore attento e motivato dalla ricerca terrena e spirituale, rappresentano la segnaletica del sentiero che conduce a concepire l’inspiegabile.
La ricostruzione storica e filosofica della religione sotto l’aspetto di “urgenza esistenziale” è accurata, onesta, priva d’intenzionalità alcuna di negare o affermarne l’esattezza, lasciandoci liberi di manovrare il leggìo a nostro piacimento per interpretare i manoscritti che su esso via via si alternano e incrociare lo sguardo del topo al fine di rispondere come possiamo a una domanda priva di senso: “qual è la verità?”
Alessandro Arvigo scrittore – Palermo

Premessa
Questo racconto è la naturale prosecuzione di “Ecco perché Juanita”, un’antologia elaborata nel 2012 decisamente originale nella composizione al punto che non trovavo termini adatti a definirla. Per descriverne la “costruzione” decisi di utilizzare il verbo “comporre” vale a dire “mettere insieme varie parti allo scopo di costituire un tutto organico”1 e “produrre, realizzare un’opera di carattere letterario o artistico in generale”2. Invece conclusi che il termine più adeguato a designarla fosse proprio “libro” intendendosi con tale parola “volume di fogli cuciti tra loro, scritti, stampati o bianchi”3. Desidero ricordare che, con tutto il rispetto, la parola Bibbia significa insieme di generi letterari diversi. Non è casuale che “biblia”, dal greco biblos, la corteccia interna del papiro che cresce sul delta del Nilo, utilizzata per produrre materiale scrittoio, sia un plurale che indica l’insieme di opere scritte e narrate (nella Chiesa greca dell’epoca di Giovanni Crisostomo4 si cominciò ad usare l’espressione “Ta Biblìa”, che significa “I libri”). Infatti il Vecchio e Nuovo Testamento sono insiemi di elaborati vari per origine, genere, compilazione, lingua e datazione, prodotti in un lasso di tempo abbastanza ampio, preceduti da una tradizione orale più o meno lunga e comunque difficile da identificare, racchiusi in un canone stabilito a partire dagli inizi della nostra era. In parole povere la prima grande raccolta, copiatura e forse pure sofisticazione della storia.
Tornando a “Juanita” dico che l’idea della sua realizzazione si insinuò nella mia mente quando decisi di riunire diversi e preziosi frammenti della letteratura (sottotitolo “arabesco letterario”) di circa cinquanta autori e un centinaio di brani e citazioni disponendoli all’interno di una narrazione secondo il mio gusto. Occorreva solo una base di appoggio. Quale migliore “cronologia” potrebbero regalarci altri capolavori che non siano “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” del grande Saramago, seguito da “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov per agganciarlo a “Il Procuratore della Giudea” di France e concludere con “Il Grande Inquisitore” di Dostoevskij? Nessuno! Un’avventura lunga 1700 anni.
Saramago descrive la vita di Gesù con una autenticità da lasciare senza fiato, ineguagliabili lo stile e la prosa. Nel suo Vangelo neppure viene sfiorata la personalità di Ponzio Pilato in quanto marginale al messaggio che l’autore ci ha compiutamente trasmesso. Per approfondirne la figura siamo quindi costretti ad immergerci nelle strabilianti pagine di Bulgakov dove il procuratore della Giudea viene assalito dal rimorso per una condanna decretata suo malgrado; la collera verso sé stesso lo dilania, realizza di essere entrato nel mito dalla porta sbagliata e la sua propria ignavia (qui ci sarebbe da discutere) lo inchioderà per sempre nella penombra del porticato, dietro la brocca del servitore che versa l’acqua sulle sue mani sudate. Che ne sarà di lui? Allora lo seguiamo nell’epico “Il procuratore della Giudea” di Anatole France dove, vecchio e dolorante, si reca ai Campi Flegrei per curare la gotta che lo tormenta. I tempi del fasto e del potere li ricorda con il fedele e ritrovato Lamia che, riferendosi al Cristo, gli chiede: “Ponzio, ti ricordi di quest’uomo?” ed egli risponde: “Gesù? Gesù il Nazareno? No, non ricordo”5. Non ricordo… perché? Amnesia senile? Inconscia rimozione di una rievocazione ostica? Menzogna? Indulgenza divina? Non lo sapremo e il Gesù de “I fratelli Karamazov” di Dostoevskji6, che chiude il mio saggio, non dice alcunché in proposito. Essendo stato vano il sacrificio estremo, Egli torna in questo mondo per riparare l’errore senonchè, riconosciuto e incarcerato dal Grande Inquisitore, non pronuncia una sillaba durante l’eccitazione verbale dell’aguzzino che a sera si reca nella cella per comunicargli la condanna al rogo. Il confronto tra i due si trasforma in un delirante monologo del prelato. Cosa rappresenta l’unica risposta del Nazareno, il bacio sulle labbra del suo persecutore con cui suggella il loro incontro? Quali potrebbero essere stati i pensieri di Yuzaf nel momento in cui, graziato per tale gesto, si diresse verso nuovi orizzonti? Dove sarà andato? Che panorami gli si apriranno? Come esplorerà l’intrico che custodisce l’oggetto della sua ricerca?
La reinterpretazione delle Scritture? Il leggìo a nove posizioni?
Mauro Giovanelli – Genova

▪ “A destra di nessuna sinistra” – codice ISBN 9788891095022
http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/narrativa/117343/a-destra-di-nessuna-sinistra/

Premessa e presentazione
Non saprei collocare l’inizio di questa specie di diario, di certo è alla fine del 2012 che decisi di raccogliere e conservare i miei articoli, due anni nel corso dei quali abbiamo assistito al passaggio del nefasto governo Monti abbattutosi sulla nostra Penisola come un vento calamitoso. Poi siamo stati invitati, nostro malgrado, alla soporifera veglia dell’esecutivo Letta sulle macerie lasciate dai “bocconiani” fino ad arrivare al colpo di mano del “leale” e ratto Matteo Renzi che ci ha condotto alla fantasticheria pura. La necessità di fissare in immagini scritte un percorso così “virtuoso” è stata pertanto irresistibile. Ammetto di aver nutrito l’illusione di giungere a compimento della mia eterogenea raccolta con un segnale positivo, non ho mai smesso di confidare nella fatidica “svolta”, immaginavo che alla fine il buon senso avrebbe prevalso. Chiedo scusa, errore grossolano e imperdonabile anche perché quando vidi il rottamatore fiorentino sedersi ai piedi del trono, alla destra di Napolitano, la fioca luce del mio miraggio fu assorbita dalla vampata di niente dei suoi discorsi e il vuoto dello sgangherato programma forgiato nella penombra del Nazareno la spensero del tutto.
Da osservatore furente del susseguirsi di figure istituzionali sono pertanto passato ad una sorta di nichilismo che per un po’ mi ha allontanato dalle vicende del Palazzo portandomi a rinvangare il passato con una buona dose, lo ammetto, di auto compiacimento. Ho quindi inserito nell’album vari ricordi, sensazioni, confronti, sogni, spezzoni di vita, qualche poesia a fare da condimento ai ritratti dei nostri governanti e loro adulatori. Tali riflessioni mi hanno aiutato a ritrovare la calma, perciò solo apparentemente potrebbero sembrare estranee al contesto.
Le “larghe intese” sono, a mio avviso, il vuoto pneumatico di una classe dirigente improponibile, persone poco raccomandabili, arroganti, e le onde di fango che flagellano il nostro Paese da almeno quattro lustri mi auguro siano gli ultimi rigurgiti degli stomaci voraci di questa accozzaglia di opportunisti. Se tutto ciò viene tollerato dall’Europa ho ragione di dubitare possa anche esserci un disegno più grande i cui tratteggi mi sfuggono.
Nel leggere i frammenti che propongo spero vi possiate quanto meno rincuorare, è bello avvertire di non essere soli, a tratti di sicuro troverete spunti spassosi perché alla fin fine rimane la satira a farci sentire vivi, partecipi, attenti, consentendoci così di scoprire dove sta il trucco e smascherare gli illusionisti della politica.

▪ “Destra e… manca” – codice ISBN 9788892306271

TRACCE NEL DESERTO

Abbiamo assistito al nefasto passaggio del governo Monti che si è abbattuto come uno sciame di locuste sulla nostra Penisola. Rapido e micidiale. La soporifera veglia dell’esecutivo Letta al capezzale delle macerie lasciate dai “bocconiani” ci ha anestetizzati così da condurci, quasi inconsapevoli, al colpo di mano della leale guida scout Renzi Matteo. Tutto concentrato in quattro anni durante i quali ho scattato diverse istantanee. Avendo utilizzato una macchina fotografica vecchio modello mi ero ritrovato nel 2014 con la pellicola stracolma di sensazioni, spezzoni di vita vissuta, ricordi, confronti, qualche poesia, finanche sogni in senso stretto che avevo inserito in “A destra di nessuna sinistra”. Ho quindi proseguito con un nuovo rullino fissando altri frammenti che ho collocato in questo nuovo volume sempre senza trascurare i ritratti confezionati per le “signore” e i “signori” della politica di casa nostra, soggetti improbabili al punto da sfuggire perfino ad una sana critica, volgari e grottesche caricature dei peggiori difetti degli italiani che indegnamente pretenderebbero di rappresentare.
Ammetto di aver nutrito la speranza di giungere a compimento di questa seconda collezione dandovi notizia del segnale positivo che da lustri attendiamo, la “svolta” che riporti il Paese alla normalità, cosa non riuscita già l’anno scorso. Chiedo scusa, ho di nuovo sbagliato, nessun regalo neppure per l’imminente Natale, sarà per il 2016. Nel frattempo mi auguro che quanto scritto possa almeno contribuire ad addolcirvi più di una serata, confido che a tratti il mio diario riesca pure a divertirvi, di sicuro vi farà sentire meno soli. A me ha tenuto compagnia.

▪ “Barra a manca!Timone a dritta!In breve tutto a destra!”- codice ISBN 9788892319479
http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/poesia/301297/barra-a-manca-timone-a-dritta-in-breve-tutto-a-destra/

Premessa e presentazione
Concludo la traversata! Dal Nefasto Esecutivo Monti insediatosi come uno sciame di voraci locuste, la veglia del Governo Letta al capezzale delle macerie “bocconiane”, il subentro per grazia ricevuta della guida scout, giungo con questo volume al tentato colpo di mano del Premier Renzi che oggi, 4 dicembre 2016, con la sconfitta nel referendum si è giocata la poltrona. E’ il caso di dire che la sua alterigia è adesso prona. Tutto in quasi tre orribili anni durante i quali, a corredo dei precedenti “A destra di nessuna sinistra” e “Destra e manca…” ho terminato di raccogliere in quest’ultimo volume sensazioni e nitide immagini dei “bamboccioni” seduti in Parlamento. Con “Barra a manca! Timone a dritta! In breve tutto a destra” chiudo infatti la mia trilogia abbondantemente infarcita di poesie, aforismi e riflessioni così da metabolizzare l’amaro che obtorto collo abbiamo dovuto ingoiare. Grande gioia poter festeggiare la “tenuta” della nostra Costituzione dall’assalto dei barbari.

▪ “Tracce nel deserto” – codice ISBN 9788891038302

TRACCE NEL DESERTO

Premessa e presentazione
Poesie, prosa, Pasolini, commenti, riflessioni, articoli, critica, arte, satira, appunti. Un’amica scrittrice ha recentemente composto i seguenti versi che potranno dire qualcosa di più:

Questa è per te Mauro
Ti vedo, mi vedo./ Troppi fogli sparsi/ in questo minuscolo tavolino,/ pagine sfumate dai giorni della tua vita,/ colori vibranti dal sapore d’oriente,/ pezzi di carta profumati di storia,/ ricamati da poesie,/ impregnati dall’odore/ del sapere./ Sotto il tavolino scorgo le tue gambe accavallate,/ lento è il movimento del piede inguainato dal mocassino./ Tra le mie dita gioca una sigaretta,/ il fumo lento si dilegua verso l’alto,/ amalgamandosi all’aroma forte del caffè./ Come in un riavvolgere ricordi/ vedo l’uomo a me di fronte/ che muta d’aspetto,/ faccio mia la tua vita/ e ti succhio emozioni e sensazioni.
Troppi fogli sparsi/ in questo minuscolo tavolino,/ pagine bianche che devo riempire/ come lunghe vie vuote/ ancora da percorrere,/ fogli sfitti/ scritti da pennini/ intrisi di lacrime trasparenti.
Ora siamo seduti al bar/ a raccontare di vita,/ a parlare di ragnatele e fili invisibili,/ a menzionare
quel che ci manca,/ sia esso sogno o realtà,/ desiderio o nostalgia.
Ed ora raccattiamo i fogli,/ c ‘è poco spazio qui/ e godiamoci noi due, perdiamoci nel fondo degli occhi,/ nel roco della voce,/ mentre il vento bizzoso ci spettina i capelli/ e ci fa tornare a sorridere,/
ci fa tornar bambini.
Donatella Vescovi

▪ “Forse è poesia…” – codice ISBN 9788892319806

FORSE È POESIA…

Presentazione
Prof. (lui ama chiamarmi così e, pur avendone titolo, preferirei più semplicemente Mauro. Fa parte della nostra amicizia – n.d.a.) sei proprio una cara persona, ricca di risorse e di sorprese, come non volerti bene! Il tuo magma intellettuale si auto produce senza pause in gran profusione e così accade che la tua copiosa messe venga giù come un fiume carsico che filtra in ogni dove e che non conosce ostacoli. In questo tuo precipuo tratto ti vedo, se me lo concedi, molto somigliante nell’impeto nel volume nel massivo impatto e nella “follia” al geniale padre di Zarathustra, novello Nietzsche postmoderno, anche alquanto nichilista ed esistenziale, con il quale condividi la gran Virtù di scrivere argomentare e produrre Senso anche “senza pensare” come confessava alla sua rigorosa Coscienza il gran pensatore di Röcken. Ma non sarò di certo io a censurarti nella tua iperattività caro amico mio, perché noi siamo involontari complici nell’aggressione totale ai Saperi ed alla Conoscenza! Siamo troppo simili per non sostenerci a vicenda sino all’ultima strenua parola immagine o pensiero! Anche se il Filosofo asseriva che NESSUNO E’ PERFEZIONE, noi tendiamo sovente a quella, la lambiamo pericolosamente e siamo costantemente molestati dal suo pensiero. Ma non per nutrire scioccamente i nostri rispettivi Ego, giammai potremmo essere vanagloriosi o peggio narcisi, ma solo per rendere più fruibile ed allettante la nostra produzione e per sopravvivere a noi stessi provando a vincere la Caducità dell’Essere, del Vivere e delle Cose tutte attraverso la Ricerca senza tregua della Bellezza, della Verità e della Conoscenza Universale, che da Forma incolore senza consistenza quale oggi noi siamo si traduca in Essenza primigenia di ogni inizio, a dispetto di quel Dio troppo assente nella drammatica Vicenda Umana…
Dario Rossi Speranza

Premessa
Prosa, lirica, brani e… chi se ne frega! Con queste parole non è mia intenzione apparire anticonformista, tanto meno “stravagante” ma le prefazioni, postfazioni, biografie, ecc. incominciano a stancarmi in quanto, alla fin fine, se non sono altri a comporle diventano la parte più pesante del lavoro e si cade facilmente nella ripetitività. Leggete! Non vuole essere un imperativo, piuttosto l’esortazione affinché voi stessi verifichiate il valore di questo volume in cui ritengo siano contenuti poesie, brani, critiche d’arte, commenti di rara bellezza e originalità. Sono certo di ciò, anzi direi unici, coinvolgenti, veri alla faccia della metrica, strofe, assonanze, capoversi, regole che a tutto guardano eccetto il contenuto. Ciò che ho sempre scritto e tutt’ora compongo, di qualsiasi genere, derivazione e argomento, potrebbe definirsi un insieme di poesie riflessioni, tesi, componimenti, favole, articoli, romanzi “ad libitum”. Comunque la necessità di elaborare manoscritti scaturisce da una esigenza che risale all’infanzia e mi risulta difficile spiegarne la ragione. Però tre cause ritengo di individuarle, quanto basta immagino: Esigenza di esprimere ciò che penso, affascinato dalla matematica, fisica, arte, amore sviscerato per letteratura e filosofia, memoria eccellente per ciò che trovo interessante. Strumento i grandi autori, miei fedeli amici che ovunque e da sempre mi accompagnano. Il merito è di sicuro l’educazione ricevuta da mamma, papà, la sorella maggiore. Quindi da “Pinocchio”, “Un capitano di quindici anni” o “Il corsaro nero” piuttosto che “Il barone di Munchausen” e “Il tesoro della Sierra Madre” sono precocemente saltato, usando i punti di appoggio dei Cronin, Vicki Baum e l’indimenticabile “Il villaggio sepolto nell’oblio” di Theodor Kròger, ai Melville, Cervantes, “La saga dei Forsyte” poi ancora “L’amante di lady Chatterley” e tanti altri della famosa superba collana Omnibus Mondadori. Quanto ero attratto dalle illustrazioni delle copertine! Approdare poi, in breve tempo, ai Calvino, Cassola, Moravia, Pratolini, Fenoglio, Pavese e… Pasolini… seguire le tracce di Hemingway e Caldwell per passare ai “maledetti americani” del calibro dei Ginsberg, Burroughs e Kerouac è stato facile perché inevitabile. I dissociati da questi ultimi, o “seconda generazione”, quelli del tipo Bukovski, Henry Miller, John Fante tanto per intenderci, hanno avuto un particolare irresistibile fascino, la mia personalità ne è stata influenzata non poco. Sbarcare sui classici russi, i francesi Camus, Malraux e Sartre, i tedeschi tipo Gunter Grass, il portoghese Fernando Pessoa, i latino-americani della statura di Márquez, Borges, gli ebrei americani alla Philip Roth, i Cormac McCarthy, e… continuo? È stato utile per sfociare infine nella filosofia alla ricerca di risposte impossibili. Per quelli della mia generazione Marcuse è stata una tappa obbligata. Se aggiungo che il 27 febbraio 1945 sono nato a Genova dove risiedo, sposato, due figlie, due splendide nipotine. Che nel mio percorso mi sono stati affidati diversi lavori “importanti” che ho ottimamente concluso con afflizione mentale (a me parevano inutili) e nel frattempo scrivevo, leggevo… Mi sono stati assegnati incarichi e mansioni di responsabilità che non avrei voluto avere, ho viaggiato molto e, a parte una certa predisposizione per “L’apparato umano” femminile (ho adottato il titolo dell’unico libro edito da Jep Gambardella ne “La grande Bellezza”) che non è il caso di approfondire… intanto leggevo, scrivevo, scrivo… Ecco completata la mia biografia.
Mauro Giovanelli

DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE:
“Asso alla quinta”

Mauro Giovanelli – Genova
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POLITICA ITALIANA, PROPRIETÀ COMMUTATIVA, FUNZIONI TRASCENDENTI, QUARTO GOVERNO NOMINATO

POLITICA ITALIANA, PROPRIETÀ COMMUTATIVA, FUNZIONI TRASCENDENTI, QUARTO GOVERNO NOMINATO

Non c’è alcunché da fare, ogni sforzo è vano, si sono fermati ai fondamentali, in ogni loro azione, pensiero, agire non riescono ad andare oltre quel tanto che gli consenta l’agiata sopravvivenza cui i loro agganci e furbizia, virtù servile, li hanno condotti. Gli altri si fottano! Divieto assoluto di evoluzione. Con l’incarico che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito all’ex Ministro Affari Esteri del defunto (si fa per dire) Esecutivo Renzi per formare il QUARTO Governo senza consultare i cittadini ci viene offerta prova, al di là di ogni ragionevole dubbio, che per “loro” è impossibile superare la “proprietà commutativa”, uno dei tanti concetti base dell’aritmetica da cui partire per volare alto. “Invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia”. Valida solo per due delle quattro operazioni, ossia addizione e moltiplicazione, è la massima quota.
Figuriamoci le altre proprietà tipo invariantiva, distributiva, associativa e dissociativa fino alle funzioni trascendenti arrivando al superamento del “quinto postulato” di Euclide che nella sua geniale elementarità potrebbe interpretare l’essenza divina. Su codesto assioma poggiano le leggi di un Universo fulgido, delizioso, elegante. Tuttavia il suo artefice non riuscì mai a confermarlo pertanto il genio fu privato della soddisfazione di vederlo assurgere al rango di teorema, cosa fortunatamente impossibile, infatti giace in eterno nel limbo dell’enunciato. Per lui e tutti gli esseri viventi ciò avrebbe rivestito enorme importanza, la chiave di volta sulla quale concentrare il peso del suo mondo perfetto. Ventidue secoli dopo due signori(*), indipendentemente uno dall’altro, ne dimostrarono l’indimostrabilità rafforzando la grandezza del grande matematico greco attivo ad Alessandria (d’Egitto) durante il regno di Tolomeo I (323-283 a.C.) e spalancando la porta a due altre geometrie, l’ellittica e l’iperbolica, e chissà che altro ancora nell’estensione siderale.
Adesso, all’istante, mi accorgo di divagare, come al solito da una constatazione imbocco bizzarri itinerari, tuttavia… sorgono in me, spero pure per voi, infinite domande. Chi comanda in Italia? È sovrano il popolo? SÌ o NO? Se SÌ come agire per far valere tale diritto? Nell’ipotesi si dovesse pervenire alla certezza dell’impossibilità di non poterne usufruire, che fare? Come muoversi affinché si spalanchino altri orizzonti, crocevia, scorciatoie impensate che ci permettano di intravedere nuovi approdi dove DEMOCRAZIA e GIUSTIZIA ci vengano offerte? Perfino in diverse configurazioni?
Avvilito prendo atto di quanto sta succedendo nel mio splendido ma oltraggiato Paese, desidero solo rilassarmi, avverto la necessità di bere un caffè e fare due tiri, perciò mi avvio subito ad accendere un bel fuoco con la pietra focaia.
Alla prossima care amiche e amici, tornate pure alle vostre consuete attività, andate, questa è l’ora del congedo.

Mauro Giovanelli – Genova
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(*) Nikolaj Ivanovič Lobačevskij (in russo: Николай Иванович Лобачевский; 20 novembre 1792 – 12 febbraio 1856 del calendario giuliano; Nižnij Novgorod, 1 dicembre 1792 – Kazan’, 24 febbraio 1856) è stato un matematico e scienziato russo, ben noto per i suoi contributi all’introduzione delle geometrie non euclidee.
János Bolyai (Cluj-Napoca, 15 dicembre 1802 – Târgu Mureș, 27 gennaio 1860) è stato un matematico ungherese, noto per il suo contributo nel campo delle geometrie non euclidee.

Immagini in evidenza ricavate dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

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LO SPECCHIO DI FULVIO LEONCINI GENIALE ARTISTA TOSCANO

LO SPECCHIO DI FULVIO LEONCINI GENIALE ARTISTA TOSCANO

Fulvio… questo splendido lavoro richiama alla mente troppe cose, non puoi giocare con l’arte, liberare senza alcun freno la tua stizza, innanzi tutto è improduttivo, già capiscono poco quando ti mantieni sul normalmente anormale figurati nel momento in cui sconfini, e ti capita spesso perché nella tua natura, poi è rischioso, gli specchi sono porte che conducono ad altre dimensioni, sipari dell’inconoscibilità, discontinuità del tempo e dello spazio, ciò che riflettono non è il mondo di qua ma l’altro, tutti lo evochiamo e temiamo ma neppure possiamo immaginarlo… tu non sei solo un artista ma esploratore dell’inconscio, il tuo soprattutto, che ti spinge alla continua ricerca della verità che alcuni dicono essere sotto i nostri occhi, altri sostengono l’impossibilità di poterci arrivare ma di tanti discorsi alla fin fine te ne strafotti, continui imperterrito per la tua strada e non vendi un cazzo anche se un tuo quadro è esposto in una importante pinacoteca, ma chi vuoi che si metta in casa un pezzo del genere? Inseriscono tanti “mi piace”, commenti scontati, bello, bellino, pacche sulle spalle, bravo, forte e via di questo passo ma in concreto non ci hanno capito una benedetta sega e potrai a mala pena accettare questo mio commento per il semplice fatto che pure io non scherzo nella masturbazione neuronale attraverso le tese sinapsi. In quest’opera quello che ad un osservatore disattento potrebbe sembrare avvallamento, la curvatura della base per chissà quale attrazione gravitazionale altro non è che la testa, il cervello imploso della donna che tenta di osservare se medesima, il resto appena accennato indica la sua propria inconsistenza e l’altra realtà che lei percepisce. Al di qua siamo tutti noi, donne e uomini, potremmo pure essere la Regina Ravenna: “Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” e lui di rimando «“Mia regina, in questo giorno ha raggiunto la maggiore età una fanciulla più bella persino di te. È lei la ragione per la quale svaniscono i tuoi poteri” – “Chi è?” – “Biancaneve!” – “Biancaneve? È lei la mia rovina? Avrei dovuto ucciderla quando era fanciulla” – “Ti avverto, la sua innocenza e purezza possono distruggerti. Ma lei è anche la tua salvezza, o regina. Prendi il suo cuore con la tua mano e non dovrai mai più consumare giovani vite. Mai più sarai debole o vecchia”». Regina Ravenna… “Immortalità… immortalità in eterno…” (1) Capito Fulvio? Sappiamo tutti come termina la fiaba perché l’immortalità è difficile da raggiungere, non impossibile ma arduo, e il percorso giusto è quello che hai intrapreso, sei nato per questo, mettere in bella mostra la caducità del corpo, il contenitore che trasporta chissà quale sostanza che ci permette di confrontarci, pensare, sognare, patire. Cerchi la dimensione dove potresti finalmente essere compreso dai tuoi simili. “Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe come è, perché tutto sarebbe come non è e viceversa; ciò che è non sarebbe e ciò che non è sarebbe, chiaro?” (2) Qui sì che troveresti i veri estimatori delle tue opere meravigliose (ed i miei se permetti caro amico) “Siamo tutti matti qui. Io sono matto, tu sei matta” ribatté il Gatto alle parole di Alice. “E da cosa giudichi che io sia matta?” ­ “Devi esserlo, perché altrimenti non saresti qui”. Mi sto spiegando? Tali interrogativi non sono ovviamente rivolti a te caro amico ma a coloro che ammirano… ehm! “Osservano” inebetiti il tuo dipinto e quanti avranno la bontà di leggermi. Del resto la spiegazione di tutto non è nella delicatezza, quasi trasparenza con cui tratteggi la femmina, le sue parti essenziali, seni e il triangolo misterioso di cui noi maschi non teniamo memoria ed è perciò che ci ritorniamo continuamente sopra, per rammentare, ma la risposta sta nei segni impressi alla base, la minuta ringhiera in ferro della mensolina, che non sono demotico, aramaico, greco antico, copto, tardo latino o chissà quale altro idioma bensì la lingua con cui cerchi di esprimere i tuoi lavori, che io recepisco e traduco ma… gli altri? Noi (concedimi questo plurale) viviamo nel Paese delle Meraviglie, luogo in cui ognuno lo percepisce a modo suo, dove il Cappellaio Matto possiede un orologio che segna solamente i giorni del mese e quando Alice gli domanda stupita perché non segni le ore, come tutti gli orologi “normali”, quello risponde indispettito “E perché dovrebbe segnarle? Il tuo orologio, per caso, segna gli anni?” – “Naturalmente no!” rispose pronta Alice così come farebbero tutti quelli intorno a noi a scrutare le tue eccelse opere. Che poi, in buona sostanza, nella sua apparente assurdità, la domanda è indubbia: “Chi avrebbe deciso che un orologio debba per forza segnare le ore?” Qui, su questa Terra tutti pensano solo al tempo che “perdono”. Capito Fulvio? Il resto non interessa. Infatti noterai quanto ogni mattina sono indaffarati gli agenti di borsa appiccicati ai video dei loro computer, in quegli stanzoni pieni di luci intermittenti come tanti alberi di Natale, a volte disperati per le dichiarazioni di Trump piuttosto che i passatempi di Lapo (non Gianni), altre esultanti perché i veri “stanziati”, coloro che gestiscono tutto, i Titani, sono i “mercati” da cui ogni cosa discende. “Se tu conoscessi il Tempo come me, non parleresti di perderlo! Scommetto che non hai mai parlato con lui” – “Non mi pare…” rispose Alice prudentemente – “…ma so che quando studio musica debbo batterlo” – “Adesso capisco!” replica il Cappellaio – “Ma lo sai, almeno, che lui non sopporta le bastonate? Se tu riuscissi a restare in buon accordo con lui, ti farebbe tutto quello che desideri tu!”.
Fulvio, colui che sta dall’altra parte dello specchio ed ha un metro in mano più lungo o corto per la deformazione rifrattiva e l’osservatore ha il medesimo metro, lungo proprio un metro per questa porzione di mondo, potrà eccepire all’immagine che quello che tiene in mano è più corto o lungo del suo ma ella (l’immagine) sosterrà il contrario poiché la sua intera dimensione è uniformata alla misura di riferimento in cui vive. Einstein ci era arrivato…
Fulvio, complimenti, grazie di esistere, non fermarti e continua la tua ricerca… vedrai che arriveremo alla meta.
Un abbraccio.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com
© Copyright 2016 Mauro Giovanelli

(1) DAL FILM “Biancaneve e il cacciatore film del 2012 diretto da Rupert Sanders e interpretato da Kristen Stewart, Chris Hemsworth, Charlize Theron, Sam Claflin e Bob Hoskins nella sua ultima apparizione.

(2) Alice nel Paese delle Meraviglie (titolo originale Alice’s Adventures in Wonderland) è un romanzo fantastico pubblicato per la prima volta nel 1865 dal matematico e scrittore inglese reverendo Charles Lutwidge Dodgson, sotto il ben più noto pseudonimo di Lewis Carroll.

(2) Sir John Tenniel (Londra, 28 febbraio 1820 – Londra, 25 febbraio 1914) è stato un pittore e illustratore inglese. Per quasi tutta la carriera disegnò vignette satiriche e caricature per la rivista Punch, ma viene ricordato soprattutto per le sue illustrazioni per i due romanzi di Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie e Dietro lo specchio. L’influenza dell’opera di Tenniel nella storia dell’illustrazione si può osservare per esempio nei disegni di artisti gotici come Edward Gorey, Mark Ryden e Dame Darcy.

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA TOSCANO – “Specchio 2016” – Tecnica mista su tela – Dimensioni cm 28 x 43

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TI(N)TO HA RITINTO I TETTI (versione aggiornata)

TI(N)TO HA RITINTO I TETTI
(versione aggiornata)

Il regista Tinto Brass che, contrariamente al pensare comune e bigotto, ha girato anche dei film degni di nota sostiene:

Sul piano etico il culo è più onesto della faccia, non inganna e non è una maschera ipocrita.”

Dal punto di vista dell’antropologia umana è incontestabile, a mio avviso naturalmente, e ritengo che Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare, sarebbe d’accordo con Tinto. Invece non saprei cosa ne potrebbe pensare Renzi Matteo. “Ti(n)to, tu t’ha ritinto il tetto, ma tu ‘un t’intendi tanto di tetti ritinti!!”(1). Più o meno sempre questo il senso dei suoi interventi, dalla Confcommercio al salotto di Bruno Vespa, comparsate TV, rarissimi confronti, viaggi diplomatici (memorabile quello in Argentina spacciando la perifrasi per una poesia di Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo) fino al ricevimento di fine mandato di Obama con cui, nell’abbraccio, si sono vicendevolmente sussurrati “We can!!”… mettendoci entrambi la faccia.

Mauro Giovanelli – Genova
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© Copyright 2016 Mauro Giovanelli

(1) Scioglilingua toscano

Immagini in evidenza: Al centro disegno del grande artista toscano FULVIO LEONCINI – Ai lati ricavate dal web

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IO

IO

Come è possibile non amarmi?
Sono in perfetto equilibrio con l’immortalità
Ho esplorato l’universo
Permettendo
Alle sue diafane flesse pareti
Di catturarmi
Concedendogli piena autorità
Così che la mia mente
Venisse dilatata
Congiungendo per intero
La loro confortevole immensità.
Le luci di sterminati sciami
Ammassi globulari che mi hanno seguito
Superato retrocessi
Scortati da nebulose
Attente al mio pensare percepire
Vedere ovunque
Capire
Concedendomi guardare oltre
Riflessi incongrui
Sinusoidi di Conoscenza
Fra lampi e flussi dell’antimateria
Che al di là chiedeva comprensione
Esplodeva ed implodeva
Tormento di partecipare
Consumare l’amplesso
Da tempo immemore agognato
Annichilirsi nell’orgasmo
Non fine ma inizio
Riposare
Per ricominciare.
Tu soave femmina che mi leggi
Ti conosco
So ciò che ambisci
Desideri
Leggo nei tuoi occhi
Bontà e disperazione
Delusione
Momenti di felicità
Effimeri
Sbagliati.
Tu maschio
Disgiungiti
Dall’antiumano.

Mauro Giovanelli – Genova
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© Copyright 2016 Mauro Giovanelli

Immagine in evidenza: Foto di “Universo, galassie, nebulose, ammassi”

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NIETZSCHE E MAURO

NIETZSCHE E MAURO

“Quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarda te”.

Friedrich Nietzsche

Mi è capitato di osservarlo a lungo con diffidenza… invece è seducente se superi l’orizzonte del vissuto. Lui mi ha scrutato, non è malvagio come si potrebbe pensare, addirittura comprensivo, paziente, ascolta con grande interesse i tuoi pensieri. È mansueto, inebriante. Ho percepito più onestà nei suoi occhi che nella maggior parte degli sguardi incrociati lungo il cammino.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web

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MAURO GIOVANELLI – L’artista del nulla

MAURO GIOVANELLI
L’artista del nulla

L’opera monocroma inserita non a caso in cornice autentica profilo romano riferibile alla metà del secolo XVIII circa (dimensioni parte esterna cm. 118 x 93, area interna cm. 97 x 73), otto modanature lisce, intagliate, verniciatura originale in foglia d’oro, sembrerebbe appartenere al movimento “spazialista” fondato dall’artista Lucio Fontana (Rosario, 19 febbraio 1899 – Comabbio, 7 settembre 1968).
Infatti con questo lavoro proposto in anteprima assoluta, l’artista Mauro Giovanelli ha cercato di conseguire, nel contrasto fra l’intelaiatura e il dipinto, il superamento del gioco d’ombre con cui, specie la luce radente, veniva sottolineata la soluzione di continuità tra raffigurazione ed estensione.
Senza dubbio possiamo quindi asserire di trovarci di fronte ad un nuovo movimento artistico di cui il presente quadro rappresenta la pietra miliare, il cippo dal quale ripartire al fine di eliminare qualsiasi stacco tra l’opera e il mondo circostante. Trovandosi il sottoscritto nella duplice veste di Autore e critico non resta altro da dire che a tale inedita corrente artistica, di cui rivendica comunque l’appellativo di caposcuola, viene assegnata la definizione “ristrettista” essendo sottesa alla rappresentazione del “vuoto” esattamente come quello generato dalle “fazioni” della politica Italiana. Evitando quindi di affermare che ci troviamo di fronte a qualcosa di importanza monumentale e lasciando ovviamente giudicare al pubblico, preme concludere che si vuole realizzare ciò che non è riuscito al grande scrittore francese Gustave Flaubert (Rouen, 12 dicembre 1821 – Canteleu, 8 maggio 1880) il cui sogno era comporre un romanzo sul nulla.
Ecco! A ciò l’artista ambisce, raccontare con l’arte figurativa il niente in cui ci hanno reclusi.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Foto scattata dall’Autore – Opera “ristrettista”

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UNA GIORNATA A MENO 1/12 (- UN DODICESIMO) DALL’AUTUNNO RICORDANDO L’11 settembre 2001

UNA GIORNATA A MENO 1/12 (- UN DODICESIMO) DALL’AUTUNNO RICORDANDO L’11 settembre 2001

Storia, retroscena, ipotesi e conseguenze da cui discende molto di ciò che siamo oggi, la geopolitica, quantomeno dal ’48 in poi, i colpi di stato, ecc. più o meno li conosciamo tutti.
Questa vuole essere poesia alla quale ho cercato di consegnare un “messaggio” potente, cresciuta ieri dentro me, di fronte ad un mare splendido, nelle pause tra un tuffo e l’altro, seduto sulla battigia formata da antichi sassi di varie dimensioni che da sempre mi affascinano, con le loro inclusioni di plagioclasi, quarzite, residue venature micacee, colori strabilianti, forme uniche, sculture del tempo, corrosione… lenta corrosione fino a lasciare i più piccoli composti solo dal minerale residuo ad alta resistenza. Quelli che, adolescente, cercavo con pazienza insieme a mia sorella per farne collane e bracciali. Nel manipolarli uno ad uno durante le pause in cui inseguivo il vocabolo giusto che potesse rendere a tutti comprensibile il mio delirante pensare mi domandavo: “Ecco qualcosa che giunge da milioni e milioni di anni addietro e la tengo fra le mie mani”.
Intanto la signora alle mie spalle, un tre metri circa sotto l’ombrellone in prima fila, accovacciata sul lettino, sofisticata, bel seno quasi in vista grazie alle spalline slacciate, circa quarant’anni, forse poco più, l’età giusta per certe cose, ignara che appena il marito si era allontanato non mi era sfuggito con quale cura, alzando la gamba, cercasse imperfezioni nella pelle liscia del suo polpaccio, lo analizzava come se cercasse zirconi o pietre dure, ogni tanto si soffermava su un punto ed interveniva con grande concentrazione. La posizione lasciava intravedere, dal cavallo imbizzarrito del suo succinto slip, mio amico, carni ben più increspate, violacee, turgide, pur fra il pelo ricciuto che indubbiamente ella si limita a farsi depilare ai lati onde evitarne la fuoriuscita estiva. Che accostamenti bizzarri! Questo sasso indica il principio di qualcosa di remoto e lì c’è l’origine nostra.
Alla fin fine è tutto così… in bilico.
L’isola poco lontana mi faceva sognare ma non ci misi molto a completare “11 settembre 2001 – Il limite di f(x) per x tendente a zero è uguale a zero” ed inviarla a chi di dovere. È dura scrivere nel bagnasciuga con cellulare e Tablet, il pollice non scorre sullo schermo, l’umidità è nemica del moderno eppure tanto confortevole, utile… nei momenti adatti. Mi sono perso!
Ringrazio dei commenti anche se in sostanza, considerato il vostro gradito intervenire, mi interesserebbe molto più sapere, senza alcun obbligo ovviamente:
“Cosa ne pensate di questo componimento? La poesia intendo, lasciando perdere Busch, Iraq, Obama. Vi è chiara? Lascia qualcosa dentro di voi? Oppure è una delle tante piume di gabbiamo che galleggiano tra i flutti?
A proposito. Quando il marito (con la faccia da sciocco) della bella signora bruna fece ritorno con il frutto della loro unione, una pargoletta ricciuta di sette, otto anni, lei si ricompose. Lui invece stravaccandosi nella sdraio spalancò ansioso “Il Giornale”.
“Che spreco!” Ho pensato. Fine… mi butto in mare.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza scattata dall’Autore il 10 settembre 2016 – Isolotto di fronte a Bergeggi (Genova)

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I TRE MOSCHETTIERI – Alexandre Dumas (per raccontare un po’ di me)

I TRE MOSCHETTIERI – Alexandre Dumas
(per raccontare un po’ di me)

Nella vita mi è accaduto, e succede tutt’ora come certamente capiterà a ciascuno di voi, di incontrare individui, anche virtualmente, che disturbano, emettono riverberi negativi, lo si avverte subito, all’istante poiché, come le onde gravitazionali appena rilevate, attraversano il tuo “essere” lasciando segni negativi nel cuore, incidono sull’educazione ricevuta, ti domandi il motivo per cui tale e tanta ignoranza, incapacità di riflettere, pensare, ragionare si possa concentrare in una sola persona.
Tra l’altro nel tentativo di ferirti, essendo questo il loro unico obiettivo e scopo di vita per trascinarti nell’alveo melmoso in cui si riproducono, gli appartenenti a questa tribù ti apostrofano (considerandoli epiteti) con “PROFESSORE” o “INTELLETTUALE”, evidenziati così, in maiuscolo, che sta a significare lo scritto urlato.
Io sono professore, ho insegnato alcuni anni alle medie superiori, sono un intellettuale poiché fa parte di me, ho svolto pure incarichi di prestigio e comando nelle aziende e nell’esercito e, a causa di ciò, ho avuto accesi confronti con sindacati che abusavano del loro potere, li avevo avvertiti di questo, non mi hanno ascoltato ed ora contano meno di zero.
Mi relaziono anche con scrittori e giornalisti, artisti, ecc. Adesso i mediocri diranno: “Ma va! Chi è costui?” Senza ovviamente sapere chi fosse Carneade. Rispondo subito:
Per diversi anni trascorsi lunghi periodi estivi in villa, nell’entroterra genovese. Avevo incaricato un contadino, viveva solo in una baracca poco distante, di gestire giardino, terreno e quant’altro durante la mia assenza. Aveva la terza elementare e spesso lo invitavo la sera a bere qualcosa con me, di fronte al caminetto acceso si chiacchierava di ogni cosa, era un vero piacere ascoltarlo, la sua vita, esperienze, i segreti del bosco, come riconoscere una pianta, il canto degli uccelli, il rumore del vento, viceversa lui stava a sentire le mie iperboli, con interesse non comune, e capiva, rimaneva affascinato, mi poneva domande, argute, intelligenti; facevamo le ore piccole a conversare. Costui era un intellettuale e filosofo a sua insaputa. Io sono così e ho cercato di condividere questo caro ricordo per illustrare il metro che adotto nel valutare i miei simili. Lo stesso criterio ho applicato in giro per il mondo, da est a ovest, nord e sud, ancora adesso, sempre affascinato dagli ultimi, come l’inarrivabile Pasolini che, è vero, aveva l’accento friulano, come tanti nostri politici il loro, solo che… lui era Pasolini.
Adesso mi è capitato di incrociare (solo via etere per mia fortuna) una “signora”, non ricordo il nome, ma dal suo modo di porsi si evince l’ignoranza, mancanza di intelligenza, cultura ai minimi termini, maleducazione, volgarità assoluta, priva di un solo barlume di stile, in poche parole una che, senza alcun senso, lancia fendenti a vanvera, a destra e manca, come se si confrontasse in duello a fianco dei tre moschettieri che solo lei vede (da qui il titolo del mio pezzo) come eroi, personaggi certo (immaginari) ma comunque al servizio del Potere. Penserà di essere una d’Artagnan della conoscenza.
Personalmente mi accosto più a Don Chisciotte, scrivo cose sul Potere che altrove non vedo così “dirette” e sono orgoglioso di essere stato definito “Bukowskiano”, preceduto da apprezzamenti che mi hanno compiaciuto, da un eccellente scrittore e uomo di levatura morale non comune. Il suo libro “Un commissario”, autore Ennio Di Francesco, Castelvecchi Editore, dovrebbe essere adottato nelle scuole e obbligatoriamente fatto leggere da chi si mette a gestire la “Res publica” (Bersani compreso).
Però non sono ancora arrivato a mandare direttamente “affanculo”, tipico del grande Henry Charles, “Hank” per gli amici, ci sono vicino se non altro per guadagnare tempo.
Stavo dicendo di questa persona che ha avuto l’onore di sfiorarmi appena nell’etereo che la circonda, secondo lei in singolar tenzone, nel senso che parla da sola, permettendosi pure di “colloquiare” con terzi sul mio post. Ciò è prova della sua scorrettezza, “qualità” che va nel sacco insieme a tutto il resto, basterebbe che alzasse lo sguardo per rendersi conto che il suo ring ideale potrebbe essere la stalla poco avanti a destra o il recinto dei somari a sinistra.
Che tempi stiamo vivendo! Neppure credo si sia arrivati al fondo. Ringrazio tutti dell’attenzione e, per coloro arrivati fin qui, un abbraccio affettuoso (escluso alcuni, quelli che sanno di non meritarlo).

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “I TRE MOSCHETTIERI – Alexandre Dumas (per raccontare un po’ di me)” è stato pubblicato il 16 MARZO 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it:

Immagine in evidenza: a sinistra “Don Chisciotte” di Pablo Picasso – a destra “i tre moschettieri” ricavata dal web

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