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MA CHE COMPASSO! IL PENDOLO DI FOCAULT…

MA CHE COMPASSO!
IL PENDOLO DI FOCAULT…

L’ultima strofa di una mia poesia, titolo “IDONEA DESTINAZIONE” così fino a ieri recitava:

“————–
A parer mio le gambe della donna
sono aste del compasso
che nello spazio siderale misura le coordinate
fra “benvenuto” e “addio”.
La tua assoluzione o la condanna.”

Infatti non più tardi di ieri una gentile amica mi segnalò di ricordare che nel film “L’uomo che amava le donne (L’homme qui aimait les femmes)” di Truffaut, 1976/77, dal protagonista (Charles Denner) viene pronunciata la seguente frase:

“Le gambe delle donne sono come dei compassi che misurano il globo terrestre in tutti i sensi, dandogli il suo equilibrio e la sua armonia.”

Per le molte coincidenze che, se da una parte mi gratificano dall’altra risultano indigeste, ho riflettuto, rivisto interamente il filmato inviatomi (della pellicola non ricordavo tale locuzione) e verificato che il doppiaggio rispecchiasse la versione italiana. Anche se il mio pensiero allarga gli orizzonti uscendo dal Pianeta il termine “compasso”, di cui non esistono sinonimi appropriati, ormai risultava inadatto. Ho pure pensato che per la gente sarebbe stato più facile e piacevole credere a Truffaut… Bah! Necessitava uno strumento di calcolo o verifica composto da aste o similari che per l’utilizzo debbano aprirsi e chiudersi e riassumesse, ampliandolo ulteriormente, il mio concetto. Mica facile!
Immediatamente… “Il pendolo di Focault” esposto al museo della tecnica di Parigi e romanzo (bellissimo) di Umberto Eco! Illuminazione!
Ecco il risultato:

“————–
A parer mio le gambe della donna
sono gli estremi limiti del piano di oscillazione
del pendolo divino che dell’Universo misura
il senso di rotazione, sono la differenza
fra “Benvenuto” e “Addio…
…………..
La tua assoluzione o la condanna.”

Voi cosa ne pensate?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Locandina del film ““L’uomo che amava le donne (L’homme qui aimait les femmes)” di Truffaut, 1976/77

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Graziella Ciliberto Artista Contemporanea

Cara Graziella Ciliberto
www.pitturadeco13.it ,

spero che la pazienza paghi, ti chiedo ancora scusa ma gli impegni si accavallano di momento in momento per cui salta ogni programma, appuntamenti falliti, articoli obliati nel fondo di una delle tante cartelle del PC.
In questo istante sto ammirando le opere esposte nel tuo sito. Già una prima volta, visitato in fretta, ho avuto modo di essere investito da colori forti tuttavia pervasi da profondo senso di inquietudine, ricerca di qualcosa dimenticata nello scorrere del tempo fra le cavità dei nostri sogni, i dirupi di ogni incubo ma, soprattutto, inevitabile e continua ricerca del vissuto da cui estrarre indicazioni di ciò che il futuro potrebbe riservarci. Il passato non esiste più, il divenire neppure ha preso forma pertanto il solo presente “è”, ogni attimo suggerisce alla tua mano cosa imprimere sul supporto. Da ciò scaturisce la tua anima o qualunque cosa essa sia. Nel dipinto “Autunno” così come in “Alberi” ed in certo qual modo “Mare” insiste il perseguimento della tua incognita. Viali silenziosi, quieti, a volte rischiarati da timida luce laterale, vicina, a fianco
“Autunno”, oppure tale baluginio è lontano, in fondo al sentiero ombroso, fatato o stregato, dove si potrà trovare la risposta. Non sfuggono a questo percorso “Stupore” e “Tutto scorre”. Finanche “Mare” che, dal titolo, potrebbe suggerire azzurra prateria di acqua salata, o verde smeraldo, blu profondo, lascia l’osservatore al di qua di due alberi che, come sentinelle, consentono solo la visuale di uno spicchio appartato e sereno del tenue moto ondoso racchiuso comunque fra la sponda in cui ci troviamo e l’opposta costituita da colline nel momento in cui raccolgono gli ultimi raggi di un sole al tramonto.
“Metamorfosi” richiama in fondo la medesima mestizia, sotto forma umana che alla fine, ma fine fine, crediamo sia la sola in grado di cogliere il mistero dell’Universo. Infatti vi si può ammirare un abbraccio più di disperazione che di gioia, potrebbe essere riconciliazione, pace ritrovata. Resta il fatto che le connotazioni ed i tratti dei volti, profilo quello dell’uomo e di fronte la figura femminile, hanno lineamenti distintivi, oserei dire “laceranti”, si ha percezione di disfacimento in atto, corrosione non solo del corpo. Resta da vedere se tale processo sia da addebitare al “prima” della coppia, ipotesi che mi sento di sostenere visto che la “stretta” della donna riconduce a quello paterno nella parabola del “figlio prodigo”, “Perso e ritrovato” o “Padre misericordioso” raccontata solamente nel Vangelo secondo Luca 15,11-32. Qui è la femmina che perdona. Fra le sue braccia accoglie “lui” nell’intento materno di fermare il logoramento di cui egli è promotore e colpevole.
Potrei dire molto sulla tua pittura. Continua la tua ricerca, affinerai sempre più il linguaggio e ricorda: Non si è artisti per caso!
Un caro saluto.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagini in evidenza: Opere dell’artista Graziella Ciliberto

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FULVIO LEONCINI ARTISTA POST CONTEMPORANEO

FULVIO LEONCINI
ARTISTA POST CONTEMPORANEO

Fulvio, devo concedermi una pausa! Quanto meno resistere alla tentazione di scrivere ciò che suscitano le tue opere ogni volta che le osservo, che sia tecnica mista, disegno con lapis, olio, schizzo (sto aspettando la foto della parete su cui pulisci i pennelli) e quant’altro tu imprima su supporto di ogni tipo. Il 13 di questo mese (dicembre 2017), pochi giorni fa, è stato pubblicato un libro “Stupidi anni! Vita e morte di Cesare Pavese” che, ovviamente, ho acquistato e letto in meno di un’ora.
Trattasi di opera teatrale, Gianfranco Loffarelli l’autore, e abbraccia l’arco di tempo che va dal 1927 al 1950 più precisamente alle ore 20,30 di domenica 27 agosto, Torino, Hotel Roma, stanza nr. 43, quando la cameriera dell’albergo vide disteso sul letto il corpo immobile del grande poeta. Pantaloni e camicia, maniche rivoltate, un braccio piegato sotto la testa ed un piede penzoloni appena fuori bordo. Risultò evidente quanto non fosse più occupato a liberarsi dei suoi propri incubi, più dal viso disteso e sereno che dalle due righe stilate sul foglietto attiguo ad una confezione vuota di “Roipnol”, sul comodino accanto. “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Non fate troppi pettegolezzi” vi era scritto.
Caro amico, ti starai domandando che caspita c’entri tutto ciò con la tua arte. Abbi un po’ di pazienza. Intanto… “Perdòno o Pèrdono?”. Il nostro Cesare non mise alcun accento per cui voglio pensare che intendesse perdonare l’umanità intera per aver lasciato andare anzitempo il sommo letterato e pensatore. “Non fate troppi pettegolezzi” lo aggiunse ben conscio di quanto siano repellenti le “qualità” degli appartenenti al genere “Homo” in cui lui non si riconosceva (né vi apparteneva). Così mi rimarrà sempre un dubbio, non per l’interpretazione del suo testamento che mi risulta chiarissimo ma su un particolare per i più insignificante che vorrei conoscere e non saprò mai anche se, sono convinto, egli abbia agito come… avrei fatto io al suo posto.
Arriviamo al dunque. Perché dovrei commentare questa tua eccelsa opera dopo aver visto il ritratto che avevi promesso di farmi? Mi sono commosso come poche volte è capitato nella vita. E solo per questioni di donne. Ho provato la sensazione… come dire? Esiste una persona che è riuscita ad arrivare in fondo alla mia anima. Hai scritto “grande” fra l’altro. Se lo dici tu… Però devi sapere che all’età di pochi mesi, da bebè, avevo il vizio di tirarmi l’orecchio destro nel vano tentativo di metterlo in bocca e morsicarlo per cui, rispetto al sinistro, risulta essere più discosto dall’osso temporale. Mia mamma decise infine di incerottarlo ma il danno era fatto. Forse già allora la “destra” mi infastidiva… Osservando attentamente la mia propria immagine riprodotta magistralmente dovrei dedurne, proprio da questo particolare, che il sottoscritto sia dall’altra parte della psiche, e stia osservando Mauro quasi intendesse riferirgli qualcosa. Forse non tutti sanno che il riflesso percepito da uno specchio piano non è invertito destra-sinistra come ordinariamente creduto. Per le leggi della rifrazione che non sto qui a spiegare esso rimane infatti inalterato l’osservatore percependo il solo ribaltamento alto-basso e fronte-retro. Allora mi collego alla citazione che hai scritto in “calce” al ritratto in caratteri che potrebbero sembrare la piccola ringhiera della mensola:

“Quale mondo giaccia al di là di questo mare non so, ma ogni mare ha un’altra riva, e arriverò.”
Cesare Pavese, “Il mestiere di vivere (1935-1950)

L’ho fatta troppo lunga ma ho “sentito”, se mai avessi dovuto averne conferma, la magnifica persona che sei e, travolto da un’ondata di affetto sincero, avvertito la pressante necessità di dire: “Ti voglio bene”.
Per quanto riguarda la tua opera in evidenza affermo, nel pieno delle mie facoltà mentali, che se Vincent è “post impressionista” tu, Fulvio Leoncini, sei “post contemporaneo”. “Oltre” insomma… Come l’io al di là della tua specchiera… probabile abbiano una riva, la stessa. Dove arriveremo. Un abbraccio.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini artista post contemporaneo – Ritratto di Mauro Giovanelli (immagine provvisoria)

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IL CRETINO PARTE V

IL CRETINO PARTE V

Ho testé avuto un “confronto” epistolare con certo “Antonio Di Bartolomeo” al termine del quale, non avendo egli alcunché da aggiungere circa il fatto che artisti si nasca e non ci si possa inventare come tentava invano di confutare, ricevetti questo Messenger:

“Scusami ma mi vedo costretto a rimuoverti dai miei contatti.
A te piace la polemica fine a se stessa.
A me per nulla…”

Si è dimenticato di aggiungere (…ma fine, fine…) Comunque per la prima volta è stato conciso poiché le sue adirate repliche e controrepliche avverso il mio modo di vedere le cose erano talmente “lunghe” e contorte che al loro confronto nella pubblicità della carta igienica “Regina” doppio velo si vede solo un coriandolo.
Costui, illustre professore, era da molto che si compiaceva di elargire sgangherate corbellerie in ogni direzione.
Resta il fatto che non mi è possibile far sì che gli giunga questa mia avendomi egli “bannato” e contemporaneamente “escluso” dal gruppo “Pluriversum Edizioni”, il suo habitat, dove riceve compiacimenti da tutti gli iscritti speranzosi di vedersi pubblicare loro esternazioni.
Nascondendosi nella caditoia del nostro “Social Network”, precisamente “Blocca”, dove il sottoscritto evita di inoltrarsi, dimostra la sua viltà pertanto ho titolo di lanciare questa bottiglia (con tappo) nel mare della “rete” sperando giunga a destinazione.
Dovessi recuperare il “dialogo”, davvero interessante, lo posterò aggiungendo qualche osservazione. Saranno gradite le vostre.
E sarà “Il cretino” parte VI.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web

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IL CRETINO PARTE IV (BANNARE IL BANNATO ovvero BANNARE VECCHIA MANIERA)

IL CRETINO PARTE IV
(BANNARE IL BANNATO
ovvero
BANNARE VECCHIA MANIERA)
RISERVATA PERSONALE

[Cognome e nome… omissis],
mi riferisco all’ultimo nostro incontro, precisamente in “Pizzeria” venerdì 1 dicembre u.s., per manifestarti la mia, come dire? Presa di coscienza? Di come abbia potuto considerarti amico cui ho pure confidato, consuetudine fra persone leali e consapevoli, accadimenti della mia vita. È un di più sottolineare la “vostra” (tu e [omissis]) ormai manifesta propensione a divulgare a terzi quanto vi viene rivelato con mal riposta fiducia. Mi sembra impossibile essermi adattato, anche saltuariamente, a simili frequentazioni (tu e [omissis]).
Oltre a tutte le corbellerie da te sentenziate ed elargite a profusione, come al solito, con la complicità “intellettuale” di tua moglie, infarcite di supponenza, arroganza, tracotanza e quant’altro, in particolare mi riferisco all’insulto da te pronunciato apertamente nei miei riguardi, in auto, presenti la mia signora e [omissis].
Or dunque respingo al mittente l’ingiuria e villania (avrei dovuto farti accostare e proseguire a piedi per respirare aria pura). Allo stesso tempo desidero che tu sappia quanto il sottoscritto potrebbe insegnarti a vivere, comportarti, pensare, agire, parlare, leggere, scrivere, interpretare, gesticolare, proporsi e, bada bene, finanche tacere.
Il tempo è però scaduto, ho cose ben più importanti di cui occuparmi, quindi con questa mia intendo riferirti che in futuro farò volentieri a meno della tua sporadica vicinanza augurandomi tu abbia, come minimo, la delicatezza di evitare ogni tipo di contatto con miei parenti e affini. Io farò altrettanto (come da anni).
Mauro Giovanelli.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’ULTIMO DEL 48° Corso Allievi Ufficiali di Complemento

L’ULTIMO DEL 48°
48° Corso Allievi Ufficiali di Complemento

Ciao grande Gianfranco,
chiedo scusa di non aver risposto alle tue precedenti ma sono stato travolto da… il solito destino. Mi avevi chiesto del raduno scorso. Purtroppo non ho potuto presenziare (o voluto?) ed il male peggiore è che a furia di rinviare la mia conferma o meno alla fine, ma fine fine… neppure ho risposto. Comportamento da pessimo allievo ufficiale e, peggio ancora, ufficiale. Per mio conto ti prego intercedere fra gli amici che, del resto, conoscono, come dire? Il mio volare al di sopra delle umane miserie. Ma tu ed io apparteniamo alla tribù degli ultimi romantici, ci risulta insopportabile vedere giovani baldi e fieri ridotti ad esemplari del tipo Jurassik Park, pance straripanti da cinture consumate, aggrinfiate all’ultimo lacero, ellittico foro urlante per la fatica di arginare la massa adiposa, occhiali che paiono telescopi, teste pelate quando va bene, nel peggiore dei casi con gli ultimi radi patetici peli bianchi su quelle che erano orgogliose praterie, dita che sembrano bottigliette di succhi di frutta, per tagliarsi le unghie dei piedi chiamano il giardiniere, portano pantaloni marron, sdruciti, affinché vengano mimetizzate le perdite di pipì dovute ad uso improprio e prolungato del… Colli che quelli di un toro sembrano dipinti da Modigliani… I pochi magri, si fa per dire, girano in tondo lamentosi, curvi, sguardo a terra come stessero ancora cercando le mostrine perse durante l’ultima parata. E poi, detto fra noi, c’è quel primo della classe che propone l’alzabandiera, la messa con tanto di cappellano militare, visita al museo dei ruderi bellici ma… sarebbe niente se ogni tanto il discorso cadesse su quella ferita che le donne tengono fra le cosce e tanta benefica dannazione ci provoca. No caro Gianfranco, sardo sardo, ma sardo di quelli veri, tosti… pure toscanaccio, gente come noi MAI potrebbe sopportare tale ignominia… NOI apparteniamo a ben altra specie, procediamo nel Tempo dritti come frecce, fieri della nostra superiorità, non proni, sempre gagliardi, belli da far impazzire, fascino irresistibile, estroversi, fuori dagli schemi che avrebbero voluto imporci, lontani anni luce dalla mediocrità, mai irreggimentati. Non ci sono riusciti.
Un abbraccio fratello. A presto.
Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fin troppo evidente

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ANNUNZIATA

ANNUNZIATA

A chiunque avesse avuto il privilegio di conoscere Annunziata dovrebbe apparire chiaro di essere incappato in un accadimento che potrebbe renderlo immune dalle repellenti qualità dell’essere umano. È un vaccino contro noi stessi. È poetessa. Leggo i suoi scritti e commenti rendendomi conto, fra inciampi grammaticali che meglio li caratterizzano, quanto scaturiscano dal cuore, spontaneamente, fino a scavare in recessi sconosciuti ai più. Neppure una virgola è retorica, falsità, doppio senso, piaggeria, ipocrisia, paravento e falso scopo che possa mirare a qualche… ambigua meta. È pittrice. Questi girasoli non saranno paragonabili agli eccelsi deliri extra sensoriali del grande Vincent ma ne contengono la purezza. È amica fedele fino a sopportare l’infedeltà. È donna, madre, cuoca eccellente, ama la natura, la vita, musica, fratellanza… Annunziata crede in qualcosa di alto. Annunziata è mia amica.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Dipinto di Annunziata Staltari Celea, Rosarno, CT

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IL CRETINO PARTE III – VERITÀ e LEALTÀ

IL CRETINO PARTE III
VERITÀ e LEALTÀ

Vi sto chiedendo se, con feroce puntualità, capiti inaspettatamente pure a voi di imbattervi in “combriccole” dove non si riesca più a comprendere chi siano i “finti” amici e/o gli irrazionali avversari che squallidamente, a quota periscopica, trascorrono il loro tempo lanciando siluri a “destra e manca” (titolo di un mio libro) al solo scopo di “apparire” importanti, anzi “indispensabili”. Di più: “protagonisti” e “geniali”.
Avverto quindi la necessità di puntualizzare alcuni particolari indubbiamente sconosciuti a molti:
In veste di conduttore e critico nell’agosto scorso ho avuto il privilegio, SU INSISTENZA DI QUALCUNO/A, di partecipare ad un evento dedicato a degna e bellissima persona oltre che grande uomo.
Per libera scelta e solo in virtù di quanto nel passato ho ricevuto in termini artistici da un genio della cinematografia NON HO PERCEPITO ALCUN COMPENSO per tale incarico anzi è stato pure grande piacere provvedere personalmente al viaggio e la permanenza in loco gustando A MIE SPESE le prelibatezze della splendida regione in cui ho soggiornato 32 ore escluse 16 ore di treno (aerei strapieni).
Ho dedicato molto del mio tempo a far sì che le cose andassero nel migliore dei modi pur in intervalli ristrettissimi nonché SORPRESE, INIMMAGINABILI IMPREVISTI organizzativi pre, durante e post rassegna. Ricoprendo nella circostanza il ruolo di Comandante dell’astronave (carica già sperimentata in passato nei due anni da ufficiale) me ne sono assunto ogni responsabilità e, senza tirare in ballo la compagnia di bandiera, timoniere, nostromo, capitano in seconda, ecc. (del tipo “Schettino” tanto per intenderci) ho pure tamponato la falla aperta da altri e respinto i marosi dei soliti “professionisti” della “critica a cielo coperto”.
Di questa bellissima avventura, a mio avviso e NONOSTANTE TUTTO, ho redatto un libro che parrebbe stia suscitando impensabili e contorte… come dire? Immaginazioni? Se tali fossero scaturiscono da persone incapaci di pensare (e tacere).
Or dunque: Tutto quanto redatto dal sottoscritto (poesie, commenti critici, interventi, esposizioni, esegesi, spiegazioni e quant’altro) fa capo esclusivamente al medesimo, il solo a detenerne LA PROPRIETÀ INTELLETTUALE. La differenza fra una “brochure” (compilata sempre con mio materiale per un NUMERO LIMITATISSIMO di copie) ed un libro con tanto di codice ISBN e Copyright è semplice. La prima viene fatta stampare su MIA CONCESSIONE come da pregressi accordi fra terzi (che ignoro), mentre un volume di 80 pagine può essere acquistato da chiunque ed in qualsiasi momento per proprio uso personale. In sostanza è qualcosa che perdura nel tempo e focalizza gli accadimenti di quel caldo, intimo, distintivo e “sorprendente” avvenimento.
A tal proposito prego vivamente di evitare il “KILLERAGGIO POSTALE” nei miei elaborati come incresciosamente avvenuto nella presentazione del libro testé citato. Commissione perpetrata per mano di certo G.P. con linguaggio sgangherato di stampo mafioso. Indubitabile che costui, mai visto e conosciuto, abbia agito su “invito” di QUALCUNO/A (credo di conoscere il/la mandante).
Se certuni godono nel partecipare a funerali muniti di pailettes, cotillons e stelle filanti si accomodino ma restino fuori dal mio salotto.
Grazie per l’attenzione.

P.S. Prego il/la destinatario/a del materiale da me inviatogli/le di restituirlo ad avvenuta stampa della brochure e comunque non oltre il 31 dicembre 2017.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Domenico Cambiaso – Porto di Genova – metà 800 circa

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Caro Fulvio

Caro Fulvio,
in verità ti dico di aver letto tanti libri. Tanti. Non guardati o sfogliati ma divorati e riletti. Ho studiato su tanti libri, per capirli, cercare in essi qualcosa che ancora oggi mi sfugge. La risposta è sempre più vicina, vicinissima, la distanza sempre inferiore e pur sempre immensa. C’è sempre quella fottuta frazione a sua volta divisibile. Così sempre. Ho sondato la matematica, non aritmetica o algebra. Matematica! Trascendente. E l’oltre perché intuito. E la Fisica. Delle particelle e grandi masse celesti. Chimica! Mitocondri, cellula, citoplasma, carbonio, silicio. Organica ed inorganica. Unita alla Mineralogia e le Scienze. Petrografia e Archeologia. Filosofia! Filosofia… Ce l’ho dentro, mi appartiene. Letteratura! Quanti autori. E che pagine di immensità di pensiero potrei segnalarti. Ma le conosci di certo. Non fosse vero le senti, sono in te. Sei perplesso? Immagino tu stia dubitando. Latino! Rosa, rosae, vis, roboris… Greco. Poesia. Quante liriche conosco a memoria, non per imposizione, mai le ho scordate. Nondimeno… devi credermi Fulvio! Quante femmine ho conosciuto. Accontentate. Liberate dal vile pensiero. Penetrate nel corpo e la mente. Adorate. Esaminate. Poi sono tornate ad essere… Donne. Ed ho viaggiato, percorso sentieri, conosciuto popoli, usanze, costumi. Continuo a leggere, scrivere, analizzare, pensare, cercare… Ed una parte ho trovato in lei, la metà mancante ma… il resto? Sofferenza, ingiustizie, malattie, guerre, ipocrisia, menzogna, pestilenze, pazzia, disperazione, rassegnazione, indifferenza, egoismo, superficialità, tortura, esecuzioni, pressapochismo… E tutto quanto sta dentro un piccolo pensiero irraggiungibile, impossibile comprendere l’uomo e l’Ulteriore. Ma, caro amico, se uno spiraglio dovesse sussistere per giungere alla Conoscenza e Comprensione è evidente che si trova nelle tue opere, proprio quelle che sto ammirando, in esse percepisco netta la terza dimensione senza la quale non potrei viaggiare nella quarta e, trascurando i cinque sensi, i tuoi lavori mi dotano del sesto, immensamente limpido, colloidale, mi fa sentire corpo unico con i colori, integrato negli strappi, ogni graffio è pure nell’animo mio o qualunque cosa esso sia, potrei nascondermi dentro le nicchie del dolore degli uomini delle quali i tuoi dipinti abbondano, esplorare la disperazione della nostra mente, rosicchiare l’abisso delle coscienze, scalare montagne e montagne di ossa, rotte, spezzate, sminuzzate, femori, reliquie, mummie, santi santificati e santi senza nome, avvertire gli impulsi indotti da elettroshock ad eserciti di sistemi nervosi cancellati da ogni memoria, nascosti in sgabuzzini maleodoranti, il loro muto urlare più fragoroso di ogni valanga, inascoltato, estinto fra le volte dei giganteschi corridoi, androni che introducono al male universale. È questa la “bestia dentro”? Io penso di sì. Cercare, scavare, sondare, interpretare pur sapendo che neppure la morte ci darà la risposta poiché una volta guadato il mistero saranno interrotte le comunicazioni con il “qui ed ora”. Però… sei tanto grande da aver inserito nelle tue “creature” chiavi di lettura che in un lampo di genio potrebbero consentirci di aprire le nove porte. Quali? Le conosci benissimo, si nascondono fra le pagine del Necronomicon, lo “pseudobiblium”, il libro mai scritto e, qualora non fosse, nelle tavole del Delomelanicon redatto in egiziano dalla mano di Lucifero. Forse pensi che io sia almeno folle quanto te. Caro amico… facciamo così, a tutti coloro che osservano, criticano, leggono, commentano io dico:
“Ora prendete il telescopio e misurate le distanze e guardate fra noi e voi chi è il più pericoloso”(1).
Va bene Fulvio? Questa la conosci vero? Il settimo senso? Si può solo vivere.
Non cambiare mai.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

(1) Elettroshock 2010-2012 – Tecnica mista su legno – Dimensioni cm. 100×140 – Collezione privata.

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI artista contemporaneo – “La bestia dentro” – Tecnica mista su legno – Dimensioni cm. 100×140 – Collezione privata

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