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Stefano Cucchi 1 ottobre 1978 – 22 ottobre 2009

Caro Stefano, in questi anni ti ho sentito amico, figlio, devi credermi, non è esternazione del senno di poi, assolutamente, nulla di concreto ho fatto se non scrivere qualche riga in tua difesa, il mio risentimento, la rabbia; è solo così che ti sono stato vicino, da sempre, e in questo modo ho creduto in te. E tua sorella, stupefacente, bellezza pura fra i tanti, troppi ciarlatani che ingombrano i notiziari, cronisti, la politica, il vivere civile, gli indifferenti. Ilaria brilla di una luce che se in piccola parte si riverberasse su questo stanco Paese potrebbe migliorarlo.
Stefano, il fatto di essergli stato fratello ti ricompensa del tempo rubato. Magra consolazione dirai, meglio sarebbe stato goderne l’affetto, la sua venerazione di te, la tenacia con cui persegue amore e verità. Vero. Purtroppo dobbiamo guardare avanti, altro non resta da fare se non sottolineare un concetto mai espresso appieno, almeno non mi risulta per ciò che ho letto e ascoltato, ed è il vero nocciolo della triste vicenda in cui, tuo malgrado, ti sia trovato coinvolto. Dalla tua dipartita valga una considerazione, nei secoli da ricordare, ossia che i “corpi” delle forze dell’ordine non dovrebbero essere in grado di poter fare “corpo” contro le persone che, fino a prova contraria, sono chiamati a proteggere, di qualunque condizione, estrazione, colore e provenienza esse siano. Troppi i casi di omertà e complicità verificatisi, uno solo già basterebbe, ma chissà di altri cui non abbiamo conoscenza per stanchezza, rassegnazione, impotenza, sfiducia verso lo Stato incarnatasi nei parenti delle vittime.
È un lavoro difficile il loro, duro, comprensibile, dobbiamo inchinarci di fronte ai problemi cui poliziotti, carabinieri, tutori dell’ordine sono chiamati sebbene, sono certo, qualora lo affrontassero come “missione” gli risulterebbe più leggero e appagante, mi riferisco alla coscienza. Pubblica Sicurezza non è perseguimento di potere avverso i cittadini, questo è abuso, autoritarismo, bensì deve coniugarsi con solidarietà nella fermezza, comprensione nel rispetto del diritto, tutela nella difesa di tutti. Il mio richiamo, credo privo d’inutile retorica, penso possa davvero contribuire a estirpare concretamente il male e, in parte, dare un senso alla tua morte.
Riposa in pace mio amico, a tua sorella un caldo abbraccio.

Mauro

Mauro Giovanelli – Genova
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Cristoforo Colombo

“E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze come il sonno porta i sogni”.
Cristoforo Colombo (Genova, fra il 26 agosto e il 31 ottobre 1451 – Valladolid, 20 maggio 1506) – 12 ottobre A.D.

Non perché Cristoforo Colombo fosse italiano, genovese fra l’altro, ma sono il forte desiderio di rimarcare lo spirito dell’uomo, il coraggio di penetrare il mistero, sfidare l’ignoto, Dio se vogliamo, che mi spingono a commemorare questa data.
Onore alla consapevole temerarietà che solo al grande navigatore si può attribuire. Nessun altro come lui, di ogni tempo, astronauti, palombari, aviatori, eroi, esploratori, tutti comunque sulle tracce di un calcolo prefigurato, mappa, indicazione, tracciato. Colombo non ha pari, neppure potranno mai essercene e quando l’uomo dovesse approdare su un altro corpo celeste, sia esso anche fuori del Sistema Solare e oltre, saprà dove andare e, con precisione assoluta, che cosa sta rischiando. È vero che circa milleottocento anni prima Aristotele congetturò la presunta sfericità della Terra, ma la “blindatura” mentale dell’epoca e l’oscurantismo culturale in cui visse il genovese non davano certezze, se mai ne asserivano di contrarie. Colombo vinse pertanto il “lato oscuro” che ciascuno di noi porta dentro e rende unica la sua avventura, atto eroico, geniale e rivoluzionario insieme avverso il pensare comune, l’uniformità, ignoranza, superstizione e dogma.
Per sempre resterà il solo uomo ad aver cavalcato e definito il miraggio.

Mauro Giovanelli – Genova
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Crisi di rigetto

Ciò che accompagna alla morte non è tanto la vecchiezza quanto una sorta di crisi di rigetto, sociale ancor prima che naturale, spirituale piuttosto che materiale, che produce senso di esclusione dalla vita quindi alimenta l’inaridimento dei tessuti, originato più dalla crescente percezione di eccezionalità di far parte di questo mondo che dal fisiologico deperimento.

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Complicità

L’autentico, inscindibile, leale tipo di rapporto fra donna e uomo non è l’effimero, fragile, mutevole amore ma qualcosa di più grande ancora che ne rappresenta il frutto, inclusivo pertanto dell’embrione: La “complicità”. Innescata la quale più nulla e nessuno potrebbe scalfire il legame di reciproco, totale appagamento di due anime, spiriti e corpi divenuti entità. Tale sentimento eleva alle porte del Cielo, le spalanca, s’inoltra nelle suture più intime della comune armonia, consente lo scambievole palesarsi di ogni più segreta urgenza, ardito pensiero, aspirazione, recondita esigenza, sogno. In certo qual modo l’amore è custodito nell’ovario, prigioniero, la complicità spalanca i petali della libertà, raccoglie luce e si fa corolla.

Mauro Giovanelli – Genova
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Città santa

Richiese tempo raggiungere quella riva, c’erano una casa e un pezzo di terra abbandonati, vegetazione, la sorgente, vecchia barca di bambù ben bilanciata, colline lunari a strapiombo sul mare, pesce quanto basta, amore e parole, sguardi, silenzi, orgasmi, quiete.
Poi arrivarono in molti, costruirono una ruota panoramica, aprirono negozi, attrazioni, anche la filiale di una banca, un altare, bastoncini di zucchero filato fra le labbra, laguna infestata di natanti, giovani urlanti, predicatori pedanti, luci sgargianti, banchetti di cianfrusaglie, ovunque immagini appese, ricordi di tante battaglie, reliquie da adorare. Avevano necessità di apparizioni, fu così che quel posto diventò un’altra città santa.

Mauro Giovanelli – Genova
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Ciao bellezza

La bellezza non è solo nella lirica eccelsa, un dipinto, scultura, graffito, città antica, anzi… la bellezza è soprattutto recepita nell’osservare e comprendere ciò che ti circonda.
Tu lo sai che alla prima luce dell’alba il sordo e stanco ronzare del frigorifero è identico all’iniziale brontolio della caffettiera?

Mauro Giovanelli – Genova
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Certezza

Mistero del tuo sguardo,
nero al punto da essere
percepito un solo brillio,
che ciascun occhio invia
nell’orizzonte in bilico
fra me e tutto quanto,
distante il tempo
del mio desiderio,
dove si placa ogni lamento,
nello spazio dell’istante
che contiene aria di intensa luce,
e quella promessa abbagliante
formulata da molto prima
del periodo antecedente,
avvolto dal mio pianto,
il senso del profumo di te,
la certezza del tuo volto.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata da Pinterest (nativi americani)

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AUTUNNO

Vorrei averti accanto,
parlare di ogni cosa,
esprimere qualunque pensiero
mentre hai la testa
appoggiata al mio petto.
Attraverso i vetri appannati della finestra
guardiamo l’autunno farsi avanti,
i suoi colori e profumi entrano in noi,
ci saranno momenti di silenzio
tanto resteremo abbagliati
da uno degli innumerevoli attimi
che costruiamo insieme.
Serenità sarà nostra condizione
e leggiadre le nostre anime.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Foto Josef Sudek “Il mondo alla mia finestra”

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