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IMMAGINIFICO ABBAGLIO

IMMAGINIFICO ABBAGLIO

Varcato meridiano di sangue, fra i tropici del Cancro e Capricorno, incontrai
Miller, kerouac e Ginsberg. Dissero di guardare a Pessoa, Marquez, Borges
e Saramago, procedere diritto, rivisitare i grandi filosofi, Bruno intanto, dei
classici bastante quanto appreso fra i banchi. Alla prima piazza svoltare, senso
obbligato Kant, indi in ordine sparso secondo la bisogna Nietzsche, Voltaire
Verrecchia, Schopenhauer e… Lui! Con cenno simultaneo della testa indicarono
un uomo appartato, pensoso, sorriso triste leale e immediato. Pasolini! Fra sé e sé
mormorava «Ta na sitàt, Trièst o Udin, ju par un viàl di tèjs, di vierta, quan’ ch’a
mùdin il colòur li fuèjs…»(1) Nel dialetto, amico caro, l’essenza del Poeta, proferì
Miller con tono suadente «In una città, Trieste o Udine, per un viale di tigli, quando
di primavera le foglie mutano colore…»(1) Fu Cassady, apparso d’improvviso, jeans
e t-shirt, fradicio, sporco, viso cereo, che nell’avvicinarsi proseguì «…io cadrò
morto sotto il sole che arde, biondo e alto, e chiuderò le ciglia lasciando il cielo al
suo splendore…»(1) Necessita di grande aiuto, ciò che io, a piedi lungo la ferrovia,
nel fuggire da Guanajato, non ho avuto, piovosa e fredda la notte… Soprattutto lealtà
e vicinanza, in coro ripresero gli altri allontanandosi con Neal sottobraccio e, prima
di dileguare… Ad egli, come a Cirano, tolsero «tutto ma portò seco, senza piega né
macchia, a Dio, loro malgrado, la sua poesia anziché il pennacchio.»(2) Riaprii gli
occhi e levai lo sguardo al sole. Immaginifico abbaglio nel «sogno causato dal volo
di un’ape intorno ad una melagrana un attimo prima del risveglio.»(3)

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

(1) Pier Paolo PASOLINI (1922-1975) da La meglio gioventù (1954) – “IL DÌ DA LA ME MUÀRT” (Il giorno della mia morte)

(2) Parafrasando EDMONDO ROSTAND – CIRANO DI BERGERAC – Casa Editrice Bietti, Milano, 1951 – Quinto atto, scena VI

(3) Salvador Dalí – “Sogno causato dal volo di un’ape intorno ad una melagrana un attimo prima del risveglio” – Olio su tela – 1944 – Dimensioni cm 51×41 – El Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Immagine in evidenza: Vedi nota (3)

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DEMASIADO CORAZÓN

DEMASIADO CORAZÓN

Il Tempo,
funzione dipendente
della materia
su cui esercita potere,
crea e disgrega per esistere,
si aggrinfia
al divenire dell’Universo…
Così il tuo pensiero libero
ha preso il volo,
l’ho visto passare,
mi ha illuminato
per tornare a te
consegnare questo bacio,
ti verrà dato
appena sarai
unita al mare.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Virginia Palomeque

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EDONAI

EDONAI

Il tuo viso è sole
Che arde
E la sera
Sarà sorriso
A cullare il sogno.
I seni frutti maturi
Con cui sazierò
Ogni appetito.
Sul ventre…
Poggerò il capo
Nel concepire,
Viandante di te,
Nuovi percorsi.
I morbidi fianchi,
Bisacce del mio errare,
Afferrerò
E dolce, sicuro
Sarà il riposo
Mentre
Con occhi beati
In adorazione
Delle tue
Cosce tornite,
Sigilli carnali
A custodia
Dell’odoroso
Muschio
Che cela
Turgidi petali
Viola,
Varchi e meta
Del peregrinare,
Sosta infinita,
Celestiale godere,
Appagamento
Dopo tanto
Viaggiare
Nel nostro
Universo.

 

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Dipinto di Virginia Palomeque

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MAMMA (Angela Nera)

MAMMA
(Angela Nera)

Mamma!
Ti ho parlato con tono autoritario.
Vero!
Per la prima volta ho dovuto impormi,
flettere la tua forza,
indipendente, libera, giusta, caritatevole.
Inutile il tuo tentativo di ribellarti all’inversione di ruoli.
Fin qui sei giunta.
L’hai fatto per me. Lo so!
Ancora non sei convinta
che Alda ed io siamo al riparo.
Tutto sai senza nulla chiedere.
Mi hai dato cultura, educazione,
dei posti sbagliati
ogni porta hai sprangato.
Per riscattare la tua reazione,
severa ora ti appare…
Tu! Mamma, ti sei pentita.
Proprio tu! Affranta.
Al punto che ieri,
ero seduto, stanco,
nel salutarmi ti sei chinata
con aria birichina,
scherzosamente severa,
come quando ero bambino.
Indice puntato, sorriso d’altri tempi,
mi dicesti che così non si fa con Mamma.
Hai avvicinato ai miei,
quasi a sfiorarmi il viso,
gli occhi tuoi.
Antichi, velati dal tempo,
usati da libri infiniti, interventi.
Nelle tue pupille ho letto…
Lo scatenarsi degli Elementi,
tutti li contieni.
Universo, amore, vita, lampi, tuoni ho udito,
cime nevose, immisurabili distese,
pioggia sacra mi ha investito.
Poiché da tempo immemore,
ignorato nel correre, vivere, godere e soffrire,
un sole nuovo ho visto splendere
nel fondo delle tue confortevoli pupille nere,
ingrigite come i capelli.
Ho visto Frida Kahlo, Tina Modotti e il “Che”,
gli eroici partigiani che nella tua Superba Genova
ci hanno liberati dalla feccia,
senza necessità alcuna di eserciti alleati.
Ho visto l’unica aristocrazia,
la tua cultura, filosofia, saggezza,
e in rapida successione,
ho visto Carmen Mondragón, in arte Nahui Olín,
gli esuli dalla guerra civile di Spagna,
udito il passo dell’oca che ti intimoriva.
Ti ho veduta con Alda in fasce,
avvolta nella coperta,
io dentro te assumevo forma e sostanza,
mentre procedendo calma, piano,
evitavi la folla terrorizzata,
amalgamata, impazzita,
che al suono dell’allarme correva verso il rifugio.
Ho visto vico Pellissoni, vico Cannoni,
Frida, Roy, Lilla, Bonnie,
il tuo ballare con eleganza
insieme a papà che attende.
Ho visto ogni tuo film preferito,
il modo cortese di spiegarmi le cose.
Ho letto… un messaggio forte,
di gioia immensa, dolce, accettabile,
come di inevitabile morte.
Ed ho capito.
Adesso sei tranquilla.
Avverto amore.
Insopportabile.
Ovunque siano…
in me abiteranno i tuoi valori
giunti sotto diverse forme,
sembianze sfumate, sussurri che,
se rimanessero tali,
negli anni hanno fatto germogliare
l’immortalità che mi hai dato.
Mamma! I tuoi occhi riferiscono
che quando sarà non coglierò addio,
guarderemo al Cosmo da altra finestra.
Mai avrei potuto pensare
di pervenire così vicino all’oltre,
in prossimità del Tempo.
Eppure l’ho creduto più volte.
La ricerca è finita,
l’estremo limite raggiunto,
superato ogni dopo… ci sei tu!
Sempre tu!
Mamma.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Fotografia di famiglia

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CACCIATORE DI TE…

CACCIATORE DI TE…

Essere reclamato…
Dalla fatalità? il caso?
Per quale presupposto?
Destino scritto ma indecifrabile?
Dove? Da chi?
Necessaria soluzione
di equazioni trascendenti?
Impostate da sempre?
Immutabili o evolventi?
Perché?
Fortuna o abilità nel primo,
ignoto, concorso superato?
Stabilito a qual fine?
Gli esclusi, i non nati!
Maledetti o benedetti?
Essere chiamato…
A diventare carne,
materia evoluta, staminali,
Cellule specializzate a formare me
Il mio pensare.
E…
finire.
Da quale principio?
Il programma? Lo scopo? L’artefice?
Sono stato richiesto da te?

Voi come lo spiegate?

Ti ho baciata ovunque,
Hai avvertito la mia capacità di dare,
Fonte di piacere,
Con la bocca e le mani
Nessuna parte del tuo corpo
è rimasta inesplorata,
A lungo ti ho guardata, nuda, smaniosa.
Già la tua mente avevo conquistata.
Dapprima sorpresa, smarrita
Poi hai cominciato a volare.

Ed era solo l’inizio…

Ho mani eterne,
Senza tempo l’impronta impressa su te,
Mai più sarà cancellata,
marchio che ti accompagnerà,
ne rimarrà nozione
pure quando questo valico verrà superato
scollati dal passato.
Stammi lontana, meglio è per te,
colei che ne avverte il senso
mai più troverà pace.
Bramosia di nutrirsene finanche nell’aldilà
espressa da lamenti, contorcimenti astrali,
diseguaglianze uguali senza libertà
Ma… nel momento che la tua natura
sarà attraversata da un tepore familiare,
percepito diverso
dalle temperature del… creato o generato?
Esistente o nullo? Sempre o mai?
Quella dissimile energia saremo tu ed io, amore.
Due in uno, verità persistente,
singolarità dell’Universo.
Avevo deciso di terminarmi
proprio per non svelare la mia unicità
Di te.
Presunzione potrebbe apparire.
Mi avete trattenuto quindi pretendo il dovuto.
Vieni avanti, più vicina…

Sono qui.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI, disegno su carta riportato su legno, dimensioni cm 20×20 circa

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ADESSO!

ADESSO!

Sono inzuppato
di…
Vergini sentieri
inesplorati percorsi
sogni vissuti e dissolti
orizzonti perduti
ritrovati
ancora smarriti
vagine violate
amate baciate
chiuse
secche bagnate
generose aride
volti diversi
lineamenti scolpiti
raffinati
irregolari
ogni colore
blu, giallo, olivigno
moro bianco
slavato
corpi
decorati, sfregiati
integri, puri
seni piangenti
ascendenti
prorompenti
adiacenti divergenti
sorrisi immacolati
ghigni orrendi
abiti stellari
succinti
coprenti
tappeti smisurati
letti infiacchiti
case scavate
unghie smaltate
mani celestiali
guarnite
caviglie inanellate
glutei incongrui
congrui opportuni
confacenti
narici bucate
bocche ancestrali
carnose
sottili
nervose
vili
ammalianti
amori reali
puri spaziali
occhi infiniti.
Sono inzuppato
di te.
Adesso!

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: APRIRE LA PORTA – foto di Diane Arbus nude self portrait

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Wisława Szymborska – MONDI POETICI

MONDI POETICI

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da molto tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano –
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno « scusi » nella ressa?
un « ha sbagliato numero » nella cornetta?
– ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso giocava con loro.

Non ancora pronto del tutto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
tagliava loro la strada
e soffocando una risata
con un salto si scansava.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o lo scorso martedì
una fogliolina volò via
da una spalla a un’altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell’infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

Wisława Szymborska

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web: Wisława Szymborska

SCRIVERE STANCA

SCRIVERE STANCA

Scrivere stanca. Pensare no,
fluisce spontaneo da chissà quale sorgente,
è fatica riuscire a mantenere giusta distanza,
corre troppo,
galoppo sfrenato lungo il litorale infinito,
lo devo esplorare,
sono a piedi, mi sento impedito, pesante,
nella rena affondano i talloni,
come se la mia massa fosse aumentata
dalla sregolata vita
o il Pianeta avesse assunto maggior densità.
Tutto ho sbagliato
o c’è qualcosa di erroneo nell’intero?
Spossatezza annega ogni memoria,
luce accecante laggiù, dove abita il mistero,
provoca sonnolenza molesta,
costringe ad immobile presente,
qualora mi fermassi é morte,
nessun passato, futuro mai esistito,
la coda vivace e sferzante
del destriero incita a reagire,
il suo volare è quanto mai frenetico, senza misura,
gli zoccoli rabbiosi alzano fossili e arenile,
lasciano impronte,
all’istante si dissolvono in nessun compiersi,
le froge fumanti dilatano il divenire
mai neppure immaginato
e criniera sciolta, spaiata, sinuosa,
intona magico canto,
lontano al punto che lo percepisco
nella mia mano protesa al destino,
e l’altra, in direzione opposta
per darmi la necessaria spinta,
guarda l’abisso ostinato,
si adegua al mio ferito incedere,
mi insegue, tiene il passo, ha ritmo,
non arretra, è calmo,
sono punto di riferimento,
ma ho trovato il solo suo lato debole,
un’ultima occhiata al cavallo
ora puledro esitante svanito nell’abbaglio,
per azzerarmi essendo il tempo,
secondo regole certe dell’esistente
impresse nel nulla immaginato,
niente altro che funzione dipendente.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza: Tavole XX e XXI dell’opera unica di FULVIO LEONCINI – titolo “DI SOLE OMBRE” – Tomo dimensioni cm. 35 x 27

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FOTTUTO PENSIERO

“Solo coloro che tentano l’assurdo
raggiungeranno l’impossibile”
Escher e le immagini senza fine

FOTTUTO PENSIERO

Uno! Isolato.
Solo uno fra mille.
Solitario. Dannato.
Lo sento vagare,
interferisce con gli altri,
quasi leggo il dominante pensiero.
Prevale, ha luce,
a tratti rischiara
e subito fugge.
È alto, si erge oltre il Cielo,
illimitato confine
dell’umano indagare.
Nell’incostante percorso
ellisse astrusa disegna.
Sorge. Dal fuoco assorbe energia
per svanire all’istante.
Senza sosta ritorna
ogni volta insolente.
La sua debolezza!
Implica distrazione,
ridotta accortezza.
Quando il fianco avrà prestato
sarò pronto,
penetrerò l’enigma.
Finalmente sovrano
l’indiviso mi sarà rivelato.
Orgasmo! E lui…
Fottuto.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web: Maurits Cornelis Escher – “Escher e le immagini senza fine” – Interno della basilica di St. Peter – DABO CLAVES REGNI CAELORUM (darò le chiavi del regno dei cieli).

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