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COMMENTO SU PASOLINI – Senza più alcun segno

COMMENTO SU PASOLINI
Senza più alcun segno

“Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere quel padrone senza diventare quel padrone. Poiché erano esclusi da tutto nessuno li aveva colonizzati. Io ho paura di questi negri in rivolta, uguali al padrone, altrettanti predoni, che vogliono tutto a qualunque costo. Questa cupa ostinazione alla violenza totale non lascia più vedere di che segno sei”.
( Pier Paolo Pasolini, ultima intervista a Furio Colombo, 1 novembre, 1975 ).

Commento:

“La semplicità è una complessità risolta” (Costantin Brancusi – scultore rumeno). Qui si evince il senso di libertà intellettuale e morale cui Pasolini era legato, una immensa malinconia che di giorno in giorno si stratificava nella sua mente perché il domani si sarebbe presentato di un dx (infinitesimo) diverso dal giorno prima, una sommatoria, addizioni su addizioni di frazioni del tempo, fino a raggiungere l’integrale, l’entalpia, l’area, la superficie ordinata, senza alcun segno, preconfezionata dal Potere affinché la conflittualità del diseredato non mirasse più ad abbattere il “padrone” per ottenere giustizia bensì tendesse ad attribuirsi la medesima collocazione sociale al fine di diventare essa stessa demonio.

Mauro Giovanelli – Genova
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COMMENTO SU PASOLINI – Entropia

COMMENTO SU PASOLINI

“Chi è nato in questa entropia, non può in nessun modo, metafisicamente, esserne fuori. È finita.”
Pier Paolo Pasolini

Commento:

Come tutti sappiamo l’entropia viene interpretata come una misura del disordine presente in un sistema fisico qualsiasi incluso l’Universo. È un termine scientifico che non credo Pasolini abbia usato a caso. Infatti, per ricondurre il dibattito alla frase del poeta, che non escludo fosse rivolta a studenti in materie tecniche e appartenenti a famiglie umili, a mio modesto parere intendeva dire, in un linguaggio a loro comprensibile, che quella generazione di giovani sarebbe stata l’ultima a vedere operai e contadini aggregati e ben riconosciuti nella classe di appartenenza. Successivamente sarebbe seguito uno sconvolgimento (disordine) voluto, oserei dire studiato a tavolino dalle “caste” (di questo potremmo parlare in altra sede) che in quel contesto lui definì “borghesi” il cui termine individua sì nella sua più ampia accezione l’uomo amante del vivere quieto e ordinato, legato al proprio benessere materiale a lui sufficiente, e perciò conservatore, che per il “proletario” rivoluzionario rappresenta invece già una sorta di “padrone”, uno o due gradini sopra la sua condizione.
Pasolini si esprimeva anche in relazione alla scolarizzazione dell’interlocutore cui rivolgeva il suo messaggio. Mica era uno sprovveduto.

Mauro Giovanelli – Genova
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A TUTTO C’È UN LIMITE ?

A TUTTO C’È UN LIMITE ?

Secondo voi sarebbe plausibile pensare che gli americani potrebbero dare il loro voto a un miliardario grossolano, xenofobo, volgare, puttaniere e per sovrappeso con parrucchino?
Certo che qualora dovesse accadere sarebbe un caso più unico che raro. Dico che costituirebbe un precedente pericoloso perché potrebbe poi verificarsi, invento, che subito dopo possa essere sostituito da un cervellone di Harvard a dimostrare che il vuoto assoluto esiste, e fa danni, allora trovarsi a dover cambiare ancora, cerco sempre di lavorare di immaginazione, e gli capita un tizio che ad ogni problema dichiara di non essere babbo natale, di non aver la bacchetta magica e di non averci scritto in fronte “Jo Condor”. Quindi i poveri USA si troverebbero a tirar fuori in quattro e quattr’otto un nuovo sostituto, uno modesto, continuo a fantasticare, di quelli veloci, sempre a correre, emettere riforme, preparato, pronto ad ogni evenienza, perfino dar da bere agli argentini che un pezzo de “Il manuale delle giovani marmotte” sia una poesia di Borges. No! Lo escludo, difficilissimo possa accadere. In che mondo vivremmo se no?

Mauro Giovanelli – Genova
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LA CALUNNIA

LA CALUNNIA

Sarebbe forse giunta l’ora che la Chiesa chiedesse perdono al più grande filosofo dell’Umanità, e a noi per averci privato anzitempo degli scritti e i pensieri che ancora Giordano Bruno avrebbe potuto donarci. Riabilitarlo sarebbe il minimo ma, per recuperare la coerenza con il pensiero cristiano, ancor più non sarebbe disdicevole “rivisitare” la figura di Roberto Bellarmino, suo aguzzino, incomprensibilmente fatto santo e dottore della Chiesa tre volte da Pio XI.
Papa Francesco sarebbe l’uomo adatto e il gesto di giustizia avrebbe ridondanza in tutto il mondo, un grande significato di progresso, tolleranza e misericordia. Egli sta operando nella direzione giusta e ogni suo sforzo è mirato a ricondurre l’uomo alla Parola del Vangelo. Non è un rivoluzionario come molti vorrebbero fare intendere al solo scopo di screditarne la grande personalità, la morale, il suo darsi per gli altri, la fede sincera e la tenerezza che invoca nei riguardi degli umili, i deboli, gli oppressi.
Purtroppo la calunnia, arma dei vigliacchi, è diventata sistema in questo mondo che ha perso ogni connotato di civiltà, ha smarrito la via della solidarietà e della comprensione, dove il senso di umanità è un optional che viene comodo solo quando si tratta di ottenerne un vantaggio personale. In Italia, collocata nella top ten dei Paesi più ignoranti e corrotti del mondo, l’opportunismo e la diffamazione sono diventati, mi duole dirlo, regole di vita.
Per invertire questa rotta che ci può solo condurre al disfacimento completo della nostra millenaria cultura dobbiamo ispirarci al pensiero di Giordano Bruno, la sua coerenza, la fulgida mente. La maldicenza, il pettegolezzo, il cercare di screditare il prossimo sono riverberi della mediocrità della mente umana. Sento il dovere di riportare questo pezzo del grande filosofo tratto da “De Immenso”:

Alla mente che ha ispirato il mio cuore con arditezza d’immaginazione piacque dotarmi le spalle di ali e condurre il mio cuore verso una meta stabilita da un ordine eccelso, in nome del quale è possibile disprezzare e la fortuna e la morte. Si aprono arcane porte e si spezzano le catene che solo pochi elusero e da cui solo pochi si sciolsero. I secoli, gli anni, i mesi, i giorni, le numerose generazioni, armi del tempo, per le quali non sono duri né il bronzo né il diamante, hanno voluto che noi rimanessimo immuni dal loro furore. Così, io sorgo impavido a solcare coll’ali l’immensità dello spazio, senza che il pregiudizio mi faccia arrestare contro le sfere celesti, la cui esistenza fu erroneamente dedotta da un falso principio, affinché fossimo come rinchiusi in un fittizio carcere e il tutto fosse costretto entro adamantine muraglie. Ma per me migliore è quella mente che ha disperso ovunque quelle nubi e ha distrutto l’Olimpo che accomuna gli altri in un’unica prigione dal momento che ne ha dissolto l’immagine, per cui da ogni parte liberamente si espande il sottile aere. Mentre m’incammino sicuro, felicemente innalzato da uno studio appassionato, divengo Guida, Legge, Luce, Vate, Padre, Autore e Via. Mentre mi sollevo da questo mondo verso altri mondi lucenti e percorro da ogni parte l’etereo spazio, lascio dietro le spalle, lontano, lo stupore degli attoniti.

Gli attoniti appunto, gli impostori, denigratori, trasportati dal vento della loro mediocrità e invidia. A costoro dobbiamo rispondere con l’etica, andare avanti a testa alta “non ti curar di loro ma guarda e passa” disse il sommo poeta. Solo una condotta irreprensibile fatta di azioni trasparenti e, proprio perché laica, priva della doppiezza morale di tanti sedicenti “credenti” che nella loro incoerenza pretenderebbero di insegnarci a vivere e comportarci cristianamente.
Lasciamoci alle spalle, il più lontano possibile, lo stupore degli attoniti, ignoriamoli, non ascoltiamo le loro patetiche menzogne, involiamoci verso l’etereo spazio e inseguiamo morale e consapevolezza di noi stessi.

Mauro Giovanelli – Genova
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COMMENTO A “L’AMACA” DEL 18 febbraio 2016

COMMENTO A “L’AMACA” DEL 18 febbraio 2016

Io penso che il puro desiderio di distruzione della politica sia partito da Berlusconi & C., passato per Monti, decantato con Letta e polverizzato da Renzi con l’accompagnamento di alcuni (molti) giornalisti compiacenti. Le “urla” e l’inciviltà in Parlamento hanno avuto inizio con i cappi dei bovari leghisti, i ragli di Bossi, e le innumerevoli corbellerie urlate dalla servitù al seguito della coalizione del primo governo dell’ex cavaliere. Airola potrebbe pure avere qualche buon motivo per essere “alterato”, non è giustificabile, ma i cartellini rossi o gialli usiamoli per tutti quelli che commettono falli. A quando una “Amaca” per il caso “Etruria”, magari a toni bassi?

Mauro Giovanelli – Genova
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IL RENZISMO ovvero LA CERTEZZA DEL DUBBIO

IL RENZISMO ovvero LA CERTEZZA DEL DUBBIO

Avevo deciso di lasciar perdere aggredito come sono stato dalle peggiori sensazioni, certezza dell’impossibilità al cambiamento accompagnata dalla percezione di ineluttabilità degli accadimenti che non dovrebbero sovrastarci. Risultato: completa abulia. Non male comunque, in fondo abbandonarsi all’indolenza potrebbe essere un’alternativa, tanto che mi era parsa la migliore delle soluzioni, la sola cosa da fare in Italia, procurarsi un coltellino, individuare una comoda e riservata panchina al parco pubblico, sedervisi e trascorrere il tempo a far la punta a un legnetto alzando di tanto in tanto la testa per gettare uno sguardo al mare.
Non è riuscito a scuotermi neppure Matteo Orfini con la sua balzana idea di programmare corsi anticorruzione per i politici. Al contrario l’imbecillità che tale ipotesi potesse soltanto prefigurarsi nella mente di qualcuno mi convinse ancor più dei benefici effetti derivanti dalla mia nuova condizione mentale. È però mio dovere ricordare che costui è un “onorevole”, nonché presidente del PD e testé nominato Commissario Straordinario della sezione Romana del medesimo partito a seguito dello scandalo “Mafia Capitale”. Ad essere sinceri, ora che ne parlo, devo aggiungere che il cranio di costui, l’arcata sopraccigliare, lo sguardo vacuo, l’arcipelago costituito da barba, baffi, basette collegati tra loro da accurati istmi a circondare le parti emerse del suo sciocco sorriso, mi aveva riportato a Lombroso. Ho allontanato all’istante tale ignobile pensiero.
Sono però stato messo a dura prova nell’ammirare la guida scout Renzi muoversi all’interno del Palazzo Apostolico, osservare le movenze delle anacronistiche Guardie Svizzere, analizzare le formalità e gli atteggiamenti artificiosi dei segretari, cogliere le battute scontate, incolori, elargite a profusione dall’ex sindaco di Firenze (“il bimbo è più alto della mamma… non si vede perché la mamma ci ha i tacchi, eh… eh…” oppure “sono mortificato di fare errori sul protocollo, eh… eh…”). Intanto si arriva allo scambio dei regali. Da parte nostra, se posso dirlo, viene donato Chianti classico accompagnato dalla chiosa di Matteo “i vini italiani sono tutti buoni, ma questi piacciono anche alla mia mamma, vanno bene per la messa e non solo, eh… eh…”. Il Santo Padre ricambia con un medaglione raffigurante San Martino che cede il mantello al mendicante anche se con una rapida occhiata rilevo che in quegli interni parrebbero non esserci capi (di abbigliamento) da dismettere, tanto meno questuanti. Non riuscivo a capire cosa mi infastidisse, forse l’ipocrisia celata in ogni gesto, visto e rivisto come un vecchio film che passa un giorno sì e l’altro no su tutte le reti, il servilismo, la finzione. Ogni Santo Natale nessuno dei predestinati a tale rito riesce ad inventarsi qualcosa di efficace, nuovo, rigenerante, oserei dire… cristiano. In ogni caso ho pure resistito a questa tentazione, denunciare la vacuità della rappresentazione, ma i prodromi di ciò che mi avrebbe riportato alla tastiera del computer c’erano già tutti. La causa banalissima, come vedremo, anzi un nonnulla rispetto alla montagna di degrado che ci sta crollando addosso dal mondo della politica e non solo, Vaticano compreso nonostante gli ammirevoli sforzi di papa Francesco.
D’improvviso altra inquadratura, seconda notizia. Compare in video Renzi Matteo, sempre lui ma con maglioncino stile Marchionne, che dal palco del YouDem interviene sull’ultima iniziativa del PD “La Buona Scuola”. Attacca a parlare e purtroppo sono rimasto invischiato nella sua tela. Ecco il discorso:
Cambiamo ma non si vede… abbiamo affrontato la legge elettorale, giustizia civile e penale, responsabilità dei magistrati fino ad aumentare le pene ai corrotti (???), fisco, lavoro, pubblica amministrazione perché pensiamo, crediamo e siamo sicuri… di questo… che sia arrivato il momento per l’Italia di cambiare se vuole rimanere sé stessa e che il futuro appartiene a chi non ha paura, il futuro è di chi ha voglia di cambiare ha voglia di provarci ha voglia di crederci ma ecco il motivo per cui vorrei chiedervi scusa, perché nonostante sia circondato dalla fama di buon comunicatore non mi è riuscito di raccontare che il futuro del Paese è l’educazione.
Grandioso!
A parte un “cambiamo” seguito a ruota da due “cambiare” di troppo, che sta a significare come il Presidente del Consiglio ci tenga al… mutamento, ma… di che? Come? Quando? Ci rendiamo conto che nel suo sproloquiare non ha detto, scusate l’eloquio, un cazzo? Che questo sgangherato guazzabuglio di parole è privo finanche della parvenza di un concetto? E parlava ai nostri ragazzi, si riferiva al futuro dei giovanissimi. Voi penserete che io sia tanto meticoloso da fare la manicure alle formiche, ma di tutta la dissertazione il nucleo profondo del Renzismo, quello che gli dà peso specifico nullo, è racchiuso in questa frase e relative pause: “…perché pensiamo, crediamo e siamo sicuri… di questo…” che tradotto “siamo sicuri che… pensiamo, crediamo”, ossia i nuovi democratici hanno certezze solo su ciò che “loro” reputano, immaginano, cogitano. In parole povere l’unica convinzione dei renziani è la certezza del dubbio.
E io che mi sono perso una buona dose di iodio, il rumore gradevole e incostante del frangersi delle onde, il vento a sorreggere i gabbiani, immobili, sospesi in cielo come brillanti aquiloni, ali spalancate prima di raccoglierle e fiondarsi in basso, volo radente alla ricerca della preda tra i flutti schiaffeggiati dal libeccio. Nella mia panchina avrei magari incontrato un amico con cui fare quattro chiacchiere sul tempo, ci saremmo scambiati da fumare, magari avrei potuto ammirare le gambe accavallate della signora seduta di fronte. Invece ci sono ricascato, ho permesso a questi individui di rubarmi un altro pezzo di vita. Pazienza!
Però mi viene in mente un adagio, non ricordo in che circostanza l’ho udito, chiedo scusa per il mancato riferimento alla citazione: “i serpenti si possono misurare solo da morti”. Oddio! Lunga vita al nostro premier ma quando il suo lavoro sarà terminato vedremo cosa avrà lasciato sul terreno di gioco. I suoi predecessori li abbiamo già soppesati uno ad uno ma l’ago della bilancia è rimasto immobile, come fosse paralizzato. Pure mettendoli tutti insieme sul piatto la lancetta sempre fissa, inchiodata allo zero, a segnare solo la tara… in pratica niente.
Mauro Giovanelli – Genova
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GLI INDISPENSABILI: ELKANN, MARCHIONNE, MONTEZEMOLO & C.

GLI INDISPENSABILI
ELKANN, MARCHIONNE, MONTEZEMOLO & C.

Osservando le facce, espressione supponente e, a dirla proprio tutta, non proprio da intelligentoni, ciò che mi stizzisce degli appartenenti alla nutrita tribù dei Marchionne e Montezemolo è il sospetto che siano convinti di essere indispensabili. Quindi non si interrogano circa la montagna di soldi che incassano, gli sono dovuti, ritengono di avere il diritto di percepire mille, diecimila volte quanto basterebbe ad altrettante famiglie per sopravvivere cent’anni, credono di stare dalla parte illuminata dall’energia che emanano, poco importa se una marea di gente si dibatte nell’oscurità della disperazione. Logica e inquietante conseguenza del precedente postulato è la percezione che neppure siano sfiorati dal dubbio che potrebbe non essere il migliore dei mondi possibili la comunità dove i capaci ed efficienti sbaraglino i “normali”. Del resto è così, intendiamoci, tutto conforme alle regole che ci siamo dati, quindi la domanda non è se sia legalmente giusto, dobbiamo chiederci se sia o meno moralmente legittimo. Mi vengono in mente le parole di Sam Peckimpah: “Se questo mondo è tutto per i vincitori, che cosa rimane ai perdenti? Qualcuno deve pur tenere fermi i cavalli.” A mio avviso in tale metafora c’è l’essenza dei rapporti fra umani; il grande regista aveva formulato, alle soglie degli anni ’70, il più semplice e limpido chiarimento circa l’inasprirsi dei conflitti di questo inizio secolo. Rifletteteci, vi accorgerete che è filosofia pura. La gran parte della popolazione del pianeta, il 98%, è stanca di fare il “palo” a quel 2% che sta rapinando le risorse a disposizione e che da solo detiene più della metà della ricchezza della Terra (World Institute for Development Economics Research delle Nazioni Unite con sede a Helsinki – n.d.a.).
Quello con il maglione, naturalizzato canadese, strapagato italiano e fiscalizzato svizzero dov’è che sono andati a pescarlo? In una delle tante colture di cereali dello Saskatchewan? Mi turba la sua camminata da Velociraptor, infatti si muove con astuzia e strategia di caccia, testa china come se cercasse qualcosa che ha smarrito dai giorni delle scuole elementari, che so, un lapis, il temperamatite; mani giunte stile parroco di campagna, concentrato non su come salvare anime ma sul modo di sfruttare al meglio risorse umane e, invece del breviario, consulta grafici. L’altro è tutto un programma, personalmente l’avrei lasciato alla Ferrari, per il fisico naturalmente, è uno che fende l’aria, sottile, parte frontale con aerodinamica di un falco, il posteriore piatto alla maniera di spoiler ultima generazione, infatti ha testé dimostrato di avere ottima tenuta quando si trova nelle curve. E poi è elegante, irreprensibile, rappresentativo. Andiamo! Converrete anche voi che se vedeste Marchionne dietro il banco di una salumeria mentre affetta mortadelle, grembiulone e mozzicone della matita all’orecchio, non ci fareste caso, ma… Luca Cordero stonerebbe, lo riconoscereste subito, è “scolpito” per stare ai boxes delle rosse. Non ho dubbi! Ha patito una vera ingiustizia a prendersi quei 27 milioni di buonuscita più 13 di qualcosa e altri 13 di qualcos’altro. No! Gli hanno fatto un torto, uno come lui, sempre ben sistemato, il look intendo, impeccabile, poi immagino sia composto pure mentre fa i suoi bisogni, mi riferisco a quello fisiologico pesante. Adesso penserete che io abbia esternato un’insulsaggine, invece vi invito a ponderare su questo concetto figurativo, come le immagini virtuali che ci propina Renzi con le sue slides, e mi appello alla vostra fantasia per esortarvi a cercare di immaginarli seduti sulla tazza i soloni, nessuno escluso, che ogni giorno cercano di instillarvi la loro verità dal piccolo schermo, dal balcone, o da qualsiasi altra finestra, vedrete che vi appariranno sotto una diversa luce, come foste in piedi sulla scrivania del professor Keating. Tanto per dare completezza a questa interessantissima parentesi, ad esempio Sergio me lo immagino più sbracato nel corso di tale incombenza, anche se, contrariamente all’aspetto, molto contenuto nella quantità, si vede dalla pettinatura, inoltre non credo vi si attardi molto, la considera una perdita di tempo, a mio avviso nemmeno legge, conta i rotoli di carta igienica di cui è di certo stracolmo il suo bagno, impilati alla stregua di coils di lamierino per auto. Luca Cordero lo immagino invece rilassato in quel momento: Diabolik in una mano e l’altra a ritoccarsi i capelli davanti agli innumerevoli specchi di cui è sicuramente dotato il suo “salotto buono”, nemmanco sul trono può tollerare di essere spettinato.
Entrambi emanazioni di John Philip Jacob Elkann, imprenditore italiano, attualmente presidente della Fiat S.p.A., uno che conta; nel 2012 ha partecipato alla riunione del Gruppo Bilderberg presso Chantilly, Virginia, USA., i cui partecipanti trattano una grande varietà di temi globali, economici, militari e politici, insomma decidono i destini del mondo, stabiliscono chi sono i buoni e i cattivi, il convegno annuale degli imprescindibili. Anche il fratello, Lapo Edvard Elkann è un manager e imprenditore italiano. L’avreste detto? La verità per favore, siete sorpresi, confidavate che almeno lui facesse l’idraulico. È amministratore e fondatore di Italia Independent Group e consulente di Ferrari. Nel 2005 fu ricoverato in gravi condizioni per abuso di cocaina dopo una notte in compagnia di un trans, fosse capitato al portinaio di un qualsiasi condominio minimo si troverebbe a contendersi una panca della sala d’aspetto della stazione. E la sorella, Ginevra Elkann? Parrebbe che la cinematografia italiana non potesse fare a meno di lei, mica come comparsa, ci mancherebbe, solo la produttrice. E quando a questi gli scappa non corrono il rischio di dover aspettare, eh no! Vivono in dimore, cosa pensavate, ai vostri bilocali con bagno unico lungo e stretto? Questi hanno le toilettes perfino nelle scuderie. Mi si potrebbe obiettare: chi ci dice non siano all’altezza. Vero! Ma quanti altri potrebbero esserlo allo stesso modo? La replica: però, in fondo, con i loro soldi ci fanno quello che vogliono. Già, non fa una piega, solo che questi industriali nati, nipoti di Gianni Agnelli, impresario con la predisposizione a privatizzare gli utili e socializzare le perdite attraverso gli aiuti di stato e la cassa integrazione sempre garantita, i cui rampolli si affidano oggi ai Marchionne e Montezemolo per spostare la produzione dove meglio gli aggrada, dunque io dico che una parte della liquidazione elargita al fighetto di Maranello, del sontuoso stipendio all’italo-canadese nonché dei privilegi tutti concessi ai Qui, Quo, Qua nostrani, ebbene una porzione di quei soldi e facilitazioni se li incamerano alla faccia nostra.
E sono anche ingrati verso coloro che hanno assoldato per fare la guardia all’esterno della banca, impegnati e vigili, nell’illusione di spartire un bel gruzzolo. Il film termina sempre allo stesso modo: i peones scalzi, sconsolati, sombrero stretto fra le mani, attendono il diradarsi della polvere. Nella fretta di montare sui purosangue di famiglia e darsi alla fuga, a volte capita di trovare a terra qualche monetina andata perduta dagli indomiti cavalieri della globalizzazione.

P. S.
Apprendo, con desolazione per lui, che Luca Cordero di Montezemolo è stato designato presidente di Alitalia Spa. Meglio che niente…

Mauro Giovanelli – Genova
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ADDIO PROF. KEATING

ADDIO PROF. KEATING

Mia opinione è che gran parte dei giornalisti delle maggiori testate nazionali (soprattutto quelle che in un modo o nell’altro usufruiscono di finanziamenti pubblici), i più quotati conduttori televisi e gli ospiti di questi ultimi, tecnici delle relazioni, esperti di marketing, massmediologi, banchieri, tuttologi, opinionisti, pubblicisti, critici e acritici, imprenditori, manager pubblici e privati, intellettuali o presunti tali, siano tutti sdraiati sulle Larghe (capienti appunto) Intese.
Strano non abbiano avuto almeno il buon gusto di evitare facile retorica sulla tragica scomparsa, ahimè, di Robin Williams. Loro, al contrario dell’inarrivabile prof Keating, non salgono mai in piedi sulla cattedra a traguardare le cose da diverso punto di vista anzi, per sentenziare e predicare moderazione da tale pulpito, vi si incuneano opportunamente, quando addirittura non ci si mettono sotto a presidio dei loro lauti stipendi.
Ma è giusto così, non è più tempo di eroi e in questo Paese vige pur sempre la regola del “tengo famiglia”, mai come oggi “allargata” alle intese perfette.

Mauro Giovanelli – Genova
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STUPIDITÀ ARMATA

STUPIDITÀ ARMATA

Forse perché era agosto inoltrato, le strade meno affollate, non più deserte come una volta, gli autobus quasi vuoti, ma… prima non mi sedevo mai, adesso lo faccio e pure convalido il biglietto anche se, per due fermate, lo trovo immorale. Sono arrivato a questo venerdì sera stanchissimo, quel che è peggio incazzato, mi verrebbe da dire senza motivo, quindi devono essercene molti.
Il tizio stravaccato di fronte continuava a smanettare un tablet gigante; improvvisamente alza la testa e, come l’avessi sempre conosciuto, si rivolge a me: “Renzi è in gamba, Di Battista un coglione”, poi mi fissa in attesa di ricevere l’applauso. L’ho guardato con compassione, sui trentacinque, quaranta, chewing gum, tatuaggi, una placchetta appesa al collo tipo marines alla “Full metal jacket”, spilloni e piastrine sparsi un po’ ovunque, espressione ebete. Gli ho risposto: “sarà, però se dovessi scegliere preferirei che a questo mondo ci fossero tanti Di Battista e pochi o niente Renzi”. A fatica avrei confutato pure a fattori invertiti, per provocazione, educarlo, così è stato invece facile, giusto e diretto. Lui, mostrando fiero il suo dispositivo mobile come fosse una protesi: “perché lei è poco informato”.
La questione esula da Renzi, Di Battista, Berlusconi, Agenzia delle Entrate piuttosto che delle Uscite, il punto è che oggi la stupidità si è rinforzata, è più defatigante contrastarla, l’elettronica l’ha armata.
Giunto a destinazione mi sono alzato malvolentieri, dovevo scendere. Avviandomi verso casa ho pensato di scriverci su un pezzo senza rendermi conto di averlo già fatto.

Mauro Giovanelli – Genova
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LA CONCORDIA COSTA…

LA CONCORDIA COSTA…

A suo tempo evitai di pronunciarmi sulla “Concordia”, quando nell’etere risuonava ancora l’eco dissonante di “salga a bordo, CAZZO!” rimbalzato tra i mille campanili della nostra Penisola per essere catapultato in tutto il mondo. Girai alla larga dai facili commenti essendo rimasto folgorato da un accadimento paradossale e dalla fotografia, allora passata ripetutamente sui teleschermi, della piccola di cinque anni che abbraccia la sua bambola, protette entrambe dal papà, morto con la figlioletta il 13 gennaio 2012. Ritenni che il silenzio e un foglio bianco fossero il modo migliore di rispettare le vittime. Tutte.
Anche in queste settimane me ne sono guardato bene dal formulare qualsiasi considerazione sull’incessante bombardamento di interviste agli immancabili esperti ed opinionisti circa le operazioni che hanno portato al “rigalleggiamento”; intervento senza dubbio delicato ma, mi sono chiesto, se non si riuscisse a raddrizzare un bastimento arenato, seppur di 115 mila tonnellate, cosa ci staremmo a fare alle soglie del terzo millennio che assiste ai vari di questi giganti per trasportarci nella laguna di Venezia? Eppure l’avvenimento fece “notizia”.
Adesso che il relitto è giunto a Genova aggrappato ai suoi bei cassoni ho sopportato con rassegnazione i quasi venti minuti concessi a Renzi in ogni Tg nazionale, un pistolotto che non ricordavo dagli incontri Berlusconi-Vespa nello studio di “Porta a Porta”. Infatti il buon Matteo, ad operazione conclusa, si è precipitato nella mia città come fosse il bagnino Nembo Kid, o Superman per i più giovani, intervenuto in contemporanea sia all’isola del Giglio che nella darsena del porto di Genova. In tal modo la gente ha potuto rendersi conto come, alla fine, sia stato lui ad averla raddrizzata con un soffio, un altro ancora per spostarla in tutta sicurezza nel golfo ligure.
Ma quando al TG RAI del 2 agosto scorso ho visto il primo piano di un ristoratore genovese, viso contrito, mentre chiedeva scusa per aver pubblicizzato il proprio locale con vista sul rottame, mi sono cascate le braccia. Non ho resistito, dovevo mettere nero su bianco. Costui è stato preso d’assalto dal solito nugolo di falsi moralisti, perbenisti a rate, “di Chiesa” (qualcuno un giorno mi spiegherà il significato di tale locuzione), indignati di professione, scandalizzati una tantum, disgustati sempre (di sé stessi), che il pianeta sia purtroppo costretto ad ospitare. Che dire dunque degli avventori che avevano all’uopo prenotato tavoli nella pizzeria? Pare fossero e siano tuttora moltissimi, di ogni nazionalità, non gli si stava forse offrendo un prodotto richiesto dal mercato? E in qualità di piccolo impresario non avrebbe diritto di fare esattamente ciò che le ditte aspiranti appaltatrici della disinfestazione, smaltimento e rottamazione stanno auspicando di ottenere? L’incremento del lavoro di baristi e camerieri non vale quanto quello dei metalmeccanici? Sbaglio o si è vagliata a lungo la possibilità di portare a Piombino l’attività di demolizione per “salvare” i precari della Siderurgia? Ma di cosa si parla? Sappiamo del pellegrinaggio turistico di cui l’isola del Giglio è stata meta e, per quanto se ne dica, ha tratto anche benefici da questa disgrazia; però mica è stata colpa dei gigliesi, o del loro sindaco. Sarebbe mai finita nella scena finale de “La grande bellezza”, simbolo perfetto del messaggio di Sorrentino, se un comandante non fosse impazzito? I cronisti non hanno sfruttato un’errata manovra marinara per aumentare la tiratura? I responsabili dei vari Tg non erano in competizione per ricercare lo scoop, l’ultimo comunicato, così da catturare pubblicità nelle loro reti? Avete notato quanto i politici siano stati lesti nell’allontanarsi dalla nave inclinata per risalirvi altrettanto ratti appena raddrizzata, inneggiando al genio italico? Tutti aggrappati alla carcassa, ciascuno secondo la bisogna, in perfetta “concordia”.
Alla fine chi hanno messo alla gogna? Il gestore di una trattoria genovese che ha dovuto emendarsi in diretta. Lo hanno indotto a chiedere scusa. Perché? Per aver agito conformemente al “sistema”, globale o no, che si autoalimenta in tal modo. Oggi 6 agosto 2014 vengo a sapere da tutti i notiziari che ai primi di luglio il comandante Schettino era stato invitato all’Università “ La Sapienza” e, nelle vesti di docente ed “esperto”, ha ivi tenuto una lezione su “come gestire il panico in casi del genere” (testuale). Oltre un mese fa dove erano i direttori dei vari telegiornali? Cazzo!

Mauro Giovanelli – Genova
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