RITARDATARIA

RITARDATARIA

È il 10 agosto, scendono le comete.
Tu in questo giorno di molti anni fa,
mentre io calpestavo già la Terra,
eri ancora un sogno errante
fra i miei pensieri,
e vagavi nell’armonia dello spazio siderale.
Percorrendo orbite eccentriche
indugiavi, distaccata dalle altre.
Osservavi.
Quando, ritardataria,
decidesti di prendere forma umana
separandoti dal tuo luminoso strascico,
lo facesti solo per cadere
tra le mie braccia.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio dell’Autore.

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L’ORIGINE DEL MONDO

L’ORIGINE DEL MONDO

…quante volte mi sono soffermato
ad ammirare il tuo petto, la parte lasciata scoperta
dalla camicetta leggera appena sostenuta
dai seni perfetti, giovani.
Una spallina abbandonata lascivamente
lungo il braccio,
la carnagione liscia e profumata,
il viso di una Madonna,
tanto la dolcezza ha aderito al tuo ovale compiuto.
Gli occhi profondi esprimevano
anche una sottile malinconia,
a volte mi pareva non ti importasse piacere,
essere desiderata per il tuo fisico,
avevo la percezione volessi porti più come
compagna, consolatrice.
Provocavi in me, come posso dire…
languore, attiravi la mia virilità
perché i sensi che guardano al fascino
venivano tutti soddisfatti, appagati.
Bella, bellissima.
Fronte proporzionata, liscia,
naso regolare, muliebre, orecchie precise,
capelli mossi quel tanto da confonderli
con i riflessi del tramonto in riva al mare.
Non ho pudore nel dire ciò,
ma il piacere di cui, attraverso te,
mi sono impossessato,
le emozioni che mi hai regalato,
il desiderio della carne
che avvertivo nell’ammirarti,
sono la storia del mondo
e della mia giovinezza.
La carne è la sola cosa, essenziale,
dalla quale non si può prescindere,
l’unico mezzo di comunicazione con l’altra parte,
la ricetrasmittente tra l’essere e il nulla.
Vedere, sentire, annusare, toccare, penetrare,
sono percezioni concesse da questo
complesso involucro che ci contiene,
e tu mi hai regalato tutto ciò precocemente.
L’amore eterno, passione, sesso, dolcezza, carezze,
giocare, baciare, e stringerti a me, bramare il calore,
desiderio di godimento.
Ecco il vero rito sacrificale.
La sola liturgia ad avere un senso
è raggiungere così uniti l’orgasmo,
quell’attimo di estrema perdizione
e sommo piacere,
l’unico gesto che abbia un contenuto,
la vera azione che conduce
ai confini ultimi del sublime,
in prossimità dell’attendibile,
il mezzo con cui si innesca la reazione
che consente di intravedere per qualche istante
il Cielo.
Questo ci siamo regalati.
Sono certo tu capisca cosa intendo dire,
il tuo corpo flessuoso,
provocante e innocente allo stesso tempo,
mi è entrato nelle viscere,
la tua naturalezza e sensualità toglieva il fiato
e mentre ti alzavo la veste
e intravedevo le curve inebrianti…
ancora oggi al ricordo della perfezione
di quelle carni mi emoziono.
Questo è il senso dell’esistenza,
la sola salvezza.
Nell’inferno in cui viviamo è la carne,
non la fede,
che ci fa toccare il Paradiso.
A Dio piacendo.
Nei tuoi magnifici occhi,
lo sguardo, con riflessi delle stelle sul mare di notte,
mi ci perdevo dentro,
cambiavano continuamente tonalità,
rappresentavano immaginazione,
tormento, rabbia, odio, estasi, inquietudine, pace.
Comunicavano una predisposizione
a dare amore incredibile,
sprigionavi fiamme e sentimento da tutti i pori.
Buona sorte ho avuto ad essere uomo,
così da poterti ammirare, possedere
e avvicinarmi attraverso te al mistero
dell’origine del Mondo…

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

(da “In morte di Laura Antonelli” di Mauro Giovanelli)

Immagine in evidenza: Autore Gustave Courbet – Data 1866 – Tecnica olio su tela – Dimensioni 46×55 cm – Ubicazione – Museo d’Orsay, Parigi

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NON SE NE ESCE O… SE NE ESCE?

NON SE NE ESCE O… SE NE ESCE?

Non se ne esce…
perché è inutile cercare di spiegare alcuni aspetti della vita a chi non li capisce da solo. Con tutti gli altri si corre il rischio di essere costretti a dargli ragione pur di metterli a tacere.
Oppure se ne esce…
come giustamente ha fatto Marco Travaglio dandosela a gambe levate dal “salotto” di Santoro, diventato santo e sempre meno toro.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore.

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NON SE NE ESCE

NON SE NE ESCE

È inutile cercare di spiegare
alcuni aspetti della vita
a chi non li capisce da solo.
Con tutti gli altri si corre il rischio
di essere costretti a dargli ragione
pur di metterli a tacere.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza Composizione Enrico Bafico artista genovese – Foto dell’Autore.

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MAGICA INDIA

MAGICA INDIA

“In India ho incontrato…
da dove viene questo suono remoto?
da una vina male accordata
o dalle ruote arrugginite di un rickshaw?
In India ho incontrato,
senza vestiti, né parole né lacrime,
amore per un bambino lì nato.
In India ho incontrato,
seduto sulla pietra levigata,
il ritornello che ho mormorato,
il sogno che mi ha illuminato.” (1)
Niente paura, non sono un poeta
e detesto la rima baciata.
E’ la libera interpretazione dell’opera surrealista
di un autore francese che
per tutto il viaggio, ma anche prima,
continuava a martellarmi la testa
e non capivo perché.
Manipolarla via via con ciò che vedevo
era il tentativo, senza rendermene conto,
di condensare in poche istantanee
ciò che per me rappresenta il Paese
dove ho raccolto sensazioni indimenticabili.
Rammento l’ultimo giorno
all’hotel & resort Westin, poco fuori Delhi,
nella camera di un’amica dove ci eravamo riuniti,
di aver cantilenato il pezzo originale
in risposta alla domanda
del perché avessi ritardato all’adunata,
e tutti mi diedero del pazzo.
A proposito: di tanti bellissimi ricordi
non è stata anche quella sera molto particolare?
Chi se ne è accorto?
Non vi capita, a volte, che un attimo
a prima vista spoglio di significato
rimanga impresso nella memoria per sempre?
Come se le persone, gli oggetti, le luci e le parole
fossero stati composti da legami visibili e invisibili
che ci hanno condotti a quell’appuntamento?
Eravamo seduti intorno a una bottiglia di rhum
e non dimenticherò l’espressione di ciascuno.
Negli occhi quella dolce e delicata tristezza
che si provava da piccoli
quando le vacanze stavano per finire
e le porte della scuola
erano pronte ad accoglierci.
E ricorderò quella sera:
i nostri sorrisi, l’aroma del liquore,
la coesione venutasi a creare,
le parole, i volti, la risata complice e intelligente
di Sathya.
Tutto ciò, per me, è stato magico.
Del resto magica è l’India.
Siete d’accordo?
Come si potrebbe dimenticare l’orfanotrofio
di Madre Teresa di Calcutta ad Agra?
Dove in pochi minuti ho provato
per un orfanello profondo amore
come raramente capita nella vita?
E i monumenti, i colori, gli odori intensi,
le voci, i clacson nelle strade,
le moschee, i profumi,
i visi bellissimi delle donne,
il loro portamento regale,
gli occhi sconvolgenti, i mausolei,
il groviglio di cavi elettrici contro il cielo cobalto,
gli scarti e i rifiuti della città,
i templi, gli sguardi dolcissimi, la disponibilità
e l’accoglienza di quel popolo
dalle mille sfaccettature che
“ci rende colpevoli perché in fondo ha ragione
nella sua maniera di avere torto
e allo stesso tempo è lui stesso responsabile
avendo torto nel modo di aver ragione” (2)
Per me questa è l’India:
un ossìmoro, splendido contrasto,
equazione con troppe incognite per essere risolta;
e l’uomo,
“che neppure riesce ad esplorare la propria mente,
perché la mente è tutto quello che ha per conoscerla”, (3)
come potrebbe comprendere
ciò che abbiamo visto?
Non sarà che quella gente ha qualcosa di più?
Siamo passati dall’ammirare la magnificenza
del TaJ Mahal, opera ardita
creata con enorme dispendio di mezzi e risorse
per l’amore perduto di una sola donna,
al nulla di materiale delle persone
incontrate nei vicoli
o sedute sui ghat di Varanasi,
“dove all’alba le ombre sono color arancione
e lo spirito sta attento solo al significato delle cose.” (4)
Tutto qua? Sì…
no, il resto dovrete cercarlo,
ciascuno secondo la propria natura.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

 

Immagine in evidenza: A sinistra particolare di un monumento a Khajuraho -India, classificata come nagar panchayat, distretto di Chhatarpur, nello stato federato del Madhya Pradesh. A destra cataste pronte per le cremazioni in un Ghat di Varanasi (Benares) India – Sponda occidentale del Gange – Fotografie scattate dall’autore.

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(1) Louis Aragon – “Sur le pont neuf” – Testo originale: “Sul Pont Neuf ho incontrato/da dove viene questa canzone remota/Da una chiatta male ancorata o dal Métro Samaritaine,/ Sul Pont Neuf ho incontrato,/ senza cane né bastone né cartello/ Pietà per il disperato davanti a cui la folla si scosta,/ Sul Pont Neuf ho incontrato,/seduto sulla pietra levigata,/il ritornello che ho mormorato…il sogno che mi ha illuminato”.

(2) Jean Paul Sartre – “Le parole”.

(3) Cormac McCarthy – “Trilogia del west”.

(4) Paul Jean Toulet – “Ad Arles, dove sono gli Alyscamps,/quando l’ombra è rossa sotto le rose/e chiaro il tempo,/stai attento alla dolcezza delle cose”.

SATHYA RAO GUTTA l’indiano

SATHYA RAO GUTTA
         l’indiano

Non ti nascondo che in un primo momento
mi sei sembrato distaccato,
quasi scostante;
solo dopo ho capito che così doveva essere:
tu eri il maestro, io l’allievo.
Prima di avvicinarmi
tuo compito era valutare
se fossi stato in grado di affrontare
i percorsi che mi avresti indicato,
farli miei, possederli con il cuore e la mente.
La missione di cui ti sei fatto carico
misurare se sarei stato capace di spogliarmi
dell’abito da turista e crescere.
Ci sei riuscito.
Dinanzi a me hai spalancato panorami
che altrimenti mi sarebbero stati inaccessibili,
sono entrati nella mia anima
e lì dimorano.
Adesso ho compreso la tua grande umanità;
spero non averti deluso
perché conto di ritornare
con te
sulla riva occidentale del Gange
ad ammirare, prima che si disperdano,
i punti bianchi
prodotti da una energia
molto positiva che si trova a Benares.
Quando sorge il sole.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: SᾹDHUS – Fotografia scattata dall’autore a Varanasi (Benares) India

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BOLLEZZÛMME

BOLLEZZÛMME

Il mare ha avuto la sua eiaculazione
nel rapporto perverso con il Diluvio Universale
senza Arca.
Gli ultimi sussulti lo consegneranno
al meritato riposo del giustiziere cosmico.
Il cielo è lo sfondo della catarsi
appena consumata,
ogni cosa volge alla quiete ma…
nel bollezzûmme la bramosia vitale
si aggrappa agli ultimi residui inquinanti
dell’umanità:
una ciabatta d’artista che,
con la complicità perfetta
di due simbiotiche cicche,
anela ad assumere forma e dignità animale
in prossimità dell’agognato approdo;
sostanze inorganiche tese al disperato tentativo
di entrare nel ciclo evolutivo della materia.
Una sequenza è giunta a compimento
e gli spettatori leggono la prima pagina
della parabola infinita.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Locandina del film “BollezZûMme” – Regista Michele Capozzi – composizione Enrico Bafico artista genovese – Foto dell’Autore.

Nata: BollezZûMme è un termine genovese che si riferisce alle condizioni del mare, quando si percepisce che sta per “mettersi al brutto”, c’è “maretta”, preannuncia qualcosa che sta per accadere.

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SOGNO DI UNA NOTTE A MENO UN DODICESIMO DALL’ESTATE

SOGNO DI UNA NOTTE A MENO UN DODICESIMO DALL’ESTATE

Importante era afferrare la lucertola,
mica per farle male,
doveva spiegarmi qualcosa,
alla fine l’ho presa perché era stanca,
non riusciva a correre bene
su quella campana di cemento liscio
posata a terra.
Mia madre e mia sorella non hanno sentito,
le ho chiamate a lungo mentre si allontanavano.
Gente rarefatta in piazza De Ferrari,
le auto vecchio tipo colore dei taxi anni ‘50,
nere, c’era anche del grigio, posteggiate male,
al centro, di traverso.
Era sera, ma il chiaro del giorno insopportabile,
il rumore muto della gente,
capivo ciò che l’uomo in divisa stava dicendo
a un gruppetto di persone senza volto.
Le ho raggiunte che già erano arrivate a casa,
ho chiesto come mai non mi avessero sentito,
le avrei accompagnate.
Io alla lucertola ho parlato,
e il Natale
non sarà mai più come prima.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Foto ricavata dal web – Genova, piazza De Ferrari, 1950

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UN POMERIGGIO PROSSIMO ALL’ESTATE

UN POMERIGGIO PROSSIMO ALL’ESTATE

Per il resto della giornata ho pensato a Lucrezia.
Che emozione!
All’istante ti ho vista cresciuta,
l’attimo successivo,
così come sempre accade,
nel senso che in un lampo
sei balzata nella fase
in cui cerchi ancora di restare bambina,
senza più convinzione.
Percepisci qualcosa di te allontanarsi,
avverti che il primo stadio del modulo
si è sganciato,
ha adempiuto la funzione di vincere la gravità e,
come da programma,
la navicella prosegue il viaggio
con strumenti utili ad esplorare
altre visioni.
Sei più incuriosita che contenta,
riflessiva, anche un po’ malinconica,
per nulla impaurita, cautamente entusiasta.
Ho captato e registrato
diversi segnali
da te emessi tutti in una volta.
Nessun capriccio per guardare i cartoni animati,
forse l’avevi chiesto anzitempo
nel tentativo di tornare indietro,
poi insieme, con calma,
ci siamo gustati il gelato, abbiamo parlato,
scherzato, in modo sereno, intelligente,
hai sostenuto complice il mio sguardo.
Può essere che dicembre prossimo
fingerai di credere ancora a Babbo Natale,
più per noi e la sorellina Angelica che per te,
ma il successivo non potrai farlo,
l’adolescenza ti aspetta.
Oggi 12 maggio 2014 hai detto:
“nonno, ti voglio bene”.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza:Varanasi (Benares) India – Ghat sponda occidentale del Gange – Fotografia scattata dall’Autore.

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