NATALE

NATALE

Ecco la risposta,
immutata, medesima menzogna,
ogni anno terrestre
sorge per ciascuna anima,
anche quelle recluse
in coloro che mai hanno pregato,
formulato domande…
L’immensa coltre,
cenere dei morti ammazzati
da Dèi e uomini,
si posa sulla ragione,
soffoca la brace.
Oscurità sempre più inviolabile
colmerà gli abissi
finché tenue parvenza,
ultimo morente baluginìo,
come gemito:
“Chi o cosa sei?”
“Tutto…

…E niente!”

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini artista – Fotocomposizione

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POSTULATO FEMMINA – Giornata mondiale delle donne 25 novembre 2018

POSTULATO FEMMINA
Giornata mondiale delle donne
25 novembre 2018

Cerco disperatamente
fra giudici, giurati, potenti e potentati,
politici, corrotti, prelati, ricchi sfondati,
infine gli ultimi, quelli che contano niente,
zero più zerovirgola più zero,
sempre assediati,
circondati dall’indifferenza delle genti,
quelli cotti da sole e neve,
puzza di piscio, parlata greve,
quelli che non hanno la barba bianca,
piuttosto grigia, scatarrata,
labbra rosso sangue, ragrumato,
marroni, saliva inquinata,
quelli che fanno schifo,
reduci delle grandi battaglie
ignorando lo schieramento,
ed hanno lottato, lottato lealmente,
perciò non sono amati,
numerosi, questo sì,
restano zero anche moltiplicati.

Ma se raggiungo te…
Dammi la mano, stringi forte la mia,
ci rifugiamo altrove,
ti osservo, lasciati andare,
vedo calzini bianchi, corti,
gonna scozzese plissettata
scarpette da adolescente
spillone da balia ma… Sei cresciuta
ed il foulard che del sottotetto
raccoglie i sospiri dalle fessure
delle travi sconnesse,
sono qui, sotto la grande radice,
scendi a me, togli l’esponente, per favore,
portalo con te, mi schiaccia, opprime,
da poco ho lasciato le crociate,
moschea, muro, sepolcro,
aspetta ti aiuto, scorgo il bianco,
candido triangolo di cotone,
puro come lino crudo al sole
triangolo rettangolo,
cateti lunghezza uno,
l’ipotenusa fra ombelico
che in te, amore, non è casuale,
fuoco del tuo ventre,
e dell’iperbole che si spalanca
all’inesauribile, geometria pura,
astrofisica, profumata, odoroso
il fiore racchiuso dai segni di integrale
che lì conducono, uguali,
come chiavi di violino, armoniosi,
speculari fra loro, indicano il sacro
e non profano, uno abbraccia l’universo
l’altro lo trattiene, entrare, procreare
accompagnarci e vivere nel sole
postulato improprio ma funziona,
in natura non fa una piega
di certo sarà teorema,
quindi usciamo, scavalchiamo l’uguale,
io sono irrazionale, fammi cambiare segno,
diventiamo due, insieme,
e questo misero numero algebrico
complesso sarà primo pari primo,
quindi uno in due, sempre due,
intero e reale,
ed i canti, le musiche di quei tempi,
il tuo quaderno a piccoli quadretti
libri di scuola a fianco, quanti esempi!
Non dovrai più attendere l’estate.

Non dalla mia fottuta costola sei giunta,
tu mi hai formato, tue le mie ossa,
cranio, femori, bacino,
sei le mie braccia stanche di lottare,
ti vogliono stringere, abbracciare forte,
insieme moltiplicarci per noi stessi,
scongiurare finanche la morte.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Rappresentazione grafica Postulato Femmina, Mauro Giovanelli

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Nell’attesa…

Nell’attesa…

Quale valenza ha la vita di una formica?
Così! Per curiosità.
Il verme della frutta? Estinto nunzio dell’estate?
La lucciola sul palmo della mano l’avrebbe
sostituito nella rubata intimità, per stupire,
meravigliarci insieme ogni volta, come fosse
la prima… Delicate, scomparse presenze fossilizzate
nell’oblio scortato dal sempre più lento,
ormai stridente frinire delle ultime cicale stanche.

E uno degli innumerevoli “caduti” per la patria?
Di ogni epoca e memoria? Il milite ignoto sacrificato
a molteplici cause? Immolato nel nome della dottrina?
Ovunque la stessa, identica, dai mille volti fallaci,
illusori, precisa nel concedere adeguati pretesti
ai pochi che inseguono solo potere e profitto.
Cieca credenza non necessita di alcuna sapienza.
Andate! Abbiate fede nei fantasiosi postulati, assiomi,
certezze mai provate, aleatorie, strumentali. Uccidete!

Egoismo, ingiustizia, sfruttamento, violenza?
Persone che ogni istante, donne, bimbi, vecchi,
uomini si spengono al freddo, per fame, nei recessi
delle “city”, in deserti attraversati, mari sognati,
invisibili ai grafici che seguono l’andamento
dei mercati, gli indici di borsa e ogni differenziale?
Anche quelli fra nati e abbandonati? Non tutti!
Certifichiamo i catalogabili, da subito schedati, nome,
cognome, estrazione… Codice fiscale. Ma…

Nel loro modo di comunicare non potrebbero mancare
all’appello vespertino le formiche decedute sulla soglia
del casolare? Mai percepito alcun lamento. Né pianto.

Anche se sparigliate so come le carte son distribuite
fra chi ho di fronte e gli avversari… Ci sono conti
da pareggiare, il mazzo è da quaranta, settebello
a destra, due calati, l’ultimo a sinistra, facile
ricordarle tutte, arrivo fino a trecentododici…
Dove voglio andare a parare con questa minestra?
Meglio vaneggiare! Lo so. Troppo contorta la realtà.
Con l’asso prendo tutto.
Poi passerò.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Museo di Khiva, Uzbekistan, Leggìo a nove posizioni, foto Mauro Giovanelli

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ULTIMA ESPANSIONE

ULTIMA ESPANSIONE

Mancanza è essa stessa vita,
qualcosa, giustifica l’esistente,
brace che non si consuma
ma arde, scalda, molto più di niente
infiamma ogni giorno la brama
di ricomporre stupefacente
trascorso, fermo all’istante
in cui si è compiuto, immutato,
inalterabile dipinto, finito,
opera d’arte perfetta, conclusa,
mantiene finanche accesa
la speranza, sbaraglia il tempo.
…….
Un’alba verrà in qualche punto
del cosmo, ultima espansione,
e luce, bianca come pace
ed eternità, fenderà la tenebra,
gradualmente il nuovo giorno
farà emergere ogni memoria
nell’avanzare lungo la vasta distesa
di ricordi, tanti, innumerevoli,
il vuoto assumerà infinita valenza,
da lì ricominceremo e quello, ricorda,
solo quello sarà il momento di prenderci.
Perenne, risorta felicità.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini, foto composizione

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A RUOTA LIBERA

PRIMA NOI…

Chiunque affermi: “Prima gli italiani, francesi, americani, senegalesi, cristiani, mussulmani, ebrei… ecc.” è già fascista.

NESSUN DALTONICO

Mi risulterebbe che siano di etnia bianca le ignobili educatrici di scuola materna sorprese a sottoporre bambini ad immondi maltrattamenti. Una vera “piaga” che non viene presa in considerazione dai politicanti che “cavalcano” il colore della pelle. Nessuno di questi è daltonico.

QUESTIONE DI CONFINI?

I Nobel per la pace vengono assegnati secondo la “convenienza politica” del momento forse, dico forse, nella speranza che tale riconoscimento possa far riflettere il designato di turno. Un po’ come per i “santi” anche se in quest’ultimo caso sussiste l’aggravante della regola “rimanga tutto in famiglia”. Fra cattolici intendo. Prima o poi i papi sono tutti “canonizzati”, qualche suora, missionari. Alla fin fine non mi è chiaro il motivo per cui non debbano essere “santi” il Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Ernesto Che Guevara, Nelson Mandela, Giordano Filippo Bruno, Ipazia di Alessandria, Don Milani, Pier Paolo Pasolini tanto per fare alcuni dei numerosissimi nomi che mi vengono in mente.
Questione di confini?

BEATITUDINI

Beati coloro che ignorano la propria carne, inconsapevoli arrivi ad essere ciò che diventerà. Il loro spirito, qualunque cosa esso sia, immagino sia greve.

BRAMOSIA

Le persone che inseguono esclusivamente potere e denaro sono sottosviluppati mentali della specie più pericolosa per il prossimo.

INSEGUIRE STANCA

In parole povere c’è da dire che il Mondo non gira più dalla mia parte ed io sono stanco di inseguire.

…ONI e CLONI
Dall’ultimo governo Berlusconi a Gentiloni, in mezzo tutti i cloni, restano 5000 km di rete autostradale inagibile più terremotati vari ed altro ancora… Gli stessi che dopo trenta giorni dal crollo del ponte Morandi a Genova, tragedia della quale sono corresponsabili, cominciarono ad indignarsi per presunti ritardi nelle decisioni del nuovo Esecutivo.

Mauro Giovanelli – Genova
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ORA ILLEGALE

ORA ILLEGALE

Da diverso tempo le lancette del mio orologio sono avanti di undici ore. Non hanno mai segnato il momento giusto.
Li ho imparati tutti a memoria.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Orologio a torre, originale epoca vittoriana, in rovere incisioni e intarsi, quadrante smaltato e decorato – Collezione Mauro Giovanelli

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A MENO UN DODICESIMO

A MENO UN DODICESIMO

Tre.
Accesso all’eternità. Esoterico, ternario,
primo dispari essendo uno nullo.
È trino nella riconciliazione,
il due, pari e primo primo,
diverge in opposte direzioni,
separa, allontana, non chiude il cerchio,
neppure potrebbe immaginare
il trascendente rapporto tra lunghezza
della fittizia circonferenza ed il suo diametro,
comunque sempre tre virgola
serie infinita di decimali
priva di periodicità,
irrazionale, impossibile quadratura
che già sarebbe più di qualcosa da cui partire.
Tre.
Unifica, chiude e circoscrive,
apre ai confini del Cielo, soluzione
del conflitto duale nel giudice terzo
sigilla il triangolo, espressione
geometrica, ritorno del multiplo
all’unità dalla quale un qualche Dio
forse ci osserva con telescopio euclideo
essendo il primo della serie, detta aurea,
stupefacente somma dei suoi predecessori,
geniale intuizione di colui cui si deve
dei numeri arabi l’introduzione,
impensabile determinare allineamento
di foglie, petali, rami, arbusti…
Costui ci arrivò ad aspirare il verde,
vicinissimo, tanto da goderne il profumo,
dissetarsi con brina e rugiada.
Tre.
Terzo decimale del quoziente
di un dodicesimo, dopo lo zero,
inizio e fine dell’Universo,
centro e periferia del Cosmo,
nulla e tutto, distacco e convergenza
vicinanza e divergenza…
E l’otto… Segno di infinito, padrone
di qualsivoglia dimensione,
serie piena della diabolica ruota.
Tre.
Compimento della più superba riflessione,
periodico fino all’inimmaginabile
nella specifica collocazione,
puoi correre con e su esso in perpetuo,
risultato di semplice frazione
data dalla somma degli interi,
positivi, fino all’infinito,
più piccolo di ciascuno di essi.
Per di più negativo.
Tre.
Gesù e Srinivasa
arrivarono a trentatré.
Tre.
Tu, io
e ciò che verrà.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini artista – “Elettroshock” (particolare: ORA PRENDETE IL TELESCOPIO E MISURATE LE DISTANZE E GUARDATE FRA ME E VOI CHI È IL PIÙ PERICOLOSO) – Collezione Mauro Giovanelli

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Quali visioni?

Quali visioni?

Perché mi hai cercato
se ogni tuo attimo
di questo viaggio
affermi essere appagata?
Nessun tormento.
Pianificati alba, tramonto
e l’intermezzo
in programmi consoni
al peregrinare fra le genti
e tiepide, domestiche coltri.
Hai avuto tutto quanto
necessiti, circondata
di serena quotidianità
che forse neppure hai cercato.
Illuminato è il tuo pensiero…
Cosa ti ha spinto ad osare?
Quanto vorace il buco nero
della mancanza che,
improvvisa,
hai avvertito nella mente
facendola emergere
dai fulminei, sminuiti recessi
del tuo intimo vissuto?
Viscere, carne, nervi, pulsioni
obliati nel gesto consueto
sono ora esplosi. Quali visioni
risorte, repentine, eccitate
come orde di sogni mancati,
hanno scalfito lo strato
delle tue miti stagioni?

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza: Coyoacan, Città del Messico, casa di Frida Kahlo – Foto Mauro Giovanelli

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LA MANO DEGLI DÈI (da “Asso alla quinta”)

LA MANO DEGLI DÈI
(da “Asso alla quinta”)

Ero adolescente, impregnato di racconti, romanzi, cinema, sogni. Un giorno, pomeriggio d’estate, chiesi a mamma perché non avesse fatto l’attrice o la ballerina. “Ci si deve spogliare, mostrare le gambe di fronte a tutti. Non mi piace!” La stavo rivedendo… Risoluta, serena, bellissima, dolce nel troncare la mia curiosità mentre, di turno mazziere, mischiavo il mazzo al punto che quasi faceva schiuma. A volte la mente genera strani collegamenti.
“Questo è l’ultimo giro, non farò più carte. Taglia!”
Giuse: “All’altezza!”
Roditore: “Sono tanti!”
Rena: “Mi faccio una banana, ho bisogno di potassio”
Giuse: “Tu fatti gli affari tuoi, mi metto all’altezza dei resti. A te, Rena, ricordo che ci sono anche mele e pere, portale da casa le banane, questa è la terza…”
“Dai ragazzi, è tardi, asso parla. Che dice sua altezza?”
– Busso.
– Apro.
– Sì.
– Passo.
– Passo.
– Per tre.
– Me ne vado. “È rimasto qualcosa da bere?”
– Gioco.
– Sei volte!
– Va bene!
– Gioco.
– Sì!
– Vedo!
– Via! “Anche se gli hanno tagliato le orecchie da piccolo si vede lo stesso che è un asino” aggiunge fra sé e sé il Ciclope. Penso si riferisse all’avvocato, il “per tre”. Vito borbotta sempre, senza sosta mentre, con un occhio solo ipovedente, spilla la sua carta coperta a distanza ravvicinata, quasi toccandola con la punta del naso. Comunque nulla gli sfuggiva. Un maestro! E le sue sortite erano filosofia. Verità. Strali ineludibili.
“Distribuisco!
Sette su donna.
Re su dieci.
Dieci su asso.
Fante su dieci.
Un bel quattro per il mio otto. Parlano asso e dieci.”
– Trecento!
– Gioco.
– Sì!
Indossava una camicetta a fiori, i lunghi capelli neri tirati su, dietro, e trattenuti da un paio di forcine, gonna plissettata. Qualche ciocca sfuggita alla presa scendeva vezzosamente lungo il collo… “Dunque l’asso aveva bussato e su caduta di dieci esce con trecento… Mica poco… Fante e dieci sono entrati… Probabile progetto o inverosimile two back di dieci, possibile di fanti ma non l’asso sotto… Il sette e donna sono bolliti, c’è solo da sperare che il dieci e re in caduta non sia imbecille come spesso gli capita… Imprevedibili gli imbecilli, ha controrilanciato per sei… Però sta mangiando la banana…”
– Gioco.
– Anch’io.
“Signori procediamo:
Cinque su donna e sette.
Nove su dieci e re.
Sette su dieci e asso.
Tre su dieci e fante.
Re su otto e quattro.
Parla sempre l’asso”
– Ottocento!
– Passo!
– Resti! Me li gioco tutti… “Se abbandonano anche gli altri due, come dovrebbero, dopo il re ci sono donna e asso in successione… Vero come so di esistere… Del resto con caduta di 5 e 9 dovrebbe ritirarsi pure il più stoico degli stupidi… E il mangiatore di banane è distratto dalla sua preda… Bruciato! Il Pescatore Messicano ed il Ciclope saranno imbattibili per l’eternità. Dopo di loro “io” poi… Vuoto.”
– Me ne vado.
– Chiudo.
– Gioco! Eccoli!
“Tutto come previsto…”
– “Servo:
Donna su sette, dieci e asso…
Quello con regina esposta, il “per tre” ha un moto di stizza. Sciocco! Non sa che esser passato è stata la sua fortuna…
Asso su re, quattro e otto”
In un baleno giro la mia carta:
“Due assi con re. Mi dispiace, il piatto è mio.” E mentre raccolgo quella montagna di soldi Giuse scopre il suo asso sbattendolo sul tavolo, si alza come avesse una molla sotto il sedere, è furibondo, accende la sigaretta dimenticandosi di averne una fumante nel posacenere.
“E poi mi vieni a dire che la fortuna non conta!”
Gli tremano le mani, gira da una parte all’altra del salone alla maniera di un moscone impazzito, cammina finanche sulle pareti…
“Conta, conta…” bisbiglio piano.
“Hai culo! Ecco la verità. Mi hai fatto resti andando a cercare il quarto asso, ed io ne avevo due su due… Da manicomio! Non dirmi più che sei il migliore, hai una sorte sfacciata…”
“Ero convinto che tu passassi, non pensavo fossi pieno come un uovo” replico a testa bassa mentendo spudoratamente… Intanto riordino assegni e banconote…
“Ma che ca..o stai dicendo? Ragazzi avete visto anche voi… State tutti zitti?”
“Effettivamente ho avuto un pizzico di fortuna…” Mi azzardo a concedergli.
“Un pizzico? Mi vuoi anche prendere per i fondelli? Roba da non credere…”
Rena: “Beh! Signori, si è fatto tardi, sono quasi le quattro, direi di concludere qui se siete d’accordo… Domani… Ehm! Stamattina alle sette devo aprire… Giuse! Ti consiglierei di mangiare più banane, sei a corto di potassio…” E giù una risata collettiva, complice, solidale, zingara… Tutti stavano scoppiando, io ero viola dal trattenermi, non potevo provocare oltre l’avversario, mi lacrimavano gli occhi dallo sforzo…
Intanto nella coltre di fumo alcuni cominciano ad indossare giacche e cappotti, c’è chi va in bagno, altri spiluccano rimasugli, Giuse si guarda intorno smarrito, vorrebbe trattenerci fino all’alba, non si rassegna. Le regole si rispettano.
“Dov’è?” gli domando.
“Stesa sul divano, dorme!”
Mi alzo, la sveglio delicatamente con una carezza… Prendo la sua mano, sbadiglia con grazia, la aiuto ad indossare il piumino, ci avviamo verso la porta accompagnati dalla voce di Giuse:
“A venerdì, stessa ora… Che fortuna hai avuto! Almeno te ne rendi conto o no?”
“Si grande Giuse, non sono scemo… Fa parte del gioco” ed arrivati all’ascensore, rivolgendomi a lei…
“Amore! Hai mai pensato di fare l’attrice o la ballerina?”

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Francesco Tabacchi, “realismo magico”, olio su tavola, collezione Mauro Giovanelli

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LA PRIMA AMANTE

LA PRIMA AMANTE

Tutt’ora custodisco gelosamente, e consulto, il “Dizionario Dei Capolavori – della Letteratura, del Teatro e delle Arti” a cura di Aldo Gabrielli, Settima Edizione ULTRA, 1945 che fra i numerosi volumi presenti nella biblioteca dei miei genitori destò la mia attenzione fin da fanciullo. Quando adolescente ebbi consapevolezza di essere maschio la mia prima amante fu “La venere dormente” (non dormiente) del Giorgione, Tav. LXIX fra le pagg. 464 e 465 del medesimo testo.
La media di masturbazioni giornaliere raggiunse livelli impensabili. Mi viene il sospetto potessi essere io il satiro che l’artista sembrerebbe avesse deciso di cancellare dal dipinto in un secondo tempo.
Non esistono più i dizionari di una volta.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Tav. LXIX fra le pagg. 464 e 465 del “Dizionario Dei Capolavori – della Letteratura, del Teatro e delle Arti” a cura di Aldo Gabrielli, Settima Edizione ULTRA, 1945 – Il Giorgione, Giorgione o Giorgio da Castelfranco, pseudonimo di Giorgio Gasparini, “La venere dormente”.

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