GLI AQUILONI (I POLITICI DEL PIANETA PROVERANNO VERGOGNA?)

GLI AQUILONI
(I POLITICI DEL PIANETA PROVERANNO VERGOGNA?)

Nella sua ultima dichiarazione pubblica al Cara di Mineo (Catania), fra quelli che fino a poco tempo fa chiamava spregiativamente “terroni”, il deputato europarlamentare nonché attuale segretario della Lega Nord ha sostenuto che dobbiamo accogliere in Italia “solo profughi cristiani”. Più o meno il concetto è questo e ritengo doverosa tale precisazione poiché quando vedo l’immagine della sua faccia fuggo veloce a sbirciare il titolo di testa dell’articolo e volto pagina. Ho l’impressione che da come parla, si muove, agisce, cammina, gesticola questo Salvini denoti chiaramente che l’unica cosa in grado di fare, male, sia quella di riempire felpe e t-shirt oscene. Sorge quindi spontanea una domanda: È possibile ci sia tanta gente che lo ascolti? E, più grave ancora, lo segua? Mi pongo il quesito, e lo ribalto al lettore, in quanto vorrei ricordare che, al contrario di Benito Mussolini in Italia, nella Germania del 1933/34 il signor Adolf Hitler conquistò il potere con la conferma dei cittadini. Infatti arrivò alla Cancelleria cavalcando e sfruttando, grazie alla sua abilità oratoria, la grave crisi economica della Repubblica di Weimar conseguente alla sconfitta subita nella prima guerra mondiale. La “propaganda politica” del futuro Führer fece presa sull’insoddisfazione delle classi medie che, attraverso l’esaltazione del nazionalismo, un acceso anticomunismo, l’antisemitismo più feroce e la glorificazione della pura razza ariana, rimasero affascinate, insieme alla maggioranza della popolazione affamata, dall’unica speranza di riscatto a disposizione. Il successivo sterminio pure degli zingari, i sinti, i rom ed altre etnie furono un effetto collaterale inevitabile.
Ritornando al Matteo celtico questi non fa altro che ripetere, rielaborandolo, l’infame refrain dei Bossi (il “vecchio” e il plurilaureato albanese “Trota”), dei Borghezio, Calderoli, Maroni, Castelli e compagnia blaterando. Che eccelsa scuola di pensiero ha avuto!!! Siamo in democrazia, si fa per dire, quindi è giusto dargli la parola anche se ultimamente l’eccessivo spazio concesso dai mass media all’uomo del nord mi sembra un po’ sospetto, ma… come può accadere, ripeto, gli si dia ascolto? È possibile non si vergogni? Almeno quando è solo, davanti allo specchio, ammesso riesca a superare tale prova.
È pur vero che a capo dell’attuale Governo “non eletto” abbiamo un altro Matteo, quello supponente, il velociraptor delle riforme di destra che fa di tutto per farle passare di sinistra, una bella faticaccia portare avanti questa tattica, forse è per questo che ultimamente lo vedo imbolsito, cupo, meno “frizzante”. Ma tale strategia, ne sono certo, alla fine avrà un suo peso. Come è inconfutabile, se non bastasse, che l’Italia detenga ormai il triste primato del 47% di analfabetismo funzionale. I due fattori giocano a favore dei populisti destrimani i quali lanciano messaggi diretti tipo “noi ti salveremo dall’uomo nero cattivo e puzzolente” quindi intellegibili pure a loro. Come le prime elezioni del dopoguerra che furono vinte da chi lanciava slogan che suonavano “i comunisti mangiano i bambini” con tanto di manifesti di giganti brutti, con tre narici, cattivi, rossi, che banchettavo con un bel pargolo tenero appena sfornato. Da qui ebbe origine il termine “trinariciuti”. Dobbiamo quindi fare affidamento sul restante 53% che a questo punto potrebbe dedicarsi ad una sorta di sostegno, come è d’obbligo nelle scuole per gli alunni disagiati. Di questi però i loro voti saranno sparpagliati nelle percentuali indicate dai sondaggi che, considerando un aggiustamento dovuto al fatto della piccola percentuale di analfabeti non condizionati da Salvini e l’esigua parte di “normali” che inspiegabilmente potrebbero votarlo, dovremmo grossomodo arrivare ad un buon 43% di affidabili. Da questi occorre un totale e fattivo contributo, che si muovano, come fa Alessandro Gassman che pulisce il marciapiede di fronte a casa sua. Diciamo che è una specie di chiamata alle armi, ormai siamo in guerra e il terreno di scontro sul quale si giocherà la partita sarà quello dell’intelligenza, la cultura, la morale e il senso di solidarietà contro la cretineria, l’ignoranza, il malaffare e l’egoismo più becero.
Se non ci si renderà conto che stiamo vivendo un periodo storico che sovvertirà gran parte delle regole che l’Occidente si era dato e l’esodo in atto è epocale e inarrestabile nonostante i ragli degli asini a due gambe (quelli a quattro zampe l’hanno capito) giungeremo allo stesso inevitabile risultato con gravi lutti, dispiaceri e dolore per tutti, non solo migranti, profughi, rifugiati, fuggiaschi o come meglio vengono definite queste persone.
Lo dico, e concludo, per coloro che considerano la vita degli altri esseri meno importante della propria tipo, ad esempio, i produttori e trafficanti di armi, i petrolieri, i colossi dell’economia e finanza, i giganti della chimica e farmaceutica, ecc. che “reggono” le sorti del Mondo badando esclusivamente all’interesse personale, il tornaconto. “Loro” potrebbero pensare di rimanerne fuori come sempre in passato ma… “c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole…”(1), inizia così una poesia del Pascoli, però credo che questa volta non sarà “…di antico”(1). Infatti “…un’aria celestina che regga molte bianche ali sospese…”(1) si tramuterà in bufera che, oltre gli stracci, smuoverà anche i paracarri ben piantati nel terreno e porterà in alto migliaia, milioni, miliardi di aquiloni “…sì, gli aquiloni!”(1) di ogni tinta, neri, gialli, rossi, tutti i colori della natura.

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Nota: i brani citati nell’ultimo capoverso sono tratti dalla poesia “L’AQUILONE” di GIOVANNI PASCOLI (1855-1912) – Il presente articolo è dedicato a tutti i bambini del mondo vittime della stupidità e cattiveria dell’uomo.

UN’AMICA DI SAN GIACOMO DI ROBURENT – Pamela – 3 settembre 2015

UN’AMICA DI SAN GIACOMO DI ROBURENT
Pamela
3 settembre 2015

Notte di luna piena,
forse non si vedeva ma era lì,
immobile, perché decise di fermarsi.
Lei… fertile come humus profumato
pronto per la semina
risplendeva anche nel buio,
non sapeva che l’astro li spiava dall’alto,
assorbiva i loro sospiri,
e restava rapito
nel veder quei due corpi diventarne uno.
Si avvicinò ancor più alla terra
sfiorando le montagne
per sentir da vicino quel suono impercettibile,
l’esile nota sbocciata da un accordo
che si spandeva in quella donna
ancor prima che lei se ne accorgesse.
Così crebbe di intensità e formò melodia:
Pamela.
Per dieci volte la luna mutò,
si alzarono e si abbassarono le maree,
e proprio mentre calava di nuovo
risentì quella nota diventata armonia,
che si plasmò bambina.
Si commosse nel riconoscerla tra mille.
In quello stesso istante,
non saprei precisamente dove
tra la terra e il cielo,
nacque un arcobaleno che decise di fermarsi
tra le ciglia della fanciulla,
decise di crescere con lei per non svanir nel nulla.
Perciò negli occhi suoi mutevoli,
se lo vuole,
tu puoi trovarci il blu del mare,
il verde dei torrenti di montagna,
il giallo del sole dell’estate,
il viola dei fiori delicati
e il rosso del fuoco che è passione
e infiamma ma, se non si sa dosare, brucia.
Splendida ora lei si innalza in continua mutazione,
altera Aquila
che sorvola grigie rocce e morbide colline,
Gabbiano libero che si eleva nel blu
per planare poi tra gli spruzzi
delle onde nel mare in tempesta,
Rondine temeraria che volteggia
verso rotte alla ricerca del calore,
candido Airone sovrano
del suo regno di pace e magia.
Ed infine Fenice per rinascere diciottenne…
e librarsi finalmente verso il sole.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

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(*) Si ringrazia la poetessa e scrittrice Donatella Vescovi per la gentile collaborazione.

IL LIMITE IGNOTO BERLUSCONISMO E ANTIBERLUSCONISMO

IL LIMITE IGNOTO
BERLUSCONISMO E ANTIBERLUSCONISMO

L’indegna frase proferita da Renzi Matteo al convegno di questa fantomatica “Comunione e Liberazione” è stata analizzata da tutte le angolazioni possibili e nel commentarla ogni giornalista ha adottato, chi più chi meno, svariati aggettivi, per la gran parte dispregiativi sebbene ci sia scappato qualche timido qualificativo quando non è stata adottata la tattica del “sorvoliamo”, sempre ottima via di fuga per i pusillanimi. Quella è una proposizione che può essere concepita solo da un menefreghista, in alternativa sciocco ma furbo, o tutte e tre le cose insieme senza sapere, come giustamente disse Michele Serra in una delle sue innumerevoli “L’amaca”, che “la furbizia è una virtù servile”. Tornando alle parole messe insieme dalla nostra guida scout corre l’obbligo di aggiungere che non solo è indegna, pure dissacrante nei riguardi di uomini della statura di Indro Montanelli, Enzo Biagi, Paolo Sylos Labini, Giorgio Bocca, Nanni Moretti, Antonio Tabucchi, Dario Fo, Daniele Luttazzi e tanti, tanti altri che, da soli e presi uno per uno sia da morti che da vivi, al guitto fiorentino che svolge anche l’attività di Primo Ministro, potrebbero insegnare a parlare, leggere, scrivere, pensare e perfino tacere. Il fatto singolare però è un altro, ovvero che da quella infelice sortita ogni professionista dell’informazione abbia voluto ricavare un significato, si sia preteso di individuarne una sorta di messaggio o indicazione di un qualche obiettivo che cova nella mente del nostro leader, una strategia. Insomma è stata sottoposta ai raggi x o meglio ad una TAC, come gli studiosi usano fare con le mummie egizie, la Gioconda o la Sacra Sindone piuttosto che “L’ultima cena” o il misterioso “codice Voinich”. Manca solo l’esame con il carbonio C14. Ecco la “geniale” locuzione:
Il berlusconismo e per certi aspetti l’antiberlusconismo hanno messo il tasto pausa al ventennio italiano, impedendoci di correre”. Splendido!
Naturalmente in quella platea dei seguaci di don Giussani, scomparso nel 2005, gli applausi si sono sprecati. Eh sì, perché lì sembrerebbe non importare cosa dici o pensi, basilare è andare a baciare la pantofola dell’attuale capo spirituale di CL, al secolo don Julián Carrón. Per comprendere la filosofia di questa congrega dedita all’educazione cristiana cito la sintesi tratta da una lezione tenuta negli anni ottanta dal sopra citato fondatore agli aspiranti adepti:
Qual è la prima caratteristica della fede in Cristo? […] La prima caratteristica è un fatto! […] Un incontro è un fatto. La prima caratteristica della fede cristiana è che parte da un fatto, un fatto che ha la forma di un incontro”.
Voi ci avete capito qualcosa? Io no. Il bello è che da questo vaniloquio è nato un movimento tenuto nella massima considerazione e che prima o poi tutti i politici italiani avvertono il dovere di andare ad ossequiare. Come nessuno ha compreso che non c’era alcunché da scrivere di fronte alla delirante preposizione dell’uomo formatosi nei “Telegatti” e alla “Ruota della fortuna”, se non per invitare le Camere a chiedere le immediate dimissioni del Presidente del Consiglio e andare alle urne. Perché? Per il semplicissimo fatto che, a mio avviso, la sua sconsiderata (come minimo) asserzione è la prova provata, al di là di ogni ragionevole dubbio, che abbiamo un Primo Ministro deficitario di quella che comunemente viene definita “saggezza” e manca pure del senso delle proporzioni. Invece per quanto riguarda il dott. Berlusconi Silvio, che il Matteo porta ovunque seco sulla schiena o sotto la pancia, come fanno le bertucce nel trasportare i propri neonati, nessuno ha ancora capito che egli è un “evento”, come posso spiegarmi, una “singolarità” del continuo spazio temporale. È inutile analizzare, come accade da lustri che sembrano secoli, cause e motivi storici, politici, sociali della sua comparsa fra noi, qui si deve entrare nella fisica quantistica ed esplorare fenomeni ancora inspiegabili legati ad essa. Ad esempio potremmo ipotizzare che nei primi anni ’90 si sia verificata una “singolarità” spaziale della quale il nostro Paese è stato vittima, una specie di inspiegabile evento, forse la stessa tempesta magnetica in cui nel 1990 incappò un battello USA nel famoso film “Countdown dimensione zero”, regia Don Taylor, dove la portaerei USS Nimitz, mentre naviga al largo di Pearl Harbour, attraversa una tempesta magnetica alla fine della quale si ritrova nel passato, precisamente al 6 dicembre 1941, il giorno precedente l’attacco da parte della marina imperiale giapponese alla flotta americana di stanza nelle isole Hawaii. Qui siamo nella fantasia ma chi potrebbe negare che l’uomo di Arcore non sia stato proiettato fra noi da un altra epoca?
Resta infatti il mistero che l’ex cavaliere, pur essendo un ex in tante altre cose, sia un essere invincibile, al suo confronto “Highlander l’ultimo immortale” è un lungodegente in fase terminale. Possibile non sia stato recepito che Silvio non appartiene alla nostra dimensione? È un alieno di incerta provenienza cosmica con la capacità di obnubilare la mente degli umani inducendoli a parlare continuamente di lui accrescendone così, via via, la potenza. Il contrario dell’effetto che la kriptonite produce su “Superman” indebolendolo e privandolo dei suoi straordinari poteri. Per contrastare il capo di Forza Italia non è detto ci sia necessità di reperire un altro grande nemico dell’eroe dei fumetti testé citato, ossia “Mr. Mxyzptlk”, di cui poteva liberarsi solo riuscendo a fargli pronunciare il suo nome alla rovescia a meno che tale essere non sia proprio l’ex cavaliere, meglio seguire tutte le piste, non lasciare alcunché di intentato. Ma per averne la prova come si potrebbe riuscire a far dire a Berlusconi Silvio “Oivlis Inocsulreb”? E se Renzi Matteo fosse il suo alter ego come tante prove e indizi lascerebbero supporre? La continuità di questa specie? Una sorta di cyborg fiondato qui da un lontano futuro per completare la missione di Oivlis Inocsulreb. A questo punto con lui potrebbero valere le medesime teorie e sarebbe molto più semplice preparargli un tranello, fargli pronunciare “Oettam Izner”. Proprio così, perché l’ex cavaliere sarebbe di sicuro un modello T-1000, moderno, composto di metallo liquido, furbo, arguto, scaltro, mentre la guida scout un prototipo T-800, superato, endoscheletro metallico ma tessuti vivi, non evoluto, poco fantasioso, privo di logica, raziocinio, quindi vulnerabile. Tra l’altro le iniziali dei nomi pronunciati alla rovescia sono uguali, O ed I, che invertendoli ancora diventano il famoso IO ipertrofico e questo non è un indizio da poco per avvalorare tale concetto. Infatti secondo la teoria freudiana il Super-io o Super-ego è una delle tre istanze intrapsichiche che, insieme all’Es e all’IO, compongono il modello strutturale dell’apparato psichico ed è quella che si origina dalla interiorizzazione dei codici di comportamento, divieti, ingiunzioni, schemi di valore, ecc. che il soggetto attua entro la sfera della personalità indotta che causano un senso continuo di oppressione e non appagamento. Perfetto! Infatti Berlusconi è un fenomeno atipico che non si può commentare con i soliti schemi, trattasi di un’anomalia interplanetaria, qualcosa che si muove in una dimensione diversa, una formula matematica che l’unica cosa per la quale potrebbe rendersi utile è permettere agli scienziati del CERN, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, di poterlo sottoporre ad accurati studi. Tra l’altro questa organizzazione europea per la ricerca nucleare è comoda, si trova al confine tra Svizzera e Francia, alla periferia ovest della città di Ginevra. Sono certo che finalmente si potrebbe giungere a trovare la soluzione al più importante quesito scientifico, la teoria dei Campi Unificati che negli ultimi anni della sua vita Albert Einstein cercò di elaborare per condensare in una sola formula tutti i fenomeni gravitazionali, elettromagnetici, meccanica celeste, ecc.
Una volta svelato il mistero Berlusconi Silvio, automaticamente si risolverebbe anche il caso Renzi Matteo che è la replica, o meglio il prodotto del suo mentore che per darsi continuità ha parassitato un altro essere vivente, che so, ipotizzo, ad esempio Dudù. In conclusione qui ci potremmo trovare di fronte a specie aliene, identificate con la generica definizione di xenomorfi, ossia perfetti predatori che si riproducono sfruttando altri esseri viventi come embrioni.
Non credo sia una analisi così campata in aria come voi di sicuro state pensando. Infatti è di pochi giorni fa l’ipotesi, alla quale è stato dato ampio spazio dalle più accreditate riviste scientifiche (es. FOCUS. DEL 27/08/2015) avanzata da Stephen Hawking, il quale ha affermato che ciò che entra nei buchi neri può anche non scomparire, anzi attraverso queste masse si giungerebbe in un altro Universo. In sostanza i buchi neri potrebbero essere la porta verso altri Mondi. Del resto come potrebbe altrimenti spiegarsi l’enigma, il perché da vari decenni l’umanità si sia fermata sul tasto pausa per parlare di Berlusconi Silvio alias “Oivlis Inocsulreb” e Renzi Matteo, ovvero “Oettam Izner” che ne è la sua naturale prosecuzione? E chi ci dice non siano più di due, sparsi ovunque? Con quello che sta succedendo oggi in questo nostro Pianeta dove guerre, carestie, migrazioni, fame, disuguaglianze sociali, intrighi politici, attentati, terrorismo sono all’ordine del giorno e “comandati” da occulti “Poteri Forti”.
Qui non servono giornalisti, talk show, commenti, interpretazioni, articoli di fondo, elzeviri, telegiornali, ecc. Sarebbe ora di finirla, smetterla di girare intorno a ciò che sfugge ad ogni logica. Occorre istituire subito un Comitato di massima allerta. I componenti? Semplice! Steven Spielberg, Ridley Scott, James Francis Cameron, Robert Lee Zemeckis e Christopher Jonathan James Nolan. Una via di uscita ci deve pur essere e loro la troverebbero tenendo presente che “nello spazio nessuno può sentirti urlare” (1)
Il sogno irrealizzato di Gustave Flaubert era quello di scrivere un libro sul “nulla”. Ebbene io credo di essere riuscito a buttare giù un articolo consono al “vuoto” che ci circonda.

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Tagline del film “Alien” regia di Ridley Scott

LA SPERANZA NON È L’ULTIMA A MORIRE (La grande abbuffata) – COMPENDIO ANTROPOLOGICO, POLITICO, ECONOMICO, CULTURALE DI 494 GIORNI E SPICCIOLI DEL GOVERNO RENZI

LA SPERANZA NON È L’ULTIMA A MORIRE
(La grande abbuffata)
COMPENDIO ANTROPOLOGICO, POLITICO, ECONOMICO, CULTURALE DI 494 GIORNI E SPICCIOLI DEL GOVERNO RENZI

Siamo arrivati alla fine del secondo semestre di questo 2015, quasi un anno e mezzo di governo Renzi, è d’obbligo fermarsi un attimo e fare un riepilogo anche perché sono stanco, stanco di scorgere ogni santo giorno, da decenni, Brunetta intervistato ai Tg, quel ghigno, il rattrappirsi del naso sulle labbra del suo faccione, accompagnati da un perfido riverbero delle pupille alle domande dei giornalisti scomodi, supponente, perennemente a testa alta per avvicinarsi ancor più alla telecamera, aggredirla, le stesse frasi pungenti, la cattiveria con cui le dice e la sicumera, l’ostentata esibizione di sicurezza e superiorità, il vuoto di contenuti delle esternazioni che elargisce a profusione. Sono stanco davvero…
…di vedermi comparire, subito dopo il TG de LA7, la Lilli Gruber con la sua postura, eretta sulla sedia come avesse ingoiato un palo o fosse sotto il casco nella maison del suo coiffeur mentre sfoglia “Chi” di Alfonso Signorini. Mi affatica constatare che le uniche domande poste sugli stipendi dei nostri politici le ha rivolte, con una punta di ironia, agli ospiti dei “Cinque Stelle”. Meglio sorvolare sui quesiti che indirizza agli altri, quelli che fanno parte delle “larghissime intese”, alleanze su cosa non ci è dato di capire, stabilito che la conduttrice se ne guarda bene dal chiederglielo o approfondire un solo argomento. Mi infiacchisce constatare che poi, alla fin fine, sembrerebbe non fregargliene di meno delle risposte che le vengono date…
non parliamo delle esposizioni di Maurizio Gasparri che, mimetizzato tra gli emendamenti, sta acquattato come un camaleonte sullo scranno più basso della politica, e quando viene intervistato è subito pronto a contrastare nemici e amici, a linguate. Non vi snervano queste sue comparsate che terminano regolarmente con le stesse identiche conclusioni accompagnate da un ghigno perfido che si alterna ad un risolino che vorrebbe dire: “Beh, ragazzi, io ce l’ho fatta, mi sono aggrappato senza sosta al ramo giusto che mi capitava a tiro e nessuno mi ha più buttato giù. Guardate la fine che hanno fatto i miei amici.” Insopportabile! Che almeno ci risparmino questo.
Sono infastidito di guardare ogni tanto il sorriso irritante e sornione di Maurizio Belpietro, da dispettoso, soddisfatto, come se osservasse la propria colf cercare disperata il ferro da stiro che lui si è nascosto in bocca. Mi infiacchiscono le sue analisi che cercano di dimostrare il nulla dei loro contenuti, e i colleghi conduttori stanno a guardare fingendo un malcelato interesse, come Bruno Vespa, che si porta la mano alla bocca e lo ascolta, pensieroso, come stesse rielaborando le teorie strampalate dell’ospite fingendo di trovarvi un qualche nesso con la realtà. Proprio stremante questo copione che si ripete da secoli…
e non ne posso più, veramente, di trovarmi davanti la faccia di D’Alema che poi lo riprendono a campo lungo mentre si allontana ed entra nella sede del PD. Ve ne siete accorti anche voi che da anni parla e cammina come avesse un palo lungo e dritto conficcato nel sedere? Che palle! Ma la cosa più drammatica è che non si capisce bene di che cosa si stia occupando, forse neppure lui lo sa più.
Insopportabili poi le quotidiane dichiarazioni di Angelino Alfano e l’espressione che assume nel momento che fornisce ai cronisti le giustificazioni alle tante cazzate fatte, vederlo contrito e preoccupato allo stesso tempo, come lo stato d’animo che esternerebbe una supposta l’attimo prima di essere utilizzata. Mi ritengo persona abbastanza attenta ma dopo due secondi che lo ascolto perdo il filo e la cognizione del tempo, mi sembra di assistere al telegiornale del giorno prima, all’intervista della scorsa settimana, uguale, identica, persino il suo gesticolare. C’è da impazzire…
sono sfibrato delle visioni di Bersani Pier Luigi, tra l’altro mi preoccupa, in fondo penso sia una brava persona, lo dico con cautela però, ma non l’ho vedo bene, sempre quell’aria cupa, mesta, rassegnata… come la faccia che avrebbe la supposta estratta dalla stagnola in tutta fretta in un Pronto Soccorso, non ha più scampo! Ma dove vuole arrivare? Quali sono le sue prospettive oltre quelle di continuare a stare seduto su una poltrona costosissima per tutti noi? Il popolo cosa potrebbe ancora aspettarsi da lui?
La Bindi… e basta con la Rosi Bindi! Non se ne può più di vederla aggirarsi per le panche del Parlamento con l’aria della massaia che si si muove quatta tra i banchi del mercato indecisa se scegliere fagiolini piuttosto che pomodori o cipolle. Ma due anni fa non doveva esserci la rottamazione? Quando ho visto per la prima volta la Serracchiani ho tirato un sospiro di sollievo poi, il tempo passava, osservavo che si erano solo aggiunte altre unità (costose) e dopo averla studiata sono esploso folgorato da un’illuminazione. Per la miseria! La fantasia ha superato la Scienza; aveva ragione Steven Spielberg, è possibile clonare i dinosauri! Scrutando e ascoltando la giovane Debora, i lineamenti, le espressioni, quella cadenza strascicata che ti lascia con il fiato sospeso come dovesse annunciare chissà cosa e non la dice mai… insomma l’esperimento è riuscito: hanno duplicato Rosy Bindi, è l’inizio di una nuova era (geologica). O facciamo qualcosa o per noi è la fine, ci aspetta solo la neurodeliri…
ed è diventato veramente insopportabile il solo sapere che abbiamo un Borghezio a rappresentarci al Parlamento Europeo. Degli altri settanta parleremo in altra sede. MARIO BORGHEZIO… vi rendete conto? Quello che fa il paio con GIOVANARDI. Non è tanto per l’aspetto fisico che già ce ne sarebbe da dire, sembrano due peluche ma di quelli brutti, venuti male, cisposi e inquinanti, nessuno li vuole perché terrorizzano i bambini. I commessi li tengono nascosti nell’angolo più remoto del negozio di giocattoli e li tirano fuori ogni giorno, per prenderli a calci subito dopo colazione e un attimo prima che termini la pausa pranzo. È che questi, la “forma” che hanno, le caratteristiche somatiche, coincidono con il loro essere dentro, il modo di pensare, di vedere il mondo, forse sono incattiviti dalle angherie subite a scuola, le compagne di classe che neppure li degnavano di uno sguardo. E alla tribù si è aggiunto anche il direttore de “La Croce”, tale Mario Adinolfi. Avranno sicuramente sofferto, ma non è giusto che siamo noi a doverne pagare lo scotto. Siete d’accordo?
Perfino il mio concittadino, Beppe Grillo, mi ha spazientito con il suo essere diversamente politico, il tizio che dal nulla ha creato un movimento, come quello incessante della sua testa quando si sgola ai comizi, e con lo scuotimento della folta chioma sembra voglia scacciare un nugolo di moscerini che vede solo lui, o magari li identifica nei suoi oppositori (in questo non gli si potrebbe dare torto). Una bella cosa l’ha fatta ma non riesce ad uscire dal progetto iniziale, non produce nuove idee, si è sdraiato sul bel tappeto che aveva steso nel salone per coprire la sporcizia, ma questa non sta sotto, piano piano esce, gli acari si muovono, scappano da una parte all’altra. Deve trovare nuove strade. Perché non considera come agisce Marchionne? Quello con il maglione, naturalizzato canadese, strapagato italiano e fiscalizzato svizzero, una ne pensa e cento ne fa. Lui sì che va avanti con la sua andatura da Velociraptor, si muove circospetto, strategia di caccia, testa china come se cercasse qualcosa che ha smarrito dai giorni delle scuole elementari, che so, un lapis, il temperamatite; mani giunte stile parroco di campagna, concentrato, non su come salvare anime ma sul modo di sfruttare al meglio risorse umane e, invece del breviario, consulta grafici. Ma dove siamo finiti?
Anche Travaglio incomincia a snervarmi. Mi piace, ma con il passar degli anni gli si è assottigliata la testa, acuminato il viso, una sorta di adattamento all’ambiente che posso capire, gli consente di mettere ogni giorno la prua in direzione delle ondate di corbellerie che gli pervengono dai suoi interlocutori, in primis colleghi (non del suo giornale) e politici. Possibile non intenda che le sue puntuali analisi servono poco, convincono solo i suoi lettori? Che questa gente al potere se ne frega di tutto e tutti? Che, con il dovuto rispetto, i cittadini che non lo seguono, se per ipotesi lo facessero neppure capirebbero che cosa proferisce? Non intendono o ancor peggio non vogliono vedersi sbattere in faccia una triste realtà. Quando incontra i suoi avversari in TV è necessario inchiodarli, metterli nell’angolo, pretendere risposte chiare ed inequivocabili alle sue argomentazioni per rendere pubblica la pochezza dell’avversario di turno. Don Milani aveva scritto un’opera magistrale, almeno per me, “L’obbedienza non è più una virtù”. Io oggi dico che in questo circo Barnum della politica l’educazione non è più un pregio, non paga, la gente comprende ormai un altro linguaggio, un diverso modo di confrontarsi, più combattivo, arrogante e dà ragione all’ultimo che ha espresso il suo punto di vista…
e di Antonio Razzi cosa ne pensate? Uno così che partecipa alle decisioni che riguardano la nostra, la vostra vita, il destino dei figli. Assenteista di mestiere, ma per questa anomalia ci sarebbe una giustificazione: corre voce che si blocchi davanti al cartello posto all’ingresso della buvette dove c’è scritto: “siete pregati di osservare l’orario”. Tra l’altro il bravo Crozza inconsapevolmente crea un danno ad imitarlo alla perfezione, essere il suo avatar, perché lo rende simpatico e il pubblico, dopo aver assistito al suo spettacolo, dimentica di chi si stava ridendo, si confonde, fa un parallelo metafisico in quanto Razzi più Crozza è diventato Crazzi, il simpaticone, quello che mette allegria. In questo senso il bravo comico genovese crea danni irreparabili. E sono Crazzi nostri.
Come non infiacchirsi, perdere le speranze, nel traguardare Augusto Minzolini, ascoltare le baggianate che spara a raffica, tono un po’ in falsetto, sempre con espressione ratta e compiaciuta, la stessa che avrebbe la faccia di una supposta l’attimo dopo aver saputo, per fusione, di non essere più utilizzata, del tipo “sono malconcio ma l’ho scampata!” Pensare che è stato direttore del TG1, quello che preparava i notiziari, il palinsesto, insomma decideva quali notizie divulgare, e come dovevano essere esposte. Ma… a qualsiasi classe sociale apparteniate, indigenti, abbienti, borghesi, agiati, non vi indignate del fatto di essere presi per i fondelli? Non siete sfibrati di sapere che da anni il nostro Paese è nelle mani di tali soggetti?
Verdini? Non vi dice niente questo nome? A voi non capita di essere assaliti da un senso di sfinimento nel guardarlo girare per gli scranni del parlamento o sempre attaccato a qualche potente per sussurrargli qualcosa all’orecchio? Lui non enuncia, congiura, suggerisce, il classico tipo che fa scagliare la pietra e, se va male, indica il braccio del colpevole, della etnia “vai avanti tu che a me scappa da ridere”.
La Finocchiaro? Sempre ripresa mentre esce dall’aula, perennemente restia a rilasciare dichiarazioni perché sta già pensando che deve correre a fare la spesa, si fa risucchiare dall’auto blu in un nano secondo e durante il percorso distribuisce i compiti agli uomini della sua scorta; tu i detersivi, l’altro frutta e verdura, quello più alto dolci e biscotti che stanno sugli scaffali superiori, i generi alimentari sono ormai compito del capo…
Dario Franceschini, il nostro Ministro ai Beni e attività culturali e turismo, che fine ha fatto? Eppure esiste, starà scrivendo qualche altro libro per partecipare allo Strega o al Pulitzer. Da quando si è fatto crescere la barba stile asceta non lo tiene più nessuno. Ma quanto tempo è che circola per il Palazzo? Ah, una curiosità! Anche voi vi state domandando cosa starà facendo per noi in questo istante Letta (nipote)? Il predecessore di Renzi che ci aveva delusi confessando più volte di non essere “Babbo Natale”, poi addirittura siamo stati affossati quando abbiamo saputo che non ha la bacchetta magica e neppure può fare miracoli, ma nel momento in cui ci ha resi edotti di non aver scritto in fronte “Jo Condor”… volete vedere che alla fin fine il nostro ex capo del governo è andato a un corso di prestidigitazione, solitamente detta magia? No! Insegna in una Università, credo a Parigi, però fino ad oggi sembrerebbe percepire sempre lo stipendio da parlamentare.
Pier Carlo Padoan mi mette ansia. Con tutte le riserve mi sembra una persona retta, penso sia veramente convinto che i suoi numeri ci portino a un qualche approdo. Per questo mi dispiace vederlo avvilito, stanchissimo, dimesso, rassegnato, rughe profonde, insomma l’aspetto che avrebbe la supposta un attimo dopo che è fallito il secondo tentativo… ed ha appena udito: “è l’ultima rimasta! dobbiamo riprovare.” Preclusa ogni via di fuga. Quando alla sera rincasa e si netta le scarpe sullo zerbino da sotto le suole ne escono tassi di sconto, spread, indici di inflazione, funzioni, avanzi primari, pareggi di bilanci, tagli alla spesa… questo mi fa venire in mente Mario Monti… eh sì! Il bocconiano, proprio lui, ovvero la prova vivente che contraddice il principio di indeterminazione di Heisenberg: il vuoto assoluto esiste… e si vede.
Perfino i giovani inseriti dal nostro premier lasciano qualche dubbio. Ad esempio la Pina Picierno. Qui siamo alla frutta, anzi all’amaro. Se il “nuovo” della corrente renziana, dovesse essere come lei non ci salva più neppure Rambo. Quella è una Razzi, però accessoriata con “una laurea me l’hanno data e non me la toglie più nessuno”. Adesso che siede in Europa è meno probabile possa inserirsi negli scontri verbali tipo Pascale – Santanchè altrimenti alla facoltà di “Scienze della comunicazione” dovrebbero rivedere tutti i testi. È un po’ che non si vede e mi domando: che apporto starà dando per l’Italia al Parlamento Europeo? Ne avete più avuto notizie? E la Gelmini, quella che nel 2008 aveva avviato con il suo piano programmatico una politica di tagli al personale per un totale di circa 87 mila insegnanti e 44 mila tecnici, ex Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, che si reca al lavoro con i neutrini attraverso il tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso “attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito alla costruzione con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro”. Un blogger aveva commentato: “Quel tunnel l’ho percorso in Lambretta, ora capisco perché non c’erano cartelli con limiti di velocità”. Roba da non credere. E Nicole Minetti, inserita a suo tempo dal nostro Berlusconi nel Comune di Milano, come e perché lo sappiamo, che fine ha fatto? Pensate voi che sia disoccupata come tanti nostri giovani? Sarà ritornata a fare l’igienista mentale? No! è in pensione con vitalizio di 1.200 €uro al mese. E il Trota, di cui non si è più parlato, ritenete che con le sue sette lauree albanesi non sia sistemato da qualche parte? Pensate forse sia in coda presso qualche ufficio di collocamento? Stia preparando curriculum?
Forse sono io che ho perso la testa ma alla Mogherini, Ministro degli affari esteri, avete sentito fare qualche discorso concreto, portare a termine accordi convenienti? Avvertite un suo “peso” nella politica internazionale? E Maria Anna Madia, Ministro della Semplificazione e Pubblica Amministrazione, con l’espressione assente, sguardo tipo La Gioconda, sembra un personaggio uscito da un dipinto del Beato Angelico, sarà pure una scienza ma personalmente non ho avuto riscontri in tal senso…
dimenticavo Sandro Bondi, quello che da qualcuno era stato definito “la lanuggine dell’ombelico di Berlusconi”. È un po’ che non si vede ma non temete, continua a lavorare per noi, mica si è messo a scrivere solo poesie. Fa parte di quella categoria di persone che se non fosse per le cazzate che dice farebbe perfino tenerezza; mesto e servizievole, disponibile, tono sempre pacato, sommesso, da sacrestano rassegnato a subire, ogni giorno, le molestie sessuali di don Silvio affetto da priapismo. E per cortesia non parliamo proprio di Gianfranco Rotondi. Il suo sorriso sagace mi indispone ancor più del nulla che esce dalla sua bocca, il suono della sua voce non mi giunge, sembra voglia comunicare dall’interno della vasca di un acquario, solo bolle d’aria. È il suo essere sgusciante, come volesse dire “io sono più furbo degli altri” che irrita. Ha il ghigno soddisfatto che avrebbe la faccia della supposta un attimo dopo essere stata irrimediabilmente espulsa. Sciupato ma nuovamente libero.
Scusatemi! Vi chiedo un po’ di pazienza. Mi diminuiscono le forze fisiche quando vedo e ascolto Ferrara Giuliano, non tanto per le cazzate che spara, convinto siano frutto del suo genio incommensurabile, ma… è tanto, il video gli è angusto, necessita di estesi territori per portare al pascolo la sua mente eccelsa. Ha sbagliato epoca e Paese, non gli basta la Maremma, avrebbe dovuto nascere 150 fa in America. Poter disporre della frontiera nel selvaggio West sarebbe stata per lui una grande fortuna… per noi una vera e propria manna.
Se poi andiamo a toccare il campo della carta stampata, i presenzialisti del teleschermo, perché quelli “giusti” non si vedono mai, ti logorano letteralmente, neanche la passione per il loro lavoro riesci ad intravedere, ad esempio mi capita sovente di agitarmi pensando che si sia guastato il televisore, salta il fermo immagine, scintille, video sfocato, riflessi, una pallina gira e rimbalza da un lato all’altro dello schermo, come in un flipper o slot machine, poi mi tranquillizzo, è un primo piano di Mario Sechi. Lo ascolto con fede, ritengo non possa essere verosimile che almeno una volta capiti che riesca ad assemblare un ragionamento finito, logico, che corrisponda alla realtà, che non sia il solito colpo al cerchio e l’altro alla botte, poi mi accascio quando realizzo che i suoi equilibrismi “dialettici” vogliono ancora una volta convincerci della quadratura del cerchio, la botte vada pure a ramengo…
per Alessandro Sallusti vale lo stesso discorso. A parte quel sorriso appagato, nascosto, del tipo “io mi salvo sempre” che avrebbe la faccia dell’ultima supposta l’istante dopo aver realizzato che sarà gettata via, inutilizzabile. Nel momento che parte per la tangente si capisce subito dove vuole arrivare, da che parte intende indirizzare i torti e le ragioni, sempre dalla stessa, ad ogni costo, aggrappandosi a fantomatici equilibrismi che hanno del trascendente, e nessuno a interromperlo, fermarlo, quantomeno per farlo ricominciare da capo e verificare se riesce a mettere insieme lo stesso ragionamento di prima. Non ho mai sentito alcun conduttore dire: “Mi scusi direttore ma io non ho capito una mazza, così penso i telespettatori, potrebbe ripetere per cortesia? Spiegarsi meglio?
È davvero sfiancante vedersi apparire all’improvviso in TV quella chioma argento, spalmata su uno sguardo forzatamente interessato, tra l’altro convitato pressoché fisso della Gruber, quando c’è lui devo regolare la luminosità dello schermo, i riflessi della capigliatura sono l’unica cosa che mi colpiscono, tanto da abbagliarmi. È una fatica tripla perché quando Beppe Severgnini comincia a dare ragione ad ogni ospite presente, di qualunque fazione esso sia, mi incazzo, cambio canale e litigo con il telecomando per riportare il video ai giusti valori…
…a proposito, una sera stavo seguendo un ragionamento molto interessante dell’antropologa Amalia Signorelli, riguardava noi, l’istruzione, i nostri figli, stava dicendo che “grazie” alla televisione e allo sfascio della scuola, gran parte degli italiani sono ormai analfabeti funzionali di ritorno, a questo punto ne abbiamo quasi il 60%” e ciò in relazione alla “capacità di raccogliere fiducia, consenso” da parte di una certa casta. “Quanto più alta è la capacità di creare consenso e quanto più basso è il corredo di strumenti critici (analfabetismo di ritorno n.d.a.) da parte di coloro che dovrebbero darlo o negarlo, sempre al consenso mi riferisco, tanto più la «situazione» viaggia in una «certa direzione»”. Così ha dichiarato. Ero molto interessato a seguire tale riflessione, purtroppo la professoressa venne interrotta dal disidratato Antonio Polito che, tra un sorso e l’altro dalla mezza minerale stretta in una mano come fosse il suo mantra, sorriso che neppure può definirsi sotto i baffi, neanche sopra, né dietro, né davanti, insomma come quello della Picierno però con i glutei più contratti, irrompe con un concetto inedito: “Allora non facciamoli votare, così risolviamo il problema! Evitiamo che votino!” Quando poi gli è andata in soccorso la Pina Picierno siamo passati dalla commedia al dramma. Insomma da questo breve scorcio di trasmissione ho dedotto che a Polito e, già che ci siamo, alla Picierno, non importa proprio prendere in considerazione l’evenienza che nel nostro Paese ci possano essere problemi di monopolio dell’informazione, che significherebbe facilità di andare al potere solo per chi possiede “mezzi adeguati”, ossia denaro da investire in “marketing” di immagine. Neppure sembrerebbe sfiorarli il dubbio che una concentrazione di strumenti di condizionamento del comune pensare potrebbe non identificarsi con la “democrazia”. Il grave è che per mia convinzione non siano proprio in grado di arrivarci, capire.
Stefano Folli, quello che è migrato, di riporto, da “Il Sole 24ore” a “La Repubblica” (dove osavano le aquile n.d.a.). Con quel nido che ha in testa chissà quante nuove idee porterà al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e Giorgio Bocca… anche lui è un affezionato di “Otto e Mezzo”, fa quasi parte dell’arredo, però è tranquillo, posato, ogni tanto interloquisce ma in modo pacato, senza scomporsi, forse per il timore di smembrare la capigliatura, il problema è che non si comprende mai dove voglia andare a parare.
Insomma l’avrete capito, sono strafatto dai discorsi e dalle parole di questo vero e proprio esercito composto da diverse divisioni; quelli al potere, e sono tanti, il doppio che in ogni altra Nazione, con stipendi da favola. Il personale preposto di cui si sono persi i conti (e del numero e dei loro “salari”), dal sottosegretario all’ultimo addetto alla ricarica degli orologi a pendolo del Quirinale piuttosto che di Palazzo Chigi. I giornalisti, diciamo la fanteria, quasi tutti impegnati ad appoggiare il Governo qualunque cosa faccia o dica. Mica voglio annoiarvi, ammesso siate riusciti ad arrivare fin qui, ma se andassimo avanti di questo passo scriverei un’enciclopedia per cui, in ordine sparso, riflettete un po’ sulla Boldrini, Grasso, Rutelli (cosa starà facendo adesso il buon Francesco? È con le mani in mano?), Salvini… beh, è sotto gli occhi di tutti, le scritte sulle sue felpe o t-shirt, secondo la stagione, denunciano da sole le discrasie rispetto a quanto va predicando, una calcomania per l’elettore classico e un bel discorsetto avviticchiato su sé stesso per sopravvivere. Comunque per ora è riuscito a “nettare” la Lega dalle ruberie di coloro che denunciavano “Roma Ladrona” e sta creando la “Lega Nazionale”, mica è scemo, neppure lui ha scritto in fronte “Jo Condor”, quindi l’ampolla con l’acqua della sorgente del Po, il BOSSI se la potrà mettere sull’architrave del caminetto, sotto l’elmo gallico cornuto, a ricordo dei bei tempi andati. Alle Riforme costituzionali e rapporti con il Parlamento abbiamo il Ministro Maria Elena Boschi che in linea con i privilegiati suoi pari dichiara: “sulla richiesta di arresto nei confronti del presidente della commissione Bilancio Antonio Azzollini, credo sia giusto aspettare gli esiti del lavoro che sta facendo la Giunta valutando le carte”. Nell’attesa che si risolva lo scellerato caso “ETRURIA” afferma che sceglierebbe di prendere un caffè con il leader della Lega, “semplicemente perché non lo conosco, penso che sarebbe interessante”. Lo penso anch’io ma non so per chi. Alla Difesa ecco il Ministro Roberta Pinotti, laureata in lettere moderne, insegnante di italiano nei licei, la persona giusta al posto giusto. E poi ancora Federica Guidi; essendo presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria dal 2008 è ovvio che l’abbiano sistemata allo Sviluppo Economico tanto per dare una mano ai lavoratori subordinati.
Poi mica sono tutte donne. Che credete? Forse non vi siete accorti di Graziano Delrio, niente di meno che endocrinologo, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, segretario del Consiglio dei Ministri, e si occupa di Infrastrutture e trasporti, credo abbia pure la delega alle Politiche di Coesione Territoriale e allo Sport. Forse vi sfugge perché quando riprendono il suo capo lo si intravede sempre nascosto dietro le sue spalle. Ogni tanto fa delle apparizioni in Tv e, dobbiamo essere obiettivi, dà un senso di pace sentirlo esprimersi, infonde sicurezza, calma, potrebbe essere un buon psicoterapeuta, di quelli da duecento €uro ogni mezz’ora intendiamoci. Dico ciò perché non potrò mai dissociare da questa persona la famosa frase, in ordine all’applicazione della famigerata IMU, pronunciata nel corso del suo intervento al meeting di CL dell’agosto scorso. Infatti dichiarò: “Credo che i cittadini possano permettersi di pagare 400 €uro l’anno, è meno di un abbonamento a una TV privata”. Memorabile la flemma con la quale elaborò il concetto ma dobbiamo capirlo, lui non sa, lo ignora del tutto, che per categorie sempre più ampie 400 €uro possono ormai fare la differenza fra ridere o piangere una volta di più all’anno. Lui la vita la vede dall’alto di stipendi e benefit “intoccabili” e, come tutti i suoi “colleghi”, si avvale di barbieri da 136 mila €uro all’anno (pagati dai cittadini), e… Cuperlo, Civati, Fassina, insomma la così detta “opposizione interna” del Pd? Battono i piedi ma è dura mollare la squadra. Ora che l’hanno fatto si sono sciolti come neve al sole. Nichi Vendola, passato il momento felice che lo aveva visto nuotare in un acquario abbastanza attrezzato, ora non sa più che pesci pigliare, è un carassio, comunemente detto pesce rosso, che a furia di girare in tondo nell’angusta e spoglia boccia di vetro dove si ritrova ha assunto una colorazione biancastra.
Invece da quando il Presidente Napolitano l’aveva nominato “saggio” per supportare lo sfacelo Monti, il Quagliariello si è chetato, lo vedi uscire tranquillo e sorridente dal Palazzo, camminata ciondolante, una mano in tasca, l’altra a sorreggere il cellulare, parla con noncuranza probabilmente dei nostri problemi. E pensare che era uno dei più bifidi urlatori pro Berlusconi. Ottempera ai suoi principi partecipando al Family Day, con delicatezza, insieme a Lupi, altro ex affezionato all’uomo di Arcore e ad un certo Giovanardi di cui parleremo in separata sede.
C’è veramente di che abbattersi. Con il problema enorme della Scuola vi siete accorti della linguista, glottologa e politica italiana nonché Ministro dell’istruzione, Stefania Giannini? E del Ministro della salute Beatrice Lorenzin? Ha come massimo titolo di studio il diploma di maturità classica, ma questo conta relativamente, è fidanzata con Alessandro Picardi, guarda caso assunto in Rai durante il suo mandato, si era avvicinata alla politica aderendo al movimento giovanile di Forza Italia nel Lazio nel 1996. Ottime credenziali davvero per un Governo guidato dalla sinistra.
No! Non ce la faccio più, sono stanco, stanchissimo, debole, neppure ho più la consolazione di guardarmi i Talk-show o telegiornali un po’ meno allineati. Santoro ormai fa il verso a sé stesso, inconcludente, ha perso di aggressività, si è “costituzionalizzato”, Paragone cerca di darsi da fare ma quando a fine trasmissione arrivano i titoli di coda il telespettatore si domanda: “Quindi? Nella buona sostanza? Massimo Giannini, che è stato chiamato a condurre “Ballarò” al posto di Giovanni Floris, è soporifero, meglio della melatonina. Mentana con il suo TG de La7 osa qualcosa di più ma conclude sempre con un “intendiamoci, con beneficio di inventario”.
Lo ripeto, il mio affaticamento è arrivato ai livelli di guardia, neppure ho più la forza di indignarmi. Ma lo volete capire o no che i soggetti di cui ho parlato sono una minima parte? Il gruppo al potere, solo quelli, arrivano a un migliaio circa, di molti non ne conosciamo neppure, non dico il volto, ma i nomi; dovremmo rivolgerci a “Chi l’ha visto?” per rintracciarli tutti. Sono un numero spropositato di individui, una vera ed autentica armata, come l’Armada Invencible del re di Spagna Filippo II, solo che noi non abbiamo gli inglesi che con la tattica riuscirono a mettere i vascelli in fuga.
Questi si stanno mangiando l’Italia, non ci sono avversari che possano contrastarli, sono fagociti giganti, insaziabili. Se decidessero di utilizzarli per risolvere il problema dell’ISIS, in meno di cinque minuti del califfato islamico non si avrebbe più menzione, mica in combattimento, che credete, non vedo figure eroiche pronte a sacrificarsi faccia a faccia per un ideale, basterebbe riuscire ad insinuare tra le loro fila un buon numero dei marioli, imbroglioni, inquisiti, salta fossi, impresentabili, pregiudicati, incandidabili, indagati, mascalzoni, facilmente reperibili, così che possano usare la loro arma migliore, la sola che conoscono: logorare la struttura dall’interno senza correre alcun rischio.
No, no, chiudo qui la trasmissione, sono groggy, voi non ci crederete ma nel cercare di tenere sotto controllo questa truppa uno finisce spompato… un momento! Dimenticavo la mia Liguria. Ora abbiamo Giovanni Toti e vi giuro che quest’uomo ha messo a dura prova la mia propensione alla classificazione antropologia. Ogni volta che lo “vedevo” blaterare la mia attenzione non riusciva a staccarsi dai movimenti della bocca, ne restavo ipnotizzato, mi ricordavano qualcosa ma… cosa? Anche se sbuffa e soffia lo stantuffo no, questi ha moto rettilineo invece il suo labiale è piuttosto “rotondo”; pompa per motore diesel ancora meno, essa regola la quantità esatta di combustibile che va nei cilindri, costui emette aria a ruota libera, da scartare; ventilatore, elica, neanche parlarne, troppo circolari, veloci e rotatori, lui lancia sproloqui radiali. Non può essere alcunché di meccanico anche se il profilo, la spigolosità dei lineamenti e quelle pieghe voraci che dalle pinne del naso precipitano inesorabilmente e con perfidia ai lati delle labbra evocano, che so, un involucro in acciaio, tipo l’elmo nero di Skywalker, il protagonista della saga di “Guerre stellari”… eccoci, Mazinga Z! Mi ero detto, il primo Super Robot della TV per ragazzi, quel grande mostro di ferro pilotato da un essere umano, tra l’altro nel suo caso facilmente identificabile. Non mi convinse, dovevo rovistare altrove, è sotto il suo naso la chiave di tutto. Quella ventosa rapida, aspirante, sputacchiante, che si apre e chiude a calice, insomma era d’uopo indagare in diverso settore. Dove? Diventò una questione di principio. Quando una sera lo rividi annaffiato da Lilli Gruber mentre bramava quel lepidottero nero di Cacciari che volava alto nel teleschermo, e il combattivo Scanzi che lo contrastava da vicino, ebbi l’illuminazione. Ma sì, nella botanica! Come avevo fatto a non pensarci prima? Mi sarei risparmiato un sacco di sciocchezze. Le piante carnivore! Quei simpatici vegetali che catturano e consumano animali, specialmente insetti ed altri artropodi, somiglianti a molti dei suoi abituali interlocutori, con le loro trappole che, nel caso specifico, sono tutte concentrate in un’unica sottospecie: le fauci del nuovo Presidente della Regione Liguria. A “tagliola”, dove la lingua affilatissima ha una funzione determinante; a “nassa” ed “aspirazione” in cui la vittima viene risucchiata da una struttura in virtù del vuoto di contenuti che si genera al suo interno; pure a “colla” grazie alle papille “appiccicaticce” di cui è dotato il suo canale alimentare. Proprietà, tutte queste, dovute ad una sorta di adattamento ad ambienti malsani quali paludi, sezioni di partito, comitati d’affari, torbiere, congressi ad personam. Che peso mi ero tolto, non avrei immaginato di venirne a capo, in due tempi comunque e con un po’ di fortuna. E adesso che è il mio vicino di casa?
Sono veramente stravolto, poi pensando a Toti… basta davvero! Mi taccio per sempre. Tra l’altro, fra mille altri, mancherebbe all’appello il numero uno Renzi Matteo ma… che devo aggiungere a quanto già enumerato in precedenti articoli? La guida scout corre dritto come una freccia, quella che con la più smaccata improntitudine tende l’arco tra la sinistra e la destra di Berlusconi.

Mauro Giovanelli – Genova
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IN MORTE DI LAURA ANTONELLI – Attrice italiana

IN MORTE DI LAURA ANTONELLI
Attrice italiana

Cara Laura,
quante volte mi sono soffermato ad ammirare il tuo petto, la parte lasciata scoperta dalla camicetta leggera appena sostenuta dai seni perfetti, giovani. Una spallina abbandonata lascivamente lungo il braccio, la carnagione che intuivo liscia e profumata, il viso di una Madonna, tanto la dolcezza ha aderito al tuo ovale compiuto. Gli occhi profondi esprimevano anche una sottile malinconia, a volte mi pareva non ti importasse piacere, essere desiderata per il tuo fisico, avevo la percezione volessi essere più compagna, consolatrice. Provocavi in me, come posso dire… languore, attiravi la mia attenzione perché i sensi che guardano al fascino venivano tutti soddisfatti, appagati. Bella, bellissima, fronte proporzionata, liscia, naso regolare, muliebre, le orecchie precise, i capelli mossi quel tanto da confonderli con i riflessi del tramonto in riva al mare. Non ho pudore nel dire ciò, e mai mi è capitato di provare tanta emozione per la scomparsa di una stella del cinema, ma i sogni dei quali, attraverso te, mi sono impossessato, le emozioni che mi hai regalato, il desiderio della carne che avvertivo nell’ammirarti sono la storia del mondo e della mia giovinezza. La carne è la sola cosa, essenziale, dalla quale non si può prescindere, l’unico mezzo di comunicazione con l’altra parte, la ricetrasmittente tra l’essere e il nulla. Vedere, sentire, annusare, toccare, penetrare sono attimi concessi da questo complesso involucro che ci contiene e tu mi hai fatto vaneggiare tutto ciò precocemente, e l’amore eterno, passione, sesso, dolcezza, carezze, giocare, baciare, e stringere l’altra a me, bramare il calore, desiderio di godimento, possesso, il vero rito sacrificale. La sola liturgia ad avere un senso è raggiungere così uniti l’orgasmo, quell’attimo di estrema perdizione e sommo piacere, l’unico gesto che abbia un contenuto, la vera azione che conduce ai confini ultimi del sublime, in prossimità dell’attendibile, il mezzo con cui si innesca la reazione che consente di intravedere per qualche istante il Cielo. Questo ho imparato solo guardandoti. Grazie.
Sono certo tu capisca cosa intendo dire. Starti a guardare mentre salivi quella scala in “Malizia”, il corpo flessuoso, provocante e innocente allo stesso tempo, quella visione mi è entrata nelle viscere, la tua naturalezza e sensualità toglieva il fiato, la veste lasciava intravedere per pochi istanti il tuo corpo inebriante, ancora oggi al ricordo della perfezione di quelle carni mi emoziono. È quel giorno, in un cinema di prima visione, che ho preso il mio diploma di maturità, della vita.
Questo è il senso dell’esistenza, Laura, la sola salvezza. Nell’inferno in cui viviamo è la carne, non la fede, che ci fa toccare il Paradiso. A Dio piacendo. Nei tuoi magnifici occhi, lo sguardo, con riflessi delle stelle sul mare di notte, mi ci perdevo dentro, cambiavano continuamente tonalità, rappresentavano immaginazione, tormento, rabbia, odio, estasi, inquietudine, pace. Comunicavano una predisposizione a dare amore incredibile, sprigionavi fiamme e sentimento da tutti i pori. Buona sorte ho avuto ad essere uomo, così da poterti ammirare e avvicinarmi attraverso te al mistero dell’origine del Mondo. Con queste parole voglio renderti eterna, per quello che sei stata, pure quando la vita è diventata matrigna, la malattia, la povertà e la rinuncia al desiderio di esistere.
Anche nel periodo più funesto, mi ha commosso tantissimo la spontaneità e l’affetto con i quali Lino Banfi ti è stato vicino, ha cercato di aiutarti, in quel periodo ultimo della tua vita, stavo dicendo, tu eri la giovane domestica che saliva la scala e tutto il Pianeta cominciava a ruotarti intorno.
Adesso riposa, cerca di dormire serena, abbi cura di te, sei circondata dai pensieri di molte persone, il tuo viso è ora rivolto verso le stelle e quello è il tuo posto.

Mauro Giovanelli – Genova
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XENOFOBIA: L’ECCEZIONE CONFERMA LA REGOLA

XENOFOBIA: L’ECCEZIONE CONFERMA LA REGOLA

A volte è più utile una fotografia, un volto, un’espressione per spiegare che la xenofobia è un preconcetto che si basa su ataviche paure che non hanno ragione di essere (vedere primo piano a sinistra dell’immagine in evidenza)… ovviamente c’è sempre l’eccezione che conferma la regola (vedere primo piano a destra dell’immagine in evidenza).

Mauro Giovanelli – Genova
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Il commento “XENOFOBIA: L’ECCEZIONE CONFERMA LA REGOLA” è stato pubblicato il 20 giugno 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

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QUANDO LA “MEMORIA” HA IL COLORE, ILSAPORE E IL PROFUMO DEL VINO SCUOLA ENOLOGICA “CERLETTI” – CONEGLIANO

QUANDO LA “MEMORIA” HA IL COLORE, ILSAPORE E IL PROFUMO DEL VINO
SCUOLA ENOLOGICA “CERLETTI” – CONEGLIANO

Peccato davvero. Viviamo nel Paese più bello e ricco del Pianeta, deteniamo l’80% del patrimonio artistico del Mondo, le coste, i monti e le superbe valli fanno invidia a chiunque metta piede nel nostro territorio, la cucina è incomparabile così come i prodotti locali, unici per caratteristiche e peculiarità. La gente è appassionata al proprio lavoro, cura con sentimento il tesoro che la natura ci ha affidato, lo insegnano per trasmetterlo alle generazioni future, come i professionisti che hanno accolto il mio amico Mario Arpaia e che desidero ringraziare, pur non avendo avuto il piacere di conoscerli, se non altro per il fatto di come si percepisca quanto sia spontanea la loro dedizione all’attività che svolgono. Magari facessero altrettanto i nostri Governanti… comunque, nonostante ciò, questo mi riconcilia con la gente della Grande Nazione in cui vivo e mi fa sperare in un possibile riscatto dell’Italia.

Mauro Giovanelli – Genova
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Il commento “sulla SCUOLA ENOLOGICA “CERLETTI” – CONEGLIANO.” è stato pubblicato il 19 giugno 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

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QUANDO IL NILO GIUNGE AL CAIRO…

QUANDO IL NILO GIUNGE AL CAIRO…

Si chiamano Se e Ma. Sono due sprovveduti che girano per il Mondo, cercano soluzioni ai vari problemi dopo che, bene o male, sono stati risolti, elaborano sempre nuove idee che si rivelano irrealizzabili perché riferite a fatti già avvenuti, espongono concetti senza capo né coda in quanto superati, si spendono molto nella loro affannosa ricerca della verità ma in ritardo, sono idealisti senza rimedio, non riescono a comprendere o non conoscono l’aforisma di un poeta arabo di cui, chiedo venia, non rammento il nome: “Quando il Nilo giunge al Cairo non può più tornare indietro”. Quindi, mi dispiace, inutili ascoltarli, però… una volta tanto può capitare di cadere nel tranello come mi sta succedendo ora. Vi propongo la lettura di questo pezzo:
Quali che siano le circostanze della mia dipartita, io morirò con la incrollabile fede nel futuro comunista. Questa fiducia nell’uomo e nel suo destino mi dà, persino ora, una tale forza di resistenza che nessuna religione potrebbe mai fornirmi.
Per quarantatre anni della mia vita cosciente sono rimasto un rivoluzionario e per quarantadue ho lottato sotto la bandiera del marxismo. Se dovessi ricominciare tutto da capo cercherei di evitare questo o quell’errore, ma le mie scelte resterebbero sostanzialmente immutate. Morirò da rivoluzionario proletario, marxista, materialista dialettico, quindi da ateo inconciliabile. La mia fede nell’avvenire comunista del genere umano non è meno ardente, anzi è ancora più salda, che nei giorni della mia giovinezza. Se si produrrà l’esplosione sociale che spero e la rivoluzione socialista trionferà in diversi Paesi, quegli stessi lavoratori avranno la missione di aiutare i loro compagni sovietici a liberarsi dai gangster della burocrazia stalinista… vedo la verde striscia d’erba oltre la finestra e il cielo limpido azzurro al di là del muro, la luce del sole dappertutto. La vita è bella, i sensi celebrano la loro festa. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione, violenza e goderla in tutto il suo splendore.(1)
Quando Trotsky lo scrisse era in uno dei tanti momenti di sconforto, sentiva la morte vicina. Dopo la dipartita di Lenin e a seguito della sua lotta politica nonché il duro contrasto con Stalin, favorevole al concetto di socialismo in un solo Paese, il Presidente del soviet di Pietrogrado dovette fuggire dal suo Paese per sottrarsi all’odio di quello che sarebbe diventato il suo più acerrimo nemico. Era consapevole che un avversario di tale spessore volesse ucciderlo per far sì che non potesse riorganizzare all’estero il partito in cui credeva e votato alla rivoluzione permanente. Però la causa di tale delitto non doveva essere riconducibile al dittatore dell’Unione Sovietica. Venne pertanto esiliato ad Alma Ata (oggi nel Kazakistan) il 17 gennaio 1929. Fu poi espulso e per lui cominciò un lungo vagabondaggio in diversi Paesi, sempre in fuga dai sicari dell’opposizione.
Nonostante questo egli continuò la propaganda in ogni luogo, auspicando una rinascita dell’URSS e del comunismo come lui lo intendeva. Si spostò dalla Turchia alla Francia poi in Norvegia, tenterà anche di stabilirsi negli Stati Uniti ma Roosevelt gli negherà il visto d’ingresso. Dopo aver lasciato la Turchia, dove ritornò per breve tempo, si stabilì in Messico (fu ospitato anche da Frida Kahlo e Diego Rivera) sotto la protezione del Governo di Lázaro Cárdenas del Río, precisamente a Coyoacan, un sobborgo di Città del Messico. Qui era continuamente spiato dai sicari dei Servizi Segreti sovietici che studiavano il sistema di penetrare la barriera protettiva che il Governo messicano aveva messo a sua difesa.
Non usciva mai di casa, viveva segregato in compagnia di sua moglie, trascorreva il tempo a comporre il suo progetto che avrebbe dovuto portare all’affrancamento dell’umanità dalla schiavitù. Nonostante ciò fu anche vittima dell’attentato da parte di un commando diretto da David Alfaro Siqueiros, famosissimo pittore e muralista messicano, che nella notte fra il 23 e 24 maggio 1940 assalì la villa di Lev Trotsky con l’obiettivo di ucciderlo. Il tentativo criminoso fallì ma il 21 agosto dello stesso anno venne assassinato da un killer di origine spagnola al soldo dell’U.R.S.S., tale Jaime Ramón Mercader del Río Hernández.
Se anziché Stalin, che ha trasformato la parola “comunismo” in un termine osceno, quasi impronunciabile, al potere ci fosse andato Lev Trotsky, cosa sarebbe cambiato? Intanto la guerra civile spagnola avrebbe potuto vedere la vittoria dei repubblicani i quali non ebbero alcun aiuto dall’Unione Sovietica, se non di facciata, anche perché la colpa della loro sconfitta sarebbe stata fatta ricadere sui trotskisti e gli anarchici così da giustificarne l’annientamento politico. I nazionalisti erano invece fortemente appoggiati in tutti i modi dalla Germania nazista e l’Italia fascista. Questo sanguinoso e cruento conflitto fu ritenuto il banco di prova dello scontro che avrebbe di lì a poco contrapposto le dittature nazi-fasciste al regime stalinista dell’Unione Sovietica e ai Paesi democratici dell’occidente: la seconda guerra mondiale.
In relazione a questa congettura possiamo almeno aggiungere la seconda domanda? Ma è pensabile che un uomo in procinto di morire (ormai Trotsky era cosciente quanto fosse vicino alla fine) potesse manifestare il falso, finanche a sé stesso, nella stesura del proprio testamento che precedette di qualche settimana la sua dipartita? In particolare il concetto da lui espresso all’ultimo capoverso?
Interrogativi senza risposta. L’abbiamo detto che Se e Ma sono due creduloni, visionari però… in certi pomeriggi silenziosi, quando sei solo con te stesso, può capitare di ascoltarli. Del resto sognare e fantasticare non ha mai nuociuto a nessuno, tutto il male possibile è già stato fatto.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “Quando il Nilo giunge al Cairo…” è stato pubblicato il 18 giugno 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

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(1) Tratto dal testamento di Trotsky, scritto a Coyoacán (Città Del Messico), pochi mesi prima di essere assassinato su ordine di Stalin nell’agosto 1940 da Jaime Ramón Mercader del Río Hernández che si era spacciato per un comunista trotskista canadese di nome Frank Jackson allo scopo di conquistarne la fiducia.

UOMINI E DONNE CHE ODIANO DONNE E UOMINI (dagli al diverso!)

UOMINI E DONNE CHE ODIANO DONNE E UOMINI
(dagli al diverso!)

I contrari di razzista, aggettivo, e razzismo, sostantivo, sono tollerante e tolleranza. Il problema è l’assenza di vocaboli che definiscano una persona che non si accorga delle differenze di colore della pelle degli esseri umani o delle loro tendenze sessuali, la fede che coltivano, ecc. Neppure le Costituzioni dei vari Paesi, anche i più liberali, possono esimersi dal non considerare certi aspetti, ignorarli del tutto, riferirsi solo a persone e cittadini, al contrario devono rimarcarli tutti puntualmente. Per cui i due termini non sono appropriati poiché evidenziano contesti considerati “diversi” che invece da molti vengono bellamente ignorati, non abitano proprio nella loro mente. Strano vero? Razzista e razzismo sono parole chiare, inequivocabili mentre i relativi opposti non esistono.
Voglio pertanto confermare di non essere tollerante, tantomeno razzista, neppure indulgente bensì un tizio qualunque che identifica il prossimo nell’intera umanità della quale ciascun componente ha il diritto di esercitare i propri istinti e ricercare la libertà nel rispetto delle esigenze di tutti. Il resto non mi riguarda, non lo percepisco.
Ovviamente però non sono perfetto, in quanto provo una certa antipatia verso coloro che si dimostrano inclini alla discriminazione, forse non li capisco, non riesco a comprendere cosa gli interessi di come agiscano i loro simili, ciò che fanno, i gusti sessuali o altro ancora. Tali individui hanno coniato il lemma adeguato, che usano “ad abundantiam”, per definire spregiativamente i soggetti che la pensano come il sottoscritto, cioè “buonista”. Questo termine è diventato offensivo e nessuno ha mai pensato di replicare con il suo contrario “cattivista”… già, ci sono arrivato in questo istante, non ci avevo pensato, forse esiste già: “fascista”. I grandi pensatori però… “È la tolleranza che crea i ghetti, perché è attraverso la tolleranza che i diversi possono uscire alla luce, a patto però di essere e restare minoranza, accettata ma individuata e circoscritta. La tolleranza è l’aspetto più atroce della falsa democrazia. Ti dirò che è addirittura molto più umiliante essere tollerati che essere proibiti e che la permissività è la peggiore delle forme di repressione. Pier Paolo Pasolini e “Viviamo in un’epoca dove le cose superflue sono le nostre uniche necessità. Oscar Wilde

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “UOMINI E DONNE CHE ODIANO DONNE E UOMINI” è stato pubblicato il 17 giugno 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

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QUANDO LA MEMORIA HA IL COLORE, ILSAPORE E IL PROFUMO DEL VINO (Scuola ENOLOGICA Conegliano e RADUNO ALPINI nel TRIVENETO – 2015)

QUANDO LA MEMORIA HA IL COLORE, ILSAPORE E IL PROFUMO DEL VINO
(Scuola ENOLOGICA Conegliano e RADUNO ALPINI nel TRIVENETO – 2015)

Peccato davvero! Viviamo nel Paese più bello e ricco del Pianeta, deteniamo l’80% del patrimonio artistico del Mondo, le coste, i monti e le superbe valli fanno invidia a chiunque metta piede nel nostro territorio, la cucina è incomparabile così come i prodotti locali, unici per caratteristiche e peculiarità. Ci sono persone appassionate al loro lavoro, curano con passione il tesoro che la natura gli ha affidato, lo insegnano per trasmetterlo alle generazioni future, come i professionisti che hanno accolto il mio amico Mario Arpaia e che desidero ringraziare anch’io pur non avendo avuto il piacere di conoscerli, se non altro per il fatto di come si percepisca quanto sia spontanea la loro dedizione all’impresa vitivinicola. Ciò mi riconcilia con la nostra gente e mi fa sperare nel riscatto dell’Italia.
Ho pure sfogliato lentamente le fotografie del carissimo amico Mario Arpaia, Presidente di “Memoria Condivisa”, del raduno Alpini nel Triveneto, le ho gustate una per una, come se stessi passeggiando fra di loro, gli Alpini, il cui incontro è uno degli avvenimenti che più mi emozionano per il semplice fatto che in quei giorni le repellenti qualità e i difetti insopportabili degli uomini vengono annullati, non esistono più e solo gli Alpini sono in grado di compiere questo miracolo, sempre. Ho partecipato a due di questi avvenimenti ma sono dovuti venire nella mia Genova per trascinarmi nelle loro tende, farmi sentire amico e fratello, ricevere solidarietà e avvertire l’affetto che in pochi istanti trasmettono al nuovo arrivato.
La prossima volta andrò io a trovarli. E sai che sono sentimenti veri, non esistono ipocrisia e menzogna nel loro essere uomini. Mai ho avvertito un senso di protezione come quando sono stato in mezzo agli Alpini. È bello sentirsi protetti, sicuri, potrei dire amati perché nell’istante che ti invitano, anzi reclamano la tua presenza, e ti introduci nel loro modo di intendere la vita in comune diventi parte del “corpo degli alpini” quindi fratello, il minore perciò quello più coccolato. Sono persone che amano, vivono, pensano con naturalezza, senza falsi scopi se non quello di dare aiuto, fratellanza, e con la stessa naturalezza muoiono come ci è stato raccontato da Guido Bedeschi in “Centomila gavette di ghiaccio”. Con il vostro permesso, l’aiuto della memoria (libro che ho letto e riletto in gioventù) e di internet riassumo brevemente la parte che ebbero gli Alpini nell’ultima guerra. La storia di un piccolo reparto alpino (la batteria Ventisei) della mitica Julia si fonde con quella dell’intero corpo di spedizione impegnato nella campagna di Russia. Gli Alpini, convinti di andare a fare la guerra sulle montagne del Caucaso, si ritrovarono invece a dover affrontare i russi sulla pianura del fiume Don (odierna Ucraina), muli contro autoblindo, piccoli cannoni di montagna contro carri armati. Pur in condizioni sfavorevoli e con un nemico nettamente superiore si coprirono di gloria (tanto che i russi stessi dichiararono in un comunicato che “Soltanto il Corpo d’Armata Alpino italiano deve considerarsi imbattuto sul suolo di Russia”). Ma la linea cedette su tutti gli altri punti e, per non finire accerchiati, gli Alpini dovettero volgere le spalle al fronte e ripiegare. Ebbe così inizio una marcia tragica e terribile per la salvezza, in centomila partirono (italiani, tedeschi, romeni, ungheresi), poche decina di migliaia tornarono. Nell’inverno 1942-1943 dopo 45 giorni di “disperata vita guadagnata ora per ora strappandola al gelo”, 15 giorni di accerchiamento, 11 combattimenti furiosi, 700 km. percorsi a piedi nella neve, i soldati poterono avere un breve riposo tranquillo e solo dopo altri 500 km. di marcia in 25 giorni gustarono la salvezza. Il punto di vista è quello dei soldati, spostati di qua e di là senza capirne il senso, abbandonati, sottoposti a prove tremende, forse neppure immaginabili, ma disperatamente e forsennatamente attaccati alla vita. La ritirata in poco tempo si trasformò in tragedia epica, ben presto senza scarpe, con piedi e mani congelati, temperature che sfioravano i 50 gradi sottozero, costretti a camminare tra la neve alta, senza nulla da mangiare per giorni e giorni, con pochissime residue munizioni, continuamente braccati dai russi e costretti ad aprirsi la strada combattendo, solo un disperato istinto di conservazione e una grande forza morale li tenevano in vita. Romanzo corale dove i soldati russi appaiono solo nello sfondo, contro di loro nessun odio (stranamente, i pochi episodi di barbarie e disumanità vedono protagonisti soltanto soldati tedeschi).
Ho contemplato il servizio fotografico del caro amico Mario, rivisto volti sinceri, allegri, con tanta gioia di vivere per sé e per gli altri, mi sono gustato scorci di una Conegliano stupenda dove ho vissuto momenti indimenticabili integrato perfettamente con la gente del posto come fossi un loro parente. Belle persone, davvero, ospitali, generose, buone. Un saluto particolare a Conegliano e i suoi abitanti.
Viva gli Alpini, il Veneto, la vita e l’Italia che vorremmo!

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “QUANDO LA MEMORIA HA IL COLORE, ILSAPORE E IL PROFUMO DEL VINO (Scuola ENOLOGICA Conegliano e RADUNO ALPINI nel TRIVENETO – 2015)” è stato pubblicato il 18 giugno 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

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