FERMATA D’AUTOBUS

FERMATA D’AUTOBUS

– Bello…
– Dice a me? Questo? È un mio primo piano ritagliato dalla foto a figura intera di pochi giorni fa. Me la sono fatta scattare per abbinarla ad una poesia che mi è stata dedicata. Almeno è attuale e qui sorrido un po’.
– Non mi pare, è così serio!
– Chi ha parlato? Scusi chi è? La conosco? Non ci vede bene forse… osservi che sguardo sereno.
– Decisamente bella la fotografia, non le dia retta.
– Un’altra ancora? Perdoni se le stavo dando le spalle… tutte donne? Mi sembra di avervi già viste, non siete volti ignoti.
– Non si preoccupi di questo. Purtroppo qui lo spazio non è mai abbastanza, non ci si rende conto della quantità di persone che circolano, un numero spropositato, enorme, ogni tanto passa un mezzo e riparte a pieno carico per distribuirci su altri piazzali… e avanti, senza sosta, continuamente. Lei è tanto che aspetta?
– Pochissimo, oppure… mi lasci pensare… stavo dicendo a queste due signore… non ci sono più! Svanite!
– No! Hanno appena preso l’autobus insieme a nuovi arrivati, non c’erano più posti ed è ripartito quasi subito. Non se n’è accorto?
– Assolutamente no! Oltre voi non ho visto nessuno. Che strano… qui è tutto deserto, la piazza sembra enorme e… che silenzio! Dunque ero rimasto che questa istantanea è un mio primo piano ritagliato da una più grande. Mentre ero in posa per lo scatto, in quel preciso istante, dal bar uscì la voce di Claudio Baglioni, cantava “Questo piccolo grande amore”. Fu come se il tempo si fosse fermato e una forte emozione mi ha fatto ripercorre tutti, proprio tutti i grandi e piccoli amori…
– Sempre bravissimo quello… un cantautore esaltante.
– È senza dubbio un grande, come le sue canzoni, ma io accennavo ad alcune signorine, ragazze… effettivamente, ripensandoci, li ho usati come taxi, lui e sapesse quanti artisti, per farmi trasportare, insieme alle mie amiche, nel mondo del piacere…
– L’accenno è stato notato… so a che si riferiva.
– Come fa a sap… ecco! C’è un’altra signora, non eravamo rimasti soli, si sta asciugando le lacrime, mi pareva di aver sentito dei singhiozzi, piange… Ehi! La conosco… che ti succede piccola? Come mai sei triste? Lo sai che affliggi anche me…
– Penso al tempo trascorso troppo velocemente…
– Perché? Il tempo è passato? Di nuovo? Me l’ha detto anche… non c’è più, sparita pure lei. Che sta succedendo? Allora è salita ed io non me ne sono accorto, ho perso pure questo. Beh! Aspetterò il prossimo…
– Ottima scelta, anch’io… con te.
– Sì però l’ombrello l’hai portato? Io non ne uso da sempre, lo sai, ma stasera… hai notato? Comincia ad imbrunire e le nuvole sono basse e pesanti, non si può mai sapere, nel caso piovesse… ho l’impressione ci sia tanto da attendere.
– E se il conducente non ci vedesse? Nel caso passasse dritto, in questo settore può accadere di tutto…
– Chi te l’ha detto?
– Mi sembra un’eternità che sto qui, so come funziona, tu… sei appena arrivato.
– Meglio se non si accorge di noi!
– Intendo l’uomo al volante vestito di nero, potrebbe scendere, arrabbiarsi… amore, io ho paura.
– Di che? L’autista del Tempo? Ma quello è un vile oltre che stanco e distratto, il suo percorso è lungo e tortuoso… al massimo ti coglie all’improvviso, alle spalle, dobbiamo stare in guardia, non perderlo d’occhio, controllare che faccia sempre la stessa linea, senza deviazioni… l’hai vista la mia foto?
– Aspetta, prima ti prendo a braccetto, mi è sempre permesso? Con te mi sento in pace, serena. Dunque vediamo… eccoti qui, ci sei rimasto bene, sei sempre bello ma…
com’è che la carta si è così ingiallita?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Salvador Dalì – La persistenza della memoria – Olio su tela.

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