IL RICATTO

IL RICATTO

La famiglia viene definita dagli Stati e dalle Chiese il nucleo fondante della società da cui non si può prescindere poiché è lo strumento ricattatorio più forte e convincente nelle mani del Potere per reprimere, limitare e/o ammansire le rivendicazioni del singolo individuo.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web: Fulvio Leoncini artista toscano – Eroso/Eros – Tecnica mista su tela cm. 200 x 200

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IN MORTE DI MARCO PANNELLA

IN MORTE DI MARCO PANNELLA

Non ho mai condiviso la locuzione “I morti sono tutti uguali”, anzi mi ha sempre particolarmente disturbato, infastidito poiché pregna di tutte le ipocrisie dei rimasti vivi i quali si arrogano il diritto di spogliare il defunto della sua personalità, appiattirlo, ovvero superare finanche la natura che già gli fa assumere posizione orizzontale provvedendo, per sovrapprezzo, ad annullare pure ciò che egli è stato e voluto essere. Una carogna che trapassa vuole rimanere la carogna che è stato, così il benpensante, l’illuminato, il moralista… invece gli tocca subire il torto di diventare, nel ricordo, qualcos’altro che lo accomuna, unifica ai nuovi compagni di chi sa quale misterioso viaggio.
Poi ci sono dissimili esempi di persone che salgono sull’autobus infernale per sfidare il mistero ultimo, e dipende da ciò che lasciano nell’animo di coloro che restano alla fermata in attesa del prossimo carico, o il successivo, ovvero i diversi gradi di quella inevitabile sensazione di “mancanza”, chiunque essi siano stati, che assale durante l’attesa.
Sto scrivendo queste poche righe in quanto ho appena saputo che è morto Marco Pannella e la notizia mi ha fatto passare in un balzo da ciò che ero l’attimo prima a quel che sono adesso ovvero monco di qualcosa che è andata via con lui. Il primo pensiero mi ha ricondotto ai suoi estenuanti digiuni, scioperi della fame e della sete, le nuvole delle innumerevoli sigarette che ha bruciato nell’affrontare con caparbietà gli ideali più veri pertanto assurdi nel contesto sociale tanto sordo alle sofferenze del prossimo quanto generoso nello spendere vane e scontate parole nel commemorare chi ha “tolto il disturbo”.
Caro amico, aspettati nei prossimi giorni una valanga di discorsi celebrativi che nulla avranno a che fare con il tuo essere stato ma, come ben sai, è un obbligo che i timorosi e ipocriti demandati a tale incombenza, gli uomini di potere, devono e possono onorare solo in questo modo. Porta pazienza, passerà in fretta.
Da parte mia avverto l’esigenza di dirti: “Ciao Marco, sei un personaggio così diverso e affrancato dalla mediocrità che mi sento deprivato di un ottimo compagno, anche un po’ folle, come del resto sono io. Ultimamente eri perfetto con il codino. Che aggiungere? Nulla! Buon viaggio, mi faccio una canna in tuo onore. Mi mancherai ma questa è la vita e… la morte”.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “IN MORTE DI MARCO PANNELLA” è stato pubblicato il 20 maggio 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

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UN PENSIERO PER ANNUNZIATA STALTARI

UN PENSIERO PER ANNUNZIATA STALTARI

Annunziata Staltari, la tua umiltà già meriterebbe un trenta con lode, ma i voti hanno poca importanza, esprimono ciò che appare e non il tuo vero essere, quel che freme dentro te. Albert Einstein (ho la foto della sua pagella da qualche parte) stentava molto a scuola particolarmente in matematica e fisica. Come avrebbe potuto essere diversamente? I suoi prof. non lo capivano. Lui possedeva un grande segreto che ha voluto condividere con noi, come Pasolini… quanta conoscenza comprimeva le pareti della sua mente? E Giordano Bruno? L’uomo che nel 1600 ha spalancato le porte dell’Universo? Lo stesso traguardato e tradotto in formule dall’immenso Srinivasa Ramanujan, il povero ragazzo cresciuto nella periferia di Madras (India) che, senza aver mai aperto un libro se non qualche volume della spoglia libreria della città, formulò le più ardite equazioni trascendenti risolvendo problemi che da anni stavano sepolti nei cervelli dei professoroni di Cambridge. Il grande Hardy, direttore della prestigiosa Università dove venne chiamato, di lui scrisse: “Conoscerlo è stata l’esperienza più romantica della mia vita”. Morì a soli trentatré anni, come Gesù, dopo aver visto l’infinito. Diceva che a suggerire le formule fosse la Dea Namajiri che gli compariva in sogno.
Trova la tua Dea Annunziata e lascia perdere i prof. vedrai che il Cielo si riempirà di stelle. Un abbraccio.

Mauro Giovanelli – Genova
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PASOLINI – COMMENTO da “Pietro II” in Poesia in forma di Rosa

PASOLINI – COMMENTO da “Pietro II”, in Poesia in forma di Rosa

“…Ecco, sono stato condannato.
Fatto personale, cicuta che dovrò bermi da solo.
Come l’eroe di un’operetta di dolore, in coturni
tra il basso coro, scendo nella notte – tiepida –
l’orrenda scalea. Gli amici se ne vanno a cena.
Solo. Con tre gatti di fotografi, e la piccola
folla che non guardo, eroe compreso nel suo dolore.”
( Pier Paolo Pasolini, da “Pietro II” in Poesia in forma di Rosa)

COMMENTO:

Che immagine sconvolgente, kafkiana, surreale, orrenda. Esaminate con massima attenzione, osservate l’espressione del nostro grande intellettuale, sguardo attonito, labbra serrate, tuttavia concentrato come la matricola seduta nell’aula magna dell’Università il primo giorno di lezione… sono convinto che in quell’istante, nella sua infinita esigenza di comprendere il mondo che lo circonda, stesse cercando di trovare un motivo, la logica aberrante che lo stanno inchiodando dinanzi a un Giudice. Non riesce a capire, per la prima volta la sua mente stenta a decollare, la massa celeste in cui si trova è anni luce distante dal Pianeta sognato.
Temo possano tornare quei tempi, stiamo retrocedendo su binari che conducono all’involuzione culturale e morale, la morte dell’anima; avanziamo solo per dare impulso al “progresso”. Parola d’ordine: “Sviluppo zero”.
Lo sguardo allibito di Pasolini è la rappresentazione perfetta dell’indignazione che il genio prova avverso un “sistema” che dubita possa finanche esistere quindi non riesce ad elaborare il fine, tanto meno la forza che muove i meccanismi del Potere altresì così evidenti all’uomo medio stritolato dal puritanesimo, clericalismo, ipocrisia, egoismo, vigliaccheria e malafede imperanti. Spaventoso!

Mauro Giovanelli – Genova
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Il commento “da “Pietro II” in Poesia in forma di Rosa” è stato pubblicato il 17 maggio 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

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GRANDI POETI GRANDI CALCIATORI

GRANDI POETI GRANDI CALCIATORI

«Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti del “goal”. Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica.»
Pier Paolo Pasolini

COMMENTO:

Non comprendo questo aspetto del grande Pasolini, ho l’impressione che strida con la sua personalità improntata alla difesa degli ultimi e dedicata alla giustizia sociale, avversione di ogni sopruso. Lo sport in generale e il calcio in particolare è lo specchio della vita, essa stessa gara, pura competizione, lotta per superare l’avversario ad ogni costo al fine di raggiungere lo scopo: La “rete”… come il knock-out del pugilato, il colpo smorzato del tennis, il denaro accumulato dal capitalista, e così via.
Non ritengo il goal un’invenzione ma l’effetto ultimo conseguito a causa di intensi e forsennati allenamenti, allo stesso modo di un trapezista piuttosto che pattinatore, ecc. Tanto meno una sovversione del codice, se mai il contrario ovvero conservazione, riconoscimento, assoggettamento al codice stesso che nel raggiunto obiettivo vede la sua punta massima. Ineluttabilità non direi, nulla è scontato, viceversa tutto potrebbe essere “scritto”, se mai premio per le fatiche impiegate al raggiungimento di quello scopo cui concorre anche un pizzico di fatalità. Folgorazione o lampo di genio, beh… sì, limitatamente al contesto in cui ci stiamo muovendo, a genio sostituirei “estrema abilità”, “gesto atletico” compiuto. La genialità è ben altro a mio parere e Pasolini ne sa qualcosa. Stupore d’accordo, è ovvio, così come irreversibilità, vale a dire impossibilità a rivivere l’attimo appena trascorso. Ciò è vero in tutto “L’Universo Mondo”.
In ultimo direi che la “stoffa” di un grande giocatore, il talento innato è uno strumento donatogli dalla natura per gabbare gli antagonisti, la “finta” è scaltrezza che lascia inebetito il giocatore avversario assimilabile alla “furbizia”, virtù servile, usata e premiata all’interno e fuori dai campi di calcio. Accostarla alla poesia poi… forse solo lui avrebbe potuto permettersi questa affermazione.
Non a caso il gioco del pallone è utile strumento del Potere per dare sfogo alle frustrazioni della “massa”, e non da ieri. “Panem et circenses” la locuzione latina coniata dal poeta Giovenale e usata nell’antica Roma (imperiale), “pane e giochi” al fine di indicare le aspirazioni della plebe e piccola borghesia. Infatti la famosa proposizione era preceduta da “populus duas tantum res anxius optat…” ossia “il popolo due sole cose ansiosamente desidera… oggi gli 80 €uro e il calcio”.

Mauro Giovanelli – Genova
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P. S.
Sono a conoscenza dell’inclinazione di Pasolini a cimentarsi in partitelle nei polverosi campetti di periferia dai quali peraltro sono anche usciti molti “campioni” così come dalle “favelas” brasiliane o quartieri ghettizzati argentini. Il mio commento è comunque più incentrato sulla frase in sé e le considerazioni ivi proferite. Concludo dicendo che al di là di tutto Pasolini amava il calcio, che non è peccato intendiamoci (in ogni caso ci sarebbe da approfondire) ma è l’unica sua “passione” che, così come proposta, trovo enfatica e contrastante la sua personalità. Non sarebbe scandaloso rilevare in lui una “debolezza”, anzi…

Mauro Giovanelli – Genova
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Il commento “GRANDI POETI GRANDI CALCIATORI” è stato pubblicato il 17 maggio 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

Immagine in evidenza ricavata da Eretico & Corsaro

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NOSTRO PENSARE…

NOSTRO PENSARE…

Superfluo ogni commento,
inutili parole,
ansimare sì, certo,
matita su legno
sussurrano frasi sconnesse,
bugie che sono verità
dell’istante prima,
cornici dell’avvento,
pareti dell’Universo, flesse,
si vira velocemente
percorrendo infinite curve,
accelerazione esponenziale
che produce gemiti…
concordanti, sovrapposti, dissimili.
L’attimo sta fuggendo,
sospiri affannati
aggrinfiati al tutto,
trionfo stellare
rilascia potenti getti
opalescenti, grondanti,
annuncio altissimo
dell’imminente
mortale risucchio.
Pace!
Inquietudine
pronta a rigenerarsi,
penombra, consapevolezza,
ubìqua realtà sbiadita,
abbracciati, sigaretta,
il fumo s’invola lento, sinuoso,
a fissare nell’angusto soffitto,
fra tramezze convergenti,
il nostro pensare…

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA TOSCANO – Matita su legno con uno strato di cera – Dimensioni cm 21 x 30

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COMMENTO A “L’AMACA” DI MICHELE SERRA

COMMENTO A “L’AMACA” DI MICHELE SERRA

Egr. Serra Michele,
riscontro nella sua “L’Amaca” alcune proposizioni che mi danno la percezione, potrei sbagliarmi ma dovrebbe argomentare il contrario, di voluto “cerchiobottismo”, mi perdoni il termine usato ed abusato che credo renda l’idea.
Infatti “…I tempi del renzismo che sono febbrili (nel bene e nel male)” la trovo infondata poiché un Presidente del Consiglio pagato e beneficiato come tutti sappiamo (ma nessuno osa solo accennarne, a parte Boeri dell’INPS riferendosi solo agli insostenibili “vitalizi”) non può permettersi il male. Qui non siamo nel “Faust” di Goethe: “…Dunque tu chi sei? / Una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene”. Renzi Matteo Deve solo operare bene. Punto. E ciò si coniuga perfettamente con l’altra sua asserzione totalmente, mi permetta, immotivata e non veritiera: “…la vecchia sinistra dibatteva… Quella nuova considera la dialettica…”. Quale sarebbe la “nuova” sinistra? E rappresentata da chi? Renzi Matteo? Verdini? Alfano? Al limite parliamo di “nuovo centro destra”. O no?
Ed in ultimo la sua conclusione, davvero l’esplosione finale a segnalare che i fuochi artificiali sono terminati, la festa è finita. Lei cita Marzano, “la politica non può non essere coerente con se stessa”. C’è qualcosa di meno vero? Particolarmente in un Paese disastrato come il nostro?
Del tutto pleonastica la domanda che lei porrebbe nell’ipotetico dibattito che paventa in quanto la risposta è una sola: “Coerenza!” E aggiungo “Onestà”.
Le ragioni inserite in questa mia, se non ho le traveggole, mi pare di coglierle tutte nella sua conclusione: “Ma poi: se i coerenti se ne vanno a chi lasciano la politica? Ai soli incoerenti?” Appunto! A Renzi Matteo, Verdini, Alfano e a seguire.
Cordialmente.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: “L’Amaca di Michele Serra” estratta da “Memoria Condivisa”

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AI CONFINI DEL BENE E DEL MALE

AI CONFINI DEL BENE E DEL MALE

Non riesco ad afferrare compiutamente il fascino che l’immagine mi provoca, neppure se catturi il meglio o il peggio che albergano in me, di certo arriva a toccare i confini del mio Io ma… “il naufragar mi è dolce in questo mare.” (*)

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata da “the dark side of the Moon”

(*) Da “L’infinito” di Giacomo Leopardi

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CIÒ CHE È STATO DETTO

CIÒ CHE È STATO DETTO

In tarda mattinata ho visto il post di un carissimo amico, non credo desideri essere nominato. Ha pubblicato una vecchia fotografia dei suoi genitori scoprendo solo adesso che nel retro vi era uno scritto. Le parole che accompagnano l’immagine mi hanno commosso al punto da riportarmi indietro di almeno un decennio, al momento in cui ritrovai diverse istantanee che si “spedivano” i miei, le dediche reciproche sono a volte veri e propri brani.
Anno 1942, piena guerra, mio padre sommergibilista della Regia Marina a Taranto dove si sposarono l’anno successivo, mamma in famiglia a Genova. Mentre loro calpestavano già questa terra io ero un pensiero errante chissà dove e come. Leggere quanto si dissero mi provocò grande emozione però… dissimile, intensa ma di colore insolito, venni colto da una pace infinita, curiosità, languore e malinconia, non dolore. Il tempo si fermò, tutto quanto mi circondava si ribaltò per lanciarsi, roteando vorticosamente, negli abissi del cielo. Il pomeriggio trascorse senza che me ne accorgessi, ero da qualche parte in luoghi sconosciuti… come oggi rimasi solo a parlare con loro che potrebbero essermi figli. C’è molto da riflettere in questa vita.

P. S.
Desidero rendere partecipi gli amici più cari di queste poche righe allegando una foto con la frase più usata, a volte a sproposito ma non in questo caso. Grazie.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “CIÒ CHE È STATO DETTO” è stato pubblicato il 13 maggio 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

Immagine in evidenza: mamma e papà

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