VIVO O DISSOLTO – alive or dissolved

VIVO O DISSOLTO
alive or dissolved

Cercavo l’uscita, fuggire
da quel labirintico ospedale,
città nella città.
Gli spazi esterni imponenti costruzioni,
viali, segnaletica, posteggi, bar, edicole.
Gli interni corridoi lunghissimi, diramazioni,
stanze, uffici, ambulatori, folla, degenti,
volti smarriti nei padiglioni,
sciami di camici bianchi,
infermieri, portantini, becchini,
ascensori, montacarichi fatiscenti,
scrostati, bacheche straripanti di
avvertenze, notifiche, annunci.
Odore insopportabile di premorte,
instabilità del qui ora.
Avanzavo alla cieca, seguivo l’istinto
sempre traditore in queste circostanze.
“mi ritrovai in una selva” di… deserti
cunicoli, cemento a vista, intrico
partorito e realizzato da menti malate
nel modo sbagliato, materia cerebrale
oscura che tutto pervade,
ambigua, nascosta, nociva.
Assenza di indicazioni. Rallentai,
rassegnato procedevo a caso
finché quasi impercettibile distinsi
brusio di voci umane
che mi fece accelerare il passo.
Lo vidi! Gruppetto eterogeneo,
donne e uomini, cipiglio cupo,
mi rivolsi al più appartato,
mano a sostenere la fronte
nel rispondermi seccato
“sempre avanti dritto”,
teneva lo sguardo fisso.
Gettai un’occhiata nella stessa direzione.
Eccolo! Il congiunto, compianto, caro estinto
in bella mostra, alla berlina, tra quattro ceri,
incellofanato come prodotto di ipermercato,
prospettiva perfetta, dai piedi al volto
che tali più non erano ma cose inservibili,
inutili, macabre, rigide,
avviate alla mineralizzazione.
Fiori desolatamente rassegnati, vittime immolate.
Nel leggere “camera mortuaria”
mi diedi alla fuga fino “a riveder le stelle”,
occultate dalla luce del sole,
bella, accogliente, protettiva,
accompagnata da una brezza carezzevole.
Allora corsi da lei invitandola a coricarsi
e allargare le gambe.
In ginocchio mi misi a pregare dinanzi
al solo simbolo religioso che riconosca
fino a rendergli omaggio con baci prolungati
feroci, rabbiosi, accaniti, incontrollabili.
“Vivo o dissolto” risposi alla sua domanda
che, l’inflessione della voce e gli occhi
sorridenti, tradiva piena soddisfazione.
“Voglio così, nessun intermezzo.
Ricordati! È importante”.
In effetti non è solo un fatto etico
ma pure estetico oltre che pratico.
Colore, rigidità,
orrendo oggetto temporaneo
sul quale la forza di gravità
esercitata a lungo
deforma i lineamenti
e ciò che il mio contenitore
ha regalato verrebbe inficiato in due
forse tre giorni.
A che scopo?
Disteso sul letto, nel fissare il soffitto
pensavo non essere problema semplice
da risolvere.
La caffettiera cominciava a brontolare,
Mauro! Detto da lei pura delizia.
Dovrò rifletterci.
Fatelo anche voi.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – Eroso eros 2016 – Tecnica mista – cm. 30 x 40

RIPRODUZIONE RISERVATA

***

ALIVE OR DISSOLVED
Vivo o dissolto

I was looking for the exit, escape
by the labyrinthine hospital,
city within a city.
Outdoor spaces imposing buildings,
streets, signs, stands, bars, newsstands.
The long corridors interior, branches,
rooms, offices, clinics, crowd, patients,
bewildered faces in the halls,
swarms of white coats,
nurses, orderlies, gravediggers,
elevators, hoists crumbling,
peeling, overflowing bulletin boards
warnings, notifications, ads.
unbearable smell near death,
instability of here now.
I advanced blindly followed the instinct
always treacherous in these circumstances.
“I found myself in a forest” of… deserts
tunnels, concrete, tangle
given birth and created by sick minds
the wrong way, brain matter
dark all-pervading,
ambiguous, hidden and harmful.
No signal, I slowed down,
I resigned stepped at random,
until almost imperceptible discerned
hum of human voices
that made me pick up the pace.
I saw him! heterogeneous group,
women and men, grim frown,
I turned to the more secluded
hand to support his forehead
in answer annoyed
“Always straight ahead”
He kept his eyes.
I glanced in the same direction.
There it is! The Joint, the late, the deceased
on display, the sedan, including four candles,
shrink-wrapped as hypermarket product,
perfect perspective, from the feet to the face
but that these were not the most useless things,
unnecessary, macabre, rigid,
initiated the mineralization.
Flowers bleakly resigned, immolated victims.
In reading “morgue”
I gave him to flee up “to see the stars”
hidden from the sunlight,
beautiful, friendly, protective,
accompanied by a caressing breeze.
Then I ran to her inviting her to bed
and spread their legs.
I prayed on his knees before
the only religious symbol that knows
up to pay homage to him with prolonged kisses
fierce, angry, fierce, uncontrollable.
“Alive or dissolved” I answered your question
that the inflection of the voice and the eyes
smiling, he betrayed full satisfaction.
“I want so, no intermission.
Remember! It’s important”.
In fact it is not just a matter of ethics
but also the aesthetic as well as practical.
Color, stiffness ,
horrendous temporary object
on which the force of gravity
exercised long
deforms the lineaments
and what my container
has given would be affected in two
maybe three days.
To what end ?
Lying on the bed , staring at the ceiling in
I thought not be simple problem
to solve.
The coffee pot was beginning to grumble ,
Mauro ! She said she is pure delight.
I’ll have to think about it.
Do you too.

Mauro Giovanelli – Genoa Italy
www.icodicidimauro.com

Picture in evidence: FULVIO LEONCINI – EROSO/EROS 2016 – Mixed technique – cm. 30 x 40

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