Commento al brano “lettura poetica” di Francesca Cannavò per “Lo specchio di Leonardo” – Autore Ivano Mugnaini

Commento al brano “lettura poetica” di Francesca Cannavò
per “Lo specchio di Leonardo” – Autore Ivano Mugnaini

A questo punto, dopo aver letto la splendida presentazione dell’amica Francesca all’opera di Ivano Mugnaini, non resta altro da fare che leggere il libro sfogliando ad una ad una le pagine con il settimo dito, a volte bagnato della nostra stessa saliva poiché è l’unico caso in cui potrebbe rendersi utile solo parzialmente sebbene per Leonardo sia finanche in grado di promettere il Paradiso. Il sette è un numero misterioso, non prodotto di alcuno contenuto tra uno e dieci, considerato fin dall’antichità simbolo magico della perfezione in quanto legato al compiersi del ciclo lunare, è espressione privilegiata della mediazione tra umano e divino, giorno successivo all’avvenuto compimento della Creazione quindi dedicato dall’Artefice alla contemplazione della sua propria opera. È pure rivelatore di qualcosa che giunge da lontano nel tempo, i fantasiosi racconti dei nomadi che la notte si radunavano intorno al fuoco nei caravanserragli, dopo lunghe traversate dell’implacabile deserto in un silenzio interrotto solo dal vento e l’incedere monotono e maestoso dei cammelli. Novelle pregne di deità, superuomini, longevi patriarchi. Quegli stessi resoconti che molti, ciascuno all’insaputa dell’altro, decisero di trascrivere trasformando in codici la tradizione orale tratta appunto dall’aramaico, greco, copto, latino e dove il settimo sigillo sarebbe l’ultimo, secondo l’Apocalisse di San Giovanni, a chiudere il “Libro” di Dio che tutti li raccoglie. Violarlo, secondo la leggenda, significherebbe penetrare i segreti della vita e della morte, rispondere cioè alle tante domande degli umani. E dopo? Sarà il Genio, “superamento della grazia divina, la negazione alla propria essenza umana”, a risolvere l’enigma? Colui che “guardando allo specchio le sue paure” potrebbe egli stesso essere tratto in inganno dall’immagine capovolta e fallace?
O alfine la soluzione, l’accettazione della morte che “è solo vita consumata, usata, donata” (bellissimo questo pensiero) non potrebbe essere nell’annullamento della mancanza? In effetti la vita è una trappola per coloro che non ne colgono le regole, i nostri sensi sono fuorviati, illusi poiché mentre io guardo Francesca osservo il suo passato e l’immagine di lei che raccolgo attimo dopo attimo sono fotoni di luce che percorrono il tragitto del nostro distacco ed impiegano un periodo, seppur infinitesimale, entro il quale già il suo sguardo ed il pensiero potrebbero aver subito mutazione. Allora mi avvicino a lei, arrivo a far sì che il suo corpo aderisca al mio, non vi è più alcun messaggero fra noi, sarà per questo che il cuore accelera i battiti, non ha alibi, è impegnato in prima persona ed il contatto, l’unione della carne, il settimo dito si unisce alle altre per afferrare, accarezzare, stringere, dare piacere.
Così l’intero si fa eternità e lo specchio… continui pure a mentire due volte.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Copertina de “Lo specchio di Leonardo” – Autore Ivano Mugnaini

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