Funeral blues È la vita (e la morte).

Funeral blues
È la vita (e la morte).

Fermate tutti gli orologi
isolate il telefono
fate tacere il cane con un osso succulento.
Chiudete i pianoforti
e tra un rullio smorzato,
portate fuori il feretro.
Si accostino i dolenti.
Incrocino aeroplani, lamentosi, lassù
e scrivano sul cielo il messaggio:
Lui è morto.
Allacciate nastri di crespo
al collo bianco dei piccioni.
I vigili si mettano
guanti di tela nera.
Lui era il mio nord, il mio sud,
il mio est e ovest,
la mia settimana di lavoro
e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte,
la mia lingua, il mio canto.
Pensavo che l’amore fosse eterno
e avevo torto.
Non servono più le stelle,
spegnetele anche tutte,
imballate la luna,
smontate pure il sole,
svuotatemi l’oceano e sradicate il bosco
perché ormai più nulla può giovare.

Wystan Hugh Auden (*)

(*) Poeta britannico. Nacque il 21 febbraio del 1907 a York e morì a Vienna il 29 settembre 1973. “Funeral blues” è dedicata a Chester Kallman, uno studente conosciuto a New York, dove si trasferì, con il quale ebbe una lunga relazione sentimentale mettendo alla luce la sua emarginata omosessualità. Il poema fu scelto ed inserito nel film “Quattro matrimoni e un funerale” (Four Weddings and a Funeral) diretto nel 1994 da Mike Newell e scritto dallo sceneggiatore Richard Curtis. Primo di una serie di pellicole con Hugh Grant.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Wystan Hugh Auden

Un commento su “Funeral blues È la vita (e la morte).”

  1. 4 matrimoni e 1 funerale: quando c’è me lo rivedo sempre volentieri. Sicuramente il passo più toccante è la dedica all’amato!

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