SPOGLIATI
E adesso struccati tutta
ostenta con fierezza
le rughe, le piaghe,
non temere
anch’io sono ferito,
spaventato dalla vita.
Strappa ora, con rabbia
quei veli adornanti,
che occultano lividi,
togli quella maschera di ghiaccio
che il freddo e le troppe lacrime
hanno reso spessa.
Mostrati a me
nei tuoi lineamenti più puri
e quando, come un albero d’autunno
sarai spoglia,
e solo quando sarai nuda ed indifesa
come un bambino appena nato,
ti donerò le mie ricchezze.
In quel giorno di sincerità
consegnerò nelle tue mani
tutta la mia fragilità
le mie insicurezze
le paure ancestrali
le impurità nascoste.
Solo allora,
sopra un vassoio di rose bianche,
ti porgerò con grande amore
la verginità della mia anima.
Ernesto “Che” Guevara de la Serna
Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com
Splendida! Ma non conosco uomo che
l’abbia detto e fatto! Troppe parole e niente fatti!!!! Anche il Che!
E se quell’uomo esistesse?
Tu ne hai conosciuti???
Sì! Oltre lui, per quanto letto, almeno un altro personalmente.
È vero! La mia
era una provocazione!
Mi scuso!
Cara amica, mai scusarsi a maggior ragione dopo aver provocato. Anzi…
Che
Non si consuma
questa terra,
questo sangue d’autunno.
E’ dolce l’aria
Rosario lontana
dalle tue labbra.
Ha venti e occhi
per implorarti ma
l’alba tarda a sorgere
ed è il nostro male
più caro.
Un nome basta
a sciogliere le mani,
giunte restano
quelle delle madri
a Santa Clara chine
sulla promessa di una vittoria.
Non accadranno altre stelle
o poderose imprese
ancora la tua pioggia
che non sa smettere,
ancora la mia
che non si rassegna.
Molto bella. Grazie
QUANDO SAPRAI CHE SONO MORTO
Quando saprai che sono morto
non pronunciare il mio nome
perché si fermerebbe
la morte e il riposo.
Quando saprai che sono morto di
sillabe strane.
Pronuncia fiore, ape,
lacrima, pane, tempesta.
Non lasciare che le tue labbra trovino le mie dieci lettere.
Ho sonno, ho amato, ho
raggiunto il silenzio.
Intensa! Grazie.