ARTISTI, POETI, PENSATORI, PITTORI, RIMATORI, GENERICI

ARTISTI, POETI, PENSATORI, PITTORI, RIMATORI, GENERICI

L’opera che evidenzio (caratteristiche a piè di pagina) è stata eseguita dal grande amico FULVIO LEONCINI ed è di proprietà della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Raffaele De Grada” San Gimignano – Siena, dove è esposta.
Non è tanto per il fatto che una Pinacoteca abbia deciso di arricchire la propria collezione con questo “pezzo” che si possa desumere la differenza intercorrente fra un “pittore” ed un grande artista… nell’osservarla sono i pugni che prendete nello stomaco, le carezze alla vostra anima, sussulti del cuore, fulminea e breve mancanza del respiro, sinapsi che d’improvviso si ricordano essere neurotrasmettitori del cervello che vi rendete conto di trovarvi di fronte a qualcosa che va “oltre”. O no?

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – “Ossarotte 2006/2007” – tecnica mista su legno cm. 200×100 – Proprietà: Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Raffaele De Grada – San Gimignano – Siena

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LOGORÌO DELLA MEMORIA

LOGORÌO DELLA MEMORIA

Un canto divenne mio compagno.
Giunse da Recanati.
Scomposto, distratto… stavo al mio banco,
grembiule, fiocco azzurro,
colletto rigido e bianco
la prima volta che lo ascoltai.
D’improvviso… inebriato, attento, rapito.

Poi ovunque nell’infinita ricerca, senza sosta,
fino ad incontrare te. Sei soltanto ieri.
Nessuna ha avuto quel nome,
sempre lo stesso suono,
e con l’ultimo, recente grande amore,
tutti insieme stupefacente armonia.
Mista ad immenso dolore.

Vorrei gli attimi vissuti,
partendo dal tempo remoto del tenero, sublime,
esaltante toccar con mano,
sentirmi sfiorato, eletto, pregno di passione,
fino a ripercorrere ogni dopo, completo, intimo, carnale
si riducessero ad unica visione priva di presenze,
ricordi, frenesia, angoscia, mancanze…

Solo pura contemplazione del sogno,
nella poesia trovare consolazione,
ferita aperta e mai cicatrizzata
anziché questi strappi nell’anima
che lacerano il pensare,
sanguinano per rimarginarsi, e ancora…
In un ferino turbinio.

Vagheggiare l’impossibile ritorno a ciascun istante,
riviverlo con la stessa bramosia, intensità, follia,
sebbene in conclusione, alla fine,
sia come accarezzare il senso del morire…

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: A sinistra “Vista della finestra di Silvia da casa Leopardi” – A destra dipinto di Virginia Palomeque

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TUTTO PUÒ ESSERE?

TUTTO PUÒ ESSERE?

Il nostro ex premier Renzi Matteo potrebbe essere inserito fra i candidati a qualche premio per la chimica? E per la letteratura? Accadimento che non avrebbe precedenti.
Operazione non facile trasformare la “palude”, dalla quale avrebbe dovuto portarci fuori, in “melma” soprattutto considerando i tempi celeri e solerti in cui ha portato a conclusione il processo interessando vasti campi della fisica, idraulica, botanica, mineralogia, stratigrafia, zoologia.
Che successivamente abbia realizzato il totale mutamento, peraltro irreversibile, della “melma” in “merda” è addirittura sbalorditivo considerato che l’ulteriore cambiamento di “sostanza”, ossia da «terriccio intriso d’acqua, attaccaticcio e scarsamente consistente» in “«residui alimentari non digeribili formati da cellulosa, cheratina, acidi gastrici, bile (ad abundantiam), muco, batteri» l’ha coniugato alla sola sostituzione di due consonanti (“LM” con “RD”).
Infatti egli apre nuovi orizzonti nella cultura classica oggi, ahimè, depressa e dimenticata. Non è sfuggito l’essersi rapportato al sommo poeta:

“E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco, vidi un col capo sì di merda lordo, che non parea s’era laico o cherco” (*)

Mauro Giovanelli – Genova
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(*) Dante Alighieri, “LA DIVINA COMMEDIA”, inferno, canto XVIII, versi 116-117, Grande Universale Mursia, edizione ottobre 1965, pag. 108.
Siamo nella seconda bolgia di Malebolge. Nella merda sono tuffati ADULATORI e LUSINGATORI. Il personaggio dei due versi è il lucchese Alessio Interminelli. Vicino a lui la meretrice Taide (di cui parla il poeta latino Terenzio, “sozza e scapigliata”) chiamata da Dante “la puttana” (verso 133).
Immagini in evidenza ricavate dal web: A sinistra laboratorio chimico, a destra fotomontaggio eseguito dall’Autore

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RIFLESSI DA UNO SPECCHIO RIGOPIANO

RIFLESSI DA UNO SPECCHIO RIGOPIANO

La tragedia che si è consumata in Abruzzo (29 vittime), l’inevitabile confronto con i terremotati dell’Aquila, Amatrice e altre precedenti regolari catastrofi da movimenti tellurici imprevedibili ma incombenti e certi (forse è ignoto il fatto che l’Italia sia totalmente interessata da due catene montuose che si chiamano Alpi e Appennini e la “zolla” africana preme inesorabilmente verso nord. Per ciò Napoli si trova più a sud di Bari); le sistematiche, annunciate alluvioni metodicamente dimenticate; i crolli dei nostri monumenti abbandonati al degrado; l’elicottero del 118 precipitato a Campo Felice (sei vittime fra cui lo sciatore soccorso); le scontate “passerelle” dei politici che in tali circostanze assumono tutti la medesima espressione affranta; le relative promesse di “ricostruzione” disattese con inusitato impegno; i notiziari, le puntate di “approfondimento”, i collegamenti TV in diretta, gli inviti a “non è il momento di innescare diatribe”, l’informazione arrivata a livelli di servilismo verso “politici” e “politicanti” mai riscontrati neppure nelle dittature, la “cautela” dei giornalisti che riempiono spazi cartacei in “punta” di feltro per non disturbare neanche il collega della scrivania a fianco e quando si esprimono dal video pare stiano confessandosi guardinghi; le inutili quanto intempestive e inappropriate interviste ai “sopravissuti”, le domande ebeti dei cronisti con divieto assoluto di riferire opinioni proprie, le facce sempre sorridenti (avete notato?) degli affittuari i Palazzi del Potere con contratto a tempo indeterminato sono, a mio modesto avviso, una gigantesca, immonda slavina di melma che ormai ha travolto questo Paese.
Quanto accaduto in provincia di Pescara, Comune di Farindola è il fascio di raggi luminosi, paralleli, senza angolazione alcuna, capovolti nella loro direzione, che rimbalzano da uno specchio piano inviandoci le autentiche sembianze della travagliata Penisola. Forse non tutti sanno che l’immagine percepita non è invertita destra/sinistra come ordinariamente creduto. Rimangono infatti inalterate esattamente come nell’assetto generale insediatosi nel nostro Parlamento la cui cortina fumogena di bla, bla, bla fa sembrare una leggera nebbia il “fungo” di lapilli, lussi piroclastici, valanghe di gas surriscaldati, ceneri e detriti che il 10 aprile del 1815 vennero espulsi dal vulcano indonesiano Tambora con una violenza venti volte superiore a quella che distrusse Pompei.
Stabilito quindi il ribaltamento alto/basso e fronte/retro dell’Hotel che oggi ci viene riproposto dalla superficie riflettente, esso appare ancora in piedi ed ulteriormente ampliato rispetto ai precedenti sviluppi più o meno regolari che, dal capanno quale era in origine, l’hanno portato ad essere una struttura ricettiva e ricreativa di alto livello. Come per magia nel “Resort” di lusso vi stazionano Palazzo Montecitorio con i suoi 630 deputati, palazzo Madama con 320 senatori (di cui 5 a vita), Palazzo del Viminale sede della Presidenza del Consiglio, Palazzo della Farnesina sede del Ministero degli Affari Esteri (da notare che quest’ultimo, prevedendo più di 1300 stanze su 9 piani con una facciata lunga 169 metri ed alta 51, da solo copre una superficie di 120 mila metri quadrati e un volume costruito di 720 mila metri cubi per cui, insieme alla Reggia di Caserta, è uno degli edifici più voluminosi presenti in Italia). Dell’intero complesso fanno pure parte il Palazzo delle Finanze, sede attuale del Ministero dell’Economia e Palazzo del Quirinale, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Italiana, uno dei più importanti edifici della capitale alla cui costruzione e decorazione lavorarono insigni maestri dell’arte italiana (anche se tutti gli altri non sono da meno).
Oltre ai “professionisti della politica” i cui stipendi medi annui si aggirano intorto ad €uro/anno 144 mila circa, i più alti in Europa essendo gli austriaci secondi in graduatoria con 106 mila, a seguire gli 86 mila degli olandesi, 84 mila i tedeschi, 82 mila gli inglesi, ecc. in queste strutture trovano ragione di vita, indirizzata al relax ed alla vacanza di lusso più sfrenata, pure uscieri da 11 mila €uro/mese, commessi da 9 mila €uro/mese, barbieri da 10 mila €uro/mese, un numero imprecisato di persone ingaggiate a coadiuvare coloro che sono impegnati a salvare le sorti della Nazione. Moltissimi addetti alla sicurezza, addirittura esorbitanti gli amministrativi, tecnici, dirigenti, segretari, sottosegretari, portavoce, portaborse, assistenti, fattorini, commessi, uscieri, medici, infermieri, addetti alle buvette, baristi, postini, camerieri, autisti, cuochi, elettricisti, giardinieri, idraulici, tappezzieri e via di questo passo fino agli incaricati alla ricarica degli orologi a pendolo. Tutti con contratti e stipendi vertiginosamente “atipici” (verso l’alto) rispetto ai loro omologhi lavoratori italiani.
Senza tenere in alcun conto gli oltre 8.500 Comuni, le 107 Province, 20 Regioni, i rappresentanti al Parlamento Europeo, i sindacati (i cui “reggenti” guadagnano cifre spropositate) ormai ridotti a notai del Potere, le Città Metropolitane, il numero madornale di Enti inutili mai aboliti, e chissà che altro ancora, ciascuno provvisto di Sindaci, vice sindaco, direttori, dirigenti, vari “governatori”, segretari, impiegati, esperti, meno esperti che non compaiono nell’immagine virtuale riflessa dallo specchio della verità.
Qui giunto non mi sembra difficile comprendere quanto questo enorme peso “meccanico” ed “economico” possa incidere sui detriti di varia natura, compresi i depositi accumulatisi nel tempo per valanghe avvenute in epoca recente, ovvero le fondamenta costituite dai modesti laboriosi cittadini “normali”, oggi rappresentanti non solo delle fasce così dette “deboli” ma pure delle “classi” media e medio alta sulle quali si regge la mastodontica, multiforme struttura di cui sopra. Oppressi e “torchiati” senza soluzione di continuità dal sovrastante enorme peso di cui le opere murarie sono un’inezia. Invero il fardello è rappresentato dall’esercito di “persone” dedicate a “fare politica”. Non solo coloro che vi abitano ma pure quelli “occulti”, che “non si vedono”, famigliari, parenti, affini, amici e amici degli amici fra i quali, bontà loro, il tasso di disoccupazione è 0 (zero). E non è che qualcuno di questi abbia trovato lavoro nel corpo dei vigili del fuoco che per 1.200 €uro al mese si infilano in tunnel claustrofobici per salvare una sola vita umana, perfino tre cuccioli di pastore. No! I congiunti della Casta ricoprono tutti incarichi di responsabilità, hanno la carriera spianata per sostituire genitori, zii, nonni e bisnonni. Veri e propri scienziati di cui non potremmo mai fare a meno.
“Nell’ambito del sistema pensionistico rimangono forti iniquità, differenze di trattamento MACROSCOPICHE anche in seno alla stessa generazione sulle quali fin qui non si è intervenuti”. Così ha recentemente dichiarato Tito Boeri, presidente Inps, al convegno “Tutto pensioni” organizzato da “Il Sole 24 ore” a proposito della manovra contenuta nell’ultima legge di bilancio.
Questo galantuomo, che ha sostituito Mastrapasqua (colui che ricopriva 25 “poltrone” contemporaneamente, l’uomo dalle 50 chiappe arrestato l’anno scorso in un parco pubblico per colonizzazione di panchine), già nei primi giorni del suo insediamento denunciò gravi problemi legati ai “vitalizi” che, dopo quattro anni, sei mesi e un giorno di legislatura, percepiscono i nostri parlamentari. Ma non è finita qui poiché per “loro”, gli “onorevoli”, la reversibilità è totale. Tanto per fare un esempio se nella nostra immagine virtuale dell’Hotel di Rigopiano piovesse un ipotetico meteorite (da scongiurare assolutamente per carità), mogli, mariti e congiunti proseguirebbero a succhiare lo Stato per “grazia ricevuta”.
– “Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più furbo del reame?”
“Il futuro, prima o poi, torna” risponde a Renzi Matteo l’immagine riflessa senza rendersi conto che, avendo rivolto la domanda alla parte convessa del suo vecchio cucchiaio da campo sempre lucidato a dovere da scrupoloso boy scout quale lui è, essa viene distorta come il suo pensare.
Fu così che ridiscese in campo con lo spirito guerriero di “Doc” Emmett L. Brown interpretato da Christopher Lloyd nel famoso “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis.
Che genio!

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata: René Magritte

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IL “MIO” GREMBO

IL “MIO” GREMBO

Se non hai “quel” grembo
entro cui riversare ogni lacrima delle tue ferite…
verso sera si va incontro a se stessi,
il pensare viene compresso all’essenziale,
senza fronzoli né finzioni,
così che tutto possa stare
dentro l’abito mentale predisposto all’ultimo,
eventuale fottuto viaggio,
e lo riporrai ad ogni fottuta alba
fino a quando il sorgere del sole
ti dovesse comunicare che un altro crudele,
fottuto giorno sta per cominciare.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA TOSCANO – della serie “12 domeniche”

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FORSE È POESIA

FORSE È POESIA

Amore!
Ti chiamo domani.
Non hai sbagliato.
Nessuno ha sbagliato.
È il mondo ad essere imperfetto,
concepito alla rovescia,
come…
un vecchio calzino
appena rammendato.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Giannetto Fieschi grande pittore genovese – olio su tela – collezione privata dell’autore

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CONFESSIONE

CONFESSIONE

Molte donne ho amato. Sempre.
Anche l’unica volta che ho pagato.
Altrettante ne ho tradite per legittima difesa.
Ciascuna possedeva parte
della braccata passione compiuta
che mai smetterò di inseguire.
Non facile comporre il rompicapo.
Una sola, forse due hanno dato tutto,
in esse mi sono abbandonato.
Beatamente perduto.
Necessità di perdurare al fine di trovare la meta,
il senso della vita, mi ha costretto a mentire.
Ho giocato! Forte, pesante,
carte, dadi, roulette,
denaro sonante.
Quanto ho goduto
nel rastrellare il piatto consistente!
Non per soldi, ignoro l’avidità,
tanti ne ho avuti e il doppio ho dissipato.
Mi faceva sentire importante,
esploratore dell’umanità,
capire ogni volta chi mi stava dinanzi.
Così crescevo anch’io dissolvendo incertezza.
Non sono riuscito a gestire,
dominare la pallina d’avorio.
Un congegno avrebbe dovuto
inchinarsi al mio talento.
Ci ero quasi arrivato, è mancata la pazienza,
la serie, i vicini dello zero, orfanelli…
Troppo fascino, adrenalina pura,
placebo del brivido avvincente
nel sondare il destino, la Natura.
Non credo in Dio. Indago l’ulteriore con intelletto,
immaginazione, necessità di capire.
Accolgo ogni indagine, opinione,
purché non sia scortese, assoluta,
dogma spoglio della minima prova,
aggrinfiato alla fede cieca.
Solo carne femminile ho adorato, adoro e adorerò.
Ogni sua parte, anche la più segreta,
sempre indicata con nome appropriato.
E questo ritengo non sia peccato.
Mai badato eccessivamente al corpo,
anche la mente cercavo, cerco e cercherò.
Senza fine ho rispettato il tutto di ogni lei.
Forma divina, arcana, misteriosa,
folle come io sono. In forma diversa però.
Di conseguenza idolatro letteratura,
arte, musica, danza, antichità, da cui femmina deriva,
non dalla fottuta costola.
Da sempre diffido, dubito,
dei sedicenti e celebrati giudicanti,
maestri, competenti, tecnici.
Ignorano la filosofia, anima della conoscenza,
e matematica trascendente la sua illuminazione.
Come potrebbero decretare?
Non riconosco alcuna autorità se non la mia.
Quanti calamai ho lanciato in direzione della cattedra,
cancellini gessosi in faccia ai professori.
Restavano imbalsamati.
Orrende, immobili, bianche, attonite sculture
della più ignobile mediocrità.
L’adorato latino, il tema in classe di italiano,
Leopardi, Una domenica di pioggia,
Pascoli e il casolare, Guerra dei cent’anni…
Lo svolgimento mi ha sempre salvato dall’essere cacciato.
Eccomi qua!
Individualista, egocentrico, generoso, amico fedele, sincero,
ingenuo, presuntuoso, modesto, intelligente,
amante senza confini.
Ho di continuo l’impressione siano molti a non comprendere
ciò che per me è pura e semplice visione.
Incapace di gestire la morte altrui
sono incurante della mia,
purché non dolorosa, priva di lunga agonia.
Perciò presi la decisione quando,
dopo molto aver ottenuto,
pensai che il mio tempo fosse scaduto.
Ambizioso! Amo vestire elegante, adeguato,
non per dimostrare qualcosa, del parere altrui nulla importa
se la sorgente non è della giusta misura.
Lo faccio per me ed il piacer mio.
Materialista no, troppo sognatore per abbracciare
l’idea virtuosa, la accarezzo, lascio andare, lei ritorna.
Dialettico sì, marxista, trotskista, anarchico al punto giusto.
Che altro aggiungere?
Lei tace, ascolta senza neppure fare un cenno,
mica posso con la parola viaggiare all’infinito.
Adesso che ci penso… Ne sarei capace!
Senza fermarmi mai, ad ogni angolo svoltato,
qualcosa da aggiungere troverei.
Dunque, mi dica!
Fino a qui ho peccato?

Non credo figliolo!

Non credo? Figlio tuo?
Per caso ti ho incontrato,
evita il rituale,
sono colto, sensibile, educato,
mutevole il mio pensiero.
Si adegua al Cosmo istante dopo istante.
Solo a mamma e papà è dovuto.

Io confidavo, pensavo…
Non credo amico mio!
Immagino di no.
Va bene così?

Forse… concludi!

Nulla di tortuoso, ingannevole, vizioso ho recepito.
Di quanto mi hai reso partecipe…
È ciò che sempre ho sognato!

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini – In Nomine Domini – Principe della Chiesa II 2008 – Tecnica mista su legno 140 x 100

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BOUTIQUE

BOUTIQUE

– Ti piace più questa o la blu?
– La blu!
– Però questa non è male…
– Allora regalagli questa!
– È anche vero che il blu si intona con il grigio perla del maglione.
– Infatti preferisco la camicia blu.
– Non saprei, sono indecisa.
– A me questa non piace.
– Perché?
– Preferisco la blu.
– Andrà bene la media o la large?
– La large!
– Non è mica grasso!
– Neppure magro.

– Signora! Mi scusi… non gli andasse bene si può cambiare?
– Basta che venga con lo scontrino.

– Dunque quale prendo?
– La blu large.
– E il maglione?
– Quello grigio perla.
– Ci sarebbe anche rosso bordeaux…
– Non mi piace.
– Perché?
– Preferisco il grigio perla… e la camicia blu large.

– Signora! Potrebbe farmi un pacchetto regalo?
– Certamente! Camicia e maglione?
– Sì! direi che vanno bene. Lei che ne pensa?
– Ottima scelta! Non dicevo alcunché ma pure io preferisco questo
abbinamento!

– Qui c’è la carta di credito. Aspetto fuori.
– Perché?
– Ho voglia di fumare.
– Che vizio! Lei fuma signora?
– Per carità di Dio!

Aria! Cielo minaccioso, nuvole grevi, umidità, ottimo per le cartine, si incollano meglio e il tabacco rolla che è un piacere. Ma… voi siete mai stati venti giorni nel Sahara? Lì si riesce a pensare con più forza che la gente muore, bambini di ogni età, donne, anziani, ogni giorno, ora, minuto, secondo, frazione di secondo… lasciamo perdere le equazioni trascendenti, la filosofia. Per carità di Dio!

Mauro Giovanelli – Genova
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