Il leggìo – Yuzaf e l’oste

ESTRATTO DA
“IL LEGGÍO A NOVE POSIZIONI”
Di Mauro Giovanelli EDIZIONE SPECIALE CONCORSO NAZIONALE “LaFeltrinelli Il mio libro” sezione Narrativa

CODICE ISBN: 9788892346161
PAGINE 196
COPERTINA MORBIDA
INTERNO BIANCO E NERO

Reperibile su Amazon, IBS.it, lafeltrinelli.it e nelle Librerie Feltrinelli di tutta Italia

Copyright 2015 Mauro Giovanelli
…..

“…Non è facile. E in questo inferno la carne, non la fede, ci fa toccare il Paradiso. A Dio piacendo.
– Ti riferisci a una storia che ti sei lasciata alle spalle? È questo il lungo cammino che hai percorso?
– Sì e no, o entrambi. Ho rinunciato a lei per inseguire l’illusione.
– È stata così importante questa femmina? Era bella?
L’oste accompagna le parole con un gesto del mento, l’espressione rassegnata del viso gaio e stupido, un sorriso ironico e complice del tipo “noi uomini ci capiamo”, ad indicare la moglie che in quell’istante si stava allontanando dopo aver posato sul tavolo due birre. Braccia grassocce, culo e tette che aggettano prepotentemente, da sembrare due balconi, sudaticcia ma del tipo domestico, con odore di fritto misto ad acqua di colonia, capelli raccolti con un fermaglio, sfatta, rassegnata. Anche Yuzaf le rivolge un rapidissimo sguardo poi, dopo aver vuotato la bottiglia in un sol colpo, riprende la parola lentamente, tono basso, con gusto, mentre i suoi ricordi esplorano immagini lontane alla ricerca di sensazioni immortali.
– Bella? Bellissima! In tutti i sensi, magnifici occhi scuri, con riflessi delle stelle sul mare di notte, mi ci perdevo dentro. Davanti a me cambiavano continuamente tonalità, rappresentavano immaginazione, dolcezza, tormento, rabbia, odio, estasi, inquietudine, pace. Una predisposizione a dare amore incredibile, sprigionava fiamme solo a toccarla. La mia mano, le dita affusolate, la concavità che assume è stata concepita apposta per appoggiarsi tra le sue gambe, sul suo fiore, dal pube al coccige. È il calco perfetto per completare l’incastro e quando premevo, con delicatezza, mi trasmetteva l’inumidirsi della carne, la discontinuità morfologica dei petali fatti labbra, il calore lieve. Buona sorte ho avuto ad essere uomo, così da poter godere il mistero dell’origine del mondo. Senza neppure guardarmi, ma dal tono della voce, o da un semplice gesto, capiva ciò che pensavo, desideravo. Intuiva la mia sofferenza e i momenti di gioia.
Yuzaf incrocia le mani sopra la testa e rabbia, dolore lo dilaniano.
– Ascolta le sue parole quando, ingannandola, non le feci intendere che quella sarebbe stata l’ultima volta, non avremmo più potuto vederci, e lei capì. “Vorrei tanto trovare la perfezione per amarti oggi e i giorni che verranno al di là della morte. Sono felice di essere la tua donna, mi piace, è cosa buona e giusta, potrà succedere tutto, smettere di adorarti mai. Dammi una speranza, la medicina per lenire questo dolore che ho dentro, la paura di perderti, fai qualcosa, afferriamo ogni attimo, per favore. Insegui solo le tue elucubrazioni che ti porteranno al nulla e così perdiamo ogni aspettativa, lo avverto, il destino ci separerà, mi allontanerà dall’uomo della mia vita, unico, colui che sapevo esistere dall’inizio del tempo, questo sarà il mio segreto che porterai via insieme ai miei sogni, desideri. Mi devi stare accanto, dobbiamo farci compagnia in questo viaggio, mano nella mano, per trovare la felicità, andare insieme dove dobbiamo andare, concediti, dammi carezze, baci, i tuoi momenti. Ti ho donato l’anima, il corpo, tutto di me. Sapevo che un giorno sarebbe arrivata la fine, ma non così presto, allora non avrei mai voluto incontrarti, perdonami se dico questo, è stato bello conoscerti e sarà fatale perderti, il mio cuore dice così, per impossibile che sia ho l’obbligo di difendere ciò che mi appartiene, tu conti più della mia esistenza e se non potrò rivederti sento che verranno giornate inutili non degne di essere vissute, sono una donna innamorata che ti desidera immensamente. Cosa posso dire ancora? Che posso fare di più? Necessito di te, della tua vicinanza, delle tue parole, per favore cerca di capire, sei forte, bello, intelligente, sensibile, adorabile, al solo vederti il mio cuore va in pezzi un poco alla volta, sei più che un sentimento, un’emozione, sei una forte ragione per esistere. Sapessi quanto tu significhi, ti veneri, si potrebbe dire come un Dio, non si può stare senza di Lui. Come sarebbe possibile dimenticare se ti porto dentro me? Nel Tempio cerchi responsi che non avrai, non hai capito che io sono la risposta. Come fai a non sentirlo? Mia forza, energia, destino, compagnia, respiro, devo stare con te, sono quella che desidera vivere nel mondo dei sogni che insegui, anche solo per un attimo, e tu mi respingi verso la disperazione della realtà”.
Il taverniere ascolta in silenzio. Mai nella sua semplice vita gli era capitato di sentire certe cose da una donna, tanto meno indirizzate a lui. Neanche solo pensarle, immaginarle. In quei rari momenti che il suo scialbo aspetto e la ancor più insipida cultura gli avevano dato modo di rapportarsi con l’altro sesso non si era sentito desiderato, preteso, unico. Neppure da sua moglie che senza dubbio lo aveva scelto per sancire il patto tra due anime in pena, in cerca uno dell’altra, ciascuna commisurata alla consapevolezza del proprio limite. Provano affetto reciproco, questo sì, anche comprensione ma ciò che ha udito è un’altra cosa, un mondo parallelo, sconosciuto. Yuzaf sorseggia la birra, ha un vago sorriso sulle labbra e lo sguardo perso mentre l’oste, rimasto in piedi fino a quel momento, si siede posseduto da una smania incontrollabile di appetiti disattesi.
– Hai fatto sesso con lei?
Questi lo sbircia senza staccare gli occhi dalla figura lontana che abita la sua mente.
– Se ho fatto sesso? Cosa intendi quando dici fare sesso? – ribatte Yuzaf indignato.
– Beh, non saprei, hai parlato, cioè lei, di amore, passione, ti voglio bene, per sempre, ma non è stata pronunciata una sola parola su rapporti di coppia, soddisfazione della carne intendo, mi stupisce, hai cominciato con quel disegno.
– Sei un povero idiota, insano, non riesco a capire perché ci siano persone che sacrificano sé stesse per proteggere gente come te. E quando dico persone intendo PERSONE! Uomini, donne che hanno ideali, valori, obiettivi, desideri, pensano, si schierano, reagiscono, si interrogano, provano indignazione, partecipano. Vivono!
Improvvisamente Yuzaf si gira verso l’oste, lo guarda con curiosità come lo vedesse per la prima volta.
– Adesso che ti osservo bene, ecco…
Il volto gli si illumina.
– …tu sei un cubico! Come tua moglie, siete stabili, ben piantati in questa trattoria che gestite con oculatezza, accorti, rispettosi, educati, magari avete anche un figlio o una figlia che vi somiglia. Eh già! Perché voi cubici vi riproducete, costruite, portate avanti la specie, vi insediate, nessuno vi smuove più, l’evoluzione opposta, largo agli inutili.
L’oste lo guarda sorpreso da quella reazione improvvisa, non comprende le parole enigmatiche al suo indirizzo. E come fa a sapere che ha due figli, un maschio e una femminuccia, belli sodi, simboli della salute? Yuzaf lo distoglie da questi pensieri.
– Questa donna sente la mancanza delle tue mani morbose, adoro quando mi toccano, la mia pelle le esige.
– Che dici? – Chiede l’oste.
– Sto per soddisfare la tua insana curiosità ma credo sia inutile. Sono io che l’ho fatta così, ha ragione lei, il mio amore, la passione, le parole e le vane promesse hanno plasmato quella donna a mia immagine e somiglianza. Ho creato la perfezione per abbandonarla e inseguire l’adempimento di un patto che forse avevo già onorato.
Yuzaf si raddrizza sulla sedia.
– “Allorché di due farete uno, allorché farete la parte interna come l’esterna e l’esterna identica all’interna, il superiore identico all’inferiore e questi al superiore, allorché del maschio e della femmina farete un unico essere, quando considererete due occhi come unità di occhio, una mano come unità di mano e un piede come unità di piede, un’immagine come unità di un’immagine, sicché non vi sia più né maschio né femmina, allora sarete figli dell’uomo e troverete l’entrata del Regno…”1
– Che stai dicendo? Un patto? Quale patto?
– È ciò che cerco di capire, un perfido vincolo che mi porto dentro dalla nascita, forse ancora prima, mi sta appiccicato come una patella allo scoglio, una sorta di predestinazione.
– Potresti ignorare l’accordo, io lo farei con quel ben di Dio nelle mani.
– L’hai detto ma è unilaterale, solo Lui può decidere, e la mia vita dipende dai suoi capricci, non appartiene a me, non mi è stato dato il libero arbitrio.
– Lui chi? Non capisco.
– E come potresti? Pretenderesti di cogliere ciò di cui parlo? Tu?
In uno scatto d’orgoglio l’uomo fa il gesto stizzito di alzarsi, Yuzaf lo afferra per un braccio trattenendolo.
– Aspetta! Non ho finito.
Era proprio quello che voleva sentirsi dire. L’oste si assesta sulla sedia, mani conserte sul tavolo.
– Libero arbitrio, Puah! Questa roba non fa per me. Preferisco l’argomento di prima. O hai terminato?
– Ho appena detto che non ho finito… ti ho vista seduta in attesa, sei bellissima e desiderabile, come sempre. Sapevi che ti avrei cercata solo per cose importanti e non l’ho fatto per non essere dilaniato dalla mia stessa possessione. Oggi sono stato tutto il giorno a parlare con la gente, ho raccontato storie sagge per lenire la loro inquietudine e allo stesso tempo ti pensavo, ho avuto la certezza di ciò che rappresenti per me, anche quando verrà il dopo, mi sei entrata dentro e lì rimarrai. Pensavo che ti avrei rivista nell’orto, il nostro posto. Mio cuore è fratello del tuo, una donna deve offrire ogni parte del suo corpo per dare e ricevere piacere, concedersi senza limiti, godere della sua soddisfazione, donarsi. Voglio rendere eterna la nostra passione. Visiterei con gli occhi ogni tuo più nascosto segreto coperto da quei veli che porti come una regina. Sei splendida, tenace e dolce allo stesso tempo. Credo che il nostro sia l’amore perfetto, che si nutre solo di sé, come il male, compiuto nel desiderio, immutabile nella reciproca attrazione, nel sentimento. La luce del giorno ha riflessi diversi quando so che ci sei, anche le ombre della sera assumono sfumature accoglienti, le tue carni hanno conosciuto di cosa è capace il tuo uomo, in una sola sera ho voluto darti tutte le sensazioni possibili, il nostro incontro non è avvenuto per caso, sei mia, avevo in mente grandi progetti per noi ma tutto ha un termine. Tu sei la mia inquietudine, il desiderio, l’ansia, il sesso, il tempo fugace che porta via la nostra energia, la speranza, sei un territorio che ho esplorato e mi lascia nostalgia di odori lontani e desiderio infinito. Cerca di avere cura di te e non mancare di farmi pervenire tue notizie ogni tanto, basta che alzi il volto verso le stelle, mi troverai ovunque. Vorrei portarti in braccio fino alla cima del Tempio per sacrificarti ai miei desideri. Stai serena, riposa pensando che sei la vita. Non mi lasciare… nel modo che solo noi possiamo comprendere, la distanza impedisce un bacio, un abbraccio, una carezza ma non può arrestare il mio essere te, non devi avere dolore e non guardarti mai indietro, vedrai, le cose ti appariranno sotto un’altra luce e questo uomo vuole saperti quieta. Domani, domani so che tu ci sarai comunque allora, a voce, magari chissà, davanti a una ciotola di latte appena munto potrò farti capire…”
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Copyright 2015 Mauro Giovanelli

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