Città santa

Richiese tempo raggiungere quella riva, c’erano una casa e un pezzo di terra abbandonati, vegetazione, la sorgente, vecchia barca di bambù ben bilanciata, colline lunari a strapiombo sul mare, pesce quanto basta, amore e parole, sguardi, silenzi, orgasmi, quiete.
Poi arrivarono in molti, costruirono una ruota panoramica, aprirono negozi, attrazioni, anche la filiale di una banca, un altare, bastoncini di zucchero filato fra le labbra, laguna infestata di natanti, giovani urlanti, predicatori pedanti, luci sgargianti, banchetti di cianfrusaglie, ovunque immagini appese, ricordi di tante battaglie, reliquie da adorare. Avevano necessità di apparizioni, fu così che quel posto diventò un’altra città santa.

Mauro Giovanelli – Genova
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Ciao bellezza

La bellezza non è solo nella lirica eccelsa, un dipinto, scultura, graffito, città antica, anzi… la bellezza è soprattutto recepita nell’osservare e comprendere ciò che ti circonda.
Tu lo sai che alla prima luce dell’alba il sordo e stanco ronzare del frigorifero è identico all’iniziale brontolio della caffettiera?

Mauro Giovanelli – Genova
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Certezza

Mistero del tuo sguardo,
nero al punto da essere
percepito un solo brillio,
che ciascun occhio invia
nell’orizzonte in bilico
fra me e tutto quanto,
distante il tempo
del mio desiderio,
dove si placa ogni lamento,
nello spazio dell’istante
che contiene aria di intensa luce,
e quella promessa abbagliante
formulata da molto prima
del periodo antecedente,
avvolto dal mio pianto,
il senso del profumo di te,
la certezza del tuo volto.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata da Pinterest (nativi americani)

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AUTUNNO

Vorrei averti accanto,
parlare di ogni cosa,
esprimere qualunque pensiero
mentre hai la testa
appoggiata al mio petto.
Attraverso i vetri appannati della finestra
guardiamo l’autunno farsi avanti,
i suoi colori e profumi entrano in noi,
ci saranno momenti di silenzio
tanto resteremo abbagliati
da uno degli innumerevoli attimi
che costruiamo insieme.
Serenità sarà nostra condizione
e leggiadre le nostre anime.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Foto Josef Sudek “Il mondo alla mia finestra”

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Ascolta…

Ascolta…
Stiamo vicini,
aderenti al punto
che un ipotetico
osservatore esterno
non distingua i corpi,
unica massa,
così,
tu non lo sai,
altre sono le cose
che vagheggi,
io te le consegnerò,
curveremo lo spazio,
rallenteremo il tempo,
tutto sarà immenso,
l’orgasmo,
estasi e tormento,
noi,
un solo, eterno momento.

Mauro Giovanelli – Genova
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Amore e odio

La durata di un sentimento non è misurabile se non dall’intensità che la passione produce nell’unità di tempo. Più questo intervallo è breve più la spinta emotiva giunge in prossimità dell’infinito.
Nell’ipotetica verticalità, non sul piano orizzontale, si misurano le emozioni. Ecco perché tutte le creature sono capaci di amore, non solo l’uomo, il solo ad essere anche in grado di odiare.

Mauro Giovanelli – Genova
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A MENO UN DODICESIMO

Tre.
Accesso all’eternità.
Esoterico, ternario,
primo dispari.
Trino nella riconciliazione,
il due, pari e primo primo,
diverge in opposte direzioni,
separa, allontana,
non chiude il cerchio,
neppure potrebbe immaginare
il trascendente rapporto
fra lunghezza
della fittizia circonferenza e il suo diametro,
comunque sempre tre virgola,
serie infinita di decimali priva di periodicità,
irrazionale, impossibile quadratura
che già sarebbe più di qualcosa
da cui partire.
Tre.
Unifica e circoscrive,
apre ai confini del Cielo,
soluzione del conflitto duale
nel giudice terzo
sigilla il triangolo,
espressione geometrica,

ritorno del multiplo
all’unità dalla quale
un qualche Dio
forse ci osserva
con telescopio euclideo
essendo il primo della serie,
detta aurea,
stupefacente somma dei suoi predecessori,
geniale intuizione di colui cui si deve
dei numeri arabi l’introduzione,
impensabile determinare allineamento
di foglie, petali, rami, arbusti…
Costui ci arrivò ad aspirare il verde,
vicinissimo, tanto da goderne il profumo,
dissetarsi con brina e rugiada.
Tre.
Terzo decimale del quoziente
di un dodicesimo, dopo lo zero,

inizio e fine dell’Universo,
centro e periferia del Cosmo,
nulla e tutto, distacco e convergenza
vicinanza e divergenza…
E l’otto… segno d’infinito, padrone
di qualsivoglia dimensione,
serie piena della diabolica ruota.
Tre.
Compimento della più superba riflessione,
periodico fino all’inimmaginabile
nella specifica collocazione,
puoi correre con e su esso in perpetuo,
risultato di semplice frazione
data dalla somma degli interi,
e positivi, fino all’infinito,
più piccolo di ciascuno di essi.
Per di più negativo.
Tre.
Gesù e Srinivasa
arrivarono a trentatré.
Tre.
Tu, io
e ciò che verrà.

Mauro Giovanelli – Genova
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