Archivi categoria: Attualità

BRAVI E BRAVACCI

BRAVI E BRAVACCI

Pochi giorni fa Massimo Gramellini ha speso qualche frase di circostanza, discretamente confezionata, in merito al sempre più grave problema del “femminicidio”. Purtroppo egli non è il “massimo” dei giornalisti seppure sarebbe facile diventarlo considerata la mediocrità quale attributo codificato e ormai indispensabile in tale mestiere. Quasi tutti don Abbondio contro i “bravi” (donne e uomini) del Governo capitanato dal don Rodrigo di turno intento a curare solo gli interessi dei Palazzi (Chigi, Madama, Montecitorio, Viminale e Quirinale) ed i costosi numerosissimi bivaccatori che li occupano.
Siamo giunti ad intravedere il fondo. La palude di fango dalla quale la guida scout Renzi Matteo aveva promesso di portar fuori il Paese ci ha condotti in un mare di sterco (umano! Il peggiore) dove lui ed i suoi corifei si trovano a meraviglia come… sciami di mosche. Cosa possono sperare le vittime dei “frustrati sessuali”, maniaci e perversi presenti nella Penisola? Intanto il capo dell’Esecutivo e consorte hanno preso il volo per il Brasile al fine di “rappresentarci” alle Olimpiadi. Ne perdesse una! Tennis, sciabola, calcio, insomma amante dello sport. Non siamo al Medioevo ma alla protostoria della cultura da cui tutto origina. “Lasciate ogni speranza…” care signore la cui dignità e diritti avete affidati nelle mani di costoro.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web

RIPRODUZIONE RISERVATA

HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE – Parte II

HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE – Parte II
(Non solo sono casta e ritengono sia giusto esserlo
ma se è vero quanto segue sono pure… beh! Decidete voi.)
***
Chi avesse letto l’articolo precedente “HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE (Non solo sono casta ma ritengono sia giusto esserlo)” è invitato ad andare direttamente alla terzultima sezione. Anche se un ripasso…
***
Non ho l’abitudine di urlare, alzare la voce quando cerco di esprimere un concetto tantomeno scrivere in maiuscolo un articolo, che nel testo riflette il medesimo vezzo, ma questa volta adotterò tale sistema al fine di evidenziare uno dei tanti scandali che da solo basterebbe a scatenare la più incontrollabile delle insurrezioni finanche nelle peggiori dittature (comunque meglio che nel nostro Paese poiché lì i nemici del popolo li conosci, sono ben identificati, a loro modo hanno regole certe mentre qui, senza fare torti ad altri esseri viventi da buon simpatizzante Jainista, sono scarafaggi che si nascondono sotto la base delle cucine piuttosto che dietro i banconi dei bar, vermi che scopri alzando da terra un sasso, lumaconi viscidi che compaiono subito dopo le prime piogge, immondi figuri al riparo della posizione che ricoprono a seguito di un modo distorto di concepire la vita). NON SOLO SONO CASTA MA RITENGONO SIA GIUSTO ESSERLO, basta osservarli dal punto di vista antropologico, tutti nessuno escluso, sotto questo aspetto sì che appartengono ad un phylum, sottospecie umana, sotto classe, un genere diramatosi dal ceppo principale dell’evoluzione.
In sintesi e per arrivare al sodo… DIECI MESI dopo la richiesta avanzata dal Tribunale al Senato della Repubblica, presieduto da Grasso, questo ha deciso A MAGGIORANZA E CON VOTO SEGRETO che 11 (UNDICI) intercettazioni fra l’ex papi ex cavaliere ex peggior Presidente del Consiglio prima dell’avvento Renzi & Boschi & C. NON POTRANNO ESSERE UTILIZZATE CONTRO DI LUI (imputato principale e “utilizzatore finale” nel processo in corso per CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI) bensì SOLO AVVERSO LE “ESCORT”. Per essere concisi (non circoncisi o coincisi) e senza deprivare coloro che faticassero a comprendere l’enorme ingiustizia, fra le tante perpetrate e perpetuanti alla faccia nostra, ciò costituisce precedente in base al quale SE UN DELINQUENTE “VERO (???)” VENISSE INTERCETTATO MENTRE PARLA DI ORGANIZZARE UNA STRAGE A CASA NOSTRA E L’INTERLOCUTORE NEL PROFERIRE “AMMAZZATENE PIÙ CHE POTETE” DESSE MODO DI DISCERNERE TRATTARSI DI ONOREVOLE (rappresentante del popolo), IL GIUDICE DEVE IMMEDIATAMENTE INTERROMPERE LA REGISTRAZIONE SENZA APPURARE DOVE, COME E QUANDO AVVERRÀ IL MASSACRO.
Vi è chiaro? Volete continuare ad essere i giovani sequestrati di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” del grande Pasolini? Preferite arrivare al punto di essere denudati, legati, seviziati, come sta avvenendo in Turchia alla faccia dei diritti civili (a Guantanamo ed in alcuni Stati alleati di alleati non è che si scherzi).
Di Berlusconi al sottoscritto non può interessare di meno ma del futuro mi preoccupo, i nostri figli e nipoti. Oggi è totale l’asservimento dei cittadini alla tracotanza del Potere concentrato in palazzo Madama, Chigi, Montecitorio, Viminale, Quirinale personificati nello scout Renzi Matteo & Boschi Maria Elena & C.

PARTE II (Appendice)

Secondo quanto emerso (“Il Fatto quotidiano” del 17 luglio 2016 – Marco Lillo) «la Procura di Firenze sospetta che i soldi dell’Unicef e di Operation Usa DESTINATI ALLA CAMPAGNA PER I BAMBINI AFFAMATI IN AFRICA siano stati usati nel 2011 DAL COGNATO DI MATTEO RENZI – Andrea Conticini – per iniettare capitali in TRE SOCIETÀ. LA PRIMA è quella dei Renzi, “Eventi 6”, che allora si chiamava ancora Chil Promozioni (vedere articolo “La politica secondo Matteo parte I n.d.a.) e LE ALTRE DUE SOCIETÀ sono dei coniugi Patrizio Donnini e Lilian Mammoliti, RENZIANI della prima ora. I Conticini giurano che i soldi sono stati usati per far sorridere i bambini africani con la “Play Therapy” e l’avvocato Federico Bagattini ha fatto ricorso al Tribunale del riesame. Però L’ACCUSA, con tutti i “se” del garantismo, RESTA ENORME. I PM Luca Turco e Giuseppina Mione nel decreto di perquisizione non hanno inserito il nome delle società. Basta una visura per scoprire l’approdo del FLUSSO FINANZIARIO DA LONDRA A FIRENZE, segnalato dalla Banca d’Italia perché sospetto e al centro dell’inchiesta svelata da La Nazione venerdì. PRESUNTI PROTAGONISTI: RENZI con il padre CONTICINI TIZIANO e SIGNORA (verbale di assemblea della Chil Promozioni srl) – ANSA.» Altri particolari in cronaca, non televisiva o di quotidiani compiacenti poiché tale accadimento viene ignorato.
Circa GLI STRATOSFERICI STIPENDI IN RAI DELL’ERA RENZIANA (sperando non sia un lasso di tempo misurato in termini geologici) secondo “Il Fatto Quotidiano” pari data sono affiorate novità che hanno del fantascientifico. TUTTI I CONTRATTI SUPERANO I 200 MILA €uro per arrivare ai 392 MILA €uro che percepisce un certo MARANO (RAI PUBBLICITÀ) ed ai 650 MILA €uro del sig. CAMPO DALL’ORTO direttore generale. Non consideriamo ciò che guadagnano i vari FAZIO FABIO, GRUBER LILLI, VESPA BRUNO & C. nonché emolumenti a “presenzialisti”, “opinionisti”, “tuttologi”, “psichiatri”, “mandrakisti” e consulenti vari, “Star” di varia grandezza, “ospiti d’onore e compagnia cantando.
ALFANO ANGELINO è in crisi e dichiara: “UNA BARBARIE CONTRO LA MIA FAMIGLIA”, Il motivo è LA RAPIDA CARRIERA DI ALFANO ALESSANDRO ANTONIO, il di lui fratello, DOCENTE alla SAPIENZA PRIMA ANCORA DI LAUREARSI (non vi dico lo stipendio onde evitarvi troppi shock in una volta sola). Non è finita. Secondo l’Amministratore Delegato sig. MAURO MASI della Consap S.p.A. (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici con unico socio, lo Stato) la signora TIZIANA MICELI, moglie del Ministro dell’Interno ALFANO, lavora dal 2011 per tale società essendo titolare di INCARICHI PUBBLICI di assistenza legale conferiti da Consap stessa essendo l’avvocatessa arrivata fra le prime cinque in un Concorso pubblico cui hanno partecipato un numero spropositato di aspiranti. Inoltre la professionista ha vinto un appalto da 630 MILA €URO per i servizi legali dell’Expo in barba a qualsiasi conflitto di interessi. A questo punto mi domando e ribalto a voi il quesito:
TUTTO CIÒ NON È UNA BARBARIE CONTRO LE NOSTRE FAMIGLIE?
Il pensionato NAPOLITANO GIORGIO, ex Presidente della Repubblica (ora emerito) e Senatore a vita percepisce 880 MILA €URO l’anno, dispone di un MEGA UFFICIO, 16 (SEDICI) COLLABORATORI, MAGGIORDOMO, AUTISTA ed ha diritto a “VOLI BLU” ed UNA CARROZZA delle FERROVIE dello STATO.

È questo che volete? Allora passate oltre, alla torta di mele nel forno, ultime notizie sul calciomercato, oppure cliccate “mi piace” e saltate al post successivo con una scrollata di spalle tanto gli attentati terroristici che si susseguono, treni che si scontrano, doping dei campioni olimpionici, consigli su come affrontare il caldo, le convention di Trump fanno sì che nei telegiornali sia pressoché scomparsa ogni minima notizia sui galantuomini che ci governano, i dissensi in Grecia e Francia, il dissesto economico sociale culturale in cui perduriamo fra un funerale di stato e la solita omelia sulle vittime innocenti.
Se penso ai molti che temono “trasformazioni”, possibile ascesa di “Movimenti” che hanno nel DNA l’dea di rovesciare il tavolo! Ma… peggio di così in una sedicente democrazia che altro potremmo aspettarci?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio realizzato dall’autore

RIPRODUZIONE RISERVATA

PASOLINI E LA METAFORA DEL POTERE (immagini che giungono dall’etere)

Da Salò alla Turchia – Il nudo è la metafora del potere.
“ERETICO & CORSARO”
***
PASOLINI E LA METAFORA DEL POTERE
(immagini che giungono dall’etere)

Immagini scagliate come bombe a “grappolo” sul web, tramutandosi in tuoni che esplodono dentro noi, sconquassano lo stomaco, provocano vertigini, pochi secondi di sconcerto che si traducono all’istante in annientamento del pensiero, le osserviamo ma la mente è svuotata, impossibile nell’immediato prendere coscienza di ciò che stiamo esaminando, forse non è vero, uno scherzo di cattivo gusto, il soprassalto predispone l’io all’autodifesa quindi cerchiamo di respingerle, buttarle in un cassonetto come vecchie scarpe ormai irrecuperabili fino a che viene ristabilito l’equilibrio, i neurotrasmettitori riprendono a rincorrersi fra le sinapsi e la “ragione” ci presenta la realtà, cruda, vera autentica come mai l’abbiamo misurata.
Riflettiamo… come a questo punto il “sistema” in avanzato stato di decomposizione ci abbia abituato a convivere con l’orrore, cerchiamo di leggerne la trama, intravedere il fine per cui tali “segnali”, divulgati senza alcun dubbio dagli stessi aguzzini, vengano emessi affinché siano da noi intercettati, e la prima risposta, la più semplice, sembra essere quella di mostrare la cruda e implacabile reazione repressiva del Potere avverso chi osi ribellarsi. Dopo il fallito (o riuscito) golpe in Turchia ciò che più colpisce sono i cadaveri trascinati, cappio al collo, da motocarri e mezzi militari per le vie della città nonché i corpi nudi dei prigionieri sopravissuti, mani legate dietro la schiena, ammucchiati e accatastati in enormi stanzoni come solo si possono osservare nelle aziende agricole dedite all’allevamento intensivo di pollame. Alcuni devono stare inginocchiati, fronte a toccare il pavimento, dietro loro figuri dai lineamenti indistinguibili; Se non fosse per i riverberi degli occhi che diabolicamente fendono la penombra, si faticherebbe a dar loro parvenza di forma umana. Indossano la divisa nera emblematica di ogni raccapriccio e, muniti di fruste, assestano feroci colpi su quelle carni, a loro piacimento, indistintamente, con gusto, meglio diletto se non soddisfazione della gratificazione di sentirsi “qualcosa”.
È fin troppo facile, sebbene inevitabile, l’accostamento con il più grande intellettuale del ‘900, il profetico Pier Paolo Pasolini che nel suo “Salò o le 120 giornate di Sodoma” del 1975, anno del suo assassinio, ultimo film da lui scritto e diretto che avrebbe dovuto essere la prima di una seconda trilogia considerata idealmente la “Trilogia della morte” susseguente alla “Trilogia della vita”.
Mi sono accorto tra l’altro che Sade, scrivendo, pensava sicuramente a Dante. Così ho cominciato a ristrutturare il film in tre bolge dantesche(1) Queste le parole del Poeta e Regista nel tentativo di spiegare le ragioni di questo suo lavoro con il quale, in sintesi, vuole imprimere un sigillo all’arroganza del potere. Vi si narra di quattro Signori, il Duca che raffigura la “casta”, il Vescovo (dominio ecclesiastico), un Presidente della Corte d’Appello (sovranità giudiziaria), e il Presidente della Banca Centrale (potere economico) i quali incaricano soldati repubblichini di rapire un gruppo di ragazzi e ragazze di famiglie antigovernative. Si chiudono con essi in una villa sfarzosa finemente arredata. Con l’aiuto di quattro ex meretrici di bordello instaurano per centoventi giornate una dittatura sessuale regolamentata da un puntiglioso codice che impone alle vittime assoluta obbedienza, pena la morte. Le “Kapò” della situazione dovranno organizzare le giornate secondo le proprie specializzazioni erotiche. Ci sono “l’Antinferno”, il “Girone delle Manie”, quello della “Merda” ed infine del “Sangue”. In un’orgia di efferatezze e riti profani i Signori, eccitati dai racconti feticisti delle “professioniste” all’uopo assoldate, seviziano ripetutamente i ragazzi fino a farli stare nudi a quattro zampe, latranti come cani, sodomizzati, nutriti con le proprie feci fino alle amputazioni e uccisioni. Il finale vede due giovani guardie che sulle note di un motivo trasmesso dalla radio accennano qualche passo di valzer mentre parlano del mondo reale e delle rispettive fidanzate che li stanno aspettando.
Meraviglia assoluta questo pilastro della cultura attinge a una tale quantità di citazioni, riferimenti, forme espressive nelle varie ramificazioni, pittura, musica, letteratura, filosofia da coniugare una grandezza intellettuale che oserei dire arrivi a sfiorare il trascendente. Da rimarcare, nel caso che ci riguarda, quanto proferito dal Duca: “Deboli creature incatenate, destinate al nostro piacere, spero non vi siate illuse di trovare qui la ridicola libertà concessa dal mondo esterno. Siete fuori dai confini di ogni legalità. Nessuno sulla Terra sa che voi siete qui. Per tutto quanto riguarda il mondo, voi siete già morti.
L’allegoria dell’opera di Pasolini e l’accostamento con le immagini che giungono dallo Stato che fa da spartiacque fra Oriente ed Occidente, il “valico” che collega due civiltà e culture, è quanto meno sconcertante. Il Potere è ovunque, etere maligno che impregna ogni cosa, non mi esento dal sottolineare che in anteprima il film fu presentato postumo il 22 novembre ‘75 al Festival di Parigi tre settimane dopo l’uccisione del regista e giunse nelle sale italiane il 10 gennaio del ’76. Scatenò proteste vigorose e lunghe persecuzioni giudiziarie tanto che il produttore Alberto Grimaldi subì processi per oscenità e corruzione di minori fino ad arrivare al sequestro della pellicola rimessa in circolazione due anni dopo.
Pasolini messo a nudo da vivo, perseguitato con l’obiettivo di tacciarlo, allo stesso modo di come la Santa Inquisizione fece con Giordano Bruno cui imposero la “mordacchia” con la “lingua in giova”, cioè trafitta da un chiodo ricurvo in modo che non potesse parlare mentre lo accompagnavano al rogo, pena inflitta ai bestemmiatori che si rifiutavano di ascoltare “confortatori” e “padri”. E qui siamo al 17 febbraio del 1600, migliaia furono le vittime atrocemente e barbaramente messe a tacere dal quadrunvirato formato dal Duca, il Vescovo, il Giudice ed il Banchiere. Sempre gli stessi.
Il potere ci vuole obbedienti, silenziosi, consenzienti, servi e… nudi, privati della nostra personalità e dignità di uomini, abitanti dei gironi infernali costituiti dagli oscuri disegni che intesse a salvaguardia di altrettante enigmatiche bramosie. Al popolo il regno demoniaco, ai potenti ciò che per “loro” sarebbe il Paradiso in questa Terra. Resta il dubbio se il male non sia dentro tutti noi in relazione alla “posizione” cui il destino ci colloca facendo emergere una o l’altra parte della nostra dualità, quella magnificamente illustrata da Goethe nel Faust “…Dunque tu chi sei?” – “Una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene”. Allora si comprende l’aberrante logica in uno dei dialoghi del capolavoro pasoliniano: “…noi tutti siamo d’accordo che il giorno del giudizio Dio rimprovererà i virtuosi in questi termini: «Allorché avete visto che sulla Terra tutto era vizioso e criminale, perché vi siete persi sulla strada della virtù? Le perpetue sciagure che io, Dio, seminavo sull’universo dovevano convincervi che io amavo unicamente il disordine e che per piacermi non era necessario farmi irritare dato che ogni giorno io, Dio, vi davo esempio della distruzione; perché allora voi non distruggevate? Imbecilli! Perché voi non distruggevate?»” (2)

(1) Pier Paolo Pasolini riguardo il film – Maurizio Massa, Saggio sul cinema italiano del dopoguerra, Lulu Press, ISBN 978-1471066863

(2) BLANGIS: dai “dialoghi di Salò o le 120 giornate di Sodoma”, (1975), di Pier Paolo Pasolini

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata da ERETICO & CORSARO

RIPRODUZIONE RISERVATA – ARTICOLO REDATTO PER “ERETICO & CORSARO”

“SNOB CULTURALI” – ALTRO FLAGELLO DELL’UMANITÀ

“SNOB CULTURALI” – ALTRO FLAGELLO DELL’UMANITÀ

Mi capita di rado ma quando succede è come se qualcuno fosse riuscito a farmi entrare la testa dentro la boccia di vetro dove, a complemento di arredo oggi per fortuna fuori moda, un tempo si imprigionavano i pesci rossi (che dalla noia diventavano via via anemici, biancastri fino a morire). In sostanza accedo ad una dimensione surreale in cui gli avvenimenti, le persone, amici, conoscenze, politica e quant’altro mi circondi risultano lontani e del tutto indifferenti. Sento ma non ascolto, vedo senza guardare, avverto la gravità di un avvenimento e me ne infischio, leggo e non assimilo… immutabile resta solo una cosa ma questa è un’altra storia. Quindi conosco a perfezione la patologia, l’unica terapia è aspettare che passi, mediamente necessitano almeno una o due settimane secondo la complessità dei fattori, intrinseci ed estrinseci, che hanno concorso a formare la causa generatrice di questo effetto.
È per ciò che incautamente ho accettato uno dei diversi inviti che pervengono ritrovandomi così, sonnambulo, nel parco di una villa genovese bellissima, vista stupenda aperta sul mare e le gru del porto, pini marittimi a far da cornice. Solita tavolata con i soliti stuzzichini e solite bottiglie di prosecco fresco frammiste ad aranciata (o chissà che altro per gli astemi), solite posate in plastica con i soliti piatti e bicchieri della medesima sostanza che quando cerchi di prenderne uno devi farti prestare l’unghia e la predisposizione della prima donna che ti capita a tiro per estrarne massimo due. Solita convivialità e finta allegria, solito darsi del tu a prescindere, soliti sforzi ad esternare gaiezza per nascondere i drammi che si celano dietro questa varia umanità.
Fra gli invitati amici d’infanzia, idem l’anfitrione, uno dei quali l’ho colto più di una volta fissarmi con occhio torvo; quando stavo disquisendo piacevolmente di vari argomenti con una violinista, mentre sorseggiavo l’unico bottino catturato ossia quattro dita di spumante (adoro essere servito pertanto rinuncio), nel momento in cui, appoggiato alla balaustra in marmo a fumare tranquillamente una sigaretta, traguardavo con interesse lo sciame di persone che si alternavano disinvoltamente al banchetto. Solo adesso ricordo che a costui avevo fatto uno scherzo pesante ma… diamine! Che sarà mai, a quindici anni, un sacchetto di fuliggine rovesciato in testa mentre usciva dal vespasiano sottostante?
Quattro chiacchiere insieme agli orchestrali, scambio di battute con l’importante direttore (così mi è stato presentato ma l’avevo capito dal farfallino), dialoghi sdrucciolevoli con gli amici, affabile, sincera, divertente compagnia di quattro giovani e amabili ragazze, infine… l’idiota.
Preciso subito che trattasi di direttrice ed esperta d’arte nonché critica della Pinacoteca di (omissis), donna sui 55, forse 60, forse meno, non l’ho osservata molto anche perché cominciava ad imbrunire, nella penombra sono riuscito a distinguere solo un paio di orecchini ridondanti, rossetto generoso, fondotinta che i riverberi dello scarsissimo ed unico lampione mettevano ancor più in evidenza, atteggiamento “snob”, repulsiva a livello epidermico, elegante, sofisticata, risatine tirate, brevi ed isteriche, ancora aggrinfiata agli ultimi scampoli del suo essere femmina, se mai lo fosse stata, nonché alla posizione che occupa. Non appartenente alla tribù dei prof. Keating de “L’attimo fuggente”.
Capitò che noi tre, il sottoscritto, mio fratello maggiore amico di sempre alla mia sinistra e “lei” a destra eravamo seduti sulle solite sedie in plastica, fortunatamente con braccioli. Cominciava a rinfrescare e udivo, ascoltando a tratti, complice pure l’oscurità ormai insopportabile, il loro dotto discorrere specialistico sui vari aspetti della pittura, le correnti, tecniche, simbologia, riferimenti storici, citazioni roboanti che sconfinavano nella metafisica, filosofia e zoologia quale capolinea della conversazione dirottata sulla collezione di dipinti di “animali domestici” della signora, in merito alla quale le sue esternazioni raggiunsero l’apoteosi. Venne fuori il nome di Ligabue, domanda che le rivolse l’amico (a lui piacciono questi soggetti, la signora intendo) per sapere se nell’assortimento avesse pure una delle “tigri” di questo grande, a mio avviso, folle ed a modo suo unico artista “Naïf”. Lei rispose “No!” con una piega della bocca identica a quella della Boldrini. Detto tutto.
La pausa di silenzio che seguì era dovuta, credo, alla stanchezza dei due competitori ed il mio meditare su quel “No!” schifato e perentorio. Ad un certo punto, anche per rompere… qualcosa, mi rivolsi all’amico, solo a lui, dicendo esattamente: “Vorrei chiederti un parere. Premettendo che Van Gogh è per me uno dei più grandi fra i post impressionisti ed io lo amo in modo particolare, anzi ritengo sia incomparabile, ho di recente confrontato a lungo gli autoritratti suoi e quelli di Ligabue e ti confesso che, nel rappresentarsi, fra questi due pittori è una bella battaglia…” Non feci in tempo a terminare la frase che sobbalzai all’esclamazione che mi giunse da destra tanto che ruotando la testa in quella direzione colsi la “esperta” con il dorso della mano sulla fronte, svenevole, stile Wanda Osiris durante le brevi soste mentre scendeva le scale o Marlene Dietrich quando cantava l’immortale “Lilì Marleen”, proferendo scandalizzata (testuale): “Hai detto una cosa… una cosa… una cosa insopportabile. Mi alzo e me ne vado!
Non si rizzò, mi riferisco alla signora, ebbe una pausa e aggiunse, unendo indice e pollice a formare una sorta di buco del culo, con le residue tre dita distese, due a guisa delle grandi copritrici superiori e l’ultima a formare il timoniere, in sostanza la rappresentazione completa del posteriore della gallina: “Guarda! Devi sapere che Ligabue saranno sì e no tre anni che lo conosco e tu me lo paragoni a Van Gogh? Ma come è possibile sentire queste affermazioni?” rivolgendo quest’ultima domanda all’amico. La boccia di vetro di cui ho parlato in apertura si dissolse improvvisamente, esplose, gettai una rapida occhiata al fratello d’adozione, cui voglio bene, al fine di raccogliere consenso ma vidi solo terrore nei suoi occhi per quella che immaginava avrebbe potuto essere la mia reazione. Indi, tornando a lei:
Ascolta… non ricordo il tuo nome, abbi pazienza mi capita spesso con certuni, ma visto che non ti sei alzata potremmo fare così, domani mattina al massimo ti invierò una, due paginette via mail sostenendo la mia tesi (cosa che farò n.d.a.), che tale non voleva essere, poi tu mi risponderai qualora avessi elementi per contrastarla riservandomi la possibilità di una sola eventuale controreplica allorché le tue considerazioni dovessero meritarla. Mi sento poco socievole stasera e non mi va di parlare. Affare fatto?
Di certo la signora avrebbe preferito che mi adirassi, o similare, comunque si sarebbe aspettata una reazione diversa, rimase perplessa rendendosi conto che stavo parlando maledettamente sul serio. Quando io e il mio amico ce ne andammo anzitempo lui volle recarsi a salutarla. Lei sorridendo mi porse la mano dicendomi: “Sei ancora traumatizzato per Ligabue?” ed io di rimando “Ti credi all’altezza da potermi turbare? Davvero ritieni di essere importante?”.
Le ultime due ore di quella serata le trascorremmo in una delle ultime bettole aperte del centro storico, da parte mia cercavo di convincere l’amico che quella è una povera idiota e il suo peggior problema, per la professione che svolge, la totale mancanza di “sensibilità” nel cogliere in un’opera d’arte, anche in generale, il “succo della vita”. Questa o ce l’hai o non te la puoi dare, neppure perdendo gli occhi sui “sacri testi”. Il guaio è che tale metastasi è estesa alla stragrande maggioranza delle persone ed è per questo che ho incominciato a fare sempre più mio l’aforisma del grande Anacleto Verrecchia, l’ultimo dei filosofi contemporanei mancato tre anni fa nell’indifferenza dell’italica Penisola:
“Di solito la gente è così piatta che ci toglie il piacere della solitudine senza darci quello della compagnia”

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagini in evidenza ricavate dalla raccolta dell’Autore: Autoritratti, a sinistra Antonio Ligabue, nato Antonio Laccabue, a destra Vincent Van Gogh

RIPRODUZIONE RISERVATA

IL POTERE IN ITALIA – NEMESI ovvero “La grande abbuffata”

IL POTERE IN ITALIA – NEMESI
ovvero “La grande abbuffata”

Eh, sì! Mi sono reso conto che quando si commentano i fatti della politica, estera e nazionale, è inutile alzare i toni, meglio tenere un basso profilo, mai eccedere, potrebbero anche esserci fatti e ragioni imprescindibili dei quali solo “loro” sono a conoscenza.
Siamo giunti alla fine del secondo semestre di questo 2016, quasi due anni e mezzo di governo RENZI MATTEO, pertanto mi sembra sia quasi d’obbligo fermarsi un istante, fare almeno il riepilogo di casa nostra anche perché non potrei andare oltre, sono molto indebolito e parlare pure della Merkel, Hollande, Cameron, brexit, ecc. proprio non ci riesco, gli inquietanti personaggi di casa nostra bastano e avanzano, fa anche caldo, lo psichiatra mi ha prescritto lunghe passeggiate, osservare il cielo, le nuvole, il mare quindi abbiate pazienza, già ne dovrete avere molta per arrivare in fondo a questo libello, pertanto limitiamo i danni, aspettiamo l’autunno.
Stavo dicendo… sono sfibrato! Scorgere ogni santo giorno in tutti i telegiornali, da decenni, il BRUNETTA RENATO uscire d’impeto dal Palazzo, passo svelto e ampie falcate per raggiungere lo sciame di giornalisti in attesa, quel ghigno, il rattrappirsi del naso sulle labbra, il faccione enorme, accompagnati da un perfido riverbero delle pupille alle domande dei cronisti scomodi, altero, perennemente a testa alta e in punta di piedi per avvicinarsi ancor più alla telecamera, aggredirla, le stesse frasi pungenti, la cattiveria con cui le proferisce e la sicumera, l’ostentata esibizione di bravura e superiorità, il vuoto di contenuti delle esternazioni che elargisce a profusione, le bugie. A parer mio inganna pure sé stesso, almeno così voglio credere, ma desidero ricordargli uno dei tanti vecchi adagi che dovrebbe conoscere, mica è un bambino, cioè alla fine le bugie vengono sempre a galla e si scopre che… hanno le gambe corte.
Sono stanco davvero… riappare costantemente MONTI MARIO e, anche se la stagione non gli consente di indossare il povero loden, sempre pieno di niente come quando lo tiene appeso nell’armadio, minaccia a destra e manca di dare le dimissioni qualora non si faccia come dice lui, ma nessuno più l’ascolta, neppure si è accorto che gli unici a studiarlo sono gli scienziati del CERN, L’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, ormai desta solo interesse scientifico… è così, dovete credermi! Il bocconiano, proprio lui, è la prova vivente che contraddice il principio di indeterminazione di Heisenberg: Il vuoto assoluto esiste… e si vede, pure si muove, una scoperta sensazionale che supera quella del “bosone di Higgs” finanche la “rilevazione delle onde gravitazionali” da parte del LIGO, (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory), anche se la GELMINI MARIASTELLA, quella che nel 2008 aveva avviato con il suo piano programmatico una politica di tagli al personale per un totale di circa 87 mila insegnanti e 44 mila tecnici, ex Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca al dicastero dell’Istruzione nell’ultimo governo BERLUSCONI SILVIO, quello di “Romolo e Remolo”, insiste nel dire che già sapeva cosa fossero il LEGO e il tunnel dei “neutreni” perché ci giocava da piccola. Fu categorica nell’affermare che si reca al lavoro attraverso la galleria tra il CERN ed i laboratori del Gran Sasso (dove si è svolto l’esperimento cui l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di €uro) e anche convincente, tanto che un blogger aveva commentato: “Quel tratto l’ho percorso in Lambretta, ora capisco perché non c’erano cartelli con limiti di velocità”. Roba da non credere.
Comunque… santo Dio che fatica! E che spirito di sopportazione dobbiamo avere. Dove ero rimasto? Sì, ricordo… con la scoperta delle onde gravitazionali, teorizzata all’inizio del secolo scorso, gli scienziati hanno ora diversi indizi circa la presenza della famosa materia oscura (o antimateria), entrambi generati da “sistemi binari” di “buchi neri”. E poi mi venite a dire che MONTI MARIO non abbia dato alcun apporto? Anzi, come vedremo più avanti, “buchi neri”, “materia oscura”, “onde gravitazionali” e “vuoto assoluto” di cui abbiamo parlato in precedenza, erano alla fine molto più vicini di quanto si potesse pensare.
In ogni caso dobbiamo essere cauti. E poi con affermazioni grossolane e non ponderate sarebbe concreto il rischio di passare dalla parte del torto, trovarci in difficoltà, inoltre potremmo essere fraintesi, la gente si farebbe un’idea sbagliata del nostro agire con il risultato di ottenere l’effetto contrario ma… come è possibile, ditemelo per favore, mantenere il controllo quando ti appare il broncio “cubista” di GIOVANARDI CARLO, quello che fa il paio con BORGHEZIO MARIO (inaudito che questo individuo ci rappresenti al Parlamento Europeo, degli altri settanta parleremo in altra sede). Non è tanto per l’aspetto fisico dei due che già ce ne sarebbe da dire, sembrano una coppia di peluche ma di quelli brutti, venuti male, cisposi e inquinanti, nessuno li vuole perché terrorizzano i bambini. I commessi li tengono nascosti nell’angolo più remoto del negozio di giocattoli e li tirano fuori ogni giorno, per prenderli a calci dopo colazione e un attimo prima che termini la pausa pranzo. È che questi, la “forma” che hanno, le caratteristiche somatiche, coincidono con il loro essere dentro, il modo di pensare, di vedere il mondo, forse sono incattiviti dalle angherie subite a scuola, le compagne di classe che neppure li degnavano di uno sguardo. E alla tribù si è aggiunto anche il direttore de “La Croce”, tale ADINOLFI MARIO. Avranno sicuramente sofferto, ma non è giusto che siamo noi a doverne pagare lo scotto. Siete d’accordo? E dell’ovale “metafisico” di SCILIPOTI DOMENICO? Con la faccia viscida e untuosa tanto che al confronto un’anguilla spalmata di grasso è cartavetro? GIOVANARDI CARLO, BORGHEZIO MARIO, SCILIPOTI DOMENICO… vi rendete conto? O no? Aggiungiamoci pure CICCHITTO FABRIZIO appartenente a pieno titolo alla stessa etnia.
RAZZI ANTONIO! Qui non si finisce più… sarà il caldo ma mi sento preso in giro, forse mi hanno dato una cura sbagliata ma… il muso da clown di quest’uomo… Basta! Finiscila Crozza di fare l’imitazione di RAZZI ANTONIO, questi non merita neppure l’ironia, già te l’ho scrissi una volta, alla “massa” lo rendi simpatico, sfioriamo il settanta per cento di analfabetismo funzionale e di ritorno, la gente non capisce “cosa” realmente sia quell’individuo che non conosce l’italiano, affronto alla nostra cultura millenaria. L’unico manoscritto che interpreta è il cartello esposto all’ingresso della buvette “Si prega di osservare l’orario” e lui infatti sta fuori, ubbidiente, immobile a fissare l’insegna… per questo è assenteista altrimenti sarebbe presente, seduto compostamente in uno scranno del Parlamento da mane a sera, dove altro potrebbe sopravvivere? Uno così che partecipa alle decisioni che riguardano la nostra, la vostra vita, il destino dei figli… CROZZA! Te lo vuoi mettere in testa che inconsapevolmente sei nocivo ad imitarlo alla perfezione, essere il suo avatar? Così facendo lo rendi simpatico e il pubblico, dopo aver assistito al tuo spettacolo dimentica di chi si stava ridendo, si confonde, fa un parallelo surrealista in quanto CROZZA più RAZZI ANTONIO è diventato CRAZZI, il simpaticone, quello che mette allegria. È in questo senso che crei danni irreparabili. E sono CRAZZI nostri!
No! Non ci siamo, voi leggete poi passate ad altro come nulla fosse. Vi sembra normale vedersi comparire, subito dopo il TG de LA7, la GRUBER LILLI con la sua postura, eretta sulla sedia come avesse ingoiato un palo o fosse sotto il casco nella “maison” del suo coiffeur mentre sfoglia “Chi” di SIGNORINI ALFONSO? Mi affatica constatare che le uniche domande poste sugli stipendi dei nostri politici le ha rivolte, con una punta di ironia, agli ospiti dei “Cinque Stelle”. Meglio sorvolare sui quesiti che indirizza agli altri, quelli che fanno parte delle “larghissime intese”, alleanze su cosa non ci è dato capire, stabilito che la conduttrice se ne guarda bene dal chiederglielo o approfondire un solo argomento. Mi snerva constatare che poi, alla fin fine, sembrerebbe non fregargliene di meno delle risposte che le vengono date… ormai il suo fondoschiena, come quello dei politici e di tanti giornalisti, cronisti, moderatori, opinionisti, mandrachisti, ecc. è ben incollato alla “seduta”.
Calma! È necessario mantenere la calma, frenare. La critica deve essere moderata, chiara, senza eccessi, incisiva e già mi sto alterando, sappiamo quanto le parole urlate infastidiscano l’interlocutore, che è il popolo, il lettore, noi stessi. Ah! Dimenticavo… non parliamo delle esposizioni di GASPARRI MAURIZIO che, mimetizzato tra gli emendamenti, da decenni sta acquattato come un camaleonte sullo scranno più basso della politica e quando viene intervistato è subito pronto a contrastare nemici e amici… a linguate. Non vi stressano queste sue comparsate che terminano regolarmente con le stesse identiche conclusioni accompagnate da un ghigno perfido che si alterna ad un risolino che vorrebbe dire: “Beh, ragazzi, io ce l’ho fatta, mi sono aggrappato senza sosta al ramo giusto che mi è capitato a tiro e nessuno mi ha più buttato giù. Guardate la fine che hanno fatto i miei amici.” Insopportabile! Che almeno ci risparmino questo. Evitate se non altro GASPARRI MAURIZIO! Mi devo mettere in ginocchio? Farò pure quello se necessario. Ma ve ne accorgete? No! Fate i fessi per non pagare dazio o che altro? Dico a voi “professionisti dell’informazione”. A proposito di “penne” nonché direttori di quotidiani a tiratura nazionale, mi tedia il sorriso irritante e sornione di BELPIETRO MAURIZIO, da dispettoso, soddisfatto, come se osservasse la propria colf cercare disperata il ferro da stiro che lui si è nascosto in bocca. Mi impicciano le sue analisi che cercano di dimostrare il nulla dei loro contenuti, e i colleghi conduttori stanno a guardare fingendo un malcelato interesse, come VESPA BRUNO che, braccia incrociate, si porta la mano alla bocca e lo ascolta, indice fra le labbra, pensieroso, come stesse rielaborando le teorie strampalate dell’ospite fingendo di trovarvi un qualche nesso con la realtà. Proprio stremante questo copione che si ripete da secoli.
E il falso sorriso della BOLDRINI LAURA non è forse da premio Oscar? I casi sono due. O in destrezza nelle espressioni facciali supera il più abile dei mimi, indubbiamente dotata di nervi abituati a far eseguire alla mandibola rapidi spostamenti sul piano orizzontale tali da incurvare a piacimento il labbro inferiore che, in un nanosecondo, muta espressione secondo la circostanza, allegra moderata o contrita, un monumento alla simulazione… oppure si è fatta fare la plastica per tale indispensabile optional, le labbra non combacianti, un composito fra mistico e addolorato, la piega della bocca, così da apparire ovunque sconsolata, consapevole e rammaricata delle ingiustizie di questo mondo, pure quando incamera lo stipendio, con insofferenza, fatica ad intascarlo, “non è giusto” vorrebbe dare a pensare, ma subito dopo si reca alla sontuosa toilette del Palazzo e fra un tiro e l’altro dello sciacquone li conta puntigliosamente, non sia mai detto che si sbaglino.
L’espressione del tipo “ma qui che ci sto a fare” di GRASSO GIOVANNI è invece costituzionale. La grinta di SALVINI MATTEO attuale Salvatore della Patria? In piena rincorsa di un posto al sole delle Alpi, Prealpi, Appennini, pure quello siculo, e naturalmente anche del Gorroppu ubicato nel Supramonte, in Sardegna… Beh! È sotto gli occhi di tutti, le scritte sulle sue felpe o t-shirt, secondo la stagione, denunciano da sole le discrasie rispetto a quanto va predicando, una calcomania per l’elettore classico e un bel discorsetto avviticchiato su sé stesso per sopravvivere. Comunque sinora è riuscito a “nettare” la Lega dalle ruberie di coloro che denunciavano “Roma Ladrona” e sta creando la “Lega Nazionale”, mica è scemo, neppure lui ha scritto in fronte “Jo Condor”, quindi l’ampolla con l’acqua della sorgente del Po, il BOSSI UMBERTO (ogni volta che inquadrano una delle due Camere mi indispone vederlo seduto al suo scranno) se la potrà mettere sull’architrave del caminetto, sotto l’elmo gallico cornuto, a ricordo dei bei tempi andati.
Alle Riforme costituzionali e rapporti con il Parlamento abbiamo il ministro MARIA ELENA BOSCHI che in linea con i privilegiati suoi pari dichiara: “sulla richiesta di arresto nei confronti del presidente della Commissione Bilancio ANTONIO AZZOLLINI, credo sia giusto aspettare gli esiti del lavoro che sta facendo la Giunta valutando le carte”. Nell’attesa che si risolva lo scellerato caso “ETRURIA” afferma che sceglierebbe di prendere un caffè con il leader della Lega, “semplicemente perché non lo conosco, penso che sarebbe interessante”. Care amiche ed amici vi devo confessare che per la prima volta nella mia vita la sensazione che mi provoca questa persona è uno strano prurito misto a calore… ma non nelle parti, a volte fuori dal mio controllo, dove sempre tale fenomeno si verifica alla vista di una donna piacente, bensì alle mani… mi duole confessarlo, mai lo farei ovviamente, ma ha una faccia da schiaffi che non credo mi sia mai capitato di incontrare. Il fatto è, come dice il grande Woody Allen, che “le disgrazie sono come i rotoli di carta igienica, tiri un foglietto e ne arrivano un mucchio”. Non a caso alla Difesa ecco il Ministro ROBERTA PINOTTI, laureata in lettere moderne, insegnante di italiano nei licei, la persona giusta al posto giusto, necessita di F35 così a noi giungono F24 dall’Agenzia delle Entrate. E FEDERICA GUIDI che, essendo dal 2008 Presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria è ovvio l’abbiano sistemata allo Sviluppo Economico tanto per dare una mano ai lavoratori subordinati.
Ah! Una curiosità! Anche voi vi stavate domandando che fine avrà fatto LETTA ENRICO? Ricominciano le sue comparsate. Il predecessore di RENZI MATTEO che ci aveva delusi confessando più volte di non essere “Babbo Natale”, poi addirittura siamo stati affossati quando abbiamo saputo che non ha la bacchetta magica e neppure può fare miracoli, ma nel momento in cui ci ha resi edotti di non aver scritto in fronte “Jo Condor”… volete vedere che alla fin fine il nostro ex capo del governo è andato a un corso di prestidigitazione, solitamente detta magia? No! Insegna in una Università, credo a Parigi, però fino ad oggi sembrerebbe sempre percepire lo stipendio da parlamentare.
Le smorfie della guida scout RENZI MATTEO? Ma… la guida scout RENZI MATTEO detto anche il rottamatore, termine non ancora approvato dall’Accademia della Crusca, forse meglio “rottamoso”, oltre che abbassare gli extragalattici stipendi di lor signori medesimi, abrogare la “schifezza” FORNERO, non avrebbe dovuto guardare al futuro che avanza? Non più tardi di qualche settimana fa, alle maestranze che stanno lavorando nel tunnel della Salerno-Reggio Calabria dichiarò: “L’Italia deve correre, non rincorrere”. Con che? D’accordo che a questi “unti” dalla furbizia (virtù servile) le stampelle le passano “gratis” le super attrezzate cliniche di cui sono equipaggiati Palazzi Madama, Chigi, Montecitorio, Quirinale e finanche il Viminale, però avrebbero dovuto subentrare i giovani, non VERDINI DENIS… VERDINI DENIS? Non vi dice niente questo nome? A voi capita di essere assaliti da potente debilitazione nel guardarlo girare per gli scranni del parlamento o sempre attaccato a qualche potente per sussurrargli qualcosa all’orecchio? Lui non enuncia… congiura, suggerisce, il classico tipo che fa scagliare la pietra e, se va male, indica il braccio del colpevole, appartiene alla razza “vai avanti tu che a me scappa da ridere”. CASINI PIERFERDINANDO… CASINI PIERFERDINANDO! Ma cosa ci sta a fare in parlamento CASINI PIERFERDINANDO? E LA RUSSA IGNAZIO?
Non ne posso più, seriamente, di trovarmi innanzi la faccia di D’ALEMA MASSIMO che poi lo riprendono a campo lungo mentre si allontana ed entra nella sede del PD. Ve ne siete accorti anche voi che da anni parla e cammina come avesse un palo lungo e dritto conficcato nel sedere? Che palle! Ma la cosa più drammatica è che non si capisce bene di che cosa si stia occupando, forse neppure lui lo ricorda più.
Insopportabili poi le quotidiane dichiarazioni di ALFANO ANGELINO. Risparmiatemi la vista di ALFANO, vi scongiuro, lo intervistate sempre! Perché? Tanto per ogni accadimento che lo riguarda fornisce ogni volta la stessa identica risposta, mi ritengo persona abbastanza attenta ma dopo due secondi che lo ascolto perdo il filo e la cognizione del tempo, mi sembra di assistere al telegiornale del giorno prima, all’intervista della scorsa settimana, uguale, identica, persino il suo gesticolare. C’è da impazzire e… l’espressione che assume nel momento in cui fornisce ai cronisti giustificazioni alle tante cazzate fatte, vederlo contrito e preoccupato allo stesso tempo, ad esprimere lo stato d’animo che esternerebbe, nel traguardare la sua destinazione, la faccia di una supposta l’attimo prima di essere utilizzata. Sono sfibrato dalle visioni di BERSANI PIER LUIGI. Ti prego, non ne posso più delle tue “massime” da truzzi, l’accento dialettale, la parlata stancante, vattene per piacere. Tra l’altro mi preoccupa, in fondo penso sia una brava persona, lo dico con cautela però, ma non l’ho vedo bene, sempre quell’aria cupa, mesta, rassegnata come… la faccia che avrebbe la supposta estratta dalla stagnola in tutta fretta in un Pronto Soccorso… senza via di scampo! Ma dove vuole arrivare? Quali sono le sue prospettive oltre quelle di continuare a stare seduto su una poltrona costosissima per tutti noi? Il popolo cosa potrebbe ancora aspettarsi da lui?
La BINDI ROSI… e finiamola con la BINDI ROSI! Insostenibile vederla aggirarsi per le panche del Parlamento con l’aria della massaia che si muove quatta tra i banchi del mercato indecisa se scegliere fagiolini piuttosto che pomodori o cipolle. Ma due anni fa non doveva esserci la rottamazione? Quando ho visto per la prima volta la SERRACCHIANI DEBORA ho tirato un sospiro di sollievo poi… il tempo passava, osservavo che si erano solo aggiunte altre unità (costose) e dopo averla studiata sono esploso folgorato da un’illuminazione. Per la miseria! La fantasia ha superato la Scienza; aveva ragione Steven Spielberg, è possibile clonare i dinosauri! Scrutando e ascoltando la giovane SERRACCHIANI DEBORA, i lineamenti, le espressioni, quella cadenza strascicata che ti lascia con il fiato sospeso come dovesse annunciare chissà cosa e non la dice mai… insomma l’esperimento è riuscito: hanno duplicato BINDI ROSI, è l’inizio di una nuova era (geologica).
Facciamo qualcosa o per noi è la fine, ci aspetta solo la neurodeliri… perfino il concittadino BEPPE GRILLO mi ha spazientito con il suo essere diversamente politico, il tizio che dal nulla ha creato un movimento, come quello incessante della sua testa quando si sgola ai comizi, e con lo scuotimento della folta chioma sembra voglia scacciare un nugolo di moscerini che vede solo lui, o magari li identifica nei suoi oppositori (in questo non gli si potrebbe dare torto). Una bella cosa l’ha fatta ma non riesce ad uscire dal progetto iniziale, non produce nuove idee, si è sdraiato sul bel tappeto che aveva steso nel salone per coprire la sporcizia, ma questa non sta sotto, piano piano esce, gli acari si muovono, sgusciano da una parte all’altra. Deve trovare nuove strade. Perché non considera come agisce MARCHIONNE SERGIO? Quello con il maglione, naturalizzato canadese, strapagato italiano e fiscalizzato svizzero, una ne pensa e cento ne fa. Lui sì che va avanti con la sua andatura da Velociraptor, si muove circospetto, strategia di caccia, testa china come se cercasse qualcosa che ha smarrito dai giorni delle scuole elementari, che so, un lapis, il temperamatite; mani giunte stile parroco di campagna, concentrato, non su come salvare anime ma sul modo di sfruttare al meglio risorse umane e, invece del breviario, consulta grafici. Ma dove siamo finiti?
Anche MARCO TRAVAGLIO incomincia a calare. Ci prendono per stanchezza. Con il passar degli anni gli si è assottigliata la testa, acuminato il viso, una sorta di adattamento all’ambiente che posso capire, gli consente di mettere ogni giorno la prua in direzione delle ondate di corbellerie che gli pervengono dai suoi interlocutori, in primis colleghi (non del suo giornale) e politici. Possibile non intenda che le sue puntuali analisi servono poco, convincono solo i suoi lettori? Che questa gente al potere se ne frega di tutto e tutti? E, con il dovuto rispetto, i cittadini che non lo seguono neppure capirebbero che cosa proferisce se per ipotesi lo facessero? Non intendono o ancor peggio non vogliono vedersi sbattere in faccia una triste realtà. Non è più sufficiente informare in modo eccellente come sta facendo ma osare di più, ci vuole un salto di qualità. Quando incontra i suoi avversari in TV è necessario inchiodarli, metterli nell’angolo, pretendere risposte chiare ed inequivocabili alle sue argomentazioni per rendere pubblica la pochezza dell’avversario di turno. Don Milani aveva scritto un’opera magistrale, almeno per me, “L’obbedienza non è più una virtù”. Io oggi dico che in questo circo Barnum della politica l’educazione non è più un pregio, non paga, la gente comprende ormai un altro linguaggio, diverso modo di confrontarsi, combattivo, arrogante e dà ragione all’ultimo che ha espresso il suo punto di vista…
Come non svigorire, perdere le speranze, nel traguardare MINZOLINI AUGUSTO, ascoltare le quisquilie che spara a raffica, tono un po’ in falsetto, sempre con espressione ratta e compiaciuta, la stessa che avrebbe la faccia di una supposta l’attimo dopo aver saputo, per fusione, di non poter più essere utilizzata, del tipo “sono malconcio ma l’ho scampata!” Pensare che è stato direttore del TG1, quello che preparava i notiziari, il palinsesto, insomma decideva quali notizie divulgare e come dovevano essere esposte.
A qualsiasi classe sociale voi apparteniate, indigenti, abbienti, borghesi, agiati, non vi indignate del fatto di essere presi in giro? Non siete sfibrati di sapere che da anni il nostro Paese è nelle mani di tali soggetti?
La FINOCCHIARO ANNA? Irrita i nervi individuarla braccia conserte e scialle di prammatica sulle spalle, d’estate foulard in seta, mentre si muove tra gli scranni, o ai piani bassi, come chi sta distrattamente passeggiando nei corridoi di una mostra d’arte di cui nulla comprende. Lei è in attesa di uscire e quando lo fa è perennemente restia a rilasciare dichiarazioni perché sta già pensando che deve correre a fare la spesa, si fa risucchiare dall’auto blu in un nano secondo e durante il percorso distribuisce compiti agli uomini della sua scorta; tu i detersivi, l’altro frutta e verdura, quello più alto dolci e biscotti che stanno sugli scaffali superiori, i generi alimentari sono ormai compito del capo…
FRANCESCHINI DARIO, il nostro Ministro ai Beni e attività culturali e turismo che sta producendo? Eppure esiste, starà scrivendo qualche altro libro per partecipare allo Strega o al Pulitzer visto che del primo e unico si sono perse le tracce. Da quando si è fatto crescere la barba stile asceta non lo tiene più nessuno. Ma quanto tempo è che circola per il Palazzo?
PADOAN PIER CARLO, l’uomo del banco dei (nostri) pegni mi mette ansia. Con tutte le riserve mi sembra una persona retta, penso sia veramente convinto che i suoi numeri ci portino a un qualche approdo. Per questo mi dispiace vederlo avvilito, stanchissimo, dimesso, rassegnato, rughe profonde, insomma l’aspetto che avrebbe la faccia di una supposta l’attimo dopo che è fallito il secondo tentativo e… ha appena udito: “È l’ultima rimasta! dobbiamo riprovare.” Preclusa ogni via di fuga. Quando alla sera rincasa e si netta le scarpe sullo zerbino da sotto le suole ne escono tassi di sconto, spread, indici di inflazione, funzioni, avanzi primari, pareggi di bilanci, tagli alla spesa… è solo questo che ipotizzo.
Perfino i giovani inseriti dal nostro premier lasciano esterrefatti. Ad esempio la PICIERNO PINA. Qui siamo alla frutta, anzi all’amaro. Se il “nuovo” della corrente RENZI MATTEO dovesse essere come lei non ci salva più neppure Rambo. Quella è una RAZZI ANTONIO, però accessoriata con “una laurea me l’hanno data e non me la toglie più nessuno”. Adesso che siede in Europa è meno probabile possa inserirsi negli scontri verbali tipo PASCALE – SANTANCHÈ altrimenti alla facoltà di “Scienze della comunicazione” dovrebbero rivedere tutti i testi. È un po’ che non si vede e mi domando: che apporto starà dando per l’Italia al Parlamento Europeo? Ne avete più avuto notizie?
E MINETTI NICOLE, inserita a suo tempo dal nostro BERLUSCONI SILVIO nel Comune di Milano? Quella che coordinava le famose “olgettine” mentre nei ritagli di tempo svolgeva l’incarico di consigliere regionale. Pensate sia disoccupata come tanti nostri giovani? Sarà ritornata a fare l’igienista mentale? No! È in pensione a 31 anni con vitalizio di 1.200 €uro al mese. E il TROTA, di cui non si è più parlato, ritenete che con le sue sette lauree albanesi non sia sistemato da qualche parte? Forse dubitate sia in coda presso qualche ufficio di collocamento? Stia preparando curriculum?
Forse sono io che ho perso la testa ma dalla MOGHERINI FEDERICA, ministro degli Affari Esteri, vi è giunto qualche discorso concreto? Ha portato a termine accordi convenienti? Avvertite un suo “peso” nella politica internazionale? E MADIA MARIA ANNA, ministro della Semplificazione e Pubblica Amministrazione, con l’espressione assente, sguardo tipo La Gioconda, sembra un personaggio uscito dal dipinto della pala d’altare del Beato Angelico, sarà pure una scienza ma personalmente non ho avuto riscontri in tal senso…
Dimenticavo BONDI SANDRO! Da qualcuno era stato definito “la lanugine dell’ombelico di BERLUSCONI SILVIO”. È un po’ che non si vede ma non temete, continua a lavorare per noi, mica si è messo a scrivere solo poesie. Fa parte di quella categoria di persone che se non fosse per le cazzate che dice farebbe perfino tenerezza; mesto e servizievole, disponibile, tono sempre pacato, sommesso, da sacrestano rassegnato a subire, ogni giorno, le molestie sessuali di don SILVIO affetto da priapismo. E per cortesia non parliamo proprio di GIANFRANCO ROTONDI. Il suo sorriso sagace mi stizzisce ancor più del nulla che esce dalla sua bocca, il suono della sua voce non mi giunge, sembra voglia comunicare dall’interno della vasca di un acquario, solo bolle d’aria. È il suo essere sgusciante, come volesse dire “io sono più furbo degli altri” che irrita. La “pettinatura” e il ghigno soddisfatto che avrebbe la faccia della supposta un attimo dopo essere stata irrimediabilmente espulsa. Sciupato ma nuovamente libero.
Scusatemi! Chiedo un po’ di pazienza. Mi diminuiscono le forze fisiche quando vedo e ascolto FERRARA GIULIANO, non tanto per le cazzate che spara, convinto siano frutto del suo genio incommensurabile, ma… è tanto, il video gli è angusto, necessita di estesi territori per portare al pascolo la sua mente eccelsa. Ha sbagliato epoca e Paese, non gli basta la Maremma, avrebbe dovuto nascere 150 fa in America. Poter disporre della frontiera nel selvaggio West sarebbe stata per lui una grande fortuna… per noi una vera e propria manna.
Se poi andiamo a toccare il campo della carta stampata, i presenzialisti del teleschermo, perché quelli “giusti” non si vedono mai, ti logorano letteralmente, neanche la passione per il loro lavoro riesci ad intravedere, ad esempio mi capita sovente di agitarmi pensando si sia guastato il televisore, salta il fermo immagine, scintille, video sfocato, riflessi, una pallina gira e rimbalza da un lato all’altro dello schermo, come in un flipper o slot machine, poi mi tranquillizzo, è un primo piano di SECHI MARIO. Lo ascolto con fede, ritengo non possa essere verosimile che almeno una volta capiti che riesca ad assemblare un ragionamento finito, logico, che corrisponda alla realtà, che non sia il solito colpo al cerchio e l’altro alla botte, poi mi accascio quando realizzo che i suoi equilibrismi “dialettici” vogliono ancora una volta convincerci della quadratura del cerchio, la botte vada pure a ramengo…
Per SALLUSTI ALESSANDRO vale lo stesso discorso. A parte quel sorriso appagato, nascosto, del tipo “io mi salvo sempre” che avrebbe la faccia dell’ultima supposta l’istante dopo aver realizzato che sarà gettata via, inutilizzabile. Nel momento che parte per la tangente si capisce subito dove vuole arrivare, da che parte intende indirizzare i torti e le ragioni, sempre dalla stessa, ad ogni costo, aggrappandosi a fantomatici equilibrismi che hanno del trascendente, e nessuno a interromperlo, fermarlo, quantomeno per farlo ricominciare da capo e verificare se riesce a mettere insieme lo stesso ragionamento di prima. Non ho mai sentito alcun conduttore dire: “Mi scusi direttore ma io non ho capito una mazza, così penso i telespettatori, potrebbe ripetere per cortesia? Spiegarsi meglio?”
È davvero sfiancante vedersi apparire all’improvviso in TV quella chioma argento, spalmata su uno sguardo forzatamente interessato, tra l’altro convitato pressoché fisso della GRUBER LILLI, quando c’è lui devo regolare la luminosità dello schermo, i riflessi della capigliatura sono l’unica cosa che mi colpiscono, tanto da abbagliarmi. È una fatica tripla perché quando SEVERGNINI BEPPE comincia a dare ragione ad ogni ospite presente, di qualunque fazione esso sia, mi incazzo, cambio canale e litigo con il telecomando per riportare il video ai giusti valori.
A proposito di presenzialisti, una sera stavo seguendo il ragionamento molto interessante dell’antropologa Amalia Signorelli, riguardava noi, l’istruzione, i nostri figli, stava dicendo che “grazie” alla televisione e lo sfascio della scuola gran parte degli italiani sono ormai analfabeti funzionali di ritorno, a questo punto ne abbiamo quasi il 60%” (oggi sfiora il 70%) e ciò in relazione alla “capacità di raccogliere fiducia, consenso” da parte di una certa casta. “Quanto più alta è la capacità di creare consenso e quanto più basso è il corredo di strumenti critici (analfabetismo di ritorno n.d.a.) da parte di coloro che dovrebbero darlo o negarlo, sempre al consenso mi riferisco, tanto più la «situazione» viaggia in una «certa direzione»”. Così ha dichiarato. A te lettrice o lettore è chiara questa proposizione? Altrimenti rileggila e pondera. Ero molto attratto nel seguire il filo del discorso, purtroppo la professoressa venne interrotta dal disidratato POLITO ANTONIO che, tra un sorso e l’altro dalla mezza minerale stretta in una mano come fosse il suo mantra, sorriso che neppure può definirsi sotto i baffi, neanche sopra, né dietro, né davanti, insomma come quello della PICIERNO PINA però con i glutei più contratti tanto da far assumere alle sue labbra la forma del culo di una gallina, irrompe con un concetto inedito: “Allora non facciamoli votare, così risolviamo il problema! Evitiamo che votino!” Quando poi gli è andata in soccorso la PICIERNO PINA siamo passati dalla commedia al dramma. Insomma da questo breve scorcio di trasmissione ho dedotto che a POLITO ANTONIO e alla PICIERNO PINA non importa proprio prendere in considerazione l’evenienza che nel nostro Paese ci possano essere problemi di monopolio dell’informazione, che significherebbe facilità di andare al potere solo per chi possiede “mezzi adeguati”, ossia denaro da investire in “marketing” di immagine. Neppure sembrerebbe sfiorarli il dubbio che una concentrazione di strumenti di condizionamento del comune pensare potrebbe non identificarsi con la “democrazia”. Il grave è che per mia convinzione non siano proprio in grado di arrivarci, faticano a pensare, non capiscono.
FOLLI STEFANO, quello che è migrato, di riporto, da “Il Sole 24ore” a “La Repubblica” (dove osavano le aquile n.d.a.). Con quel nido che ha in testa chissà quante nuove idee porterà al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e Giorgio Bocca… anche lui è un affezionato di “Otto e Mezzo”, fa quasi parte dell’arredo, però è tranquillo, posato, ogni tanto interloquisce ma in modo pacato, senza scomporsi, forse per il timore di smembrare la capigliatura, il problema è che non si comprende mai dove voglia andare a parare.
Insomma l’avrete inteso, sono strafatto dai discorsi e dalle parole di questo vero e proprio esercito composto da diverse divisioni; quelli al potere, e sono tanti, il doppio che in ogni altra Nazione, con stipendi da favola. Il personale preposto di cui si sono persi i conti (e del numero e dei loro “salari”), dal sottosegretario all’ultimo addetto alla ricarica degli orologi a pendolo dei “Palazzi”. I giornalisti, diciamo la fanteria, quasi tutti impegnati ad appoggiare il Governo qualunque cosa faccia o dica. Mica voglio annoiarvi, ammesso siate riusciti ad arrivare fin qui, ma se andassimo avanti di questo passo scriverei un’enciclopedia per cui, in ordine sparso, riflettete un po’ sulla BOLDRINI LAURA, GRASSO GIOVANNI dei quali già abbiamo parlato fin troppo ma… RUTELLI FRANCESCO? È con le mani in mano secondo voi? No! L’ho visto sul palco di qualche manifestazione culturale, non ricordo quale né dove, ed era ospite d’onore. Ogni tanto spunta, siamo in estate, è germogliato di nuovo, si sviluppa piano piano come l’erezione di un autosufficiente.
Forse non avete mai badato a DELRIO GRAZIANO, niente di meno che endocrinologo, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, segretario del Consiglio dei Ministri, si occupa di Infrastrutture e trasporti, credo abbia pure la delega alle Politiche di Coesione Territoriale e allo Sport. Senza dubbio vi sfugge perché quando riprendono il RENZI MATTEO lo si intravede sempre nascosto dietro le sue spalle. Ogni tanto fa delle apparizioni in Tv e, dobbiamo essere obiettivi, dà un senso di pace sentirlo esprimersi, infonde sicurezza, calma, potrebbe essere un buon psicoterapeuta, di quelli da duecento €uro ogni mezz’ora intendiamoci. Dico ciò perché non potrò mai dissociare da questa persona la famosa frase, in ordine all’applicazione della famigerata IMU, pronunciata nel corso del suo intervento al meeting di CL dell’agosto del 2014. Infatti dichiarò: “Credo che i cittadini possano permettersi di pagare 400 €uro l’anno, è meno di un abbonamento ad una TV privata”. Memorabile la flemma con la quale elaborò il concetto ma dobbiamo penetrare il suo neurone, lui non sa, lo ignora del tutto, che per categorie sempre più ampie 400 €uro possono ormai fare la differenza fra ridere o piangere una volta di più. Lui la vita la vede dall’alto di stipendi e benefit “intoccabili” e, come tutti i suoi “colleghi”, si avvale di barbieri da 136 mila €uro all’anno (pagati dai cittadini). E… CUPERLO GIANNI detto “il negoziatore”, PIPPO CIVATI “il temporeggiatore”, FASSINA STEFANO “[Carneade!] Chi (era) è costui?”, insomma la così detta “opposizione interna” del Pd. Patetici! Ignavi! Indolenti! Vili! Abulici! Battono i piedi ma è dura mollare la squadra. Quando hanno tentato di farlo si sono sciolti come neve al sole. Il “Chi è costui?” sopportato dal “bocconiano di sinistra FASSINA STEFANO” per voce del lanciatore di facezie “ad libitum” già supponente e arrogante RENZI MATTEO ad una contestazione fantozziana tipo “Scusi… mi si sono incrociati i diti”, la guida scout esclamò in pubblico ed a reti unificate: “Fassina? Chi è Fassina?” Senza neppure pensare a riferimenti manzoniani, tanto meno al filosofo greco Carneade di Cirene visto e considerato che in Argentina declama il “manuale delle giovani marmotte” pensando di recitare una poesia di Borges.
Tranquillizziamoci un attimo, calma! Il messaggio che si vuol lanciare non deve giungere distorto, amplificato, i timpani ne sarebbero infastiditi, quindi verrebbe respinto prima ancora di essere analizzato, cerchiamo di procedere con onestà di eloquio, ragioniamo prima di sputare sentenze.
VENDOLA NICHI! Passato il momento felice che lo aveva visto nuotare in un acquario abbastanza attrezzato, ora non sa più che pesci pigliare, è un “carassio”, comunemente detto pesce rosso, che a furia di girare in tondo nell’angusta e spoglia boccia di vetro dove si ritrova ha assunto colorazione biancastra.
Invece da quando l’attuale Presidente emerito NAPOLITANO GIORGIO nominò QUAGLIARIELLO GAETANO quale “saggio” (niente di meno, il peggiore fra i dieci prescelti) per supportare lo sfacelo MONTI MARIO, avete visto come si è chetato? Lo si osserva uscire tranquillo e sorridente dal Palazzo, camminata ciondolante, una mano in tasca, l’altra a sorreggere il cellulare, parla con noncuranza, probabilmente dei nostri problemi. E pensare che era uno dei più bifidi urlatori pro BERLUSCONI SILVIO. Partecipa al Family Day, con delicatezza, insieme a LUPI MAURIZIO, altro ex affezionato all’uomo di Arcore, e ad un certo GIOVANARDI CARLO, già menzionato.
C’è veramente di che abbattersi. Con il problema enorme della Scuola vi siete accorti della linguista, glottologa e politica italiana nonché Ministro dell’istruzione, GIANNINI STEFANIA? E del Ministro della salute LORENZIN BEATRICE? Ha come massimo titolo di studio il diploma di maturità classica, ma questo conta relativamente, è fidanzata con PICARDI ALESSANDRO, guarda caso assunto in Rai (ma così fan tutti, vedere ALFANO, FORNERO & C. – C. sta per Carovane di parenti dei politici) durante il suo mandato, si era avvicinata alla politica nel 1996 aderendo al movimento giovanile di Forza Italia del Lazio. Ottime credenziali davvero per un Governo guidato dalla sinistra.
No! Mi arrendo! Sono stanchissimo, debole, neppure ho più la consolazione di guardarmi i Talk-show o telegiornali un po’ meno allineati. SANTORO MICHELE ormai fa il verso a sé stesso, inconcludente, ha perso di aggressività, si è “costituzionalizzato”, PARAGONE GIANLUIGI cerca di darsi da fare ma quando a fine trasmissione arrivano i titoli di coda il telespettatore si domanda: “Quindi? Nella buona sostanza? GIANNINI MASSIMO, che è stato chiamato a condurre “Ballarò” al posto di FLORIS GIOVANNI, è soporifero, meglio della melatonina. MENTANA ENRICO con il suo TG de La7 osa qualcosa di più ma conclude sempre “intendiamoci, con beneficio di inventario”.
Lo ribadisco, il mio logorio è arrivato ai livelli di guardia, neppure ho più la forza di indignarmi. Ma lo volete capire o no che i soggetti di cui ho parlato sono una minima parte? Il gruppo al potere, solo quelli, arrivano a un migliaio circa, di molti non ne conosciamo neppure, non dico il volto, ma i nomi; dovremmo rivolgerci a “Chi l’ha visto?” per rintracciarli tutti. Sono un numero spropositato di individui, una vera ed autentica armata, come “l’Armada Invencible” del re di Spagna Filippo II, solo che noi non abbiamo i natanti piccoli e veloci degli inglesi che con la tattica riuscirono a mettere in fuga i vascelli ispanici. Questi si stanno mangiando l’Italia, non ci sono avversari che possano contrastarli, sono fagociti giganti, insaziabili. Se decidessero di utilizzarli per risolvere il problema dell’ISIS, in meno di cinque minuti del califfato islamico non si avrebbe più menzione, mica in combattimento, che credete, non vedo figure eroiche pronte a sacrificarsi faccia a faccia per un ideale, basterebbe riuscire ad insinuare tra le loro fila un buon numero dei marioli, imbroglioni, inquisiti, salta fossi, impresentabili, pregiudicati, incandidabili, indagati, mascalzoni, facilmente reperibili fra loro, così che possano usare l’arma migliore di cui dispongono, la sola che conoscono: Logorare la struttura dall’interno senza correre alcun rischio, come fanno con noi.
No, no, chiudo qui la trasmissione, sono groggy, voi non ci crederete ma nel cercare di tenere sotto controllo questa truppa uno finisce spompato… un momento! Dimenticavo la mia Liguria. Ora abbiamo TOTI GIOVANNI e vi giuro che questo “signore” ha messo a dura prova la mia propensione alla classificazione antropologica. Ogni volta che lo “vedevo” blaterare la mia attenzione non riusciva a staccarsi dai movimenti della bocca, ne restavo ipnotizzato, mi ricordavano qualcosa ma… cosa? Anche se sbuffa e soffia… lo stantuffo no! Pompa per motore diesel ancora meno, da scartare; ventilatore, elica, neanche parlarne, troppo circolari, veloci e rotatori, lui lancia sproloqui radiali. Non può essere alcunché di meccanico. Non mi convinceva, dovevo rovistare altrove, è sotto il suo naso la chiave di tutto. Quella ventosa rapida, aspirante, sputacchiante, che si apre e chiude a calice, insomma era d’uopo indagare in diverso settore. Dove? Diventò una questione di principio. Quando una sera lo rividi annaffiato da GRUBER LILLI mentre bramava quel lepidottero nero di CACCIARI MASSIMO che volava alto nel teleschermo, e il combattivo ANDREA SCANZI che lo contrastava da vicino, ebbi l’illuminazione. Ma sì, nella botanica! Come avevo fatto a non pensarci prima? Mi sarei risparmiato un sacco di sciocchezze. Le piante carnivore! Quei simpatici vegetali che catturano e consumano animali, specialmente insetti ed altri artropodi, somiglianti a molti dei suoi abituali interlocutori, con le loro trappole che, nel caso specifico, sono tutte concentrate in un’unica sottospecie: le fauci del nuovo Presidente della Regione Liguria. A “tagliola”, dove la lingua affilatissima ha una funzione determinante; a “nassa” ed “aspirazione” in cui la vittima viene risucchiata da una struttura in virtù del vuoto di contenuti che si genera al suo interno; pure a “colla” grazie alle papille “appiccicaticce” di cui è dotato il suo canale alimentare. Proprietà, tutte queste, dovute ad una sorta di adattamento ad ambienti malsani quali paludi, sezioni di partito, comitati d’affari, torbiere, congressi ad personam. Che peso mi ero tolto, non avrei immaginato di venirne a capo, in due tempi comunque e con un po’ di fortuna. E adesso che è il mio vicino di casa?
Sono veramente stravolto, basta davvero! Mi taccio per sempre. Fra l’altro mancherebbe all’appello il numero uno RENZI MATTEO ma… che devo aggiungere a quanto già enumerato in precedenza nonché articoli a pioggia? La guida scout corre dritto come una freccia, quella che con la più smaccata improntitudine tende l’arco tra la sinistra e la destra di BERLUSCONI SILVIO.
Voi! Sì voi “onorevoli”, mi state rubando enormi porzioni di vita, oltre tutto il resto, io desidero scrivere di letteratura, arte, poesia, donne, ma… disturbate, siete di ingombro e… costate. L’ ISTAT… a proposito! Di questo Istituto inquadrano sempre e solo l’esterno, l’ingresso. Ve ne siete accorti? Ma chi e che caspita ci sarà lì dentro? E quanti? Sarei curioso di entrarci, potrei sbagliarmi ovviamente ma ho la sensazione che ci stazioni una marea di impiegati, segretarie, dirigenti, manager, fattorini, tutti testa a cuocere solo per dare i numeri a RENZI MATTEO. Ogni santo giorno esce fuori dai TG nazionali un “meno o più zero” virgola qualcosa in relazione alla notizia successiva, dati “a orologeria” come usavano dire anni fa per ogni avviso di garanzia recapitato a BERLUSCONI SILVIO che ora appare con camicia bruna e casco in fibra di carbonio, ha duellato con SALVINI MATTEO per BERTOLASO (buono questo)… poi l’ex cavaliere ha puntato su MARCHINI ALFIO e il MATTEO II si è messo a flirtare con la MELONI GIORGIA (chi altri se non lei?) intanto a “manca” ci si batteva per BASSOLINO fregato alle primarie PD dalla compravendita di voti… tutta gente nuova, il futuro che avanza.
Ecco! Un miracolo riuscito a RENZI MATTEO, dobbiamo ammetterlo, è che pur introducendo alcuni giovani ha fatto subire a questi una “mutazione” ovvero li ha educati ad adeguarsi al “vecchio” stile, anzi oltre, è riuscito a portarli al primo ventennio. Tipo i “soggetti” dei quali abbiamo dibattuto e innumerevoli altri. ORFINI MATTEO detto “il silenzio è d’oro”, RICHETTI MATTEO soprannominato “Spugna”, nostromo e braccio destro di capitan Uncino, infatti assorbe con estrema facilità ogni corbelleria gli venga indirizzata.
Gli altri che accipicchia faranno? GHEDINI NICCOLÒ lo sappiamo, gli affari suoi. LETTA ENRICO anche… POLVERINI RENATA che da ex Presidente regionale ignorava l’enorme deflusso di denaro pubblico dai suoi più stretti collaboratori a proprio esclusivo vantaggio. Eh, sì! Chissà quanti ne dimentico di quelli che sono sul palcoscenico e dietro le quinte di questo teatro. Intanto vi faccio notare che ogni volta che li inquadrano sono sempre sorridenti, realmente, anche a Strasburgo, Bruxelles, e Lussemburgo (Già! Perché il Parlamento Europeo dispone di tre sedi) battute tra loro, pacche sulle spalle, bacini a vanvera; vivono tutti in un mondo “a parte”, per questo in un post ho scritto a lettere cubitali “Sono strafatto di me stesso”, superata la soglia di sopportazione, è una questione di dignità, e non ho considerato Quirinale, Viminale e l’indotto che ruota intorno al carrozzone della politica, sindaci, assessori, Province, Regioni, perfino l’esercito di fameliche femmine che stanno sul libro paga degli italiani, a nostra insaputa ovviamente.
In fondo solo fra deputati (nr. 635) e senatori (nr. 315), Camera e Senato, per un totale di 945 soggetti (negli USA poco più di 500) non è possibile elencarli tutti. Quirinale, Viminale, segretari, sottosegretari, medici, barbieri, scorte… sindaci, assessori, regioni, province e i loro “fornitori”, una piccola Nazione. Aggiungi la marea di vescovi, cardinali, monsignori, cappellani militari, ecc. un’altra nazione perché il Vaticano lo manteniamo noi. Enti misteriosi, occulti. In Italia credo che la metà dei cittadini sia parassita in toto dall’altra metà. L’alternativa… fare qualcosa che passi alla storia, il mio sogno, imprevedibile, inedita, più per la nostra dignità che per loro. Ho avuto modo di confrontarmi con assessori, appunto, i quali difendono il PD oltre ogni logica quando perfino il triceratopo D’ALEMA MASSIMO ne ha condannato la linea politica. E con tutto quello che costui guadagnerà se ne è accorto solo ora che il MATTEO nazionale è un imbonitore stile il BERLUSCA? Presuntuoso come lo sono i mediocri, arrogante alla stregua degli insicuri.
Venticinque anni fa qualcuno disse “scendo in campo” e ne venne fuori un affollamento di indegni che nessun popolo credo abbia mai visto alla guida del proprio Paese. E pure si riproducono, più fertili dei conigli. Ormai ho varcato il confine, sto esplodendo, permettetemi almeno di prendergli le giuste misure, offenderli, stracciarli, sminuzzarli, mettergli uno specchio davanti affinché si rendano conto dei figuri ridicoli e perversi quali sono, sfigati, infetti, portatori di virus, esseri inferiori, migranti delle poltrone del Parlamento, “buchi neri” dell’ingordigia, tarli dei neuroni, cortocircuiti delle sinapsi, “materia oscura” perfino al migliore degli scienziati, idrovore di tangenti, “sistemi binari” di malefici accordi, “onde gravitazionali” di egoismo, ignoranza, presunzione.
Chiudiamo una volta per tutte con immagini del Parlamento. È davvero questo il massimo della intellighenzia politica che il nostro Paese riesce ogni volta ad esprimere? Adesso tocca a noi, dobbiamo assolutamente sgombrare il campo con tutti gli strumenti che la democrazia mette a disposizione se non accade qualcosa che li cacci dall’occupazione abusiva dei Palazzi. Poi passare il tosaerba, diserbante e pure l’aspirapolvere a meno che non si preferisca essere conniventi con chi ci rappresenta. In questo marciume… quale alternativa per ricominciare a vivere da persone degne?
Che costo avrà questo coacervo? Qualcuno lo sa? Se lo è mai chiesto? Solo gli astronomici emolumenti che percepiscono sono una rapina. Tutti sprofondati nelle poltrone, aggrinfiati alla loro porzione di potere acquisita, aggiungiamo vitalizi, leggi che valgono solo per loro, reversibilità pure per i nipoti… e ciò che ancora ignoriamo.
Avevo iniziato raccomandando a me stesso di non alzare i toni, evitare termini volgari, vocaboli osceni, ordinari, tali da offendere il senso comune. Capisco quanto sia opportuno e “diplomatico” servirsi di parole acconce così da addolcire anche la più cruda delle verità ma, scusate care amiche ed amici, oggi non sono riuscito a controllarmi, neppure ho intravisto altro modo di descrivere le mosse di questi pezzi di merda che ci governano. Domani chissà…

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

RIPRODUZIONE RISERVATA

PAOLA MICOLI (Fatina del bosco – in attesa della sua biografia)

PAOLA MICOLI
(Fatina del bosco – in attesa della sua biografia)

Tutte le persone, anche le peggiori fra noi, hanno momenti in cui desiderano ritornare bambini. Credo sia non solo la necessità di allontanarsi dalla lotta per la sopravvivenza che, più o meno velatamente, la società impone all’individuo in conformità alla sua appartenenza al regno animale ed alla legge universale che reclama inarrestabile competizione, ma pure un rigurgito di quella che definiamo “anima” la quale esige una pausa, desidera attimi in cui ritornare all’innocenza adolescenziale, riappropriarsi della propria verginità. Quando poi capita, come è successo a me, di incontrare l’eccezione a questo assunto allora la mente si immerge in una dimensione incantata di cui non conosceva l’esistenza e ci si accorge che un altro mondo è possibile, necessario e imprescindibile.
Si chiama Paola Micoli, soprannominata Fatina, genitori di origine pugliese, contadini e piccoli imprenditori, nata in Svizzera dove la famiglia si trasferì. Cresciuta in una fattoria immersa nel verde, facente parte di un villaggio di agricoltori in cui tutti si conoscono e convivono in completa armonia, già in tenera età cominciò a conoscere le piante, ogni loro caratteristica, distinguere l’alternarsi delle stagioni dalla trasformazione che le cose subiscono, si ammaliava ad osservare i riverberi del sole filtrati dal fitto fogliame, i primi fiori selvatici che in primavera fanno capolino attraverso il manto erboso, i frutti, le varie forme della natura. Il fratello maggiore frequentava gli amici e si dedicava agli studi, terminati i quali imboccò la strada di missionario laico come insegnante presso orfanotrofi dell’America Latina.
Suo padre, orgoglioso e affascinato da tale predilezione della figlia verso le meraviglie dell’ambiente circostante decise di costruirle una casetta di legno su una grande quercia che diventò il regno di Fatina e lì il tempo si fermò, non ne venne più registrato lo scandire se non quando rimase orfana del genitore. Il suo dolore fu grande, totale, e autentico conforto lo ricevette dagli esseri di un’altra comunità, lassù, in quel nido fra i rami. Come nelle fiabe furono molti gli animali che ogni giorno andavano a trovarla, castori, conigli selvatici, i solitari e notturni ghiri, donnole, ricci. Imparò ad ammirare i colori e le abitudini dei cervi volanti, le salamandre alpine, ed a distinguere ogni tipo di insetto che fra latifoglie e conifere piuttosto che nella bassa vegetazione procedevano instancabilmente a partecipare all’equilibrio di un ecosistema perfetto dove vige la legge dell’Universo.
In questo mondo Fatina imparò ad ascoltare i suoi nuovi compagni, scoprì e interpretò i versi di ciascuno distinguendone i segnali, intese i diversi idiomi anche riconoscibili dal loro comportamento, in tal modo le parlavano e lei assimilò ogni manifestazione, modo di esprimersi per cui arrivò a dialogare anche senza emettere suoni ma con la sola trasmissione del pensiero, la gestualità, l’affinità che si era venuta a creare.
Intanto gli anni passavano e Fatina divenne una bellissima fanciulla, la sua figura magica come l’ambiente in cui crebbe e tuttora vive la plasmò nella stupefacente donna di oggi, lineamenti perfetti racchiusi in un corpo dalle sorprendenti fattezze che trovano nelle proporzioni del suo fisico la compiutezza della forza generatrice femminile. I suoi capelli, fluenti come cascate di soavità, sono castano chiaro ma durante l’estate, quando il sole è alto sul filo dell’orizzonte e i suoi riverberi li irradiano con più potenza essi diventano biondi. Il viso ha lo splendore e l’immutabilità delle antiche statue greche che si possono ammirare solo nei musei ed i suoi occhi strabilianti, profondi, sprigionano la dolcezza infinita che abita dentro lei in un trionfo di riflessi da rischiarare finanche il giorno. Per questo passa inosservato il fatto che non abbia mai usato orecchini, anelli, braccialetti, monili in generale, orologio al polso e, tranne un leggero tocco di matita alle palpebre, non usa trucco, neppure rossetto alle labbra in quanto già la sua presenza è un prezioso ornamento della Terra. Una semplice collana, a sostenere il simbolo della croce di Gesù o un cristallo di rocca, guarnisce il suo collo che potrebbe essere stato disegnato o scolpito solo dalla mano di un grande e geniale artista.
Fatina è cresciuta con la sua mamma, donna profondamente cattolica e rigorosa, e la presenza assidua di un’anziana amica di famiglia e vicina di casa di nome Eveline dalla quale rimase affascinata per la sua costante allegria forse legata al rispetto della tradizione ellenica e il culto dei quattro elementi, Fuoco, Terra, Aria e Acqua che aggregano l’esistente e coesistono nell’etere, la quintessenza che, secondo Aristotele, si andava a sommare agli altri inglobandoli. Fu così che Fatina fece suo l’insegnamento di Empedocle: “Conosci innanzitutto la quadruplice radice di tutte le cose: Zeus è il fuoco luminoso, Era madre della vita, e poi Idoneo, Nesti infine, alle cui sorgenti i mortali bevono” [Empedocle, frammento].
Paola vive dei proventi della piccola azienda di tessuti della quale abbiamo parlato, eredità di famiglia. Ha frequentato le elementari e dopo la scuola dell’obbligo studiò mineralogia e botanica. Esegue dolci melodie con il violino che la domenica rimbalzano tra le volte delle chiese durante le funzioni. Fatina dipinge, disegna, ma l’occupazione che predilige è aiutare il prossimo, i più bisognosi, gli ultimi, per i quali prepara quasi giornalmente pagnotte e prelibati pasticcini che porta con sé a Zurigo e Berna distribuendoli ai mendicanti. Alleviare le pene delle persone malate e soprattutto confortare le prostitute, obbligate dalla necessità a vendere il proprio corpo per procacciarsi cibo e sostentamento dei figli lo considera un dovere. Non di rado si reca nelle loro abitazioni a suonare il violino regalando note liete al loro cuore provato dalle vicissitudini della vita.
In un mondo sovrastato dal vero monoteismo del Dio denaro molti sono i modi di prostituirsi, sia con il corpo che la mente e dignità, senza dubbio le persone cui Fatina dona la sua amicizia ed a volte pure sostegno economico sono mentalmente più oneste di molte altre, donne e uomini, che vendono la loro vita, integrità, valori morali, per rincorrere ricchezza e potere. Considerate disonorevoli al contrario esse rappresentano per tanti individui con difficoltà di confrontarsi con l’altro sesso la sola risorsa di trovare un po’ di calore umano, uno sfogo, anche il sogno, la speranza in mancanza dei quali potrebbe trasformarli in frustrati e depressi indotti a scaricare in diversi modi la rabbia dell’isolamento cui sarebbero costretti. Raramente la gente si guarda allo specchio per scrutare il proprio volto ma sono molto bravi nello scoprire le rughe e cicatrici in quello degli altri.
Così come per gli animali Fatina comunica con i suoi simili in varie lingue che parla e scrive correttamente. Il dialetto svizzero, l’italiano appreso dalla mamma, tedesco francese e inglese obbligatori negli istituti frequentati successivamente alla scuola dell’obbligo, ed infine rudimenti di arabo, turco e celtico che ha voluto imparare per sua passione. Il salotto di Fatina è la sua casa nel bosco, suoi amici sono la natura e gli animali, la sua fonte i fiumi e laghi incantevoli che abbondano nel territorio, le varie sorgenti fra rocce calcaree e granitiche dai mille sfavillii dei minerali inclusi, la fede è in ciò che ha appreso da tutto quanto la circonda e l’amore risiede nel suo animo puro e generoso.
Purtroppo la vita rincorre i suoi percorsi obbligati e imperscrutabili che a volte farebbero precipitare nello sconforto chiunque ma non la nostra Fatina che dal suo modo di concepire l’esistenza ha attinto forza, volontà e risorse che le consentono di affrontare serenamente ogni avversità, anche le più maligne. Da circa sei anni Paola accudisce la sua adorata mamma colpita da un tumore inoltre nell’autunno scorso proprio alla nostra Fatina venne`diagnosticata una patologia rara, ereditaria, che potrebbe lentamente portarla alla perdita della memoria. Si spera e ci auguriamo tutti che la sua dolcezza e sensibilità elargiti quali bagliori di una personalità unica, e con l’aiuto della scienza, possano allontanare il male dalla nostra insostituibile amica.
Anche se con modeste parole mai degne del valore ed eticità della sua persona eccovi presentata Paola Micoli, designata la Fatina del bosco.
Comunico a tutti che ha comunque deciso di raccogliere ogni particolare del suo mondo favoloso in una biografia che sarà pubblicata a breve la cui lettura regalerà forti emozioni facendoci viaggiare oltre gli angusti limiti imposti dalla crescente urbanizzazione.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Paola Micoli

RIPRODUZIONE RISERVATA – PUBBLICAZIONE AUTORIZZATA A PAOLA MICOLI

COMMENTO A L’AMACA DI MICHELE SERRA – IMAM E VIP (della serie “Il marchese del Grillo)

COMMENTO A L’AMACA DI MICHELE SERRA
IMAM E VIP (della serie “Il marchese del Grillo)

La chiusa di Serra Michele “…non è sulla base del timor di Dio ma su quella del rispetto degli uomini che non uccidiamo” mi lascia alquanto perplesso. Non ho voglia né tempo di star qui a fare piroette linguistiche per spiegare che i modi di annientare o uccidere persone sono infiniti e imperscrutabili come le vie del Signore però mi riesce impossibile trattenermi dal dire che da noi vige la regola non scritta (ma più forte della Costituzione) citata da Onofrio del Grillo, magnificamente interpretato da Alberto Sordi, nel film “Il marchese del Grillo, 1981” ossia:
“Me dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo!”
Oggi tale locuzione ha raggiunto la massa di un “buco nero” considerando che la Guardia di Finanza sta effettuando ulteriori controlli (TGCOM 24 data odierna) presso la sede centrale di “Banca Etruria” scattati per ordine della Procura di Civitavecchia (Roma) la quale ha avviato un procedimento per truffa e istigazione al suicidio di Luigi D’Angelo. Il pensionato si è tolto la vita dopo aver saputo di aver perso oltre 110 mila €uro (tutti i suoi risparmi) per l’azzeramento delle obbligazioni subordinate dell’Istituto di Credito.
Ora sembrerebbe (condizionale) che diversi VIP del nostro Paese (compresi politici e noti conduttori televisivi) siano stati avvisati per tempo (circa 48 ore prima del tracollo) e rimborsati di quanto investito. Da ciò che ho ascoltato al TG de La7 (ore 20 del 16 c.m.) ciò che più mi ha colpito è che il sig. D’Angelo avrebbe lasciato una lettera ai propri congiunti nella quale, tra le altre cose, si raccomanda di “badare ai suoi cani”.
Ecco! Nel nostro Paese un pensionato “non è un cazzo!” mentre per l’amico Luigi i suoi animali erano ragione di vita.
R.I.P.
16 giugno 2016

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

P. S. Vengo a conoscenza da “IL FATTO QUOTIDIANO” di oggi 17 giugno 2016 che, contrariamente a quanto divulgato ieri da TGCOM 24 e La7, l’Istituto di credito in questione è la “Banca Popolare di Vicenza” anziché “Banca ETRURIA” anche se la sostanza non cambia. L’unica differenza è che nessun risparmiatore truffato da quest’ultima ha raggiunto, per fortuna, il livello di disperazione del povero Luigi D’Angelo.

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

RIPRODUZIONE RISERVATA 

L’INFORMAZIONE ITALIANA

L’INFORMAZIONE ITALIANA

Mah… leggere le esternazioni di Serra Michele sta diventando quasi divertente se non fosse tragico constatare che un giornalista, aggrinfiato alla strenua difesa del becero renzismo sia anomalia tutta italiana. Di solito chi fa il suo mestiere dovrebbe essere quasi un intellettuale invece che la voce perennemente bendisposta nei riguardi del quadrumvirato Renzi, Boschi, Alfano, Verdini & C.
Benigni Roberto non è un cittadino qualunque ma trattasi di personaggio pubblico che ha declamato la “Costituzione più bella del mondo” in TV (pubblica) la medesima che da cinquant’anni ha relegato il Nobel Dario Fo nello scantinato dei “reietti”. Non solo ma, dopo aver detto di votare “NO” conformemente al suo pensiero, ha successivamente comunicato, ospite fra gli studenti, che il cuore gli suggerirebbe il “NO” ma la mente “SÌ”, poi ha deciso per quest’ultima opzione. E di chi è la colpa? Del premio Nobel Dario Fo. Complimenti Serra Michele, le miserie da che parte stanno? In chi cerca di difendere la Costituzione più bella del mondo o nel giornalismo assai “accondiscendente” nei riguardi di chi sta al Potere? Mah…

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza L’AMACA di Serra Michele ricavata dal web

RIPRODUZIONE RISERVATA 

COGNOME E NOME BENIGNI ROBERTO – (l’equilibrista perfetto)

COGNOME E NOME BENIGNI ROBERTO
(l’equilibrista perfetto)

   L’ora tarda, l’estate vicinissima, fra meno di tre settimane il giorno comincerà ad accorciarsi nuovamente per dare sempre più spazio alla notte in un ciclo inarrestabile, monotono, implacabile come la mediocrità della stragrande maggioranza degli umani che, ahimè, è composta proprio da quegli individui che assurgono al Potere, guadagnano immeritati riconoscimenti, successo facile, denaro, notorietà.
Ho scritto poco su BENIGNI ROBERTO (*), anzi quasi nulla, e stasera desidero fargli sapere il miserabile che è, a sua insaputa naturalmente come tutti i cialtroni ma… nel caso specifico in modo diverso, camaleontico, subdolo, spregevole, viscido. Il nostro pagliaccio nazionale, alla stregua di Lacombe Lucien (*), ha raggiunto la propria gratificazione ed ora riposa in pace. Però sento il dovere di intrattenervi ancora per dargli l’ultimo saluto da comico fasullo, equilibrista del pensiero unico, celebrando un requiem secondo il rito liturgico della Chiesa cattolica visto e considerato che nelle sue esternazioni televisive e cinematografiche si è aggrinfiato a tutti gli appigli possibili, finanche papa Francesco.
Benigni! Intanto non sei meritevole del premio Oscar, oppure sì per il valore che ha nel finto mondo di Hollywood dove può anche capitare che per sbaglio venga assegnato a veri registi nostrani come Salvatores e Sorrentino. Se Trump dovesse diventare Presidente USA saresti a cavallo, dollari a pioggia, con il pubblico formato dal suo elettorato faresti il pienone. In ogni caso la mia affermazione trova riscontro nella sdegnata constatazione proferita da un vero uomo e artista di ben altra statura morale e intellettuale quale è stato il compianto Mario Monicelli: «…Non come quella mascalzonata di Benigni in “La vita è bella”, quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi, ma… l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà…» Penso basti e avanzi.
Benigni! Sei un pusillanime ma sappiamo, come disse il Manzoni del suo personaggio, che «Il coraggio o ce l’hai o non te lo puoi dare» e questo pregio sembra essere il grande «assente» di questi lustri ma non è problema tuo, mai l’hai avuto. Infatti quando per due serate su Rai1 recitasti «I Dieci Comandamenti» te ne sei guardato bene dal precisare che il secondo «Non nominare il nome di Dio invano» è stato modificato dagli «occidentali». L’originale, per molti il Verbo, recita: «Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose… non fate immagine di me!» (1) Lo sapevi? Ma sì che ne sei a conoscenza! Quando giungesti al punto te la cavasti con quattro sguscianti parole, hai sorvolato, insomma non te la sei sentita, quindi conosci pure il motivo di tale «ritocco». C’è una bella differenza, non credi? È un di più aggiungere che i mussulmani rispettano l’autentico. Strano a dirsi di questi tempi ma non adorano simboli pagani, statue della Vergine, gigantesche croci scolpite e attrezzate di pesanti statue del Cristo sofferente, sorrette da portatori ingobbiti, tintinnio degli addobbi, foglie dorate o d’argento alle estremità dei legni, Madonne piangenti, reliquie di Santi, mummie di Beati o Dottori della Chiesa.
Benigni! La «Divina Commedia»… Ci hai voluto dimostrare di conoscerne lunghi brani a memoria, l’hai spiegata (di certo non a me e gli amici che mi leggono), anche discretamente in alcuni passaggi ma… sudavi, hai fatto un grosso sforzo, encomiabile, lo ammetto… purtroppo non c’erano cuore, anima, sentimento, soprattutto ti è mancato ciò che il sommo Poeta possedeva: «La capacità di indignarsi!» E in quell’opera immortale avresti avuto modo di sbilanciarti facendo anche un solo, piccolo, timido riferimento alla squallida politica in cui siamo immersi, uno stagno marcescente privo di etica, cultura, onestà, le esatte inadeguatezze che, secondo una precisa logica morale aristotelica, aveva puntualmente denunciato Dante Alighieri nel primo dei Tre Regni dell’Oltretomba da lui visitato: l’inferno.
Benigni Roberto! Non mi fanno più ridere le espressioni da ebete che fai da anni, il saltellare continuamente, buttarti in braccio ai conduttori televisivi, strizzare i coglioni a Pippo Baudo e tante altre ripetitive arlecchinate. Ho pensato che potessi essere “qualcosa” di più. Sei finito, terminato, ti ringrazio di avermene dato la prova regina, saltare a piè pari dal sig. Enrico Berlinguer a Renzi Matteo, l’ultima farsa. Adesso puoi andare, acconciati pure normalmente, in particolare la ridotta capigliatura da scavezzacollo, abbiamo compreso l’opportunista, assennato e furbo interessato quale sei. Da oggi in poi Johnny Stecchino è defunto, per nostra fortuna, finalmente riuscirai a far ridere il rigurgito nazifascista in atto ovunque. Ulteriore obiettivo centrato in pieno.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web

(1) Esodo 20, 2-17 Il Decalogo > Deuteronomio 5, 2-21 – edizione 1968 – Casa della Bibbia – Ginevra, Genova.

(*) Cognome prima del nome ha un ben preciso significato (vedere nota).

RIPRODUZIONE RISERVATA SE NON PER CONDIVISIONE INTEGRALE SU FACEBOOK

Nota (per chi volesse saperne di più):
Conoscete il significato del «cognome prima del nome» e chi fosse Lacombe Lucien? Ve lo spiego in ogni caso:
«Cognome e nome Lacombe Lucien» è una pellicola del 1974 diretta da Louis Malle. Fu candidato al premio Oscar come migliore film straniero (non espose alcuna bandiera a stelle e strisce). Il nome si antepone sempre al cognome in quanto forma regolare per identificare la persona «retta» o «normalmente onesta». In questo caso il regista decise di intitolare la sua opera (bellissima) facendo precedere al nome il cognome del personaggio principale in segno di spregio verso un uomo indegno, privo di ideali, senza alcun senso morale, ignorante e inconsapevolmente capace di qualsiasi efferatezza.
Giugno 1944. In un paesino del sud-ovest della Francia, vicino al confine spagnolo, vive il diciassettenne Lucien Lacombe, inserviente in una casa di riposo per anziani. Egli trascorre parte del suo tempo a uccidere piccoli animali con la fionda o con il fucile. Ignorante e illetterato è in cerca di identità, anela imprese «eroiche» che lo facciano emergere, uscire dalla condizione umile in cui versa, ottenere rispetto. Pur privo di consapevolezza politica, il ragazzo decide di aggregarsi ai partigiani recandosi presso l’abitazione del maestro Peyssac e rivolgergli la richiesta, ma viene respinto. Al ritorno, in seguito alla foratura di una gomma della bicicletta, Lucien arriva in paese dopo l’inizio del coprifuoco. Fermato dalla polizia, finisce nell’albergo occupato dal comando della Gestapo e lì viene colpito dalla vita lussuosa che conducono i collaborazionisti dei tedeschi i quali con la loro arroganza esercitano pure il potere di prevaricare i deboli e gli indifesi. Nel gruppo dei dipendenti della Gestapo troviamo alcuni balordi (come i molti che occupano palazzo Chigi, Madama, Montecitorio e finanche il Viminale. Per il Quirinale mi astengo) cui più che l’ideologia nazista interessa il denaro. Invogliato a bere, il giovane si ubriaca e involontariamente fa il nome del maestro Peyssac, che viene arrestato e torturato. Il destino di Lucien è bollato in quanto, senza porsi alcuna domanda, comincia a prendere parte alle azioni repressive assieme ai suoi camerati, si dà al saccheggio e uccide vari resistenti catturati. Per farla breve il giovane Lacombe si sente finalmente «potente».
Egli vive gli ultimi travagliati giorni di guerra civile e vede i suoi camerati cadere uno ad uno sotto i colpi dei partigiani e, nel momento in cui giunge dove si torturano i prigionieri e un combattente segnato dalle percosse cerca di convincerlo a ravvedersi chiedendogli come mai avesse deciso di collaborare con i tedeschi, Lucien lo imbavaglia perché non vuole ascoltare il destino assegnatogli, sua intenzione è quella di giocare ancora al «superuomo». Appena uscito dalla stanza, assiste all’irruzione di partigiani nell’albergo abbandonato dai tedeschi mentre i suoi ultimi camerati, intenti a ubriacarsi, vengono trucidati.
Scampato al blitz si ritrova, nel corso di una rappresaglia nazista, insieme a un ufficiale delle SS al fine di effettuare alcuni arresti. In una appartamento che stanno perlustrando viene rimproverato per l’orologio tolto ad una vittima che Lucien si mette in tasca e che il tedesco pretende gli venga consegnato. Questo fa scattare in lui la gelosia contadina, primitiva, ancestrale per le «cose», le «masserizie» da conservare ed avverte una forte disillusione nei riguardi degli «invasori», l’unica emozione che Lucien prova nella sua miserevole vita. Per la prima volta prende autonomamente la decisione di uccidere il tedesco e fuggire verso la Spagna dove vivrà i suoi ultimi giorni.
Louis Malle ha composto in questo film la figura perfetta del tipo di umani che rincorrono la loro identità nutrendo una sorta di rancore nei riguardi del consorzio umano, sfogano i loro bassi istinti in modo del tutto inconscio, non sanno distinguere fra il bene e il male, hanno difficoltà a discernere, esattamente come il 70% circa di analfabeti funzionali, di ritorno e non, che abbiamo in Italia. È superfluo aggiungere che tale «fenomeno» investe pure gli appartenenti alle classi agiate, in diversi gradi e manifestazioni e per svariate cause. Da qui il mio paradigma iniziale poiché individui che creano danni al prossimo senza rendersene conto sono comunemente definiti «miserabili», «meschini», «abietti». Victor Hugo docet.

Precisazione:
Benché Lacombe Lucien sia un personaggio inventato da Malle, dai titoli di coda si apprende che l’individuo interpretato dal protagonista fu poi arrestato dai partigiani e fucilato il 12 ottobre 1944.

Mauro Giovanelli – Genova
mauro.giovanelli@gmail.com

RIPRODUZIONE RISERVATA SE NON PER CONDIVISIONE INTEGRALE SU FACEBOOK

SURNAME AND NAME ROBERTO BENIGNI
(perfect equilibrist)

At this late hour, summer, in less than three weeks, the day will begin to shrink again to give more room for the night in a relentless, monotonous, relentless as the mediocrity of the vast majority of humans who, alas, is composed by those individuals who have acquired such power, they gain undeserved accolades, easy success, money , notoriety.
I wrote little about BENIGNI ROBERTO (*), indeed almost anything but tonight i want to let him know the wretch who is, unbeknownst to him, of course, like all scoundrels but… in this case differently, chameleon-like, sneaky, slimy. Our national clown, as Lacombe Lucien (*), reached his own gratification and now rest in peace. However, i feel it my duty to entertain yet to give him a last farewell from comedian bogus, equilibrist of the single thought, celebrating a requiem mass according to the Liturgical rite of the Catholic Church considering that in his utterances and television has hooked all the holds possible, even papa Francesco.
Benigni! Meanwhile you’re not deserving of an Oscar, or Yes for the value it has in the fake world of Hollywood where it can even happen that inadvertently being assigned to real local filmmakers as Salvatores and Sorrentino. If Trump were to become U.s. President’d on horseback, dollars, with the audience formed by his electorate would you do a full house. In any case my assertion is reflected in indignant observation made by a real man and artist of quite different moral and intellectual stature which was the late Mario Monicelli: «…Not like that piece of rascality of Benigni in “life is beautiful”, when he finally does get to Auschwitz a tank with the American flag. That field, that piece of Europe the freed Russians, but… the Oscar win with the stars and stripes, changing reality…» I think it suffices and leftovers.
Benigni! You’re a cowardly but we know, as her character’s Manzoni, who «The courage or you or you can’t give» and this advantage seems to be the great «absent» of these shines but isn’t your problem, never get it. In fact, when for two evenings on RAI1 starred “the Ten Commandments” did you get a good look from the second «you shall not take the God name in vain» was amended by “Westerners”. The original, for many the Word, read: «Do not make any graven image, or any of the things that are up there in heaven or on the earth beneath; don’t you prostrate before such things … don’t make image of me! » (1) Did you know? But yes that you know! When you arrived to the point you bring you took out with four words, you flew over, so you didn’t hear it, so do you know the reason of this “remodelling”. There’s a big difference, isn’t it? Is one more added that muslims respect the authentic. Funnily enough these days but do not worship pagan symbols, statues of the Virgin, giant carved crosses and equipped with heavy statues of the suffering Christ, supported by bearers, ornaments, gold leaf and silver clinking on the ends of the wood, weeping Madonnas, relics of Saints, Beati mummies or doctors of the Church.
Benigni! The «Divina Commedia or Divine Comedy»… We wanted to demonstrate knowledge of their long tracks by heart, you’ve explained (certainly not me and friends i read), also discreetly in some passages but… you were sweating, you made a big effort, commendable, i admit… unfortunately there were heart, soul, feeling, especially did you miss what the poet had «the ability to be indignant!» And in that immortal work you got to book up on one side by a single, small, timid reference to shabby politics in which we are immersed, decaying pond devoid of ethics, culture, honesty, the exact inadequacies that, according to a precise moral logic of Aristotle, had promptly denounced Dante Alighieri in the first of the three Realms of the underworld he visited: Hell.
Benigni Roberto! Don’t make me funnier dead expressions that make for years, bounces, throw you in the lap of TV hosts, squeeze his balls to Pippo Baudo and many other repetitive harlequinades. I thought you might be something more. You’re done for, finished, i thank you for giving me the trial queen, skip to footer equal by Mr. Enrico Berlinguer to Renzi Matteo, the latest farce. You can go now, styled as well as normal, in particular the low hair from misbehaving, we realized the opportunist, sensible and clever interested you. From this day forward Johnny Stecchino is deceased, lucky for us, finally can you make people laugh the Nazi-Fascist regurgitation in place everywhere. Additional objective centered in the middle.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Picture show from the web

(1) Exodus 20, Deuteronomy 5, 2-17 2-21 the Decalogue > Edition 1968 – House of the Bible – Geneva, Genoa.

(*) Surname before name has a precise meaning (see note).

ALL RIGHTS RESERVED UNLESS FULL SHARE ON FACEBOOK

Note: those who want to know more about “Surname and name Lacombe Lucien” is invited to see the movie, director Louis Malle.

IN MORTE DI MARCO PANNELLA

IN MORTE DI MARCO PANNELLA

Non ho mai condiviso la locuzione “I morti sono tutti uguali”, anzi mi ha sempre particolarmente disturbato, infastidito poiché pregna di tutte le ipocrisie dei rimasti vivi i quali si arrogano il diritto di spogliare il defunto della sua personalità, appiattirlo, ovvero superare finanche la natura che già gli fa assumere posizione orizzontale provvedendo, per sovrapprezzo, ad annullare pure ciò che egli è stato e voluto essere. Una carogna che trapassa vuole rimanere la carogna che è stato, così il benpensante, l’illuminato, il moralista… invece gli tocca subire il torto di diventare, nel ricordo, qualcos’altro che lo accomuna, unifica ai nuovi compagni di chi sa quale misterioso viaggio.
Poi ci sono dissimili esempi di persone che salgono sull’autobus infernale per sfidare il mistero ultimo, e dipende da ciò che lasciano nell’animo di coloro che restano alla fermata in attesa del prossimo carico, o il successivo, ovvero i diversi gradi di quella inevitabile sensazione di “mancanza”, chiunque essi siano stati, che assale durante l’attesa.
Sto scrivendo queste poche righe in quanto ho appena saputo che è morto Marco Pannella e la notizia mi ha fatto passare in un balzo da ciò che ero l’attimo prima a quel che sono adesso ovvero monco di qualcosa che è andata via con lui. Il primo pensiero mi ha ricondotto ai suoi estenuanti digiuni, scioperi della fame e della sete, le nuvole delle innumerevoli sigarette che ha bruciato nell’affrontare con caparbietà gli ideali più veri pertanto assurdi nel contesto sociale tanto sordo alle sofferenze del prossimo quanto generoso nello spendere vane e scontate parole nel commemorare chi ha “tolto il disturbo”.
Caro amico, aspettati nei prossimi giorni una valanga di discorsi celebrativi che nulla avranno a che fare con il tuo essere stato ma, come ben sai, è un obbligo che i timorosi e ipocriti demandati a tale incombenza, gli uomini di potere, devono e possono onorare solo in questo modo. Porta pazienza, passerà in fretta.
Da parte mia avverto l’esigenza di dirti: “Ciao Marco, sei un personaggio così diverso e affrancato dalla mediocrità che mi sento deprivato di un ottimo compagno, anche un po’ folle, come del resto sono io. Ultimamente eri perfetto con il codino. Che aggiungere? Nulla! Buon viaggio, mi faccio una canna in tuo onore. Mi mancherai ma questa è la vita e… la morte”.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “IN MORTE DI MARCO PANNELLA” è stato pubblicato il 20 maggio 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

Immagine in evidenza ricavata dal web

RIPRODUZIONE RISERVATA