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CHE FINE HA FATTO L’AEREO DI RENZI?

CHE FINE HA FATTO L’AEREO DI RENZI?

Non ve lo siete chiesto! Dite la verità. Vi è sfuggito che l’immagine dell’aereo di Stato fortemente voluto da Renzi Matteo non sia più comparsa nei vari telegiornali sostituita da quella di un Gentiloni dimesso, giacca untuosa raggrinzita a tergo, sempre a piedi, passo lento, strascicato al punto che finanche il suo stanco e spossante parlare lo precede di un quarto d’ora per scomparire al suo giungere ai microfoni, espressione camelide, alpaca direi, anche lama.
Ma… il mistero è stato svelato al MO MATH (National Museum of Mathematics in Manhattan) dove una pista ciclabile permette di essere percorsa con ferreo destriero provvisto di ruote quadre. Infatti la seconda prova scritta 2017 inflitta ai nostri maturandi del liceo scientifico vola “Sulle tracce di un problema su bici con ruote quadrate e funzione trascendente”.
Adesso… forse non sono molto in forma stasera ma voglio credere che tale geniale pensata sia in relazione al possibile (non auspicabile) rientro della guida scout nel “vivo” del mercato della politica peninsulare. Quindi dando per scontato che l’ex premier neppure possa immaginare cosa sia una “funzione trascendente” avendo egli di sovrumano solo innata furbizia nel “servire”, se ne deduce che tale “mezzo” di trasporto e relativa base saranno utilizzati per far sì che nel corso della prossima campagna elettorale (ha da passà ‘a nuttata…) possa egli dimostrare il “nuovo” che promette da anni. In perfetto sincronismo con il cubico abito mentale che lo caratterizza. Pertanto vedremo la sua poliedrica sagoma circolare su cotanto mezzo per passare piè pari allo Shuttle di Stato qualora i soliti polli ci cascassero di nuovo.
Prossimo “saggio” tecnologico 2018?
“Sulle tracce di un problema su bici con ruote triangolari e funzione esacerbante”

Mauro Giovanelli – Genova
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NUOVE RIVOLUZIONI

NUOVE RIVOLUZIONI

Papa Francesco sta studiando una nuova rivoluzione per la Chiesa (Corriere della Sera, 17 giugno 2017):

“Secondo una nota della Santa Sede un decreto che consenta di scomunicare per «corruzione e associazione mafiosa». È uno dei possibili sviluppi che il gruppo di lavoro riunito in seminario sulla corruzione in Vaticano sta elaborando.”

Sto pensando… non sarebbe giunta l’ora, senza perdere tempo in estenuanti ed inutili “seminari”, dare avvio ad una “nuova” rivoluzione che liberi la Penisola da parlamentari corrotti, corruttori, voltagabbana, bugiardi, vili, pressapochisti, ignoranti, in permanente ed effettivo conflitto di interessi, intrallazzati, starnazzanti, ipocriti, strapagati, strabeneficiati, strastronzi, strani, stralunati, straraccomandati, concussi, con fessi, con vitalizi, servili, arroganti, incompetenti, incapaci, in auto blu, in carica dalla nascita, insolenti, insopportabili, invasivi, inattivi, improduttivi, nocivi… isadattati, dis armanti, dissociati, disturbati…
Non sarebbe giunta l’ora?

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – In nomine domini – “Assente per crociata” – Tecnica mista

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LA CHIAVE NELLA TOPPA

LA CHIAVE NELLA TOPPA

Splendide quelle donne che si ritengono “fichissime”. Davvero! A tal punto convinte di possedere la toppa che possa adattarsi a qualsiasi chiave, password, combinazione da ignorare completamente il significato di amore, passione, sesso, follia (a mio avviso naturalmente). Bastanti a sé stesse nonché agli umani dal portafoglio a fisarmonica con i quali abitualmente si accompagnano, svolgono pure funzione di complementi d’arredo della “di lui” super auto, in pratica optional fuori catalogo da esibire a parenti e amici, soprattutto conoscenti e vicini di casa. Sono persuase dell’universalità dell’abito mentale che indossano accompagnato da irresistibile vestito griffato, pettinatura perfetta e acconcia, trucco minuzioso al punto da fare invidia ad un Mandala, scarpe da delirio, tacchi vertiginosi, fisico palestrato e massaggiato quel tanto. Eleganti comunque, belle direi ma… finte e… di solito troppo magre per i miei gusti.
Neppure arrivano solo ad immaginare che potrebbero, non dico passare inosservate ma… guardate con indifferenza. Al limite curiosità. Non escludo improvviso attacco di libidine.
Stavo rientrando a casa e… pensavo davvero al caso mio poiché i tanti altri, adesso forse troppi, paralleli e coincidenti come binari, indefiniti alla stregua di ogni dogma… li ho archiviati in un recesso della mente come le lettere che trovo nella cassetta, non lo immaginereste mai però intendo la cassetta delle “lettere” appunto, missive che depongo sulla scrivania dello studio senza neppure aprirle, compresse dalla potente scultura argentea firmata Ajmone, invidiabile fermacarte. Nel sostare un istante per accendermi la sigaretta il mio sguardo incrocia quello di una bellissima fanciulla che stava scendendo, lato passeggero, dalla vettura rosso fuoco, nuova fiammante, che solo dopo realizzai essere la più classica delle auto per “esagerati”, un po’ come quei famosissimi orologi svizzeri d’oro massiccio, cinturino compreso, quelli da un chilo tanto per intenderci, subacquei per tuo compiacimento in quanto potrebbero trascinarti a fondo come la zavorra dei palombari e neppure riusciresti a cronometrare l’ora della tua morte. Pacchianeria allo stato puro.
In realtà il mio considerare l’apparizione andava oltre anche se mi pervenivano i riverberi di cotanta avvenenza, senza falsa modestia e distaccato da ogni autoreferenzialità era più lei ad essersi soffermata su di me che il sottoscritto, questione di attimi comunque, quelli che ti raccontano intere storie. In una frazione di secondo ella nobilitò la sua figura con una sferzante e stizzita mezza roteazione del mento per andare a puntare il naso in alto verso chissà quale miraggio. Forse fece intendere non essere alla mia portata oppure cercava conferme.
Quando vidi uscire il “pilota”, azzimato sullo sportivo “casual” andante, i tasselli andarono al loro posto. Per farla breve uno appartenente alla tribù degli Scilipoti, odore di colonia così invadente da avvertirlo io stesso che pure transitavo nel marciapiede opposto.
Ignoro il motivo per cui ho avvertito l’esigenza di annotare ciò. Forse perché, come ho scritto poc’anzi in altra chiosa, al momento vorrei abitare in una roulotte posta al confine di qualche deserto, poco distante dall’ultima cittadina che offra i pochi servizi necessari alla sopravvivenza, possedere un mezzo sgangherato per raggiungerla, guardare il tramonto ogni sera… l’alba qualche volta allorché fossi in buona compagnia.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web: Sfilata di moda a Londra

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VITALIZI DEGLI ITALICI POLITICANTI (l’esercito infame)

VITALIZI DEGLI ITALICI POLITICANTI
(l’esercito infame)

“Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile”
Escher e le immagini senza fine

Quando coniò questo aforisma l’Autore intendeva riferirsi ai “grandi”, donne e uomini che hanno lasciato impronte indelebili nella Storia… Per citare i primi che mi vengono in mente Ipàzia d’Alessandria (Alessandria d’Egitto, 355/370 d.C. – marzo 415 d.C.) matematica, astronoma e filosofa della Grecia antica; Giordano Filippo Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600) uno dei più grandi pensatori mai esistiti; François-Marie Arouet (Parigi, 21 novembre 1694 – 30 maggio 1778) meglio conosciuto come Voltaire, filosofo, drammaturgo, storico, scrittore, poeta, saggista…
E tanti, tanti, tanti altri…
Nel formulare la citazione, sottesa alla sublimazione delle possibilità dell’umano pensiero, di certo Escher non avrà minimamente immaginato che ci sarebbe stato qualcuno in grado di realizzarne l’enunciato di per sé provocatorio, ovvero “…tentare l’assurdo…” e “…raggiungere l’impossibile…”. Invece in Italia ci sono riusciti con la complicità del Popolo inerte.
Infatti per “assurdo” il nostro esercito di “politicanti”, dall’ultimo assessore del più sperduto Comune fino al Capo dello Stato, sono tutti più che sistemati economicamente (compresi parenti e affini) ed i componenti le due Camere hanno già in tasca il…
VITALIZIO
poiché, Signore e Signori, forse ignorate che esso matura a settembre prossimo, più precisamente alla prima seduta del Parlamento (non nel 2018 come molti credono).
“HANNO RAGGIUNTO L’IMPOSSIBILE”
O ciò che pareva mai immaginando ci fossero persone prive di scrupoli. I primi nomi che mi vengono in mente Renzi Matteo, Boschi Maria Elena, Monti Mario, Madia Marianna, Lorenzin Beatrice, Poletti Giuliano…
E tanti, tanti, tanti altri… inquietanti personaggi.
La grande attrice e donna nostrana, Anna Magnani, soleva dire:
“I poracci (poveracci) non so’ (non sono) quelli che non c’hanno niente dentro il portafoglio. I poracci (poveracci) so’ (sono) quelli che non c’hanno niente dentro l’anima”.
Dopo il referendum del 2016 clamorosamente perso dalla nota guida scout allora Presidente del Consiglio nonché segretario del PD sarebbero bastate sei ore (intelligenza sotto la media) per preparare una buona legge elettorale ed andare alle urne, diciamo dodici ore (intelligenza vicina alla media), ventiquattro (intelligenza media) invece… l’accordo è stato raggiunto un anno dopo. Stendo un impietoso velo sul fatto che il Capo dello Stato non avesse sciolto le Camere anche tenendo conto che in questo Paese le ultime elezioni (voce al Popolo Sovrano) a “generare” un Primo Ministro si sono tenute nel lontano 2008 (nove anni fa) con la vittoria del Governo Berlusconi IV e, alla sua caduta, dopo la consultazione 2013 che vide lo “smacchiatore” di giaguari Bersani Luigi privo di solvente, il Presidente della Repubblica (ora emerito) Napolitano Giorgio richiese espressamente si formasse un governo tecnico affidando l’incarico al senatore Monti Mario (niente di meno) cui seguirono Letta Enrico, sempre per volontà del medesimo e, in direzione pervicace e diritta come una freccia, Renzi Matteo alla cui disavventura referendaria e “furbe” dimissioni ecco materializzarsi il suo clone Gentiloni Paolo nel quale il “nuovo” Capo dello Stato Mattarella Sergio identificò la “soluzione” al problema della Nazione.
Attualmente la sempre più imbolsita e gesticolante guida scout si accorge pure che Alfano rappresenta meno del 5% dell’elettorato pur avendo coperto tutti i Ministeri cui, udite udite, lo stesso Renzi l’ha sempre incaricato. Aggiunge pure che per lui sei mesi in più o in meno “non contano nulla” (anziché “contano nulla” o “non contano alcunché) e questo mi auguro proprio l’abbiamo ormai capito tutti.
Adesso Grillo “Beppe” sostiene che l’accordo sulle proposte non è un’alleanza allora… avresti dovuto farlo prima perché “obtorto collo” anche i pentastellati percepiranno il vitalizio. Quale potrà essere la loro prima mossa partecipassero al futuro governo? Depennare le rendite dei “parlamentari”? Retroattivamente come hanno sempre agito con le pensioni dei lavoratori (Fornero docet)? O no? E il dimezzamento degli stipendi? I benefits? Le scorte? Auto blu? Cliniche private?
Questi sono “poracci” (poveracci) direbbe la Magnani. Personalmente non so più che pensare, mi assalgono grande rabbia e sgomento nell’osservare la nostra splendida Penisola polverizzata da una cricca che da quasi sei lustri gioca a “scaricabarile” delle responsabilità. Forse una cosa l’hanno ben capita… che a questo punto potrebbero fare ciò che meglio credono. Per loro stessi anche l’impossibile!

Mauro Giovanelli – Genova
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TELEGIORNALI e GIORNALI

TELEGIORNALI e GIORNALI

AVETE RIFLETTUTO SUL FATTO CHE IN MERITO AL G7 IN CORSO A TAORMINA TUTTI I CONDUTTORI TV (COMPRESI GIORNALISTI DELLA CARTA STAMPATA) CI INFORMANO IN MERITO AL “PRANZO OFFERTO DA MATTARELLA”? MI CHIEDO SE TALE BANCHETTO SIA PAGATO DALLA “PERSONA” MATTARELLA O DALLO STATO (GLI ITALIANI). NON È UN PARTICOLARE COSÌ BANALE COME POTREBBE SEMBRARE AD UNA FRETTOLOSA E DISATTENTA LETTURA.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza: G7 anno 2017 – Pranzo preparato dallo chef Pino Cuttaia

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VENTIDUE ROSE

VENTIDUE ROSE

Ho ricevuto questo messaggio da un conoscente, accompagnato da 22 smiley di rose, invitandomi ad inoltrarlo ad amiche ed amici:

“22 rose in onore delle 22 vittime dell’attentato a Manchester per ricordare le ragazzine che ieri notte hanno perduto tutto.”

Personalmente non sono molto incline a questo genere di cordoglio molto simile, a mio avviso, ai troppi funerali di morti ammazzati che si tengono nel Pianeta con puntuale applauso finale e “metallici” discorsi di circostanza dei politici di turno.

Ho risposto così:

“Lo farò, certo. Brutto mondo stiamo preparando. Ogni giorno dovremmo onorare vittime innocenti, quelle che hanno perso tutto e quelle che non hanno mai avuto alcunché. Di queste ultime, in numero spropositato, neppure abbiamo sentito pronunciare un solo nome. Un solo fottuto nome!”

Questo il mio modo di rispettare l’impegno preso, con il cuore gonfio di amarezza per quanto acquisito e visto nei telegiornali, gli occhi vivi, giovani, pieni di futuro delle ragazzine di Manchester ed i pietosi teloni bianchi stesi sui corpicini dei neonati e bimbi periti (anche oggi) nel Mediterraneo.
Per il grande Pasolini “…in un mondo così ingiusto e infelice nessuno può tirarsi fuori… il peccato più imperdonabile è continuare a «non vedere» o nel rifiuto e nella morte dell’«Altro», due condizioni dell’uomo che trasformano la vita in sopravvivenza.”(1)

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Piero Spila, “Pier Paolo Pasolini” – La sequenza del fiore di carta, pag. 83 – Gremese editore

Immagine in evidenza: Vincent van Gogh – Iris, 1890 – Olio su tela – dimensioni cm. 73,7 x 92,1

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DUECENTO ROSE

DUECENTO ROSE

Oggi nel Mediterraneo sono morti annegati “circa” altri dieci infanti dunque “pressappoco” ammontano a duecento dall’inizio dell’anno. In media uno al giorno. Ma se dovessimo considerare (cosa dite, ne teniamo conto o soprassediamo?) anche le vittime di guerra nonché i minori sfruttati in velenosi fatiscenti “centri” di estrazione e produzione (miniere di cobalto comprese) di cui è costellato il “Terzo mondo” per mantenere il “Secondo ” ed arricchire il pressoché occulto, blindato e scarsamente gremito “Primo”… il numero salirebbe di molto. È anche vero che di questi ultimi nulla sappiamo, invece di costoro qualcosa, se non altro una scarna notizia statistica, perciò:

“200 rose in onore delle “circa” 200 vittime 2017 per ricordare che non hanno perduto alcunché.”

Ciascuno per proprio conto decida i minuti di “silenzio”, “raccoglimento” oppure se spegnere il cellulare piuttosto che la TV, Smartphone, PC… finanche allentare il nodo alla cravatta improvvisamente divenuto troppo stretto o rinunciare per un giorno al rimmel, fondotinta…

Per quanto mi riguarda ritengo che ciò che sto facendo, pressoché nulla, sia già qualcosa, valido anche per le piccole e innocenti vittime “occidentali” le quali sono state giustamente ossequiate e commemorate di volta in volta.
Concludo rimettendomi ancora al grande Pasolini “…in un mondo così ingiusto e infelice nessuno può tirarsi fuori… il peccato più imperdonabile è continuare a «non vedere» o nel rifiuto e nella morte dell’«Altro», due condizioni dell’uomo che trasformano la vita in sopravvivenza.”(1)

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Piero Spila, “Pier Paolo Pasolini” – La sequenza del fiore di carta, pag. 83 – Gremese editore

Immagine in evidenza: Vincent van Gogh – Iris, olio su tela (cm. 92,7×73,9) – Van Gogh Museum, Amsterdam

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BANCA ETRURIA E SPAZZATURA A ROMA

BANCA ETRURIA E SPAZZATURA A ROMA

AD OGNI AZIONE CORRISPONDE UNA REAZIONE DISUGUALE, PRETESTUOSA E NON AFFERENTE ovvero AD OGNI “SOSPETTO” DI INTERESSI PERSONALI DELLA FAMIGLIA BOSCHI CON BANCA “ETRURIA” CORRISPONDE LA “SPAZZATURA” DI ROMA… E GIORNALISTI, CONDUTTORI TV, OPINIONISTI VARI NON SONO IN GRADO DI DISCERNERE.

Mauro Giovanelli – Genova
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INGRANAGGIO MORTALE

INGRANAGGIO MORTALE

«Per la prima volta Gli Stati Uniti sganciano in Afghanistan la “madre di tutte le bombe – mother of all bombs”, il più potente ordigno mai usato. Il Pentagono ha utilizzato la “Moab” in battaglia la cui potenza equivale a undici tonnellate di tritolo: più devastante di questa, nell’arsenale americano, c’è solo l’atomica. »
Corriere della sera 13 aprile 2017 – Guido Olimpio

«Io mi sono vergognato quando ho sentito il nome di una bomba, l’hanno chiamata “la madre di tutte le bombe”. La mamma dà vita e questa dà morte, e noi diciamo mamma a quell’apparecchio. Così il Papa parlando della “superbomba”, sganciata sull’Afghanistan dagli Stati Uniti, ai ragazzi della Scuola della Pace, che gremivano oggi l’Aula Nervi in Vaticano. Trump l’aveva chiamata Moab “Mother Of All Bombs”, madre di tutte le bombe.»
«Stiamo distruggendo il creato»
«È vero» – ha aggiunto Bergoglio – «siamo in guerra, queste cose succedono, ma anche ci sono tante cose buone, nascoste, gente che spende la sua vita a servizio degli altri, dobbiamo denunciare queste cose brutte perché il mondo vada avanti per la strada che fanno vedere questa gente, che è nascosta in questo momento, ho risposto o vuoi qualcosa di più?». Secondo il Papa «noi stiamo distruggendo il regalo più prezioso che ci ha dato Dio: il Creato. Il consumismo ci porta a questo, lo sfruttamento della terra ci porta a questo, gli esperimenti chimici su vegetali e animali che rovinano la salute».
«Al termine dell’udienza Bergoglio ha salutato tra gli altri il ministro della Istruzione Valeria Fedeli, abbracciandola, e il sottosegretario all’Istruzione, Vito Di Filippo.»
Corriere della sera 6 maggio 2017
— ° —

Esimio Guido Olimpio, intanto non è vero che la “Moab” sia “…il più potente ordigno mai usato…” poiché gli Stati Uniti, unici nella storia dell’umanità, il mattino del 6 agosto 1945 alle ore 8:15 sganciarono la bomba atomica “Little Boy – piccolo ragazzo” (gli americani sono sempre molto pittoreschi nel dare il nome ad ogni ordigno fabbricato – n.d.a.) sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dal lancio dell’altro congegno “Fat Man – uomo grasso” su Nagasaki. Il numero di vittime dirette, all’istante, è stimato da 100 a 200 mila, quasi esclusivamente civili senza considerare la gravità dei danni indiretti che si protrassero per decenni con conseguenze ancora attuali. Non lo sapeva?

E lei… Santo Padre! È stato definito “Il papa che viene dalla fine del mondo” ma… ignorava che il Principio della fine del mondo è proprio qui, in pieno occidente? Non era al corrente, da cardinale, quanto nascondono le mura Vaticane? La Curia? Lo IOR? Gli stessi intrighi di Palazzo cui normalmente assistiamo in tutti le nazioni europee e negli Stati Uniti d’America? Dinanzi ai giovani lei dice: “Il consumismo ci porta a questo, lo sfruttamento della terra ci porta a questo, gli esperimenti chimici su vegetali e animali che rovinano la salute” come si stesse svegliando da un sogno. E ci mette tanta buona volontà a predicare ovunque “pace” e “fratellanza”, è ammirevole per questo. Però se il “consumismo” ci ha portati fin qui… allora non dico che il comunismo possa essere la strada da perseguire ma azzardo una domanda: «Il socialismo reale sognato e vagheggiato dal vero vincitore della rivoluzione d’ottobre, Lev Trockij, immediatamente spodestato, esiliato e successivamente fatto assassinare dall’usurpatore Stalin… ebbene la strada indicata da colui che poco prima di morire scrisse “…Morirò da rivoluzionario proletario, marxista, materialista dialettico, quindi da ateo inconciliabile. La mia fede nell’avvenire comunista del genere umano non è meno ardente, anzi è ancora più salda, che nei giorni della mia giovinezza, se si produrrà l’esplosione sociale che spero e la rivoluzione socialista trionferà in diversi Paesi, quegli stessi lavoratori avranno la missione di aiutare i loro compagni sovietici a liberarsi dai gangster della burocrazia stalinista… vedo la verde striscia d’erba oltre la finestra e il cielo limpido azzurro al di là del muro, la luce del sole dappertutto. La vita è bella, i sensi celebrano la loro festa. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione, violenza e goderla in tutto il suo splendore!”(1)… tale percorso non potrebbe essere preso in considerazione per liberarci dai gangster? Questi ultimi non sono forse effetto del “capitalismo”? Così l’accumulo? Il sovrappiù? Il superfluo portato ai limiti estremi? L’adorazione del Dio Denaro?
D’altra parte se le armi si “producono” occorre “consumarle”. Qualora seduta stante venissero chiuse tutte le fabbriche di armamenti del Pianeta quante persone si troverebbero immediatamente disoccupate? Dai presidenti, amministratori delegati, dirigenti, quadri, operai, tecnici, ecc. E la finanza? I politici? Le borse? Il mercato? L’indotto rappresentato da esercito, marina, aviazione, fornitori? Meglio morti ammazzati, possibilmente quelli della “porta accanto” che non si percepiscono, o il crollo di un “sistema” puntuale, studiato, matematico, diabolico?
Smetteranno quando i produttori di armi chimiche, blindati, bombe, aerei da guerra, elicotteri, esplosivi, missili, ecc. avranno svuotato i magazzini. Pausa che durerà il tempo necessario per fabbricarne di nuovi e più sofisticati e dare avvio ad altri conflitti. Se non si “distruggessero” armi di cosa camperebbero coloro che concorrono a produrre e vendere armi? La legge del “mercato” e della “finanza” non è mica logica come quella della jungla!
Comprenderà che non è mancanza di rispetto se le dico che quanto da lei replicato alla bimba “…ma anche ci sono tante cose buone, nascoste, gente che spende la sua vita a servizio degli altri, dobbiamo denunciare queste cose brutte perché il mondo vada avanti per la strada che fanno vedere questa gente, che è nascosta in questo momento, ho risposto o vuoi qualcosa di più?” lascia il tempo che trova, non è esaustivo per nulla e nulla cambierà. Credo che il primo ad essere cosciente che siamo stretti nella morsa di un “ingranaggio mortale” sia proprio lei.
Cosa ne pensa di questo disequilibrio perfetto? Se sostiene, come mi pare aver capito, che “la rassegnazione è una parola proibita”… evitiamo di rassegnarci!

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Lev Trockij, dal Testamento, 27 febbraio 1940, Messico. Sarà assassinato nell’agosto dello stesso anno, con una picconata sul cranio, da Ramón Mercader, sicario di Stalin.

NOTA: Povertà: Eurostat, l’Italia è il Paese Ue con più poveri. Quasi 7 milioni, il doppio della Germania e tre volte la Francia – 14/15 aprile 2016

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I MONOLITI DI FULVIO LEONCINI (cose da folli…)

I MONOLITI DI FULVIO LEONCINI
(cose da folli…)

La prima parte del capolavoro di uno dei più grandi direttori della cinematografia mondiale(1) immerge lo spettatore nel continente nero di oltre quattro milioni di anni fa dove si assiste alla lotta per la sopravvivenza di un gruppo di pitecantropi. All’alba di un “certo” giorno, ancora più imprecisato il tempo siderale, gli ominidi vengono svegliati dal suono, non di questo mondo, che li attrae verso un gigantesco monolito nero, verticale, potente, irresistibile, misteriosamente materializzatosi in vicinanza della grotta che li ospita. Spaventati, incuriositi, diffidenti, increduli, circospetti essi osservano l’autorevole perfezione della sua forma avvertendo attrazione e timore insieme soggiogati dalla sua altezza, verticalità e stabilità che conferiscono al parallelepipedo indubbia supremazia. Vi si aggirano intorno, allontanandosene d’improvviso per riavvicinarsi sempre più, con cautela, emettendo suoni gutturali spaventevoli per darsi coraggio anziché nel vacuo intento di intimorire questa “creatura”, una specie di danza tribale, rito propiziatorio, fintantoché il più temerario viene sopraffatto dall’irresistibile impulso di toccare con mano poggiando l’intero palmo sopra la superficie, liscia al punto di non poter esistere, del prisma cosmico. Egli, primigenio “Ulisse” joyciano, sarà archetipo dell’omerico “Odisseo” quando alla prima aggressione da parte di competitori annetterà intelligenza alla lunghezza del braccio, precisamente raccogliendo un femore da terra al fine di usarlo come arma per eliminare i nemici.
È nato l’uomo! La gioia di osservare la tribù ostile fuggire dinanzi alla sua superiorità ma ancor più aver preso coscienza della propria natura lo inducono a spostarsi sulla collina dove, battendosi i pugni sul petto in segno di vittoria, urlando al cielo il trionfo dell’evoluzione lancia verso l’alto l’arma impropria che seguiremo nelle sue rotazioni in aria vedendola trasformarsi con eccellente sfumato nell’enorme astronave che sta trasportando il dottor Heywood Floyd su una base lunare dove è stato rinvenuto un grande monolito nero sotterrato da tempi remoti.
In pochi fotogrammi Stanley Kubrik raffigura un salto di oltre quattro milioni di anni così come l’amico e artista Fulvio Leoncini riesce ad imprimere su superfici limitate l’abisso della natura umana forse più profondo ed imperscrutabile del Cosmo. Unico Autore ad avermi dato attraverso le sue opere emozioni tali da raggiungere la commozione e, sotto certi aspetti, attraente angoscia per l’indotta consapevolezza di vedere in ogni suo dipinto le diverse sfaccettature dei tanti che veramente sono, dovrei essere o sarò. Ma non ho finito.
“Ora prendete il telescopio e misurate le distanze e guardate fra me e voi chi è il più pericoloso”.
Vi invito a farlo, munitevi di opportuno strumento come viene suggerito nell’opera posta in evidenza (“Elettroshock” 2010/2012 – Tecnica mista su legno – Dimensioni cm. 100×140) ed avvicinatevi ad essa, o qualunque altra generata da Fulvio, non limitatevi ad osservarla, sicuramente alla vista già avvertirete misterioso fascino, disagio senza conoscerne il motivo, anche paura, attrazione e le domande che vi porrete saranno così tante da impedirvi di formulare la più stupida di esse ossia puntare l’indice su uno dei tanti particolari chiedendo “Cosa è questo?”. Impossibile accada ciò, è testimoniato dalle mie nipotine facendo loro osservare un secondo lavoro scelto per aiutarmi in questo tentativo di descrivere qualcosa di inspiegabilmente arduo ossia “ROTAR – L’amor che move il sole e l’altre stelle” (2) “lavoro” che ho il privilegio di possedere, costituito da venticinque formelle cm. 30×30 ciascuna, incredibile itinerario dell’artista nel conscio, inconscio e in altra parte… Alle mie domande “Vi piace?”, “Cosa ne pensate?” dalle piccole non ho ricevuto alcuna risposta dopo che hanno sostato a lungo, in raccolto silenzio, dinanzi al “quadro”. Non sarà necessario aspettare che un giorno mi possano dare soddisfazione, l’ho già avuta.
Fulvio… beh! Fulvio è innanzi tutto una di quelle rarissime (uniche? Dante e Giordano bruno lo sono state) persone cui non si può evitare di volergli bene non solo ma, da uomo, maschio quale sono, fui e sarò, ho avvertito l’impulso di doverglielo dire, scrivere, pur sapendo della sua consapevolezza nel provare lo stesso virile sentimento nei miei riguardi. Ci siamo conosciuti due anni fa eppure da subito, in quel preciso primo contatto, abbiamo reciprocamente avvertito la netta sensazione di essere da sempre fratelli.
Fulvio è poeta ma ciò dovrebbe risultarvi evidente. Come potrebbe essere diversamente? Ma non rimatore, verseggiatore o quant’altro, egli è Poeta con la “P” maiuscola, il suo modo di essere, porsi, rapportarsi con gli umani, la sua personalità, bellezza, il tono della voce, il vissuto che straripa da ogni poro dell’involucro che a stento lo contiene, la sua calma e umiltà con le quali ti parla, quasi timore di esprimere il suo sapere essendo intellettualmente esagerato, oltre la angusta misura nel colloquiare e il “troppo pieno” del suo riflettere che lo portano a straripare pensieri. “Le abbiamo inventate tutte/ i calendari e le ventiquattrore/ le date sante/ la mano pesante/ i debiti e i crediti/ i migliori e i peggiori/ le spade affilate/ le teste rasate/ i padroni ed i padrini/ le famiglie affiliate/ le connessioni illimitate/ gli eventi mondani per troie e nani/ le arti maggiori e quelle minori/ piramidi e torri./ Corri ragazzo corri/ il cinema muto e quello sordo/ l’amore eterno e quello fuggente/ in quest’attimo/ le abbiamo inventate di tutte./ Assolutamente si/ assolutamente no./ Basterebbe si o no./ E poi gli attimini/ e i signori della Corte/ i venerdì tredici/ e già che ci siamo/ i martedì diciassette/ il morire sani e in forma smagliante/ già che ci siamo/ anche un armadio a due ante./ Dimenticavo il grillo parlante./ Buonanotte./ Dimenticavo comunque vada/ Panta rei/ le ossessioni e le possessioni/ io sopra te./ Io, Io, Io./ L’indifferenza e l’elemosina/ i don Chisciotte e i mulini a vento/ i funerali di stato/ e le fosse comuni./ Tutto tutto tutto./ Abbiamo inventato/ gli archi star e le super star/ i super chef e la nausea/ i creativi e i sensitivi./ Siamo vivi./ Siamo morti./ Siamo ombre./ Per fortuna/ c’è ancora un colle/ e un meriggiare pallido e assorto./ Per fortuna/ per sfortuna/ per caso/ per caos./ E un dio dai mille nomi/ per la forza e per la ragione/ ed io son qui/ povero coglione./ Guardo il soffitto/ e sfioro la corda/ Aspetto in silenzio/ che venga il buio/ gli occhi sono stanchi/ e la gamba fa male./ Quel che è stato non è stato/ niente è accaduto/ non sono mai stato qui./ Un battito di ciglia/ e attraverserò il muro.”(F. L.)
Fulvio vi lancia segnali, sempre, in ogni sua creazione, invenzione, emozione, sotto ogni forma e aspetto, coglieteli per cortesia, potrebbero essere la vostra salvezza, la mia, di tutti noi, la sola arma per uscire da questo immondezzaio in cui ci siamo cacciati, pensate ai figli vostri, nipoti, al domani che ci è stato rubato da una sempre più numerosa banda di cialtroni. “Fra le nuvole/ con le mie favole/ ti porterei.”(F. L.) Lasciatevi catturare, allentate ogni freno inibitore, abbandonatevi, dimenticate e risorgete “Sole estivo d’aprile/ olivi d’argento./ Al di la dell’ argine/ immagino il mare/ chiudo gli occhi/ il cuore batte lento/ volo sempre più in alto/ aquila sola/ senza posa/ ormai indifferente/ il dolore dalla gioia/ un limbo placido/ niente può farmi più male/ che ne sarà di loro/ laggiù in quelle stanze umide/ che fine faranno/ in quale camino troveranno pace/ non importa/ ho vissuto per loro/ ho dato l’anima per loro/ ed ora non hanno più alcuna importanza/ mi alzo ancora/ punto dritto al sole/ con ali d’argento/ come foglie d’olivo.”(F. L.) Non ho idea di quanto abbia visto Fulvio del Pianeta che ci ospita ma certamente ne ha percepito ed assimilato l’essenza al punto da avvertire l’inarrestabile ed incessante necessità di andare oltre.
Avendo ricevuto tutte le scomuniche, dai cattolici, calvinisti e luterani, Filippo Bruno, al secolo Giordano, aveva girato l’Europa sempre nascondendosi presso illuminati protettori fino a che l’inquisizione della Chiesa Romana riuscì a fermarlo per rinchiuderlo in una putrida cella e bruciarlo vivo il 17 febbraio 1600. Tuttavia non gli impedirono di scrivere “…quindi l’ali sicure all’aria porgo; Né temo intoppo di cristallo o vetro, Ma fendo i cieli e a l’infinito m’ergo. E mentre dal mio globo a gli altri sorgo, E per l’eterio campo oltre penetro: Quel ch’altri lungi vede, lascio al tergo… Così, io sorgo impavido a solcare coll’ali l’immensità dello spazio, senza che il pregiudizio mi faccia arrestare contro le sfere celesti, la cui esistenza fu erroneamente dedotta da un falso principio, affinché fossimo come rinchiusi in un fittizio carcere e il tutto fosse costretto entro adamantine muraglie. Ma per me migliore è quella mente che ha disperso ovunque quelle nubi e ha distrutto l’Olimpo che accomuna gli altri in un’unica prigione dal momento che ne ha dissolto l’immagine, per cui da ogni parte liberamente si espande il sottile aere. Mentre m’incammino sicuro, felicemente innalzato da uno studio appassionato, divengo Guida, Legge, Luce, Vate, Padre, Autore e Via. Mentre mi sollevo da questo mondo verso altri mondi lucenti e percorro da ogni parte l’etereo spazio, lascio dietro le spalle, lontano, lo stupore degli attoniti…”(3) È la prima volta che faccio un accostamento che potrebbe sembrare irriverente verso uno, se non il più grande filosofo di ogni epoca, inviso in patria (ti pareva) ma celebrato ovunque. Bene… allora vi dico che il domenicano entrato in tale confraternita al fine di poter accedere alla conoscenza, i libri allora detenuti dalla Santa Romana Chiesa, sarebbe strafelice del paragone, desidero che Fulvio lo sappia poiché non sono del tutto convinto, unico dubbio su di lui, che sia persuaso della sua grandezza. Se mai il Bruno avrebbe da lamentarsi non poco del fatto che ad un centinaio di metri dal suo monumento in Campo de’ Fiori a Roma ci sia l’urna, terza cappella di destra della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, con la mummia del gesuita Roberto Bellarmino, santo e dottore della Chiesa tre volte seppure sia stato suo aguzzino e colui che fece abiurare Galileo Galilei tre lustri dopo (1616). Per la venerazione dei fedeli ovviamente.
A proposito di Galileo Galilei “Ora prendete il telescopio e…” osservate il femore che il nostro ominide aveva lanciato verso il Cielo, stimatene le evoluzioni, mettete ancora più a fuoco l’immagine mentre sta trasformandosi nell’astronave che porta il dottor Heywood Floyd sulla base lunare dove è stato rinvenuto un grande monolito nero sotterrato da tempi remoti, considerate il comportamento degli uomini evoluti che si muovono intorno a questa “creatura” ponendosi analoghe domande dei pitecantropi e nutrendo gli stessi timori circa l’inquietante presenza fintantoché nel buio della quindicinale notte del nostro satellite, mentre gli astronauti posano davanti al “manufatto” per scattare alcune fotografie, esso viene colpito dai primi raggi di sole dell’alba lunare e inizia ad emettere un forte segnale radio nel cosmo, direzione Giove.
Adesso preparatevi ad un viaggio, ancor meglio lo definirei pellegrinaggio, non limitatevi ad analizzare le fotografie dei “lavori” di Fulvio, esse rappresentano neppure un centomillesimo di ciò che realmente sono e di quanto possano darvi, andate ad ammirarle dal “vivo”, toccatele, accarezzatele con il dorso della mano e vi accorgerete di cosa realmente stiamo parlando, avvertirete richiami positivi così come il segnale radio emesso dal monolito ha indotto conoscenza ai preominidi e successivamente spinto gli occupanti la base lunare di compiere una missione direzione Giove non come semplice esplorazione scientifica bensì all’indagine di fenomeni extraterrestri. Perché le opere di Fulvio non sono semplici “quadri”, “dipinti”, “disegni” che vi inducono a riflettere, stimolare uno massimo due dei cinque sensi, i “lavori” di Fulvio pungolano le vostre sinapsi, di conseguenza accrescono gli stimoli elettrici nei neuroni, il vostro pensare aumenterà di intensità emotiva, perfino i battiti cardiaci varieranno la frequenza e qualcosa di estremamente piacevole afferrerà lo stomaco, la pancia… sentirete di non essere come prima ma migliori, più curiosi, razionalmente predisposti verso l’umanità, coloro che vi circondano li avvertirete come parenti, fratelli, amici da curare se ne abbisognano, comprendere, aiutare. Avvertirete ciò che il grande navigatore genovese provò prima di spingersi verso l’ignoto per scoprire un altro continente, allo stesso modo inseguirete il vostro ego, cercherete in tutti i modi soddisfazione nella vera natura di cui siete composti. “E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta i sogni” sosteneva Cristoforo colombo ed io dico che Fulvio è un mare di emozioni, le immagini vive delle sue creazioni regalano apprensione, trepidazione, desiderio di superarsi, cambiare, giungere oltre.
In prossimità di Giove unici superstiti dell’equipaggio predisposto dal dottor Heywood Floyd, composto inizialmente da cinque astronauti di cui tre in stato di ibernazione, saranno il comandante David Bowman e, a questo punto, possiamo dire anche il sofisticatissimo computer di bordo HAL 9000 della nave spaziale Discovery One che li trasporta. HAL, dotato di intelligenza artificiale in grado di interloquire e riprodurre ogni attività della mente commette un imperdonabile errore in prossimità dell’orbita del pianeta gigante dove viene avvistato il gigantesco monolito nero. È per questo che, accorgendosi dell’intenzione da parte di David di venire disattivato, “egli” non trova altra soluzione se non l’eliminazione dell’equipaggio facendo in modo che Frank perisca durante un’escursione extraveicolare e interrompendo i sistemi che mantengono attive le funzioni vitali dei tre compagni ibernati. Avete inteso? Il monolito infonde la scintilla dell’ingegno al pitecantropo, indica ai tecnici la base spaziale lunare la via della conoscenza identificata , infonde vita “umana” ad un elaboratore.
Le opere di Fulvio sono il “monolito” di Kubrik, le “cinque vie” di Tommaso d’Aquino attraverso le quali intende individuare Dio come primo motore immobile, prima causa incausata, essere necessario e sapientissimo ordinatore e allo stesso tempo le confutazioni di Gaunilone e le rielaborazioni di Cartesio, Leibniz “se Dio è possibile, necessariamente esiste” o “nulla va considerato come un male assoluto altrimenti Dio non sarebbe sommamente sapiente per afferrarlo con la mente, oppure non sarebbe sommamente potente per eliminarlo”. Oppure, nella sua multiforme ingegnosità Fulvio potrebbe ipotizzare, credo fosse Platone o Aristotele, “…Il primo motore a rappresentare la causa ultima del divenire dell’Universo” se non lo sbalorditivo sillogismo di John Locke con il suo “In ogni effetto non può essere contenuto nulla più di quanto sia implicito nella causa. Al mondo esistono persone dotate di intelligenza, quindi l’origine del mondo deve essere intelligente” e ce ne sarebbe… solo da come imballa i suoi lavori, il nero che lui stesso compone per la cornice, la cura del particolare ti rendi conto che viene “consegnato” un frammento del muro del pianto all’ebreo, l’ostensorio al cristiano, un pugno di polvere dell’antichissima città di Medina al mussulmano.
Concludo: “Ora usate ciò di cui vi ha dotato la Natura, gli occhi, fissate quelli di Fulvio e misurate le distanze e guardate fra lui e voi chi è il più indifeso”.
Credete sia folle? “Giro giro tondo casca il mondo, casca la Terra, tutti giù…” Questa la filastrocca cantata da HAL mentre David disinserisce una ad una le sue unità di memoria, dapprima implorando clemenza per poi iniziare a regredire allo stadio infantile cantilenando con voce sempre più fioca il motivo insegnatogli dal suo primo istruttore. L’agonia ed infine la morte.
Bowman, esploratore superstite, si trova dinanzi al sistema gioviano con i satelliti allineati e, dopo essersi imbarcato su una capsula d’emergenza, viene assorbito con accelerazione sconosciuta da una scia luminosa multicolore che annulla lo spazio. Percorre tracciati metafisici fra stelle, nebulose, ignoti panorami cosmici fino al materializzarsi della navicella in una stanza chiusa, arredata in stile Impero. Qui egli si trova ad esistere contemporaneamente in punti differenti ed a diverse età, vedendo sé stesso invecchiare e seguendo da molteplici punti di vista i disparati stadi della propria vita per rinascere in forma di enorme feto cosmico che scruta la Terra dallo spazio essendosi evoluto in una forma di vita superiore. Il cerchio si chiude.
Cosa ti aspettavi grande Leoncini? Che scrivessi circa i significati di ciò che generi? Dei tuoi tormentati percorsi? “Elettroshock”, “Le spose violate”, “Eroso/Eros”, “Avete lo stomaco al posto del cuore” e quant’altro? Dei “Libri d’Autore” che neppure avrei immaginato esistessero? “Di sole ombre” sarebbe meritevole, da solo, di un poema. O pensavi affrontassi temi sulla stesura del colore, la mano virtuosa, la tecnica mista (come minimo mistica)? Potrei aggiungere che il tuo “Forse è un paesaggio” è mio compagno, mutevole nei suoi innumerevoli toni di grigio, non esiste giorno che non mi ci soffermi perché è infinito, straripa dai confini della cornice, mi fa andare al di là di… Forse ci arriverò.
Un abbraccio amico fraterno e ricorda che mi sono informato su “Il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote”.
Mauro.

(1) 2001: Odissea nello spazio è un film di fantascienza di Stanley Kubrick del 1968, basato su un soggetto di Arthur C. Clarke il quale ha poi tratto dalla sceneggiatura l’omonimo romanzo.

(2) Paradiso XXXIII, 145 – ultimo verso della Divina Commedia di Dante Alighieri

(3) Così si esprime Giordano Bruno in uno dei tre sonetti premessi al dialogo italiano “De infinito, universo e mondi” del 1584. E con parole simili si esprimerà all’inizio del poema latino “De immenso”, pubblicato sette anni dopo

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagini in evidenza: FULVIO LEONCINI – A sinistra “Elettroshock” 2010/2012 – Tecnica mista su legno – Dimensioni cm. 100×140 – A destra “ROTAS – L’amor che move il sole e l’altre stelle” 2013 – Dimensioni cm. 150×150 (nr. 25 formelle cm 30×30 cad.) – Tecnica mista su legno

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