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PER UN PUGNO DI DOLLARI?

PER UN PUGNO DI DOLLARI?

Clint Eastwood si schiera con Donald Trump anche se la star di Hollywood dichiara essere conscio che il candidato repubblicano alla presidenza USA dica solo corbellerie. Ingiustificabile! A meno che non sia “Per un pugno di dollari” o “Per qualche dollaro in più”. Brutta malattia la vecchiaia ma… democratica.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

L’articolo “PER UN PUGNO DI DOLLARI?” è stato pubblicato il 6 agosto 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

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INGIUSTIZIA

INGIUSTIZIA

Ingiustizia è la prima sensazione che mi ha suscitato la ragazza “spoglia” appoggiata pudicamente allo stipite della porta, come cercasse protezione. Il braccio a coprire istintivamente il seno o una reazione al leggero brivido che potrebbe averla assalita. Il suo malinconico sguardo si posa sull’abito indossato da una delle tante, troppe “Mannequin” in circolazione il cui termine francesizzato, seguito appunto da “frammenti di una donna” (Puzzle of a Downfall Child), è un film statunitense del 1970 diretto da Jerry Schatzberg.
Il resto nell’articolo omonimo che ho in mente considerato che tale immagine mi era stata “cancellata” da Facebook.
Io credo che tutto quanto sia considerato “pornografico” dai bigotti, moralisti e sedicenti “benpensanti” sia il succo della vita che non hanno avuto.
Al contrario i morti ammazzati ogni giorno, bambini, donne, uomini, anziani per guerre scatenate dalla cupidigia dell’uomo… ebbene questo penso sia pornografico.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

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FISCHIA IL VENTO… (Eroi dimenticati?)

FISCHIA IL VENTO… (Eroi dimenticati?)

Mi trovo fra le montagne del cuneese in un paese di villeggiatura che ormai si popola solo a cavallo del ferragosto e nel corso delle feste natalizie. Avverto fortemente la mancanza del mare sebbene l’affetto degli indigeni nei miei riguardi sia tale che, quando sono seduto sotto il pergolato del centrale bar latteria (la mia location), le loro paccate sulle spalle, gli abbracci e le domande che pongono sulla “vita di città” nonché il genuino interesse che dimostrano, supportato dalla saggezza contadina che li contraddistingue, suppliscono alle varie nostalgie (sostanzialmente due).
Così tra un discorso e l’altro venne fuori il nome di un certo Felice Cascione. Già! Un caso perché proprio su “La Stampa” di oggi 7 agosto 2016, a disposizione dei clienti, mi cadde l’occhio su un articolo commemorativo riguardo questo eroe cui dobbiamo molto per la libertà che ancora stiamo godendo. Nacque a Porto Maurizio (ora Imperia) il 2 maggio 1918 da famiglia di antifascisti. Terminato il liceo decise di iscriversi all’Università degli Studi di Genova e successivamente, sospettato di frequentazioni con organizzazioni comuniste, all’Università degli Studi di Bologna e, mentre conseguiva la laurea in Medicina (10 luglio 1942) ivi rimase facendo esperienza nella medesima clinica ostetrico-ginecologica. Lo stesso anno si iscrisse al Partito Comunista d’Italia. Divenne pure campione di pallanuoto essendo amante dello sport e dotato di un fisico esuberante (l’amico Alessandro Natta lo descrisse “bello e vigoroso come un greco antico”). In poche parole futuro assicurato ma… non faceva parte di quella vasta tribù di individui che guardano solo alla propria “nicchia” (oggi numerosissimi come acari in un vecchio materasso). Infatti dopo l’8 settembre del 1943 fece la scelta decisiva aggregandosi ai partigiani al comando di una Brigata operativa nell’imperiese e le colline dell’entroterra ligure. Nome di battaglia, “U Megu”, dal dialetto genovese “Il medico”. La sua dedizione alla causa fu totale e assoluta.
Il 27 gennaio 1944, mentre stava ripiegando con i suoi uomini nei pressi di Alto (Cuneo), si accorse che un compagno era stato catturato dai nazifascisti e sottoposto a tortura affinché rivelasse il nome del comandante. Tornò indietro e senza indugio alcuno, fiero, gridò al gruppo di aguzzini: “Sono io il capo” e cadde al suolo crivellato di colpi. Aveva 26 anni.
Rimasi commosso ma ciò che ancor più mi colpì è quanto venni a sapere. Alla sua brigata era aggregato un reduce dalla Russia, tale “Ivan”, che gli insegnò la melodia popolare “Katyusha”. Felice prese un foglietto del suo ricettario medico e cominciò a comporre i versi di “Fischia il vento…” inno delle Brigate Garibaldi che nel Natale del ’43 venne cantata per la prima volta a Curenna di Vendone (Albenga) sebbene l’esecuzione ufficiale si tenne ad Alto il giorno dell’Epifania 1944.
Pensare che in uno dei capolavori di Beppe Fenoglio, “Il partigiano Johnny”, letto e riletto, sono passato tante volte al punto in cui «…da intorno e sotto aumentarono le insistenze e quello allora intonò: “Fischia il vento e infuria la bufera, scarpe rotte e pur…”»
Grazie di tutto Felice Cascione, nulla ti voglio raccontare su ciò che sta accadendo oggi, però:

«Fischia il vento e infuria la bufera,
scarpe rotte e pur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell’avvenir.
A conquistare…

Ogni contrada è patria del ribelle,
ogni donna a lui dona un sospir,
nella notte lo guidano le stelle,
forte il cuor e il braccio nel colpir.
Nella notte…

Se ci coglie la crudele morte,
dura vendetta verrà dal partigian;
ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile e traditor.
Ormai sicura…

Cessa il vento, calma è la bufera,
torna a casa il fiero partigian,
sventolando la rossa sua bandiera;
vittoriosi, al fin liberi siam!
Sventolando…» (1)
R.I.P.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.it

(1)Testo: Felice Cascione
Musica: sul tema russo “Katiuscia”

Immagine in evidenza ricavata dal web: Felice Cascione a Bologna

L’articolo “FISCHIA IL VENTO…” è stato pubblicato il 9 agosto 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

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HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE – Parte II

HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE – Parte II
(Non solo sono casta e ritengono sia giusto esserlo
ma se è vero quanto segue sono pure… beh! Decidete voi.)
***
Chi avesse letto l’articolo precedente “HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE (Non solo sono casta ma ritengono sia giusto esserlo)” è invitato ad andare direttamente alla terzultima sezione. Anche se un ripasso…
***
Non ho l’abitudine di urlare, alzare la voce quando cerco di esprimere un concetto tantomeno scrivere in maiuscolo un articolo, che nel testo riflette il medesimo vezzo, ma questa volta adotterò tale sistema al fine di evidenziare uno dei tanti scandali che da solo basterebbe a scatenare la più incontrollabile delle insurrezioni finanche nelle peggiori dittature (comunque meglio che nel nostro Paese poiché lì i nemici del popolo li conosci, sono ben identificati, a loro modo hanno regole certe mentre qui, senza fare torti ad altri esseri viventi da buon simpatizzante Jainista, sono scarafaggi che si nascondono sotto la base delle cucine piuttosto che dietro i banconi dei bar, vermi che scopri alzando da terra un sasso, lumaconi viscidi che compaiono subito dopo le prime piogge, immondi figuri al riparo della posizione che ricoprono a seguito di un modo distorto di concepire la vita). NON SOLO SONO CASTA MA RITENGONO SIA GIUSTO ESSERLO, basta osservarli dal punto di vista antropologico, tutti nessuno escluso, sotto questo aspetto sì che appartengono ad un phylum, sottospecie umana, sotto classe, un genere diramatosi dal ceppo principale dell’evoluzione.
In sintesi e per arrivare al sodo… DIECI MESI dopo la richiesta avanzata dal Tribunale al Senato della Repubblica, presieduto da Grasso, questo ha deciso A MAGGIORANZA E CON VOTO SEGRETO che 11 (UNDICI) intercettazioni fra l’ex papi ex cavaliere ex peggior Presidente del Consiglio prima dell’avvento Renzi & Boschi & C. NON POTRANNO ESSERE UTILIZZATE CONTRO DI LUI (imputato principale e “utilizzatore finale” nel processo in corso per CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI) bensì SOLO AVVERSO LE “ESCORT”. Per essere concisi (non circoncisi o coincisi) e senza deprivare coloro che faticassero a comprendere l’enorme ingiustizia, fra le tante perpetrate e perpetuanti alla faccia nostra, ciò costituisce precedente in base al quale SE UN DELINQUENTE “VERO (???)” VENISSE INTERCETTATO MENTRE PARLA DI ORGANIZZARE UNA STRAGE A CASA NOSTRA E L’INTERLOCUTORE NEL PROFERIRE “AMMAZZATENE PIÙ CHE POTETE” DESSE MODO DI DISCERNERE TRATTARSI DI ONOREVOLE (rappresentante del popolo), IL GIUDICE DEVE IMMEDIATAMENTE INTERROMPERE LA REGISTRAZIONE SENZA APPURARE DOVE, COME E QUANDO AVVERRÀ IL MASSACRO.
Vi è chiaro? Volete continuare ad essere i giovani sequestrati di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” del grande Pasolini? Preferite arrivare al punto di essere denudati, legati, seviziati, come sta avvenendo in Turchia alla faccia dei diritti civili (a Guantanamo ed in alcuni Stati alleati di alleati non è che si scherzi).
Di Berlusconi al sottoscritto non può interessare di meno ma del futuro mi preoccupo, i nostri figli e nipoti. Oggi è totale l’asservimento dei cittadini alla tracotanza del Potere concentrato in palazzo Madama, Chigi, Montecitorio, Viminale, Quirinale personificati nello scout Renzi Matteo & Boschi Maria Elena & C.

PARTE II (Appendice)

Secondo quanto emerso (“Il Fatto quotidiano” del 17 luglio 2016 – Marco Lillo) «la Procura di Firenze sospetta che i soldi dell’Unicef e di Operation Usa DESTINATI ALLA CAMPAGNA PER I BAMBINI AFFAMATI IN AFRICA siano stati usati nel 2011 DAL COGNATO DI MATTEO RENZI – Andrea Conticini – per iniettare capitali in TRE SOCIETÀ. LA PRIMA è quella dei Renzi, “Eventi 6”, che allora si chiamava ancora Chil Promozioni (vedere articolo “La politica secondo Matteo parte I n.d.a.) e LE ALTRE DUE SOCIETÀ sono dei coniugi Patrizio Donnini e Lilian Mammoliti, RENZIANI della prima ora. I Conticini giurano che i soldi sono stati usati per far sorridere i bambini africani con la “Play Therapy” e l’avvocato Federico Bagattini ha fatto ricorso al Tribunale del riesame. Però L’ACCUSA, con tutti i “se” del garantismo, RESTA ENORME. I PM Luca Turco e Giuseppina Mione nel decreto di perquisizione non hanno inserito il nome delle società. Basta una visura per scoprire l’approdo del FLUSSO FINANZIARIO DA LONDRA A FIRENZE, segnalato dalla Banca d’Italia perché sospetto e al centro dell’inchiesta svelata da La Nazione venerdì. PRESUNTI PROTAGONISTI: RENZI con il padre CONTICINI TIZIANO e SIGNORA (verbale di assemblea della Chil Promozioni srl) – ANSA.» Altri particolari in cronaca, non televisiva o di quotidiani compiacenti poiché tale accadimento viene ignorato.
Circa GLI STRATOSFERICI STIPENDI IN RAI DELL’ERA RENZIANA (sperando non sia un lasso di tempo misurato in termini geologici) secondo “Il Fatto Quotidiano” pari data sono affiorate novità che hanno del fantascientifico. TUTTI I CONTRATTI SUPERANO I 200 MILA €uro per arrivare ai 392 MILA €uro che percepisce un certo MARANO (RAI PUBBLICITÀ) ed ai 650 MILA €uro del sig. CAMPO DALL’ORTO direttore generale. Non consideriamo ciò che guadagnano i vari FAZIO FABIO, GRUBER LILLI, VESPA BRUNO & C. nonché emolumenti a “presenzialisti”, “opinionisti”, “tuttologi”, “psichiatri”, “mandrakisti” e consulenti vari, “Star” di varia grandezza, “ospiti d’onore e compagnia cantando.
ALFANO ANGELINO è in crisi e dichiara: “UNA BARBARIE CONTRO LA MIA FAMIGLIA”, Il motivo è LA RAPIDA CARRIERA DI ALFANO ALESSANDRO ANTONIO, il di lui fratello, DOCENTE alla SAPIENZA PRIMA ANCORA DI LAUREARSI (non vi dico lo stipendio onde evitarvi troppi shock in una volta sola). Non è finita. Secondo l’Amministratore Delegato sig. MAURO MASI della Consap S.p.A. (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici con unico socio, lo Stato) la signora TIZIANA MICELI, moglie del Ministro dell’Interno ALFANO, lavora dal 2011 per tale società essendo titolare di INCARICHI PUBBLICI di assistenza legale conferiti da Consap stessa essendo l’avvocatessa arrivata fra le prime cinque in un Concorso pubblico cui hanno partecipato un numero spropositato di aspiranti. Inoltre la professionista ha vinto un appalto da 630 MILA €URO per i servizi legali dell’Expo in barba a qualsiasi conflitto di interessi. A questo punto mi domando e ribalto a voi il quesito:
TUTTO CIÒ NON È UNA BARBARIE CONTRO LE NOSTRE FAMIGLIE?
Il pensionato NAPOLITANO GIORGIO, ex Presidente della Repubblica (ora emerito) e Senatore a vita percepisce 880 MILA €URO l’anno, dispone di un MEGA UFFICIO, 16 (SEDICI) COLLABORATORI, MAGGIORDOMO, AUTISTA ed ha diritto a “VOLI BLU” ed UNA CARROZZA delle FERROVIE dello STATO.

È questo che volete? Allora passate oltre, alla torta di mele nel forno, ultime notizie sul calciomercato, oppure cliccate “mi piace” e saltate al post successivo con una scrollata di spalle tanto gli attentati terroristici che si susseguono, treni che si scontrano, doping dei campioni olimpionici, consigli su come affrontare il caldo, le convention di Trump fanno sì che nei telegiornali sia pressoché scomparsa ogni minima notizia sui galantuomini che ci governano, i dissensi in Grecia e Francia, il dissesto economico sociale culturale in cui perduriamo fra un funerale di stato e la solita omelia sulle vittime innocenti.
Se penso ai molti che temono “trasformazioni”, possibile ascesa di “Movimenti” che hanno nel DNA l’dea di rovesciare il tavolo! Ma… peggio di così in una sedicente democrazia che altro potremmo aspettarci?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

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HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE (Non solo sono casta ma ritengono sia giusto esserlo)

HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE
(Non solo sono casta ma ritengono sia giusto esserlo)

Non ho l’abitudine di urlare, alzare la voce quando cerco di esprimere un concetto tantomeno scrivere in maiuscolo un articolo, che nel testo riflette il medesimo vezzo, ma questa volta adotterò tale sistema al fine di evidenziare uno dei tanti scandali che da solo basterebbe a scatenare la più incontrollabile delle insurrezioni finanche nelle peggiori dittature (comunque meglio che nel nostro Paese poiché lì i nemici del popolo li conosci, sono ben identificati, a loro modo hanno regole certe mentre qui, senza fare torti ad altri esseri viventi da buon simpatizzante Jainista, sono scarafaggi che si nascondono sotto la base delle cucine piuttosto che dietro i banconi dei bar, vermi che scopri alzando da terra un sasso, lumaconi viscidi che compaiono subito dopo le prime piogge, immondi figuri al riparo della posizione che ricoprono a seguito di un modo distorto di concepire la vita). NON SOLO SONO CASTA MA RITENGONO SIA GIUSTO ESSERLO, basta osservarli dal punto di vista antropologico, tutti nessuno escluso, sotto questo aspetto sì che appartengono ad un phylum, sottospecie umana, sotto classe, un genere diramatosi dal ceppo principale dell’evoluzione.
In sintesi e per arrivare al sodo… DIECI MESI dopo la richiesta avanzata dal Tribunale al Senato della Repubblica, presieduto da Grasso, questo ha deciso A MAGGIORANZA E CON VOTO SEGRETO che 11 (UNDICI) intercettazioni fra l’ex papi ex cavaliere ex peggior Presidente del Consiglio prima dell’avvento Renzi & Boschi & C. NON POTRANNO ESSERE UTILIZZATE CONTRO DI LUI (imputato principale e “utilizzatore finale” nel processo in corso per CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI) bensì SOLO AVVERSO LE “ESCORT”. Per essere concisi (non circoncisi o coincisi) e senza deprivare coloro che faticassero a comprendere l’enorme ingiustizia, fra le tante perpetrate e perpetuanti alla faccia nostra, ciò costituisce precedente in base al quale SE UN DELINQUENTE “VERO (???)” VENISSE INTERCETTATO MENTRE PARLA DI ORGANIZZARE UNA STRAGE A CASA NOSTRA E L’INTERLOCUTORE NEL PROFERIRE “AMMAZZATENE PIÙ CHE POTETE” DESSE MODO DI DISCERNERE TRATTARSI DI ONOREVOLE (rappresentante del popolo), IL GIUDICE DEVE IMMEDIATAMENTE INTERROMPERE LA REGISTRAZIONE SENZA APPURARE DOVE, COME E QUANDO AVVERRÀ IL MASSACRO.
Vi è chiaro? Volete continuare ad essere i giovani sequestrati di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” del grande Pasolini? Preferite arrivare al punto di essere denudati, legati, seviziati, come sta avvenendo in Turchia alla faccia dei diritti civili (a Guantanamo ed in alcuni Stati alleati di alleati non è che si scherzi).
Di Berlusconi al sottoscritto non può interessare di meno ma del futuro mi preoccupo, i nostri figli e nipoti. Oggi è totale l’asservimento dei cittadini alla tracotanza del Potere concentrato in palazzo Madama, Chigi, Montecitorio, Viminale, Quirinale personificati nello scout Renzi Matteo & Boschi Maria Elena & C.
È questo che volete? Allora passate oltre, alla torta di mele nel forno, ultime notizie sul calciomercato, oppure cliccate “mi piace” e saltate al post successivo con una scrollata di spalle tanto gli attentati terroristici che si susseguono, treni che si scontrano, doping dei campioni olimpionici, consigli su come affrontare il caldo, le convention di Trump fanno sì che nei telegiornali sia pressoché scomparsa ogni minima notizia sui galantuomini che ci governano, i dissensi in Grecia e Francia, il dissesto economico sociale culturale in cui perduriamo fra un funerale di stato e la solita omelia sulle vittime innocenti.
Se penso ai molti che temono “trasformazioni”, possibile ascesa di “Movimenti” che hanno nel DNA l’dea di rovesciare il tavolo! Ma… peggio di così in una sedicente democrazia che altro potremmo aspettarci?

Mauro Giovanelli – Genova
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PASOLINI E LA METAFORA DEL POTERE (immagini che giungono dall’etere)

Da Salò alla Turchia – Il nudo è la metafora del potere.
“ERETICO & CORSARO”
***
PASOLINI E LA METAFORA DEL POTERE
(immagini che giungono dall’etere)

Immagini scagliate come bombe a “grappolo” sul web, tramutandosi in tuoni che esplodono dentro noi, sconquassano lo stomaco, provocano vertigini, pochi secondi di sconcerto che si traducono all’istante in annientamento del pensiero, le osserviamo ma la mente è svuotata, impossibile nell’immediato prendere coscienza di ciò che stiamo esaminando, forse non è vero, uno scherzo di cattivo gusto, il soprassalto predispone l’io all’autodifesa quindi cerchiamo di respingerle, buttarle in un cassonetto come vecchie scarpe ormai irrecuperabili fino a che viene ristabilito l’equilibrio, i neurotrasmettitori riprendono a rincorrersi fra le sinapsi e la “ragione” ci presenta la realtà, cruda, vera autentica come mai l’abbiamo misurata.
Riflettiamo… come a questo punto il “sistema” in avanzato stato di decomposizione ci abbia abituato a convivere con l’orrore, cerchiamo di leggerne la trama, intravedere il fine per cui tali “segnali”, divulgati senza alcun dubbio dagli stessi aguzzini, vengano emessi affinché siano da noi intercettati, e la prima risposta, la più semplice, sembra essere quella di mostrare la cruda e implacabile reazione repressiva del Potere avverso chi osi ribellarsi. Dopo il fallito (o riuscito) golpe in Turchia ciò che più colpisce sono i cadaveri trascinati, cappio al collo, da motocarri e mezzi militari per le vie della città nonché i corpi nudi dei prigionieri sopravissuti, mani legate dietro la schiena, ammucchiati e accatastati in enormi stanzoni come solo si possono osservare nelle aziende agricole dedite all’allevamento intensivo di pollame. Alcuni devono stare inginocchiati, fronte a toccare il pavimento, dietro loro figuri dai lineamenti indistinguibili; Se non fosse per i riverberi degli occhi che diabolicamente fendono la penombra, si faticherebbe a dar loro parvenza di forma umana. Indossano la divisa nera emblematica di ogni raccapriccio e, muniti di fruste, assestano feroci colpi su quelle carni, a loro piacimento, indistintamente, con gusto, meglio diletto se non soddisfazione della gratificazione di sentirsi “qualcosa”.
È fin troppo facile, sebbene inevitabile, l’accostamento con il più grande intellettuale del ‘900, il profetico Pier Paolo Pasolini che nel suo “Salò o le 120 giornate di Sodoma” del 1975, anno del suo assassinio, ultimo film da lui scritto e diretto che avrebbe dovuto essere la prima di una seconda trilogia considerata idealmente la “Trilogia della morte” susseguente alla “Trilogia della vita”.
Mi sono accorto tra l’altro che Sade, scrivendo, pensava sicuramente a Dante. Così ho cominciato a ristrutturare il film in tre bolge dantesche(1) Queste le parole del Poeta e Regista nel tentativo di spiegare le ragioni di questo suo lavoro con il quale, in sintesi, vuole imprimere un sigillo all’arroganza del potere. Vi si narra di quattro Signori, il Duca che raffigura la “casta”, il Vescovo (dominio ecclesiastico), un Presidente della Corte d’Appello (sovranità giudiziaria), e il Presidente della Banca Centrale (potere economico) i quali incaricano soldati repubblichini di rapire un gruppo di ragazzi e ragazze di famiglie antigovernative. Si chiudono con essi in una villa sfarzosa finemente arredata. Con l’aiuto di quattro ex meretrici di bordello instaurano per centoventi giornate una dittatura sessuale regolamentata da un puntiglioso codice che impone alle vittime assoluta obbedienza, pena la morte. Le “Kapò” della situazione dovranno organizzare le giornate secondo le proprie specializzazioni erotiche. Ci sono “l’Antinferno”, il “Girone delle Manie”, quello della “Merda” ed infine del “Sangue”. In un’orgia di efferatezze e riti profani i Signori, eccitati dai racconti feticisti delle “professioniste” all’uopo assoldate, seviziano ripetutamente i ragazzi fino a farli stare nudi a quattro zampe, latranti come cani, sodomizzati, nutriti con le proprie feci fino alle amputazioni e uccisioni. Il finale vede due giovani guardie che sulle note di un motivo trasmesso dalla radio accennano qualche passo di valzer mentre parlano del mondo reale e delle rispettive fidanzate che li stanno aspettando.
Meraviglia assoluta questo pilastro della cultura attinge a una tale quantità di citazioni, riferimenti, forme espressive nelle varie ramificazioni, pittura, musica, letteratura, filosofia da coniugare una grandezza intellettuale che oserei dire arrivi a sfiorare il trascendente. Da rimarcare, nel caso che ci riguarda, quanto proferito dal Duca: “Deboli creature incatenate, destinate al nostro piacere, spero non vi siate illuse di trovare qui la ridicola libertà concessa dal mondo esterno. Siete fuori dai confini di ogni legalità. Nessuno sulla Terra sa che voi siete qui. Per tutto quanto riguarda il mondo, voi siete già morti.
L’allegoria dell’opera di Pasolini e l’accostamento con le immagini che giungono dallo Stato che fa da spartiacque fra Oriente ed Occidente, il “valico” che collega due civiltà e culture, è quanto meno sconcertante. Il Potere è ovunque, etere maligno che impregna ogni cosa, non mi esento dal sottolineare che in anteprima il film fu presentato postumo il 22 novembre ‘75 al Festival di Parigi tre settimane dopo l’uccisione del regista e giunse nelle sale italiane il 10 gennaio del ’76. Scatenò proteste vigorose e lunghe persecuzioni giudiziarie tanto che il produttore Alberto Grimaldi subì processi per oscenità e corruzione di minori fino ad arrivare al sequestro della pellicola rimessa in circolazione due anni dopo.
Pasolini messo a nudo da vivo, perseguitato con l’obiettivo di tacciarlo, allo stesso modo di come la Santa Inquisizione fece con Giordano Bruno cui imposero la “mordacchia” con la “lingua in giova”, cioè trafitta da un chiodo ricurvo in modo che non potesse parlare mentre lo accompagnavano al rogo, pena inflitta ai bestemmiatori che si rifiutavano di ascoltare “confortatori” e “padri”. E qui siamo al 17 febbraio del 1600, migliaia furono le vittime atrocemente e barbaramente messe a tacere dal quadrunvirato formato dal Duca, il Vescovo, il Giudice ed il Banchiere. Sempre gli stessi.
Il potere ci vuole obbedienti, silenziosi, consenzienti, servi e… nudi, privati della nostra personalità e dignità di uomini, abitanti dei gironi infernali costituiti dagli oscuri disegni che intesse a salvaguardia di altrettante enigmatiche bramosie. Al popolo il regno demoniaco, ai potenti ciò che per “loro” sarebbe il Paradiso in questa Terra. Resta il dubbio se il male non sia dentro tutti noi in relazione alla “posizione” cui il destino ci colloca facendo emergere una o l’altra parte della nostra dualità, quella magnificamente illustrata da Goethe nel Faust “…Dunque tu chi sei?” – “Una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene”. Allora si comprende l’aberrante logica in uno dei dialoghi del capolavoro pasoliniano: “…noi tutti siamo d’accordo che il giorno del giudizio Dio rimprovererà i virtuosi in questi termini: «Allorché avete visto che sulla Terra tutto era vizioso e criminale, perché vi siete persi sulla strada della virtù? Le perpetue sciagure che io, Dio, seminavo sull’universo dovevano convincervi che io amavo unicamente il disordine e che per piacermi non era necessario farmi irritare dato che ogni giorno io, Dio, vi davo esempio della distruzione; perché allora voi non distruggevate? Imbecilli! Perché voi non distruggevate?»” (2)

(1) Pier Paolo Pasolini riguardo il film – Maurizio Massa, Saggio sul cinema italiano del dopoguerra, Lulu Press, ISBN 978-1471066863

(2) BLANGIS: dai “dialoghi di Salò o le 120 giornate di Sodoma”, (1975), di Pier Paolo Pasolini

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata da ERETICO & CORSARO

RIPRODUZIONE RISERVATA – ARTICOLO REDATTO PER “ERETICO & CORSARO”

CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA

CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA

Gli anni ’60 sono stati favolosi, magici, le nuove generazioni devono credermi, un periodo unico, si sono verificate circostanze abbastanza difficili da ripetersi, un po’ come accadde per la corrente degli impressionisti, in Francia soprattutto, o la scuola dei pittori liguri primi ‘900, o la concomitanza dell’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre con la massa e dimensione del nostro Pianeta e la sua distanza dal sole, un miracolo che consente la vita. Per chi li ha vissuti una consolazione in più del tempo che se ne va.
Abbiamo avuto la cinematografia dei Fellini, Risi, Monicelli, Visconti, Antonioni, Kubrick, Bergman e attori del calibro di Gassman, Tognazzi, Sordi, Manfredi, Mastroianni. La letteratura con Fenoglio, Pavese, Calvino, Pratolini e tanti, tanti altri, americani, francesi, tedeschi, russi e ancora italiani non menzionati ma secondi a nessuno. Ovunque nasceva cultura. E musica. “I Nomadi” è stato il gruppo pop rock, fondato nel 1963 dal tastierista Beppe Carletti e dal cantante Augusto Daolio che, fra i “nostrani”, osservavo con maggiore attenzione e rispetto per la sonorità e il messaggio di denuncia e impegno sociale che sin dagli inizi trasmise. Il nicciano (nietzschiano) “Dio è morto” con richiami nel testo, secondo il mio personalissimo parere, alla poesia “Urlo” del grande Allen Ginsberg”, fu una meteorea sonora che penetrò nelle menti dei giovani. I Beatles li ho visti a Genova il 26 giugno 1965. A loro preferivo i Rolling Stones, che sono stati nella mia città il 9 Aprile 1967, e Bob Dylan che vi si esibì il 4 luglio 1992. Ritornò in Liguria nel 2001, sempre a luglio, durante il famigerato G8 e, volendo ascoltarlo di nuovo dal vivo, la sera del 20 andai a La Spezia dove spostarono il concerto per motivi di sicurezza.
Genova era stata occupata, circondata, sbarramenti e cancellate ovunque, polizia, presidi di carabinieri, vigilanti in borghese, brutti ceffi mai visti dall’inquietante aspetto di agenti del KGB, elicotteri che ronzavano continuamente sopra le nostre teste, insomma la città era stata posta sotto sequestro, in stato di assedio, stuprata. Pensare che la Superba aveva subito un simile smacco una volta sola nella storia recente, da parte dei nazisti nella seconda guerra mondiale, e i genovesi gliela fecero pagare perché, in tutta franchezza, quando arrivarono gli alleati i partigiani liguri avevano già provveduto a mettere in fuga i tedeschi, a fare pulizia, togliere la più grossa. Come fecero i Napoletani. Tornando al G8, in quell’estate di inizio secolo aleggiava un clima mefitico, la gente era meditabonda, depressa, le donne si recavano a fare la spesa con passo lesto, testa china, gli uomini parlavano tra loro a voce bassa, l’atmosfera che si viveva, sebbene splendesse un sole furente, era di rabbia, disorientamento, le espressioni confuse e irritate dei cittadini impregnavano il panorama complessivo.
Fu mentre stavo assaporando “Like a rolling stone” al Picco, lo stadio della città del “golfo dei poeti”, che venni a sapere della morte di un giovane “facinoroso” nel quartiere Foce, dove abito. Provai una sensazione strana, di sbigottimento e rassegnazione, mi sentii anche un po’ a disagio per essere seduto sulle gradinate ad ascoltare un concerto, come singolare fu il mormorio che intorno a me si andava propagando al diffondersi della notizia. Avvertii che il mio stato d’animo era comune a tutti gli spettatori, il vociare andava aumentando, si facevano ipotesi, congetture a voce bassa.
Qualcosa era già cambiato a partire dagli anni ’70, di piombo furono chiamati. Gli ’80 scivolarono dritti verso la caduta del muro di Berlino portando un po’ di speranza ma trascinandosi dietro bagagli di incertezze essendo guidati per la gran parte, Giovanni Goria e Ciriaco De Mita contarono ben poco, dal primo socialista Presidente del Consiglio della nostra Repubblica, Bettino Craxi, uomo dalle mille sfaccettature, amico intimo di un semplice imprenditore che gli subentrerà dopo la miserevole capitolazione e tempestiva fuga in Tunisia per sottrarsi al carcere. I ’90 ci predisposero all’Unione Europea, con “Mani Pulite” che pareva potesse dare la sterzata a una crisi che si aggravava alla velocità della luce, sempre più in basso, moralmente, culturalmente e l’economia fuori controllo. Così l’uomo dalla sciarpa bianca démodé “scese in campo” con un dispiegamento di forze mai visto e l’intero Paese si immobilizzò, sembrò impazzire consegnandosi nelle sue mani, un certo Berlusconi. Si arrivò al luglio 2001 e mentre il Capo del nostro Governo pensava a come si potesse eliminare l’indecorosa biancheria stesa nei carruggi della città e a far innalzare pannelli che riproducevano false facciate a quei palazzi storici che lui riteneva sconvenienti, proprio come fa con la sua finta persona, piazza Alimonda fu il palcoscenico di una tragedia, il segnale che il fondo non si era ancora toccato, tutto sarebbe ancor più piombato nell’oscurantismo. Un giovane di ventitré anni avrebbe smesso di godere dell’alternarsi delle stagioni: Carlo Giuliani. La sua morte è legata allo scontro avvenuto tra gli “anti G8” (o per meglio dire la parte infiltrata ad arte, i “Black Bloc”, gruppo di individui di stampo fascista dediti ad azioni di protesta violenta caratterizzata da atti vandalici, devastazioni, disordini) e le forze dell’ordine costituite da giovanissimi militari, con poca esperienza, guidati da “responsabili” la cui la gestione dei sistemi di sicurezza attorno al Vertice ha lasciato molti punti interrogativi. Le notizie della contestazione in atto convinsero Carlo a rinunciare alla gita al mare che aveva programmato quella mattina per dirigersi verso il corteo delle Tute Bianche. Nel pomeriggio, a seguito di una carica abortita, una Land Rover Defender con tre carabinieri a bordo rimase apparentemente bloccata contro un cassonetto per rifiuti e venne circondata da alcuni manifestanti. Tra questi Carlo Giuliani, il volto coperto da un passamontagna, che sollevò da terra un estintore precedentemente scagliato contro il mezzo da un altro giovane e a sua volta fece il gesto di lanciarlo verso il veicolo dei carabinieri uno dei quali, dopo aver estratto e puntato la pistola intimandogli di andarsene, sparò due colpi di cui uno raggiunse il ragazzo allo zigomo sinistro. Morirà nei minuti successivi mentre il fuoristrada, nel tentativo di sbloccarsi rapidamente, riprese la manovra passando due volte su quel corpo immobile steso a terra, una prima in retromarcia, la seconda allontanandosi. Erano le 17 e 27 del 20 luglio 2001, quindi venni a saperlo circa cinque ore dopo. Per coprire un fatto ignobile e scaricare le responsabilità, o per chissà quali altri disegni eversivi, la notte del giorno dopo ci fu lo scandalo dell’incursione di un contingente di Polizia alla scuola Diaz, e nell’adiacente Istituto Pascoli, che erano stati concessi dal comune di Genova al “Genoa Social Forum” come loro sede e dormitorio. Vi accaddero eventi contrari all’articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativi alla tortura, alle condizioni e punizioni degradanti ed inumane cui furono sottoposte le vittime. Eh sì, indubbiamente la città fu presa quale teatro di prova per verificare o meno la possibile “tenuta” di eventuali successivi programmi di governo.
Comunque tranquillo Carlo, mentre pensavo a un mucchio di cose stretto nel pullover tanto l’aria si era d’improvviso rinfrescata, tra le quali il rientro immediato nella mia città, si stavano già alzando le note di “Idiot wind” e sicuramente l’inimitabile voce del grande Bob, in quell’istante, voleva giungere fino a te. Mi venne da riflettere quanto sia idiota il vento che a cicli alterni attraversa la mente dell’uomo, questo ha soffiato per alcuni giorni e continuerà ancora e ancora ma tu, insieme a Daolio, da lassù intonavate “Noi non ci saremo”.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA” è stato pubblicato il 13 luglio 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it: e su “Il Segno nr. 7/8 luglio/agosto 2015 pag. 2 http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it con il titolo “Ricordando quel giorno con le note di Bob Dylan” – Pubblicato ancora il 25 luglio 2016  sul sito www.memoriacondivisa.it

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COMMENTO A L’AMACA DI MICHELE SERRA – IMAM E VIP (della serie “Il marchese del Grillo)

COMMENTO A L’AMACA DI MICHELE SERRA
IMAM E VIP (della serie “Il marchese del Grillo)

La chiusa di Serra Michele “…non è sulla base del timor di Dio ma su quella del rispetto degli uomini che non uccidiamo” mi lascia alquanto perplesso. Non ho voglia né tempo di star qui a fare piroette linguistiche per spiegare che i modi di annientare o uccidere persone sono infiniti e imperscrutabili come le vie del Signore però mi riesce impossibile trattenermi dal dire che da noi vige la regola non scritta (ma più forte della Costituzione) citata da Onofrio del Grillo, magnificamente interpretato da Alberto Sordi, nel film “Il marchese del Grillo, 1981” ossia:
“Me dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo!”
Oggi tale locuzione ha raggiunto la massa di un “buco nero” considerando che la Guardia di Finanza sta effettuando ulteriori controlli (TGCOM 24 data odierna) presso la sede centrale di “Banca Etruria” scattati per ordine della Procura di Civitavecchia (Roma) la quale ha avviato un procedimento per truffa e istigazione al suicidio di Luigi D’Angelo. Il pensionato si è tolto la vita dopo aver saputo di aver perso oltre 110 mila €uro (tutti i suoi risparmi) per l’azzeramento delle obbligazioni subordinate dell’Istituto di Credito.
Ora sembrerebbe (condizionale) che diversi VIP del nostro Paese (compresi politici e noti conduttori televisivi) siano stati avvisati per tempo (circa 48 ore prima del tracollo) e rimborsati di quanto investito. Da ciò che ho ascoltato al TG de La7 (ore 20 del 16 c.m.) ciò che più mi ha colpito è che il sig. D’Angelo avrebbe lasciato una lettera ai propri congiunti nella quale, tra le altre cose, si raccomanda di “badare ai suoi cani”.
Ecco! Nel nostro Paese un pensionato “non è un cazzo!” mentre per l’amico Luigi i suoi animali erano ragione di vita.
R.I.P.
16 giugno 2016

Mauro Giovanelli – Genova
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P. S. Vengo a conoscenza da “IL FATTO QUOTIDIANO” di oggi 17 giugno 2016 che, contrariamente a quanto divulgato ieri da TGCOM 24 e La7, l’Istituto di credito in questione è la “Banca Popolare di Vicenza” anziché “Banca ETRURIA” anche se la sostanza non cambia. L’unica differenza è che nessun risparmiatore truffato da quest’ultima ha raggiunto, per fortuna, il livello di disperazione del povero Luigi D’Angelo.

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L’INFORMAZIONE ITALIANA

L’INFORMAZIONE ITALIANA

Mah… leggere le esternazioni di Serra Michele sta diventando quasi divertente se non fosse tragico constatare che un giornalista, aggrinfiato alla strenua difesa del becero renzismo sia anomalia tutta italiana. Di solito chi fa il suo mestiere dovrebbe essere quasi un intellettuale invece che la voce perennemente bendisposta nei riguardi del quadrumvirato Renzi, Boschi, Alfano, Verdini & C.
Benigni Roberto non è un cittadino qualunque ma trattasi di personaggio pubblico che ha declamato la “Costituzione più bella del mondo” in TV (pubblica) la medesima che da cinquant’anni ha relegato il Nobel Dario Fo nello scantinato dei “reietti”. Non solo ma, dopo aver detto di votare “NO” conformemente al suo pensiero, ha successivamente comunicato, ospite fra gli studenti, che il cuore gli suggerirebbe il “NO” ma la mente “SÌ”, poi ha deciso per quest’ultima opzione. E di chi è la colpa? Del premio Nobel Dario Fo. Complimenti Serra Michele, le miserie da che parte stanno? In chi cerca di difendere la Costituzione più bella del mondo o nel giornalismo assai “accondiscendente” nei riguardi di chi sta al Potere? Mah…

Mauro Giovanelli – Genova
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COGNOME E NOME BENIGNI ROBERTO – (l’equilibrista perfetto)

COGNOME E NOME BENIGNI ROBERTO
(l’equilibrista perfetto)

   L’ora tarda, l’estate vicinissima, fra meno di tre settimane il giorno comincerà ad accorciarsi nuovamente per dare sempre più spazio alla notte in un ciclo inarrestabile, monotono, implacabile come la mediocrità della stragrande maggioranza degli umani che, ahimè, è composta proprio da quegli individui che assurgono al Potere, guadagnano immeritati riconoscimenti, successo facile, denaro, notorietà.
Ho scritto poco su BENIGNI ROBERTO (*), anzi quasi nulla, e stasera desidero fargli sapere il miserabile che è, a sua insaputa naturalmente come tutti i cialtroni ma… nel caso specifico in modo diverso, camaleontico, subdolo, spregevole, viscido. Il nostro pagliaccio nazionale, alla stregua di Lacombe Lucien (*), ha raggiunto la propria gratificazione ed ora riposa in pace. Però sento il dovere di intrattenervi ancora per dargli l’ultimo saluto da comico fasullo, equilibrista del pensiero unico, celebrando un requiem secondo il rito liturgico della Chiesa cattolica visto e considerato che nelle sue esternazioni televisive e cinematografiche si è aggrinfiato a tutti gli appigli possibili, finanche papa Francesco.
Benigni! Intanto non sei meritevole del premio Oscar, oppure sì per il valore che ha nel finto mondo di Hollywood dove può anche capitare che per sbaglio venga assegnato a veri registi nostrani come Salvatores e Sorrentino. Se Trump dovesse diventare Presidente USA saresti a cavallo, dollari a pioggia, con il pubblico formato dal suo elettorato faresti il pienone. In ogni caso la mia affermazione trova riscontro nella sdegnata constatazione proferita da un vero uomo e artista di ben altra statura morale e intellettuale quale è stato il compianto Mario Monicelli: «…Non come quella mascalzonata di Benigni in “La vita è bella”, quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi, ma… l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà…» Penso basti e avanzi.
Benigni! Sei un pusillanime ma sappiamo, come disse il Manzoni del suo personaggio, che «Il coraggio o ce l’hai o non te lo puoi dare» e questo pregio sembra essere il grande «assente» di questi lustri ma non è problema tuo, mai l’hai avuto. Infatti quando per due serate su Rai1 recitasti «I Dieci Comandamenti» te ne sei guardato bene dal precisare che il secondo «Non nominare il nome di Dio invano» è stato modificato dagli «occidentali». L’originale, per molti il Verbo, recita: «Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose… non fate immagine di me!» (1) Lo sapevi? Ma sì che ne sei a conoscenza! Quando giungesti al punto te la cavasti con quattro sguscianti parole, hai sorvolato, insomma non te la sei sentita, quindi conosci pure il motivo di tale «ritocco». C’è una bella differenza, non credi? È un di più aggiungere che i mussulmani rispettano l’autentico. Strano a dirsi di questi tempi ma non adorano simboli pagani, statue della Vergine, gigantesche croci scolpite e attrezzate di pesanti statue del Cristo sofferente, sorrette da portatori ingobbiti, tintinnio degli addobbi, foglie dorate o d’argento alle estremità dei legni, Madonne piangenti, reliquie di Santi, mummie di Beati o Dottori della Chiesa.
Benigni! La «Divina Commedia»… Ci hai voluto dimostrare di conoscerne lunghi brani a memoria, l’hai spiegata (di certo non a me e gli amici che mi leggono), anche discretamente in alcuni passaggi ma… sudavi, hai fatto un grosso sforzo, encomiabile, lo ammetto… purtroppo non c’erano cuore, anima, sentimento, soprattutto ti è mancato ciò che il sommo Poeta possedeva: «La capacità di indignarsi!» E in quell’opera immortale avresti avuto modo di sbilanciarti facendo anche un solo, piccolo, timido riferimento alla squallida politica in cui siamo immersi, uno stagno marcescente privo di etica, cultura, onestà, le esatte inadeguatezze che, secondo una precisa logica morale aristotelica, aveva puntualmente denunciato Dante Alighieri nel primo dei Tre Regni dell’Oltretomba da lui visitato: l’inferno.
Benigni Roberto! Non mi fanno più ridere le espressioni da ebete che fai da anni, il saltellare continuamente, buttarti in braccio ai conduttori televisivi, strizzare i coglioni a Pippo Baudo e tante altre ripetitive arlecchinate. Ho pensato che potessi essere “qualcosa” di più. Sei finito, terminato, ti ringrazio di avermene dato la prova regina, saltare a piè pari dal sig. Enrico Berlinguer a Renzi Matteo, l’ultima farsa. Adesso puoi andare, acconciati pure normalmente, in particolare la ridotta capigliatura da scavezzacollo, abbiamo compreso l’opportunista, assennato e furbo interessato quale sei. Da oggi in poi Johnny Stecchino è defunto, per nostra fortuna, finalmente riuscirai a far ridere il rigurgito nazifascista in atto ovunque. Ulteriore obiettivo centrato in pieno.

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Esodo 20, 2-17 Il Decalogo > Deuteronomio 5, 2-21 – edizione 1968 – Casa della Bibbia – Ginevra, Genova.

(*) Cognome prima del nome ha un ben preciso significato (vedere nota).

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Nota (per chi volesse saperne di più):
Conoscete il significato del «cognome prima del nome» e chi fosse Lacombe Lucien? Ve lo spiego in ogni caso:
«Cognome e nome Lacombe Lucien» è una pellicola del 1974 diretta da Louis Malle. Fu candidato al premio Oscar come migliore film straniero (non espose alcuna bandiera a stelle e strisce). Il nome si antepone sempre al cognome in quanto forma regolare per identificare la persona «retta» o «normalmente onesta». In questo caso il regista decise di intitolare la sua opera (bellissima) facendo precedere al nome il cognome del personaggio principale in segno di spregio verso un uomo indegno, privo di ideali, senza alcun senso morale, ignorante e inconsapevolmente capace di qualsiasi efferatezza.
Giugno 1944. In un paesino del sud-ovest della Francia, vicino al confine spagnolo, vive il diciassettenne Lucien Lacombe, inserviente in una casa di riposo per anziani. Egli trascorre parte del suo tempo a uccidere piccoli animali con la fionda o con il fucile. Ignorante e illetterato è in cerca di identità, anela imprese «eroiche» che lo facciano emergere, uscire dalla condizione umile in cui versa, ottenere rispetto. Pur privo di consapevolezza politica, il ragazzo decide di aggregarsi ai partigiani recandosi presso l’abitazione del maestro Peyssac e rivolgergli la richiesta, ma viene respinto. Al ritorno, in seguito alla foratura di una gomma della bicicletta, Lucien arriva in paese dopo l’inizio del coprifuoco. Fermato dalla polizia, finisce nell’albergo occupato dal comando della Gestapo e lì viene colpito dalla vita lussuosa che conducono i collaborazionisti dei tedeschi i quali con la loro arroganza esercitano pure il potere di prevaricare i deboli e gli indifesi. Nel gruppo dei dipendenti della Gestapo troviamo alcuni balordi (come i molti che occupano palazzo Chigi, Madama, Montecitorio e finanche il Viminale. Per il Quirinale mi astengo) cui più che l’ideologia nazista interessa il denaro. Invogliato a bere, il giovane si ubriaca e involontariamente fa il nome del maestro Peyssac, che viene arrestato e torturato. Il destino di Lucien è bollato in quanto, senza porsi alcuna domanda, comincia a prendere parte alle azioni repressive assieme ai suoi camerati, si dà al saccheggio e uccide vari resistenti catturati. Per farla breve il giovane Lacombe si sente finalmente «potente».
Egli vive gli ultimi travagliati giorni di guerra civile e vede i suoi camerati cadere uno ad uno sotto i colpi dei partigiani e, nel momento in cui giunge dove si torturano i prigionieri e un combattente segnato dalle percosse cerca di convincerlo a ravvedersi chiedendogli come mai avesse deciso di collaborare con i tedeschi, Lucien lo imbavaglia perché non vuole ascoltare il destino assegnatogli, sua intenzione è quella di giocare ancora al «superuomo». Appena uscito dalla stanza, assiste all’irruzione di partigiani nell’albergo abbandonato dai tedeschi mentre i suoi ultimi camerati, intenti a ubriacarsi, vengono trucidati.
Scampato al blitz si ritrova, nel corso di una rappresaglia nazista, insieme a un ufficiale delle SS al fine di effettuare alcuni arresti. In una appartamento che stanno perlustrando viene rimproverato per l’orologio tolto ad una vittima che Lucien si mette in tasca e che il tedesco pretende gli venga consegnato. Questo fa scattare in lui la gelosia contadina, primitiva, ancestrale per le «cose», le «masserizie» da conservare ed avverte una forte disillusione nei riguardi degli «invasori», l’unica emozione che Lucien prova nella sua miserevole vita. Per la prima volta prende autonomamente la decisione di uccidere il tedesco e fuggire verso la Spagna dove vivrà i suoi ultimi giorni.
Louis Malle ha composto in questo film la figura perfetta del tipo di umani che rincorrono la loro identità nutrendo una sorta di rancore nei riguardi del consorzio umano, sfogano i loro bassi istinti in modo del tutto inconscio, non sanno distinguere fra il bene e il male, hanno difficoltà a discernere, esattamente come il 70% circa di analfabeti funzionali, di ritorno e non, che abbiamo in Italia. È superfluo aggiungere che tale «fenomeno» investe pure gli appartenenti alle classi agiate, in diversi gradi e manifestazioni e per svariate cause. Da qui il mio paradigma iniziale poiché individui che creano danni al prossimo senza rendersene conto sono comunemente definiti «miserabili», «meschini», «abietti». Victor Hugo docet.

Precisazione:
Benché Lacombe Lucien sia un personaggio inventato da Malle, dai titoli di coda si apprende che l’individuo interpretato dal protagonista fu poi arrestato dai partigiani e fucilato il 12 ottobre 1944.

Mauro Giovanelli – Genova
mauro.giovanelli@gmail.com

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SURNAME AND NAME ROBERTO BENIGNI
(perfect equilibrist)

At this late hour, summer, in less than three weeks, the day will begin to shrink again to give more room for the night in a relentless, monotonous, relentless as the mediocrity of the vast majority of humans who, alas, is composed by those individuals who have acquired such power, they gain undeserved accolades, easy success, money , notoriety.
I wrote little about BENIGNI ROBERTO (*), indeed almost anything but tonight i want to let him know the wretch who is, unbeknownst to him, of course, like all scoundrels but… in this case differently, chameleon-like, sneaky, slimy. Our national clown, as Lacombe Lucien (*), reached his own gratification and now rest in peace. However, i feel it my duty to entertain yet to give him a last farewell from comedian bogus, equilibrist of the single thought, celebrating a requiem mass according to the Liturgical rite of the Catholic Church considering that in his utterances and television has hooked all the holds possible, even papa Francesco.
Benigni! Meanwhile you’re not deserving of an Oscar, or Yes for the value it has in the fake world of Hollywood where it can even happen that inadvertently being assigned to real local filmmakers as Salvatores and Sorrentino. If Trump were to become U.s. President’d on horseback, dollars, with the audience formed by his electorate would you do a full house. In any case my assertion is reflected in indignant observation made by a real man and artist of quite different moral and intellectual stature which was the late Mario Monicelli: «…Not like that piece of rascality of Benigni in “life is beautiful”, when he finally does get to Auschwitz a tank with the American flag. That field, that piece of Europe the freed Russians, but… the Oscar win with the stars and stripes, changing reality…» I think it suffices and leftovers.
Benigni! You’re a cowardly but we know, as her character’s Manzoni, who «The courage or you or you can’t give» and this advantage seems to be the great «absent» of these shines but isn’t your problem, never get it. In fact, when for two evenings on RAI1 starred “the Ten Commandments” did you get a good look from the second «you shall not take the God name in vain» was amended by “Westerners”. The original, for many the Word, read: «Do not make any graven image, or any of the things that are up there in heaven or on the earth beneath; don’t you prostrate before such things … don’t make image of me! » (1) Did you know? But yes that you know! When you arrived to the point you bring you took out with four words, you flew over, so you didn’t hear it, so do you know the reason of this “remodelling”. There’s a big difference, isn’t it? Is one more added that muslims respect the authentic. Funnily enough these days but do not worship pagan symbols, statues of the Virgin, giant carved crosses and equipped with heavy statues of the suffering Christ, supported by bearers, ornaments, gold leaf and silver clinking on the ends of the wood, weeping Madonnas, relics of Saints, Beati mummies or doctors of the Church.
Benigni! The «Divina Commedia or Divine Comedy»… We wanted to demonstrate knowledge of their long tracks by heart, you’ve explained (certainly not me and friends i read), also discreetly in some passages but… you were sweating, you made a big effort, commendable, i admit… unfortunately there were heart, soul, feeling, especially did you miss what the poet had «the ability to be indignant!» And in that immortal work you got to book up on one side by a single, small, timid reference to shabby politics in which we are immersed, decaying pond devoid of ethics, culture, honesty, the exact inadequacies that, according to a precise moral logic of Aristotle, had promptly denounced Dante Alighieri in the first of the three Realms of the underworld he visited: Hell.
Benigni Roberto! Don’t make me funnier dead expressions that make for years, bounces, throw you in the lap of TV hosts, squeeze his balls to Pippo Baudo and many other repetitive harlequinades. I thought you might be something more. You’re done for, finished, i thank you for giving me the trial queen, skip to footer equal by Mr. Enrico Berlinguer to Renzi Matteo, the latest farce. You can go now, styled as well as normal, in particular the low hair from misbehaving, we realized the opportunist, sensible and clever interested you. From this day forward Johnny Stecchino is deceased, lucky for us, finally can you make people laugh the Nazi-Fascist regurgitation in place everywhere. Additional objective centered in the middle.

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Exodus 20, Deuteronomy 5, 2-17 2-21 the Decalogue > Edition 1968 – House of the Bible – Geneva, Genoa.

(*) Surname before name has a precise meaning (see note).

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Note: those who want to know more about “Surname and name Lacombe Lucien” is invited to see the movie, director Louis Malle.