Tre.
Accesso all’eternità.
Esoterico, ternario,
primo dispari.
Trino nella riconciliazione,
il due, pari e primo primo,
diverge in opposte direzioni,
separa, allontana,
non chiude il cerchio,
neppure potrebbe immaginare
il trascendente rapporto
fra lunghezza
della fittizia circonferenza e il suo diametro,
comunque sempre tre virgola,
serie infinita di decimali priva di periodicità,
irrazionale, impossibile quadratura
che già sarebbe più di qualcosa
da cui partire.
Tre.
Unifica e circoscrive,
apre ai confini del Cielo,
soluzione del conflitto duale
nel giudice terzo
sigilla il triangolo,
espressione geometrica,
ritorno del multiplo
all’unità dalla quale
un qualche Dio
forse ci osserva
con telescopio euclideo
essendo il primo della serie,
detta aurea,
stupefacente somma dei suoi predecessori,
geniale intuizione di colui cui si deve
dei numeri arabi l’introduzione,
impensabile determinare allineamento
di foglie, petali, rami, arbusti…
Costui ci arrivò ad aspirare il verde,
vicinissimo, tanto da goderne il profumo,
dissetarsi con brina e rugiada.
Tre.
Terzo decimale del quoziente
di un dodicesimo, dopo lo zero,
inizio e fine dell’Universo,
centro e periferia del Cosmo,
nulla e tutto, distacco e convergenza
vicinanza e divergenza…
E l’otto… segno d’infinito, padrone
di qualsivoglia dimensione,
serie piena della diabolica ruota.
Tre.
Compimento della più superba riflessione,
periodico fino all’inimmaginabile
nella specifica collocazione,
puoi correre con e su esso in perpetuo,
risultato di semplice frazione
data dalla somma degli interi,
e positivi, fino all’infinito,
più piccolo di ciascuno di essi.
Per di più negativo.
Tre.
Gesù e Srinivasa
arrivarono a trentatré.
Tre.
Tu, io
e ciò che verrà.
Mauro Giovanelli – Genova
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