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ANNICHILITI

Annichiliti

Come se dall’universo
fossi stata concepita,
non questo, uno diverso,
ancor più remoto,
antecedente al ciclo perpetuo
che dal primo motore immobile
porterà al tutto vagheggiato.
Nulla so di te, distante la tua luce,
mentre perviene, narra il passato,
ma del tuo fulgore assorbo ogni stilla,
mi disseta e fortifica,
sorgente di vita indica la via
da seguire per annullare spazio fra noi,
così da annichilirci all’infinito
in una sola sostanza ogni volta
più lieve nel liberare energia.
In virtù di un principio ignoto
sei destinata a me,
il resto è vuoto.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale”, poesia III Millennio – 3a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Affinché morte non ci separi” – 1a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Settantanove scritti o giù di lì”, vita, amore, morte, i soliti Discorsi – 2a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro – “Seventy-nine writings or thereabouts”, life, love, death and the usual – publications GEDI Gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro, second edition 2023 – Translation Italian-English: Philip Mc Court.

ANNIHILATED

Annihilated

As if you had been conceived
by the universe,
not this one, a different one,
much further remote,
prior to the perpetual cycle
which from the first immobile motor
will lead to everything ever yearned for.
I know nothing about you, distant is your light,
as it arrives, narrates the past,
but of your radiance I absorb every drop,
it quenches my thirst and strengthens me,
life’s source show me which turning
to take in order to nullify space between us,
so as to annihilate us towards infinity
making us one sole substance
each time lighter in releasing energy.
Thanks to an unknown principle
you are destined to me,
everything else is emptiness.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Seventy-nine writings or thereabouts”, life, love, death and the usual, second edition – Translation Italian-English: Philip Mc Court. – “Settantanove scritti
o giù di lì”, vita, amore, morte, i soliti discorsi”, second edition, publications GEDI Gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro

ANGELA PULPITO PER “TRACCE NEL DESERTO” DI MAURO GIOVANELLI

Angelo Pulpito, 20 giugno 2016, pensiero critico
“TRACCE NEL DESERTO” di Mauro Giovanelli
Pubblicazioni “GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro

Libro variegato, molteplice, che tiene desta l’attenzione del lettore poiché la vita che scorre è fermata in attimi poetici, in prosa, in riflessioni. L’attenzione è sempre presente pagina dopo pagina “Tu… eri ancora un sogno errante tra i miei pensieri….”, “Mi sono fermato un istante a pensare…”, mentre l’esistenza dell’autore si dispiega in rivoli molteplici in cui il fiume della vita scorre e diviene. Venature filosofiche si spargono nei versi, ricordi, malinconie, amori ammantati di un mondo reale e surreale nel frattempo. Ma, forse, una recensione limita enormemente la creatività dell’autore di quest’affascinante libro per cui preferiamo che siano gli stessi lettori ad apprezzare il contenuto artistico e la capacità espressiva. Sicuramente da leggere tutto.

Angelo Pulpito per “Tracce nel deserto” di Mauro Giovanelli

L’articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2016 da “MEMORIA CONDIVISA” sito www.memoriacondivisa.it

LA POESIA DI MAURO GIOVANELLI

Ilaria Orzo: “La poesia di Mauro Giovanelli”, note critiche su “LE MUSE” – Bimestrale per il mondo dell’Arte e della Cultura – Anno XVIII – Aprile 2018 – pag. 38

Versi liberi che evocano nostalgia, questi sono i componimenti di Mauro Giovanelli. Colonna portante delle sue parole, mezzo utilizzato per dar voce ai pensieri, è il suo amore per la letteratura.
Le poesie trattano temi differenti, ma in ciascuna di esse è palpabile lo struggente sentimento nostalgico. Esso viene declinato e sviscerato in tutte le sue forme.
C’è la nostalgia per la patria. Quasi come se l’autore fosse un Leopardi moderno non riesce a staccarsi da ciò che è stato e volge lo sguardo a Recanati, accarezzando le gesta del grande vate, con umiltà e rimostranza.
Nostalgico è anche l’amore perduto. Il poeta si rivolge alla sua Silvia, l’amore andato, la rievoca, le parla, le spiega. C’è anche la malinconia per la cara madre. Con tono pasoliniano, si rivolge a lei, alla donna che gli ha donato la vita e che sempre sarà accanto a lui con grande affetto. Non ha dimenticato alcunché del suo passato. Tutto è perennemente vivido in lui. Ma questo universo non si accompagna solo alla malinconia e alla tristezza: Se inizialmente si lascia andare ai sentimenti di rabbia e delusione, successivamente giungerà alla conclusione che i tempi andati sono per lui dolci ricordi dell’anima e monito per vivere il presente. Il suo passato è il migliore insegnante, ricco di esperienze intense e indimenticabili. Ed è da lì che trae la speranza calmiera, come si evince da alcuni versi estratti dal componimento “Eterna carezza”:
[…] Così attenderò sereno / il giungere del nostro segnale, / vedrei il film che abbiamo vissuto, / mi immergerei negli impulsi / generati dai nostri corpi / palpito dopo palpito. / Con pazienza, senza fretta, /aspetterò la fine […]
Pochi virtuosismi, solo tante importanti parole pregne di significato che sottolineano il suo attaccamento al sapere e la sua attenzione nei confronti del bello e dell’assoluto necessario: Figura femminile vissuta con trasporto e instancabile passione.
È difficile rimanere impassibili all’intensità dei suoi sentimenti, descritti e raccontati senza filtri mediante versi intrisi di pathos che si animano.
Notevole risulta la capacità comunicativa dell’autore in grado di creare nel lettore quella preziosa relazione empatica, abilità dei grandi poeti. I versi del Giovanelli sono racconti, schegge autentiche che disegnano l’animo dell’artista. Le sue parole sono pennellate, sfumature emotive, giochi cromatici del cuore che raccontano la sua sentimentale fragilità, in un intreccio di vibranti sensazioni.
Ilaria Orzo – Note critiche – “LE MUSE” Bimestrale per il mondo dell’Arte e della Cultura – Anno XVIII – Aprile 2018 – pag. 38

IL LEGGÌO A NOVE POSIZIONI NOTA DELL’AUTORE

“Il leggìo a nove posizioni” – Nota dell’Autore

Questo racconto è la naturale prosecuzione di “Ecco perché Juanita”, antologia elaborata nel 2012, certamente originale nella composizione al punto da non individuare termini adatti a definirla. Per descriverne la “costruzione” decisi di utilizzare il verbo comporre vale a dire “mettere insieme varie parti allo scopo di costituire un tutto organico”(1) e “produrre, realizzare un’opera di carattere letterario o artistico in generale”(2). Invece conclusi che il termine più adeguato a designarla fosse proprio libro intendendosi con tale parola “volume di fogli cuciti tra loro, scritti, stampati o bianchi”(3). Desidero ricordare che, con tutto il rispetto, la parola “bibbia” significa “insieme di generi letterari diversi”. Non è casuale che “biblia”, dal greco biblos, la corteccia interna del papiro che cresce sul delta del Nilo, utilizzata per produrre materiale scrittoio, sia un plurale che indica l’insieme di opere scritte e narrate – nella Chiesa greca dell’epoca di Giovanni Crisostomo(4) si cominciò a usare l’espressione Ta Biblìa, che significa “I libri”. Infatti, il Vecchio e Nuovo Testamento sono insiemi di elaborati vari per origine, genere, compilazione, lingua e datazione, prodotti in un periodo abbastanza ampio, preceduti da una tradizione orale più o meno lunga e comunque difficile da identificare, racchiusi in un canone stabilito dagli inizi della nostra era, in parole povere la prima grande raccolta, copiatura e forse pure sofisticazione della storia.
Tornando a Juanita, dico che l’idea della sua attuazione s’insinuò nella mia mente quando decisi di riunire diversi e preziosi frammenti della letteratura (sottotitolo “arabesco letterario”) di circa cinquanta autori e un centinaio di brani e citazioni disponendoli all’interno di una narrazione secondo il mio gusto; occorreva solo una base di appoggio. Quale migliore “cronologia” potrebbero regalarci altri capolavori che non siano “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” del grande Saramago, seguito da “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov per agganciarlo a “Il Procuratore della Giudea” di France e concludere con “Il Grande Inquisitore di Dostoevskij?” Nessuna! Un’avventura lunga 1700 anni.
Saramago descrive la vita di Gesù con un’autenticità da lasciare senza fiato, ineguagliabili lo stile e la prosa. Nel suo Vangelo neppure è sfiorata la personalità di Ponzio Pilato in quanto marginale al messaggio che l’autore ci ha compiutamente trasmesso. Per approfondirne la figura siamo quindi costretti a immergerci nelle strabilianti pagine di Bulgakov, dove il procuratore della Giudea è assalito dal rimorso per una condanna decretata suo malgrado; la collera verso se stesso lo dilania, realizza di essere entrato nel mito dalla porta sbagliata e la sua propria ignavia (qui ci sarebbe da discutere) lo inchioderà per sempre nella penombra del porticato, dietro la brocca del servitore che versa l’acqua sulle sue mani sudate. Che ne sarà di lui? Allora lo seguiamo nell’epico “Il procuratore della Giudea” di Anatole France dove, vecchio e dolorante, si reca ai Campi Flegrei per curare la gotta che lo tormenta. I tempi del fasto e del potere li ricorda con il fedele e ritrovato Lamia che, riferendosi al Cristo, gli domanda: “Ponzio, ti ricordi di quest’uomo?” ed egli, dopo averci pensato a lungo, risponde sicuro: “Gesù? Gesù il Nazareno? No, non ricordo”(5). Non ricordo… perché? Amnesia senile? Inconscia rimozione di una rievocazione ostica? Menzogna? Indulgenza divina? Non lo sapremo e il Gesù de “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij(6), che chiude il mio saggio, nulla dice in proposito. Essendo stato vano il sacrificio estremo, Egli torna in questo mondo per riparare l’errore sennonché, riconosciuto e incarcerato dal Grande Inquisitore, non pronuncia una sola sillaba durante l’eccitazione verbale dell’aguzzino che a sera si reca nella cella per comunicargli la condanna al rogo. Il confronto tra i due si trasforma in un delirante monologo del prelato. Che cosa rappresenta l’unica risposta del Nazareno, il bacio sulle labbra del suo persecutore con cui suggella il loro incontro? Quali potrebbero essere stati i pensieri di Yuzaf nel momento in cui, graziato per tale gesto, si diresse verso nuovi orizzonti? Dove sarà andato? Che panorami gli si apriranno? Come esplorerà l’intrico che custodisce l’oggetto della sua ricerca? La reinterpretazione delle Scritture? Il leggìo a nove posizioni?
Mauro Giovanelli


Note

(1) Zingarelli, XI edizione 1983.
(2) Ibidem.
(3) Ibidem.
(4) Giovanni Crisostomo, o Giovanni d’Antiochia (Antiochia, 344 / 354 – Comana Pontica, 14 settembre 407), è stato un arcivescovo e teologo bizantino. Fu il secondo Patriarca di Costantinopoli. È commemorato come santo dalla Chiesa cattolica e ortodossa e venerato dalla Chiesa copta; è uno dei trentacinque Dottori della Chiesa.
(5) Anatole France, “Il procuratore della Giudea”, Sellerio Editore Palermo.
(6) Fëdor Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”, Libro quinto, “Pro e contra”, Edizione Einaudi.

L’UOMO CON LA SCIARPA BIANCA (GENITORI ESODATI)

L’uomo con la sciarpa bianca
(Genitori esodati)

Barbara e Valentina, le mie figlie. Erano adolescenti quando dalla tribuna d’onore della sua squadra di calcio meneghina, sciarpa bianca démodé e borsalino in testa, un signore divenuto miliardario cominciava a rilasciare striscianti dichiarazioni politiche che m’inquietavano. Ne intuivo la minaccia, percepivo l’insidia, m’infastidivano. Ecco le sue prime apparizioni televisive che non sarebbero finite mai. Non gli diedi peso più di tanto nella convinzione che le istituzioni lo avrebbero rifiutato, il sistema si sarebbe automaticamente protetto attivando gli anticorpi, quell’uomo non avrebbe potuto costituire un pericolo. Il tempo è passato in un lampo e solo ora prendo coscienza quanto la mia fiducia fosse mal riposta, sia guardando alla parte politica in cui credevo che a quella avversa, oggi alleate.
All’improvviso sento la necessità di chiedere scusa alle mie figlie per non aver fatto di più, il massimo, un estremo sforzo nel cercare di evitar loro un trentennio culturalmente e socialmente decomposto.
Io posso dire che i miei genitori mi hanno lasciato la Costituzione ma loro, di me, cosa racconteranno?

© Copyright 2015 Mauro Giovanelli “Forse è poesia…” – 1a edizione
© Copyright 2017 Mauro Giovanelli “Poesia III Millennio” – 1a edizione
© Copyright 2018 Mauro Giovanelli “Sensoriale” – 1a edizione
© Copyright 2016 “Tracce nel deserto” – 1a edizione
Pubblicazioni “GEDI gruppo editoriale SpA” sito ilmiolibro

“L’uomo con la sciarpa bianca (Genitori esodati)” è stato pubblicato Su “la Repubblica” del 22 ottobre 2013 pag. 24 – “Il Segno di Rocca di Papa” novembre 2013 pag. 7 e il 28 ottobre 2013 sul sito di Memoria Condivisa.

IL PROSSIMO VIAGGIO (GIA’ L’ULTIMO VIAGGIO)

Il prossimo viaggio
(già L’ultimo viaggio)

Il prossimo viaggio
sarà più o meno così,
intanto vederti,
una carezza sul viso,
di quelle che non si dimenticano,
tu alzerai il mento,
respiro corto, intenso,
come lupa che fiuta il vento,
abbraccio forte,
ti stringerò in vita,
la mano scenderà lieve,
risoluta, calda,
e questo per portar via qualcosa di te
oltre il bacio,
e la tensione della tua nuca.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale”, poesia III Millennio – 3a edizione pubblicazioni GEDI Gruppo editoriale S.p.A. sito ilmiolibro
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Affinché morte non ci separi” – 1a edizione pubblicazioni GEDI Gruppo editoriale S.p.A. sito ilmiolibro
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Settantanove scritti o giù di lì”, vita, amore, morte, i soliti discorsi – 2a edizione pubblicazioni GEDI Gruppo editoriale S.p.A. sito ilmiolibro – “Seventy-nine writings or thereabouts”, life, love, death and the usual – publications GEDI Gruppo editoriale S.p.A. sito ilmiolibro, second edition 2023 – Translation Italian-English: Philip Mc Court.