Nessun Vincitore – NO VICTOR

Nessun vincitore

Per egoismo avevo puntato tutto
su uno sguardo, senza considerare
il dolore dell’anima
che mi stava di fronte,
non me ne accorsi,
e lì mi ero perduto,
e parlai di questo
il giorno dopo, allo specchio,
mentre sistemavo il ciuffo ribelle,
pronto a calpestare altri sentieri
che si stavano aprendo,
e li avrei percorsi uno a uno
con insolenza, indifferente,
neanche fossi stato il vincitore.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale” Poesia III Millennio – 3a edizione
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Affinché morte non ci separi” 1a edizione febbraio 2023
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Settantanove scritti o giù di lì, vita, amore, morte, i soliti discorsi” – “Seventy-nine writings or thereabouts, life, love, death and the usual” 2a edizione

Translation Italian-English: Philip Mc Court.

No victor

Out of selfishness I had wagered everything
on a glance, without considering
the pain of the soul
before me,
I did not realize,
and that is where I went astray,
and I mentioned it
the following day looking into the mirror,
while I was subduing my cowlick,
ready to tread the paths
opening before me,
each undertaken
insolently, indifferently,
out of place – even if I had been the victor.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Seventy-nine writings or thereabouts, life, love, death and the usual” 2a edizione febbraio 2023 – “Settantanove scritti o giù di lì, vita, amore, morte, i soliti discorsi”

Goodbye, Mr Chips!

           Goodbye, Mr Chips!       

      Many times I have been asked 
      what poetry is, 
      or prose, 
      an impulse to express the intangible, 
      this damnation, condemnation, 
      and I have always snapped back, 
      the wrong way. 
      One particular day, 
      after self-exaltation, 
      I said it was a type of writing 
      under dictation of a high principle, 
      as if those chosen by destiny to examine themselves 
      were elected, 
      but that is not exactly how it is. 
      Composing means 
      wishing to explain 
      mysteries only you see, 
      they do not exist, 
      many are not even mysteries, 
      they take origin from you, 
      in the end you go back to the beginning, 
      it is to investigate your infinity, 
      the dragging effect 
      hailing from that occasion, 
      so long ago, 
      when you understood that life 
      is also ill,
      when you started crying, 
      alone, desperate, 
      on the cover of the book, 
      daddy had just finished reading 
       “Goodbye, Mr Chips!”, 
      nothing more.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Seventy-nine writings or thereabouts, life, love, death and the usual” 2a edizione febbraio 2023 – “Settantanove scritti o giù di lì, vita, amore, morte, i soliti discorsi” –

PANICO – PANIC


Panico

Mi ha svegliato il mare,
a tal punto liscio, immobile,
da sembrare immenso cristallo
incastonato in un cielo
dove posso solo immaginare
l’azzurro nel bianco
dolente, puro, perfetto,
lattiginoso, avvolgente,
fine mantello sotteso
a chiudere ogni confine
di un sogno perduto
dal mio esitare, stanco,
nell’alzarmi lento, stranito
dallo scorrere del tempo
che non riesco a fermare,
nel mortale silenzio
in cui ogni suono è assorbito,
imbevuto di voci, canti
e risa, pianti pietrificati
in un solo momento
che lungo il filo invisibile,
inesistente, dell’implacabile
curvo orizzonte scorre,
come vento generato
da un dio sussistente
unicamente per ricordarmi,
alla fin fine,
essere solo a giocare
la mia partita
con infinito e nulla,
avversari senza volto
e grande abilità
nel mischiare le carte.
Già l’imbrunire affiora
frantumando l’istante,
ho visto un’onda,
leggero rossore
del sole che affonda,
riverbero straniero
di battello alla fonda.
Accendo una sigaretta,
penso a te, sempre tu,
il fumo è fragrante,
la tua carne essenziale
mai più devi essere
muta presenza.


© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale” Poesia III Millennio – 3a edizione
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Affinché morte non ci separi” 1a edizione febbraio 2023
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Settantanove scritti o giù di lì, vita, amore, morte, i soliti discorsi” – “Seventy-nine writings or thereabouts, life, love, death and the usual” 2a edizione febbraio 2023

Translation Italian-English: Philip Mc Court.

Panic

The sea has woken me up,
smooth, immobile to such an extent
as to seem immense crystal
like a jewel mounted in a sky
where I can merely imagine
the azure in the paining white,
pure, perfect,
milky and enveloping
faint cloak subtended
to close all the confines
of a dream lost
by my weary hesitating.
I rise slowly, estranged
from the flowing of time,
I am unable to halt
in the mortal silence
in which every sound is absorbed,
soaked in voice, song and laughter,
petrifying weeping
in a sole moment
flowing along the non-existent thread
of the relentless,
curved horizon
like wind generated
by an existing god
who wishes to remind me,
in the final analysis,
that I am alone as
I play my match
against infinity and nothing –
faceless opponents
and most adept
at shuffling the cards.
Dusk is already falling as it
shatters the instant,
I have perceived a wave,
faint reddishness
of the setting sun,
alien glare
of a boat moored.
I light the cigarette,
I think of you, it is constantly you,
the smoke is fragrant,
your flesh essential,
never again will you have to play
silent presence.

      

ESTRATTO DA “IL LEGGÌO A NOVE POSIZIONI” di MAURO GIOVANELLI

LUCY

… «Ok, va bene, però adesso dimmi a che intendevi riferirti».
«Nulla. Stavo considerando l’esatto momento in cui nacque quell’uomo, analizzare il prima e il dopo, ci deve essere un punto determinato, una faglia da cui far partire l’analisi. Ricordo i miei vecchi quando controllavano il guscio delle uova esaminandole traverso la lanterna. Se osservi con impegno, molta concentrazione, trovi sempre una piccola fessura che ti consenta di fare la tua scelta, decidere».
«Cioè?».
«Gli esseri umani che l’hanno preceduto, le grandi civiltà sorte e scomparse, le loro leggi, gli Dei che hanno adorato e venerato, e questi duemila anni».
«Quindi?».
«Che cosa faceva il tuo Dio a quel tempo?».
«Ascolta. Sono io che ho necessità di risposte, non tu. E la tua Dea Namagiri?».
Srinivasa rimane sorpreso da tale bestemmia.
«Lei è in equilibrio perfetto con tutto quanto detto, e ciò che sto per narrarti, lei non è un dogma, comunque non ti permetto di nominarla».
«Alla faccia. Allora che aspetti? Sputa il rospo».
«Te la senti?».
«Avanti. Che avrei da perdere?».
«Questo devi saperlo tu. La preistoria. Secondo una visione sufficientemente condivisa la preistoria ebbe inizio due milioni e mezzo di anni fa per arrivare al suo secondo periodo, la protostoria(9), diciamo intorno al diecimila a.C. Allora mi sorgono alcune domande. La prima è: quando fu l’uomo? Intendo dire l’essere la cui condizione nei confronti degli Dei, ammettendo esistano, oscilli tra la constatazione della sua mortalità e l’idea che possegga un elemento d’eccellenza che lo raffiguri a loro simile per la sua razionalità e la presenza di un elemento incorporeo, mente, anima, spirito che lo definiscano capace di elaborare concetti, scegliere, indagare l’ignoto. Così, a
spanne, possiamo dichiarare due milioni di anni fa? Un milione? Centomila? Diecimila prima di Cristo? La venuta di quell’uomo è ormai riferimento della storia».
«Diciamo diecimila».
«Mi sembrano pochi, come vedremo. Considera che il modello più accreditato dell’evoluzione umana, dopo i cinque, forse sei milioni di anni in cui ci siamo separati dagli scimpanzé…»
«Ecco ciò che m’interessa» – interviene Yuzaf – Quel preciso momento. Tu sai quale?».
«Ci arriveremo, forse. Mi stavo riferendo agli ardipithecus, Kadabba, Ramidus, quel che vuoi, e gli australopithecus, anamemsis, afarensis, africanus, bosei. Lucy!».
«Chi era?».
«Lucy?».
«Certo, chi altri se no?».
«Il suo nome in aramaico significa “tu sei meravigliosa”, chissà se ha amato, sofferto, pregato, sarebbe interessante
saperlo, allora i tuoi diecimila anni diventerebbero tre milioni e mezzo circa. E non dobbiamo dimenticare i generi paranthropus, aethiopicus, robustus…».
«Parlami di lei, Lucy».
«Non c’è molto da dire, non distrarti».
«Mi stavo domandando se fosse una “persona”».
«È proprio questo il punto, vedo che cominci a capire, cerca di seguirmi. In particolare a partire da circa due milioni e mezzo di anni fa, un milione dopo la tua Lucy, hanno convissuto quasi contemporaneamente cinque “specie” di nostri antenati del genere “homo”».
«Ecce Homo»…

«Che significa?».
«Mi è venuta d’istinto, “ecco l’uomo” nel senso che così dovrebbe essere, come descritto dal tuo Trockij, pregni di umanità appunto, e desiderio di conoscenza, invece fra tutti gli esseri viventi siamo i soli organismi a presentarci come animali e bestie allo stesso tempo» – e chinando la testa come se inseguisse un lontano pensiero, Yuzaf tristemente conclude – «anche se tale locuzione latina fu coniata per altri fini».

ESTRATTO DA “IL LEGGÌO A NOVE POSIZIONI” di Mauro Giovanelli

ESTRATTO DA “IL LEGGÌO A NOVE POSIZIONI” di Mauro Giovanelli

Santa meretrice

… la donna si passa un batuffolo di cotone lungo le spalle, sul petto, nella parte lasciata scoperta dalla camicetta leggera appena sostenuta dai seni perfetti, giovani. Una spallina è abbandonata lascivamente lungo il braccio a dichiarare l’appartenenza all’uomo. La carnagione creola è liscia, profumata, il viso è l’icona di una madonna tanto la dolcezza ha aderito a quell’ovale perfetto. Gli occhi grandi, neri e profondi esprimono soddisfazione femminile per aver dato godimento all’uomo, essere piaciuta e desiderata, compagna e consolatrice. Osserva con languore l’amante che si sta rivestendo nella speranza di attirare ancora la sua attenzione e cogliere in lui l’appagamento dei sensi. Bella, bellissima, fronte proporzionata, liscia, naso meticcio, regolare, muliebre, le orecchie precise, i capelli nerissimi, lucidi, con riflessi della notte, anche per la leggera e luccicante patina del sudore di un rapporto appena consumato. È seduta accanto a un robusto tavolo in noce e mentre con calma e serenità immerge il tampone nella piccola coppa per raccogliere altra essenza profumata, non stacca lo sguardo dal viso del compagno, e quello sguardo è ammiccante, generoso, dice che è ancora pronta a offrirsi, non fosse bastato.
Yuzaf la osserva malinconico, studiandola come se fosse l’ultima volta a vivere questa situazione e volesse imprimere l’immagine nella sua mente. Fatica a infilarsi il secondo stivale poi, con uno strattone, ecco fatto. Si alza, è pensieroso, abbottona distrattamente la bianca camicia, pure i polsini, continua a guardare la femmina, un’opera
d’arte definitiva, creatura perfetta. C’è calore in quell’istante, più profondo e intenso che qualunque altro vissuto, e rimpianto. Come un fulmine, il ricordo della donna amata rischiara i suoi occhi. Dopo aver allacciato i pantaloni, controlla il revolver traguardando il tamburo, i colpi ci sono tutti, con determinazione ripone l’arma nel fodero. Raccoglie l’automatica, fa scorrere il carrello per mettere la pallottola in canna, poi dedica molta cura nel riporla dietro la schiena, sotto la cintura. Nell’istante in cui s’infila il gilè, è interrotto da un vagito, scosta il lenzuolo steso su una fune lungo tutta la larghezza della stanza a fare da divisorio, un bimbo si agita nella culla, vuole la sua parte. Ora verifica ogni tasca, ritrova le sue cose, l’astuccio del tabacco, cartine, fiammiferi, e quello che sapeva doveva esserci, un sacchetto di pelle con monete d’oro. Ne raccoglie alcune, le conta facendole saltellare nella mano, ci ripensa, torna in sé e le depone tutte sul letto. I due si guardano e il loro discreto, impercettibile sorriso è la storia del mondo. Questa volta il rumore che si alza improvviso non proviene dalla culla, Yuzaf va alla finestra, solleva cautamente la tendina, e lungo il corso in direzione contraria a quella da lui presa non più tardi di due giorni fa, una folla immensa procede lentamente intonando laudi e preghiere. A guidare questo corteo, al centro, un’accozzaglia di pezzenti, alcuni in abito bianco, altri vestiti di sacco, a piedi nudi, in processione di penitenza, propiziano il Signore, volti coperti, corone di spine in capo, piedi nudi, flagelli in mano. In questa lunga sfilata ci sono nobili e plebei, vecchi e giovani, a due a due, preceduti da gonfaloni e cappellani con la croce, piangono mentre si
fustigano a sangue le spalle, il torace. Cento, mille, avanzano lenti, cadenzati invitando tutti a pentirsi dei loro peccati. A un segnale il corteo si ferma, i frati aspergono incenso a simboleggiare l’essenza divina del Cristo. Uno degli incappucciati indirizza la litania:
«O Dio, creatore e custode di ogni cosa, concedici di essere ministri della tua carità secondo lo spirito del TuoVerbo».
«Per questo ti preghiamo» risponde in coro la folla.
«O Padre, concedici di giungere alla perfezione della carità evangelica».
«Per questo ti preghiamo».
«O Padre, santifica con il tuo Santo Spirito i nostri corpi infetti».
«Per questo ti preghiamo».
«Signore, benedici le nostre carni martoriate».
«Per questo ti preghiamo».
I flagelli con cui si percuotono sono composti di una specie di bastone dal quale, sul davanti, pendono tre robuste corde con grossi nodi a loro volta attraversati da spine di ferro incrociate, molto appuntite, che li passano da parte a parte sporgendo dal nodo stesso per la lunghezza di un chicco di riso o anche più. Con questi strumenti i disgraziati si battono il busto nudo, così che si gonfia, assume una colorazione bluastra, si deforma, mentre il sangue scorre in ogni direzione imbrattando il selciato.
«Signore, donaci la forza di portare insieme ogni pena che incontriamo sul nostro cammino».
«Per questo ti preghiamo».
«Signore, accompagnaci nella missione della vita terrena per ritrovarci uniti per sempre nella gioia del tuo regno».
«Per questo ti preghiamo».
«Signore, nostro Padre e nostro Dio, per la rinuncia alle tentazioni di questa vita terrena accogli le nostre speranze per il mondo che verrà».
«Per questo ti preghiamo» fa eco quella congrega di fanatici.
Alcuni si configgono spine di ferro in profondità nella carne, nelle cosce, al punto che per toglierle, devono fare ripetuti tentativi, poi ricominciare. Le donne si tirano i capelli, a volte ne rimangono ciuffi nelle mani, stramazzano a terra e urlano, indemoniate, si strappano le vesti, tutto un contorno d’isteria collettiva.
«E aiutaci a preparare l’avvento del regno dello spirito, donaci la salvezza eterna».
«AMEN!» risponde all’unisono la moltitudine, ed è un segnale.
La processione riprende. Yuzaf osserva questa macabra rappresentazione, la mortificazione della carne, spettacolo osceno. La sua convinzione si fa sempre più forte. Ormai la risposta l’ha avuta, ora si tratta di apporre il sigillo.
«È per placare l’ira divina» – dice ingenuamente la donna – che lo richiama alla realtà, tanto per dire.
Yuzaf si volta di scatto, vede la purezza fatta persona, lei con un cenno del capo lo invita a restare, gli occhi languidi, profondi, incantevoli, lo reclamano. L’uomo getta un rapido sguardo al bambino, ritorna alla donna, abbassa la testa per vestire il cappellaccio nero, un vecchio Stetson a tesa larga e calotta schiacciata, apre la porta, la chiude dietro di sé e a tutto il resto.

ADDIO, MR CHIPS!

Addio, Mr Chips!

Più volte m’è stato chiesto
che cos’è la poesia,
o la prosa,
impulso a esprimere l’intangibile,
questa dannazione, condanna,
ed ho risposto sempre male,
sbagliato.
Un certo giorno,
dopo essermi esaltato,
dissi che è sorta di scrivere
sotto dettatura di un alto principio,
come se i predestinati a interrogarsi
fossero eletti,
invece non è proprio esatto.
Comporre significa
voler spiegare
misteri che solo tu vedi,
non esistono,
molti neanche lo sono,
originano da te,
alla fine si torna al principio,
è investigare l’infinito tuo,
l’effetto di trascinamento
per quella volta,
tanto tempo fa,
che hai capito la vita
esser anche malata,
quando sei scoppiato a piangere,
da solo, disperato,
sulla copertina del libro di papà,
appena terminato di leggere
“Addio, Mr Chips!”,
tutto qui.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale” Poesia III Millennio – 3a edizione
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Le tessere del Pàmpano” in forma di poesia – 2a edizione
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Settantanove scritti o giù di lì”, vita, amore, morte, i soliti discorsi… – 2a edizione

ORIZZONTI

Orizzonti

… quante volte ho trascorso la primavera
a fare progetti, vagheggiare il futuro,
adesso ne ho quasi paura,
passo il tempo a ricordare
ogni proposito toccato e svanito,
m’impigrisco nella nostalgia
quasi fosse la sola distrazione,
forse indolenza, cronica malattia,
timore di fare del male, riceverlo
ricadere nella sana follia.
Marzo sta finendo,
l’aria tiepida giungerà in aprile,
da lì a breve il caldo, estate.
Batteranno il ritmo della vita
le città deserte, svuotate,
come ora le spiagge,
voci lontane, ovattate…

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli – Pulsionale poesia III Millennio – L’amore da qui all’eternità – Terza edizione

AUTUNNO

Autunno

Vorrei fossi qui accanto a me,
parlare di ogni cosa,
esprimere qualunque pensiero
mentre hai la testa
appoggiata al mio petto.
Attraverso i vetri appannati della finestra
guardiamo l’autunno farsi avanti,

i suoi colori e profumi entrano in noi,
ci saranno momenti di silenzio
tanto resteremo abbagliati
da uno degli innumerevoli attimi
che costruiamo insieme.
Serenità sarà abituale condizione
e leggiadre le nostre anime.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale” poesia III Millennio – 3a edizione

Da “Il leggìo a nove posizioni” di Mauro Giovanelli, edizione 2023 riveduta.

“Il leggìo a nove posizioni” di Mauro Giovanelli, edizione 2023 riveduta.

La grande abbuffata – Hitler, Stalin e compagnia cantando… il dialogo che segue si svolge fra due personaggi del romanzo. Precisamente Yuzaf (pseudonimo di Gesù scampato alla condanna del Santo Inquisitore de “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij) e Ramón, l’assassino di Lev Trockij. L’argomento trattato potrebbe fornire delucidazioni in merito agli accadimenti di questo nostro travagliato dopoguerra.

Estratto da “Il leggìo a nove posizioni”:

«… Aggiungo solo che poi, alla morte di Lenin, un certo Bucharin, rappresentante della destra del partito bolscevico, sostenne con Stalin la teoria del “socialismo in un solo Paese” schierandosi tra gli oppositori di Trockij di cui votò l’espulsione dal partito. Ma il nocciolo della questione è un altro, ossia l’evidenza che per installarsi al potere e mantenervisi sia la Rivoluzione d’Ottobre sia il nazionalsocialismo beneficiarono di enormi aiuti finanziari da parte del supercapitalismo internazionale».
«Spiegati meglio».
«Non è difficile, piuttosto c’è il rifiuto a crederlo, è sempre così amico mio. Ad esempio pochi sapevano e sanno che fin dalla vigilia della grande guerra la finanza mondiale deteneva vasti interessi economici nei cinque continenti, in parole povere già allora il fenomeno delle società multinazionali era tutt’altro che sconosciuto, immaginiamoci oggi. E i conflitti armati, questo dalla notte dei tempi, con la crescente necessità dei governi belligeranti di dover ricorrere a prestiti, e con la sempre maggiore importanza che di conseguenza gli apparati industriali acquisivano, concorsero ad aumentare l’influenza del sistema bancario sulla vita politica nazionale e internazionale. Siamo quindi arrivati a poter dire che questo porco mondo, sebbene a fasi alterne mostri grande coesione, ha i suoi centri decisionali nell’imperialismo degli Stati Uniti d’America i quali, naturalmente, alla “rivoluzione permanente” di Trockij prediligevano la teoria del “Socialismo in un solo Paese” di quel paranoico di Stalin».
«Il motivo? Perdonami ma ti seguo con fatica».
«Il motivo di che? Ce ne sono tanti di motivi».
«Intendo la ragione vera per cui questi “centri decisionali” fossero favorevoli alla politica di Stalin».
«Dovresti arrivarci da solo, i motivi sono tanti e in parte già li ho spiegati ma il più apprezzabile, se vogliamo anche il più banale, e questa è un’idea che mi sono fatto grazie ai miei trascorsi in certi ambienti, è di una semplicità sconfortante. A guerra finita i sovietici, sotto la dittatura di Stalin, sarebbero stati limitati, infatti si verificò, a condurre un tenore di vita “socialista”, ossia austero, e i “grandi” già sapevano che il rapido e rimunerativo (per i soliti noti) sviluppo occidentale avrebbe via via sempre più attratto quei popoli in quanto vedevano in esso il nuovo eden, il “paese dei balocchi”, invogliandoli quindi a rivoltarsi al potere costituito abbagliati dal più parabolico e lusinghiero specchietto per le allodole mai concepito. Perciò in nessun caso la teoria del “socialismo in un solo Paese” avrebbe potuto funzionare se non con una feroce dittatura».
«Quindi Trotskij aveva ragione».
«Certo che sì, con il termine “comunismo” Trotskij intendeva, del resto come da dottrina, la fase di passaggio rivoluzionaria terminata la quale l’umanità sarebbe pervenuta al “socialismo reale”, invece…».
«Invece?».
«Invece così facendo la parola “comunismo” divenne impronunciabile, sinonimo di oppressione, dittatura,
proprio ciò che “loro” volevano. Tutto studiato a tavolino, non sono mica stupidi quelli che reggono le sorti del
pianeta, neanche intelligenti intendiamoci, ma furbi sì, molto, e scaltri, e senza scrupoli, infatti sono loro a disporre le pedine, anche gli alfieri, e i re e le regine. Non è un caso che mentre le nazioni occidentali si scagliarono le une contro le altre in una sanguinosa guerra fratricida, la quale segnerà il tramonto dell’egemonia mondiale del Vecchio Continente, da Wall Street, che si può assumere come emblema dell’alta finanza internazionale, partirono operazioni che, passando al di sopra dei belligeranti, miravano non soltanto a tutelare gli investimenti operati ai quattro angoli del globo, ma anche a esercitare una regia, tanto discreta quanto efficace, sulla situazione generale. Adesso è più chiaro?».
«Sì, in parole povere c’è un centro decisionale che crea i presupposti per fare e disfare situazioni di conflitto fra nazioni molte volte intervenendo direttamente in modo pretestuoso.».
«Finalmente ci stai arrivando. Così, tornando al duo Hitler e Stalin, lungo tutto l’arco della guerra si assiste “all’imparziale” sostegno finanziario, attraverso la concessione di crediti e con la prosecuzione degli investimenti sia ai tedeschi, sia ai russi e agli “alleati”. Per quanto riguarda la Russia, i crediti e gli investimenti continuarono anche con il procedere della rivoluzione bolscevica e questo pone certamente quesiti. Ed è apparentemente ancora più inspiegabile che del denaro americano raggiungesse, in preparazione dell’abbattimento del regime imperiale, non solo i rivoluzionari liberali e socialdemocratici, ma anche i gruppi della sinistra comunista. In questo modo l’opposizione di sinistra, della
quale Trotskij faceva parte, fu smantellata dal gruppo stalinista, e lo stesso Trockij fu esiliato ad Alma Ata (oggi nel Kazakistan), poi espulso».
«Perché non fu ucciso? Ai miei tempi era tutto molto più sbrigativo in questo genere di cose».
A queste parole Ramón ebbe come un sussulto, riprese a grattarsi ferocemente la cicatrice ma Yuzaf lo fermò con delicatezza.
«Lo farà assassinare» – continuò Ramón con voce rotta – «ma non subito, costui aveva troppi proseliti in patria e Stalin doveva dimostrare magnanimità ecco perché al suo rivale riservò un lungo periodo di esilio e vagabondaggio in diversi paesi».
«Con il proposito di farlo fuori con tutta calma…» – intervenne Yuzaf.
«Certamente, e Trockij lo sapeva, eccome se lo sapeva, eppure mai gli venne a mancare l’ottimismo, infatti, continuò a fare propaganda in ogni luogo, auspicando una rinascita del “suo” comunismo. Senti questa: “Col comunismo, l’uomo diventerà incomparabilmente più forte, saggio, acuto. Il suo corpo diventerà più armonioso, i movimenti più ritmati, la voce più melodiosa. Le forme della sua esistenza acquisteranno un’eccezionale potenza drammatica. L’uomo medio raggiungerà la statura di Aristotele, Goethe, Marx. A quote ancora più alte si ergeranno nuove vette”».

……………………

«La sconfitta dei repubblicani nella guerra civile spagnola non ha certo incupito Stalin, sia per la sua idea di “socialismo in un solo Paese”, sia per la spartizione dell’Europa concordata prima con Hitler, poi con Roosevelt e Churchill, infine per sfruttarla come occasione al fine di attribuirne la responsabilità ai trotskisti e agli anarchici. Nel marzo del 1939 giunse dal Cremlino l’ordine definitivo di giustiziare l’odiato Trotskij avvalendosi di un veterano in operazioni di guerriglia nella penisola iberica. Secondo me era anche un fatto personale, una delle tante paranoie del dittatore, questo tipo di persone sono gente maleducata.

……………………

“Per quarantatré anni della mia vita cosciente sono rimasto un rivoluzionario e per quarantadue ho lottato sotto la bandiera del marxismo. Se dovessi ricominciare tutto da capo, cercherei di evitare questo o quell’errore, ma le mie scelte resterebbero sostanzialmente immutate. Morirò da rivoluzionario proletario, marxista, materialista dialettico, quindi da ateo inconciliabile. La mia fede nell’avvenire comunista del genere umano non è meno ardente, anzi è ancora più salda, che nei giorni della mia giovinezza, se si produrrà l’esplosione sociale che spero e la rivoluzione socialista trionferà in diversi Paesi, quegli stessi lavoratori avranno la missione di aiutare i loro compagni sovietici a liberarsi dai gangster della burocrazia stalinista… vedo la verde striscia d’erba oltre la finestra e il cielo limpido azzurro di là dal muro, la luce del sole dappertutto. La vita è bella, i sensi celebrano la loro festa. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione, violenza e goderla in tutto il suo splendore».

Da “Il leggìo a nove posizioni” di Mauro Giovanelli, edizione 2023 riveduta.

I NOSTRI SCHELETRI, INTANTO

I nostri scheletri, intanto
(Affinché morte non ci separi)

Vorrei tanto che da quel certo giorno
i nostri scheletri continuassero
l’altra parte del viaggio
abbracciati come prima,
troppe cose legate alla terra
resteranno ancora da capire,
e nella tomba bisoma
avremo modo di parlarne a lungo.
Con noi porteremo il ricordo di lontani respiri,
aspetteremo la polvere nella pienezza
del vissuto che ci appartiene
fino al tempo in cui le particelle
formeranno una sola nube di mutevole forma alata
così da affrontare uniti i disegni della natura.
Poi, una volta liberi della materia,
voleremo ovunque spinti da ogni pioggia e vento,
insieme sopporteremo il vuoto e il buio,
sfioreremo mari sconosciuti
per riferire dei sogni che sono pur esistiti,
perciò ritorneranno e forse, chissà,
alla fine giungeremo a un approdo amico,
io fin da ora vedo la luce di quella città.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale” Poesia III Millennio – 3a edizione
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Affinché morte non ci separi” 1a edizione febbraio 2023
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Le tessere del Pàmpano” in forma di poesia – Seconda edizione

error: Mauro Giovanelli - RIPRODUZIONE RISERVATA