PICCON DAGGHE CIANIN
(dal dialetto genovese: “PICCONE PICCHIA PIÙ PIANO”)
C’ERANO LE CASE DEI MIEI NONNI, ULTIMO PIANO CON ABBAINI CHE, COME PERISCOPI, TRAGUARDAVANO I TETTI DI GENOVA PER FARTI RAGGIUNGERE IL MARE.
QUANDO MAMMA E PAPÀ ANDAVANO A TEATRO O AL CINEMA ERA LÌ CHE CON GIOIA IMMENSA MIA SORELLA ED IO TRASCORREVAMO LA NOTTE E PARTE DEL GIORNO SUCCESSIVO.
ANCHE GENOVA E L’ITALIA INTERA PARTORISCONO IGNOBILI TERRORISTI CHE HANNO DISTRUTTO E TUTT’ORA ANNIENTANO PREZIOSI, IRRIPETIBILI MONUMENTI, INTERI QUARTIERI STORICI, RINNEGANDO STORIA, CULTURA E MEMORIA PER FAR POSTO ALLA LORO IMMENSA IGNORANZA.
I NOMI DEI “GOVERNANTI” DE “LA SUPERBA”, INCISI NEL MARMO, POTRETE LEGGERLI SULLA “COLONNA INFAME” ERETTA DAI GENOVESI NELLA ZONA DI “SARZANO”.
Mauro Giovanelli – Genova
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PICCON DAGGHE CIANIN (in genovese e italiano)
Fra i moin de Piccaprïa che fan stramûo
ghe n’ëa de casa donde son nasciûo
ghe son passòu pe caxo stamattin
ma forse o chêu o guidava o mae cammin
chi l’é de Zena ou sa perché ‘n magon
o m’ha impedïo de dî quest’orassion
Piccon dagghe cianin
mi son nasciûo chi sotta ‘sto camin
son muage che m’han visto co-o röbin
arreguelâme in gïo co-o careghin
Piccon dagghe cianin
sovia ‘sta ciappa rotta a tocchettin
i compiti gh’ho faeto de latin
e gh’ho mangiòu trenette e menestroin
Ma zà ti stae cacciando zû o barcon
ti veddi ghe a Madonna da Paiscion
l’ha faeta o mae baccan trent’anni fa
pe grassia riçevua in mezo a-o mâ
Piccon dagghe cianin
son tutti corpi daeti in scio mae chêu
se propio fâne a meno ti no pêu
piccon dagghe cianin
Creddeime poche votte ho ciento gente
no m’emoscionn-o troppo façilmente
ma quande ho visto cazze a picconae
a stansa dove gh’é nasciuo mae moae
me se affermòu quarcosa propio chi
ho ciento e ho pregòu cosci
Piccon dagghe cianin
son tutti corpi daeti in scio mae chêu
se propio fâne a meno ti no pêu
piccon dagghe cianin
Fermite un pö piccon t’arrobo un mon
un tocco de poexia do cian de Picca….pria
PICCONE PICCHIA PIÙ PIANO
Fra i mattoni di Piccapietra che fan trasloco
ce ne sono della casa dove sono nato,
ci sono passato per caso stamattina
ma forse il cuore guidava il mio cammino.
Chi è di Genova lo sa perché un nodo in gola
mi ha impedito di recitare questa “preghiera”
Piccone batti più piano
Io sono nato qui sotto questo camino
sono muri che mi hanno visto piccolino
andare in giro tirandomi dietro il seggiolino
Piccone batti più piano
Su questo pezzo di pietra rotta a pezzettini
ho fatto i compiti di latino
ed ho mangiato trenette e minestroni
Ma stai già abbattendo il balcone
Guarda: C’è la Madonna della Passione!
L’ha costruita il mio “capo” trent’anni fa
per una grazia ricevuta in mezzo al mare
Piccone batti più piano
sono tutti colpi dati sul mio cuore
se proprio non puoi farne a meno
almeno batti più piano
Credetemi, poche volte, gente, ho pianto,
non mi emoziono tanto facilmente
ma quando ho visto cadere a picconate
la stanza dove era nata mia madre,
mi si è fermato qualcosa proprio qui
ho pianto ed ho pregato così
Piccone, batti più dolcemente,
son tutti colpi dati sul mio cuore,
se proprio non ne puoi fare a meno,
piccone, batti più piano, pianino
Fermati un po’, piccone, ti rubo un mattone,
un pezzo di poesia del piano di Picca…pietra
—
“Ma se ghe penso…”, “Piccon dagghe cianìn”, “A Seissento”, “A cansun da Cheullia”, “Ave Maria zeneize”, “La partenza da Parigi”, canzone principe del repertorio delle squadre di canto (trallalero), e “Lanterna de Zena”, uno dei più antichi canti tradizionali genovesi, dedicata alla storia di una fioraia del Settecento, annoverano tra i numerosi autori il paroliere Costanzo Carbone e il compositore Attilio Margutti iniziatori della canzone genovese negli anni Venti, e nel dopoguerra Luigi Anselmi paroliere sia di molte canzoni che di molti testi comici per Giuseppe Marzari nonché il maestro Agostino Dodero autore per cantanti e per squadre di canto, spesso con il paroliere Piero Bozzo. Il primo grande interprete degli anni Venti e Trenta è il tenore Mario Cappello. Sono suoi epigoni melodici Emilio Fossati, Carlo Cinelli, Gino Villa, Mario Bertorello, il sestrese Baldìn. Seguono gli interpreti del folk-revival Piero Parodi e Franca Lai, i cantanti di ispirazione goliardica in primis Giuseppe Marzari e il Trio Universal, e poi Franco Paladini, Bunni, i Trilli, sino ai più recenti Bob Quadrelli (vincitore di una Targa Tenco), Binduli, Buio Pesto. La produzione di testi in genovese è abbastanza ampia, ma anche cantanti come Natalino Otto, Bruno Lauzi, Joe Sentieri, Gino Paoli e Fabrizio De André, quest’ultimo l’unico che sia riuscito ad imporre alle classifiche nazionali un intero album in genovese, “Crêuza de mä), conquistando un disco d’oro.
Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Genova, quartiere Portoria, “La porta d’oro” – Piccapietra
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