FAMILY DAY 2016 (lettera aperta ai detrattori di questa santa e sacra manifestazione)

FAMILY DAY 2016
(lettera aperta ai detrattori di questa santa e sacra manifestazione)

No! Non ci siamo care amiche e amici. Se continuerete su questa strada, sentenziare a vanvera, buttare giù commenti ingiuriosi della canea di persone che ieri, 30 gennaio 2016, hanno manifestato a Roma per difendere i vostri e i nostri diritti, non solo palesate ignoranza sul delicatissimo tema di cui trattasi ma rischierete di bruciare in eterno tra le fiamme dell’inferno. Quando si commentano fatti legati alla fede, la politica, l’etica, il rispetto dei figli altrui non è bello, oltre che inutile, alzare i toni, dovete imparare ad essere umili, tenere un basso profilo, mai eccedere, sia per l’importanza delle argomentazioni che vengono avanzate che nel rispetto di questi due milioni di cittadini (così dicono ma il Circo Massimo e strade limitrofe non ne possono contenere più di 300 mila) che si sono sacrificati anche per tutelare voi, invitarvi a vagliare, mettere in moto la vostra coscienza. Eh, sì! Non siate superficiali, pensate, ragionate, riflettete prima di giudicare, potrebbero anche esserci fatti e motivi imprescindibili dei quali solo “loro” sono a conoscenza. Ma li avete visti i volti trasognati delle suore, le spose del Signore? Spero non vi sia sfuggito con quale gioiosa partecipazione hanno presenziato all’evento. La medesima espressione che hanno la Elena Boschi e la Marianna Madia, sembravano tutte uscite dalle pale d’altare dipinte dal Beato Angelico. Perché quelle “sanno” cose che neanche potete immaginare, mica stanno attaccate ai fornelli con i bebè aggrinfiati alle gambe che fanno i capricci mentre preparano il pranzo per il marito che magari arriva a casa pure arrapato. Loro, le suore, pregano per noi, il papa, la pletora di vescovi e cardinali. Già che ci siamo avete notato questi “principi” della Chiesa come, nella maggioranza, sono ben pasciuti? Non devono certo rimuginare per le bollette di luce e gas, Tasi, IMU… ed è giusto così, altrimenti come ponderare sulla famiglia, studiare, meditare il modo migliore per renderci la vita meno “pesante”. Non si scherza con “l’ulteriore” che solo loro riescono ad intravedere essendone gli intermediari.
Come potete permettervi di criticare? Andiamo! Fate attenzione che tanto con affermazioni grossolane e non analizzate rischiate di essere maledetti per sempre. Dalla parte del torto già ci siete, trovarvi ancor più in difficoltà sarebbe disdicevole, inoltre potreste passare per irriverenti, bestemmiatori. La gente di fede, “di chiesa” come certuni definiscono i fedeli, locuzione che non ho mai capito bene, si farebbe un’idea sbagliata del vostro agire con il risultato di ottenere l’effetto contrario e non pregherebbero più per voi. Ma le avete viste le immagini di questo raduno? Tutte le reti TV proponevano passeggini, biberon, carrozzelle, padri (naturali) in jeans firmati, pullover tinta pastello e scarpe ginniche bianche che giocavano a palla con il piccoletto di tre anni, tranquilli, rilassati, pazienti, senza un moto di nervosismo, impazienza. Madri (naturali) con permanente o messa in piega fatta il giorno prima, sorridenti, compatte, eleganti, di “classe”. Non vi hanno dato un senso… come dire, di beatitudine? Verdi prati, non un pezzo di carta per terra, le mezze minerali vuote riposte negli appositi contenitori a reticella. Quella è gente che sa stare al mondo, cosa credete? Al confronto la pubblicità del “…a Natale si può dare di più…” è una suburra umana. Ogni tanto si intravedeva qualche politico, Lupi ad esempio, riconosciuto non tanto per le orecchie ma dagli ululati che lanciava attraverso i microfoni dei cronisti. Casini, il Pierferdinando… adesso non mettetevi subito a giudicare per il fatto che sia separato o divorziato due volte, con tanto di figli concepiti ad ogni tappa, il cattolicesimo è una religione confessionale (credo l’unica), tu pecchi tutta la settimana e alla domenica confidi le tue marachelle al parroco prima di ricevere la comunione. Tutto ritorna come prima. Semplice No? Fatevelo entrare in testa una volta per sempre. Quindi lui è “in regola”, come Salvini, Franceschini e tanti altri… “unione civile” con adozione non sia mai detto, ma… “famiglia allargata” sì, cristianamente si capisce.
La critica deve essere quindi moderata, incisiva e altrettanto chiara, senza eccessi, è noto quanto le parole urlate infastidiscano l’interlocutore, che è il popolo, il lettore, noi stessi, troppo chiassoso il raduno per i “diritti civili”, folcloristico, quasi allegro ma questi sono aspetti “spirituali” della vita, c’è poco da ridere. I cartelli! Gli striscioni! Avete visto come erano puliti, candidi, distesi ordinatamente, ben visibili, con slogan diretti, inequivocabili: “Il nostro no alle adozioni gay: non  c’è alternativa alla natura” ma… cazzo! Oh, scusate, vedete che ci si può involgarire, dobbiamo frenare gli istinti bestiali che sono in noi. Volevo dire ma… “Buon Dio se dalla notte dei tempi sei stato Tu a far venire alla luce anche esseri deformi, mutilati, microcefali, down, omosessuali perché te la devi prendere solo con questi ultimi?” Vedete? Mi rivolgo a voi che state leggendo. Avete preso atto quanto sia stato pacato? Il messaggio che si vuol lanciare non deve giungere distorto, amplificato, i timpani ne sarebbero infastiditi, quindi verrebbe respinto prima ancora di essere analizzato. Calma! Ci vuole calma, non mi stancherò mai di dirvelo. “Siamo qui per la famiglia e non contro qualcuno”, altro slogan, ecco come si fa, con placidità. L’avete visto questo cartello mentre intervistavano Sacconi? Sacconi… non vi crediate mi disturbi il solo vederlo ma mi doto di autocontrollo come all’improvvisa apparizione del muso di Giovanardi che blaterava qualcosa tipo “Sbagliato, sbagliato” e “Per la famiglia”, non come voi capaci solo di improperi, o qualche “Per Dio!”, che non è irriverente ma poco ci manca, lo dice il secondo comandamento che senz’altro conoscerete, non l’originale, ma quello modificato dal Concilio di Nicea in poi, che avrete imparato a catechismo o a scuola nell’ora di religione. “Renzi ci ricorderemo”. Ecco! Questa intimidazione che ho colto mentre l’inquadratura si è posata su Gasparri e la Meloni, è leggermente ricattatorio. Meglio! Che siano loro a perdere le staffe. Probabilmente è stato suggerito da Bagnasco gran condottiero della CEI, Conferenza Episcopale Italiana, quella che si occupa di tutto meno che della politica italiana. E Alfano? Difficile, lo capisco, mantenere i nervi saldi solo a pronunciarne il nome. E i Cristi e le Madonne sparsi ovunque? La Mussolini con il marito? Vengono a proposito! Imparate e valutate; lei è una vera cattolica, conosce il perdono, la misericordia… ma fosse stata al potere prima del fattaccio con la minorenne occorso al suo partner avrebbe provveduto a far eseguire la castrazione chimica a tutti i pedofili, ad esclusione dei preti. Ma i più belli sono stati due personaggi davvero singolari che ho posto nell’immagine in evidenza: La signora bionda, con un crocifisso altezza Brunetta in mano, aspetto accettabile, occhiali firmati, bel giubbotto in pelle, fattasi sadwich con un cartello sul lato “A” dove si poteva leggere “La natura si ribellerà alla legge sulle unioni civili” e sul lato “B” quello contro natura (ovvio): “L’uomo va contro natura con una legge, la natura per legge andrà contro l’uomo, Signore salvaci tu!!! (con relativa immagine pastorale)”. L’altro un soggetto fenomenale, anziano, barba da asceta, croce delle stesse dimensioni della complice, casacca di juta con una calcomania della Madonna seguita da “Servo di Gesù in Maria contro l’iniquità di Satana e dei suoi seguaci”. Sull’asta lunga del crocifisso in verticale dall’alto al basso “Senza far niente” e su quella corta in orizzontale “Di me non potete” che incrociandosi faceva “Senza di me non potete far niente”. Indubbiamente un fissato ma ritengo anche seguace di Piero Bartezzaghi famoso per i suoi cruciverba e collaboratore de “La settimana enig(mistica)”
Come al solito mi sono dilungato troppo, lasciamo quindi perdere Mons. Javier Echevarrìa dell’Opus Dei, Casa Pound Italia, l’eccessivo Adinolfi (Mario) che è pure onorevole oltre che cronista di “Radio Maria”, il cardinale Ruini, nonché tutti gli altri prodotti nostalgici della nostra Penisola. Concludo invitandovi dunque a non usare termini volgari, vocaboli scandalosi, ordinari, tali da offendere il senso morale. Si rende pertanto opportuno adottare parole acconce così da ingentilire anche la replica più ovvia.
Per questo devo assolutamente trovare il modo di descrivere la patologia di questo nugolo di gente dedita all’omofobia più becera, l’odio indiscriminato verso l’amore e il vivere civile, razzisti in tutte le sfaccettature che tale termine comporta, ignoranti, incapaci di pensare, bigotti, chiusi al progresso, conformisti nel senso deteriore del termine, falsi moralisti, ambigui, frustrati, asociali, paranoici, anacronistici, dissimulatori, integralisti alla stregua di quelli che quotidianamente vediamo alla televisione con la sola differenza che sono nati e cresciuti in un altro contesto sociale. Nella buona sostanza gente poco raccomandabile. Questo tipo di persone mi fanno paura, anzi ne sono terrorizzato, perché è gente capace di tutto meno che porgere l’altra guancia.
Eppure il papa all’angelus di stamattina 31 gennaio così si è pronunciato: “Nessuna condizione umana è esclusa dalla misericordia di Dio”. Che avrà voluto dire?

Mauro Giovanelli – Genova
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“FAMILY DAY 2016” è stato pubblicato il 3 FEBBRAIO 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it:

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DUE IMMAGINI A CONFRONTO

DUE IMMAGINI A CONFRONTO

La foto a sinistra mi lascia del tutto indifferente, non uso intrigarmi negli amori, passioni e desideri del mio prossimo per la loro e la mia libertà. Quella a destra mi turba non poco, provo angoscia e pure un po’ di vergogna. Colpa nostra, dei Governi, le Chiese, gli integralismi, le grandi lobby, i Poteri Forti, i fanatismi… stasera posso aggiungere pure il torto evidente degli organizzatori, propugnatori e partecipanti tutti al Family Day. Non fare alcunché per quei bambini ci rende complici, nessuno escluso.
Concludo affermando che fino a quando saranno mostrati tali paragoni, ovvero avvertire la necessità di dover mettere a confronto due immagini di questo genere nella speranza venga recepito il messaggio che si vuole dare, le cose resteranno esattamente come sono. Se non si potessero più fare certi paralleli le congiunture potrebbero essere non più di due, la seconda magari sotto diverse sfaccettature.
1) Il problema sarà risolto in quanto il 47% di analfabetismo funzionale presente nel nostro Paese si sarà abbassato ad un massimo del 5% tendente allo zero e questo effetto significherebbe che la causa a monte generatrice di tale oscurantismo sarebbe stata finalmente messa in grado di non nuocere più.
2) Sarebbe proibito solo parlare di “certi” temi, il termine “diritto” diverrebbe impronunciabile, si sospetterebbe perfino del vicino di casa perché potrebbe essere un “delatore” della nuova Nomenclatura.
Perfino i colori delle varie stagioni ci apparirebbero diversi…

Mauro Giovanelli – Genova
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 D

RITRATTI D’AUTORE – 1

RITRATTI D’AUTORE – 1

Acquattato come un camaleonte sul ramo più basso della politica, Maurizio Gasparri è sempre pronto a contrastare nemici e amici… a linguate.

Maurizio Belpietro ha perennemente stampato in faccia un sorriso irritante e sornione, come se osservasse la propria colf cercare disperata il ferro da stiro che lui si è nascosto in bocca.

Da quando Massimo D’Alema parla e cammina come avesse un palo lungo e dritto conficcato nel sedere non riesco proprio a capire dove potrebbe posare il fondo schiena a Bruxelles.

Con il passar degli anni a Marco Travaglio si è assottigliata la testa, acuminato il viso. Per forza, ogni giorno deve mettere la prua in direzione delle ondate di corbellerie che gli pervengono dai suoi interlocutori, in primis colleghi (non del suo giornale) e politici.

Angelino Alfano ha costantemente l’espressione che avrebbe la faccia della supposta un attimo prima di essere utilizzata.

C’è quel diversamente politico, il tizio che dal nulla ha creato qualcosa… non ricordo bene, un movimento, come quello incessante della sua testa quando si sgola ai comizi. Come si chiama? Possibile non lo ricordiate? Con lo scuotimento della folta chioma sembra voglia scacciare un nugolo di moscerini che vede solo lui. Il nome mi sfugge… ah, sì Beppe Grillo.

Mario Borghezio… beh, qui ce ne sarebbe, sembra un peluche ma di quelli brutti, venuti male, cisposo e inquinante, nessuno lo vuole perché terrorizza i bambini. I commessi lo tengono nascosto nell’angolo più remoto del negozio e lo tirano fuori ogni giorno, per prenderlo a calci subito dopo colazione e un attimo prima che termini la pausa pranzo.

Mauro Giovanelli – Genova
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Pubblicato su “Il Segno” nr. 13 del 1-31 luglio 2014 pag. 2 – ttp://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it – con il titolo “Rubrica RITRATTI D’AUTORE a cura di Mauro Giovanelli”.

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LETTERA APERTA AI GIORNALISTI (NON PROPRIO TUTTI)

LETTERA APERTA AI GIORNALISTI
(NON PROPRIO TUTTI)

A parte i dissonanti consigli benevoli che dispensate, il motivo per cui riprendo l’argomento è l’aver ravvisato un vostro generale spostamento a destra, o al centro di nessuna sinistra, insomma una vera e propria adunata sul colle. Ovvio che potrei sbagliarmi ma fra i cronisti di giornali a grande tiratura non trovo più quelle differenze essenziali alla corretta informazione e al dibattito e, credetemi, questa è opinione ampiamente diffusa fra le mie frequentazioni non proprio minimali, e segnali convergenti mi giungono anche dall’esterno, impossibile non ve ne siate accorti.
Voi svolgete un lavoro assai bello e importante ma… delicato, perciò corre l’obbligo sottolineare, senza malizia alcuna, che i quotidiani cui collaborate usufruiscono di finanziamenti pubblici, diretti, indiretti, diversamente elargiti, o che dir si voglia. Il vostro disporvi a testuggine come le mitiche legioni romane non potrebbe essere un tantino sospetto? Un esempio per tutti, la cui sottile valenza non potrà di sicuro sfuggirvi, quali persone della cui sensibilità non dubito: ho avuto uno scambio di mail con un vostro illustre collega che, anziché pubblicare una mia lettera, preferì farmi pervenire la sua personale analisi da me non condivisa, anzi trovai deludente si fosse distratto su una banale, questa volta sì, quisquilia. Ammetto che la mia contro replica fosse stata troppo assertiva, ma con l’attenuante di due motivi conseguenti uno all’altro; il primo perché ritenni che l’interlocutore non avesse capito il messaggio in essa contenuto, il secondo la cocente delusione verso un redattore di cui fino a qualche anno fa condividevo ogni concetto. Nell’occasione mi ero anche chiesto: se ha dedicato una parte del suo prezioso tempo ad analizzare la mia ipotesi significa che non gli ho inviato una patacca, l’ha apprezzata, e non solo per la bazzecola sulla quale ha speso diverse righe. Perché ha eluso il vero quesito da me posto? Comunque inviai le mie scuse e lui, usando il potere della posizione che occupa in un periodico per certi versi anche un po’ mio, adottò la più odiosa delle tattiche, cioè “game over” ovvero “la palla è mia e non gioco più”. Io fui esuberante ma parte debole, lui ineducato dalla postazione fortificata.
Fatti di questo tipo mi sono capitati a catena negli ultimi mesi, e solo quando ho contestato o non apprezzato appieno le larghe e lunghe intese della stampa o TV.
Il direttore del quindicinale su cui scrivo, solo perché aveva denunciato anomalie e la cosa non fu gradita agli esponenti dei soliti vari partiti, è stato oggetto di aggressione da parte di componenti il Consiglio del Comune dove esercita la professione. Quel che voglio dire è che le strade verso la censura sono ambigue, mimetizzate, e oggi è più facile avere un dialogo sereno con il Papa che con redattori di quotidiani e politici.
Mi avete detto a più riprese che vi sembro una persona ragionevole, quindi vi domando. In questo Paese da dove si deve cominciare? Ditemelo per cortesia, con sentimento, come fossi un caro amico. Si potrebbe partire col rispondere per le rime all’esercito di disarticolati mentali che appaiono in TV, i sempre più numerosi cespugli di gramigna di questa foresta pietrificata da vent’anni di veleni? O dalle altezze cui veleggiano i salvatori della Patria che nel frattempo si sono succeduti con appropriata corte al seguito? E dove è scritto il divieto a fare entrambe le cose? Mi inquieta constatare come si siano ingrossate le fila dei redattori preposti alle rubriche “lettere al direttore” o “la posta di…” che da tempo si dedicano a dispensare inviti alla calma, elargire pacche virtuali sulle spalle, buffetti, alla stregua dei curati di campagna dopo la confessione “reciti dieci Ave Maria poi ne riparliamo”.
Dato che amo il confronto, con persone del vostro spessore è addirittura esaltante, pongo un ultimo quesito: e se io fossi un visionario? Per carità non certo della levatura di quelli descritti con eccellenza nelle recenti otto puntate di Corrado Augias su RAI 3, ma del genere metropolitano, uno dei tanti, confuso tra la folla, quegli anonimi cittadini che vorrebbero contribuire a migliorare la società, modesti… un fissato cui interesserebbe sapere, ad esempio, di cosa abbiano parlato Berlusconi e Renzi in quei 10 minuti di colloquio privato al Nazareno. Non vi desta curiosità?
Io non oso neppure più chiederlo, avverto raffiche di censura e i comandi provenire dalla tolda di questa nave in mezzo alla tempesta.
Credere! In Renzi, l’Eta Beta della politica, che dal suo gonnellino estrae tutte le soluzioni possibili e impossibili. Obbedire! Alla stampa e TV, solo quelle che escono dalle rotative di Paperopoli e trasmesse dai ripetitori di Topolinia. Combatt… no, nooo! Questa spero proprio sia un’altra storia.

Mauro Giovanelli – Genova
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IL CERCHIOBOTTISMO DELL’INFORMAZIONE IMPERA

IL CERCHIOBOTTISMO DELL’INFORMAZIONE IMPERA

Giusto! Ha ragione Michele Serra, eroi non ce ne sono, tantomeno fra i giornalisti. Esprimere una propria opinione e assumere una posizione netta è rischioso vero? Ci si potrebbe esporre al giudizio di quelli che “contano” con i quali molti, come affermato da Carlo Freccero, si scambiano sms e telefonate prima di buttare giù il “pezzo”.
Ammetto che per certuni digerire qualcosa imposto a scuola, come i “Promessi sposi”, possa risultare ostico ma ai “professionisti” dell’informazione desidero ricordare che il Manzoni non ha voluto identificare nel personaggio don Abbondio un uomo “di fegato”.
Hanno fatto bene a condannare l’ex senatore di Alleanza Nazionale (leggasi fascista), che risponde al nome di Luigi Bobbio, per aver definito “feccia” Carlo Giuliani il quale venne sì ucciso dal carabiniere suo coetaneo, impreparato a dominarsi in una situazione di quel genere, ma fu assassinato dallo Stato che inviò uomini non idonei essendo tutti matricole e alla loro prima esperienza. Aggiungo che quel G8 tenutosi nella mia città (rimando a quanto ho scritto in merito con “2001 odissea nel G8 di Genova”. Io c’ero), fu una prova dell’allora capo del Governo (sappiamo chi) allo scopo di verificare se esistessero alcuni presupposti idonei… ma l’estensore dell’articolo dovrebbe saperlo, vedi incursione nella scuola Diaz, ecc.
Per chi non avesse fatto il militare puntualizzo che un estintore (vuoto) raccolto da terra con l’intenzione di lanciarlo contro un gippone Defender blindato della polizia non mette in pericolo di vita gli occupanti, neppure di ferita, al massimo può far loro scappare da ridere. Perfino un bambino delle elementari è oggi nelle condizioni di capirlo. Bellissimo tutto il capoverso su chi non ricorda di aver avuto vent’anni, da vero parroco di campagna, utile se non altro a chiarire che il povero Carlo neppure fosse un valoroso, come diversi individui vorrebbero farlo passare, bensì un ragazzo come tanti altri.
Certo ci vuole abilità, lo riconosco, a buttar giù un pezzo che al 47% di analfabeti funzionali risiedenti nel nostro Paese, di destra e di sinistra, di ritorno e non, possa essere metabolizzato come un “pari e patta”, e pure per la grossa fetta del restante 53% formata da soggetti non molto avvezzi a pensare.
Riuscire a eguagliare fascismo e desiderio di manifestare indignazione è un’arte che raggiunge il suo apice nella frase “non si lanciano estintori contro i gipponi; non si spara ai manifestanti” seguito da, bontà dell’Autore, “il secondo più grave del primo”… il secondo più grave del primo… Complimenti! Una bella pensata, da virtuoso del malinteso ma non certo da prode. Tranquillo! Non ci metteremo a piangere neppure questa volta.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza L’Amaca del 28 gennaio 2016

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LA PAROLA AI GIURATI

LA PAROLA AI GIURATI

I giornalisti di casa! Che personaggi strani sono. Tanto per portare un esempio ricordo ancora una puntata di “Otto e mezzo” de l’11 giugno 2014 che mi ha fatto vivere un’esperienza tragica. Da quel giorno, appena terminato il TG (anche Mentana non scherza) mi dedico a cose ben più importanti, tipo leggere, ascoltare musica o scrivere appunti come questo. Quella sera, dopo aver ascoltato le tesi dell’ospite di turno, un professore di filosofia, mi si sono allargate le domande. Com’è possibile che Lilli Gruber dia la parola a chiunque le capiti a tiro? In questo caso la risposta è semplice e scontata: siamo in democrazia. È vero! Ma lo sa che la sua trasmissione, data l’ora, potrebbe essere seguita anche da minori non accompagnati? Perché la conduttrice definisce “opinione” ogni corbelleria che mi è capitato di ascoltare da costui? È normale che un docente non riesca a comprendere l’intima essenza del “libero convincimento” e, a proposito della responsabilità civile dei Magistrati, l’importanza della serenità di giudizio della quale i medesimi devono godere? È così improbo rendersi conto che l’unica riforma della Giustizia su cui è necessario metter mano con urgenza sia quella di dotare di idonei strumenti gli addetti ai lavori? Nell’era informatica nessuno nota i carrelli strapieni di faldoni che circolano nei Tribunali? Non parliamo della pletora di mediocri avvocati che su questo equivoco, “la colpa è del Giudice”, ci marciano così speditamente che al confronto il keniota Wilson Kipsang Kiprotich, campione mondiale della maratona, è una lumaca.
Per fortuna a contenere lo tsunami c’era Marco Travaglio, viso strabiliato già aguzzo di suo che gli si affilava sempre più nel cercare di mettere la prua a tali anomale ondate. Allo scopo di valutare se potessi esser io ad aver le traveggole, l’indomani sottoposi il mio punto di vista a intellettuali di rango e la risposta fu di non far caso ai dettagli. Quindi secondo i nostri soloni dell’informazione sarebbe una quisquilia lasciar sparare cazzate attraverso l’ex tubo catodico.
A mio giudizio in questo Paese abbiamo perso il senso della misura… costui, l’insegnante, è uno deputato a formare i giovani, tiene lezioni all’Università, mica fa l’eremita.

Mauro Giovanelli – Genova
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Ospite: Massimo Adinolfi (n.d.a.)

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CALCIO MADE IN ITALY

CALCIO MADE IN ITALY

Scrivere qualcosa sulla nostra nazionale ai mondiali del 2014? E sul calcio in generale? Mi viene solo in mente Decimo Giunio Giovenale. “Populus duas tantum res anxius optat, panem et circenses” ovvero “il popolo due sole cose ansiosamente desidera, pane e giochi circensi”. Ai cittadini italiani stanno togliendo l’uno e l’altro nonostante le cifre da capogiro dei super Mario Balotelli di turno e gli interessi che ruotano intorno a questo mondo incantato e lontano, immagine riflessa di quello dei nostri politici. Mi stupisco che ogni tanto questi “gladiatori” riescano pure a fare qualche gesto atletico di rilievo come per l’altra parte rimarrei sorpreso venisse fuori una geniale pensata. C’è un però… ai tempi del poeta latino (circa 2000 anni fa), dalle cui finissime satire fu estratta la famosa locuzione, sugli spalti stavano per la gran parte i patrizi e nell’arena 22 disperati che combattevano per la vita. Oggi le gradinate dei vari stadi sono stipate di poveracci che osannano 22 straviziati milionari che “giocano”. Un mondo rovesciato, come quello di Alice, senza meraviglie però, a parte i Genny ‘a Carogna.
Non voglio aggiungere altro, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa anzi, scusate, sulle limousine e le auto blu… almeno quelle, le ambulanze, teniamocele a disposizione per il 2018.

Mauro Giovanelli – Genova
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POLITICA E GIOCO D’AZZARDO

POLITICA E GIOCO D’AZZARDO

Vi siete accorti quanto sia sempre più numeroso l’esercito dei giornalisti nostrani filo governativi? Un vero e proprio corpo d’armata deputato alla tutela del nuovo salvatore della Patria e, guarda caso, tutti collaboratori di importanti quotidiani che usufruiscono dei finanziamenti pubblici. Ricordo un trafiletto dove uno di questi aveva addirittura paragonato la salita al trono del giovane scattista delle riforme allo scommettitore che, per uscire dalla palude della sfiga, trova infine il coraggio di puntare con ammirevole audacia l’ultima “fiche”. Quanta pazienza ci vuole! Deve proprio essere una questione di abito mentale se a certuni tale accostamento fa subito scattare la molla dell’indignazione pensando che il residuo gettone faceva parte di un cospicuo lotto acquistato, con i soldi dei cittadini, dai predecessori dell’attuale primo ministro.
Tralascio di disquisire sullo stile non proprio ortodosso adottato dall’ex guida scout nell’appropriarsene. Che non sia particolare sensibilità a far percepire la massima cautela strategicamente dispiegata dai molti cronisti nell’avanzare critiche al nuovo esecutivo? Comunque ogni volta accompagnate da attenuanti generiche e almeno dieci righe sui successi tuttavia conseguiti dai nostri politici? A meno che… ci sono! Alla fin fine non sarà molto più semplicemente una questione di intelligenza a permettere di registrare gli inviti alla ragionevolezza, il coro unanime di osanna al lasciamoli lavorare, le condanne alla violenza verbale, sperticate lodi al nuovo miracolo? Andatevi a leggere le varie rubriche “lettere al Direttore” o “La posta di…” poi ne riparliamo.
O sono io ad essere tanto cocciuto da non comprendere la totale fiducia dispensata al manovratore proprio da coloro che, per mestiere, dovrebbero ogni giorno controllarne il percorso? A sospettare che possa anche essere una rappresentazione a salvaguardia del tornaconto che si identifica con la rendita di posizione ormai acquisita? In fondo, fra le tante caste di cui è ammorbato questo Paese, non esiste forse anche quella dei giornalisti e dei conduttori TV? Circa gli accadimenti politici di questi tre mesi, culminati nella trionfale parata a seguito dei risultati conseguiti dall’ex sindaco di Firenze alle ultime europee, non era certo necessario essere usciti dalla Bocconi, come Monti, per capire che il PD sia diventato la fotocopia della vecchia DC, con tutti i finti ribaltamenti del caso. E non è forse un mistero inspiegabile, se non con la fede, come agli addetti all’informazione possa essere sfuggito che già nell’apostolo Letta Enrico si fosse reincarnato il sistema andreottiano del “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”? Con questa sua massima il divo Giulio si riferiva ovviamente a sé stesso, gli altri si arrangiassero.
A mio modestissimo parere siamo su un binario morto e da italiano dico che mi crea turbamento l’investitura popolare di Renzi, proprio perché accolta favorevolmente dall’elettorato di destra e dalla stampa al centro di nessuna sinistra. Per onestà non mi posso esimere dal dire che per fortuna sono facilmente individuabili i pochi, ma buoni, rimasti a informare, descrivere accuratamente ogni fatto che ci riguarda.
Nelle vesti di giocatore mi preme chiudere questo biasimevole pezzo con una delucidazione in merito alla metafora citata in apertura. La “fiche” di Matteo, che l’avrei piuttosto definita una bella e robusta “placca” da casinò, non è stata posta nel piatto di una partita a poker dove la sfida, improntata all’intelligenza, lealtà, fantasia, abilità e temperamento, doti inesistenti nei nostri governanti, alla lunga premia sempre il migliore. Direi che la puntata sia piuttosto finita sul tavolo verde o rosso della roulette. Azzardo puro. In fondo i soldi sono dei cittadini, quelli che tirano le cuoia, e i politici, alla fine, si presentano sempre alla cassa per riscuotere e rimettersi in gioco.

Mauro Giovanelli – Genova
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Pubblicato su “Il Segno” nr. 10 del 1-15 giugno 2014 pag. 2 – ttp://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it – con il titolo “Tutti sul grande carro del vincitore mentre l’Italia aspetta il miracolo”.

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POTREBBE IL BATTITO D’ALI DI UNA FARFALLA…

POTREBBE IL BATTITO D’ALI DI UNA FARFALLA…

Domenica scorsa si è verificato un episodio che potrebbe sembrare banale, invece credo possa fornire spunti interessanti a chiunque desideri coglierli oltre che, ovviamente, al sottoscritto. Ho avvertito la necessità di raccontarlo più per me stesso che per altro.
Serata fredda per la stagione, tra poche ore sarà giugno, anno strano questo 2014. Salotto, amici, discorsi conviviali, poi la chiacchierata scivolò sui vari matrimoni. Fingevo di ascoltare gli aneddoti di quelle feste e quando la conversazione cominciò a virare sulle fotografie venni assalito da un pensiero compulsivo, in un istante realizzai di non aver mai visto immagini dei miei vecchi nel giorno in cui si abbozzò l’idea che avrei potuto esistere. Inutile ogni tentativo di ricostruire racconti che avevo sempre inteso con distrazione, l’unica cosa certa è che l’evento avvenne durante la guerra e, dato che mio padre prestava servizio a Taranto nella Regia Marina, potrebbe essere stato celebrato in quella città. Qualcosa però non mi convinceva.
Ero intento a questa ricostruzione ma non mi sfuggivano le occhiate complici che gli ospiti scambiavano tra loro, uno domandò con cautela se per caso stessi poco bene. Mi alzai di scatto come fossi stato seduto su una molla e, con un pretesto qualsiasi, mi appartai per telefonare a mia madre, novant’anni compiuti.
Così riemerse un passato che mi appartiene. Il nonno paterno Aldo, figlio di Armando e Virgilia, era il secondo di sette fratelli. Uno di questi, “zio” Mirko, sembrerebbe fosse uomo da non fare vane promesse. Convocato per andare a difendere gli ideali dell’asse Roma-Berlino, appena imbarcato venne contraccambiato da un sorriso benevolo del comandante dopo che gli ebbe intimato “se lei non mi fa scendere subito da questa nave, lo farò domani con i piedi in avanti”. È proprio in questa posizione che ritornò a terra. Non sono riuscito a sapere in che modo decise di onorare la parola data, e la cosa mi interesserebbe molto. Per tornare alla bisnonna Virgilia, femmina di grande carattere e temperamento, si può ben capire come questo fatto l’avesse segnata non poco, decise quindi che il nipote non avrebbe più dovuto continuare a combattere. Suo malgrado si rivolse pertanto al cugino ammiraglio, quello che in famiglia aveva ferree idee al punto che, nell’arco di nemmeno un giorno, fece tornare a casa il giovanotto scopertosi sofferente di nefrite. Il sottomarino di papà fu centrato nella missione che seguì portando per sempre in fondo al mare l’intero equipaggio. Mi informerò circa il nome del battello, chissà quanti sono stati, per la nostra flotta, gli accadimenti del genere. Sta di fatto che, tra un allarme e l’altro, i miei genitori convolarono a nozze nel gennaio ’43, cornice Genova superba e l’incantevole chiesa di Santa Maria Maddalena.
Avevo un anno o poco più quando mi portarono da nonna Virgilia. Era inferma a letto causa una malattia incurabile, la vecchiaia, ma aveva chiesto di vedermi assolutamente. Mentre ascoltavo con avidità il racconto di questo solenne evento, intervallato da molti “non ti puoi ricordare”, fui colto da qualcosa di molto simile alla paura, la stessa che si prova di fronte a fatti incomprensibili. Nella mia mente riaffiorava tutto di quel giorno caldo, soleggiato, anzi nell’ascoltare constatai di non averlo mai rimosso. Il viaggio in treno fino a La Spezia, vagone stipato di gente euforica, la dimora cui giungemmo, una testata del letto in ferro battuto decorato, clamore che proveniva dalla strada in fondo al viale, lenzuola bianco avorio a formare accoglienti panneggi, parevano umide, l’incessante ronzio di una mosca. Avevo smesso di prestare attenzione a mia madre perché vedevo, tra le pieghe della sofferenza, il candido sorriso sul viso dolcissimo, immobile, della bisavola, l’intenso luccichio dei suoi occhi vivi che mi traguardavano, le braccia magrissime che sollevava in alto a comunicarmi il suo affetto, benedirmi con le mani irrigidite, le dita si muovevano lente come zampe e antenne di nobili crostacei e lame di luce, filtrata dai pesanti tendaggi socchiusi, rompevano la penombra della camera. “Sai Mauro” mi sentivo dire “ero incerta se portarvi da nonna Virgilia, temevo potesse impressionarvi, così vecchia, invece le avete fatto tante feste, Alda saltava sul letto e tu la accarezzavi. Incredibile”.
Chiedendo scusa mi ripresentai agli amici giusto in tempo per soccorrere mia moglie in quegli estenuanti saluti, ripetuti mille volte, nel tragitto dall’ingresso all’ascensore.
Rimasi inebetito anche il giorno seguente e pure il successivo. Come potevo, ad appena un anno, rievocare così nitidamente? Se al posto del cervello avessi uno scanner potrei decodificarvi ogni immagine di quel pomeriggio. Chissà che non fosse proprio il 2 giugno 1946, quando gli italiani furono chiamati a scegliere tra Repubblica e monarchia. Oltre a ciò non riuscivo a disconnettere la mente dall’evidenza di essere a questo mondo grazie a uno “zio” educato a rispettare gli impegni presi, al favore di un congiunto salito al potere ma comprensivo verso i parenti stretti e infine ad una persona eccezionale di nome Virgilia.
Che serata interessante è stata l’ultima di maggio. L’indomani avrei chiesto a mamma di mostrarmi le sue vecchie fotografie e allo stesso tempo riflettevo sul concetto elaborato da Turing ed analizzato da Lorenz “potrebbe il battito d’ali di una farfalla nel golfo del Tonchino scatenare un uragano a New York?” (1)

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web. Fotomontaggio eseguito dall’Autore

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(1) “Potrebbe il batter d’ali di una farfalla nel golfo del Tonchino provocare un uragano a New York?” fu il titolo di una conferenza tenuta da Lorenz nel 1972. Si ritiene che l’ipotesi abbia tratto spunto da uno dei più celebri racconti fantascientifici di Ray Bradbury, “Rumore di tuono” (A Sound of Thunder) del 1952. L’idea è che piccole modifiche nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.

A VOLTE RITORNANO

A VOLTE RITORNANO

A “Che tempo che fa” dello scorso 11 maggio, Giorgio Albertazzi ha affermato “le cosce delle donne sono la prova dell’esistenza di Dio”. Conoscevo questo provocatorio e condivisibile accostamento, ma “recitato” da un artista di quel calibro… mi è parsa una rivelazione, sono d’accordo quanto la perfezione della natura si sia adoperata nel formare il corpo femminile.
Al Tg7 di stasera, scrutini conclusi, Matteo Renzi, devo ammettere con signorilità e pacatezza dopo un trionfo di tale portata, si è lamentato delle voci che lo incolpano di aver assorbito parte dell’elettorato di destra così, a sua giustificazione, ha aggiunto “non ci vuole la laurea in matematica per capire che se non prendi il voto di quello che prima non te l’ha dato poi riperdi”. Altra rivelazione, nulla da eccepire, solo che… non è necessario essere filosofi per intuire che o quelle persone sono diventate di sinistra o il partito si è spostato a destra. O uno o l’altro. La risposta a questo dilemma l’ho avuta una ventina di minuti dopo a “Otto e mezzo”. Nei termini e modi a lei consueti la Picierno Pina, ospite di Lilli Gruber, ha confermato la teoria della lista spesa da 80 €uro bastante per due settimane di sopravvivenza. Anzi ci ha messo sopra il copyright. In questo caso non è stata l’ennesima scoperta del mese bensì una vera e propria illuminazione, ossia la riuscitissima modificazione genetica subita dal PD. Osservando la gestualità di questa giovane renziana, il costante sorriso perfido e scostante alla Belpietro, i continui ammiccamenti e interruzioni stile Santanchè, d’improvviso tutto mi è stato chiaro. Gli innesti dei codici genetici assemblati nelle larghe intese hanno funzionato, nessuna crisi di rigetto “et voilà”, bello servito e confezionato, un potente organismo politico unicellulare. La membrana plasmatica è del tutto simile a quella eucariotica della vecchia sinistra, nel citoplasma sono disciolte molecole di DC con inclusioni di NCD, mentre il nucleo profondo è in sostanza costituito da FI.
Che liberazione! Non ci dormivo la notte. Grazie onorevole Picierno, nello scontro verbale con l’ottimo Scanzi, sotto la supervisione di un Cacciari sempre più fatalista, assonnato, mi ha tolto ogni dubbio residuo e, niente di meglio, nell’arco di nemmeno un’ora. Adesso i pensionati aspettano gli 80 €uro netti mensili.
Avete visto? A volte ritornano.

Mauro Giovanelli – Genova
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