VIVO O DISSOLTO – alive or dissolved

VIVO O DISSOLTO
alive or dissolved

Cercavo l’uscita, fuggire
da quel labirintico ospedale,
città nella città.
Gli spazi esterni imponenti costruzioni,
viali, segnaletica, posteggi, bar, edicole.
Gli interni corridoi lunghissimi, diramazioni,
stanze, uffici, ambulatori, folla, degenti,
volti smarriti nei padiglioni,
sciami di camici bianchi,
infermieri, portantini, becchini,
ascensori, montacarichi fatiscenti,
scrostati, bacheche straripanti di
avvertenze, notifiche, annunci.
Odore insopportabile di premorte,
instabilità del qui ora.
Avanzavo alla cieca, seguivo l’istinto
sempre traditore in queste circostanze.
“mi ritrovai in una selva” di… deserti
cunicoli, cemento a vista, intrico
partorito e realizzato da menti malate
nel modo sbagliato, materia cerebrale
oscura che tutto pervade,
ambigua, nascosta, nociva.
Assenza di indicazioni. Rallentai,
rassegnato procedevo a caso
finché quasi impercettibile distinsi
brusio di voci umane
che mi fece accelerare il passo.
Lo vidi! Gruppetto eterogeneo,
donne e uomini, cipiglio cupo,
mi rivolsi al più appartato,
mano a sostenere la fronte
nel rispondermi seccato
“sempre avanti dritto”,
teneva lo sguardo fisso.
Gettai un’occhiata nella stessa direzione.
Eccolo! Il congiunto, compianto, caro estinto
in bella mostra, alla berlina, tra quattro ceri,
incellofanato come prodotto di ipermercato,
prospettiva perfetta, dai piedi al volto
che tali più non erano ma cose inservibili,
inutili, macabre, rigide,
avviate alla mineralizzazione.
Fiori desolatamente rassegnati, vittime immolate.
Nel leggere “camera mortuaria”
mi diedi alla fuga fino “a riveder le stelle”,
occultate dalla luce del sole,
bella, accogliente, protettiva,
accompagnata da una brezza carezzevole.
Allora corsi da lei invitandola a coricarsi
e allargare le gambe.
In ginocchio mi misi a pregare dinanzi
al solo simbolo religioso che riconosca
fino a rendergli omaggio con baci prolungati
feroci, rabbiosi, accaniti, incontrollabili.
“Vivo o dissolto” risposi alla sua domanda
che, l’inflessione della voce e gli occhi
sorridenti, tradiva piena soddisfazione.
“Voglio così, nessun intermezzo.
Ricordati! È importante”.
In effetti non è solo un fatto etico
ma pure estetico oltre che pratico.
Colore, rigidità,
orrendo oggetto temporaneo
sul quale la forza di gravità
esercitata a lungo
deforma i lineamenti
e ciò che il mio contenitore
ha regalato verrebbe inficiato in due
forse tre giorni.
A che scopo?
Disteso sul letto, nel fissare il soffitto
pensavo non essere problema semplice
da risolvere.
La caffettiera cominciava a brontolare,
Mauro! Detto da lei pura delizia.
Dovrò rifletterci.
Fatelo anche voi.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – Eroso eros 2016 – Tecnica mista – cm. 30 x 40

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***

ALIVE OR DISSOLVED
Vivo o dissolto

I was looking for the exit, escape
by the labyrinthine hospital,
city within a city.
Outdoor spaces imposing buildings,
streets, signs, stands, bars, newsstands.
The long corridors interior, branches,
rooms, offices, clinics, crowd, patients,
bewildered faces in the halls,
swarms of white coats,
nurses, orderlies, gravediggers,
elevators, hoists crumbling,
peeling, overflowing bulletin boards
warnings, notifications, ads.
unbearable smell near death,
instability of here now.
I advanced blindly followed the instinct
always treacherous in these circumstances.
“I found myself in a forest” of… deserts
tunnels, concrete, tangle
given birth and created by sick minds
the wrong way, brain matter
dark all-pervading,
ambiguous, hidden and harmful.
No signal, I slowed down,
I resigned stepped at random,
until almost imperceptible discerned
hum of human voices
that made me pick up the pace.
I saw him! heterogeneous group,
women and men, grim frown,
I turned to the more secluded
hand to support his forehead
in answer annoyed
“Always straight ahead”
He kept his eyes.
I glanced in the same direction.
There it is! The Joint, the late, the deceased
on display, the sedan, including four candles,
shrink-wrapped as hypermarket product,
perfect perspective, from the feet to the face
but that these were not the most useless things,
unnecessary, macabre, rigid,
initiated the mineralization.
Flowers bleakly resigned, immolated victims.
In reading “morgue”
I gave him to flee up “to see the stars”
hidden from the sunlight,
beautiful, friendly, protective,
accompanied by a caressing breeze.
Then I ran to her inviting her to bed
and spread their legs.
I prayed on his knees before
the only religious symbol that knows
up to pay homage to him with prolonged kisses
fierce, angry, fierce, uncontrollable.
“Alive or dissolved” I answered your question
that the inflection of the voice and the eyes
smiling, he betrayed full satisfaction.
“I want so, no intermission.
Remember! It’s important”.
In fact it is not just a matter of ethics
but also the aesthetic as well as practical.
Color, stiffness ,
horrendous temporary object
on which the force of gravity
exercised long
deforms the lineaments
and what my container
has given would be affected in two
maybe three days.
To what end ?
Lying on the bed , staring at the ceiling in
I thought not be simple problem
to solve.
The coffee pot was beginning to grumble ,
Mauro ! She said she is pure delight.
I’ll have to think about it.
Do you too.

Mauro Giovanelli – Genoa Italy
www.icodicidimauro.com

Picture in evidence: FULVIO LEONCINI – EROSO/EROS 2016 – Mixed technique – cm. 30 x 40

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HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE – Parte II

HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE – Parte II
(Non solo sono casta e ritengono sia giusto esserlo
ma se è vero quanto segue sono pure… beh! Decidete voi.)
***
Chi avesse letto l’articolo precedente “HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE (Non solo sono casta ma ritengono sia giusto esserlo)” è invitato ad andare direttamente alla terzultima sezione. Anche se un ripasso…
***
Non ho l’abitudine di urlare, alzare la voce quando cerco di esprimere un concetto tantomeno scrivere in maiuscolo un articolo, che nel testo riflette il medesimo vezzo, ma questa volta adotterò tale sistema al fine di evidenziare uno dei tanti scandali che da solo basterebbe a scatenare la più incontrollabile delle insurrezioni finanche nelle peggiori dittature (comunque meglio che nel nostro Paese poiché lì i nemici del popolo li conosci, sono ben identificati, a loro modo hanno regole certe mentre qui, senza fare torti ad altri esseri viventi da buon simpatizzante Jainista, sono scarafaggi che si nascondono sotto la base delle cucine piuttosto che dietro i banconi dei bar, vermi che scopri alzando da terra un sasso, lumaconi viscidi che compaiono subito dopo le prime piogge, immondi figuri al riparo della posizione che ricoprono a seguito di un modo distorto di concepire la vita). NON SOLO SONO CASTA MA RITENGONO SIA GIUSTO ESSERLO, basta osservarli dal punto di vista antropologico, tutti nessuno escluso, sotto questo aspetto sì che appartengono ad un phylum, sottospecie umana, sotto classe, un genere diramatosi dal ceppo principale dell’evoluzione.
In sintesi e per arrivare al sodo… DIECI MESI dopo la richiesta avanzata dal Tribunale al Senato della Repubblica, presieduto da Grasso, questo ha deciso A MAGGIORANZA E CON VOTO SEGRETO che 11 (UNDICI) intercettazioni fra l’ex papi ex cavaliere ex peggior Presidente del Consiglio prima dell’avvento Renzi & Boschi & C. NON POTRANNO ESSERE UTILIZZATE CONTRO DI LUI (imputato principale e “utilizzatore finale” nel processo in corso per CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI) bensì SOLO AVVERSO LE “ESCORT”. Per essere concisi (non circoncisi o coincisi) e senza deprivare coloro che faticassero a comprendere l’enorme ingiustizia, fra le tante perpetrate e perpetuanti alla faccia nostra, ciò costituisce precedente in base al quale SE UN DELINQUENTE “VERO (???)” VENISSE INTERCETTATO MENTRE PARLA DI ORGANIZZARE UNA STRAGE A CASA NOSTRA E L’INTERLOCUTORE NEL PROFERIRE “AMMAZZATENE PIÙ CHE POTETE” DESSE MODO DI DISCERNERE TRATTARSI DI ONOREVOLE (rappresentante del popolo), IL GIUDICE DEVE IMMEDIATAMENTE INTERROMPERE LA REGISTRAZIONE SENZA APPURARE DOVE, COME E QUANDO AVVERRÀ IL MASSACRO.
Vi è chiaro? Volete continuare ad essere i giovani sequestrati di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” del grande Pasolini? Preferite arrivare al punto di essere denudati, legati, seviziati, come sta avvenendo in Turchia alla faccia dei diritti civili (a Guantanamo ed in alcuni Stati alleati di alleati non è che si scherzi).
Di Berlusconi al sottoscritto non può interessare di meno ma del futuro mi preoccupo, i nostri figli e nipoti. Oggi è totale l’asservimento dei cittadini alla tracotanza del Potere concentrato in palazzo Madama, Chigi, Montecitorio, Viminale, Quirinale personificati nello scout Renzi Matteo & Boschi Maria Elena & C.

PARTE II (Appendice)

Secondo quanto emerso (“Il Fatto quotidiano” del 17 luglio 2016 – Marco Lillo) «la Procura di Firenze sospetta che i soldi dell’Unicef e di Operation Usa DESTINATI ALLA CAMPAGNA PER I BAMBINI AFFAMATI IN AFRICA siano stati usati nel 2011 DAL COGNATO DI MATTEO RENZI – Andrea Conticini – per iniettare capitali in TRE SOCIETÀ. LA PRIMA è quella dei Renzi, “Eventi 6”, che allora si chiamava ancora Chil Promozioni (vedere articolo “La politica secondo Matteo parte I n.d.a.) e LE ALTRE DUE SOCIETÀ sono dei coniugi Patrizio Donnini e Lilian Mammoliti, RENZIANI della prima ora. I Conticini giurano che i soldi sono stati usati per far sorridere i bambini africani con la “Play Therapy” e l’avvocato Federico Bagattini ha fatto ricorso al Tribunale del riesame. Però L’ACCUSA, con tutti i “se” del garantismo, RESTA ENORME. I PM Luca Turco e Giuseppina Mione nel decreto di perquisizione non hanno inserito il nome delle società. Basta una visura per scoprire l’approdo del FLUSSO FINANZIARIO DA LONDRA A FIRENZE, segnalato dalla Banca d’Italia perché sospetto e al centro dell’inchiesta svelata da La Nazione venerdì. PRESUNTI PROTAGONISTI: RENZI con il padre CONTICINI TIZIANO e SIGNORA (verbale di assemblea della Chil Promozioni srl) – ANSA.» Altri particolari in cronaca, non televisiva o di quotidiani compiacenti poiché tale accadimento viene ignorato.
Circa GLI STRATOSFERICI STIPENDI IN RAI DELL’ERA RENZIANA (sperando non sia un lasso di tempo misurato in termini geologici) secondo “Il Fatto Quotidiano” pari data sono affiorate novità che hanno del fantascientifico. TUTTI I CONTRATTI SUPERANO I 200 MILA €uro per arrivare ai 392 MILA €uro che percepisce un certo MARANO (RAI PUBBLICITÀ) ed ai 650 MILA €uro del sig. CAMPO DALL’ORTO direttore generale. Non consideriamo ciò che guadagnano i vari FAZIO FABIO, GRUBER LILLI, VESPA BRUNO & C. nonché emolumenti a “presenzialisti”, “opinionisti”, “tuttologi”, “psichiatri”, “mandrakisti” e consulenti vari, “Star” di varia grandezza, “ospiti d’onore e compagnia cantando.
ALFANO ANGELINO è in crisi e dichiara: “UNA BARBARIE CONTRO LA MIA FAMIGLIA”, Il motivo è LA RAPIDA CARRIERA DI ALFANO ALESSANDRO ANTONIO, il di lui fratello, DOCENTE alla SAPIENZA PRIMA ANCORA DI LAUREARSI (non vi dico lo stipendio onde evitarvi troppi shock in una volta sola). Non è finita. Secondo l’Amministratore Delegato sig. MAURO MASI della Consap S.p.A. (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici con unico socio, lo Stato) la signora TIZIANA MICELI, moglie del Ministro dell’Interno ALFANO, lavora dal 2011 per tale società essendo titolare di INCARICHI PUBBLICI di assistenza legale conferiti da Consap stessa essendo l’avvocatessa arrivata fra le prime cinque in un Concorso pubblico cui hanno partecipato un numero spropositato di aspiranti. Inoltre la professionista ha vinto un appalto da 630 MILA €URO per i servizi legali dell’Expo in barba a qualsiasi conflitto di interessi. A questo punto mi domando e ribalto a voi il quesito:
TUTTO CIÒ NON È UNA BARBARIE CONTRO LE NOSTRE FAMIGLIE?
Il pensionato NAPOLITANO GIORGIO, ex Presidente della Repubblica (ora emerito) e Senatore a vita percepisce 880 MILA €URO l’anno, dispone di un MEGA UFFICIO, 16 (SEDICI) COLLABORATORI, MAGGIORDOMO, AUTISTA ed ha diritto a “VOLI BLU” ed UNA CARROZZA delle FERROVIE dello STATO.

È questo che volete? Allora passate oltre, alla torta di mele nel forno, ultime notizie sul calciomercato, oppure cliccate “mi piace” e saltate al post successivo con una scrollata di spalle tanto gli attentati terroristici che si susseguono, treni che si scontrano, doping dei campioni olimpionici, consigli su come affrontare il caldo, le convention di Trump fanno sì che nei telegiornali sia pressoché scomparsa ogni minima notizia sui galantuomini che ci governano, i dissensi in Grecia e Francia, il dissesto economico sociale culturale in cui perduriamo fra un funerale di stato e la solita omelia sulle vittime innocenti.
Se penso ai molti che temono “trasformazioni”, possibile ascesa di “Movimenti” che hanno nel DNA l’dea di rovesciare il tavolo! Ma… peggio di così in una sedicente democrazia che altro potremmo aspettarci?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio realizzato dall’autore

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LA CHIAVE DEL TEMPO

LA CHIAVE DEL TEMPO

Procedevo lungo il marciapiede
non il solito a sinistra,
quello a destra dove le palme
arrivano a sfiorare la sabbia dorata, cocente.
Niente ombra, solo la mia che ostinata
mi segue ovunque mutando forma
ed estensione secondo il volere dell’astro,
anch’egli compagno caparbio, sembrerebbe
instancabile come il silenzio che mi avvolge,
turbolento, propedeutico a qualcosa che so
sebbene tardi a giungere.
Ha infinita pazienza, io no, vorrei correre
ma il cammello procede superbo
al mio fianco e suggerisce di smetterla,
aggiunge essere inutile sfidare il tempo,
già la sera prima aveva accennato ciò
mentre, accovacciato elegantemente,
più di un re, poco distante
dal fuoco preparato da Moktar per il thè
udiva le nostre bocche serrate.
Gli andai accanto a bere quel nettare.
Se vuoi vederla ancora una volta,
dirle ciò che sempre manca al tutto
non indugiare oltre, in questo istante
si trova sulla sommità della piramide
a gradoni, quella di Zoser, ti aspetta!
Va, a lui bado io, già si sta assopendo.
Fu così che mi allontanai immerso
in una spaventevole profondità.

Per sapere!” Risposi secco alla sua domanda
circa tutti quei libri che vide negli scaffali,
ammonticchiati ovunque, così Cammello,
dopo il rapido movimento rotatorio delle labbra,
testa alta, sguardo fiero tra le lunghe,
azzurre ciglia, gli occhi il suo pensiero:
Giusto, ma inutili, un vero peccato!
Mai nessuno potrà arrivare a tanto, dico davvero!
Nel momento che ci attende tutto sarà nulla.”

Intanto del fuoco rimase pochissima brace
a rompere il buio, consistente, palpabile,
l’universo sopra noi, angoscia, quiete,
incantesimo, eternità, follia.
Ma non siamo fatti della stessa sostanza
di cui sono composti i sogni? Lo proferì
un certo William Shakespeare,
mica l’ultimo arrivato.
Né il primo né l’ultimo, per ora.
No, amico caro e compagno di viaggio,
non siamo sostanza, neppure sogni.
Cosa siamo?
Non siamo
Lei mi ha detto che saremo sempre uniti
Lo so! La vostra forza supera gli orizzonti
dell’inconsistenza, tutti saremo vicini
nel non essere più. È ovvio!
Dunque non ci sarà alcuna differenza
fra noi e… il resto?
Solo un segnale di ciò che è stato
vi darà modo di percepirvi,
rara eccezione, quasi unica.
Allora siamo speciali!
Vi siete parlati quando l’hai raggiunta
sulla sommità della piramide?
Mi ha osservato a lungo,
aveva gli occhi umidi,
lassù pareva fosse giorno, si è avvicinata,
ha accarezzato una sola volta la mia guancia
con il dorso della mano,
dal basso verso l’alto, poi lentamente,
fissandomi indietreggiava,
la sua figura svanì nella notte invincibile ma
un attimo prima ha detto…
Che ha detto?
…Ricorda il nostro patto, il lucchetto,
una chiave è nel tuo cuore,
l’altra nel mio, irriproducibili…
Appunto! Adesso sveglia Moktar,
dobbiamo proseguire,
lui crede che io sia cammello,
non deluderlo, è una brava persona e…
secondo i vostri parametri
la strada è ancora lunga quaggiù.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: A sinistra Egitto, Kefrén, piramide di re Zoser, foto scattata dall’autore – A destra ricavata dal web

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DUE O PIÙ RIGHE AD UN AMICO E GRANDE ARTISTA

DUE O PIÙ RIGHE AD UN AMICO E GRANDE ARTISTA

Caro amico,
prendo spunto dalla tua meravigliosa poesia, scomparsa dal web, ed alla mia provocazione su Wofgang per dirti alcune cose al fine di arrivare al cuore, non dell’obbiettivo che mi prefiggo e perderò nel compilare queste poche o tante righe (ignoro dove e quando potrò fermarmi) ma al tuo, quello che si coniuga con il cervello permettendoti di creare.
La poesia: I corvi non sono indifferenti alla vita ma ignari seppur consapevoli, e i cammelli tutt’altro che incuranti, mi pare sia questo l’aggettivo che gli hai anteposto, comunque ingiusto per l’innata nobiltà di questi carovanieri del deserto. Così le piramidi di Giza non sono immutabili, cambiano ogni secondo o frazione di esso, hanno visto cose che noi umani possiamo solo immaginare, perfino hanno assistito alla nostra nascita ed il loro valore è dato dallo sguardo di chi le osserva come la stupidità delle solite foto dipende dalla sensibilità di chi le scatta ed il motivo per cui fa ciò. So che attribuisci questo modo di pensare al personaggio che rassegnato si reca al parapetto dell’Arno ma so pure che tu sai che io so essere tu il protagonista. Non come in “Amore disse, gas” di Bukowski che del suicida si limita a formulare in chiusura la riflessione: “…oserei dire che quel giorno si mostrò piuttosto in gamba.”. Amico! Desidero solo sollecitarti a fare uno sforzo, cercare di uscire dal tuo perimetro, te lo dice uno che mai ha esternato propositi autolesionistici ma un bel giorno, senza dire alcunché, con lucidità feroce, riempì un bicchiere di psicotici, tre dita d’acqua e lo ingollò d’un fiato per andare a vedere che cazzo fosse l’abisso. Solo per una mezzora, sessanta fottutissimi minuti, un caso imprevisto tra l’altro, sono qui a romperti i coglioni. Il mondo sta putrefacendosi, lascia che siano i terroristi a disprezzare e distruggere monumenti simbolo del nostro passare su questa Terra, tu sei un artista di raro talento, non è giusto lo tenga per circoscrivere al tuo io tale capacità, sei obbligato a trasferirla al prossimo, piaccia o no è un atto dovuto, ce lo devi, e dare il tuo contributo potrebbe esserti di grande aiuto. Devi credermi! Passare ad esempio dalla fase “eroso eros” a “erosa civiltà”. Qualcuno ti ha detto che devi rispettare chi ti vuole bene, mi pare che la firma sia di un certo Fabrizio anche se sembrerebbe essere un dipinto o pennello bistrattato a parlare. Ma il tuo continuo piangerti addosso in bellissime citazioni o poesie non è raccolto solo da chi ti apprezza e ti vuole bene, al contrario i vari “mi piace” o frasi di circostanza e consolazione buttate lì con il tuo “grazie” in risposta nascondono per la gran parte godimento, l’uomo prova più piacere nelle altrui disgrazie che nella propria fortuna. A parer mio alla lunga ti sminuisci ed a me dispiace.
Il grande Amadeus ha un solo difetto, conquista soprattutto gli “ingegneri”, io me ne sono reso conto personalmente, ho la prova che questa categoria non capisca un cazzo, a parte il loro mestiere (a volte neppure questo), tra l’altro in parte fornita, per loro stessa ammissione, dai più evoluti. Mi sono interrogato su questo binomio. Un po’ come scartare il nome da dare a un figlio per il fatto che lo portasse un amico d’infanzia antipatico. Mi farò molti nemici qualora questa lettera fosse divulgata come vorrei, sebbene mai abbia mancato di dire ciò ai diretti interessati, ma la spiegazione è da individuarsi negli “accostamenti”. Ossia gli ingegneri non hanno ricordi sensibili, ne sono monchi, la loro gioventù l’hanno trascorsa spremendosi ed esaurendo il loro cervello sui libri, esattamente come Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant) ne “Il sorpasso” di Dino Risi che alla fine mai avrebbe potuto tornare all’esistenza solita dopo il ferragosto trascorso a viva forza con Bruno Cortona (Vittorio Gassman). Per questa categoria non esistono parallelismi fra “Il cielo in una stanza” e le prime mutandine bianche di cotone sfilate alla propria ragazza, non hanno vissuto a pane, cinema, musica e fica. Il loro habitat è stato la penombra di una stanza, testa a cuocere su libri di “costruzioni” piuttosto che “meccanica” e in sottofondo, unica loro perversione, la musica “matematica” e celestiale di un autistico dal genio incommensurabile. Quando a loro dico ripetutamente “Se Mozart avesse avuto in testa i motivi dei Rolling Stones piuttosto che Ivan Graziani, Beatles, The Trashmen (Surfin’ Bird, 1963) e mille altri sarebbe stato un musicista” neppure comprendono la provocazione. Rispondono che è la musica di Dio ignorando che Questi è “tanto onnipotente non solo da non esistere ma neppure essere mai esistito” [A. V.] Il pezzo da te inserito (anch’esso è stranamente scomparso e non sono avvezzo alle tante “K” delle composizioni di Mozart) è di per sé godimento puro che, con la contemporanea visione delle tue opere, diventa qualcosa che entra a far parte dei miei ricordi. Il Concerto Aria KV 418 “Vorrei spiegarvi… Oh Dio” cantata da Edita Gruberová è legato, come ho scritto a fronte del post che ti ho inviato, non solo ad una scena del film di Luchino Visconti “Gruppo di famiglia in un interno” del 1974, in particolare la sequenza in cui Konrad Huebel (Helmut Berger) giovane marxista disadattato confida il proprio malessere all’anziano professore, borghese e benestante (Burt Lancaster) ma anche al fatto che ero nell’ultimissima fila di un cinema di prima visione, a Torino, mentre con l’amata di turno stavamo arrivando all’apice del piacere.
Osservo spesso i due dipinti che ho, in particolare quello della serie “L’amante di Lady Chatterley” che trovo esaltante, prova a fare qualcosa della stessa levatura sui bambini morti ammazzati ogni giorno. Se non tu, chi altri? A proposito il mio libro l’hai letto? Temi possa offendermi qualora mi dicessi che lo butteresti nella spazzatura?
Un abbraccio caro amico e… adoro in modo particolare il dolce, dolce, dolce Ludwig van…

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web: Siria, strage di bambini

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HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE (Non solo sono casta ma ritengono sia giusto esserlo)

HANNO SOSTITUITO DIO CON IL POTERE
(Non solo sono casta ma ritengono sia giusto esserlo)

Non ho l’abitudine di urlare, alzare la voce quando cerco di esprimere un concetto tantomeno scrivere in maiuscolo un articolo, che nel testo riflette il medesimo vezzo, ma questa volta adotterò tale sistema al fine di evidenziare uno dei tanti scandali che da solo basterebbe a scatenare la più incontrollabile delle insurrezioni finanche nelle peggiori dittature (comunque meglio che nel nostro Paese poiché lì i nemici del popolo li conosci, sono ben identificati, a loro modo hanno regole certe mentre qui, senza fare torti ad altri esseri viventi da buon simpatizzante Jainista, sono scarafaggi che si nascondono sotto la base delle cucine piuttosto che dietro i banconi dei bar, vermi che scopri alzando da terra un sasso, lumaconi viscidi che compaiono subito dopo le prime piogge, immondi figuri al riparo della posizione che ricoprono a seguito di un modo distorto di concepire la vita). NON SOLO SONO CASTA MA RITENGONO SIA GIUSTO ESSERLO, basta osservarli dal punto di vista antropologico, tutti nessuno escluso, sotto questo aspetto sì che appartengono ad un phylum, sottospecie umana, sotto classe, un genere diramatosi dal ceppo principale dell’evoluzione.
In sintesi e per arrivare al sodo… DIECI MESI dopo la richiesta avanzata dal Tribunale al Senato della Repubblica, presieduto da Grasso, questo ha deciso A MAGGIORANZA E CON VOTO SEGRETO che 11 (UNDICI) intercettazioni fra l’ex papi ex cavaliere ex peggior Presidente del Consiglio prima dell’avvento Renzi & Boschi & C. NON POTRANNO ESSERE UTILIZZATE CONTRO DI LUI (imputato principale e “utilizzatore finale” nel processo in corso per CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI) bensì SOLO AVVERSO LE “ESCORT”. Per essere concisi (non circoncisi o coincisi) e senza deprivare coloro che faticassero a comprendere l’enorme ingiustizia, fra le tante perpetrate e perpetuanti alla faccia nostra, ciò costituisce precedente in base al quale SE UN DELINQUENTE “VERO (???)” VENISSE INTERCETTATO MENTRE PARLA DI ORGANIZZARE UNA STRAGE A CASA NOSTRA E L’INTERLOCUTORE NEL PROFERIRE “AMMAZZATENE PIÙ CHE POTETE” DESSE MODO DI DISCERNERE TRATTARSI DI ONOREVOLE (rappresentante del popolo), IL GIUDICE DEVE IMMEDIATAMENTE INTERROMPERE LA REGISTRAZIONE SENZA APPURARE DOVE, COME E QUANDO AVVERRÀ IL MASSACRO.
Vi è chiaro? Volete continuare ad essere i giovani sequestrati di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” del grande Pasolini? Preferite arrivare al punto di essere denudati, legati, seviziati, come sta avvenendo in Turchia alla faccia dei diritti civili (a Guantanamo ed in alcuni Stati alleati di alleati non è che si scherzi).
Di Berlusconi al sottoscritto non può interessare di meno ma del futuro mi preoccupo, i nostri figli e nipoti. Oggi è totale l’asservimento dei cittadini alla tracotanza del Potere concentrato in palazzo Madama, Chigi, Montecitorio, Viminale, Quirinale personificati nello scout Renzi Matteo & Boschi Maria Elena & C.
È questo che volete? Allora passate oltre, alla torta di mele nel forno, ultime notizie sul calciomercato, oppure cliccate “mi piace” e saltate al post successivo con una scrollata di spalle tanto gli attentati terroristici che si susseguono, treni che si scontrano, doping dei campioni olimpionici, consigli su come affrontare il caldo, le convention di Trump fanno sì che nei telegiornali sia pressoché scomparsa ogni minima notizia sui galantuomini che ci governano, i dissensi in Grecia e Francia, il dissesto economico sociale culturale in cui perduriamo fra un funerale di stato e la solita omelia sulle vittime innocenti.
Se penso ai molti che temono “trasformazioni”, possibile ascesa di “Movimenti” che hanno nel DNA l’dea di rovesciare il tavolo! Ma… peggio di così in una sedicente democrazia che altro potremmo aspettarci?

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio realizzato dall’autore

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PASOLINI E LA METAFORA DEL POTERE (immagini che giungono dall’etere)

Da Salò alla Turchia – Il nudo è la metafora del potere.
“ERETICO & CORSARO”
***
PASOLINI E LA METAFORA DEL POTERE
(immagini che giungono dall’etere)

Immagini scagliate come bombe a “grappolo” sul web, tramutandosi in tuoni che esplodono dentro noi, sconquassano lo stomaco, provocano vertigini, pochi secondi di sconcerto che si traducono all’istante in annientamento del pensiero, le osserviamo ma la mente è svuotata, impossibile nell’immediato prendere coscienza di ciò che stiamo esaminando, forse non è vero, uno scherzo di cattivo gusto, il soprassalto predispone l’io all’autodifesa quindi cerchiamo di respingerle, buttarle in un cassonetto come vecchie scarpe ormai irrecuperabili fino a che viene ristabilito l’equilibrio, i neurotrasmettitori riprendono a rincorrersi fra le sinapsi e la “ragione” ci presenta la realtà, cruda, vera autentica come mai l’abbiamo misurata.
Riflettiamo… come a questo punto il “sistema” in avanzato stato di decomposizione ci abbia abituato a convivere con l’orrore, cerchiamo di leggerne la trama, intravedere il fine per cui tali “segnali”, divulgati senza alcun dubbio dagli stessi aguzzini, vengano emessi affinché siano da noi intercettati, e la prima risposta, la più semplice, sembra essere quella di mostrare la cruda e implacabile reazione repressiva del Potere avverso chi osi ribellarsi. Dopo il fallito (o riuscito) golpe in Turchia ciò che più colpisce sono i cadaveri trascinati, cappio al collo, da motocarri e mezzi militari per le vie della città nonché i corpi nudi dei prigionieri sopravissuti, mani legate dietro la schiena, ammucchiati e accatastati in enormi stanzoni come solo si possono osservare nelle aziende agricole dedite all’allevamento intensivo di pollame. Alcuni devono stare inginocchiati, fronte a toccare il pavimento, dietro loro figuri dai lineamenti indistinguibili; Se non fosse per i riverberi degli occhi che diabolicamente fendono la penombra, si faticherebbe a dar loro parvenza di forma umana. Indossano la divisa nera emblematica di ogni raccapriccio e, muniti di fruste, assestano feroci colpi su quelle carni, a loro piacimento, indistintamente, con gusto, meglio diletto se non soddisfazione della gratificazione di sentirsi “qualcosa”.
È fin troppo facile, sebbene inevitabile, l’accostamento con il più grande intellettuale del ‘900, il profetico Pier Paolo Pasolini che nel suo “Salò o le 120 giornate di Sodoma” del 1975, anno del suo assassinio, ultimo film da lui scritto e diretto che avrebbe dovuto essere la prima di una seconda trilogia considerata idealmente la “Trilogia della morte” susseguente alla “Trilogia della vita”.
Mi sono accorto tra l’altro che Sade, scrivendo, pensava sicuramente a Dante. Così ho cominciato a ristrutturare il film in tre bolge dantesche(1) Queste le parole del Poeta e Regista nel tentativo di spiegare le ragioni di questo suo lavoro con il quale, in sintesi, vuole imprimere un sigillo all’arroganza del potere. Vi si narra di quattro Signori, il Duca che raffigura la “casta”, il Vescovo (dominio ecclesiastico), un Presidente della Corte d’Appello (sovranità giudiziaria), e il Presidente della Banca Centrale (potere economico) i quali incaricano soldati repubblichini di rapire un gruppo di ragazzi e ragazze di famiglie antigovernative. Si chiudono con essi in una villa sfarzosa finemente arredata. Con l’aiuto di quattro ex meretrici di bordello instaurano per centoventi giornate una dittatura sessuale regolamentata da un puntiglioso codice che impone alle vittime assoluta obbedienza, pena la morte. Le “Kapò” della situazione dovranno organizzare le giornate secondo le proprie specializzazioni erotiche. Ci sono “l’Antinferno”, il “Girone delle Manie”, quello della “Merda” ed infine del “Sangue”. In un’orgia di efferatezze e riti profani i Signori, eccitati dai racconti feticisti delle “professioniste” all’uopo assoldate, seviziano ripetutamente i ragazzi fino a farli stare nudi a quattro zampe, latranti come cani, sodomizzati, nutriti con le proprie feci fino alle amputazioni e uccisioni. Il finale vede due giovani guardie che sulle note di un motivo trasmesso dalla radio accennano qualche passo di valzer mentre parlano del mondo reale e delle rispettive fidanzate che li stanno aspettando.
Meraviglia assoluta questo pilastro della cultura attinge a una tale quantità di citazioni, riferimenti, forme espressive nelle varie ramificazioni, pittura, musica, letteratura, filosofia da coniugare una grandezza intellettuale che oserei dire arrivi a sfiorare il trascendente. Da rimarcare, nel caso che ci riguarda, quanto proferito dal Duca: “Deboli creature incatenate, destinate al nostro piacere, spero non vi siate illuse di trovare qui la ridicola libertà concessa dal mondo esterno. Siete fuori dai confini di ogni legalità. Nessuno sulla Terra sa che voi siete qui. Per tutto quanto riguarda il mondo, voi siete già morti.
L’allegoria dell’opera di Pasolini e l’accostamento con le immagini che giungono dallo Stato che fa da spartiacque fra Oriente ed Occidente, il “valico” che collega due civiltà e culture, è quanto meno sconcertante. Il Potere è ovunque, etere maligno che impregna ogni cosa, non mi esento dal sottolineare che in anteprima il film fu presentato postumo il 22 novembre ‘75 al Festival di Parigi tre settimane dopo l’uccisione del regista e giunse nelle sale italiane il 10 gennaio del ’76. Scatenò proteste vigorose e lunghe persecuzioni giudiziarie tanto che il produttore Alberto Grimaldi subì processi per oscenità e corruzione di minori fino ad arrivare al sequestro della pellicola rimessa in circolazione due anni dopo.
Pasolini messo a nudo da vivo, perseguitato con l’obiettivo di tacciarlo, allo stesso modo di come la Santa Inquisizione fece con Giordano Bruno cui imposero la “mordacchia” con la “lingua in giova”, cioè trafitta da un chiodo ricurvo in modo che non potesse parlare mentre lo accompagnavano al rogo, pena inflitta ai bestemmiatori che si rifiutavano di ascoltare “confortatori” e “padri”. E qui siamo al 17 febbraio del 1600, migliaia furono le vittime atrocemente e barbaramente messe a tacere dal quadrunvirato formato dal Duca, il Vescovo, il Giudice ed il Banchiere. Sempre gli stessi.
Il potere ci vuole obbedienti, silenziosi, consenzienti, servi e… nudi, privati della nostra personalità e dignità di uomini, abitanti dei gironi infernali costituiti dagli oscuri disegni che intesse a salvaguardia di altrettante enigmatiche bramosie. Al popolo il regno demoniaco, ai potenti ciò che per “loro” sarebbe il Paradiso in questa Terra. Resta il dubbio se il male non sia dentro tutti noi in relazione alla “posizione” cui il destino ci colloca facendo emergere una o l’altra parte della nostra dualità, quella magnificamente illustrata da Goethe nel Faust “…Dunque tu chi sei?” – “Una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene”. Allora si comprende l’aberrante logica in uno dei dialoghi del capolavoro pasoliniano: “…noi tutti siamo d’accordo che il giorno del giudizio Dio rimprovererà i virtuosi in questi termini: «Allorché avete visto che sulla Terra tutto era vizioso e criminale, perché vi siete persi sulla strada della virtù? Le perpetue sciagure che io, Dio, seminavo sull’universo dovevano convincervi che io amavo unicamente il disordine e che per piacermi non era necessario farmi irritare dato che ogni giorno io, Dio, vi davo esempio della distruzione; perché allora voi non distruggevate? Imbecilli! Perché voi non distruggevate?»” (2)

(1) Pier Paolo Pasolini riguardo il film – Maurizio Massa, Saggio sul cinema italiano del dopoguerra, Lulu Press, ISBN 978-1471066863

(2) BLANGIS: dai “dialoghi di Salò o le 120 giornate di Sodoma”, (1975), di Pier Paolo Pasolini

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata da ERETICO & CORSARO

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ENRICO BAFICO (Mauro Giovanelli e l’amicizia vissuta dall’infanzia)

ENRICO BAFICO
(Mauro Giovanelli e l’amicizia vissuta dall’infanzia)

L’amico ed artista Enrico Bafico ed io siamo amici da quando abbiamo visto la luce. Lo sfondo è parte della zona di Carignano, a Genova, dove siamo cresciuti. Io abitavo nel palazzo a sinistra, lui in quello di fronte a destra. Avevamo installato una piccola teleferica per scambiarci i giocattoli. L’auto che esce, immobile, dal garage officina è una FIAT Topolino, simbolo di quegli anni. La stradina che si inoltra tra il garage ed i palazzi termina in una piazzetta senza sbocco quindi ad una certa età potevamo giocare liberi, all’aperto, sotto gli occhi vigili dei genitori. L’uomo lungo, magro e smilzo al termine del cortile in basso sulla destra era uno dei due portinai vittima di scherzi quotidiani. Il biliardo, allora molto in voga insieme al flipper, rappresenta la fase successiva, adolescenza, ed il caco in primo piano al posto della boccetta simboleggia il frutto dell’innocenza, ne rubavamo molti al pover’uomo che curava l’albero. Poi la tempesta di testosterone ci investì e mutarono abitudini, tendenze e obiettivi anche se ci eravamo già allenati al gioco del medico e l’infermiera con amichette curiose come noi. Il nano in basso alla mia destra ha una lampada con la quale illumina il tempo e fa riemergere ogni ricordo. La cravatta azzurra me l’ha imposta l’artista, non c’è stato alcunché da fare, poiché mai portate di quel colore anche se il nodo è pressoché perfetto come solo io so fare. Sono già d’accordo con lui per cambiarne il disegno… non la sopporto. Il sottotitolo è la sua dedica. Grande amico cui voglio bene.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata: Enrico Bafico – “Mauro Giovanelli e l’amicizia vissuta dall’infanzia” – Olio su tela cm.

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L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY

L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY

Quest’opera dell’artista toscano FULVIO LEONCINI – Collezione privata – fa parte della serie “L’amante di Lady Chatterley”.
Desidero solo mettere in evidenza che, per quanto mi riguarda, il dipinto “è” l’amante di Lady Chatterley.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – Della serie “L’amante di Lady Chatterley”

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FULVIO LEONCINI – ARTISTA SENSORIALE

FULVIO LEONCINI – ARTISTA SENSORIALE

Dunque… avete visto quattro disegni, distinti, separati, che ho voluto riunire in una sola immagine. Cosa provate? Rispondete a voi stessi, senza esitare, d’impeto. Ovvio che per ciascuno le sensazioni saranno diverse secondo l’indole, educazione, sesso, appartenenza ad un “ceto sociale”, religione, “fede”, confessione, etnia, tradizione culturale e così all’infinito, o quasi, però immagino che tutti siate stati sedotti e invogliati a leggere questa “analisi”, lo state facendo adesso, io scrivo e voi formulate i più disparati pensieri. Mi sbaglio? Ci sarà chi ritiene l’Artista o il sottoscritto o entrambi maniaci, fissati, alcuni esalteranno la pornografia, altri grideranno allo scandalo, indecenza, offesa al comune senso del pudore… che parola sdrucciolevole questa, “pudore”, usata sempre alla vista di un corpo nudo o parti di esso, una coppia di innamorati che si bacia per strada, mai per gli indegni rapporti esistenti fra gli umani, guerre, olocausti, torture, arroganza del potere, disuguaglianze, ingiustizie, discriminazioni… ma questa è un’altra storia, sono tante le vicende da raccontare.
State riflettendo vero? È chiaro che alcuni saranno in grado di essere attratti da forme raffigurate in modo così esemplare, capaci di percepire da subito non trattarsi di pochi tratti di matita o carboncino buttati lì… la differenza fra chi resta e abbandona il campo di gioco è data dalla sensibilità, l’innata capacità ricettiva che permette di cogliere ciò che non appare nell’immediato. Chissà l’Artista, nel bene e nel male, che avrà voluto comunicarci. Da queste in apparenza semplici raffigurazioni credo di comprendere dove voglia arrivare Fulvio Leoncini con la sua arte. Entra dentro noi, scava nel più recondito e labirintico essere, si insinua nelle sinapsi cercando di riattivarne gli impulsi nervosi, ricollegarle l’un l’altra, stimolare i neurotrasmettitori con cui le cellule nervose comunicano, tenta di scarificare ogni millenaria incrostazione di “perbenismo” che abita i nostri cervelli, “casa, chiesa e lavoro” si potrebbe dire, vuole strapparci dalla quotidianità che lentamente sta spegnendoci, in particolare coloro che non hanno conosciuto, né conoscono la donna, quelli diversamente abili nello sfiorarne la pelle, accarezzare il viso, prenderlo fra le mani mentre i suoi occhi si fissano nei tuoi, le dita giocano con i capelli, la nuca, i pollici tastano morbidi gli zigomi, con amabilità asciugano due lacrime di piacere ed emozione che calano dalle palpebre socchiuse di lei, avverte calore, sicurezza, protezione, perciò inclina la testa per appoggiarla al braccio, ivi strofinandosi come una micia che fa le fusa. Non serve aver letto i “pilastri” dell’arte per impregnarsi di una visione, aver studiato e perso la vista nell’interpretare e cercare collegamenti instillati da altri, tecnica, simboli, metodi, correnti, ecc. anzi, al contrario, sarebbe necessario strappare tante pagine inutili di questi “sacri testi”, esattamente ciò che il prof. Keating de “L’attimo fuggente” ordina di fare ai suoi studenti all’inizio della prima lezione di letteratura americana, ovvero eliminare il preambolo in cui “l’esperto massimo” illustra come interpretare le sensazioni della poesia niente di meno che in un sistema di assi cartesiani.
In questi disegni ci sono l’universo, cultura, fede, vita, morte, rinascita e per assorbirne la bellezza è sufficiente che avvertiate l’accelerazione dei battiti cardiaci, sentire che qualcosa ha sgualcito l’abito mentale che indossate da tempo, captare che vi sta spogliando dell’ovvietà, sentirvi nudi, vergini. Qui c’è la storia dell’uomo, “l’ermo colle” del Leopardi che di questa parte il guardo gli è stato precluso, le contraddizioni di Pasolini, lo spleen di Baudelaire, l’orecchio che Van Gogh consegnò alla prostituta subito dopo essersi mutilato, “i più deserti campi” del Petrarca, la lettera di Cesare Pavese a Pierina, l’ultima prima di ingerire 35 pillole di Roipnol il 27 agosto 1950 nella stanza dell’hotel Roma di Torino e, nell’attesa del trapasso, di certo il suo pensiero era rivolto a Constance. Lasciò un biglietto “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”. A proposito di questo manoscritto, mi sono sempre chiesto, visto che nei due “perdono” non compare alcun accento, se per caso il primo non potesse interpretarsi la terza coniugazione presente plurale del verbo “perdere” poiché in effetti in quella tragica penombra la vera sconfitta la subì l’umanità intera. Nel concepire i versi finali della “Divina Commedia”, canto XXXIII, Paradiso “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio, tu se’ colei che l’umana natura nobilitasti…” a chi ritenete si fosse ispirato il sommo Poeta? In Fulvio Leoncini estraete pure i monologhi di Mrs e Mr Bloom nella giornata dublinese in cui Odisseo arriva dove doveva arrivare. Ci sono Gesù e Maria di Magdala, la repressione del sesso, l’infibulazione, l’inquisizione, la negazione della natura da parte dei monoteismi e le confessioni in generale. In questi disegni ci stanno le crociate, Ingmar Bergman, i conflitti mondiali, le bombe di Hiroshima e Nagasaki, i colpi di stato, le lotte di potere, la rincorsa al denaro, i finti capelli in fibra di carbonio del sig. B., la collezione di parrucchini di un candidato alla presidenza USA.
Fulvio non imprime una rappresentazione come, in questo caso, la nudità della femmina fine a se stessa ed il suo prepararsi, offrirsi, concedere l’eternità, egli va oltre, quei volti nascosti in attesa che il corpo venga violato e regali godimento, lussuria, messi a disposizione del maschio, vai a sapere quale tipo di uomo sia riuscito a sedurla, indicano diffidenza per le mille delusioni patite, è per questo che io le vedo non come donne ma animali in pericolo, ammansiti, guardinghi, emanano energia, amore, tutta la sofferenza di questo mondo malato, e nelle zone scure delle parti intime sento odore di selvatico tanto è realistica l’illustrazione. Sembra facile vero? Non c’è un solo tratto, ombreggiatura, sfumatura fuori posto, ogni particolare combacia e tutto ciò che mi sollecitano è avvicinarmi a loro, lento e accorto come un’iguana, per fiutare il sapore della vita, aspirare a pieni polmoni, bearmi di quelle carni fino a venir meno, esalare l’ultimo respiro fra le paradisiache pieghe restituendo così il primo che mi hanno regalato. Molto meglio del Roipnol.
Personalmente vado sempre oltre, esagero, sono diventato smodato in tutto, forse è per questo che avverto empatia, oltre che amicizia e affetto, con questo pittore, trovo affinità fra il suo modo di “creare” e il mio di scrivere. Non mi curo più delle regole imposte, mi hanno stancato, ho smesso di adottare latinismi o termini desunti dai classici greci, la frase aulica, ad effetto, vado a ruota libera, esprimo ciò che all’istante mi sorge alla mente, e qualora fosse scarto proprio quelle, vorrei dimenticare e ricominciare da capo, credo ciò che desidera Fulvio. Nelle sue opere avverto gli “odori”, ovunque, che siano cantine ammuffite, legni di antichi mobili impolverati corrosi dal tempo e dalla decadenza morale di coloro che ne hanno usufruito, confessionali, seggi papali, disgregati specchi al mercurio della fase “In nomine domini” (2007-2009), presenze contrastanti inserite a viva forza, solo in apparenza estranee al contesto, volti sfatti, deformi, indistinguibili i lineamenti a celare il crollo della civiltà e con essa, forse a causa di essa, dell’amore mai coltivato nella sua vera essenza. Preferibile curare la costruzione di chiese romaniche, gotiche, barocche, monumenti alla memoria, edifici ad altezze al limite della statica, progresso, piuttosto che abbandonarsi all’unica, vera, autentica ragione di vita: amore, passione, sesso, eros… eroso, sbriciolato, intaccato e corrotto, il crollo di una diga che porta morte e distruzione come meglio non potrebbe essere rappresentato nella serie “Eroso/Eros – 2016”. Sicuramente è per questo che Fulvio inferisce graffi, ferite, segni, aggiunge simboli a volte enigmatici ai suoi lavori, credo ciò avvenga quando il “quadro” è concluso, non è soddisfatto, giusto il contrario del “Perché non parli?” rivolto da Michelangelo al suo Mosè percuotendone il ginocchio con il martello che impugnava, stupito egli stesso dal realismo delle sue forme. Io penso che Fulvio ogni volta si accanisca sulla propria opera domandandosi “Qual è la verità? Dove sei?”.
E le superbe tavole “L’amante di Lady Chatterley”, “Le spose violate” (2013 – 2014), immagino siano tutti riverberi di una sola imprescindibile insurrezione interiore. Inesauribile il suo desiderio di rivoltare il tavolo, sovvertire le regole. Così nella sequenza “Elettroshock” (2010-2012) dove l’esplorazione all’interno dell’involucro umano arriva ai limiti estremi, fruga nell’inaccessibile alla caccia de “la bestia dentro” che alcuni, molti, non si accorgono di esserne il ricettacolo invece abita ciascuno di noi, impalpabile eppure devastante.
Per concludere vorrei tornare ai quattro disegni posti in un certo ordine, secondo criteri solo miei, l’amico Fulvio non c’entra. In alto a sinistra la “seduzione”, a fianco la “spoliazione”, in basso a sinistra la “decisione” per giungere infine alle soglie dell’evento, l’accesso è consentito, l’amore, energia che muove tutte le cose, mette ordine al caos dell’universo, si insinua ovunque, arriva ad occupare l’infinitamente grande, filtra nel microcosmo e abbassa, fin quasi ad annullarla, l’entropia, la misura del disordine presente nel sistema in cui viviamo. La passione è contagiosa, gli esseri viventi ne avvertono la presenza, è ammasso stellare, scontro di galassie, nebulose che si rincorrono, un mare in tempesta dove “il naufragar m’è dolce”.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “FULVIO LEONCINI – ARTISTA SENSORIALE” è stato pubblicato il 20 giugno 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – Nr. 4 disegni a lapis su cartoncino cerato.

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CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA

CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA

Gli anni ’60 sono stati favolosi, magici, le nuove generazioni devono credermi, un periodo unico, si sono verificate circostanze abbastanza difficili da ripetersi, un po’ come accadde per la corrente degli impressionisti, in Francia soprattutto, o la scuola dei pittori liguri primi ‘900, o la concomitanza dell’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre con la massa e dimensione del nostro Pianeta e la sua distanza dal sole, un miracolo che consente la vita. Per chi li ha vissuti una consolazione in più del tempo che se ne va.
Abbiamo avuto la cinematografia dei Fellini, Risi, Monicelli, Visconti, Antonioni, Kubrick, Bergman e attori del calibro di Gassman, Tognazzi, Sordi, Manfredi, Mastroianni. La letteratura con Fenoglio, Pavese, Calvino, Pratolini e tanti, tanti altri, americani, francesi, tedeschi, russi e ancora italiani non menzionati ma secondi a nessuno. Ovunque nasceva cultura. E musica. “I Nomadi” è stato il gruppo pop rock, fondato nel 1963 dal tastierista Beppe Carletti e dal cantante Augusto Daolio che, fra i “nostrani”, osservavo con maggiore attenzione e rispetto per la sonorità e il messaggio di denuncia e impegno sociale che sin dagli inizi trasmise. Il nicciano (nietzschiano) “Dio è morto” con richiami nel testo, secondo il mio personalissimo parere, alla poesia “Urlo” del grande Allen Ginsberg”, fu una meteorea sonora che penetrò nelle menti dei giovani. I Beatles li ho visti a Genova il 26 giugno 1965. A loro preferivo i Rolling Stones, che sono stati nella mia città il 9 Aprile 1967, e Bob Dylan che vi si esibì il 4 luglio 1992. Ritornò in Liguria nel 2001, sempre a luglio, durante il famigerato G8 e, volendo ascoltarlo di nuovo dal vivo, la sera del 20 andai a La Spezia dove spostarono il concerto per motivi di sicurezza.
Genova era stata occupata, circondata, sbarramenti e cancellate ovunque, polizia, presidi di carabinieri, vigilanti in borghese, brutti ceffi mai visti dall’inquietante aspetto di agenti del KGB, elicotteri che ronzavano continuamente sopra le nostre teste, insomma la città era stata posta sotto sequestro, in stato di assedio, stuprata. Pensare che la Superba aveva subito un simile smacco una volta sola nella storia recente, da parte dei nazisti nella seconda guerra mondiale, e i genovesi gliela fecero pagare perché, in tutta franchezza, quando arrivarono gli alleati i partigiani liguri avevano già provveduto a mettere in fuga i tedeschi, a fare pulizia, togliere la più grossa. Come fecero i Napoletani. Tornando al G8, in quell’estate di inizio secolo aleggiava un clima mefitico, la gente era meditabonda, depressa, le donne si recavano a fare la spesa con passo lesto, testa china, gli uomini parlavano tra loro a voce bassa, l’atmosfera che si viveva, sebbene splendesse un sole furente, era di rabbia, disorientamento, le espressioni confuse e irritate dei cittadini impregnavano il panorama complessivo.
Fu mentre stavo assaporando “Like a rolling stone” al Picco, lo stadio della città del “golfo dei poeti”, che venni a sapere della morte di un giovane “facinoroso” nel quartiere Foce, dove abito. Provai una sensazione strana, di sbigottimento e rassegnazione, mi sentii anche un po’ a disagio per essere seduto sulle gradinate ad ascoltare un concerto, come singolare fu il mormorio che intorno a me si andava propagando al diffondersi della notizia. Avvertii che il mio stato d’animo era comune a tutti gli spettatori, il vociare andava aumentando, si facevano ipotesi, congetture a voce bassa.
Qualcosa era già cambiato a partire dagli anni ’70, di piombo furono chiamati. Gli ’80 scivolarono dritti verso la caduta del muro di Berlino portando un po’ di speranza ma trascinandosi dietro bagagli di incertezze essendo guidati per la gran parte, Giovanni Goria e Ciriaco De Mita contarono ben poco, dal primo socialista Presidente del Consiglio della nostra Repubblica, Bettino Craxi, uomo dalle mille sfaccettature, amico intimo di un semplice imprenditore che gli subentrerà dopo la miserevole capitolazione e tempestiva fuga in Tunisia per sottrarsi al carcere. I ’90 ci predisposero all’Unione Europea, con “Mani Pulite” che pareva potesse dare la sterzata a una crisi che si aggravava alla velocità della luce, sempre più in basso, moralmente, culturalmente e l’economia fuori controllo. Così l’uomo dalla sciarpa bianca démodé “scese in campo” con un dispiegamento di forze mai visto e l’intero Paese si immobilizzò, sembrò impazzire consegnandosi nelle sue mani, un certo Berlusconi. Si arrivò al luglio 2001 e mentre il Capo del nostro Governo pensava a come si potesse eliminare l’indecorosa biancheria stesa nei carruggi della città e a far innalzare pannelli che riproducevano false facciate a quei palazzi storici che lui riteneva sconvenienti, proprio come fa con la sua finta persona, piazza Alimonda fu il palcoscenico di una tragedia, il segnale che il fondo non si era ancora toccato, tutto sarebbe ancor più piombato nell’oscurantismo. Un giovane di ventitré anni avrebbe smesso di godere dell’alternarsi delle stagioni: Carlo Giuliani. La sua morte è legata allo scontro avvenuto tra gli “anti G8” (o per meglio dire la parte infiltrata ad arte, i “Black Bloc”, gruppo di individui di stampo fascista dediti ad azioni di protesta violenta caratterizzata da atti vandalici, devastazioni, disordini) e le forze dell’ordine costituite da giovanissimi militari, con poca esperienza, guidati da “responsabili” la cui la gestione dei sistemi di sicurezza attorno al Vertice ha lasciato molti punti interrogativi. Le notizie della contestazione in atto convinsero Carlo a rinunciare alla gita al mare che aveva programmato quella mattina per dirigersi verso il corteo delle Tute Bianche. Nel pomeriggio, a seguito di una carica abortita, una Land Rover Defender con tre carabinieri a bordo rimase apparentemente bloccata contro un cassonetto per rifiuti e venne circondata da alcuni manifestanti. Tra questi Carlo Giuliani, il volto coperto da un passamontagna, che sollevò da terra un estintore precedentemente scagliato contro il mezzo da un altro giovane e a sua volta fece il gesto di lanciarlo verso il veicolo dei carabinieri uno dei quali, dopo aver estratto e puntato la pistola intimandogli di andarsene, sparò due colpi di cui uno raggiunse il ragazzo allo zigomo sinistro. Morirà nei minuti successivi mentre il fuoristrada, nel tentativo di sbloccarsi rapidamente, riprese la manovra passando due volte su quel corpo immobile steso a terra, una prima in retromarcia, la seconda allontanandosi. Erano le 17 e 27 del 20 luglio 2001, quindi venni a saperlo circa cinque ore dopo. Per coprire un fatto ignobile e scaricare le responsabilità, o per chissà quali altri disegni eversivi, la notte del giorno dopo ci fu lo scandalo dell’incursione di un contingente di Polizia alla scuola Diaz, e nell’adiacente Istituto Pascoli, che erano stati concessi dal comune di Genova al “Genoa Social Forum” come loro sede e dormitorio. Vi accaddero eventi contrari all’articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativi alla tortura, alle condizioni e punizioni degradanti ed inumane cui furono sottoposte le vittime. Eh sì, indubbiamente la città fu presa quale teatro di prova per verificare o meno la possibile “tenuta” di eventuali successivi programmi di governo.
Comunque tranquillo Carlo, mentre pensavo a un mucchio di cose stretto nel pullover tanto l’aria si era d’improvviso rinfrescata, tra le quali il rientro immediato nella mia città, si stavano già alzando le note di “Idiot wind” e sicuramente l’inimitabile voce del grande Bob, in quell’istante, voleva giungere fino a te. Mi venne da riflettere quanto sia idiota il vento che a cicli alterni attraversa la mente dell’uomo, questo ha soffiato per alcuni giorni e continuerà ancora e ancora ma tu, insieme a Daolio, da lassù intonavate “Noi non ci saremo”.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA” è stato pubblicato il 13 luglio 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it: e su “Il Segno nr. 7/8 luglio/agosto 2015 pag. 2 http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it con il titolo “Ricordando quel giorno con le note di Bob Dylan” – Pubblicato ancora il 25 luglio 2016  sul sito www.memoriacondivisa.it

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