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VENTO IDIOTA (IDIOT WIND) SENZA PERDERE LA TENEREZZA

VENTO IDIOTA (IDIOT WIND)
SENZA PERDERE LA TENEREZZA

Il Pontefice ha lasciato Cuba esortando il popolo, i governanti, e la Nazione tutta alla “rivoluzione della tenerezza”. Bella persona papa Francesco, da religente quale sono, è la prima volta che provo emozione di fronte al capo della Chiesa Cattolica, e massimo rispetto: la borsa che si porta appresso un po’ logora, modesta, gonfia, la gestualità dell’uomo semplice, le scarpe nere “comode”, pianta larga e suola robusta, la papalina sempre in equilibrio precario che non sopporta. È una persona che “cade”, non teme di mostrare la sua vulnerabilità. Quando è incespicato mentre saliva la scaletta dell’aereo, mi ha strappato dalla mente la considerazione che in quell’istante non c’era alcun Simone di Cirene a raccogliere la croce, neppure una Veronica a detergergli con un panno di lino il volto sporco di sudore e sangue, che ha dentro di sé, nella sua solitudine. Lo vedo un uomo isolato nella battaglia che conduce per cercare di cambiare l’umanità. Si è alzato da solo, senza aiuto alcuno, con orgoglio, naturalezza e volontà incredibili. Soprattutto mi colpisce il suo sguardo sincero, aperto, con un’ombra di malinconia, sconforto, che ti dilania, penetra i tuoi dubbi, vorresti abbracciarlo, sento che ha necessità di aiuto, avverto che vive la sua fede con profonda convinzione, ma ho l’impressione che allo stesso tempo si renda conto quanto potrebbero essere vani l’impegno e la dedizione che profonde nella missione che gli è stata assegnata.
Il Vicario di Cristo si è poi recato negli USA presentandosi dinanzi al Congresso e successivamente al Palazzo dell’ONU, immagino portando alla Nazione più potente della Terra e a tutti i “governanti” lo stesso messaggio, il richiamo alla rivolta dell’amore.
Tenerezza! Deve essere una parola “magica”. Ha subito indirizzato il mio pensiero a una delle migliori e più complete biografie su Ernesto Che Guevara, giocatore di rugby, appassionato di scacchi, eccellente poeta, ottimo fotografo, medico competente specializzato in allergologia, appassionato lettore che passava con disinvoltura da Jack London, Jules Verne ed Emilio Salgari ai saggi di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung fino ai trattati filosofici di Bertrand Russell, sebbene l’esempio che lo attirasse di più fosse Mohandas Karamchand Gandhi conosciuto come il “Mahatma” ossia “Grande Anima”. Fu anche un provetto motociclista tanto che con la sua Norton, cui fu dato il soprannome di “La Poderosa II”, dopo la laurea viaggiò per tutto il Sudamerica, Bolivia, Ecuador, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala. A proposito della più importante guida spirituale dell’India, che teorizzava e praticava la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa fino a regalare l’indipendenza al suo Paese, Ernesto Guevara, dopo aver visto la povertà delle popolazioni che incontrava ed essere stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell’America Latina coltivando il sogno di vedere un giorno il Sudamerica come un’unica entità. Per arrivare a ciò riteneva quindi necessaria una strategia di ampio respiro che non poteva certamente identificarsi con la “non violenza”. Nell’itinerante momento della sua vita si fermò per prestare attività di volontariato presso il lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni. Quanti sono i legami che ci uniscono tutti! E lavoriamo solo per scioglierli. Basta una semplice parola, un gesto onorevole, per fare collegamenti impensabili, intessere una tela di bei gesti tutti mirati al bene comune, la fratellanza e la solidarietà… e l’amore. Almeno così capita a me. San Francesco! Che nel 1203/4, dopo la sua conversione maturata nel 1154 a seguito dell’esperienza della guerra fra Perugia guelfa e Assisi ghibellina, quest’ultima soccombente dopo la sconfitta nel 1202, e la conseguente prigionia, rimase sconvolto a tal punto da indurlo a un totale ripensamento della sua vita. Da lì iniziò un cammino di mutamento che col tempo lo portò “a vivere nella gioia di poter custodire Gesù Cristo nell’intimità del cuore”. Ciononostante pensò di partecipare alla Crociata, quindi provò a raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri III di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come cavaliere a questa missione era a quel tempo considerato uno dei massimi onori per i cristiani d’Occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammalò nuovamente ed ebbe un profondo ravvedimento. La malattia potrebbe essere stato un “segno” per far sì che non fossimo privati di questo santo? Il fatto è che Francesco rinunciò al proprio progetto e tornò ad Assisi. Da allora egli non fu più lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pregare e in lui germogliò un crescente senso di compassione, che gli ispiravano i deboli, i lebbrosi, i reietti, gli ammalati, gli emarginati che si sarebbe trasformato poi in una vera e propria “febbre d’amore” verso il prossimo. In questo senso, e non solo, uno degli uomini più “illuminati” della nostra epoca, Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore e regista, un genio dell’erudizione mondiale, che mai è citato dai mass media o dalla TV ed è tenuto pure ai margini della cultura ufficiale, come non fosse esistito, diceva: “Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e in servi, non ci saranno né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui”.
Sta di fatto che Francesco, amante di ogni forma di umiltà, si trasferì dopo pochi mesi presso il lebbrosario di Gubbio, intitolato a “san Lazzaro di Betania”, restando con i lebbrosi e servendoli con estrema cura. Dunque il “Che” nel lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni, san Francesco 750 anni prima a prestare la stessa opera in Toscana, Pasolini a percorrere negli anni ‘60 le polverose periferie di Roma nell’estenuante ricerca di un perché alle ingiustizie di questo Mondo. Ciascuno spinto dalla necessità di tenerezza.
A volte penso che sia tutto inutile e sono assalito da una profonda afflizione. Mi domando se quanto è detto negli incontri fra Capi di stato, dai “politicanti”, sui quotidiani o nei dibattiti televisivi, nelle omelie pronunciate nei funerali dei morti ammazzati per i motivi più abietti, seguiti da applausi al passaggio dei feretri, insomma questa marea di bla, bla, bla in fondo non sia altro che parole al vento, un vento idiota, “Idiot wind” come cantava Bob Dylan negli anni ’70, che lasciano il tempo che trovano. L’ultima strofa di questa poesia/canzone dice “…vento idiota che soffia tra i bottoni dei nostri cappotti, che soffia tra le lettere che abbiamo scritto, vento idiota che soffia tra la polvere sui nostri scaffali, siamo degli idioti, bambino, è un miracolo persino che riusciamo a nutrirci da soli”.
Il resto lo conosciamo tutti, o quasi, ma il punto è rispondere alla domanda che di certo vi state ponendo, cioè per quale motivo mi sono infilato in questo discorso. Perché sono convinto che il Santo Padre conosca la vita e le opere del grande talento italiano che trovò la morte nella notte tra il 1mo e il 2 novembre 1975, ucciso in maniera brutale, percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma, “crocifisso” da un balordo, uno dei tanti “ragazzi di vita” che voleva salvare. Credo che il Vicario di Cristo apprezzi anche il menestrello del Minnesota, il poeta del country e del rock, non è mica uno che porta calzature di vernice rossa griffate Prada. Neppure ho dubbi che il papa non abbia letto la biografia sul braccio destro e consigliere di Fidel Castro, redatta da “Paco Ignacio Taibo II” e che consiglio pure a voi di dare un’occhiata. L’autore scrive: “Ernesto Che Guevara continuerà a farmi visita nei sogni, rimproverandomi come mai non sono in qualche parte del Mondo a costruire una scuola”. Il titolo del libro? Dimenticavo: “Senza perdere la tenerezza”.
@Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “VENTO IDIOTA (IDIOT WIND) – SENZA PERDERE LA TENEREZZA – Versione 2” è stato pubblicato il 5 luglio 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it e inviato a Papa Francesco il 1° ottobre 2015.
Di seguito la sua risposta:
Egr Signore
Sig. Mauro Giovanelli
via______________
16129 GENOVA GE

La Segreteria di Stato porge distinti ossequi e, nel comunicare che quanto è stato inviato al Sommo Pontefice è regolarmente pervenuto a destinazione, esprime a Suo nome riconoscenza per il premuroso pensiero e Ne partecipa il benedicente saluto.

Ho proposto questo pezzo per ringraziare Francesco della Sua attenzione. Allo stesso tempo mi pongo diverse domande ma, per non dilungarmi troppo, al momento desidero solo rendervene partecipi aggiungendo una riflessione: mi chiedo se in questo Paese il Pontefice non sia l’unica figura rassicurante. Sono certo di sì. I traumi che quotidianamente la politica ci impone diventano ogni volta più grevi. Altra considerazione, per quanto mi riguarda, è che nel quarantesimo anniversario della sua morte non credo ci sia miglior riconoscimento per il grande Pier Paolo Pasolini se non quello di essere entrato, pur nelle poche righe delle quali vi suggerisco la rilettura, all’interno della società occupando il posto che gli compete fra coloro che si sono spesi, e si prodigano tuttora, nella ricerca della tenerezza.
Mauro Giovanelli – Genova
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Mauro Giovanelli – Genova
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CRisi di rigetto

Ciò che accompagna alla fine non è tanto la vecchiezza quanto una sorta di crisi di rigetto, sociale ancor prima che naturale, spirituale piuttosto che materiale, che produce senso di esclusione dalla vita perciò causa dell’inaridimento dei tessuti, originato più dalla crescente percezione di eccezionalità a essere partecipi di questo mondo che dal fisiologico deperimento.

© Copyright Mauro Giovanelli – “Dalla risacca…” – raccolta di appunti, riflessioni, note – Pubblicazioni Illeggìoanoveposizioni, febbraio 2022

HANNO SCRITTO PER MAURO GIOVANELLI: Carla Infante, 20 gennaio 2019, pensiero critico “PULSIONALE POESIA III MILLENNIO” 1a Edizione – Vertigo Edizioni srl – Roma

Vorrei rendere omaggio (avrei dovuto farlo prima) a uno degli Editor della pagina “Setteversi”, Mauro Giovanelli, che ritengo profondo conoscitore della letteratura e dell’arte italiana e internazionale. Singolare nella sua poliedricità, personalità non facile, direi rude e inavvicinabile per certi aspetti, ma sicuramente una delle più grandi penne in circolazione! Devo confessare, dopo aver letto il suo ultimo libro “Pulsionale – Poesia III millennio”, di essermi trovata di fronte a un capolavoro! Opera che contiene un ritratto della vita senza filtri, pagine in cui prosa e poesia si mescolano per raccontare l’amore o il dolore con la stessa intensità… nella sua lirica che segue, è esaltata l’importanza di avere un “grembo” in cui rifugiarsi la sera quando al ritorno a casa si ha bisogno di qualcuno cui svelarsi senza finzioni e trovare ristoro! A presto Mauro… grazie.
Carla Infante
Teacher presso Ministero Pubblica Istruzione

[…] Se non hai “quel” grembo
entro cui riversare ogni lacrima
delle tue ferite,
verso sera si va incontro a se stessi,
il pensare è compresso all’essenziale,
senza fronzoli né finzioni,
così che tutto
possa stare dentro l’abito mentale
predisposto all’ultimo,
eventuale fottuto viaggio,
e lo riporrai a ogni fottuta alba
fino a quando il sorgere del sole
ti dovesse comunicare
che un altro crudele,
fottuto giorno, sta per cominciare. […]
(Il mio grembo)

HANNO SCRITTO PER MAURO GIOVANELLI: Monica Vendrame, luglio 2017, per “RASSEGNA PREMIO NAZIONALE DI POESIA” Atlantide Edizioni

Per il suo ingegno e per il suo impegno professionale ampio e multiforme, che gli hanno consentito di percorrere, con successo, anche i sentieri dell’arte, garantendogli altresì l’acquisizione di una vasta conoscenza della natura umana. La sua vita è stata accompagnata da una continuità di ricerca che, dispiegandosi in tanti campi di studio, ha privilegiato il suo percorso di intellettuale illuminato e profondamente sensibile al fascino della poesia e della letteratura. Personalità di grande spessore culturale ed umano, ha coltivato i valori più importanti della vita e si è interessato, con serietà e competenza, alla storia e alla cultura di tanti popoli e tanti Paesi del mondo.
Monica Vendrame – Presidente della rassegna

Onorato e commosso del prestigioso “Premio alla carriera” che benevolmente mi è stato assegnato ringrazio di cuore l’estensore delle parole spese nei miei riguardi. Per quanto concerne l’aspetto “umano” sono emozionato e sbigottito nel constatare quanto questa persona mi conosca profondamente. Chiunque sia la abbraccio con affetto. Esprimo particolare gratitudine a Monica Vendrame e Fiore Sansalone e nel salutarli desidero rimarcare la profonda stima e amicizia che nutro per loro.
Mauro Giovanelli – Genova

HANNO SCRITTO PER MAURO GIOVANELLI: Monica Vendrame, Fiore Sansalone, Eugenio Maria Gallo In merito alla lirica “Spaventapasseri”, 1 dicembre 2016, 1a Rassegna Nazionale “Apri il cuore alla poesia”

«Un canto filosofico, si direbbe un canto di ricerca teso a rispondere al bisogno di conoscere il senso dell’oltre e, in primis, di cogliere e capire anche il senso dell’esserci, dell’essere. È con questa ansia di sapere che il poeta si rivolge alla “donna amata” quasi a volerle carpire il senso dell’abitare dell’uomo nell’universo o, meglio, tra “le grandi masse celesti” e “le particelle elementari”, cioè al centro del “Tutto”. E mentre si tende alla ricerca del “varco” per l’eterno trova pace alla propria ansia nella natura e nella serenità che proviene dal contemplarla».
Monica Vendrame, Fiore Sansalone, Eugenio Maria Gallo

Spaventapasseri

Non saranno certo coloro che hanno fede,
essi dicono, a farmi desistere dal cercare
la risposta, individuare la meta stabilita
dalla notte dei tempi. Pure dal mio osare
voler intendere il presupposto d’esser qui,
tra la prescelta folla dei contendenti.
Gli indagatori dell’ulteriore vengono
definiti sciocchi e superbi dai drogati
di antiche e incongrue narrazioni,
nel convincimento di essere stati eletti
alla conoscenza, chissà da chi e perché,
a tal punto da imbalsamare loro la mente, il cuore,
l’anima, lo spirito. Congelati nell’inerzia.

Dunque a te, donna amata, venerata
desiderata, dico solo, non lasciarti sedurre
da ingannevoli, primitivi miraggi, impedisci
che la notte ci avvolga, avvinghiamoci nella
nostra illuminata singolarità, tu sei me.
La disattesa promessa di aver separato la luce
dal buio è illusoria, da sempre il grande
splendore è compagno di ciò che fatalmente
ci lasciamo alle spalle e tenendoci per mano
rischiara il percorso imboccato,
non smorziamolo, impediamo alla vita
di ottenebrare il tempo che ci appartiene,
scambiamoci baci, abbracci, carezze, i corpi.

Impossibile sfidare l’enigma in solitudine.
Già te lo dissi amore, siamo misura
di riferimento dell’Universo?
Se le grandi masse celesti interagiscono
obbedendo a regole certe e le particelle elementari
non soggiacciono ai medesimi principi
abitiamo noi fra queste due grandezze?
Saremmo quindi al centro del Tutto?
E procedendo nell’infinitesimale o nell’immenso
arriveremo a scoprire altre entità di mezzo?
La somma degli interi positivi fino all’incomputabile
genera un numero più piccolo di ciascuno di essi,
per di più negativo. Ciò potrebbe indicare stravolgimento
di ogni precetto? Un domani senza confini?
Voglio condurti nell’inesauribile, donarci eternità.

Immerso in questo pensare eccomi giunto nell’ospitale spiazzo
dove avverto gli aromi del nostro primo, sregolato prenderci.
Ora finissimi steli d’erba formano un morbido tappeto,
gli umori che un giorno remoto abbiamo disperso
in questo terreno gli hanno dato nutrimento.
Ruoto su me stesso e siedo sfinito ai piedi della quercia,
sguardo fisso verso l’attraente, soleggiata radura,
gambe raccolte, avambracci sulle ginocchia,
mani abbandonate. Indicibile tristezza non veder più
lo spaventapasseri, nessun sfarfallio piumoso di corvi
che gracchiando si alzano in volo, la natura è ferma.
Nell’accendermi una sigaretta, smanioso di assurda
malinconia, gli occhi vanno oltre,
al distante pendio che chiude il cerchio,
indugio a lungo nel contemplare i ruderi
di quella discosta abbazia.

© 2016 Mauro Giovanelli – “Tracce nel deserto – Poesie e varie riflessioni”

Ciao bellezza

La bellezza non è solo nella lirica eccelsa, un dipinto, scultura, graffito, città antica, anzi… la bellezza è soprattutto recepita nell’osservare e comprendere ciò che ti circonda.
Tu lo sai che alla prima luce dell’alba il sordo e stanco ronzare del frigorifero è identico all’iniziale brontolio della caffettiera?

Mauro Giovanelli – Genova
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Anomalia primordiale

Del regno animale Homo è l’unica specie ad essere stata intimorita dai fenomeni naturali al punto da cercare rifugio nel trascendente. Evoluzione da tale primordiale anomala necessità, adattamento, diversificazione, condizionamento e manipolazione dei sedicenti rappresentanti in Terra di un qualche dio sono e sono stati strumenti e causa di guerra e morte.

Mauro Giovanelli – Genova
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