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Fernando Pessoa – Natale

Natale

Nasce un Dio. Altri muoiono.
La Verità non ci è giunta
né ci ha lasciato: ha cambiato l’Errore.
Adesso abbiamo un’altra Eternità,
ed era sempre meglio ciò che è passato.
Cieca, la Scienza ara vane zolle.
Folle, la fede vive il sogno del suo culto.
Un nuovo Dio è solo una parola.
Non credere o cercare: tutto è occulto.

Fernando Pessoa

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Fernando Pessoa

DYLAN THOMAS – Rifiuto di comporre un’elegia…

Si pensi che nel 1945 il poeta Dylan Thomas scrisse queste poche righe per respingere la richiesta di compiangere la morte di una bimba vittima di un incendio a Londra. Una delle sue più belle poesie.

“Io non assassinerò
l’umanità della sua dipartita con una grave verità
né abbatterò, bestemmiando, le stazioni del respiro
con un’ennesima
elegia d’innocenza e giovinezza.”

DYLAN THOMAS (Swansea, 27 ottobre 1914 – New York, 9 novembre 1953)

Dylan Marlais Thomas è stato un poeta, scrittore e drammaturgo gallese. Appena ventenne, negli anni ’30 e ’40 restituì vigore creativo alla poesia anglosassone. Morì in ospedale il 9 novembre 1953 all’età di soli 39 anni a causa di un grave edema al cervello.
L’anno successivo Stravinsky compose il pezzo “In memoriam Dylan Thomas” per quartetto d’archi, quattro tromboni e voce maschile. Robert Allen Zimmerman si ispirò a Dylan Thomas quando nel 1961 adottò il nome d’arte Bob Dylan e nel 1986, in omaggio al poeta gallese, lo scrittore Tiziano Sclavi chiamò Dylan Dog il personaggio dei suoi fumetti.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web

BLADE RUNNER – Il replicante si accomiata…

BLADE RUNNER – Il replicante si accomiata…

“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi «B» balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire.”

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Rutger Hauer in “Blade Runner” di Ridley Scott, ispirato al romanzo “Do Androids Dream of Electric Sheep?” di Philip K. Dick.
La frase è l’incipit dell’amaro soliloquio che Rutger Hauer, nei panni del replicante Roy Batty, pronuncia pochi attimi prima di “spegnersi” sotto la pioggia.