III Repubblica – 1ma puntata

III Repubblica – 1ma puntata

A mio avviso Luigi Di Maio non avrebbe dovuto cedere sulla nomina circa la Presidenza del Senato. Il M5S era l’unico a poterci guadagnare in un eventuale ritorno alle urne mentre gli altri, compreso il PD, avevano solo da perdere. La “coalizione” di “Centro” destra già scricchiolava ed il Centro “Sinistra” concepito da Renzi Matteo sarebbe colato a picco.
Certo è che non sono giocatori di poker.
Adesso è tutto nelle mani di Mattarella ma se non si riuscisse a formare il Governo ed il Presidente decidesse per nuove elezioni allora questi ragazzi sarebbero penalizzati da una sorta di “accordo” con la Lega che Martina Maurizio farebbe passare come tale essendo monocorde nel parlare, parlare, parlare e non esprimere alcunché se non ai soliti mediocri pecoroni (e sono tanti).
In definitiva il PD avrebbe qualche “scartina” in più mettendo sul tavolo le consuete virtù servili, ossia furbizia, menzogna, discredito degli avversari. Idee zero.
Aspettiamo gli eventi con la speranza che Di Maio imponga la forza di “Partito di maggioranza” e non si faccia imbrogliare dalla Lega (non mi piace).

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza ricavate dal web: A sinistra classici esponenti del Centro “Sinistra” – A destra Luigi Di Maio

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Maria Elisabetta Alberti Casellati – 24 marzo 2018 – Eletta Presidente-ssa del Senato

Maria Elisabetta Alberti Casellati
24 marzo 2018
Eletta Presidente-ssa del Senato

C’è molto da pensare e poco (si fa per dire) da scrivere.
Fedelissima di Berlusconi Silvio. Dalla sua fondazione, fatidico 1994, aderisce a Forza Italia, Popolo della Libertà, ancora Forza Italia (o chissà che altro eventuale acronimo a me ignoto) di cui fu “segretaria del gruppo parlamentare” nonché “presidente della Commissione Sanità”.
Senza mai essere stata neanche sfiorata dalla pur minima incertezza ideologica perviene senza soluzione di continuità alla Presidenza del Senato attraverso “componente del Collegio nazionale dei probiviri”, “dirigente nazionale del Dipartimento sanità”, “vice dirigente nazionale dei dipartimenti”, “Senatrice nella XII legislatura”. Mancata elezione nel 1996, rieletta al Senato nel 2001, vice capogruppo di Forza Italia nella XIV legislatura e vice capogruppo vicario dal 2002 al 2005. Indi “sottosegretario alla salute del Governo Berlusconi II” (30.12.2004 ÷ 25.04.2005) e del Governo Berlusconi III (26.04.2005 ÷ 16.05.2006). Rieletta in Senato nella XV legislatura, ha ricoperto l’incarico di vice presidente del gruppo Forza Italia al Senato. In occasione delle elezioni politiche del 2008 viene riconfermata come senatrice. Poscia ha inoltre ricoperto l’incarico di sottosegretario alla giustizia (12.05.2008 ÷ 16.11.2011) del governo Berlusconi IV (Popolo della Libertà, 29.03.2009 ÷ 16.11.2013). Nel corso della successiva legislatura è incaricata nel “consiglio di presidenza del Senato” come segretario d’aula. Il 16 novembre 2013, con la riconversione del Popolo della Libertà in Forza Italia entrò in… A Forza Italia. Dal 14 gennaio 2014 è stata “capogruppo di Forza Italia nella Giunta delle Elezioni e del Regolamento” e della “I Commissione Affari Costituzionali del Senato”.
Dal Parlamento in seduta comune il 15 settembre 2014 fu eletta nientepopodimenoché membro del Consiglio Superiore della Magistratura ovviamente in quota Forza Italia.
Questo è quanto.
C’è stato chi ha perduto il proprio regno per un piatto di lenticchie… Altri per un solo Fico.
Ci sarà una “strategia” della quale non afferro alcuna trama visibile e invisibile? “Ai posteri l’ardua sentenza…”

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web: Maria Elisabetta Alberti Casellati

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A Roberto Fico

A Roberto Fico

Caro Roberto Fico, sembrerà banale ciò che sto per scrivere, pure insignificante ma non lo è. Credimi. Comincia da subito a pensare come liberarti ed affrancare l’Italia dall’ignominia perpetrata nei nostri “Palazzi” del Potere e liberati dei due manichini alle tue spalle che guadagnano cifre astronomiche solo per metterti e toglierti la poltrona da sotto il fondoschiena. Non ho alcunché di personale con costoro anche se dovrebbero essere consci di aver vissuto e vivere “sopra le righe” alle nostre spalle per volontà di parlamentari incapaci e parassiti. Si aggiungono commessi, barbieri, addetti alla ricarica orologi a pendolo, infermieri, medici, idraulici, falegnami, baristi, pasticceri, personale della buvette, infermieri e medici degli “ambulatori”, … Ecc. Ecc. Ecc.
Insomma rappresentanti strapagati di tutte le normali categorie del lavoro che “al di fuori” combattono per arrivare al giorno 20 di ogni mese.
È ora di fare sul serio. O no?
Buon lavoro.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web: Roberto Fico Presidente della Camera 14 marzo 2018

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IL POSTO DELLE OMBRE

IL POSTO DELLE OMBRE

Perché lo domandi a me?
Non ti stai rispondendo?
Ma… Mia eterna Essenzialità!
Forse ignori che i dieci anni…
Dieci anni terrestri. Trascorsi
insieme nella più grande, totale,
incosciente, folle ingenuità…
Meraviglioso, irripetibile
stato di sublime egoismo,
nostro, tutto nostro, senza mai,
mai… Un solo attimo fermarci,
riflettere sul fatto che pur sempre
facevamo parte dell’umanità…
Godere, condiscendere, gioire,
ridere di qualsivoglia stupidità,
anche per le tragedie… Delle quali
beneficiavamo di totale immunità.
Respiravamo… Come un sol Dio!
Incurante di male e sofferenza
inflitti da sempre all’uomo…
Di ciò nulla ci importava
essendo stato Egli molto
generoso con noi, munifico
principe di un paradiso per pochi,
somministratore di infinito piacere…
Comprendi ciò che voglio dire?
Ci ha fatto conoscere l’amore…
Amore… Passione, attrazione
dilatati verso le stelle, fuori dai
confini di ogni Tempo e Spazio,
Miracolo compiuto, provato,
soggiogava pure il Mistero
e non dipendeva da alcuna
Autorità di questo o chissà
che altro Mondo di là del Cielo.

Ricostruire il nostro Intero…
Amore, non esiste più,
troppo a lungo ha viaggiato,
quasi tre anni sono trascorsi
e quella porzione di sublime
libertà fa ormai parte
di un complesso tale di
circostanze irripetibili,
periodo scolpito così
profondamente in ogni eco
del Cosmo in continua
espansione, evoluzione,
involuzione, mai fisso,
né immobile, bensì diverso
a se stesso in ciascun infinitesimo
del divenire, senza sosta, pausa,
intervallo alcuno da non avere pietà
per l’agitarsi delle antropiche sorti
cui adesso sottostiamo.
Mutate le coordinate astrali
rispetto al Centro in cui stavamo,
lì confluivano onde gravitazionali,
risultante di forze quantiche,
zona di contatto materia antimateria,
condizione di equilibrio,
perfetto momento astrale.

Non esiste più la nostra trattoria
con pergolato, hanno chiuso
diversi pub della riviera,
altra gestione la birreria e poi…
È frequentata da gente straniera
al nostro pensare, agire,
alberghi e motel sempre
gli stessi ma… Non saprei,
mi sembrano insoliti, hanno
cambiato… Luce. Si! Luce.
oscurità e luci non sono più
come prima, anche l’aria,
il vento, tepore di primavera
hanno altro… Impatto, riverbero,
forse anche noi, chi può dirlo?

Integro è rimasto il nostro posto,
grande parcheggio adiacente casa tua,
all’aperto, esposto alla natura,
quello dell’ultima sosta dove
riepilogavamo le ore vissute,
ci attardavamo nel salutarci,
greve il distacco, ogni volta
dovevamo essere certi del
reciproco ardore, l’auto ci è testimone,
quante volte abbiamo ricominciato…
Ecco! Quel posto è fermo, immutabile,
ci sono impresse le nostre proiezioni,
ombre generate dal rilucente e opaco,
perenni, immortali… Vive!
Da lì si potrebbe ricominciare
senza più pausa alcuna, prenderci,
gioire, volerci, godere, amare…

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini – Ritratto olio su tela – Dimensioni cm. 50×70 – collezione privata Mauro Giovanelli

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AD ALTA QUOTA

AD ALTA QUOTA

Poco prima di varcare
meridiano di sangue,
che virtualmente divide
tropico del cancro dal capricorno,
incontrai Miller. Non era solo,
con lui kerouac e Ginsberg.
Furono gentili, mi diedero istruzioni,
dissero di guardare a Pessoa e Saramago,
Marquez e Borges poi proseguire diritto
recuperando i grandi filosofi,
Filippo Bruno intanto.
Dei classici, dai presocratici e via,
bastante ciò che mi è rimasto
del tempo trascorso tra i banchi.
Alla prima piazza svoltare,
direzione obbligata Kant indi,
in ordine sparso secondo la bisogna,
Schopenhauer, Nietzsche, Verrecchia,
François-Marie Arouet, e… Lui!
Assieme, con un cenno della testa,
indicarono un uomo appartato,
solo e pensoso, camicia bianca,
maniche arrotolate, sorriso triste ma
spontaneo, buono, rispettoso, leale.
Inconfondibile! Pasolini.
Fra sé e sé declamava
«Ta na sitàt, Trièst o Udin, ju par un viàl di tèjs,
di vierta, quan’ ch’a mùdin il colòur li fuèjs…»(1)
Stupito sbirciai i miei compagni
cui non sfuggì lo sconcerto.
Nelle sue opere in dialetto, caro amico,
spicca l’essenza del grande poeta,
proferì Miller con voce suadente,
questo dicono le prime due strofe
«In una città, Trieste o Udine, per un viale di tigli,
quando di primavera le foglie mutano colore…»(1)
Sono incantato! Non la conoscevo…
Fu Cassady, giunto improvvisamente,
indossava un paio di jeans e t-shirt,
bagnato fradicio, sporco, chiazze di fango,
viso cereo, capelli imbrattati,
che nell’avvicinarsi aggiunse:
«…io cadrò morto sotto il sole che arde,
biondo e alto, e chiuderò le ciglia
lasciando il cielo al suo splendore…»(1)
Necessita di grande aiuto,
ciò che io, percorrendo a piedi
la ferrovia da Guanajato, non ho avuto
stordito come ero di barbiturici e liquore,
e poi pioveva, fredda era la notte…
Soprattutto compagnia e conforto,
ripresero gli altri in coro
allontanandosi afflitti con Neal
ciondolante sottobraccio ma,
un attimo prima di dileguare
si voltarono per ricordarmi
qualcosa di molto importante.
Ad egli, come a Cirano,
strapparono «tutto ma portò seco,
senza piega né macchia,
a Dio, loro malgrado, la sua poesia
anziché il pennacchio.»(2)
Quando riaprii gli occhi
levai lo sguardo al sole.
Ebbi percezione non essere mai nato,
ogni mio abbaglio stava in questa porzione,
immaginifica consapevolezza
di un tempo sospeso, ritaglio
del «sogno causato dal volo di un’ape
intorno ad una melagrana
un attimo prima del risveglio.»(3)

Mauro Giovanelli – Genova
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(1) Pier Paolo PASOLINI (1922-1975) da La meglio gioventù (1954) – “IL DÌ DA LA ME MUÀRT” (Il giorno della mia morte)

(2) Parafrasando EDMONDO ROSTAND – CIRANO DI BERGERAC – Casa Editrice Bietti, Milano, 1951 – Quinto atto, scena VI

(3) Salvador Dalí – “Sogno causato dal volo di un’ape intorno ad una melagrana un attimo prima del risveglio” – Olio su tela – 1944 – Dimensioni cm 51×41 – El Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid

Immagine in evidenza: Vedi nota (3)

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ORIZZONTI

ORIZZONTI

In un soffio febbraio è volato.
Inghiottito dalla sdraio,
stretto nelle spalle,
bavero alle tempie,
mani conficcate in tasca,
vento freddo, crepuscolare,
impregnato di salino, alghe,
vernice, legno fradicio, mare,
gambe a forbice, distese,
tacchi affondati nella sabbia
come robusti speroni,
sto misurando le onde.
Mi preparo a salpare.

Gran fatica alzare
il filo dell’orizzonte,
fargli superare il disco solare.
Mi raddrizzo alla tela dello schienale,
aumento la spinta, massima energia.
Nell’affondare sotto la semisferica
chiglia l’astro arrossisce
della sconfitta subita.
L’attimo prima di scomparire
drappo di caldi colori
dello spettro viene disteso
nell’ultimo cielo cobalto,
proiettando ogni tono
fra lo scarlatto ed il violetto,
carminio, arancione,
dove bagliori di stelle,
lontano passato, fantasmi di luce
in fuga dalla perduta fonte,
cominciano ad ammiccare.
Altre, che neppure esistono,
accoglieranno ogni momento,
risa e pianti, gioia e dolore,
vissuto su questo frammento
che vagheggio di governare.

Quante volte ho trascorso
la primavera a fare progetti
per il futuro, adesso ne ho quasi paura,
passo il tempo nel ricordare
ogni proposito toccato e svanito,
mi impigrisco nella nostalgia
quasi fosse la sola distrazione,
forse indolenza, cronica malattia,
timore di fare del male, riceverlo
ricadere nella sana follia.
Marzo sta finendo,
l’aria tiepida giungerà in aprile,
da lì a breve il caldo. Estate.

Batteranno il ritmo della vita
le città deserte, svuotate,
come ora le spiagge.
Voci lontane, confuse, ovattate…

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata da Pinterest

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LA RISPOSTA

LA RISPOSTA

Correva l’anno settantatre,
giunse il giorno quattordici,
marzo, del tempo terrestre,
novantaquattresimo
di comparabile intervallo
quando, ad una certa ora
della fresca mattinata,
leggera, profumata, chiara,
vicinissima alla primavera,
luce invadente, improvvisa,
ombra scarna, esitante,
mi soffermai a pensare,
seduto su una panchina
proprio fronte il mio mare,
ad una astrazione che
in cuor mio avrei voluto
assolutamente ghermire
e rendere teorema.

Fra nulla e infinito
come esattamente definire
a quale punto sono arrivato?
Abbandonando ogni
convenzione, in primis
il calendario gregoriano,
ancor meglio sapere
dove noi tutti ci troviamo
in questo folle girovagare.
In sintesi le coordinate,
rispetto al vero, autentico,
ignoto termine di riferimento
rispetto al quale misurarci,
ovvero la distanza coperta
nello spazio interstellare,
nonché quel che avanza,
dall’inizio alla fine e,
se del caso, viceversa.
Ammesso il Tutto esista,
finanche Niente.

Forse per farmi un favore
nuvola indiscreta offuscò il sole.
Repentino brivido da eclissi
destò lo straordinario torpore.

Alla fin fine, ma fine fine
altro non resta da fare
che correre da te,
abbracciarti, stringere forte
i tuoi fianchi, con furore gioire,
baciare il solo corpo,
carne e sangue, nervi, impulsi,
capace di farmi piangere,
godere, sognare, amare.
Unico il tuo pensare che,
seppur per altre esigenze,
spalanca la boschiva porta
del breve ma intenso tragitto
per me parato a festa.
Mi introduco, non è delirio
ma peculiare risposta.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini artista post contemporaneo – “L’orecchio di Vincent” – Disegno con lapis dimensioni cm. 21×30 – Collezione Mauro Giovanelli

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DONNA

DONNA

Nel porgere i tuoi seni dona naturalezza,
spontaneità infinita che tu sola possiedi.
Come fossero grappoli d’uva le mie mani
li accoglieranno con delicata fermezza
estraendo nettare, dissetare voglia di te.

Mostra il morbido ventre, la cavità muscosa
protetta dal vello multicolore di ogni etnia,
con interminabili carezze ne caverò umida
fragranza, la sola capace di guarire ferite
della mia anima dolente per la tua mancanza.

Offriti nuda, mostra la tua plastica bellezza
modellata dal primo immortale artista che
sussiste lontano da ogni tempo, distaccato
dal tormento delle genti, puro affinché il suo
genio possa riprodurre perenni, femminee
movenze progetto del dio dell’amore vero.
Fai ciò che ti dico, ti prego, non muoverti.
Io ti darò un volto, vivremo insieme l’eternità.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Stupefacente scultura di Young-Deok SEO, Corea del Sud, Nirvana 8, anno 2015, Stainless Chain, dimensioni cm. 175 x 35 x 50

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PRIMAVERA

PRIMAVERA

Ecco! Il sentiero
dei nidi di ragno.
Come è sgualcito…
Prendendomi per mano
con affetto, grande cura,
aveva segnalato
il mondo della lettura
nel percorrerne
l’affascinante tragitto.

Seguito da l’angelo custode
anche il villaggio
sepolto nell’oblio…
Là, sul secondo ripiano,
circondato di suppellettili.
Quante emozioni!
Neve, bianche distese
dove amori e mancanze
sprigionano calore
di antichi tormenti.

Da sotto fa capolino
la sopracopèrta ammuffita,
giallognola, di un robusto,
coraggioso romanzo.
Vi è magnificamente
illustrata Lady Chatterley,
nuda, in trepida attesa
d’esser liberata da
ogni ignobile offesa
patita nei tempi più bui.

D’improvviso raggi di sole
esibiscono ragnatele
nel trafiggere i diafani vetri
in alto, a tetto, della soffitta
che sto esplorando.

Investito da confortevole tepore,
remoto profumo di pitosforo,
sfavillio di pulviscolo
libero, leggero, brillante
di volteggi nei fasci di luce.
Mi desto! È primavera.

Forse sarebbe il caso
di fare un ripasso sulla natura.
Esco, chiudo alle spalle
la porta dei ricordi,
scendo, mi immergo
lungo il viale di platani,
ovunque germogli,
rinascita, aria trasparente,
respiro a pieni polmoni…
Ci rivedremo a settembre.

Devo occuparmi di futuro.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Vincent Van Gogh – Saint Rémy nel 1890 – “Ramo di mandorlo in fiore” – A sinistra ricavata dal web

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ATTESA…

ATTESA…

Nulla più mi interessa
a meno che non sia forte,
improvviso, inaspettato
come sparo nel buio,
qualcosa che faccia
rizzare i capelli,
provochi brividi intensi
sensazioni robuste,
vigorose, profonde
alla stregua di ogni
impossibile immaginazione.

Circondato da mille abbagli
ho eluso il loro fulgore
procedendo nell’ombra
declinata da ciascun amore
perduto, affetto gettato
nell’abisso del tempo
che mai ho vissuto.

Perché in fondo, adesso,
rimane alternanza di visioni
rapide come amplesso
rubato alla sana follia
del sogno a lungo inseguito.

Al galoppo di smodata fantasia
si allontana pure il ricordo,
immagini sbiadiscono,
dolenti sfumano i contorni,
colori si scompigliano,
il giallo li rende uniformi
nella quieta, mutevole distanza.

Mauro Giovanelli – Genova
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