EPPURE…

EPPURE…

…non è problema mio,
avevo la donna che mi avrebbe fatto venire
anche da morto, venerazione totale,
dipendeva dalle mie decisioni
e dai capricci che attraversano la mente,
respirava i miei pensieri,
restava incantata dallo sguardo
che si faceva improvvisamente cupo
ed urlava di gioia quando ridevo,
teneva ogni mio scritto come fosse oracolo,
leggeva e rileggeva, la sua mente era io,
ha voluto un paio dei miei boxer
per dormire abbracciandoli, annusarli, leccarli
ed io l’ho amata più di ogni altra, prima e dopo,
la sto cercando ovunque,
in ognuna non trovo un solo pezzettino di lei.
Desiderava appartenermi
animale, femmina, fruita,
penetrata, leccata e morsicata, frustata, succhiata…
Nelle parti nascoste i segni rimanevano anche mesi
tanto che non trovavo più posto per lasciarne altri
così si sovrapponevano fino a sconfinare,
ed ogni porzione di carne era desiderata,
conosco i nei che ha, la loro forma,
mai sentita pelle più… appetibile,
erotica, tenera, odorosa, vera,
incrociavo le dita delle mie mani
con quelle dei suoi piedi per aprirla
e l’umido che evaporava dai pori
era nettare offerto alla giusta temperatura,
la carnalità che ci ha investiti
è arrivata alla mistica,
libido come incenso, morbosità
intensa di fede profonda, radicata,
lei era me dall’inizio del Tempo,
ogni recondito accesso delle sue curve,
pieghe, sapevo appartenermi,
mai un lamento e se domandavo sentisse male
la sua risposta erano le mani nei miei capelli
per nascondere la mia testa fra i seni,
attirarmi ancor più dentro lei,
si scusava quando l’irruenza
strappava un grido trattenuto
e avvertivo sussulto,
allora interrompevo ma le sue braccia
afferravano saldamente il collo, le mie reni,
godeva come si potrebbe solo
accostando dolore e piacere, orgasmo e tormento,
amore e… amore, amore completo al punto che…
ridevamo, ridevamo di tutto, il mondo non esisteva,
noi eravamo Universo ed in noi cultura,
poesia, sesso, filosofia, arte, il filo d’erba,
rocce sedimentarie bianche,
bianche come le sue ascelle,
ed i basalti scuri come il solco fra i suoi glutei
là dove si contano gli anni scivolosi,
il perineo perfetto, le labbra grandi e piccole,
ogni capillare era noto, mucose, saliva, sangue,
ancora amore, passione violenta, travolgente,
mi accarezzava al punto
da lasciare impronte delle sue falangi,
sul petto, il torace, le cosce,
sapeva come toccarmi, dove e quando,
ed io la tenevo per i capelli neri come l’inferno,
duri, resistenti, sudati, sudavamo moltissimo,
sempre bagnati di ogni liquido
che trasportava materiale dal nostro intimo,
come affrontare una mareggiata,
cercare di aggredirla,
andare incontro ai frangenti scomposti
e ritrovarci spossati sulla battigia,
una accanto all’altro, ad osservare il Cielo,
stanchi, sfiniti, ricoperti di sabbia e sassi,
felici di sapere l’altra metà al proprio fianco,
consci che avremmo ripreso a correre
sempre più forte,
e cavalcare le onde.
Insieme.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA CONTEMPORANEO – 13 stazioni per lady Chatterley, 2011

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C. I. – Per te

Per te

La prima volta che ti ho visto
mi ha colpito la tua carnagione
scura, olivastra, mediterranea.
Ma è stato il tuo viso
a farmi fermare.
Mi sono chiesta quale donna
o accadimento della vita
avesse cancellato la luce dai
tuoi neri occhi e qualunque
traccia di riso dalle tue labbra…
Sarà per questo che è sembrato
naturale… innamorarmi di te…

C.I.

Immagine in evidenza: Foto Giacomo Mozzi – Mauro Giovanelli – La Morra VIII edizione 2017
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Da “Berlusconismo” a “Renzismo”

“Se «Berlusconismo» è stato gravissima infezione sviluppatasi in organismo privo della pur minima difesa immunitaria, il «Renzismo» è malattia mortale. Le metastasi saranno devastanti.”

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

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“CINEMA & ARTE” di Mauro Giovanelli – Genova

Introduzione, presentazione ed Autore Prof. Mauro Giovanelli – Genova

“…Esistono due modi
per non apprezzare l’Arte.
Il primo consiste nel non apprezzarla.
Il secondo nell’apprezzarla con razionalità.”
(Oscar Wilde)

Annunziata staltari celea
Associazione culturale “Gli artisti del quadrifoglio”
E
Angela Maioli parodi
ARTEPOZZO “ENERGIE D’ARTE CONTEMPORANEA”

presentano

“CINEMA & ARTE”
(Mostra collettiva di arte contemporanea)
Dal 5 al 27 agosto 2017 presso teatro “Grandinetti” – Lamezia terme CZ

Con la partecipazione straordinaria della pittura del grande maestro Carlo rambaldi

Introduzione, conduzione ed Autore prof. Mauro Giovanelli – Genova

Espongono

Cosimo Allera – Elisa Donetti – Elisabetta Macrì (in arte Lisam Perla) – Enrico De Sisto – Fabrizio Gatta – Giacomo Mozzi – Gianfranco Bianchi – Lino Monopoli – Lorenzo Bersini – Luciano Cantoni – Luciano Tigani – Marco Creatini – Maria Pia De Micheli – Mario Longhi – MBU-69 Artist – Nino Romano – Nuccio Gambacorta – Valeria Ballestrazzi (Balleva) – Jessica Spagnolo

CON LA FATTIVA COLLABORAZIONE DI:

Daniela Rambaldi, vicepresidente del Museo “Fondazione Rambaldi” E MADRINA DELL’EVENTO – Giuseppe Lombardi, direttore “Fondazione Rambaldi” – Ing. Francesco Grandinetti, “Teatro Grandinetti” Lamezia Terme – Sebastiano Catte, giornalista Ethos Edizioni – miraggiodilux Lucio Russo ph

ED IL PREZIOSO CONTRIBUTO DI:

Max Baroni, poeta del respiro – Gabriella Spadaro, danzaterapeuta – Mirella Avenoso, danzaterapeuta – Paola Fortuna, danzaterapeuta
COSÌ EBBE INIZIO…

Marilina

…proprio in quel momento
sciolsi le briglie del pensare,
sguinzagliai ogni nozione
per cedere il mio universo
a differente emozione.
Allora mi persi
nell’appurare quanto,
con la propria esistenza,
ciascuno potrebbe offrire.
L’istante che notai franchezza
priva di recitazione,
eleganza innata,
si respira, percepisce,
procede inosservata,
stile che nella natura
mimetizza ogni movenza,
bellezza di scultura
eseguita da sommo maestro.
Nella realizzazione
egli guardò al Cielo
dissipando l’ispirazione.
Semplicità fattasi arte pura.
Fu al calar della sera
che vidi Marilina.

Mauro Giovanelli – Genova
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“Nello spazio nessuno può sentirti urlare.”

Spente le luci della sala cinematografica è questa la tagline che nel comparire improvvisamente sullo schermo smorza ogni brusio. La frase breve e diretta riassume in modo istantaneo quanto ci verrà proposto dalle immagini a seguire costringendo lo spettatore a raddrizzarsi verso lo schienale della poltrona per rimanervi inchiodato fine alla fine del film. “ALIEN”! Del grande Ridley Scott, forse il più celebrato, discusso e rivisitato in successive opere non meno coinvolgenti, è uno dei tanti capolavori di questo regista. Non oserei neppure relegare tale pellicola nel genere fantascienza poiché tratta sì di un futuro ormai alle porte ma scava passato e presente del nostro inconscio riportando a galla paure e incubi ancestrali, senso del vuoto, spazio infinito, mistero, buio, ignoto minaccioso e angosciante.
Tutto ciò grazie ad uno dei maggiori artisti cui il nostro Paese ha dato i natali: Carlo Rambaldi nato a Vigarano Mainarda (Ferrara) il 15 settembre 1925 e morto a Lamezia Terme il 10 agosto 2012 dove viveva. Noto a livello internazionale per le sue opere in campo cinematografico vinse tre premi Oscar per i migliori effetti speciali prima in “King Kong” di John Guillermin del 1976, “Alien” (1979) ed in ultimo “E.T. the Extra Terrestrial” (1982) di Steven Spielberg. Emozionando il mondo intero con quest’ultimo lavoro, probabilmente la sua opera migliore, ha voluto dissipare nell’azzurro delle pupille della creatura protagonista venuta dall’abisso degli spazi siderali ogni timore instillato dal predatore Xenomorfo privo di occhi visibili.
Diplomato geometra e laureatosi all’Accademia di belle arti di Bologna, nel 1956 Carlo Rambaldi inizia a frequentare gli ambienti della produzione cinematografica italiana per il film Sigfrido di Giacomo Gentilomo e successivamente lavorando al seguito di registi dello spessore di Mario Monicelli, Marco Ferreri, Pier Paolo Pasolini, Dario Argento, sempre con Spielberg per “Incontri ravvicinati del terzo tipo” (1977) e “Dune” (1984) di David Lynch. Egli è stato il primo e forse unico autore di effetti speciali obbligato a provare dinanzi a un giudice la natura artificiale di quanto realizzato nei film. Infatti per la scena della vivisezione canina in “Una lucertola con la pelle di donna” (1971) di Lucio Fulci, quest’ultimo venne citato in tribunale con l’accusa di crudeltà verso gli animali. Fulci sarebbe andato incontro ad una severa condanna penale qualora Rambaldi non avesse fornito alla Corte la “prova provata” delle sue capacità di far apparire come “veri” i fantocci di cani utilizzati per le riprese. È un di più sottolineare che quando nel 1971 venne riaperta l’istruttoria in merito alle circostanze sulla morte di Giuseppe Pinelli, il magistrato inquirente dispose un esperimento giudiziale per ricostruire le modalità di caduta del corpo ed a Carlo Rambaldi fu commissionato il manichino che duplicasse in ogni minimo particolare le caratteristiche della vittima. Tutto questo la dice lunga sulla creatività dell’artista.
Successivamente negli USA, ad Hollywood, Carlo Rambaldi affinerà il suo ingegno mediante l’utilizzo della meccatronica (effetti speciali ottenuti con l’unione di meccanica ed elettronica).
È stato membro del “Comitato d’Onore dell’Ischia Film Festival” e “Accademia ACT Multimedia” di Cinecittà nonché giurato della manifestazione di Assisi, il “Calendimaggio”. Dopo la sua morte il Comune calabrese di Motta Santa Lucia (Catanzaro) creò il “Premio alla memoria di Carlo Rambaldi”, futura collaborazione fra il Comune e la “Fondazione Rambaldi” la cui onorificenza fu ritirata dalla figlia Daniela Rambaldi per mani del Sindaco Amedeo Colacino.
Oggi per la prima volta in esclusiva mondiale saranno proposte le opere pittoriche di questo Maestro degli effetti speciali grazie ad Annunziata Staltari e Angela Artepozzo rispettivamente della “Associazione Culturale-Internazionale Artisti del Quadrifoglio” e “Organizzazione Artepozzo”. Due persone attive nel mondo dell’arte, tenaci, appassionate, capaci, competenti ed esse stesse autrici.
Scontato e quasi imperativo il fatto che sia proprio la città di Lamezia ad ospitare questa prima mostra dal titolo “Arte e Cinema” circa l’attività pittorica di Carlo Rambaldi avendo egli stretto da sempre un forte legame affettivo con la Calabria dove decise di trascorrere gli ultimi anni di vita pur essendo nato in provincia di Ferrara. Quindi Lamezia come prima tappa per l’esposizione delle opere del “padre” di E.T. ha un significato particolare che “Artepozzo” e “Quadrifoglio”, in collaborazione con Daniela Rambaldi vicepresidente del Museo intitolato al padre, il 5 agosto prossimo sanciranno al teatro Grandinetti esibendo la multiforme creatività del nostro genio oltre ad esecuzioni di altri pittori, scultori e fotografi invitati dagli organizzatori a condividere l’evento.
Poco o niente conosco circa l’aspetto del tutto artistico di Carlo Rambaldi ed in “rete” è pressoché impossibile trovare immagini dei suoi lavori giustamente custoditi con avvedutezza dalla figlia Daniela. Meglio così, ci sono state regalate ulteriori ed inedite emozioni e nel silenzio e rispetto di questo grande Artista abbiamo avuto modo di valutarne appieno la grandezza.

Adesso la commemorazione del nostro geniale Carlo Rambaldi si sta allontanando nello spazio e nel tempo lasciandosi dietro una scia luminosa di speranza per le generazioni future. Come già riferito sembrerebbe che con il suo ultimo lavoro il Maestro abbia voluto dissipare nell’azzurro delle pupille di ET ogni timore instillato dal predatore Xenomorfo privo di occhi visibili (Alien)”. Accanto ai suoi lavori sono infatti esposte opere di artisti contemporanei, giovani e meno giovani, pittori, fotografi, scultori i quali proseguiranno il viaggio intrapreso dal papà di Daniela in compagnia della più rassicurante e sperduta creatura aliena che fantasia e inventiva di sceneggiatori e registi siano mai stati in grado di proporre.

Sono stato chiamato, e volentieri ho accolto, ad introdurre l’evento assumendone il grande privilegio e responsabilità. Spero di essere stato all’altezza, cosa facilissima da realizzare se, fatto neppure più unico di questi tempi, non avessi incontrato persone di rara squisitezza dunque mai avrei potuto correggere la rotta rifugiandomi, come alcuni critici “accreditati” potrebbero permettersi di fare, in facili, acuminati, offensivi e supponenti interpretazioni. Mi sono pertanto adeguato alla figura di presentatore “indebitato” (con me stesso), se non altro per la commozione, partecipazione ed entusiasmo che ho avuto modo di percepire. Ovviamente ho pure attraversato banchi di pulviscolo cosmico, scorie e materiali di rigetto delle implosioni di corpi vaganti collassati; rientra nei limiti della normalità che qualcosa si perda nello spazio interstellare. Verso il nulla che l’ha generata.
Dunque ho virato sulle opere del Maestro Carlo Rambaldi (Vigarano Mainarda – Ferrara, 15 settembre 1925 – Lamezia Terme, 10 agosto 2012) per “atterrare” su una base spaziale abitata da moderno impressionismo, espressionismo, futurismo “statico” ed esecuzioni di scenari fantasiosi che di certo costellavano la mente di questa personalità unica. Il fatto che tuttora tali panorami possano sussistere è discorso da non affrontare in questa sede.
Nella stupefacente Regione che ci ha accolto, micro e macro “Cosmo” di bellezze naturali, paesaggistiche, coste, mare, arte, sole, colori e antichità che qui riflettono al massimo grado ogni tesoro della nostra Penisola ho avuto modo di sognare con l’amabilissima Daniela Rambaldi, vicepresidente della “Fondazione Carlo Rambaldi”. Il dott. Giuseppe Lombardi direttore della medesima che ringrazio di cuore per le istintive parole spese nei miei riguardi al Red Carpet. Annunziata Staltari Celea (Associazione Artisti del Quadrifoglio), tenace, meravigliosa persona, intellettualmente e moralmente pulita, onesta nel racchiudere in sé tutte le sfaccettature di questo grande patrimonio che ci è stato dato custodire e godere. Angela Maioli Parodi (Artepozzo Energie d’Arte Contemporanea) grazia ed eleganza, il modo delicato di porgerti un bicchier d’acqua narra di antiche leggende e passa inosservato ai più come falena nelle notti senza luna, il suggerimento che ti sfiora leggero. Max Baroni, poeta, danzatore, fantasista e giovane amico conosciuto da sempre. Unitamente al corpo di ballo formato dalle bravissime Mirella Avenoso e Paola Fortuna l’evento ha avuto inizio con una performance suggestiva, interpretata stupendamente, perfetta! Così come l’amica scrittrice e danzaterapeuta Gabriella Spadaro che nel “dietro le quinte” non si è risparmiata affinché tutto procedesse per il meglio.
Mauro Giovanelli – Genova
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DAL PALCO…

Verrà quel momento siderale
e il buio, l’oscurità, sarà
profonda come il Male,
quasi da sembrare giorno
maligno, tutto in esso
annullato, stelle, galassie,
ammassi di materia
tornati allo stadio primordiale,
inizio, altro risorgimento cosmico.
Pensieri, sogni, speranze,
arte e cultura, le liriche ed i canti,
guerre, invidia, opere magistrali
più non saranno. Neppure mai esistiti.
Ma… un segnale, seppur tenue
come il vagito neonatale,
persisterà nell’etere,
visione! Senza occhi ad osservarla,
abbagliante, inarrestabile, coraggiosa,
composta dall’invenzione di Max Baroni,
dolcezza senza pari Mirella Avenoso,
generosità, fratellanza Gabriella Spadaro,
lo sguardo di seta, penetrante,
scudisciate plananti su pubblico silente,
come di tappeto volante che ovunque si posa
e s’invola all’istante, sfuggente,
permane: Paola Fortuna.
E il mio genio.
Non diranno alcunché questi nomi
ma saranno qualcosa da cui ripartire,
volare verso accoglienti approdi,
rinascita.

Mauro Giovanelli – Genova
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Artisti contemporanei che ci hanno accompagnato:

Cosimo Allera. Le sue opere in ferro sono tese al superamento del “volume” al fine di raffigurare l’inconscio del soggetto riprodotto cui tende ad imprimere vita e movimento. Futurismo ed espressionismo nuova generazione. Nell’opera esposta al teatro Grandinetti risalta la tendenza al superamento di una fase che, attraverso la particolare lavorazione del metallo, tende a dare “corpo” alla materia inerte.
Mauro Giovanelli – Genova
– Ho visto negli occhi dell’artista Elisa Donetti l’avvilimento di chi subisce grave ingiustizia. Come negli attimi di vita, emozioni, gesti che fissa con insolita maestria nei suoi dipinti ad olio trovando ispirazione dal palcoscenico della quotidianità. Ho avuto l’impulso di abbracciarla, consolarla quasi fosse bambina, il viso di una dolcezza incantata, sembrerebbe vivere nel mondo che ha iniziato ad elaborare con collage di frammenti opportunamente preparati ed inseriti a mosaico sul supporto. I suoi màndala perenni, da non dissolversi ad esecuzione avvenuta per ricordare la caducità delle cose bensì elaborato della crescita interiore di Elisa, spinta che la riconduce alla fiaba. Nell’opera esposta ho avuto modo di osservare guarnizioni metalliche che vibrando si distanziano dalla base, applicazioni che vorrebbero evidenziare realisticamente la prospettiva del suo sogno. In effetti anche nelle sue figure ad olio si avverte distacco dalla realtà, momenti di sospensione dal quotidiano del personaggio rappresentato.
Mauro Giovanelli – Genova

Elisabetta Macrì (in arte Lisam Perla) e l’immaginario pittorico accessibile, confortevole, pervaso da porte, varchi, accessi, volte, scalinate che consentono o impediscono l’accoglimento di ogni visione onirica di cui l’opera è pervasa.
Mauro Giovanelli – Genova

Enrico De Sisto e l’onda d’urto del primo impatto avuto con “Fulmine sul monte Terminillo” e “Curva bianconera”. Mi sono aggrinfiato alle sfere che forse solo io vedo, masse esoteriche incombenti sulle figure in basso, agnelli e “la morte nell’anima” del pubblico “tifoso”. Eccellente.
Mauro Giovanelli – Genova

Fabrizio Gatta, fotografo e video maker. Oltre alla sua indiscutibile professionalità, indagatore del mondo di cui le più svariate situazioni riesce a fissare in immagini atte a definirne il contesto attraverso lo “scatto” appropriato, è pure esploratore della “figura” femminile, mistero che pone fra due vetrini per analizzarne al microscopio polarizzatore ogni più recondito recesso carnale e spirituale. Quanto esposto e prodotto nel corso dell’evento non credo necessiti di ulteriori commenti.
Mauro Giovanelli – Genova

Giacomo Mozzi. Immagini, immagini, lettere, numeri, colori, bianco e nero, istanti eterni scompigliarono l’intelletto mentre mi imbattei nelle fotografie di un video maker il cui stile mi pareva aver già avuto modo di apprezzare, professionista abile nel fissare il momento dell’accadimento, ricordo l’adolescente che cerca di attirare l’attenzione, nel salutare desidera essere ammirato prima del tuffo, una delle tante prodezze che dovrà affrontare nella vita rappresentata dall’onda, come queste che mi stanno travolgendo, che sta accumulando energia per metterlo a dura prova. Bella persona Giacomo, esperto, schivo, umile, competente, sensibile eppur attento e di grande bravura. Ho ammirato il suo progetto “50 mm” dal titolo adeguato a quanto sto narrando “Una vita sempre in giro” di cui ho il privilegio di possedere, per sua generosità, la 1/50: Giacomo Mozzi.
Mauro Giovanelli – Genova

Gianfranco Bianchi. Tentativo di riprodurre la leggendaria costruzione tradizionalmente attribuita all’architetto Dedalo? Groviglio per esprimere complessità e mettere a dura prova la capacità di discernimento anche dell’osservatore dalla mente raffinata? In questo caso obiettivo raggiunto ed in merito a quanto mi si para dinanzi preferisco lasciare la parola ai critici personali dell’esecutore il manufatto. Personalmente sbircio e passo oltre.
Mauro Giovanelli – Genova

Lino Monopoli. Artista “dal multiforme ingegno”, eclettico cultore di Pinocchio, ovvero il protagonista de “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” capolavoro di Carlo Collodi (Carlo Lorenzini) ha fatto sua l’affermazione di un grande filosofo: “Non è necessario leggere tanti libri, basta un solo buon testo se di esso ci si è appropriati del profondo contenuto”. Forse è Plinio il Vecchio(ma non lo giurerei) lo stesso di “Nessun libro è così brutto da non servire in qualche modo”… Impropriamente indicato come romanzo per bambini “Pinocchio” è filosofia allo stato puro, distillato dei più significativi concetti di come intendere la vita in società non inquinati da ridondanti ulteriori nozioni, stratificazioni del pensare, incrostazioni culturali. Dal pragmatico Mastro Ciliegia all’irascibile Mastro Geppetto, poeta, romantico sognatore che in un coccio di legno intuisce fattezze umane, coglie l’opportunità di realizzare poesia ovvero “creare”. Il Grillo Parlante la coscienza, il proprio io, “l’altro da sé” con cui quotidianamente combattiamo. La Bambina dai Capelli Turchini è l’approdo cui giungere per trovare il proprio equilibrio. Poi i coprotagonisti, ogni tentazione e insidia che inevitabilmente impattiamo nel corso della vita, personificati dal Gatto e la Volpe, Pescecane, Mangiafuoco, il Pescatore verde, l’omino di Burro, Lucignolo. Di Lino ho visto molte creazioni, tutte suggestive ed attraenti, direi quasi provocatorie, di certo affascinanti. Le sue sculture sono talmente “vere” e “vive”, realizzate con indubbia maestria, così pregne di significati da sconfinare nella metafisica. Lino si impegna personalmente e con vigore a diffondere la propria arte presso scuole e vari istituti di istruzione al fine di far comprendere agli alunni e studenti che vivere non è solo gioco e spensieratezza. Egli concentra la sua arte pure traguardando la varia umanità, compone disegni ed effettua ritratti sui mezzi pubblici a persone sconosciute sperimentando tecniche miste con chine ed olio. Complimenti.
Mauro Giovanelli – Genova

Lorenzo Bersini… Lorenzo Bersini! Immagini dalle tonalità argentee, luminescenti, acquose, colori tanto più “inventati” quanto reali nell’armonia delle variegate composizioni alchemiche, immagini cui l’artista imprime forza vitale estrema, il senso del divenire nelle multiformi impercettibili soste esistenziali, amore, stupore, disorientamento, passione, bellezza e ammirazione della donna e tutto quanto in essa si celi. Vigore creativo, quasi rabbia nell’imprimere passione ai volti, estrarre da essi l’anima, il pensiero, ogni desiderio indicibile finanche a loro stesse. Con maestria e realismo magici è sorprendente che tutto ciò fuoriesca da supporti in carta artistica 30% cotone.
Mauro Giovanelli – Genova

Luciano Cantoni. Il gesto! Ed ogni espressione che contrassegna gli attimi della nostra esistenza. L’inconsapevolezza del movimento quando non siamo noi a volerlo. Nasce istintivo dagli impulsi che riceviamo nella quotidianità che ci circonda. Cenni che sono alfabeto del vivere, segnali dello stato d’animo che ci hanno colti impreparati, anche un silenzio ridondante in cui d’improvviso ci troviamo immersi si riverbera nella mimica del corpo. L’inevitabile cambiamento di una situazione che rappresenta “nicchia” del reale, l’essere scalfiti dalla inarrestabile mutevolezza del tutto, instabilità dei nostri affetti, incostanza del tempo siderale, il dolore e la gioia, effimeri entrambi, la veglia ed il torpore che ad essa ci rapisce forse per imitare il sonno eterno, prova generale dell’ultimo traguardo.
Mauro Giovanelli – Genova
Luciano Tigani, colori tenui, delicati, impressi al supporto con massima cura e attenzione del dettaglio. L’osservatore è costretto a percorrere ogni scorcio poiché lasciano intuire ciò che potrebbe celarsi oltre i confini della tela. Fiumi e tracciati che ci indirizzano, in silenzio, in un luogo di certo inquilino della nostra mente.
Mauro Giovanelli – Genova

Marco Creatini, metafisica, inconscio, superamento del limite, sogno, eternità… fuggevole eternità, ingannevole, mutevole, avvolgente e scoprente. Con evidenti richiami al “classico” l’Autore cerca di afferrare l’allucinazione per raggiungere spazi in cui fermarsi a contemplazione del Tutto.
Mauro Giovanelli – Genova

Maria Pia De Micheli. Cercare! Sempre. L’investigazione costante, senza sosta. Mai fermarsi, il miraggio fa muovere le cose di questo mondo ed è possibile trovarne le chiavi di lettura nel castello incantato che si erge sia “oltre” le miserie umane sia nel bar affollato, fra moltitudine di persone ciascuna di esse in religioso raccoglimento nell’origliare il silenzio della loro quotidiana fatica di vivere.
Mauro Giovanelli – Genova

Mario Longhi ci guida nelle opposte direzioni che dall’uomo (siamo noi misura di riferimento dell’Universo?) si dipartono alla ricerca della prova inconfutabile dell’esistenza di “qualcosa al di là” che dia infine contezza della reale massa che rappresentiamo nel Cosmo.
Mauro Giovanelli – Genova

MBU-69 Artist Opera innovativa sotto tutti gli aspetti. Attraente, accattivante. Nostalgico e promettente percorso nel mondo di un’arte da troppo tempo sottovalutata se non ignorata: Il fumetto. Non ho avuto modo di ammirarla come merita, ogni volta che abbandonavo il campo in esplorazione una forza magnetica mi riportava dinanzi al quadro per ritrovare altri ricordi, sensazioni. Neppure ho potuto verificare gli innumerevoli autori disposti con maestria in una magico collage “imballato” con spago come un tempo si usava per le gonfie valige dei “migranti” italiani. Guido Crepax, Hugo Pratt, Jean Giraud (Moebius) e, andando più indietro, “Il grande Blek”, “Capitan Miki”, Tex Willer, Rolad Eagle, Liberty Kid, Nembo Kid… Ce ne sarebbe da scrivere. Non posso evitare la citazione di Umberto Eco “Quando mi voglio rilassare leggo Hegel, se desidero impegnarmi Corto Maltese di Hugo Pratt”. Bella invenzione.
Mauro Giovanelli – Genova

Nino Romano. “Il sentiero dei nidi di ragno” di Italo Calvino ha tagliato la mia vita (intendo proprio la mia). Pure il tratturo appena accennato in “Campo di grano” del Maestro Van Gogh, percorso che lo perderà nel nulla. Anche i binari attirano la nostra attenzione, in quel punto specifico dove si incontrano, all’infinito, sfuggente realtà (non potrebbe essere altrimenti), percezione nell’immobilità. Inganno. Nel cercare di avvicinarlo si allontana indefinitamente. Nino ambisce a tale meta che troverà solo “al limite”(1) dove “c’è… Tutto!”(1). Lo si intuisce e questo dà respiro alla nostra anima, seda l’irrequietezza ma… Sarà sufficiente?
(1) Poesia “Al limite” Mauro Giovanelli – Genova

Nuccio Gambacorta “Noi siamo nulla, precipitammo nella tenebra e saremo annientati. Eppure in questa tenebra, pensa, teniamo il perno segreto di un’idea che fuori, viva, al sole gira negli anni a venire.”(Stephen Spender). Non sarà, caro amico, che attraverso i tuoi dipinti tu stia cercando di afferrare quel perno. Magari cercandolo nella valigetta di un uomo che, nell’opera esposta al Grandinetti di Lamezia, indifferente e compassato attraversa ogni dimensione onirica? La domanda: “Alice nel Paese delle Meraviglie è… morta?” Perché solo attraverso il suo specchio potremmo raggiungere la dimensione cui ciascuno di noi aspira. Mi ci sono trovato dinanzi. Non è piano, avevo un metro nella mano destra ed osservavo la mia immagine distorta oltre confine cui riferivo il suo metro essere più corto del mio. Per di più ribaltato. “No!” mi rispondeva. “Guarda!” e misurò la lunghezza del tavolo. “Tre metri. Prova tu!” Misurai il tavolo che proprio tre metri risultò essere. Al di là tutto è conformato secondo altre leggi, proprio come da questa parte. L’uomo del dipinto varca entrambe le dimensioni, possiede il passaporto per attraversare indifferentemente ogni estensione, conosce la combinazione pertanto entra ed esce con disinvoltura mentre sembrano immobili gli ippocampi antropomorfi, cavalli alati, arcobaleno, il castello fatato che poggia al termine della folta chioma di altra figura umana alterata dal “mondo di mezzo”. Sullo sfondo lo statico profilo dell’incombente metropoli.
Mauro Giovanelli – Genova

A destra il dipinto dell’artista Nuccio Gambacorta – A sinistra la poesia del fratello Rocco declamata nel corso dell’evento

Valeria Ballestrazzi (Balleva). Non credo di essere l’unico a contemplare nelle opere dell’artista una “Golconde” di sfere, bolle di sapone fluttuanti nella “schermata”. Non statiche come gli omini in bombetta (cadenti? Ascendenti?) dell’opera di Magritte ma librate nell’aria. Alla figura geometrica si aggiunge il gioioso tumulto di flora e fauna pervasi dal baluginare di colori maestosi, benevoli, frangenti che investono l’osservatore quasi a volerlo trascinare all’interno del dipinto. Le forme interagiscono fra loro in perfetta assonanza ed ogni singolo cromatismo potrebbe determinare imprevedibilmente il futuro che immagino coloratissimo e movimentato per questa artista.

Jessica Spagnolo percorre la realtà pittorica ricca di luci e ombre al fine di condurla alla figura quale soggetto predominante dei suoi quadri. Per quanto mi riguarda è sufficiente osservare il suo “Finalmente albeggia” al fine di comprendere la forza espressiva che l’artista riesce ad imprimere. Nello sguardo del nomade, volto circondato dai mirabili panneggi della kefia bianca, vedo la luce del sole, ne avverto il primo calore, ogni riverbero che preannuncia la sua totale comparsa, non il nostro astro, un altro si leverà alto sull’orizzonte, più grande, implacabile, vitale. Nello sguardo del nomade ravviso meraviglia, vedo bontà in continuo conflitto con il male che la definisce e identifica. Oltre i confini della nostra “civiltà” il quotidiano avvenimento è “stupore”, ringraziamento, curiosità, incredulità, vita e morte. Lo sguardo del nomade, il profilo di tre quarti nel gioco della fioca luce e penombra che, all’interno della tenda, proprio quelle tonalità assumono, i riflessi ed i riverberi della pupilla… Nello sguardo di quel nomade vedo la mia ansia di ritornare nel deserto, nel sud/est del Sahara, accanto alle eterne grotte che custodiscono graffiti dei nostri progenitori. Questo ed altro vedo nello sguardo di quel nomade. Nell’opera a destra, “Sospiri vi è “l’intero” che sopravvive all’estremo. In particolare il viso dell’uomo ha connotazioni che mi hanno ricondotto ai volti, o ciò che ne è rimasto, delle mummie dei faraoni egizi che, da solo e in tutta tranquillità, ho avuto modo di osservare nell’apposita sala al secondo piano del Museo del Cairo. Il profilo del naso dell’uomo e le labbra, di entrambi in quest’ultimo caso, danno la percezione che la decomposizione abbia avuto inizio. Non solo del corpo.
Mauro Giovanelli – Genova

Dietro le quinte (ma non proprio):

Ing. Francesco Grandinetti “Teatro Grandinetti” Lamezia terme. La targa in marmo esposta a fronte del teatro recita: «La costruzione del teatro Grandinetti ad opera di FRANCESCO GRANDINETTI nato a Sambiase nel 1897 iniziò alla fine degli anni ‘30 è continuò, tra mille difficoltà per il reperimento dei materiali, durante il periodo della II guerra mondiale. Il teatro Grandinetti è stato inaugurato il 6 gennaio 1946. FRANCESCO GRANDINETTI aveva già costruito nel 1919 un altro teatro a Sambiase, ora Lamezia Terme. Lamezia Terme, dicembre 2009»
È indubbio quanto la famiglia Grandinetti abbia in tutti i modi coltivato il proprio senso del vivere civile, amore per la cultura sotto qualsiasi forma essa possa manifestarsi ed attaccamento alla città natale cui ha in tutti i modi contribuito a conferire lustro. Persone d’altri tempi che hanno messo a disposizione della comunità il loro spirito imprenditoriale.
In questa circostanza corrono dunque obbligo e condivisione rivolgere il più sentito ringraziamento all’ing. Francesco Grandinetti la cui totale disponibilità ha consentito di realizzare l’evento che resterà impresso nella storia di Lamezia, della regione Calabria, e ovunque nel mondo.
Sono certo di interpretare il pensiero di Daniela Rambaldi, Annunziata Staltari, Angela Artepozzo, Giuseppe Lombardi, gli artisti e collaboratori tutti nel renderli partecipi di questo atto di ossequio.
Un’ultima individuale considerazione… Mi domando come sia possibile non apprezzare il clima che si respira già nel momento in cui ci si trova nei pressi del teatro Grandinetti. Appena si accede all’interno è come viaggiare nel tempo. Le luci, lo stile liberty baroccheggiante, il palco, le “quinte”, i loggioni, il soffitto a cassettoni ti fanno vedere signore “…vestite di voile e di chiffon…” che si accomodano nelle poltrone accompagnate dalla voce di Achille Togliani. Per quanto conosca di Carlo Rambaldi, lettura, biografia, sue realizzazioni, film, opere pittoriche ammirate ed in gran parte da ciò che mi è stato narrato dall’amica Annunziata Staltari Celea la quale ha avuto il privilegio di conoscerlo, sostengo che il Maestro, per la grande semplicità che lo caratterizzava, avrebbe voluto essere celebrato con la manifestazione di sincero affetto organizzata da Angela ed Annunziata esattamente svoltasi come e dove avvenuta, senza ridondanza alcuna, istrionismo, appariscente finzione, ivi compresi gli intoppi, ritardi, eccezioni enumerati minuziosamente da virtuosi del bulino (utensile per incisione a mano su materiali vari al fine di asportare bavature, smussare spigoli, ecc. In paletnologia, lama di selce a forma di scalpello, propria del Paleolitico superiore). L’elaboratore Hal 9000, e concludo, del capolavoro di Stanley Kubrick “2001 odissea nello spazio” sbagliò nel fornire un dato all’equipaggio dell’astronave “Discovery One” in viaggio verso Giove poiché aveva raggiunto la fallibile perfezione di “Homo”. Lo stesso regista che in “Shining” evidenzia la labilità della mente umana quando il soggetto si trova solo dinanzi al proprio limite di individuo ed artista così che negli spazi tombali del gigantesco albergo cerca di ritrovare immaginari percorsi che gli forniscano l’alibi per sopprimere i solo testimoni del suo fallimento. Ma anche questa è un’altra storia… Per quella magnificamente svoltasi fra le mura del teatro Grandinetti il mio personale “grazie” all’ing. Francesco Grandinetti che mi ha onorato della sua amicizia.
Mauro Giovanelli – Genova

– Il mio sentito ringraziamento all’amico e, senza enfasi alcuna, grande giornalista Sebastiano Catte il cui prezioso, umile e costante contributo ha permesso di dare meritata e dovuta risonanza mediatica dell’evento. Ciao Sebastiano, un abbraccio anche a nome di Angela e Annunziata e, sono convinto, di tutti i protagonisti e comprimari di questa magnifica avventura.
Mauro Giovanelli – Genova

– Ciao Lucio [miraggiodilux (Lucio Russo ph)] autore delle immagini esposte in questo libro. Piacere averti conosciuto in questa speciale circostanza non solo per la tua simpatia, pure la pazienza di effettuare diversi scatti al sottoscritto prima di decidere quale fosse la giusta rappresentazione (a me apparivano tutte eccellenti). Se possiedo una foto insieme alla madrina Daniela Rambaldi lo devo a te che hai avuto la sensibilità di richiederla.
Mauro Giovanelli – Genova

COSÌ SI CONCLUSE...
BALLERINA

Ballerina con passo leggero,
danza la vita.
Dolce musica ti accompagni
nell’armonia della tua ritmica.
Balla, balla questa lirica
dedicata al cinema, l’arte, l’amore.
Un fantastico brano,
flessuoso come il tuo corpo,
ispira inediti passi,
con le tue note e oscillazioni,
incontri dell’anima,
riverbero di ogni bramosia,
sfiori sensazioni,
fai battere il cuore,
brividi di forti emozioni.
Accarezzi pensieri
fai volare come il vento
nell’universo onirico.
Sfumature della creatività fai vivere
leggiadra come sei!
Tocchi il cielo di poesie e luce,
fai oltrepassare le barriere del talento
come profondo respiro.
Esalti il mondo fantasioso
abitato da genialità e invenzione,
dal grande Maestro dei sogni…
Carlo Rambaldi.

Simona Rea – Sora Frosinone e Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Sono a tutti riconoscente, di cuore. Esperienza indimenticabile. Nel salutarvi desidero citare il grande Pier Paolo Pasolini con cui il Maestro Carlo Rambaldi ebbe modo di collaborare:

“Il cinema è un’esplosione del mio amore per la realtà”
Pier Paolo Pasolini – Empirico eretico

Da oggi possiamo affermare che il cinema è anche esplosione di amore per il sogno. L’arte il solo strumento che ci permetterà di realizzarlo.

Lamezia Terme (RC), 27 agosto 2017

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

THE END

Immagini in evidenza relative all’evento servizio fotografico miraggiodilux (Lucio Russo ph)
RIPRODUZIONE RISERVATA ALL’AUTORE – PUBBLICAZIONE AUTORIZZATA CONGIUNTAMENTE AD ASSOCIAZIONE CULTURALE “ARTISTI DEL QUADRIFOGLIO” E ARTEPOZZO “ENERGIE DI ARTE CONTEMPORANEA” E LIMITATA ALLA SOLA ELABORAZIONE 2017 DEL CATALOGO INERENTE L’EVENTO “CINEMA & ARTE” TENUTOSI A LAMEZIA TERME RC, 5÷27 AGOSTO 2017

INDICE

PRESENTAZIONE

RINGRAZIAMENTI
COSÌ EBBE INIZIO…
POESIA “DANIELA”
NELLO SPAZIO NESSUNO Può SENTIRTI URLARE
POESIA “DAL PALCO…”
artisti contemporanei che ci hanno accompagnato
Cosimo Allera
Elisa Donetti
Elisabetta Macrì (in arte Lisam Perla)
Enrico De Sisto
Fabrizio Gatta
Giacomo Mozzi
Gianfranco Bianchi
Lino Monopoli
Lorenzo Bersini
Luciano Cantoni
Luciano Tigani
Marco Creatini
Maria Pia De Micheli
Mario Longhi
MBU-69 Artist
Nino Romano
Nuccio Gambacorta
Valeria Ballestrazzi (Balleva)
Jessica Spagnolo
Dietro le quinte (ma non proprio)
COSÌ SI CONCLUSE…
POESIA “BALLERINA”
TUTTI I DIRITTI RISERVATI PAG. 33
THE END
ILLUSTRAZIONE DELLA COPERTINA: OPERA PITTORICA DEL MAESTRO CARLO RAMBALDI

Impaginato dall’Autore nel mese di novembre 2017 presso lo studio del medesimo in Genova (Italy).

Edizione                                       Anno
___________________________ 
0                                                       2017

MAURO GIOVANELLI intervista la pittrice JESSICA SPAGNOLO

MAURO GIOVANELLI intervista la pittrice JESSICA SPAGNOLO

— ° —
“Artepozzo Energie d’Arte Contemporanea”
VIII edizione mostra d’arte “Sintonia Immaginifica”
21 ottobre 2017 ÷ 5 novembre 2017
“Chiesa dei Confratelli di San Rocco” – La Morra (Cuneo)
Introduzione e saggio critico: prof. Mauro Giovanelli
— ° —

MG – Ciao Jessica, i miei complimenti per il tuo “essere” artista, vivere quella che oggi considero non più attività creativa ma missione. In una società che si sta proiettando sempre più velocemente nell’oscurità dell’ignoranza, cecità dell’indifferenza e ampio consenso al banale, la passione ed entusiasmo che trasmetti con la tua pittura sono confortanti. Adesso, per cortesia giura di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità.

JS – “Giuro di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità.”

MG – Lo giuro anch’io quindi affermo che tu sei persona meravigliosa, bella donna, intelligente, possiedi particolare fascino, hai “stile” nel proporti, delicatezza e temperamento (non facile la coesistenza dei due fattori), sei ritrosa per educazione ma non timida, sai ciò che vuoi pur respingendo ogni compromesso nel perseguirlo, per chi è mentalmente miope potresti pure passare inosservata tanta la consapevolezza di non avere necessità di esibirti, sei dotata di spirito indipendente… A parte la giusta e doverosa premessa domando: “Ti ritrovi in questo mio scarno profilo?”

JS – Mauro, ringrazio della bella descrizione, non solo mi ci ritrovo ma sento di essere portata allo scoperto dalle tue parole. Hai identificato caratteristiche di me che non avrei saputo descrivere così bene, felice di ciò che sono e fiera di ciascuna delle peculiarità che hai descritto. Ritrosa ma non timida. Vero! So quel che voglio ma riluttante ad accettare compromessi per conseguirlo. Pure vero di non avvertire alcuna necessità di esibirmi per essere notata e… neanche comprendo se questo sia un bene. Infine sì, possiedo uno spirito MOLTO indipendente, tipico di chi non scende mai a patti; non hai idea quanto quest’ultima caratteristica mi sia già costata ma… è condizione indispensabile per essere felici di guardare la propria immagine allo specchio ogni mattina.

MG – Non sono miope, è già qualcosa. “Dedichi il tuo tempo interamente all’arte? Se no, di che altro ti occupi?”

JS – Sono architetto o, come dico io, operaio dell’architettura sebbene nasca dall’arte (liceo artistico) e ad essa voglio tornare, a tempo pieno intendo, poiché mi gratifica e inorgoglisce. È mio nutrimento. Gli anni dello studio e quelli successivi alla laurea sostituivo la mia occorrenza con schizzi, linee e progetti colorati… che alla fine risultavano essere bozze di quadri! Durante l’esame di Stato ricordo che fui l’unica a completare il progetto con velature di acquerello… All’orale ricevetti i complimenti dalla commissione per la “vena artistica”.

MG – Complimenti! Il tuo “stato civile”? In parole povere pochi cenni sulla vita privata”.

JS – Sono separata e ho due meravigliosi figli, una femmina di 13 anni e un maschio di 11. Vivo con loro e li amo più di me stessa. Mi ritengo donna molto fortunata… anche per il mio stato civile.

MG – Cara Jessica, intanto desidero precisare non essere avvocato e la formula del giuramento, oltre che ironica e senza mettere in dubbio la sincerità che traspare dal tuo essere, è pure stato un espediente per rompere il ghiaccio. Aggiungo che, volendo, potresti anche avvalerti della facoltà di non rispondere. Personalmente ho la netta sensazione che la parte maschile dell’umanità sia fauna a rischio di estinzione. Meglio ancora ritengo siano in numero sempre più esiguo gli “uomini” nel senso stretto del termine. Al contrario, e per fortuna, le donne hanno salito parecchi gradini nella scala evolutiva. Agli atti i nostri politici (sia dal punto di vista fisiognomico che intellettuale) ma ulteriore prova la stai testé fornendo. Non intendo sviscerare i motivi della tua separazione, neppure ne avrei titolo, anche se ormai è consuetudine. Domanda: «Come è possibile che qualcuno abbia avuto la possibilità di “incrociare” la tua vita e, a torto o a torto, abbia permesso che il destino lo facesse allontanare da te? Non preoccuparti, parleremo anche di arte.»

JS – Cose che possono capitare. La vita ti mette di fronte a situazioni che nemmeno tu avresti mai immaginato. Per quanto riguarda la “parte maschile dell’umanità quale fauna a rischio di estinzione” ritengo che le donne abbiano salito parecchi gradini nella scala evolutiva per effetto fisiologico, naturale, e non poteva che essere così. Anticamente vigeva il “fallocentrismo” che non avrebbe potuto avere lunga vita. Fisicamente siamo diversi ma tutti abbiamo un cervello. Credo che gli uomini per troppo tempo si siano cullati all’interno di civiltà maschiliste ed il riequilibrio li ha “spiazzati”. Molti devono semplicemente metabolizzare il mutamento!

MG – Fisicamente siamo diversi… Una vera fortuna altrimenti sareste maschi! È solo una battuta, chiedo scusa. Immagino ciò che la vita possa riservare, l’ho vissuto, lo vivo ed ora pure anticipo il futuro comunque il modo in cui ho formulato il quesito ha voluto essere espediente di esternare la mia stima nei tuoi riguardi e la risposta, comprendo, la sola possibile che avresti potuto dare. In poche righe di una tua breve biografia si afferma: “…approfondimenti sulla storia dell’architettura e dell’arte hanno nutrito gli anni giovanili ampliando lo spettro della sua passione…”. In questa tua esplorazione quali sono stati i punti di riferimento? Fra i “grandi” chi sono gli artisti che ti hanno affascinata? In particolare hai un “pittore” che ami particolarmente?

JS – Il fatto di aver studiato per molto tempo arte e architettura mi ha ovviamente portata ad amare diversi artisti e architetti artefici della storia. Ho molteplici punti di riferimento sebbene, come mi capita quando ascolto musica, di solito del repertorio d un artista mi piacciono un brano o due. Nello specifico adoro particolarmente le figure che emergono dal buio di Caravaggio o la morbidezza espressa dalle sculture del Bernini. Ho amato pittori contemporanei che mi hanno sostenuta e consigliata fino allo scorso anno quando, ahimè, entrambi sono scomparsi : Daniele Fissore e Marha Nieuwenhuijs.

MG – Michelangelo Merisi… hai detto niente. Per tacere della morbidezza e, aggiungerei forza, desiderio maschio del possesso espresso dal Bernini; rappresentando la mano di Plutone le cui dita affondano nella coscia sinistra di Prosèrpina ritengo che costui abbia raggiunto la massima espressione della carnalità. Andrei volentieri agli Inferi per liberarla. Tralasciando la sua pittura questo “brano” del grande scultore è di tuo gusto?

JS – Sì Mauro, è molto di mio gusto, tanto da farne un dipinto: “INSIEME”.

MG – …Opera esplicita più di qualunque altra. I silenziosi “green” di Daniele Fissore mi ricordano, neppure tanto alla lontana, alcune opere di Edward Hopper. Anche i tuoi dipinti sono “taciturni” sebbene pare debbano annunciare qualcosa… Mi sbaglio?

JS – Non sbagli, i miei quadri hanno sempre un messaggio, amore, disperazione, passione… Ad ogni modo di Daniele avevo tentato di emulare il verde dei suoi green nell’opera che ho dedicato alla prima città che ha ospitato una mia personale: Savona. Il quadro si intitola infatti “OMAGGIO A SAVONA”.

MG – Molto bello! Mi piace, trovo ci sia Fissore e avverto pure qualcosa di Sironi.

JS – Grazie! Lo trovo un complimento meraviglioso. Lo stesso mio esperimento di rappresentare opere scultoree in pittura arriva dalla rappresentazione della serie degli “Eroi” di Fissore.

MG – Ammetto di aver ignorato, fino ad oggi, i lavori di Marha Nieuwenhuijs che, ho verificato, figlia d’arte venne sedotta dagli orditi arrivando a gestire un “Laboratorio di tessitura” frequentato da insegnanti delle scuole dell’obbligo. Di questa artista cosa ti ha affascinato?

JS – La sua capacità di raccontare “storie” all’interno delle sue opere. Soprattutto lei, una vera “madre artistica” capace di aiutarmi e correggermi non solo nella mia espressione grafica, particolarmente in quella psicologica.

MG – Tornando a Fissore egli disse: “…incominciai a proporre i mari (anch’essi mute praterie d’acqua n.d.a.) con grande fortuna ma la mia energia mi spingeva altrove…” e giunse a rappresentare con grande maestria gli eroi del Risorgimento. Dove ti spinge la tua creatività?

JS – La mia arte è in continua mutazione, è un mezzo mediante il quale esprimo i miei interessi sia per quanto riguarda le tematiche sia per la tecnica. Studio, esploro e realizzo il mio io. Mentre sto lavorando ad un quadro la mia mente già sta progettando il successivo e quello dopo ancora!

MG – Un mio aforisma recita: “Anche la più stupida delle donne non potrà mai essere stupida come l’uomo stupido”. Cosa ne pensi Jessica?

JS – A mio parere non si può generalizzare. La stupidità, anche ai massimi livelli, alberga sia negli uomini che nelle donne.

MG – Per definizione l’aforisma è generalizzazione altrimenti non potrebbe sancire una verità (per l’autore). Che la stupidità alberghi in entrambi i generi è scontato però… a parte le esperienze personali, il vissuto di ciascuno di noi, e prendendo alla lettera le Sacre Scritture, il Vecchio Testamento, in particolare “Genesi”, non è forse stata la donna ad ambire alla Conoscenza sollecitando “Adamo” (che vedo come essere “inerte” beandosi del suo bel paradiso) a disattendere la volontà di Dio? E Dio (uomo… a parte l’interessante ipotesi di Mario Benedetti – Uruguay – con il suo “E se Dio fosse donna?”) che in sei giorni ha creato stelle, galassie, il Cosmo che necessità avrebbe avuto, per generare la femmina, di fare la “tirchieria” prelevando una costola dello stesso Adamo? Era stanco? Disattento? Una donna non avrebbe commesso tale leggerezza che tante conseguenze negative ha comportato nei millenni a venire. Non trovi?

JS – Non ho tali conoscenze teologiche che mi permettano una riflessione in merito. Fatico ad immaginare Dio con una connotazione sessuale: Donna, uomo? Non è importante. È una Entità.

MG – Egli “È”. Basta. O potrebbe essere. Comunque Egli, non Ella generò l’uomo a Sua immagine e somiglianza. Suppongo ti stia chiedendo dove voglio andare a parare. In realtà neppure io lo so. Diciamo che improvviso, da artista, getto sul foglio di carta quanto mi suggerisce l’istinto, l’anima o qualunque cosa essa sia, non uso schemi prefissati. Alla fine io avrò imparato molto da te e tu un po’ da me. Mi intriga conoscere a fondo l’interlocutore. Interlocutrice in questo caso. Maschile e Femminile. Dio e Dea. Qui non si tratta di conoscenze teologiche ma di ciò che sta Scritto e tanta parte ha avuto nella storia dell’Umanità nonché pesante influenza circa lo sviluppo delle arti. Tu affermi non essere importante eppure, quella costola, ha posto il “sesso debole” in condizione di sudditanza rispetto alla “virilità”. Con questa domanda ritenevo di porgerti la clava sempre impugnata dall’uomo. Teologicamente mettiamola così: “Con la sua onnipotenza Dio ha deciso non solo di non esistere, anche di non essere mai esistito” . Questo splendido aforisma è del più grande filosofo contemporaneo, Anacleto Verrecchia, tuo concittadino, l’ultimo essendo mancato ai primi del 2012, un anno dopo avermi dedicato uno dei suoi capolavori. Ti fa riflettere? Riconsiderare la mia prima domanda?

JS – Ti posso rispondere in maniera del tutto personale. Il mio essere donna non mi ha mai fatto percepire far parte del “sesso debole” e neppure in ascendenza originata dalla costola di un uomo. Ora peccherò di superbia dicendoti di non avvertire condizione di sudditanza rispetto alla “virilità” maschile quindi ti ringrazio ma non raccolgo la clava che mi porgi.

MG – Peccato! Sarebbe stato un modo per mettere in evidenza lo strano e dilagante fenomeno dei “femminicidi”, infibulazioni che ancor oggi si praticano presso diversi gruppi etnici, la quasi totale sottomissione della donna in gran parte delle comunità mussulmane ed ebraiche (ortodossi) nonché in Italia e nello “sviluppato” Occidente per le diverse forme di trattamento economico, sviluppo di carriera come pure il “modo” di potersi inserire in diversi ambienti (cinema, teatro, moda, ecc.)

JS – Hai assolutamente ragione, la gran parte del mondo è ancora fortemente caratterizzato da un predominio di carattere maschile dove la donna è considerata al pari di un animale o di una pianta e non persona. Indubbiamente se il destino avesse voluto farmi nascere in questo tipo di civiltà la mia indole mi avrebbe portato a lottare per la parità. Ad ogni modo è estremamente difficile fare un discorso generalizzato perché dipende dall’area del Pianeta che stiamo considerando e con quale occhio. Ritengo ci sia un diritto supremo: quello della dignità dell’essere umano e ogni qualvolta questo codice viene violato è un abuso, a qualunque genere appartenga.

MG – Per quanto mi riguarda lottare avverso ingiustizie e soprusi non ha latitudine e longitudine. Torniamo sulla Terra. Lo chiedo a tutti coloro che ruotano intorno alla “creatività” in qualunque modo essa possa estrinsecarsi (pittura, letteratura, poesia, scultura, ecc.): “Artisti si nasce o si diventa?”

JS – Bella domanda. Secondo me ci si scopre artisti. Nel mio caso l’accentuata predisposizione all’osservazione, all’ascolto, all’introspezione emerge sin dall’età infantile, parte di me stessa, profondo, intimo. Perché indipendentemente da quanto la famiglia insegni, l’educazione ricevuta, se si avvertono aspirazione e coraggio di guardare con occhi puntati al proprio interiore, l’inconfessato, e farlo emergere, estrarre tutto ciò che si coltiva al fine di realizzare opere che possano essere più o meno apprezzate, credo sia massima soddisfazione . Una visione delle cose del tutto personale.

MG – A mio avviso artisti si nasce e alla base deve sussistere sensibilità congenita che appartiene solo al “creativo”, necessità ineludibile di traguardare il mondo, micro e macro, da altra angolazione. Del resto la tua risposta mi pare voglia affermare proprio questo. Secondo me il “cretino intelligente” non sarà mai un artista anche se, lo dico a malincuore, oggi il dio denaro potrebbe imporlo come tale. Le “masse” sono ormai spugne che assorbono l’inutile, il superfluo e l’orrido. Telecomandate.

JS – Concordo.

MG – Quindi deduco tu riesca ad immaginare quali potrebbero essere le caratteristiche del “Cretino intelligente”! E’ definizione personale che trovo appropriata per molti appartenenti, ahimè, al nostro consorzio “civile” e vale per entrambi i generi (M e F) oltre che estendersi ad ogni livello della società.

JS – Lo prefiguro. A mio parere il “cretino intelligente” deve innanzitutto essere intelligente. Finti cretini che dietro la maschera del cretinismo nascondono una intelligenza fine, trasversale, viscida. Il “cretino intelligente” è un intelligente che fa il cretino per “non pagare dazio”, tutto qui.

MG – Quelli che tu hai appena descritto sono i “furbi”, virtù servile. Il “cretino intelligente” è innanzitutto “cretino” (escludiamo il “cretinismo” patologico che, ahimè, è grave malattia). Diventa “intelligente” poiché si rende conto del suo stato quindi in tali individui, generalizzando, si acuisce una sorta di scaltrezza (fine, trasversale, viscida come tu affermi, aggiungerei “untuosa”) che, si badi bene, è spesso confusa con l’intelligenza. Da qui l’ossimoro “cretino intelligente”. Io ne ho incontrati molti, sono in ogni dove, di solito si mettono in mostra, nel mondo della politica li trovi a sciami, pure in quello dell’arte imperversano. Un flagello. Il “cretino intelligente” è un cretino che fa l’intelligente. Cosa ne pensi cara Jessica?

JS – Penso che, una volta individuati, i “cretini intelligenti” vadano tenuti alla larga.

MG – Beh! Questo è il minimo. Ma costoro, insieme ai “furbi”, sono invadenti, li trovi ovunque, anche sotto il tavolo mentre stai al ristorante, si insinuano nelle fessure, riescono a passare attraverso la toppa della serratura pur di arrivare sul palcoscenico. Ad esempio durante questo nostro colloquio ne abbiamo incontrato uno sbocciato come “tignosa verdognola” in un bosco subito dopo le grandi piogge. L’hai riconosciuto? Anche la sua fisiognomica lo identifica infallibilmente. Ti aiuto: Sul post relativo alla mia lirica “Non ti amo” inserito con tue opere quali immagine in evidenza nel diario di “Artepozzo” costui, F. G., è così intervenuto: “Splendida opera complimenti.” . Se fossi cretino come lui avrei messo un like ma fiutando l’olezzo ho invece abbozzato. Come vedi difficile tenerli alla larga. Sei d’accordo? Hai notato la grossolaneria?

JS – Comunque FB è una grande vetrina, un’opportunità che va sfruttata. Per quanto riguarda il “cretino intelligente”… non mi curo di loro ma guardo e passo. Insomma, non me ne faccio un cruccio, non gli permetto mai di invadere la mia vita al punto di essere dannosi o, quanto meno, ci provo.

MG – Infatti! Se li conosci li eviti. Non sono un cruccio però mi dà amarezza pensare che tali individui reggano pure le sorti del Pianeta. Avevo precisato: “…di solito si mettono in mostra, nel mondo della politica li trovi a sciami, pure nel mondo dell’arte imperversano…” pertanto invadono e determinano la nostra vita, la tua e la mia, senza chiedere permesso. Arrecano danno all’umanità e chissà dove potrebbero arrivare (e portarci).

JS – Quando dico che non mi curo di loro ma guardo e passo in realtà non è che non ne rilevi l’atteggiamento. Certo che, particolarmente di questi tempi, pensando a quanti, come tu dici, possano condizionare il nostro presente ed il futuro dei nostri figli…

MG – In breve vorresti esprimere le sensazioni provate durante l’inaugurazione dell’evento “Arte & Cinema” in commemorazione del Maestro Carlo Rambaldi tenutosi a Lamezia nell’agosto scorso e ciò che provi adesso traguardandolo a distanza di tempo?

JS – Bella esperienza. Intensa. In ogni suo aspetto. Dalla mostra ai tuoi interventi alla esibizione teatrale. Interessante osservare la partecipazione degli artisti selezionati e come, in modo variegato, abbiano espresso il loro mondo interiore attraverso le opere esposte.

MG – Però dobbiamo ammettere ci siano state alcune disfunzioni. Io stesso mi sono trovato a dover gestire l’imprevisto. Del resto avrai notato che da parte di alcuni ci sono state “critiche” piuttosto pesanti anche se mal confezionate e, in alcuni “capoversi”, addirittura drammaticamente divertenti… Sorvoliamo! Che mi dici su quanto ho visto e scritto […e fu tra le mura barocche della chiesa di San Rocco… questo vedo nella colorata realtà pittorica ricca di luci, ombre, simboli di Jessica Spagnolo (vedere relazione finale della mostra e commento critico – n.d.a.)] circa le opere che hai esposto a “La Morra”?

JS – Trovo che le tue parole siano davvero emozionanti perché hanno dato vita alle mie opere. Questa è la capacità di un artista e tu lo sei nell’arte della scrittura.

MG – Grazie Jessica, davvero onorato. Quindi condividi. Mi offri lo spunto per “rubare” un tuo onesto parere sulla poesia “NON TI AMO…” accompagnata dal tuo dipinto quale immagine in evidenza.

JS – La tua poesia mi ha rapita, principalmente in questi versi:

«……………
Mi nego anche
il banale, effimero,
infondato “per sempre”.
È finita!
Sto per morire,
vano il mio procedere
mutilato della metà.
Io manco di te! Naomi»

“…mutilato della metà.” Questo è ciò che si percepisce al termine di un amore. È estremamente toccante, Mauro.

MG – Obiettivo raggiunto dunque. Sono gratificato delle tue parole. Navigando sul tuo diario ho notato, fra le altre, un’opera (vedere immagine in evidenza) che mi ha costruito all’istante un pensiero e, come sempre capita, avrei potuto tradurlo subito in “commento critico”. Invertiamo le parti. Me ne vuoi parlare?

JS – Certo e parlandone mi ricollego al verso della tua poesia che ho pocanzi citato: “…mutilato della metà”. Titolo del dipinto “SOSPIRI”. Sono due individui quasi denaturati delle loro caratteristiche, resi implumi, asessuati, esseri che vivono respirando uno il fiato dell’altro. Se così non fosse sarebbero mutilati della metà.

MG – È “intero” che sopravvive all’estremo. Non ci crederai ma il primo pensiero che mi ha trafitto è riferito alla morte. In particolare il viso dell’uomo ha connotazioni che mi hanno ricondotto ai volti, o ciò che ne è rimasto, delle mummie dei faraoni egizi che, da solo e in tutta tranquillità, ho avuto modo di osservare nell’apposita sala al secondo piano del Museo del Cairo. Il profilo del naso dell’uomo e le labbra, di entrambi in quest’ultimo caso, danno la percezione che la decomposizione abbia avuto inizio. Non solo del corpo. Bel dipinto, ancora complimenti, molto “espressionista”.

JS – Grazie, obbiettivo raggiunto anche per me! Quest’opera è stata esposta durante l’evento “Arte & Cinema” a commemorazione del Maestro Carlo Rambaldi tenutosi a Lamezia nell’agosto scorso, insieme ad un altra mia opera dal titolo “OBLIVION”. In entrambe ho tentato di ricostruire l’atmosfera di rarefazione che spesso si respira nei film cui Rambaldi ha contribuito.

MG – In un film. “Alien” direi. Ricordo il breve scambio di parole fra noi! Ecco, vedi, “repetita iuvant”! Precetto particolarmente vero quando non si ha il fiato sul collo. Detesto l’alito pesante degli onnipresenti che pressano alle spalle. In quale corrente pittorica ti collocheresti? Con una parola dove inquadreresti la tua vena creativa?

JS – Credo di rientrare nell’arte figurativa ma, come ho affermato in precedenza, sono in continua evoluzione, quindi non escludo in futuro di diventare qualcos’altro.

MG – Diventerai qualcos’altro. È scritto nel DNA del tuo spettro di colori e inventiva. Ho l’impressione che tu non ti basti mai pertanto sei destinata ad evolvere e salire di livello. Secondo il mio modesto parere “Espressionismo di nuova generazione” sarà il prossimo gradino. Potresti meditare su un progetto ispirato dalla “Genesi” e, perché no? “Apocalisse”.

JS – Potrebbe risultare interessante…

MG – Aspetto al varco delle porte di Genova. Forse non ho formulato la domanda che ti saresti aspettata. A ruota libera e pensiero aperto ti spiacerebbe aggiungere qualcosa di tuo? In definitiva parlami di te a briglia sciolta.

JS – Questa domanda è la più difficile… penso lo sarebbe per chiunque. Quello che mi viene in mente in un impeto di auto analisi è che sono appagata di me stessa. Mi sento un essere libero, capace di autocritica in negativo ed in positivo.

MG – Nient’altro da aggiungere? Tutto qui? Per vincere il torrone e la bambola gigante dovresti dirmi qualcosa di più. Scherzo ovviamente. Alla gente poco importa che tu sia felice e libera anzi… molti preferirebbero vederti depressa e impedita altrimenti come farebbero a consolarti? Cerca di volare, tu hai le ali per farlo.

JS – Io volo Mauro, ho le ali spiegate verso il MIO domani. Non sento la necessità di essere consolata da nessuno. Troppe volte ho imparato che dietro una finta consolazione c’è il piacere perverso e malato del fatto che “l’altro” in realtà stia male.

MG – Hai eseguito lavori dedicati alla mia città? “La Superba”?

JS – Non ancora, aspetterò che Genova decida di ospitare una mia personale per dedicarle un’opera… Come fu per Savona!

MG – Allora a quando le porte dell’antica Repubblica Marinara ti saranno spalancate. Cara Jessica, è stato un vero piacere conoscerti e avermi dato la possibilità di scambiare quattro chiacchiere. Spero non averti annoiata, non sempre sono conciso nel parlare e scrivere anzi ritengo che siano spilorci, con la scusa degli “spazi” o nel timore di “tediare” la gente, coloro che non hanno alcunché da dire e assorbire. Chi vuol leggere legga, chi preferisce disquisire su “Il Grande fratello VIP” giri alla larga (insieme ai “Furbi” e “cretini intelligenti”). Per te l’auspicio che formulerebbe l’arabo di “Finalmente albeggia: “Che il sole illumini il tuo viso ed il vento soffi sempre alle tue spalle”. “Dulcis in fundo”. Potresti esprimere un tuo giudizio circa le opere del Maestro Carlo Rambaldi? In generale per quanto esposto a Lamezia Terme ed in particolare sui due dipinti gentilmente prestati da Daniela Rambaldi a nome della “Fondazione Carlo Rambaldi” per l’VIII edizione de La Morra?

JS – Orgogliosa e felice di poter prendere parte e contribuire ad una mostra indetta in onore del grande Maestro. Quello che penso di Rambaldi: “Un mostro sacro”. Le sue doti e capacità sono state riconosciute a livello internazionale, Rambaldi ha saputo far confluire le sue qualità artistiche all’interno della cinematografia ed il risultato è stato ALIEN, KING KONG, ET… Ho i brividi solo a parlarne. Estremamente eccitante per me poter visionare dal vivo le sue opere pittoriche e la grande espressività che da esse emerge dimostra che la genialità presente all’interno di una persona fluisca attraverso tutti i canali possibili e immaginabili. Mi auguro, con il mio modesto contributo, di avere fatto onore a questa grande figura di uomo.

MG – Grazie cara Jessica. A presto rivederci e, se permetti, un abbraccio. Buona fortuna.

JS – Grazie, il piacere è stato tutto mio. Spero di incontrarti presto per poter ancora disquisire di arte davanti ad un piatto di Tajarin al Ragù bianco e un buon bicchiere di Dolcetto, come fu quella sera a La Morra, o qualunque portata tipica ci verrà proposto. Mi piace che Arte e Cucina vadano a braccetto. Un abbraccio anche a te.

MG – Sono d’accordo: “Arte, poesia, letteratura, lealtà ed eccellente cucina”. C’è qualcosa di meglio?

La Morra CN, 5 novembre 2017

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fotografie effettuate a “La Morra” – A sinistra l’artista Jessica Spagnolo, esecutrice del fotomontaggio ed autrice dell’opera “SOSPIRI” (al centro). A destra Mauro Giovanelli.

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VENITE VERSO LA CROCE

VENITE VERSO LA CROCE

La moderazione non è mai stata una virtù. Utile solo a deprivare i deboli della volontà di riscatto ad esclusivo vantaggio dei potenti.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI artista contemporaneo – “Venite verso la croce” – Tecnica mista su legno più cera – Dimensioni cm. 30×40 – Collezione Mauro Giovanelli

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AUTUNNO

AUTUNNO

Alla “Città Antiquaria” di Fossano (CN) acquistai questo dipinto su tela dimensioni cm. 125×70 nel momento in cui, era l’alba, un “raccoglitore” lo stava scaricando per consegnare al commerciante quanto rastrellato in giro. Lo adocchiai immediatamente. È capolavoro che non mi stanco di ammirare. Difficile possa affascinarmi tale soggetto ma questo… l’inquadratura, il bilanciamento delle masse, lo scenario decisamente autunnale, la raffigurazione dei particolari che, seppur “classicheggiante”, scivola nell’impressionismo per sconfinare con delicatezza, in alcuni punti, addirittura nell’espressionismo. Non è semplicemente rappresentata l’ansa di un fiume bensì un angolo del paradiso perduto in ciascuno di noi, sognato, vi sono impressi silenzio, quiete, distacco dalle cose nonostante con grande tecnica e maestria si notino contro il cielo foglie, rametti ed erba portati via da un vento visibile per i graffi che il pittore ha impresso su tutta la tela probabilmente usando spatola se non il manico del pennello.
Quest’opera ci invita ad entrare in essa.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Dipinto olio su tela collezione – Dimensioni cm. 125×70 – Collezione Mauro Giovanelli

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ALTRI TIPI DI VIOLENZA ALLE DONNE (e ai grilli) – EROSOEROS

ALTRI TIPI DI VIOLENZA ALLE DONNE (e ai grilli)
EROSOEROS

Avevo circa dieci anni, forse meno. Un vicino di casa, certo Musso, del tutto identico all’attuale ministro Poletti, la mattina di ogni sabato e domenica si alzava alle 4 e 30, puntuale come un cronografo svizzero co-assiale, per andare a pescare sulla diga foranea del porto. Calzoni alla “zuava”, calzettoni di lana con decori a rombo, scarponcini, berretto tipo “coppola” con paraorecchie risvoltati in su dove collezionava ami a go go, “panciotto” in pelle straricco di tasche di ogni dimensione su camicia di flanella a quadri, canna in resta, cesta in vimini a tracolla per le “prede”. Alle cinque usciva fischiettando (da qui la precisa cognizione degli orari) e lo si vedeva rientrare pari pari metà pomeriggio. La sera, dopo cena, bardato allo stesso modo ma con un ferro terminante a gancio al posto della canna ed altri strani aggeggi idonei a produrre fumo si inerpicava sulle colline che circondano Genova per catturare “grilli” ma non quelli del tipo che normalmente osservo in montagna, smilzi e verde chiaro, no, i suoi erano larghi e piatti, scuri, quasi neri, discrete dimensioni, i “canterini” disse una volta e credo fu l’unica che lo sentii parlare. Una delle finestre del suo appartamento era stracolma, appese ovunque, di gabbiette eseguite da lui stesso a regola d’arte dove pasceva gli ortotteri catturati. Nell’appartamento sovrastante abitava un certo Maressi insofferente al canto di questi simpatici insetti e nel sottostante il sig. Scovazzi aveva già il suo bel da fare con la moglie ninfomane. Un bel giorno il Maressi decise di far fuori quelle bestiole con DDT e apposito stantuffo in uso all’epoca… Lo osservavo divertito sporgersi fin quasi a rischiare di precipitare dal sesto piano ma ogni intento falliva miseramente poiché il para-diclorodifeniltricloroetano tende a salire (più leggero dell’aria) e per quanto le sue pompate fossero cattive, violente e decise, l’unico a rischiare di rimanere intossicato era proprio il killer. La storia finì nell’accordo storico che il Maressi raggiunse con lo Scovazzi il quale gli permise di trincerarsi in casa sua (tanto lui andava a controllare la moglie che si recava nella vicina caserma) fino a completo sterminio delle prede del buon Musso.
Ritornò la normalità. I grilli non furono più sostituiti. Terminarono le urla della moglie di Scovazzi (voleva uscire ad ogni costo tutte le sere) poiché venne ospitata in clinica specializzata. Da parte del Musso neppure c’era la necessità di togliere il saluto ai “sospetti” abituato come era alla compagnia di sé stesso e dei suoi figli, miei amici di infanzia, di cui nulla più seppi dopo che tutti i maschi si trasferirono in altra città causa l’urgente ricovero in manicomio della povera moglie e mamma.
Tutto qui. Potrà sembrare solo un banale, divertente e lontano ricordo d’infanzia. Lo è infatti ma da questa distanza ne colgo pure i risvolti tragici.

Mauro Giovanelli – Genova
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© Copyright 2016 Mauro Giovanelli

Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI ARTISTA TOSCANO – “Elettroshock” – Tecnica mista su legno – Dimensioni cm. 70 x 170

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LOGORÌO DELLA MEMORIA

LOGORÌO DELLA MEMORIA

Un canto divenne mio compagno.
Giunse da Recanati.
Scomposto, distratto… stavo al mio banco,
grembiule, fiocco azzurro,
colletto rigido e bianco
la prima volta che lo ascoltai.
D’improvviso… inebriato, attento, rapito.

Poi ovunque nell’infinita ricerca, senza sosta,
fino ad incontrare te. Sei soltanto ieri.
Nessuna ha avuto quel nome,
sempre lo stesso suono,
e con l’ultimo, recente grande amore,
tutti insieme stupefacente armonia.
Mista ad immenso dolore.

Vorrei gli attimi vissuti,
partendo dal tempo remoto del tenero, sublime,
esaltante toccar con mano,
sentirmi sfiorato, eletto, pregno di passione,
fino a ripercorrere ogni dopo,
completo, intimo, carnale
si riducessero ad unica visione priva di presenze,
ricordi, frenesia, angoscia, mancanze…

Solo pura contemplazione del sogno,
nella poesia trovare consolazione,
ferita aperta e mai cicatrizzata
anziché questi strappi nell’anima
che lacerano il pensare,
sanguinano per rimarginarsi, e ancora…
In un ferino turbinio.

Vagheggiare l’impossibile ritorno
a ciascun istante,
riviverlo con la stessa bramosia,
intensità, follia,
sebbene in conclusione, alla fine,
sia come accarezzare
il senso del morire…

Mauro Giovanelli – Genova
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© Copyright 2016 Mauro Giovanelli

Immagine in evidenza: Concorso Nazionale di Poesia “Perdersi nell’amore”

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BINOMIO D’ARTE D’ECCELLENZA IN UN INGRESSO VISTO DALLO STUDIO

BINOMIO D’ARTE D’ECCELLENZA IN UN INGRESSO VISTO DALLO STUDIO

A sinistra della foto: FULVIO LEONCINI artista contemporaneo – “Elettroshock” – 2010,2012 – Tecnica mista su legno più cera – Dimensioni cm. 100×140
Collezione Mauro Giovanelli

A destra della foto: Ritratto di notabile – Attribuito alla scuola di Giacomo Antonio Melchiorre Ceruti, detto “il Pitocchetto” (Milano, 13 ottobre 1698 – Milano, 28 agosto 1767) – Olio su tela – Dimensioni cm. 51×55
Collezione Mauro Giovanelli

Mauro Giovanelli – Genova
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