NULLA È OGGI

NULLA È OGGI

Non piangere adesso
che sono lontano,
distrai la mente, calmati,
fissa il tuo sguardo
su un petalo morente,
pensa piano, piano…
Respira profondamente,
domani terminerà
questa estate terrestre,
siamo al ventuno settembre
del calendario gregoriano,
sii serena, tornerà la primavera,
tutto si muove, nulla è oggi,
dunque le tue lacrime daranno
nutrimento ad altri fiori,
cadranno in calici formati dai colori
di ogni miracolo della natura,
benediranno le mie mani quindi ti prego…
Aspetta, trattienile con grande cura.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza: Opera dell’artista Binny Dobelli

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L’OROLOGIO DI PAPÀ

L’OROLOGIO DI PAPÀ

Amico…
sono stato messo in castigo dal sig. Facebook, credo che qualcuno ti abbia informato. Adesso i “cervelloni” del social sono molto più “sottili” nel punirti. Ti impediscono di interagire però vedi e leggi tutto. Per carità, mai stato così bene, dico davvero, e da questa “sospensione” ho scoperto che c’è sempre qualcosa da scoperchiare prima di giungere alla meta. Come posso spiegarmi? È giusto accada ciò se vuoi avvicinarti al limite. Esporsi, indignarsi, lottare. Nelle rarissime volte in cui ho digitato sull’icona mi è apparso uno dei tuoi innumerevoli lamenti poetici ed ho pure letto i soliti commenti cui di buon grado avrei voluto aggiungere questa mia digressione. Più per la “corte” che per te. Mi ero chiesto e ti propongo la domanda: Con chi te la stai prendendo? Se nulla hai da dire meglio zittirsi… Non ti piacciono i puntini sulle “i”? Come sarebbe possibile, nel virtuale, fare altrimenti? È automatico anche per gli analfabeti. Trovi superflua la conoscenza del greco e latino? Benissimo! Evitali.
Ignoravi forse che in Italia sono tutti allenatori di calcio, artisti e poeti? Adesso, come ho già avuto modo di riferirti in passato, questi ultimi hanno perfino il biglietto da visita con scritto “Tizio Caio – Poeta”. O Poetessa. Con la “P” maiuscola fra l’altro. Altrimenti come farebbero a ricordarlo la mattina, quando si svegliano (si fa per dire)? Amico! Bel piagnucolio comunque, commovente, estroso, buttato giù in uno di quei momenti di cui ho nozione solo mi sfugge un particolare: Ritieni che ad una folla variegata possano interessare i tuoi dolori alle ginocchia, la schiena? Che potresti essere un po’ folle? Minacciare di distruggere le tue opere che pochissimi sono in grado di apprezzare? Credi davvero spuntino le lacrime negli occhi del popolo di Facebook? Cerchi il senso della vita? Pensi di essere il solo? Insegui umiltà o compassione o cosa? Commiserazione? Riconoscimenti? Non ti pare di essere monotematico? Di girare in tondo al tuo problema, l’ “io” incompreso dell’arte… La tua anima (o cosa caspita essa sia per noi tutti) ed il corpo lacerati… Baricentri dell’Universo “Sono troppo grande!” che minaccia il suicidio. Chi esibisce pubblicamente e reiteratamente tale ipotesi mai farà il “grande salto” (per fortuna tua, mia, nostra)… Ti senti Leopardi? Allora viaggia con la parola oltre te stesso, emoziona, cerca di farci intuire l’infinito prima di provare dolcezza del naufragar dinanzi al tuo litorale.
Amico! Considerato che “viviamo pensando che la morte sia un fatto altrui” immagina quante persone rinfranchi con le tue sortite. Ai più procuri piacere, intimo, velato, nascosto; citi la tua sofferenza e loro si-eccitano (eccitano-si) e fra un “like” o “frase ad effetto” tipo “Gigante!”, “Meraviglioso!”, ecc… Godono nella consolazione di sapere che qualcuno stia peggio. Non lo sapevi?
Amico! Tu sei artista, pure pignolo, preciso, ordinato, di quelli che mettono i puntini sulle “i” di ogni opera. Basta osservare la cura con cui imballi il dipinto che spedisci, la catalogazione meticolosa di ogni tuo disegno, nello studio sai esattamente dove si trova il tale utensile, pennello, bozza, spatola… Dubito finanche ti possa disfare dei tuoi appunti, notazioni, esternazioni, poesie pure quella cui mi riferisco. A proposito! Forse mi è sfuggito (ribadisco di esser stato messo “dietro la Lavagna”, fra i “cattivi” del social) ma uno schizzo sul crollo del ponte Morandi a Genova avresti pur potuto farlo… Così! Per distrarti. Io te lo avrei suggerito se le comunicazioni con te, (Messenger a parte) fossero più… Fluide? Magari accompagnato da tre, quattro parole. Ha tagliato in due la città. Non si muore solo di pazzia, violenza… Gli “ultimi” sono ovunque… In questo istante, in qualsiasi punto del Pianeta ci sono sciami di fottuti individui che ammazzano, mortificano, mutilano, torturano donne, bambini, vecchi, giovani… Li umiliano. Stanno seduti nelle comode poltrone che un popolo ormai contento di essere schiavo ha posto sotto le loro natiche… Pochissimi mi hanno scritto durante l’esilio, neppure una telefonata… Quanto sono “scivolosi” i rapporti fra umani… Mi ricordano la parte affiorante degli scogli. Da bambino fino all’adolescenza frequentavo gli stabilimenti balneari “Nettuno della Cava” e gli “Strega” dove oggi sorge la “Fiera del Mare”. Tutta “Carignano”, l’ombelico de “La Superba” quindi del Mondo, si ritrovava lì. Agli “Strega” la granita era più buona. Incanto! A quel tempo sopravvivevano granchi, patelle, ricci, ippocampi… Adesso cemento per rare manifestazioni sportive e la montagna di vetroresina in esposizione durante il “Salone Nautico”. Ebbene là dove il mare lambisce appena la superficie calcarea si formano alghe (maggiormente viscide se basalto o granito dove attecchiscono con più difficoltà ma in filamenti) ed è necessario camminare con cautela, ci si può far molto male. Quante volte sono tornato a casa ammaccato! Così l’amicizia. Ci si spertica in “ti voglio bene”, “fratello”, “caro”, “carissimo”, “ci vediamo”, “dobbiamo incontrarci”, “baci”, “abbracci” e via di questo passo (dell’oca…) poi, per motivi oscuri (forse sono io a non coltivare tali “pratiche”) si sdrucciola lentamente nel silenzio… È una gran bella botta, decisamente doloroso quando ci si ritrova praticamente nudi, neppure uno straccio di Blue Jeans (Blu di Genova) a limitare i danni. Bah!
Amico! Con o senza puntini sulle “i” affermo che nell’istante in cui stavo leggendo la tua lamentela con questa lettera (commento) mi sarei permesso di suggerirti, come già rammentato in altre circostanze, di evitare di parlare pubblicamente dei tuoi acciacchi. Adesso non desidero sentirmi dire di farmi i c***i miei (come è mio costume del resto) a parte interessarmi di poche, rarissime persone.
Voglio raccontarti un insignificante accadimento che ti potrebbe incuriosire. Vincendo me stesso giovedì scorso (13.09.18) presi la decisione di portare il mio cronometro a far registrare poiché andava avanti cinque minuti al mese e sul quadrante si era accumulata quasi un’ora. In pratica da circa un anno spettava alla mia mente di toccargli il tempo. Ero già sull’uscio di casa quando pensai di tornare nel mio studio per cercare il vecchio Omega di papà, carica manuale, anni ‘40/50 onde evitare di rimanere a polso nudo durante il tragitto di ritorno (mai successo di programmare qualcosa). Quando lo trovai mi accinsi a dargli la corda e regolare le lancette. Rimasi sbalordito nel constatare che le sfere segnavano esattamente l’attimo… 16 e 46. Anche quella dei secondi nel cerchio in basso ad ore sei era sullo zero. Giuro che ebbi più di una pausa di trasalimento. È pur vero che avrebbero potuto indicare le 4 e 16 sebbene anche dividendo per due le innumerevoli probabilità esse restano tali. Il pensiero andò anche a mia mamma… Parafrasando lo splendido aforisma di Hermann Hesse:
“Anche un orologio fermo segna l’ora giusta due volte al giorno”
Mi viene da dire: “Anche a quelli che adottano tempi verbali appropriati, virgole e virgolette, citazioni ed ec-citazioni potrebbe capitare di scrivere qualcosa di buono almeno una volta. Come ai grandi artisti di mancare piccole, grandi occasioni per rivelarsi uomini.”
Ah! Un’ultima cosa. Io ci sono stato all’inferno. Ti assicuro che i gradini non scottano. Infatti sono inesistenti. Ci arrivi con volo planato stando comodamente disteso, fermo, immobile, in attesa… “Dormire forse…” Shakespeare aveva intuito qualcosa! (senza esserci stato ed ora più nulla potrà riferire.)
Spero tu stia bene, riesca a superare questo momento così da regalare ancora opere bellissime. Un caro saluto.
Mauro

P. S.
Aspetto qualcosa da te. Spero arrivi in tempo anche se ormai manca lo scopo.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza ricavata dal web

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FINE ESTATE

FINE ESTATE

La prossima estate
dovrai ricordare
questo istante,
non sarà anno terrestre
quindi vietato distrarsi,
prendi nota
delle coordinate
celesti in cui siamo,
sii precisa, è importante.
Il tempo scivolerà
come velo di seta
lungo il filo di una katana
e sarà frazionato, ribaltato
in innumerevoli fasi astrali
tra inimmaginabili dimensioni.
Tutto apparirà diverso.
Fa’ ciò che dico,
ci aspetta un nuovo Universo
e solo nel punto esatto
potrò afferrare la tua mano,
regalarti eterno vissuto.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza foto Mauro Giovanelli

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MITO

MITO

Scansiono il mio vissuto
e resto stordito di quanto
ho fatto, ora neppure un dito
vorrei aver mai mosso.
Non esser nato
sarebbe cosa onesta
sebbene inconsueto
solo pensarlo.

Passato e futuro
privi di sostanza,
cavalco il primo
e già son disarcionato
senza aver tempo
di montare il secondo.
Insostenibile eclissi
di compiuta passione,
orfano della malinconia,
addirittura privo
del senso di mancanza
la nostalgia mi consuma.

Dove sei sofferenza?
Negli ultimi tre anni
trafugati al mio volere
ti sei ripresa quel
che avevo conquistato:
L’Eternità! Mica poco.
Quindi?
Unica soluzione
percepire esser sogno…
Ecco ciò in cui oggi credo.
Leggenda, fiaba, mito
tramandati oralmente
dal narratore del destino..
Fantasia. Invenzione. Niente.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

Immagine in evidenza foto Mauro Giovanelli

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“LA PODEROSA”

“LA PODEROSA”

Ho gli occhi stanchi, stanchi,
stanchi di leggere, scrivere, guardare,
ho gli occhi stanchi a furia di
osservare ogni minimo particolare,
nulla mi sfugge, nulla, nulla…
Ho gli occhi stanchi di salino,
mare, tanto mare, albe e tramonti,
amare, ammirare, desiderare,
ho gli occhi stanchi di avere,
studiare, ritornare al verso precedente,
capire se è lui, o lei oppure sono io
a non indicare quale possa essere
la strada per arrivare almeno a un dio.
Uno! Sfiorarlo appena, percepirlo,
ho gli occhi stanchi di pensare
a ciò che l’artista avrà voluto dire
con i graffi sul dipinto, il numero
in alto, nell’angolo, non sono a caso,
non lui, e la pennellata che attraversa
la tavola, spirale, asse di evoluzione,
ho gli occhi stanchi di vedere
stupidità, ignoranza accettazione
di qualsiasi estrema, illimitata banalità…
Ho gli occhi stanchi di mancanza
della più totale, sconfinata libertà,
anche quella di morire, finire.
Ho gli occhi stanchi di afferrare
all’istante chi e cosa sei, siete,
siamo, anche tornando indietro
nel tempo, alle radici, vostre e mie.
Ho perso il senso della poesia
potrebbe non tornare più
la parola si è fatta pesante
ed il periodo è macigno
che mai ho assemblato,
trovava collocazione nel momento
in cui ne scolpivo l’incastro.
Ecco! Sono giunto in cima…
Lui… il “Che”, lo sapevo!
Inconfondibile la sua “Poderosa”
appoggiata ad un blocco, alla base,
polverosa, sabbia, sabbia, fango,
asfalto, sterrato, incrostata da infiniti
percorsi, sogni, grandi sogni…
Sta ammirando il tempio di Micerino,
respira a fatica, l’asma, il sigaro,
mi siedo spalle contro spalle
io guardo a Cheope e il fioco
bagliore della capitale, laggiù, in basso,
l’universo incombe, stelle, galassie
e mentre il cosmo ci cade addosso…
“È l’otto settembre!”
Lunga boccata, nuvola di fumo azzurro
si innalza a spirale verso la notte:
“Mi sono fermato al nove di ottobre,
il viaggio è ancora molto lungo.
Comunque arriverò.”
“Ero al corso allievi ufficiali quando
l’ho saputo. Ne avevi avuto percezione?”
Si alza, scende con leggerezza
gli alti gradoni… Resto solo.
Improvvisamente odo la sua voce
provenire dal buio, copre il motore
della potente Norton 500 M18:
“Avevo gli occhi stanchi. Nulla più.
Hasta la victoria siempre!”.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Tour Omnia Mustafa – Menfi e la sua Necropoli – I campi delle Piramidi da Giza a Dahshur (EN) Memphis and its Necropolis – the Pyramid Fields from Giza to Dahshur

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Nota dell’autore (richiesta):
La poesia è evidentemente onirica dettata dalla stanchezza (che identifico negli occhi) non tanto di vivere quanto dover assistere alla decadenza cui ci ha portato, a mio avviso, il modo di intendere la vita in società ovvero capitalismo sfrenato, corruzione, perdita di qualsiasi riferimento culturale. La lirica, per l’ateo o il sedicente possessore di “fede” anche se dovesse trattare di sesso, amore, ecc. deve sempre cercare “oltre” (“…almeno un dio…” che si può individuare ovunque o immaginarlo) ed a quanto leggo in giro non vedo alcun “spessore”, molte volte scritti osceni che, fra l’altro, pure vengono premiati quindi il “problema” è verticistico. Io sto scalando la piramide di Chefren (bellissima esperienza stare seduti in cima, soli) perché ho visto la “Poderosa” alla sua base quindi vado incontro ad un dio per porgli solo la domanda cui lui darà risposta nel momento che, arrivato alla base, sta per ripartire a cavallo della sua moto per inseguire il sogno. Faccio notare che quando in Bolivia assassinarono il “Che” (con la “consulenza” della CIA) egli era quasi rassegnato conscio, forse, che arrivare agli Stati Uniti America Latina ed affrancarsi dagli USA potesse essere troppo anche per lui.
Spero di essere stato esaustivo.

ANGOSCIA

ANGOSCIA

Il panico regna. I suoi attacchi ristabiliscono la gerarchia. Nelle pause ti vengono solo concessi l’illusione di essere padrone di te stesso ed il fallace senso di eterno.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini artista, “In nomine domine, 2007/2009, Mitria II 2007”, Tecnica mista su legno dimensioni cm. 54×49

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FOSSI INFINITO…

FOSSI INFINITO…

Se fossi Infinito lascerei scorrere
il libero pensiero oltre ogni eterna
realtà, al di là dell’estremo mistero,
coprirei distanze immisurabili
insinuando inesauribili terminazioni
di saggezza negli inarrivabili,
illimitati angoli dell’accresciuto
vuoto che, in funzione mia,
assumerebbe sterminato volume
fra labirintici, discontinui, ciclopici
equilibri di massa, spazio e tempo…
Senza principio, né fine, nascita
e morte nella composita perpetuità.
Sull’incommensurabile abisso infernale
la mia mano sovrumana getterebbe
sconfinata ombra glaciale…
Poi immense dita si stringono a pugno
e con vigorosa potenza, alla pari
dell’immaginario divino, ridurrei Tutto
alle dimensioni di un pidocchio…
Comprimo, amalgamo. Schiaccio.
Per ricominciare. Rivedere il progetto.
Correggere anomalie. Sfruttare gli esempi.
Vi darei un nuovo Principio senza terrore.
Non tornereste proprio ai vecchi tempi ma…
Se fossi Infinito sarei Amore.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini artista, “Rotasator”, “L’amor che move il sole e l’altre stelle”, tecnica mista su tavola, nr. 25 formelle cm. 30×30, dimensioni totali cm. 150×150

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Religio – θρησκεία

Religio – θρησκεία

Qualora Dio esistesse nella concezione che l’uomo se ne è fatta, tralasciando le oltre ottomila “confessioni” esistenti al mondo, non sarebbe onnipotente né immensamente buono poiché nel “donare” il libero arbitrio alla creatura a Sua immagine e somiglianza avrebbe annullato il Male rendendone impossibile il perseguimento. Altresì è inattuabile definire alcunché senza il relativo contrario, finanche ad Egli, ossia il riferimento che caratterizza e differenzia (bene e male, positivo e negativo, materia e antimateria, repulsione e attrazione, ecc.) pertanto un mondo deprivato del Male neppure potrebbe sussistere “buono” essendo questo “stato di cose” una normalità non recepibile (tra l’altro si farebbe a meno di individuare Entità ultraterrene al fine di debellare ciò che si ignora).
Consegue che Dio non si identificherebbe con “puro amore” (determinabile dall’esistenza dell’assoluta cattiveria) dovendo necessariamente contenere il “Male” per giustificare il Suo essere “Bene” superiore. Tanto meno onnipotente, ribadisco, essendo impedito ad estirpare il “Male” stesso che necessariamente porterebbe in Sé. Infatti dando per scontata Verità ciò che ci è pervenuto grazie a pazienti “scribi” che riportarono su papiri e pergamene la tradizione orale tramandataci, i così detti “codici” che compongono il Vecchio Testamento, il primo ineffabile e più grande olocausto della storia dell’umanità sarebbe proprio stato concepito e perpetrato da Dio (Diluvio Universale – Genesi, 7, 8, 9) che, si badi bene, a nulla parrebbe essere servito visto che siamo giunti fin qua nei modi e termini che la storia, ahimè, ci insegna e purtroppo constatiamo ogni giorno. A questo punto mi verrebbe da citare il grande Anacleto Verrecchia “Con la sua onnipotenza Dio ha deciso non solo di non esistere, anche di non essere mai esistito” ed il “Faust” di Goethe “…Dunque tu chi sei?” “Una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene”.
Improbo ottenere obiezioni concrete anziché proposizioni riconducibili alla “fede” di cui molti godono per volontà divina (qualora fosse il perché di tale discriminazione mi sfugge) e che autorizza loro a porsi su un gradino di superiorità in quanto “illuminati”. Da qui terreno fertile per i vari “integralismi”.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: FULVIO LEONCINI – In Nomine Domini 2007-2009 – Copertina di Libro d’artista

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