APOCALISSE IN PROVETTA (GIÁ PANDEMIA)

Apocalisse in provetta
(già Pandemia)

Il punto è che gettando un’occhiata fuori vedo lo spigolo del palazzo dei miei, sì e no saranno cento metri, il marciapiede, attraversi la strada, poi la piazza e ci sei, ma adesso sembra immisurabile distanza ed io, impedito a muovermi come deciso in alto loco, li sento in pericolo, tutti siamo in pericolo, e la quiete è atroce, credo abbia massa, di segno contrario però, estroflette, allontana invece di incurvare a sé lo spaziotèmpo che s’inarca verso l’esterno, quindi l’ambiente circostante non è più concavo ma convesso, dilata anziché ravvicinare, confido d’essermi spiegato, allora ogni traguardo diventa irraggiungibile, so di cosa parlo, del mondo ellittico e iperbolico, già ebbi occasione di superarne il confine, non che fossi proprio andato dall’altra parte ma ne segnai la parete divisoria, come dire pressai il limite con tale forza da formarvi una rientranza, il calco della mia sagoma frontale da cui, pochi istanti prima di esserne respinto, guardai tutt’intorno, vidi che la sera scivolava via ancor più disgiunta, così le ombre, la pioggerellina fina, il mare immobile, l’effetto bagnato dell’asfalto e il silenzio assordante, aspro sapore di rassegnazione, non proprio morte, non ancora, però qualcosa di propedeutico alla fine, di certo era non vita.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Settantanove scritti o giù di lì”, vita, amore, morte, i soliti discorsi – 2a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro – “Seventy-nine writings or thereabouts”, life, love, death and the usual – publications GEDI Gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro, second edition 2023 – Translation Italian-English: Philip Mc Court.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Seventy-nine writings or thereabouts”, life, love, death and the usual, second edition – Translation Italian-English: Philip Mc Court. – “Settantanove scritti
o giù di lì”, vita, amore, morte, i soliti discorsi”, second edition, publications GEDI Gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro

A MENO UN DODICESIMO DALL’AUTUNNO

A meno un dodicesimo dall’autunno

Assolata e deserta,
lunga, fredda,
larga distesa
di ciottoli e sabbia ocra,
corrente ventosa
insiste nel disperdere
il fragore dell’estate
ancora percettibile,
recente passato
non più visibile
che in causale tracciato
dal blu profondo
risacca depone,
mutevole confine
del litorale
che ogni ultima onda
schiaffeggia, accarezza,
avanza, aggrinfia,
si ritrae con rimestìo
di sassi bagnati.

Normale all’arco dell’orizzonte
è dardo la mia ombra,
incurante dei flutti
punta la prima stella
del curvo universo,
attende l’attimo,
fermare vagheggiate
e scomparse
presenze amate.
Sarà giudice l’attesa
lasciando amaro in bocca,
acre sapore di corda tesa.

© Copyright 2018 Mauro Giovanelli “Sensoriale” pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2018 – 2020 Mauro Giovanelli, “Pulsionale, poesia III Millennio” – 1a e 2a edizione, Vertigo Edizioni Srl, Roma
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale”, poesia III Millennio – 3a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro

HANNO SCRITTO PER MAURO GIOVANELLI:

Monica Vendrame, Fiore Sansalone, Eugenio Maria Gallo
In merito alla lirica “Spaventapasseri”, 1 dicembre 2016,
1a Rassegna Nazionale “Apri il cuore alla poesia”

«Un canto filosofico, si direbbe un canto di ricerca teso a rispondere al bisogno di conoscere il senso dell’oltre e, in primis, di cogliere e capire anche il senso dell’esserci, dell’essere. È con questa ansia di sapere che il poeta si rivolge alla “donna amata” quasi a volerle carpire il senso dell’abitare dell’uomo nell’universo o, meglio, tra “le grandi masse celesti” e “le particelle elementari”, cioè al centro del “Tutto”. E mentre si tende alla ricerca del “varco” per l’eterno trova pace alla propria ansia nella natura e nella serenità che proviene dal contemplarla».
Monica Vendrame, Fiore Sansalone, Eugenio Maria Gallo

Spaventapasseri

Non saranno certo coloro che hanno fede,
essi dicono, a farmi desistere dal cercare
la risposta, individuare la meta stabilita
dalla notte dei tempi, pure dal mio osare
voler comprendere perché ci si trovi qui,
tra la prescelta folla dei contendenti.
Gli indagatori dell’ulteriore sono
definiti sciocchi e superbi dai drogati
di antiche e incongrue narrazioni,
nel convincimento di essere eletti
alla conoscenza, chissà da chi e perché,
al punto di fossilizzargli la mente, il cuore,
l’anima, lo spirito, congelandoli nell’inerzia.

Dunque a te, donna amata, venerata
desiderata, dico solo, non lasciarti sedurre
da ingannevoli, primitivi miraggi, impedisci
che la notte ci avvolga, avvinghiamoci
nella nostra illuminata singolarità, tu sei me.
La disattesa promessa di aver separato la luce
dal buio è illusoria, da sempre il grande
splendore è compagno di ciò che fatalmente
ci lasciamo alle spalle e tenendoci per mano
rischiara il percorso imboccato,
non smorziamolo, impediamo alla vita
di ottenebrare il tempo che ci appartiene,
scambiamoci baci, abbracci, carezze, i corpi.

Impossibile sfidare l’enigma in solitudine,
già te lo dissi amore, siamo misura
di riferimento dell’Universo?
Se le grandi masse celesti interagiscono
obbedendo a regole certe e le particelle elementari
non soggiacciono ai medesimi principi
abitiamo noi fra queste due estensioni?
Saremmo quindi al centro di tutto?
E procedendo nell’infinitesimale o nell’immenso
arriveremmo a scoprire altre entità di mezzo?
La somma degli interi positivi fino all’incomputabile
genera un numero più piccolo di ciascuno di essi,
per di più negativo, ciò potrebbe indicare stravolgimento
di ogni precetto? Un domani senza confini?
Voglio condurti nell’inesauribile, donarci eternità.

Immerso in questo pensare eccomi giunto
nell’ospitale spiazzo dove avverto gli aromi
del nostro primo, sregolato prenderci.
Ora finissimi steli d’erba formano un morbido tappeto,
gli umori che un giorno avevamo disperso
in questo terreno gli hanno dato nutrimento.
Ruoto su me stesso e siedo sfinito ai piedi della quercia,
sguardo fisso verso l’attraente, soleggiata radura,
gambe raccolte, avambracci sulle ginocchia,
mani abbandonate. Indicibile tristezza non veder più
lo spaventapasseri né udire lo sfarfallio piumoso dei corvi
che gracchiando si alzavano in volo.

Nell’accendermi una sigaretta, gli occhi vanno oltre,
al distante pendio che chiude il cerchio,
assetato di assurda malinconia,
indugio a lungo nel contemplare i ruderi
di quell’antica, discosta abbazia.

© Copyright 2015 Mauro Giovanelli – “Forse è poesia” – 1a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2016 Mauro Giovanelli – “Tracce nel deserto” – 1a edizione pubblicazioni GEDI Gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2017 Mauro Giovanelli “Poesia III Millennio” pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2018 – 2020 Mauro Giovanelli, “Pulsionale, poesia III Millennio” – 1a e 2a edizione, Vertigo Edizioni Srl, Roma
© Copyright 2018 Mauro Giovanelli “Sensoriale” pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale”, poesia III Millennio – 3a edizione Pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro

SPAVENTAPASSERI

Spaventapasseri

Non saranno certo coloro che hanno fede,
essi dicono, a farmi desistere dal cercare
la risposta, individuare la meta stabilita
dalla notte dei tempi, pure dal mio osare
voler comprendere perché ci si trovi qui,
tra la prescelta folla dei contendenti.
Gli indagatori dell’ulteriore sono
definiti sciocchi e superbi dai drogati
di antiche e incongrue narrazioni,
nel convincimento di essere eletti
alla conoscenza, chissà da chi e perché,
al punto di fossilizzargli la mente, il cuore,
l’anima, lo spirito, congelandoli nell’inerzia.

Dunque a te, donna amata, venerata
desiderata, dico solo, non lasciarti sedurre
da ingannevoli, primitivi miraggi, impedisci
che la notte ci avvolga, avvinghiamoci
nella nostra illuminata singolarità, tu sei me.
La disattesa promessa di aver separato la luce
dal buio è illusoria, da sempre il grande
splendore è compagno di ciò che fatalmente
ci lasciamo alle spalle e tenendoci per mano
rischiara il percorso imboccato,
non smorziamolo, impediamo alla vita
di ottenebrare il tempo che ci appartiene,
scambiamoci baci, abbracci, carezze, i corpi.

Impossibile sfidare l’enigma in solitudine,
già te lo dissi amore, siamo misura
di riferimento dell’Universo?
Se le grandi masse celesti interagiscono
obbedendo a regole certe e le particelle elementari
non soggiacciono ai medesimi principi
abitiamo noi fra queste due estensioni?
Saremmo quindi al centro di tutto?
E procedendo nell’infinitesimale o nell’immenso
arriveremmo a scoprire altre entità di mezzo?
La somma degli interi positivi fino all’incomputabile
genera un numero più piccolo di ciascuno di essi,
per di più negativo, ciò potrebbe indicare stravolgimento
di ogni precetto? Un domani senza confini?
Voglio condurti nell’inesauribile, donarci eternità.

Immerso in questo pensare eccomi giunto
nell’ospitale spiazzo dove avverto gli aromi
del nostro primo, sregolato prenderci.
Ora finissimi steli d’erba formano un morbido tappeto,
gli umori che un giorno avevamo disperso
in questo terreno gli hanno dato nutrimento.
Ruoto su me stesso e siedo sfinito ai piedi della quercia,
sguardo fisso verso l’attraente, soleggiata radura,
gambe raccolte, avambracci sulle ginocchia,
mani abbandonate. Indicibile tristezza non veder più
lo spaventapasseri né udire lo sfarfallio piumoso dei corvi
che gracchiando si alzavano in volo.

Nell’accendermi una sigaretta, gli occhi vanno oltre,
al distante pendio che chiude il cerchio,
assetato di assurda malinconia,
indugio a lungo nel contemplare i ruderi
di quell’antica, discosta abbazia.

© Copyright 2015 Mauro Giovanelli – “Forse è poesia” – 1a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2016 Mauro Giovanelli – “Tracce nel deserto” – 1a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2017 Mauro Giovanelli “Poesia III Millennio” pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2018 – 2020 Mauro Giovanelli, “Pulsionale, poesia III Millennio” – 1a e 2a edizione, Vertigo Edizioni Srl, Roma
© Copyright 2018 Mauro Giovanelli “Sensoriale” pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale”, poesia III Millennio – 3a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro

HANNO SCRITTO PER MAURO GIOVANELLI:

HANNO SCRITTO PER Mauro Giovanelli:
“LE MUSE”, bimestrale di arte e cultura
ANNO XIX, febbraio 2019
Direttrice/Presidente Maria Teresa Liuzzo
Articolo a cura di Teresa Laterza (pagg. 22÷27)

NOTE BIOGRAFICHE

Mauro Giovanelli nasce a Genova il 27 febbraio del 1945. Si laurea in Scienze Geologiche, presso l’università di Genova e s’interessa di filosofia. Autore dalla personalità poliedrica, amante della lettura e della scrittura, ma anche della pittura e del disegno, ha dato vita a tantissime opere poetiche, di saggistica e narrativa ed ha partecipato e presieduto a diversi eventi artistici culturali di rilievo. Tra i suoi lavori (1):

  • “Il leggio a nove posizioni” Vertigo Edizioni srl Roma (romanzo).
  • “Il leggio a nove posizioni” Ediz. Icodicidimauro – GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “A destra di nessuna sinistra” Ediz. Icodicidimauro (critica politica) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Destra e manca” Ediz. Icodicidimauro (critica politica) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Barra a manca, timone a dritta, tutto a destra” Ediz. Icodicidimauro (critica politica) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Forse è Poesia” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Scrivo a Pasolini” Ediz. Icodicidimauro (saggio) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Poesia III Millennio” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Cinema & Arte” Ediz. Icodicidimauro (critica d’arte) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Sintonia Immaginifica” Ediz. Icodicidimauro (critica d’arte) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Viscerale” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Pulsionale, Poesia III Millennio” Vertigo Edizioni srl Roma (poesia/prosa).
  • “Pulsionale, Poesia III Millennio” 2a edizione Vertigo Edizioni srl Roma (poesia/prosa).
  • “Pulsionale, Poesia III Millennio – l’amore da qui all’eternità” 2a edizione Vertigo Edizioni srl Roma (poesia/prosa) – Ediz. Icodicidimauro GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro
  • “Le tessere del pàmpano” Vertigo Edizioni srl Roma (poesia/prosa).
  • “Ecco perché Juanita” (3) Ediz. Icodicidimauro (arabesco letterario) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Tracce nel deserto” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia, critica varia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Poesia III Millennio” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Sensoriale poesia III Millennio” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Viscerale poesia III Millennio” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Settantanove scritti o giù di lì – Seventy-nine writings or thereabouts” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesia – italiano e inglese) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Dalla risacca” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, aforismi) GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro.
  • “Affinché morte non ci separi” Ediz. Icodicidimauro (letteratura, poesie).

(1) Elenco aggiornato al 9 marzo 2024.
(2) Ediz. Icodicidimauro GEDI gruppo editoriale SpA, sito ilmiolibro, è self publishing.

Le sue opere sono reperibili su Amazon, IBS.it, lafeltrinelli.it e nelle Librerie Feltrinelli. Di prossima pubblicazione “Asso alla quinta” e, in fase di rielaborazione, “Ecco perché Juanita”(3).

È stato ufficiale di complemento, dirigente d’azienda, insegnante, immobiliarista, imprenditore. Si definisce un ricercatore dell’ignoto, scrittore per indole e predestinazione, indagatore della natura umana ed esploratore del mondo. Molti sono i posti da lui visitati: India, Uzbekistan, Russia, Turchia, Europa, Libia, Messico, Perù, Egitto, Sahara che hanno sicuramente contribuito alla formazione di una mente attenta, ricettiva, sensibile e dalle tante sfumature. Per la sua crescita, educazione e formazione lavorativa e professionale importante è stata la famiglia, ma anche i professori che l’hanno seguito nel corso dei suoi studi così come l’incontro con le letture di Pavese, Fenoglio, Caldwell. Così Mauro Giovanelli sintetizza la sua biografia breve in quarta di copertina di ogni testo: “Nato a Genova, asilo, elementari, medie, università, percorso netto, lineare, sempre regolato da lettura e scrittura anche nel tempo susseguente. Ufficiale di complemento per bizzarra circostanza, dirigente d’azienda per necessità, insegnante per passione, disegnatore per vocazione, imprenditore per presunzione, immobiliarista per occorrenza, ricercatore, visionario e altro ancora che all’istante non ricordo. Esploratore del mondo e indagatore della natura umana. Scrittore. (Quod scripsi, scripsi) Giovanni: 19, 22 – Born in Genoa, a clear, glitch-free journey through nursery, primary, high school and university – forever characterized by reading and writing, these latter to extend well beyond aforementioned journey. Reserve officer due to weird circumstances, company executive out of necessity, teacher out of passion, illustrator out of vocation, entrepreneur out of presumption, estate agent out of need, researcher, visionary and many more that elude me at this moment in time. Explorer of the world and enquirer into human nature. Writer. (Quod scripsi, scripsi) Ioannes: 19 : 22”.

Suoi contributi personali (rari) sono apparsi su “Il Secolo XIX”, “La Repubblica” e “Il Fatto Quotidiano”. Attualmente fa parte della redazione de “Il segno di Rocca di Papa” e ha stilato diversi articoli apparsi in seconda di copertina “Attualità”; brani vari di poesia, satira e sociale sono apparsi su “Memoria Condivisa” (fondazione che si occupa di mantenere viva la memoria di ogni avvenimento che riguarda le nostre radici). Un suo pezzo “Politica proverbiale” è stato scelto da Barbara Marchand (ex conduttrice di Radio Montecarlo, poi in RAI) per declamarlo nel suo canale personale youtube. Diversi sono i premi e i riconoscimenti conferitigli:

«Atlantide Edizioni “Primo Premio Nazionale di Poesia Perdersi nell’amore – Premio alla carriera conferito il 07/2017”»; «Atlantide Edizioni “Premio speciale Accademia mondiale della poesia” per la lirica “Primavera”»; «Atlantide Edizioni “Diploma D’onore e Menzione Prima Rassegna Nazionale Apri il cuore alla poesia con la lirica “Spaventapasseri”»; «Atlantide Edizioni “Diploma D’onore Primo Concorso Nazionale Il Sabato del villaggio, terzo Classificato, sezione video poesia con la lirica “Fossi Specchio”»; «Atlantide Edizioni “Primo Concorso Nazionale Il Sabato del villaggio” Premio Speciale della critica sezione lingua italiana con la lirica “Fémina Danae”»; «Atlantide Edizioni Secondo premio Nazionale di poesia, Menzione d’onore sezione video poesia con la lirica “I divini cavalli di Achille”»; «Atlantide Edizioni “Secondo premio Nazionale di poesia” Perdersi nell’amore sezione lingua italiana con la lirica “A meno 1/12 dall’autunno”»; «Atlantide Edizioni Seconda Rassegna Nazionale Apri il cuore alla Poesia, menzione speciale per la lirica “Come niente fosse”»; «Atlantide Edizioni Primo Premio Nazionale di Poesia Perdersi nell’amore menzione e recensione della lirica “Logorìo della memoria”»; «Pluriversum Edizioni Attestato di segnalazione per l’opera “Donna”»; «Pluriversum Edizioni Attestato di segnalazione per l’opera “La risposta”»; «Pluriversum Edizioni Attestato di segnalazione” per l’opera “Orizzonti”».

L’autore è inoltre presente in varie antologie: Prima rassegna nazionale “Apri il cuore alla poesia” (Atlantide Edizioni); Antologia di autori italiani – primo premio nazionale di poesia “Perdersi nell’amore” (Atlantide Edizioni); Autori vari – Il federiciano 2018 (Aletti Editore).
Con l’incarico di Conduttore e critico di mostre d’arte ha presieduto: Anteprima mondiale mostra “CINEMA & ARTE” dipinti di Carlo Rambaldi – Lamezia Terme RC, Teatro Grandinetti, 5/6 agosto 2017; VIII Edizione Mostra d’arte contemporanea “SINTONIA IMMAGINIFICA”, La Morra CN, Chiesa dei Confratelli di San Rocco, 21 ottobre 2017. Come giurato ha presieduto la prima edizione del Premio Artistico Letterario Internazionale “Athena Ars” e il primo premio Artistico Letterario Nazionale “La nebbia agli irti colli”.

MAURO GIOVANELLI: UNA MENTE ILLUMINATA – NOTE CRITICHE

La poesia di Mauro Giovanelli è soffio d’infìnito, apertura all’oltre, all’ulteriore, ricerca instancabile e inesauribile di significati nello scorrere dell’esistere. Momenti d’inquietudine si alternano alla pacata riflessione. Stati d’animo forieri di scoperte nuove, allettanti, sempre sospese tra il se e il forse di quegli interrogativi che rendono l’uomo poeta/pensatore del proprio tempo. E il tempo dell’autore è quello delle svariate “verità”, degli angoli oscuri della mente, dei sogni ad occhi aperti, delle velate malinconie dei ricordi, dell’amore garbato e passionale (ammirazione, venerazione) per il gentil sesso, ma anche di quello universale, che sembra avere un linguaggio comprensibile a pochi. I poeti, quei liberi pensatori che non si limitano a uno sguardo superficiale delle cose perché amano penetrare i significati anche di ciò che può sembrare banale, in quel “significante nonsenso che ha il gusto soddisfatto del possibile”. E lo sguardo di Mauro Giovanelli si adagia sulle incoerenze del nostro tempo, sulle scelte insidiose, sulla coltre di uno spazio angusto che genera reazioni e ribellioni a una morale imposta, cieca, sterile, mentre l’animo umano richiede carezze, comprensione, ascolto, calore, sperimentazione del tutto, libertà d’essere, vigore, spontaneità. Autentici, istintivi, pulsionali sono i versi del nostro autore che sgorgano fieri, come il soliloquio più intimo dell’io o un dialogo allo specchio, in cui nulla è celato e i ricordi s’imprimono nostalgici per necessità, in quell’attimo d’ispirazione della parola “poetica” che sa d’eterno. Nel rincorrersi dei versi, in una frenesia di stati d’animo, l’autore riesce a godere delle sue provocazioni che non hanno alcun intento di scandalizzare bensì di risvegliare dal torpore, gli animi, le menti e i corpi ingabbiati nella consuetudine delle “buone maniere” che, spesso, incasellando l’uomo in ruoli e schemi, lo spogliano della sua vera essenza. La poesia di Mauro Giovanelli è molto altro, non solo introspezione, meditazione sul proprio io, ma anche importante spunto di riflessione sui temi caldi, che inquietano la nostra società, come la violenza sulle donne, l’ostilità verso lo straniero, il terrorismo, una visione ampia, non condizionata dal nostro esistere, uno sguardo attento, lungimirante, capace di sondare i misteri dell’universo ma anche della natura umana e del suo agire. In questo si nota l’interesse e la preparazione dell’autore sui temi filosofici di grande importanza che da sempre contraddistinguono l’interessante mondo di quegli uomini pensanti: i “libera mente”, come lo stesso autore ama definirsi. Una poesia interiore, sociale, politica che ricama singolari tempi e significati in un percorso di ricerca che non si arresta davanti al mistero dell’incommensurabile. I versi di Mauro Giovanelli parlano di un uomo dall’intelligenza vivace e dalla personalità complessa, multiforme, dalle svariate sfaccettature, di notevole spessore culturale e umano. Un artista e un ricercatore dai grandi valori etici, che fa dell’attenzione un pilastro del suo modo di rapportarsi al sentire comune. Delicati, ma anche provocatori sono i componimenti, spesso di denuncia di una realtà iniqua che non merita quel silenzio/assenso di comodo, ma che necessita di gridare, forte, quelle verità scomode che richiedono giustizia. Mauro Giovanelli non si lascia plasmare o ammaliare dall’apparenza, egli avverte l’esigenza di andare in profondità, di scavare, di osare, restituendo alla parola “poetica” la dignità che merita. La poesia è verità dell’anima, pura essenza dell’io, nei versi del nostro autore che vanta moltissimi riconoscimenti artistici e culturali, esperienze e sperimentazioni di cui i suoi versi sono pregni. Il suo pensiero, come lo stesso autore ama ricordare, si sposa con quello di un grande del panorama artistico culturale, Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo e giornalista italiano del XX secolo. Un artista, Pasolini, culturalmente versatile, attento osservatore dei cambiamenti della società, nonché figura controversa che suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti, con i suoi giudizi radicali e critici anche sulla società dei consumi. Così il nostro Autore, per i coinvolgenti contenuti dei suoi folti scritti e per l’apporto che lo vede attivamente impegnato nei vari ambiti artistici e culturali, è destinato a lasciare un segno indelebile in questa nostra epoca, in una società in continuo cambiamento, poco attenta alle reali e urgenti necessità dell’uomo, oggi lasciato spesso allo sbando e senza punti di riferimento. Una mente illuminata la sua, un intellettuale dalle verità scomode, ma anche un amante dell’affascinante mistero del bello e della forza della determinazione, come si evince da questa sua esortazione – “Datemi una leva, immagine, dipinto, arte, gioia, sofferenza, purché esprima ciò che vi anima, le pulsioni, io vi descriverò il mondo” – che contraddistingue l’audacia di chi è destinato, con i suoi scritti, a far parlare di sé.

INTERVISTA

La sua è una poesia dalle mille sfaccettature, quasi un abbraccio universale allo scibile. Cos’è per Mauro Giovanelli la poesia?

  • Irrefrenabile esalazione dell’anima o qualunque cosa essa sia, coglie all’improvviso, necessità, bi- sogno fisiologico, desiderio di comunicare, liberarsi, confessare se stesso a se stesso, rimettere i peccati, divulgare la propria Verità.

Poesia e vita, un binomio dove non esiste una linea netta di demarcazione se non in riferimento…

  • All’amore e l’Ulteriore.

L’inquietudine nei versi di Mauro Giovanelli…

  • Al sostantivo da lei adottato aggiungerei i sinonimi tanto per evitare differenze anche piccole, solo apparentemente insignificanti: ansia e turbamento. Non sono forse il propulsore della vita? Quella vera intendo. In tale compagnia l’inquietudine consente di mettere a fuoco il nostro telescopio, in questo caso strumento abbastanza particolare poiché permette sia di traguardare molto lontano sia vicinissimo. L’inquietudine è energia, tutto, finanche per arrivare al nulla, anch’esso estremo interessante da esplorare.

Dalle sue poesie emerge il sentimento d’ammirazione e amore per le donne. Quanto è importante la figura femminile (compagna, madre, amica) per le sue ispirazioni poetiche?

  • Irrinunciabile. La donna è inizio e fine, ogni cosa esiste per lei e in lei. Il mio vissuto è funzione dipendente della donna, il pensiero, lo spirito sempre associato alla figura femminile e credo che dovrebbe essere un fatto normale. Neppure la definirei ammirazione ma venerazione, atto dovuto, forse l’unico vero sentimento d’amore quindi scopo, necessità, impellenza, completamento. L’altra parte dell’incastro perfetto per formare l’intero della loghia 22, testo gnostico di Tommaso, l’autentico insegnamento del Rabbi Jeoshu ha Nozri. “Allorché di due farete uno… troverete l’entrata del Regno.” Non sono del tutto convinto che questo possa valere anche per l’altra parte, non con la stessa valenza almeno.

L’osservazione del quotidiano è certamente una delle principali fonti d’ispirazione per i suoi componimenti, ma la sua poetica è intrisa d’interiorità e riflessioni sul senso dell’esistere, ce ne parli.

  • Interiorità, senso dell’esistere… quanto tempo ho a disposizione? Va bene, cercherò di essere conciso. Mi verrebbe da rispondere con una domanda. “Si potrebbe creare poesia evitando di esplorare noi stessi, interrogarci, indagare l’inconoscibile che siamo, che ci sovrasta? Di conseguenza considerare il senso della vita?” Personalmente ritengo sia impossibile o meglio, per quanto mi capiti di leggere, senza tali ingredienti non la definirei lirica ma espressione fotografica di ciò che appare. Torniamo al tele-microscopio, chi ne è privo non se lo può dare e non è in vendita. Nell’osservazione del quotidiano mi viene naturale creare associazioni che vanno oltre la mera visuale delle cose.

La concezione del tempo in Mauro Giovanelli.

  • In fisica il Tempo è funzione dipendente della materia, esiste poiché possiamo misurarlo attraverso il deterioramento e le modificazioni che quest’ultima subisce, ossia l’invecchiamento. È la quarta dimensione, netta, chiara di tutta la matematica e geometria dopo Euclide in virtù della dimostrata indimostrabilità del quinto postulato da parte del russo Nikolaj Ivanovič Lobačevskij’ e l’ungherese Nižnij Novgorod (contemporaneamente a insaputa uno dell’altro). Per Mauro Giovanelli… ho appena composto un aforisma che spero possa essere esaustivo: “Tempo è la distanza intercorrente fra mancanza e presenza. Nella direzione contraria apre all’infinito”.

Si definisce scrittore per indole e predestinazione, perché?

Innanzi tutto perché la scrittura mi accompagna dalle elementari, forse anche prima di saper comporre (ho ricordi indelebili dall’età di un anno), era lì ad aspettarmi. La prima poesia la scrissi in quarta, ho il manoscritto che sto cercando, è fra le pagine di qualche libro importante, purtroppo sono tanti; si riferiva a un vascello di pirati o corsari, in un mare in tempesta, il senso, l’incombere della morte. Non ho memoria di quando iniziai a leggere con cupidigia, “II corsaro nero” di Salgari ad esempio o “Viaggio al centro della Terra” di Verne. Resta il fatto che alle scuole medie (miste) “confezionavo” due temi diversi per lo stesso titolo, uno per la compagna N.A., l’altro per me. Sarei potuto arrivare a molti di più, almeno un altro per il mio amico vicino di banco, ma a quei tempi era necessario fare sia la “brutta” sia la “bella” e dovevamo consegnarle entrambe. Quando la professoressa di lettere ci scoprì, mi assegnò un posto vicino alla scrivania e nei “saggi in classe” mi assegnava i temi del Ginnasio. Scusi se mi dilungo, ma non credo che esistano scrittori, artisti in generate, che non siano tali per indole o predestinazione. Sotto quest’aspetto noto una certa inflazione, decadenza. Al teatro Grandinetti in quel di Lamezia Terme in anteprima mondiale nell’agosto del 2017presentai i dipinti inediti di Carlo Rambaldi (tre volte premio oscar per gli effetti speciali). Una signora si avvicinò e per presentarsi mi consegnò il suo biglietto da visita, dove sotto nome e cognome trionfava il suo titolo “POETESSA”. Pazzesco! Come ingegnere o geometra, avvocato. Lo stesso “poeta”, vero intendo, può esserlo oggi ma non più domani. Comandano l’ispirazione, irrefrenabili esalazioni dell’anima, necessità, bisogno fisiologico, desiderio di comunicare, liberarsi, confessare se stesso a se stesso, divulgare la propria Verità come ho avuto modo di dire poc’anzi. Oltre questo c’è il nulla.

Il silenzio come dimensione interiore e spazio-temporale della produzione scrittoria.

  • Salutare oltre che inevitabile. Il silenzio è roboante quando propedeutico alla “creazione”, perdoni l’uso di questo termine, è l’humus su cui sono coltivati sogni, speranze, riflessioni, utopie, angosce. È stella di neutroni che implode sulla sua propria massa liberando energia utile a riequilibrare il divenire.
  • Dio non gioca a dadi con l’universo”. Cosa le viene in mente?
  • Il grande Albert Einsten, sua la frase che ho adottato come titolo di un mio lavoro. Poi Giordano Bruno il più grande filosofo dell’umanità nonché il suo aguzzino Roberto Bellarmino, il primo disperso in cenere e fumo il 17 febbraio 1600 e l’altro fatto santo e dottore della Chiesa tre volte. Le discrasie di una società malata, la nostra intendo, forse irreversibilmente se non acceleriamo il rallentamento di questa pazza e insensata corsa. Tanto varrebbe, dunque, prendere la vita allo stesso modo della sequenza di frasi nonsense che il Conte Lello Mascetti, magistralmente interpretato da Ugo Tognazzi in “Amici miei” (1975, diretto da Mario Monicelli), sciorina al vigile attonito. La geniale filastrocca non è così paradossale come sembrerebbe.

Molte sue poesie sono di ripudio o denuncia rispetto ad alcune realtà. Può la poesia contribuire a risanare la società? In che modo?

  • Può! Anzi deve. A una condizione, che sia poesia.

Pasolini è una figura presente e importante per il suo scrivere, ci spieghi perché.

  • Perché ritengo sia l’ultimo messia, in senso laico s’intende, oltre che il più grande intellettuale del secolo scorso. La nota che ho voluto inserire nella poesia che gli ho dedicato, “ULTIMO Māšīāḥ” e riportata sul mio “Scrivo a Pasolini” immagino sia esplicativa.’ “Credo di essere entrato nella mente di Pasolini indipendentemente da quanto che è stato scritto e detto di lui, neppure per quanto assorbito dai suoi insegnamenti. Credo di essere entrato nella mente di Pasolini perché è lo specchio della mia anima e del mio modo di traguardare il mondo. Credo di essere entrato nella mente di Pasolini per il semplice fatto che nel momento in cui ascolto la sua parola essa s’incastra perfettamente con il mio ragionare”. I santi e santini non mi hanno mai impressionato, difficile che mi lasci condizionare da chicchessia, credo di essere davvero libero dalle catene della morale comune e dagli aberranti condizionamenti della società. Se oltre duemila anni fa un uomo chiamato Rabbi Jeoshu Ha Nozri ha meritato l’appellativo di Messia, allora Pasolini è degno di essere chiamato tale non per investitura divina ma grazie alla “regalità” del suo pensiero e i percorsi indicati. Credo che Pasolini avrebbe potuto essere protagonista di un miracoloso rinnovamento, l’unico e forse l’ultimo intellettuale in grado di poter risolvere la complicata convivenza fra gli umani e a questo fine il suo cuore palpitava. Credo che Pasolini sia stato pure un profeta, senza alcuna ispirazione divina, ma solo perché ogni sua previsione si è avverata quindi è il propulsore che fa interagire le mie sinapsi quando leggo le sue parabole. Ciò al fine di evitare qualsiasi fraintendimento che possa portare a strumentalizzazioni di vario genere, men che meno mistici o presunti tali.”. Pasolini è mio grande amico, mi tiene compagnia.

Il suo rapporto con la fede.

  • Altro aforisma coniato di recente che comparirà nella prossima raccolta “Sensoriale – Poesia III Millennio “. “Credente è chiunque liquidi ogni dubbio e incertezza rinunciando a cercare risposte”. A mio avviso occorre distinguere tra “fede” e “credo”. Nel primo caso posso ritenermi uomo di fede nel perseguire i miei principi dettati dal cuore e la mente; parafrasando Jean Paul Sartre (Le parole) “…vedo ovunque l’assenza di un Dio” dunque mi ritengo maniaco di tale amputazione. Nel secondo caso affermo di non credere e sono convinto che le religioni, ottomilacinquecento le varie “confessioni” al mondo, dividano i popoli e siano strumento di forte condizionamento al fine di alimentare conflitti. Il discorso è molto lungo e ignoro il tempo che abbiamo a disposizione oltre gli spazi dedicati della vostra rivista sebbene sia pronto a confrontarmi con chiunque. Se permette, espongo due citazioni che a tal proposito rispecchiano il mio abito mentale. Anacleto Verrecchia: “Con la sua onnipotenza Dio ha deciso non solo di non esistere, ma anche di non essere mai esistito”. Questa è anche arte del pensiero. Poi: “Tracciare un muro divisorio tra l’uomo e gli altri animali è un’assurdità della filosofia occidentale, perché tutti gli esseri viventi sono fenomeni diversi di un’unica sostanza universale.”. Leggete questo grande filosofo contemporaneo, germanista, addetto culturale all’Ambasciata d’Italia a Vienna, coadiutore alle pagine culturali di giornali italiani tra cui Il Resto del Carlino e La Stampa. Grazie alla sua padronanza del tedesco collaborò con Die Presse, Die Welt. Non parlava volentieri della sua vita privata perché, diceva, “di un filosofo o di uno scrittore ció che interessa sono gli scritti e non le vicissitudini personali”. Ho il privilegio di possedere una copia con dedica e firma autografa del suo “Giordano Bruno, la falena dello spirito”. Fu traduttore di Georg Christoph Lichtenberg, appassionato studioso di Giordano Bruno, Friedrich Nietzsche e, grande amore, Arthur Schopenhauer La sua è stata giudicata “la migliore prosa filosofica scritta in Italia”. Confermo e chiedo venia della mia logorrea, che quanto riferito solo apparentemente potrebbe sembrare poco attinente alla sua domanda. Tornando alla fede, il credo, le confessioni, la religione, i tre monoteismi abramitici, ecc. sostengo che nella filosofia ci siano tutte le risposte alla nostra portata. Accorperei matematica e fisica aggiungendo che mi sono limitato al grande Verrecchia per ricordarlo e rilevare che quando morì, nel 2012, i telegiornali gli dedicarono neanche lo spazio che assegnano per l’infortunio al ginocchio di un calciatore. A lui andava bene così ma per i nostri giornalisti è stato facile accontentarlo. Concludo con Aulo Gellio, Noctes Atticae, XX 4,9, “Religentem esse oportet, religiosus nefas [ne fuas]” ossia “E’ opportuno rileggere (religentem), cercare, invece essere religioso è cosa da evitare, nefasta” e una mia massima (Dalla Risacca, copyright 2022 Mauro Giovanelli): “Nella ricerca della verità, Dio è utilizzato alla stregua del segnalibro a indicare la pagina da cui ogni volta ripartire per giungere al colophon del testo. La trascendenza è pausa di comodo lungo il percorso della conoscenza.”.

Scrittura e follia, un binomio per molti versi necessario.

  • Follia certo, molto diversa dalla pazzia. Sì, sono interdipendenti, binomio indissolubile, necessario per vivere anziché sopravvivere e dove, come riferito poc’anzi, non esiste una linea netta di demarcazione se non con riferimento all’amore e l’ulteriore.

Scrivere è sperimentare ma anche guardarsi allo specchio. Quanto è d’accordo con quest’affermazione?

  • I miei ultimi lavori portano il sottotitolo “III Millennio” non perché mi ritenga meritevole, anche se lo penso, di rappresentare solo in parte questo segmento dei secoli a venire ma per il fatto di verificare ogni giorno il vuoto culturale e formativo intorno a noi con tutto quel che ne consegue. Ritengo che l’Occidente sia civiltà in decadenza forse già arrivata oltre il punto di non ritorno. Come accaduto in passato, e la storia ci insegna, l’ultimo tragitto della discesa è rovinoso, veloce e inarrestabile. Pensi che sono ottimista da sempre. Che altro mi resta se non sperimentare e sperare di essere letto, ascoltato per ciò che di buono io ritenga di poter dare? Per noi, soprattutto per le nuove generazioni che vedo con poche speranze, sogni, mancanza di punti di riferimento, valori. Tentare di compiere il miracolo. Ecco! Risvegliare le anime. L’esiguo spessore della classe politica in Europa credo sia sotto gli occhi di tutti, almeno di chi sa ancora vedere e ragionare. Gli Stati Uniti d’America, la stessa Russia, Cina, tutti prostrati dinanzi al solo, vero, autentico, idolatrato monoteismo che ci sovrasta: denaro e consumo ne sono la dottrina. Quale migliore indagine se non cercare di restituire ai giovani, propulsori di ogni cambiamento, il latino e greco antico, coltivare le arti, passione della lettura, i classici, rispetto del prossimo, solidarietà, ricerca di se stessi, amore e, in questo senso, il miglior utilizzo degli smartphone? Solo così posso guardarmi allo specchio senza dover abbassare gli occhi. E poi non potrei farne a meno. Dal punto di vista introspettivo, credo sia anche questo il senso della sua domanda, le rispondo così: per ciascuno quale miglior confessore potrebbe esserci se non l’altro di noi? Senza sigillo sacramentale ovviamente. Sì! Certo, sono d’accordo.

La sua poesia è anche provocatoria. Ci parli di questa esigenza.

  • L’esigenza è di scrivere ciò che mi è suggerito non ho capito bene da chi o che cosa abiti in me comunque si coniuga con il tipo di capacità intellettiva che mi è stata assegnata. In parole povere ho quest’occorrenza. Per quanto riguarda il pungolo da considerarsi sotto l’aspetto della “morale corrente” (nulla a che vedere con Kant) ritengo che la verità sia provocatoria ed io scrivo ciò che penso, e lo faccio per piacere a me stesso, gli altri vengono dopo. Ritengo che i moralisti siano uno dei veri flagelli dell’umanità, e questo in ogni campo. Mi permetta una divagazione e perdoni l’accostamento. Il grande Srinivasa Aiyangar Ramanujan (Erode, 22 dicembre 1887 – Chennai, 26 aprile 1920) è stato un genio matematico indiano e se abbiamo potuto atterrare su Marte o sulla cometa “Rosetta”, lo dobbiamo alle sue formule. Egli non ebbe modo di accedere ai testi specifici o seguire regolari corsi sebbene lo stesso Godfrey Harold Hardy (Cranleigh, 7 febbraio 1877 – Cambridge, 1 dicembre 1947) che lo portò in Inghilterra a frequentare la più prestigiosa delle Università, disse di lui. “I limiti della sua conoscenza erano sorprendenti come la sua profondità. Un uomo capace di risolvere equazioni modulari e teoremi in modi mai visti prima, la cui padronanza delle frazioni continue era al di sopra di ogni altro matematico del mondo, che ha trovato da solo l’equazione funzionale della funzione zeta e i termini più importanti di molti fra i più famosi problemi nella teoria analitica dei numeri; tuttavia non aveva mai sentito parlare di una funzione doppiamente periodica o del teorema di Cauchy, e aveva una vaga idea di cosa fosse una funzione a variabili complesse… non furono pochi coloro che lo osteggiavano, sia perché era indiano, sia perché era povero, non faceva parte dell’elite e la sua presenza fra loro la consideravano una provocazione. Comunque Srinivasa sosteneva che la sua ispirazione onirica gli fosse dettata dalla Dea Namagiri Thayar e che il Dio Narasimha gli mostrasse nel sonno alcuni codici dei quali al risveglio riusciva a trascriverne soltanto una piccola parte. Perdoni la digressione ma, facendo le debite proporzioni, credo che più o meno sia una cosa di questo genere tanto per completare il discorso circa la sua domanda e la mia convinzione che lo scrittore (artista, poeta, ecc.) sia tale per indole e predestinazione.

Il giorno dei morti

[…] Là in fondo,
alla fine del parco,
appena dietro il cimitero,
erano fredde le tue cosce,
denso e madido
profumo di fiori morenti
riempiva le narici,
e al riparo della sottile nebbia
l’ultimo cigolio dei cancelli
diede voce al silenzio,
e nella spenta luce
tutto si dissolse
fra le tue mutandine,
e baciarti fu importante.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Fossi specchio…

[…]Se fossi specchio
il tuo bagliore
attraverserebbe
indefinitamente
l’Universo Mondo
per riposare
alle mie spalle
l’Eternità. […]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

I divini cavalli di Achille

[…]Amore,
amare,
essere amato,
amaro
averlo perduto
così da rinunciare
all’affilata luce del sole
che leviga ogni dolore
e ombra benevola
accoglie tregua, silenzio,
mentre la vita scorre come carezza
sul muso del purosangue
che guarda verso il cielo. […]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Straniero

[…]Fino a quando esisteranno rappresentazioni politiche del Pianeta dilaniate da immaginari confini a rappresentare virtuali Stati e relative divisioni amministrative ciascuno di noi sarà straniero, anche in patria. […]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Reliquie

[…]Siamo reliquie
del fallace disegno di un artefice
privo di eterna ispirazione.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Così

[…]Neanche al tempo mi concedo.
Avvolgerò l’inquietudine,
e con l’involto sottobraccio,
fisserò il mio istante,
guardando al sole.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

La verità

[…]Quando si arriva al punto di aver capito tutto
per conoscere l’Ulteriore
altro non resta che il suicidio
prima che la Natura
ci colga impreparati.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

Immacolata di me

[…]Nel tempo ho capito,
che sei potere dell’anima
l’avevo solo intuito.
Dare e avere, dopo e prima sono in te.
Neanche nocchiero delle mie pulsioni,
schiavo della passione,
considero possesso
la penetrazione della carne,
invece ti appartengo,
mi genufletto e tu, per l’eternità
da me immacolata.
Ecco cos’è.[…]
(© Copyright Mauro Giovanelli)

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NOSTALGIA AL TEMPO DEL COVID

Nostalgia al tempo del covid

Ho pensato forte a te,
in verità ti desiderava il mio istinto,
allora, se lo dovessi raccontare,
bramavo accarezzarti con vigore
lungo i fianchi, ogni costola,
fino alle ascelle,
poi daccapo, le cosce e i polpacci,
ovunque lasciare impronte,
tracce di me sui seni,
fra i capelli, i glutei,
afferrare le tue spalle
e avvicinarti ancor più,
e chinarmi fra le tue intimità,
inspirare antico e carico aroma
del primo ciclo, la tua storia,
di quando eri piccola
e ti facevi tutto addosso,
le cure della mamma e l’affetto di papà
e ancor prima,
selvatico e sovrumano,
possente sentore di vita,
neppure dal concepimento,
ma del progetto, il senso dell’universo
per arrivare a questo momento.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale”, poesia III Millennio – 3a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Affinché morte non ci separi” – 1a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Settantanove scritti o giù di lì”, vita, amore, morte, i soliti discorsi – 2a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro – “Seventy-nine writings or thereabouts”, life, love, death and the usual – publications GEDI Gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro, second edition 2023 – Translation Italian-English: Philip Mc Court.

CORRENDO

Correndo

Mentre ti ascolto,
il tono, la voce,
profumo di pianto,
stupore di ogni roca inflessione
mi restituiscono immagini
di quella magione
dalle antiche stanze,
immersa al limitare
della nostra infanzia,
là dove il sogno s’infranse.

Aroma di pane caldo,
confine, biforcazione,
vite parallele, complici,
nell’attraversare il fiume saltellavi
fra un sasso e l’altro
ogni volta vacillando,
braccia aperte, distese,
farfalla intenta a guadare
il mistero che io scavalcavo sicuro,
guerriero di noi, tuo cavaliere,
appagavo ogni curiosità
cui anelavi da sempre,
i ruderi dai tetti sfondati, ranocchie,
primi germogli e ultime foglie,
e il muschio a indicare il nord.

Poi, distesi al tramonto
quando il cielo si scurisce veloce
e ogni volta qualcosa,
qualcosa avrei dovuto dire, osare,
a casa già ti aspettavano ansiosi,
sapevi ciò che provavo,
i nostri cuori battevano forte,
con i fiori di campo celavi il viso
nel dirmi è ora, disinvolta malizia,
pura come cristallo di quarzo,
e il gesto, ti alzavi rassettando
la gonna plissettata,
fili d’erba sulle bianche calze,
il mio viso fra le tue mani.
Mi stanno chiamando,
dicevi vezzosa, devo andare,
così mi baciavi, correndo.

© Copyright 2018 Mauro Giovanelli, “Sensoriale” – 1a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro
© Copyright 2020 Mauro Giovanelli, “Pulsionale, poesia III Millennio” – 2a edizione, Vertigo Edizioni Srl, Roma
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Pulsionale”, poesia III Millennio – 3a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro

JOSEPH MALLORD WILLIAM TURNER

Joseph Mallord William Turner – La nave negriera (The Slave Ship)
commento in italiano e inglese

Genova (italia) Palazzo Ducale, mostra degli impressionisti cui vennero abbinati “lavori” di inglesi e americani indubbiamente per l’esiguo numero di “pezzi” forniti in prestito dai musei del mondo. La Superba non si fa rispettare come una volta ma il modo di dare una lezione ai direttori dei vari Santuari dove sono custoditi i dipinti di Van Gogh (post impressionista), Renoir, Monet, ecc. ci sarebbe stato ovvero accostarli ai nostri “grandi”, i liguri dei primi ‘900 della statura di Rubaldo Merello, Cesare Bentivoglio, Antonio Schiaffino, Giuseppe Sacheri… e tanti altri che nulla hanno da invidiare a molti dei classici così detti “francesi”. Lo rimarcai al responsabile dell’organizzazione, rimase turbato nel constatare che una pecora potesse uscire dal “percorso” stabilito.
In tale circostanza ebbi comunque la sorpresa di ammirare dal vivo opere di notevole spessore fra le quali ne spiccava una, di Joseph Mallord William Turner, il cui “potente” magnetismo mi attirò a tal punto da soffermarmi a lungo ad ammirarlo pur trattandosi di un soggetto diciamo “paesaggistico”. Fu difficile staccarsi dalla sua luce generata da una dimensione a me sconosciuta. Raffigurava un vascello che lottava strenuamente contro gli elementi della natura vincolati da un patto infernale che li induceva tutti a scatenarsi sulla tela.
Non era il dipinto in questione, o forse sì, potrei dire una fesseria in quanto il mio interesse era così concentrato nel cercare di interpretare i vari toni che… il “tema” passò in secondo piano; al limite avrebbero pure potuto non esserci i complementi che davano il titolo al quadro tanta era l’ampia varietà cromatica i cui riverberi, avvicinandomi per capire il criterio adottato dall’artista, denotavano una particolare e suggestiva tecnica di stesura del colore di rado rilevata. In poche parole rimasi stupefatto e provai una punta di orgoglio quando successivamente, nel raccogliere informazioni su questo genio, ebbi modo di leggere: «…Secondo quanto scritto da David Piper nella sua The Illustrated History of Art, i suoi ultimi lavori venivano definiti come “fantastici enigmi” e il celebre critico d’arte inglese John Ruskin lo definì colui più di ogni altro capace di “rappresentare gli umori della natura” in modo emozionante e sincero».
Flutti implacabili, raffiche di vento accanite, riflessi di luce ora intensi ora appena riverberati, turbinio di nubi sfilacciate come le residue vele dell’imbarcazione il tutto in una commistione diabolicamente perfetta. Potrei anche suggerire di definirlo l’artista delle “calamità naturali” o “potenza degli elementi” ma non va ancora bene, ci deve essere una definizione che renda giustizia a William Turner.
Noterete di certo come in questo spettacolo passino in secondo piano le braccia degli uomini che fuoriescono dai flutti cercando di aggrinfiare l’aria per liberarsi dai marosi che, avviluppandoli ancor più saldamente delle catene, li accompagneranno al loro infausto destino, schiavi gettati in mare insieme ad ogni suppellettile allo scopo di alleggerire il natante. Poche pennellate maestose per raffigurarli, così come il vascello che viene “integrato” nella catastrofe, quasi una macchia, bestia ferita a morte in cerca di scampo.
Ecco! Questa rappresentazione riconduce all’Apocalisse. Ad un attento osservatore non possono infatti sfuggire gli unici esseri viventi in perfetto equilibrio con il contesto, guardinghi gabbiani volteggianti come bianche colombe sul tutto prestabilito… sordi alle miserie umane.
Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com
© Copyright 2015 Mauro Giovanelli
Immagine in evidenza: Joseph Mallord William Turner – La nave negriera (The Slave Ship) – 1840, Museum of Fine Arts (Boston)
Joseph Mallord William Turner-The slave ship (The Slave Ship)
comment in Italian and English


Genoa (Italy), Palazzo Ducale, Impressionist Exhibition where the works were matched by British and Americans undoubtedly for the small number of pieces supplied on loan from museums around the world. La Superba does not respect as it once was but how to give a lesson to the directors of the various Shrines where Van Gogh’s paintings are kept (post Impressionist), Renoir, Monet, etc. there would be or approach them to our “big”, the ligurians of the first ‘ 900 of the stature of Rubaldo Merello, Caesar Bentivoglio, Antonio Schiaffino, Giuseppe Sacheri … and so many others that have nothing to envy to many of the classic so called “French”. I remarked to him responsible for organizing, was surprised that a sheep was coming out of the “path”.
On that occasion I had anyway the surprise to see live works of considerable thickness including talking stood out a, by Joseph Mallord William Turner, whose powerful magnetism drew me to such an extent that dwell at length to see it although it is a subject we say “landscape”. It was difficult to break away from its light generated from a dimension unknown to me. It depicted a ship that fought strenuously against the elements of nature bound by a pact that led them all to lash out on the canvas.
It wasn’t the painting in question, or maybe yes, I could say nonsense because my interest was so focused in trying to interpret the different tones that… the “theme” went into the background; the limit would also could not be the complements that gave the title to such was the wide chromatic variety whose reverberations, as I approach to understand the criterion used by the artist, bore the mark a particular and evocative color rarely detected structuring technique. In a nutshell I was amazed and I felt a sense of pride when you later, in collecting information about this genius, I was able to read: «…As written by David Piper in his The Illustrated History of Art, his later works were referred to as “great puzzles” and the famous English art critic John Ruskin called it one more than any other that could “represent moods of nature” so emotional and honest.»
Relentless waves, fierce wind gusts, reflections of light now intense now just like the clouds swirl residual reverberated, ragged sails the boat in a devilishly perfect mingling. I might also suggest to define it the artist of “natural disasters” or “power of the elements” but it doesn’t go well, there must be a definition that does justice to William Turner.
You’ll notice how in this show overshadow the arms of men escaping from the waves trying to aggrinfiare the air to get rid of billow that, avviluppandoli even more firmly the chains, accompany them to their unfortunate fate, slaves thrown overboard together with all furnishings in order to lighten the vessel. A few majestic strokes to depict, as well as the vessel that is “embedded” in the catastrophe, almost a blur, beast mortally wounded seeking refuge.
Behold! This representation leads to revelation. To a careful observer cannot escape the only living things in perfect balance with the environment, watchful circling seagulls as white doves on all preset … deaf to human misery.
Mauro Giovanelli-Genova
www.icodicidimauro.com
© Copyright 2015 Mauro Giovanelli
Picture show: Joseph Mallord William Turner – The slave ship (The Slave Ship) -1840, Museum of Fine Arts, Boston

CRISI DI RIGETTO

Crisi di rigetto

Ciò che accompagna alla fine non è tanto la vecchiezza quanto una sorta di crisi di rigetto, sociale ancor prima che naturale, spirituale piuttosto che materiale, che produce senso di esclusione dalla vita perciò causa dell’inaridimento dei tessuti, originato più dalla crescente percezione di eccezionalità a essere partecipi di questo mondo che dal fisiologico deperimento.

© Copyright 2022 Mauro Giovanelli – “Dalla risacca…” – raccolta di appunti, riflessioni, note – Pubblicazioni Illeggìoanoveposizioni,
© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Settantanove scritti o giù di lì”, vita, amore, morte, i soliti discorsi, 2a edizione – “Seventy-nine writings or thereabouts”, life, love, death and the usual, second edition – Translation Italian-English: Philip Mc Court.

Rejection crisis

What accompanies us to the end is not so much old age as a type of rejection crisis – social long before natural, spiritual rather than material – which produces a sense of exclusion from life, hence causing tissues to harden, originating more from the growing perception of exceptionality in being a part of this world than from physical deterioration.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Seventy-nine writings or thereabouts”, life, love, death and the usual, second edition – Translation Italian-English: Philip Mc Court. – “Settantanove scritti o giù di lì”, vita, amore, morte, i soliti discorsi”, 2a edizione

QUEL CHE RESTA

Quel che resta

Una sera d’inverno, la città deserta,
molto dopo l’imbrunire,
mi capitò d’incrociare uno sguardo
che già qualche secondo prima
avevo percepito esser quello.
A farmi alzare il capo con tale certezza
non fu lo scalpiccìo che mi veniva incontro
ma il trasalimento da cui fui investito,
sussulto di gioia e timore
per esser finalmente giunto
in prossimità dell’arcano,
e cosciente di smarrirlo allo stesso tempo,
ed è perciò che lo rammento.
Quando emerse dalla penombra
la fissai più di un istante,
lei anche posò il suo sguardo su di me,
e nel procedere oltre l’intesa
abbassammo gli occhi chinando la testa,
poi ciascuno, nel rallentare l’andatura,
la reclinò di un quarto verso il passato,
e ciò che ci dicemmo fu profondo,
e solo adesso comprendo
perché la porterò sempre con me.
Ovunque, in ogni momento,
qualcuno è predisposto a te, o qualcosa,
è intorno a questo che tutto quanto ruota,
il resto è solo attesa e rimpianto.

© Copyright 2023 Mauro Giovanelli “Settantanove scritti o giù di lì”, vita, amore, morte, i soliti discorsi – 2a edizione pubblicazioni GEDI gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro – “Seventy-nine writings or thereabouts”, life, love, death and the usual – publications GEDI Gruppo editoriale SpA sito ilmiolibro, second edition 2023 – Translation Italian-English: Philip Mc Court.

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