A RUOTA LIBERA

PRIMA NOI…

Chiunque affermi: “Prima gli italiani, francesi, americani, senegalesi, cristiani, mussulmani, ebrei… ecc.” è già fascista.

NESSUN DALTONICO

Mi risulterebbe che siano di etnia bianca le ignobili educatrici di scuola materna sorprese a sottoporre bambini ad immondi maltrattamenti. Una vera “piaga” che non viene presa in considerazione dai politicanti che “cavalcano” il colore della pelle. Nessuno di questi è daltonico.

QUESTIONE DI CONFINI?

I Nobel per la pace vengono assegnati secondo la “convenienza politica” del momento forse, dico forse, nella speranza che tale riconoscimento possa far riflettere il designato di turno. Un po’ come per i “santi” anche se in quest’ultimo caso sussiste l’aggravante della regola “rimanga tutto in famiglia”. Fra cattolici intendo. Prima o poi i papi sono tutti “canonizzati”, qualche suora, missionari. Alla fin fine non mi è chiaro il motivo per cui non debbano essere “santi” il Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Ernesto Che Guevara, Nelson Mandela, Giordano Filippo Bruno, Ipazia di Alessandria, Don Milani, Pier Paolo Pasolini tanto per fare alcuni dei numerosissimi nomi che mi vengono in mente.
Questione di confini?

BEATITUDINI

Beati coloro che ignorano la propria carne, inconsapevoli arrivi ad essere ciò che diventerà. Il loro spirito, qualunque cosa esso sia, immagino sia greve.

BRAMOSIA

Le persone che inseguono esclusivamente potere e denaro sono sottosviluppati mentali della specie più pericolosa per il prossimo.

INSEGUIRE STANCA

In parole povere c’è da dire che il Mondo non gira più dalla mia parte ed io sono stanco di inseguire.

…ONI e CLONI
Dall’ultimo governo Berlusconi a Gentiloni, in mezzo tutti i cloni, restano 5000 km di rete autostradale inagibile più terremotati vari ed altro ancora… Gli stessi che dopo trenta giorni dal crollo del ponte Morandi a Genova, tragedia della quale sono corresponsabili, cominciarono ad indignarsi per presunti ritardi nelle decisioni del nuovo Esecutivo.

Mauro Giovanelli – Genova
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ORA ILLEGALE

ORA ILLEGALE

Da diverso tempo le lancette del mio orologio sono avanti di undici ore. Non hanno mai segnato il momento giusto.
Li ho imparati tutti a memoria.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Orologio a torre, originale epoca vittoriana, in rovere incisioni e intarsi, quadrante smaltato e decorato – Collezione Mauro Giovanelli

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A MENO UN DODICESIMO

A MENO UN DODICESIMO

Tre.
Accesso all’eternità. Esoterico, ternario,
primo dispari essendo uno nullo.
È trino nella riconciliazione,
il due, pari e primo primo,
diverge in opposte direzioni,
separa, allontana, non chiude il cerchio,
neppure potrebbe immaginare
il trascendente rapporto tra lunghezza
della fittizia circonferenza ed il suo diametro,
comunque sempre tre virgola
serie infinita di decimali
priva di periodicità,
irrazionale, impossibile quadratura
che già sarebbe più di qualcosa da cui partire.
Tre.
Unifica, chiude e circoscrive,
apre ai confini del Cielo, soluzione
del conflitto duale nel giudice terzo
sigilla il triangolo, espressione
geometrica, ritorno del multiplo
all’unità dalla quale un qualche Dio
forse ci osserva con telescopio euclideo
essendo il primo della serie, detta aurea,
stupefacente somma dei suoi predecessori,
geniale intuizione di colui cui si deve
dei numeri arabi l’introduzione,
impensabile determinare allineamento
di foglie, petali, rami, arbusti…
Costui ci arrivò ad aspirare il verde,
vicinissimo, tanto da goderne il profumo,
dissetarsi con brina e rugiada.
Tre.
Terzo decimale del quoziente
di un dodicesimo, dopo lo zero,
inizio e fine dell’Universo,
centro e periferia del Cosmo,
nulla e tutto, distacco e convergenza
vicinanza e divergenza…
E l’otto… Segno di infinito, padrone
di qualsivoglia dimensione,
serie piena della diabolica ruota.
Tre.
Compimento della più superba riflessione,
periodico fino all’inimmaginabile
nella specifica collocazione,
puoi correre con e su esso in perpetuo,
risultato di semplice frazione
data dalla somma degli interi,
positivi, fino all’infinito,
più piccolo di ciascuno di essi.
Per di più negativo.
Tre.
Gesù e Srinivasa
arrivarono a trentatré.
Tre.
Tu, io
e ciò che verrà.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Fulvio Leoncini artista – “Elettroshock” (particolare: ORA PRENDETE IL TELESCOPIO E MISURATE LE DISTANZE E GUARDATE FRA ME E VOI CHI È IL PIÙ PERICOLOSO) – Collezione Mauro Giovanelli

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Quali visioni?

Quali visioni?

Perché mi hai cercato
se ogni tuo attimo
di questo viaggio
affermi essere appagata?
Nessun tormento.
Pianificati alba, tramonto
e l’intermezzo
in programmi consoni
al peregrinare fra le genti
e tiepide, domestiche coltri.
Hai avuto tutto quanto
necessiti, circondata
di serena quotidianità
che forse neppure hai cercato.
Illuminato è il tuo pensiero…
Cosa ti ha spinto ad osare?
Quanto vorace il buco nero
della mancanza che,
improvvisa,
hai avvertito nella mente
facendola emergere
dai fulminei, sminuiti recessi
del tuo intimo vissuto?
Viscere, carne, nervi, pulsioni
obliati nel gesto consueto
sono ora esplosi. Quali visioni
risorte, repentine, eccitate
come orde di sogni mancati,
hanno scalfito lo strato
delle tue miti stagioni?

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagini in evidenza: Coyoacan, Città del Messico, casa di Frida Kahlo – Foto Mauro Giovanelli

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LA MANO DEGLI DÈI (da “Asso alla quinta”)

LA MANO DEGLI DÈI
(da “Asso alla quinta”)

Ero adolescente, impregnato di racconti, romanzi, cinema, sogni. Un giorno, pomeriggio d’estate, chiesi a mamma perché non avesse fatto l’attrice o la ballerina. “Ci si deve spogliare, mostrare le gambe di fronte a tutti. Non mi piace!” La stavo rivedendo… Risoluta, serena, bellissima, dolce nel troncare la mia curiosità mentre, di turno mazziere, mischiavo il mazzo al punto che quasi faceva schiuma. A volte la mente genera strani collegamenti.
“Questo è l’ultimo giro, non farò più carte. Taglia!”
Giuse: “All’altezza!”
Roditore: “Sono tanti!”
Rena: “Mi faccio una banana, ho bisogno di potassio”
Giuse: “Tu fatti gli affari tuoi, mi metto all’altezza dei resti. A te, Rena, ricordo che ci sono anche mele e pere, portale da casa le banane, questa è la terza…”
“Dai ragazzi, è tardi, asso parla. Che dice sua altezza?”
– Busso.
– Apro.
– Sì.
– Passo.
– Passo.
– Per tre.
– Me ne vado. “È rimasto qualcosa da bere?”
– Gioco.
– Sei volte!
– Va bene!
– Gioco.
– Sì!
– Vedo!
– Via! “Anche se gli hanno tagliato le orecchie da piccolo si vede lo stesso che è un asino” aggiunge fra sé e sé il Ciclope. Penso si riferisse all’avvocato, il “per tre”. Vito borbotta sempre, senza sosta mentre, con un occhio solo ipovedente, spilla la sua carta coperta a distanza ravvicinata, quasi toccandola con la punta del naso. Comunque nulla gli sfuggiva. Un maestro! E le sue sortite erano filosofia. Verità. Strali ineludibili.
“Distribuisco!
Sette su donna.
Re su dieci.
Dieci su asso.
Fante su dieci.
Un bel quattro per il mio otto. Parlano asso e dieci.”
– Trecento!
– Gioco.
– Sì!
Indossava una camicetta a fiori, i lunghi capelli neri tirati su, dietro, e trattenuti da un paio di forcine, gonna plissettata. Qualche ciocca sfuggita alla presa scendeva vezzosamente lungo il collo… “Dunque l’asso aveva bussato e su caduta di dieci esce con trecento… Mica poco… Fante e dieci sono entrati… Probabile progetto o inverosimile two back di dieci, possibile di fanti ma non l’asso sotto… Il sette e donna sono bolliti, c’è solo da sperare che il dieci e re in caduta non sia imbecille come spesso gli capita… Imprevedibili gli imbecilli, ha controrilanciato per sei… Però sta mangiando la banana…”
– Gioco.
– Anch’io.
“Signori procediamo:
Cinque su donna e sette.
Nove su dieci e re.
Sette su dieci e asso.
Tre su dieci e fante.
Re su otto e quattro.
Parla sempre l’asso”
– Ottocento!
– Passo!
– Resti! Me li gioco tutti… “Se abbandonano anche gli altri due, come dovrebbero, dopo il re ci sono donna e asso in successione… Vero come so di esistere… Del resto con caduta di 5 e 9 dovrebbe ritirarsi pure il più stoico degli stupidi… E il mangiatore di banane è distratto dalla sua preda… Bruciato! Il Pescatore Messicano ed il Ciclope saranno imbattibili per l’eternità. Dopo di loro “io” poi… Vuoto.”
– Me ne vado.
– Chiudo.
– Gioco! Eccoli!
“Tutto come previsto…”
– “Servo:
Donna su sette, dieci e asso…
Quello con regina esposta, il “per tre” ha un moto di stizza. Sciocco! Non sa che esser passato è stata la sua fortuna…
Asso su re, quattro e otto”
In un baleno giro la mia carta:
“Due assi con re. Mi dispiace, il piatto è mio.” E mentre raccolgo quella montagna di soldi Giuse scopre il suo asso sbattendolo sul tavolo, si alza come avesse una molla sotto il sedere, è furibondo, accende la sigaretta dimenticandosi di averne una fumante nel posacenere.
“E poi mi vieni a dire che la fortuna non conta!”
Gli tremano le mani, gira da una parte all’altra del salone alla maniera di un moscone impazzito, cammina finanche sulle pareti…
“Conta, conta…” bisbiglio piano.
“Hai culo! Ecco la verità. Mi hai fatto resti andando a cercare il quarto asso, ed io ne avevo due su due… Da manicomio! Non dirmi più che sei il migliore, hai una sorte sfacciata…”
“Ero convinto che tu passassi, non pensavo fossi pieno come un uovo” replico a testa bassa mentendo spudoratamente… Intanto riordino assegni e banconote…
“Ma che ca..o stai dicendo? Ragazzi avete visto anche voi… State tutti zitti?”
“Effettivamente ho avuto un pizzico di fortuna…” Mi azzardo a concedergli.
“Un pizzico? Mi vuoi anche prendere per i fondelli? Roba da non credere…”
Rena: “Beh! Signori, si è fatto tardi, sono quasi le quattro, direi di concludere qui se siete d’accordo… Domani… Ehm! Stamattina alle sette devo aprire… Giuse! Ti consiglierei di mangiare più banane, sei a corto di potassio…” E giù una risata collettiva, complice, solidale, zingara… Tutti stavano scoppiando, io ero viola dal trattenermi, non potevo provocare oltre l’avversario, mi lacrimavano gli occhi dallo sforzo…
Intanto nella coltre di fumo alcuni cominciano ad indossare giacche e cappotti, c’è chi va in bagno, altri spiluccano rimasugli, Giuse si guarda intorno smarrito, vorrebbe trattenerci fino all’alba, non si rassegna. Le regole si rispettano.
“Dov’è?” gli domando.
“Stesa sul divano, dorme!”
Mi alzo, la sveglio delicatamente con una carezza… Prendo la sua mano, sbadiglia con grazia, la aiuto ad indossare il piumino, ci avviamo verso la porta accompagnati dalla voce di Giuse:
“A venerdì, stessa ora… Che fortuna hai avuto! Almeno te ne rendi conto o no?”
“Si grande Giuse, non sono scemo… Fa parte del gioco” ed arrivati all’ascensore, rivolgendomi a lei…
“Amore! Hai mai pensato di fare l’attrice o la ballerina?”

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Francesco Tabacchi, “realismo magico”, olio su tavola, collezione Mauro Giovanelli

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LA PRIMA AMANTE

LA PRIMA AMANTE

Tutt’ora custodisco gelosamente, e consulto, il “Dizionario Dei Capolavori – della Letteratura, del Teatro e delle Arti” a cura di Aldo Gabrielli, Settima Edizione ULTRA, 1945 che fra i numerosi volumi presenti nella biblioteca dei miei genitori destò la mia attenzione fin da fanciullo. Quando adolescente ebbi consapevolezza di essere maschio la mia prima amante fu “La venere dormente” (non dormiente) del Giorgione, Tav. LXIX fra le pagg. 464 e 465 del medesimo testo.
La media di masturbazioni giornaliere raggiunse livelli impensabili. Mi viene il sospetto potessi essere io il satiro che l’artista sembrerebbe avesse deciso di cancellare dal dipinto in un secondo tempo.
Non esistono più i dizionari di una volta.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Tav. LXIX fra le pagg. 464 e 465 del “Dizionario Dei Capolavori – della Letteratura, del Teatro e delle Arti” a cura di Aldo Gabrielli, Settima Edizione ULTRA, 1945 – Il Giorgione, Giorgione o Giorgio da Castelfranco, pseudonimo di Giorgio Gasparini, “La venere dormente”.

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Natural durante

Natural durante

Senza accorgercene arriveremo
a poter fare a meno l’una dell’altro,
sarà come brace soffocata
lentamente dalla sua propria cenere,
improvvisa assenza del tono di voce della nonna
capace di narrare stupefacenti fiabe,
consapevolezza del limite
nell’osservare a terra, disarticolato,
l’aquilone distratto da improvvisa virata…
Però vorrei che almeno
sentissi il profumo di una cosa,
il suo dolce sapore, ma il pensiero è fuggito,
non rammento, mi verrà in mente per tempo,
vietato sbagliare, troppo importante
per me portarti oltre la vita…
Natural durante.

Immagine in evidenza: Antonio Schiaffino, pittori liguri fine ‘800 primi ‘900, olio su tela, collezione Mauro Giovanelli.

NON GRIDARE

NON GRIDARE

Questa
Estate
È stata
Stancante
Neanche
È bastato
Di una starna
Farne statua greca…
Sempre
Starnazzante
È sua natura
Istante dopo istante
Questione
Di stazza
Mentale
Livello culturale
Ignorare Atlante
Regge e non vede
Il Mondo
Priva di sestante
Confonde
Due con fante
Figurarsi Asso e Re
Seguiti
Da regine.
Sta calma
Non gridare
Ciò che amo
Sono il mare
E le Sirene.
Della palma
L’ombra mattutina.
Sognare
Piuttosto
Che remare.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza foto Mauro Giovanelli: “L’ora delle sirene”

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MI BASTO

Ho sbagliato! Del resto correva la necessità, mia, di modificare le precedenti edizioni delle opere presentate nella “competizione”. Non credo ai concorsi, in particolare di questo tipo dove hanno peso l’aspetto “commerciale” ed il “supporta me che io supporto te” somigliante al “voto di scambio in parlamento”. Diffido pure dei componenti le giurie. Mi sovviene la lettera che nel 1959 il grande Pier Paolo Pasolini, finalista del premio “Strega” con “Una vita violenta”, indirizzò a Salvatore Quasimodo a seguito della quale il sommo regista (e non solo) venne a sapere che quasi tutti i “colleghi” chiesero esplicitamente benevolenza ai giurati. Quell’anno fu assegnato (postumo) a Giuseppe Tomasi di Lampedusa per “Il Gattopardo”. Pier Paolo si pentì amaramente del suo unico momento di debolezza. Resta la sua enorme “massa”. Dubito della competenza dei componenti qualsiasi giuria, oggi più che mai.
Non ho tempo di leggere le altrui opere poiché scrivo molto per il piacere mio pertanto ho pochissimo tempo da dedicare alla “community” e pubblico me medesimo per il semplice fatto che le case editrici non investono più: Obliterato il “rischio d’impresa” anche nella cultura.
Ringrazio di cuore LUANA BOTTACIN per le sue spontanee quanto gradite recensioni al mio “PULSIONALE – POESIA III millennio”. A lei un abbraccio affettuoso.
Non parteciperò più ad alcun concorso letterario e/o similari. Mi basto.
Grazie a chi ha prestato attenzione ai miei scritti.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Lettera di Pier Paolo Pasolini a Salvatore Quasimodo.

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