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IMPUTATI E VITTIME ITALIANI (Assolvere chi porta voti, dimenticare gli altri ? Del tipo: “chi c’è, c’è, chi non c’è non c’è ?)

IMPUTATI E VITTIME ITALIANI
(Assolvere chi porta voti, dimenticare gli altri ? Del tipo: “chi c’è, c’è, chi non c’è non c’è ?)

Personalmente dei quattro tecnici italiani dipendenti della società di costruzioni Bonatti rapiti in Libia lo scorso luglio ne sento parlare, con dovizia di particolari, solo adesso. Ed erano vittime innocenti di cui due hanno perso la vita. Dei marò, che comunque devono rispondere, piaccia o meno e fino a prova contraria, dell’uccisione di due persone che hanno lasciato vedove e orfani, c’è stato un vero e proprio assalto alla baionetta da parte dei “media”, a cronista alterno, con ritmo quotidiano, senza soluzione di continuità. Perché? Mi sfugge qualcosa?
Mauro Giovanelli – Genova

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LA CONCORDIA COSTA…

LA CONCORDIA COSTA…

A suo tempo evitai di pronunciarmi sulla “Concordia”, quando nell’etere risuonava ancora l’eco dissonante di “salga a bordo, CAZZO!” rimbalzato tra i mille campanili della nostra Penisola per essere catapultato in tutto il mondo. Girai alla larga dai facili commenti essendo rimasto folgorato da un accadimento paradossale e dalla fotografia, allora passata ripetutamente sui teleschermi, della piccola di cinque anni che abbraccia la sua bambola, protette entrambe dal papà, morto con la figlioletta il 13 gennaio 2012. Ritenni che il silenzio e un foglio bianco fossero il modo migliore di rispettare le vittime. Tutte.
Anche in queste settimane me ne sono guardato bene dal formulare qualsiasi considerazione sull’incessante bombardamento di interviste agli immancabili esperti ed opinionisti circa le operazioni che hanno portato al “rigalleggiamento”; intervento senza dubbio delicato ma, mi sono chiesto, se non si riuscisse a raddrizzare un bastimento arenato, seppur di 115 mila tonnellate, cosa ci staremmo a fare alle soglie del terzo millennio che assiste ai vari di questi giganti per trasportarci nella laguna di Venezia? Eppure l’avvenimento fece “notizia”.
Adesso che il relitto è giunto a Genova aggrappato ai suoi bei cassoni ho sopportato con rassegnazione i quasi venti minuti concessi a Renzi in ogni Tg nazionale, un pistolotto che non ricordavo dagli incontri Berlusconi-Vespa nello studio di “Porta a Porta”. Infatti il buon Matteo, ad operazione conclusa, si è precipitato nella mia città come fosse il bagnino Nembo Kid, o Superman per i più giovani, intervenuto in contemporanea sia all’isola del Giglio che nella darsena del porto di Genova. In tal modo la gente ha potuto rendersi conto come, alla fine, sia stato lui ad averla raddrizzata con un soffio, un altro ancora per spostarla in tutta sicurezza nel golfo ligure.
Ma quando al TG RAI del 2 agosto scorso ho visto il primo piano di un ristoratore genovese, viso contrito, mentre chiedeva scusa per aver pubblicizzato il proprio locale con vista sul rottame, mi sono cascate le braccia. Non ho resistito, dovevo mettere nero su bianco. Costui è stato preso d’assalto dal solito nugolo di falsi moralisti, perbenisti a rate, “di Chiesa” (qualcuno un giorno mi spiegherà il significato di tale locuzione), indignati di professione, scandalizzati una tantum, disgustati sempre (di sé stessi), che il pianeta sia purtroppo costretto ad ospitare. Che dire dunque degli avventori che avevano all’uopo prenotato tavoli nella pizzeria? Pare fossero e siano tuttora moltissimi, di ogni nazionalità, non gli si stava forse offrendo un prodotto richiesto dal mercato? E in qualità di piccolo impresario non avrebbe diritto di fare esattamente ciò che le ditte aspiranti appaltatrici della disinfestazione, smaltimento e rottamazione stanno auspicando di ottenere? L’incremento del lavoro di baristi e camerieri non vale quanto quello dei metalmeccanici? Sbaglio o si è vagliata a lungo la possibilità di portare a Piombino l’attività di demolizione per “salvare” i precari della Siderurgia? Ma di cosa si parla? Sappiamo del pellegrinaggio turistico di cui l’isola del Giglio è stata meta e, per quanto se ne dica, ha tratto anche benefici da questa disgrazia; però mica è stata colpa dei gigliesi, o del loro sindaco. Sarebbe mai finita nella scena finale de “La grande bellezza”, simbolo perfetto del messaggio di Sorrentino, se un comandante non fosse impazzito? I cronisti non hanno sfruttato un’errata manovra marinara per aumentare la tiratura? I responsabili dei vari Tg non erano in competizione per ricercare lo scoop, l’ultimo comunicato, così da catturare pubblicità nelle loro reti? Avete notato quanto i politici siano stati lesti nell’allontanarsi dalla nave inclinata per risalirvi altrettanto ratti appena raddrizzata, inneggiando al genio italico? Tutti aggrappati alla carcassa, ciascuno secondo la bisogna, in perfetta “concordia”.
Alla fine chi hanno messo alla gogna? Il gestore di una trattoria genovese che ha dovuto emendarsi in diretta. Lo hanno indotto a chiedere scusa. Perché? Per aver agito conformemente al “sistema”, globale o no, che si autoalimenta in tal modo. Oggi 6 agosto 2014 vengo a sapere da tutti i notiziari che ai primi di luglio il comandante Schettino era stato invitato all’Università “ La Sapienza” e, nelle vesti di docente ed “esperto”, ha ivi tenuto una lezione su “come gestire il panico in casi del genere” (testuale). Oltre un mese fa dove erano i direttori dei vari telegiornali? Cazzo!

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PAPA FRANCESCO E LA GUERRA

PAPA FRANCESCO E LA GUERRA

Le guerre, apparentemente “innescate” da motivi religiosi, etnici e nazionalistici, sono in realtà pianificate da poteri che, in forza di una verità a loro rivelata, così dicono e fanno credere, trascinano i popoli allo scontro in difesa del più diffuso e assunto dei monoteismi, il Mercato. Questo fingiamo di ignorarlo mentre assistiamo alle quotidiane liturgie dedicate all’andamento degli indici delle Borse mondiali. Tale convinzione, adesso che gli USA dichiarano apertamente di voler combattere l’ISIS, mi ha fatto riflettere a lungo sulla domanda, a mio avviso chiara ed inequivocabile, formulata nell’agosto scorso a papa Francesco:
– Santità, lei approva i bombardamenti americani?
Per l’attenzione che rivolgo alla “politica” di Bergoglio, come ama farsi chiamare, mi duole sottolineare quanto la sua risposta sia stata deludente e contraddittoria, quantomeno indecifrabile come quelle di quasi tutti i governanti del Pianeta, ma forse non ne ho colto il significato profondo. Eccola:
– Quando c’è una aggressione ingiusta, posso dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto… riguardo ai mezzi con i quali intervenire questi dovranno essere valutati. Bisogna avere memoria di quante volte, pur di fermare l’aggressore iniquo, le potenze hanno finito per fare una guerra di conquista… tutti sono uguali davanti a Dio… ma disarmare l’aggressore è un diritto che l’umanità possiede…
Un diritto che l’umanità possiede… evito di entrare nel merito di quali potrebbero essere i parametri da adottare per riconoscere, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’aggressione ingiusta e come individuare il nemico iniquo; arduo soprattutto determinare chi sia deputato a stabilire ciò e gli strumenti da utilizzare a tale scopo. Quindi mi limito a riportare un estratto degli statuti relativi alla libertà e alla vita contenuti nel Vecchio Testamento:
Or queste sono le leggi che tu porrai dinanzi a loro… chi percuote un uomo sì ch’egli muoia, dev’esser messo a morte… darai vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, scottatura per scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione…(Esodo, 21,1 12 22 24)
Che ritroviamo anche nel terzo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana. Ecco i punti:
Chi percuote mortalmente un uomo qualsivoglia dovrà esser messo a morte… quand’uno avrà fatto una lesione al suo prossimo, gli sarà fatto com’egli ha fatto: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all’altro”. (Levitico, 24, 17 19 20)
Un vero e proprio compendio di procedura civile e penale, codici, regolamenti e relative pene da comminare.
Si dà il caso che sulla Terra, in Galilea, venne un uomo di nome Gesù che si recò a Gerusalemme per svolgere l’attività di predicatore itinerante. Con le sue parole raccolse grande consenso fra la gente della Giudea, indubbiamente ricettiva nel cogliere il messaggio in esse contenuto, al punto che i membri del Sinedrio ebraico, preposto all’emanazione delle leggi ed alla gestione della giustizia di quel territorio, ravvisarono in siffatta persona una minaccia alla loro autorità. Infatti il sommo sacerdote Yosef Bar Kayafa, meglio noto come Caifa, ne chiese l’arresto e la condanna a morte per mezzo del supplizio sulla croce, nonostante il Procuratore romano Ponzio Pilato fosse riluttante a infliggergli tale pena, addirittura lo riteneva innocente. “Repetita iuvant” dicevano i saggi latini, tradotto letteralmente significa “le cose ripetute aiutano”, perciò cito quanto andò predicando colui che per molti è il Cristo, ovvero il Messia:
Voi avete udito che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico: non contrastate al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; ed a chi vuol litigar teco e toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello. E se uno ti vuol costringere a far seco un miglio, fanne con lui due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un imprestito, non voltar le spalle. Voi avete udito che fu detto: ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figliuoli del Padre vostro che è nei cieli; poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno anche i pubblicani lo stesso? E se fate accoglienza soltanto ai vostri fratelli, che fate di singolare? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste.(Matteo, 5, 38÷48)
Questi versetti sono sempre una lettura interessante, impossibile trattenere la commozione. Comunque la storia è più o meno andata come ho cercato di riassumerla, il resto è aria fritta.
Adesso che le nazioni alleate contro il Califfato Islamico sono circa trenta tra cui, oltre gli USA, Italia, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Cina, Russia, ecc. a papa Francesco ripropongo la domanda però, per cortesia, mi risponda come se avessi sei anni:
– Santo Padre, lei approva i bombardamenti di questa coalizione?

Mauro Giovanelli – Genova
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ASSOLUZIONE

ASSOLUZIONE

Quel pomeriggio faceva molto caldo, insolito pur essendo metà luglio. Ho incontrato un amico, era depresso, ci siamo seduti al fresco sotto la veranda di uno dei pochi bar aperti, bevuto il caffè insieme e chiacchierato. “Non è per il fatto che ieri ci sia stata un’assoluzione clamorosa” – è sbottato – “in appello per giunta, che ha ribaltato il giudizio di primo grado, sarà giusto così, il punto è un altro: mi stavo chiedendo come sarebbe andata a finire a me se fossi stato imputato di tutti i reati attribuiti a quell’uomo, credo che sarei in galera da molto tempo. Hanno ragione i suoi accoliti” – ha aggiunto amareggiato – “la Giustizia va riformata radicalmente, non nel ritoccare le leggi però, ma le coscienze. Il problema è morale, oserei dire di fede cristiana”. Più o meno è il pensiero di Leonardo Sciascia, mi sono detto, nella sua prefazione a “Storie di ordinaria ingiustizia” di Genah Raffaele e Vecellio Valter.
Ci siamo salutati e mentre mi allontanavo pensavo che ieri, il giorno del pronunciamento della sentenza, è stata la prima giornata davvero canicolare. Collegavo ciò a quanto ascoltato poco prima e, inspiegabilmente, ad un saggio consiglio di Henry Charles Bukowski emerso dagli abissi della memoria. Sì, deve essere proprio il grande Hank ad averlo coniato. Ho subito rigettato un accostamento così blasfemo, non voglio credere che il libero convincimento del Giudice possa essere stato influenzato da uno scrittore borderline, impossibile che un Magistrato abbia fatto proprio “mai prendere a calci gli stronzi nelle giornate torride”.

Mauro Giovanelli – Genova
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Pubblicato su “Il Segno” nr. 13 del 1-31 luglio 2014 pag. 2 – ttp://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it – con il titolo “La giustizia influenzata da Bukowski mentre il Paese parla dell’assoluzione”.

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FAMILY DAY 2016 (lettera aperta ai detrattori di questa santa e sacra manifestazione)

FAMILY DAY 2016
(lettera aperta ai detrattori di questa santa e sacra manifestazione)

No! Non ci siamo care amiche e amici. Se continuerete su questa strada, sentenziare a vanvera, buttare giù commenti ingiuriosi della canea di persone che ieri, 30 gennaio 2016, hanno manifestato a Roma per difendere i vostri e i nostri diritti, non solo palesate ignoranza sul delicatissimo tema di cui trattasi ma rischierete di bruciare in eterno tra le fiamme dell’inferno. Quando si commentano fatti legati alla fede, la politica, l’etica, il rispetto dei figli altrui non è bello, oltre che inutile, alzare i toni, dovete imparare ad essere umili, tenere un basso profilo, mai eccedere, sia per l’importanza delle argomentazioni che vengono avanzate che nel rispetto di questi due milioni di cittadini (così dicono ma il Circo Massimo e strade limitrofe non ne possono contenere più di 300 mila) che si sono sacrificati anche per tutelare voi, invitarvi a vagliare, mettere in moto la vostra coscienza. Eh, sì! Non siate superficiali, pensate, ragionate, riflettete prima di giudicare, potrebbero anche esserci fatti e motivi imprescindibili dei quali solo “loro” sono a conoscenza. Ma li avete visti i volti trasognati delle suore, le spose del Signore? Spero non vi sia sfuggito con quale gioiosa partecipazione hanno presenziato all’evento. La medesima espressione che hanno la Elena Boschi e la Marianna Madia, sembravano tutte uscite dalle pale d’altare dipinte dal Beato Angelico. Perché quelle “sanno” cose che neanche potete immaginare, mica stanno attaccate ai fornelli con i bebè aggrinfiati alle gambe che fanno i capricci mentre preparano il pranzo per il marito che magari arriva a casa pure arrapato. Loro, le suore, pregano per noi, il papa, la pletora di vescovi e cardinali. Già che ci siamo avete notato questi “principi” della Chiesa come, nella maggioranza, sono ben pasciuti? Non devono certo rimuginare per le bollette di luce e gas, Tasi, IMU… ed è giusto così, altrimenti come ponderare sulla famiglia, studiare, meditare il modo migliore per renderci la vita meno “pesante”. Non si scherza con “l’ulteriore” che solo loro riescono ad intravedere essendone gli intermediari.
Come potete permettervi di criticare? Andiamo! Fate attenzione che tanto con affermazioni grossolane e non analizzate rischiate di essere maledetti per sempre. Dalla parte del torto già ci siete, trovarvi ancor più in difficoltà sarebbe disdicevole, inoltre potreste passare per irriverenti, bestemmiatori. La gente di fede, “di chiesa” come certuni definiscono i fedeli, locuzione che non ho mai capito bene, si farebbe un’idea sbagliata del vostro agire con il risultato di ottenere l’effetto contrario e non pregherebbero più per voi. Ma le avete viste le immagini di questo raduno? Tutte le reti TV proponevano passeggini, biberon, carrozzelle, padri (naturali) in jeans firmati, pullover tinta pastello e scarpe ginniche bianche che giocavano a palla con il piccoletto di tre anni, tranquilli, rilassati, pazienti, senza un moto di nervosismo, impazienza. Madri (naturali) con permanente o messa in piega fatta il giorno prima, sorridenti, compatte, eleganti, di “classe”. Non vi hanno dato un senso… come dire, di beatitudine? Verdi prati, non un pezzo di carta per terra, le mezze minerali vuote riposte negli appositi contenitori a reticella. Quella è gente che sa stare al mondo, cosa credete? Al confronto la pubblicità del “…a Natale si può dare di più…” è una suburra umana. Ogni tanto si intravedeva qualche politico, Lupi ad esempio, riconosciuto non tanto per le orecchie ma dagli ululati che lanciava attraverso i microfoni dei cronisti. Casini, il Pierferdinando… adesso non mettetevi subito a giudicare per il fatto che sia separato o divorziato due volte, con tanto di figli concepiti ad ogni tappa, il cattolicesimo è una religione confessionale (credo l’unica), tu pecchi tutta la settimana e alla domenica confidi le tue marachelle al parroco prima di ricevere la comunione. Tutto ritorna come prima. Semplice No? Fatevelo entrare in testa una volta per sempre. Quindi lui è “in regola”, come Salvini, Franceschini e tanti altri… “unione civile” con adozione non sia mai detto, ma… “famiglia allargata” sì, cristianamente si capisce.
La critica deve essere quindi moderata, incisiva e altrettanto chiara, senza eccessi, è noto quanto le parole urlate infastidiscano l’interlocutore, che è il popolo, il lettore, noi stessi, troppo chiassoso il raduno per i “diritti civili”, folcloristico, quasi allegro ma questi sono aspetti “spirituali” della vita, c’è poco da ridere. I cartelli! Gli striscioni! Avete visto come erano puliti, candidi, distesi ordinatamente, ben visibili, con slogan diretti, inequivocabili: “Il nostro no alle adozioni gay: non  c’è alternativa alla natura” ma… cazzo! Oh, scusate, vedete che ci si può involgarire, dobbiamo frenare gli istinti bestiali che sono in noi. Volevo dire ma… “Buon Dio se dalla notte dei tempi sei stato Tu a far venire alla luce anche esseri deformi, mutilati, microcefali, down, omosessuali perché te la devi prendere solo con questi ultimi?” Vedete? Mi rivolgo a voi che state leggendo. Avete preso atto quanto sia stato pacato? Il messaggio che si vuol lanciare non deve giungere distorto, amplificato, i timpani ne sarebbero infastiditi, quindi verrebbe respinto prima ancora di essere analizzato. Calma! Ci vuole calma, non mi stancherò mai di dirvelo. “Siamo qui per la famiglia e non contro qualcuno”, altro slogan, ecco come si fa, con placidità. L’avete visto questo cartello mentre intervistavano Sacconi? Sacconi… non vi crediate mi disturbi il solo vederlo ma mi doto di autocontrollo come all’improvvisa apparizione del muso di Giovanardi che blaterava qualcosa tipo “Sbagliato, sbagliato” e “Per la famiglia”, non come voi capaci solo di improperi, o qualche “Per Dio!”, che non è irriverente ma poco ci manca, lo dice il secondo comandamento che senz’altro conoscerete, non l’originale, ma quello modificato dal Concilio di Nicea in poi, che avrete imparato a catechismo o a scuola nell’ora di religione. “Renzi ci ricorderemo”. Ecco! Questa intimidazione che ho colto mentre l’inquadratura si è posata su Gasparri e la Meloni, è leggermente ricattatorio. Meglio! Che siano loro a perdere le staffe. Probabilmente è stato suggerito da Bagnasco gran condottiero della CEI, Conferenza Episcopale Italiana, quella che si occupa di tutto meno che della politica italiana. E Alfano? Difficile, lo capisco, mantenere i nervi saldi solo a pronunciarne il nome. E i Cristi e le Madonne sparsi ovunque? La Mussolini con il marito? Vengono a proposito! Imparate e valutate; lei è una vera cattolica, conosce il perdono, la misericordia… ma fosse stata al potere prima del fattaccio con la minorenne occorso al suo partner avrebbe provveduto a far eseguire la castrazione chimica a tutti i pedofili, ad esclusione dei preti. Ma i più belli sono stati due personaggi davvero singolari che ho posto nell’immagine in evidenza: La signora bionda, con un crocifisso altezza Brunetta in mano, aspetto accettabile, occhiali firmati, bel giubbotto in pelle, fattasi sadwich con un cartello sul lato “A” dove si poteva leggere “La natura si ribellerà alla legge sulle unioni civili” e sul lato “B” quello contro natura (ovvio): “L’uomo va contro natura con una legge, la natura per legge andrà contro l’uomo, Signore salvaci tu!!! (con relativa immagine pastorale)”. L’altro un soggetto fenomenale, anziano, barba da asceta, croce delle stesse dimensioni della complice, casacca di juta con una calcomania della Madonna seguita da “Servo di Gesù in Maria contro l’iniquità di Satana e dei suoi seguaci”. Sull’asta lunga del crocifisso in verticale dall’alto al basso “Senza far niente” e su quella corta in orizzontale “Di me non potete” che incrociandosi faceva “Senza di me non potete far niente”. Indubbiamente un fissato ma ritengo anche seguace di Piero Bartezzaghi famoso per i suoi cruciverba e collaboratore de “La settimana enig(mistica)”
Come al solito mi sono dilungato troppo, lasciamo quindi perdere Mons. Javier Echevarrìa dell’Opus Dei, Casa Pound Italia, l’eccessivo Adinolfi (Mario) che è pure onorevole oltre che cronista di “Radio Maria”, il cardinale Ruini, nonché tutti gli altri prodotti nostalgici della nostra Penisola. Concludo invitandovi dunque a non usare termini volgari, vocaboli scandalosi, ordinari, tali da offendere il senso morale. Si rende pertanto opportuno adottare parole acconce così da ingentilire anche la replica più ovvia.
Per questo devo assolutamente trovare il modo di descrivere la patologia di questo nugolo di gente dedita all’omofobia più becera, l’odio indiscriminato verso l’amore e il vivere civile, razzisti in tutte le sfaccettature che tale termine comporta, ignoranti, incapaci di pensare, bigotti, chiusi al progresso, conformisti nel senso deteriore del termine, falsi moralisti, ambigui, frustrati, asociali, paranoici, anacronistici, dissimulatori, integralisti alla stregua di quelli che quotidianamente vediamo alla televisione con la sola differenza che sono nati e cresciuti in un altro contesto sociale. Nella buona sostanza gente poco raccomandabile. Questo tipo di persone mi fanno paura, anzi ne sono terrorizzato, perché è gente capace di tutto meno che porgere l’altra guancia.
Eppure il papa all’angelus di stamattina 31 gennaio così si è pronunciato: “Nessuna condizione umana è esclusa dalla misericordia di Dio”. Che avrà voluto dire?

Mauro Giovanelli – Genova
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“FAMILY DAY 2016” è stato pubblicato il 3 FEBBRAIO 2016 sul sito www.memoriacondivisa.it:

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VENTO IDIOTA (IDIOT WIND) – SENZA PERDERE LA TENEREZZA Versione 2

VENTO IDIOTA (IDIOT WIND)
SENZA PERDERE LA TENEREZZA – Versione 2

Il Pontefice ha lasciato Cuba esortando il popolo, i governanti, e la Nazione tutta alla “rivoluzione della tenerezza”. Bella persona papa Francesco, da agnostico quale sono è la prima volta che provo emozione di fronte al capo della Chiesa Cattolica, e massimo rispetto: la borsa che si porta appresso un po’ logora, modesta, gonfia, la gestualità dell’uomo semplice, le scarpe nere “comode”, pianta larga e suola robusta, la papalina sempre in equilibrio precario che non sopporta. È una persona che “cade”, non teme di mostrare la sua vulnerabilità. Quando ha incespicato mentre saliva la scaletta dell’aereo mi ha strappato dalla mente la considerazione che in quell’istante non c’era alcun Simone di Cirene a raccogliere la croce, neppure una Veronica a detergergli con un panno di lino il volto sporco di sudore e sangue, che ha dentro di sé, nella sua solitudine. Lo vedo un uomo isolato nella battaglia che conduce per cercare di cambiare l’umanità. Si è alzato da solo, senza aiuto alcuno, con orgoglio, naturalezza e volontà incredibili. Soprattutto mi colpisce il suo sguardo sincero, aperto, con un’ombra di malinconia, sconforto, che ti dilania, penetra i tuoi dubbi, vorresti abbracciarlo, sento che ha necessità di aiuto, avverto che vive la sua fede con profonda convinzione, ma ho l’impressione che allo stesso tempo si renda conto quanto potrebbero essere vani l’impegno e la dedizione che profonde nella missione che gli è stata assegnata.
Il Vicario di Cristo si è poi recato negli USA presentandosi dinanzi al Congresso e successivamente al Palazzo dell’ONU, immagino portando alla Nazione più potente della Terra e a tutti i “governanti” lo stesso messaggio, il richiamo alla rivolta dell’amore.
Tenerezza! Deve essere una parola magica. Ha subito indirizzato il mio pensiero a una delle migliori e più complete biografie su Ernesto Che Guevara, giocatore di rugby, appassionato di scacchi, eccellente poeta, ottimo fotografo, medico competente specializzato in allergologia, appassionato lettore che passava con disinvoltura da Jack London, Jules Verne ed Emilio Salgari ai saggi di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung fino ai trattati filosofici di Bertrand Russell, sebbene l’esempio che lo attirasse di più fosse Mohandas Karamchand Gandhi conosciuto come il “Mahatma” ossia “Grande Anima”. Fu anche un provetto motociclista tanto che con la sua Norton, cui venne dato il soprannome di “La Poderosa II”, dopo la laurea viaggiò per tutto il Sudamerica, Bolivia, Ecuador, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala. A proposito della più importante guida spirituale dell’India, che teorizzava e praticava la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa fino a regalare l’indipendenza al suo Paese, Ernesto Guevara, dopo aver visto la povertà delle popolazioni che incontrava ed essere stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell’America Latina coltivando il sogno di vedere un giorno il Sudamerica come un’unica entità. Per arrivare a ciò riteneva quindi necessaria una strategia di ampio respiro che non poteva certamente identificarsi con la “non violenza”. Nell’itinerante momento della sua vita si fermò per prestare attività di volontariato presso il lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni. Quanti sono i legami che ci uniscono tutti! E lavoriamo solo per scioglierli. Basta una semplice parola, un gesto onorevole, per fare collegamenti impensabili, intessere una tela di bei gesti tutti mirati al bene comune, la fratellanza e la solidarietà… e l’amore. Almeno così capita a me. San Francesco! Che nel 1203/4, dopo la sua conversione maturata nel 1154 a seguito dell’esperienza della guerra fra Perugia guelfa e Assisi ghibellina, quest’ultima soccombente dopo la sconfitta nel 1202, e la conseguente prigionia, rimase sconvolto a tal punto da indurlo a un totale ripensamento della sua vita. Da lì iniziò un cammino di mutamento che col tempo lo portò “a vivere nella gioia di poter custodire Gesù Cristo nell’intimità del cuore”. Ciononostante pensò di partecipare alla Crociata, quindi provò a raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri III di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come cavaliere a questa missione era a quel tempo considerato uno dei massimi onori per i cristiani d’Occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammalò nuovamente ed ebbe un profondo ravvedimento. La malattia potrebbe essere stato un “segno” per far sì che non fossimo privati di questo santo? Il fatto è che Francesco rinunciò al proprio progetto e tornò ad Assisi. Da allora egli non fu più lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pregare ed in lui germogliò un crescente senso di compassione, che gli ispiravano i deboli, i lebbrosi, i reietti, gli ammalati, gli emarginati che si sarebbe trasformato poi in una vera e propria “febbre d’amore” verso il prossimo. In questo senso, e non solo, uno degli uomini più “illuminati” della nostra epoca, Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore e regista, un genio della erudizione mondiale, che mai viene citato dai mass media o dalla TV ed è tenuto pure ai margini della cultura ufficiale, come non fosse esistito, diceva: “Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e in servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui”.
Sta di fatto che Francesco, amante di ogni forma di umiltà, si trasferì dopo pochi mesi presso il lebbrosario di Gubbio, intitolato a “san Lazzaro di Betania”, restando con i lebbrosi e servendoli con estrema cura. Dunque il “Che” nel lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni, san Francesco 750 anni prima a prestare la stessa opera in Toscana, Pasolini a percorrere negli anni ‘60 le polverose periferie di Roma nell’estenuante ricerca di un perché alle ingiustizie di questo Mondo. Ciascuno spinto dalla necessità di tenerezza.
A volte penso che sia tutto inutile e vengo assalito da una profonda afflizione. Mi domando se quanto viene detto negli incontri fra Capi di stato, dai “politicanti”, sui quotidiani o nei dibattiti televisivi, nelle omelie pronunciate nei funerali dei morti ammazzati per i motivi più abietti, seguiti da applausi al passaggio dei feretri, insomma questa marea di bla, bla, bla in fondo non siano altro che parole al vento, un vento idiota, “Idiot wind” come cantava Bob Dylan negli anni ’70, che lasciano il tempo che trovano. L’ultima strofa di questa poesia/canzone dice “…vento idiota che soffia tra i bottoni dei nostri cappotti, che soffia tra le lettere che abbiamo scritto, vento idiota che soffia tra la polvere sui nostri scaffali, siamo degli idioti, bambino, è un miracolo persino che riusciamo a nutrirci da soli”.
Il resto lo conosciamo tutti, o quasi, ma il punto è rispondere alla domanda che di certo vi state ponendo, cioè per quale motivo mi sono infilato in questo discorso. Perché sono convinto che il Santo Padre conosca la vita e le opere del grande talento italiano che trovò la morte nella notte tra il 1º e il 2 novembre 1975, ucciso in maniera brutale, percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma, “crocifisso” da un balordo, uno dei tanti “ragazzi di vita” che voleva salvare. Credo che apprezzi anche il menestrello del Minnesota, il poeta del country e del rock, mica il Vicario di Cristo è uno che porta calzature di vernice rossa griffate Prada. Neppure ho dubbi che il papa non abbia letto la biografia sul braccio destro e consigliere di Fidel Castro, redatta da “Paco Ignacio Taibo II” e che consiglio pure a voi di dare un’occhiata. L’autore scrive: “Ernesto Che Guevara continuerà a farmi visita nei sogni, rimproverandomi come mai non sono in qualche parte del Mondo a costruire una scuola”. Il titolo del libro? Dimenticavo: “Senza perdere la tenerezza”.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “VENTO IDIOTA (IDIOT WIND) – SENZA PERDERE LA TENEREZZA – Versione 2” è stato pubblicato il 5 luglio 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it e inviato a Papa Francesco il 1° ottobre 2015.
Di seguito la sua risposta:

Egr Signore
Sig. Mauro Giovanelli
via______________
16129 GENOVA GE

La Segreteria di Stato porge distinti ossequi e, nel comunicare che quanto è stato inviato al Sommo Pontefice è regolarmente pervenuto a destinazione, esprime a Suo nome riconoscenza per il premuroso pensiero e Ne partecipa il benedicente saluto.

Ho riproposto questo pezzo per ringraziare Francesco della Sua attenzione. Allo stesso tempo mi pongo diverse domande ma, per non dilungarmi troppo, al momento desidero solo rendervene partecipi aggiungendo una riflessione: mi chiedo se in questo Paese il Pontefice non sia l’unica figura rassicurante. Sono certo di sì. I traumi che quotidianamente la politica ci impone diventano ogni volta più grevi. Altra considerazione, per quanto mi riguarda, è che nel quarantesimo anniversario della sua morte non credo ci sia miglior riconoscimento per il grande Pier Paolo Pasolini se non quello di essere entrato, pur nelle poche righe delle quali vi suggerisco la rilettura, all’interno della società occupando il posto che gli compete fra coloro che si sono spesi, e si prodigano tuttora, nella ricerca della tenerezza.

Mauro Giovanelli – Genova
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SENZA PERDERE LA TENEREZZA (Versione 1)

SENZA PERDERE LA TENEREZZA (Versione 1)

Oggi (22/9/2015) il Pontefice lascia Cuba e invita alla “rivoluzione della tenerezza”. Adesso è in volo verso gli USA, immagino per recare alla Nazione più potente della Terra lo stesso messaggio.
Grande persona papa Francesco, il suo richiamo alla rivolta dell’amore mi ha subito riportato a una delle migliori e più complete biografie su Ernesto Che Guevara, giocatore di rugby, appassionato di scacchi, eccellente poeta, ottimo fotografo, medico competente specializzato in allergologia, provetto motociclista tanto che con la sua Norton Modello 18 di 500 cc del 1939, cui venne dato il soprannome di “La Poderosa II”, dopo la laurea viaggiò per tutto il Sudamerica, Bolivia, Ecuador, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala. In questo itinerante momento della sua vita si fermò per prestare attività di volontariato presso il lebbrosario di San Pablo, in Perù, sulle rive del Rio delle Amazzoni.
Il “Che” era pure un appassionato lettore e passava con disinvoltura da Jack London, Jules Verne ed Emilio Salgari ai saggi di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung fino ai trattati filosofici di Bertrand Russell, sebbene l’esempio che lo attirava di più fosse Mohandas Karamchand Gandhi conosciuto come il “Mahatma” ossia “Grande Anima”. A proposito della più importante guida spirituale dell’India, che teorizzava e praticava la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa fino a regalare l’indipendenza al suo Paese, Ernesto Guevara, dopo aver visto la povertà delle popolazioni che incontrava ed essere stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell’America Latina coltivando il sogno di vedere un giorno il Sudamerica come un’unica entità. Per arrivare a ciò riteneva quindi necessaria una strategia di grande respiro che non poteva certamente identificarsi con la “non violenza”.
Il resto lo conosciamo tutti, o quasi, ma il punto è rispondere alla domanda che di certo vi state ponendo, cioè per quale motivo mi sono infilato in questo discorso. Perché sono convinto che il Santo Padre abbia letto la biografia sul braccio destro e consigliere di Fidel Castro, redatta da “Paco Ignacio Taibo II” e che consiglio pure a voi di dare un’occhiata. L’autore scrive “Ernesto Che Guevara continuerà a farmi visita nei sogni, rimproverandomi come mai non sono in qualche parte del Mondo a costruire una scuola”. Il titolo del libro? Dimenticavo: “Senza perdere la tenerezza”.

Mauro Giovanelli – Genova
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LA GASSA DELL’AMANTE E IL NODO ALLA CRAVATTA (arte marinara e concetto di stile)

LA GASSA DELL’AMANTE E IL NODO ALLA CRAVATTA
(arte marinara e concetto di stile)

Caro Schettino, quello che mi fa riflettere è che se fosse capitato a me, che so in un momento di follia, quello che è “successo” a te cercherei di non farmi più vedere in giro, mi nasconderei, farei cambiare il cognome alle mie figlie per evitare che in classe si sentano dire “Torni a posto, CAZZO!” Sto parlando sul serio, non tanto per te, ormai nessuno riporterà in vita i morti, quanto per il fatto sconcertante che, come te, in Italia ce n’è un’intera tribù, gente con la faccia più dura dell’acciaio al tungsteno. Un esempio a caso, e tanto per non fare nomi, i 185 del Parlamento che hanno cambiato casacca politica per puro opportunismo e convenienza personale, autentici vigliacchi, alcuni hanno addirittura “coperto” tutto l’arco costituzionale, gli Scilipoti, i De Gregorio, i Razzi, ecc. che poi sono anche brutti, viscidi, al loro confronto un’anguilla spalmata di grasso è carta vetro.
Tu puoi permetterti di trovare il coraggio di “apparire”, scrivere un libro, “Verità sommerse” o come cavolo si intitola, e trovare una casa editrice che te lo pubblica per il semplice fatto che viviamo in un Paese anomalo, moralmente sfasciato e ne approfitti. La colpa non è tutta tua, viene ripartita con quel migliaio di nostri parlamentari (negli USA sono la metà) che hanno gli stipendi più alti del Pianeta e continuano, sotto la gestione dell’esperta guida scout Renzi Matteo, a chiedere sacrifici ai pensionati e alle classi meno abbienti. Servi del Potere e del denaro; anche molti professionisti dell’informazione, giornalisti e conduttori TV hanno sposato la medesima filosofia di vita e vanno a braccetto con il Governo. Tu invece sei schiavo della tua spavalderia e di una mal riposta autostima. Comunque gli appartenenti ad entrambi i generi cadranno, prima o poi, nello stesso disgusto di sé stessi, e sarete tanti, tantissimi, di ogni categoria, vi esiliassero su un’isola deserta potreste rifondare una nazione.
E’ quindi logico che tu possa trovare la forza di agire come stai facendo quando al Parlamento Europeo siamo rappresentati da gente del calibro di BORGHEZIO. Però alla fine, vedrai, la tua vera punizione consisterà nel fatto di renderti conto che per il resto della vita sarai parte integrante di questa gente vile. Come dice nonno Kuzja (John Malkovich) nel bellissimo film “Educazione Siberiana” di Gabriele Salvatores, “La fame viene e scompare, ma la dignità, una volta persa, non torna mai più.” E a voi, cari signori, non ne è rimasta neanche una briciola.
Mi riferiscono che la gassa d’amante sia il più importante nodo dell’arte marinaresca e se non si sa fare è impossibile essere considerati eccellenti uomini di mare. Non metto in dubbio che tu sia in grado di realizzarlo ma almeno impara a farti bene il nodo alla cravatta, CAZZO!
Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “LA GASSA DELL’AMANTE E IL NODO ALLA CRAVATTA” è stato pubblicato il 15 luglio 2015 su IL SECOLO XIX con il titolo “CARO SCHETTINO, LA DIGNITÀ SI PERDE”

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