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“PROBLEMA” MATRIMONI GAY: FACILE DA CAPIRE…

“PROBLEMA” MATRIMONI GAY: FACILE DA CAPIRE…

Più libertà per il nostro prossimo, nell’ambito della legge e orientata all’amore, significa emancipazione e maggiore sovranità di noi stessi. E’ facile da capire. La pazienza però ha un limite, non si può essere sempre composti ed educati, qualche volta è necessario esprimere ciò che si pensa, tirar fuori la bestia che abbiamo dentro e, a proposito di animali, finché per questo falso problema continuano ad intervistare quel tizio che si professa cattolico… come si chiama? Possibile mi sfugga? Ha la faccia da bertuccia… il rolex al polso di uno degli arti inferiori, però è cattivo invece quei primati sono innocui, ha pure la testa leggermente a mansarda… ci sono! Lupi… Maurizio.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: Immagine: autore Claudio Bindella “La coesistenza degli opposti”. Claudio Bindella è un pittore di Milano dai colori molto accesi che si ispira, a volte, a pittori manieristi come Tintoretto e Pontormo. Tra la sua produzione ci sono diversi quadri a tematica gay.

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LA GASSA DELL’AMANTE E IL NODO ALLA CRAVATTA (arte marinara e concetto di stile)

LA GASSA DELL’AMANTE E IL NODO ALLA CRAVATTA
(arte marinara e concetto di stile)

Caro Schettino, quello che mi fa riflettere è che se fosse capitato a me, che so in un momento di follia, quello che è “successo” a te cercherei di non farmi più vedere in giro, mi nasconderei, farei cambiare il cognome alle mie figlie per evitare che in classe si sentano dire “Torni a posto, CAZZO!” Sto parlando sul serio, non tanto per te, ormai nessuno riporterà in vita i morti, quanto per il fatto sconcertante che, come te, in Italia ce n’è un’intera tribù, gente con la faccia più dura dell’acciaio al tungsteno. Un esempio a caso, e tanto per non fare nomi, i 185 del Parlamento che hanno cambiato casacca politica per puro opportunismo e convenienza personale, autentici vigliacchi, alcuni hanno addirittura “coperto” tutto l’arco costituzionale, gli Scilipoti, i De Gregorio, i Razzi, ecc. che poi sono anche brutti, viscidi, al loro confronto un’anguilla spalmata di grasso è carta vetro.
Tu puoi permetterti di trovare il coraggio di “apparire”, scrivere un libro, “Verità sommerse” o come cavolo si intitola, e trovare una casa editrice che te lo pubblica per il semplice fatto che viviamo in un Paese anomalo, moralmente sfasciato e ne approfitti. La colpa non è tutta tua, viene ripartita con quel migliaio di nostri parlamentari (negli USA sono la metà) che hanno gli stipendi più alti del Pianeta e continuano, sotto la gestione dell’esperta guida scout Renzi Matteo, a chiedere sacrifici ai pensionati e alle classi meno abbienti. Servi del Potere e del denaro; anche molti professionisti dell’informazione, giornalisti e conduttori TV hanno sposato la medesima filosofia di vita e vanno a braccetto con il Governo. Tu invece sei schiavo della tua spavalderia e di una mal riposta autostima. Comunque gli appartenenti ad entrambi i generi cadranno, prima o poi, nello stesso disgusto di sé stessi, e sarete tanti, tantissimi, di ogni categoria, vi esiliassero su un’isola deserta potreste rifondare una nazione.
E’ quindi logico che tu possa trovare la forza di agire come stai facendo quando al Parlamento Europeo siamo rappresentati da gente del calibro di BORGHEZIO. Però alla fine, vedrai, la tua vera punizione consisterà nel fatto di renderti conto che per il resto della vita sarai parte integrante di questa gente vile. Come dice nonno Kuzja (John Malkovich) nel bellissimo film “Educazione Siberiana” di Gabriele Salvatores, “La fame viene e scompare, ma la dignità, una volta persa, non torna mai più.” E a voi, cari signori, non ne è rimasta neanche una briciola.
Mi riferiscono che la gassa d’amante sia il più importante nodo dell’arte marinaresca e se non si sa fare è impossibile essere considerati eccellenti uomini di mare. Non metto in dubbio che tu sia in grado di realizzarlo ma almeno impara a farti bene il nodo alla cravatta, CAZZO!
Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “LA GASSA DELL’AMANTE E IL NODO ALLA CRAVATTA” è stato pubblicato il 15 luglio 2015 su IL SECOLO XIX con il titolo “CARO SCHETTINO, LA DIGNITÀ SI PERDE”

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I FANNULLONI

I FANNULLONI

Certo che vedere in tutti i telegiornali le stesse immagini accompagnate dai medesimi edulcorati commenti sul “caso Etruria” (in questo modo definisco lo scandalo degli “Istituti di credito” salvati dal Governo perché è in quella banca che sussistono spudoratezza e oltraggio alla morale comune), seguite a ruota da quelle relative ai “fatti di Quarto”, come fossero due grandezze commensurabili, è davvero intollerabile.
Per fortuna veniamo allietati da un preciso e circostanziato servizio sui così detti “fannulloni”, ovvero i dipendenti pubblici. Pertanto possiamo goderci il vigile in mutande che timbra il cartellino, oddìo… in mutande… piuttosto direi slip, belli corti come la maglietta della salute, e aderenti al punto da lasciar intravedere la potenza dell’apparato riproduttivo, ma… qualcuno, che so magari la moglie o la compagna che lo stava aspettando per completare il dovere coniugale, gli avrà detto che esistono anche i boxer?
Pazienza! In ogni caso mi domando se fortuitamente i parlamentari non siano a loro volta  da considerare “dipendenti pubblici” perché, finito l’interesse di coloro che ci informano adeguatamente circa i famosi “pianisti”, ossia quelli che votano anche al posto dei compagni di partito assenti, risulterebbe che nei Palazzi del Potere ci sia un forte disimpegno. In merito ci sono apposite tabelle o graduatorie, come negli ippodromi, dalle quali si evince il primo che annualmente taglia il traguardo. Tanto per non fare nomi sembrerebbe che in diciotto mesi Verdini sia stato al Senato dodici giorni, Ghedini appena 2 (due) e via di seguito a scalare, o salire secondo i punti di vista. Addirittura c’è chi farebbe l’onorevole per hobby prendendo alla lettera quanto pubblicato da “L’Espresso” (dati: OpenPolis).
Quindi? Beh! In parte sono giustificati dal fatto che tra senatori e deputati sono 931 individui contro i 535 degli USA sebbene dal punto di vista cattolico, considerando che molti si professano rigidi osservanti delle Scritture quando si tratta di decidere sui diritti civili, ricordo loro il seguente passo:
“Tu, figlio d’uomo, ascolta ciò che ti dico; non essere ribelle come questa famiglia di ribelli; apri la bocca e mangia ciò che ti do”. [Ezechiele 2,1-3,9]

Mauro Giovanelli – Genova
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CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA

CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA

Gli anni ’60 sono stati favolosi, magici, le nuove generazioni devono credermi, un periodo unico, si sono verificate circostanze abbastanza difficili da ripetersi, un po’ come accadde per la corrente degli impressionisti, in Francia soprattutto, o la scuola dei pittori liguri primi ‘900, o la concomitanza dell’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre con la massa e dimensione del nostro Pianeta e la sua distanza dal sole, un miracolo che consente la vita. Per chi li ha vissuti una consolazione in più del tempo che se ne va.
Abbiamo avuto la cinematografia dei Fellini, Risi, Monicelli, Visconti, Antonioni, Kubrick, Bergman e attori del calibro di Gassman, Tognazzi, Sordi, Manfredi, Mastroianni. La letteratura con Fenoglio, Pavese, Calvino, Pratolini e tanti, tanti altri, americani, francesi, tedeschi, russi e ancora italiani non menzionati ma secondi a nessuno. Ovunque nasceva cultura. E musica. “I Nomadi” è stato il gruppo pop rock, fondato nel 1963 dal tastierista Beppe Carletti e dal cantante Augusto Daolio che, fra i “nostrani”, osservavo con maggiore attenzione e rispetto per la sonorità e il messaggio di denuncia e impegno sociale che sin dagli inizi trasmise. Il nicciano (nietzschiano) “Dio è morto” con richiami nel testo, secondo il mio personalissimo parere, alla poesia “Urlo” del grande Allen Ginsberg”, fu una meteorea sonora che penetrò nelle menti dei giovani. I Beatles li ho visti a Genova il 26 giugno 1965. A loro preferivo i Rolling Stones, che sono stati nella mia città il 9 Aprile 1967, e Bob Dylan che vi si esibì il 4 luglio 1992. Ritornò in Liguria nel 2001, sempre a luglio, durante il famigerato G8 e, volendo ascoltarlo di nuovo dal vivo, la sera del 20 andai a La Spezia dove spostarono il concerto per motivi di sicurezza.
Genova era stata occupata, circondata, sbarramenti e cancellate ovunque, polizia, presidi di carabinieri, vigilanti in borghese, brutti ceffi mai visti dall’inquietante aspetto di agenti del KGB, elicotteri che ronzavano continuamente sopra le nostre teste, insomma la città era stata posta sotto sequestro, in stato di assedio, stuprata. Pensare che la Superba aveva subito un simile smacco una volta sola nella storia recente, da parte dei nazisti nella seconda guerra mondiale, e i genovesi gliela fecero pagare perché, in tutta franchezza, quando arrivarono gli alleati i partigiani liguri avevano già provveduto a mettere in fuga i tedeschi, a fare pulizia, togliere la più grossa. Come fecero i Napoletani. Tornando al G8, in quell’estate di inizio secolo aleggiava un clima mefitico, la gente era meditabonda, depressa, le donne si recavano a fare la spesa con passo lesto, testa china, gli uomini parlavano tra loro a voce bassa, l’atmosfera che si viveva, sebbene splendesse un sole furente, era di rabbia, disorientamento, le espressioni confuse e irritate dei cittadini impregnavano il panorama complessivo.
Fu mentre stavo assaporando “Like a rolling stone” al Picco, lo stadio della città del “golfo dei poeti”, che venni a sapere della morte di un giovane “facinoroso” nel quartiere Foce, dove abito. Provai una sensazione strana, di sbigottimento e rassegnazione, mi sentii anche un po’ a disagio per essere seduto sulle gradinate ad ascoltare un concerto, come singolare fu il mormorio che intorno a me si andava propagando al diffondersi della notizia. Avvertii che il mio stato d’animo era comune a tutti gli spettatori, il vociare andava aumentando, si facevano ipotesi, congetture a voce bassa.
Qualcosa era già cambiato a partire dagli anni ’70, di piombo furono chiamati. Gli ’80 scivolarono dritti verso la caduta del muro di Berlino portando un po’ di speranza ma trascinandosi dietro bagagli di incertezze essendo guidati per la gran parte, Giovanni Goria e Ciriaco De Mita contarono ben poco, dal primo socialista Presidente del Consiglio della nostra Repubblica, Bettino Craxi, uomo dalle mille sfaccettature, amico intimo di un semplice imprenditore che gli subentrerà dopo la miserevole capitolazione e tempestiva fuga in Tunisia per sottrarsi al carcere. I ’90 ci predisposero all’Unione Europea, con “Mani Pulite” che pareva potesse dare la sterzata a una crisi che si aggravava alla velocità della luce, sempre più in basso, moralmente, culturalmente e l’economia fuori controllo. Così l’uomo dalla sciarpa bianca démodé “scese in campo” con un dispiegamento di forze mai visto e l’intero Paese si immobilizzò, sembrò impazzire consegnandosi nelle sue mani, un certo Berlusconi. Si arrivò al luglio 2001 e mentre il Capo del nostro Governo pensava a come si potesse eliminare l’indecorosa biancheria stesa nei carruggi della città e a far innalzare pannelli che riproducevano false facciate a quei palazzi storici che lui riteneva sconvenienti, proprio come fa con la sua finta persona, piazza Alimonda fu il palcoscenico di una tragedia, il segnale che il fondo non si era ancora toccato, tutto sarebbe ancor più piombato nell’oscurantismo. Un giovane di ventitré anni avrebbe smesso di godere dell’alternarsi delle stagioni: Carlo Giuliani. La sua morte è legata allo scontro avvenuto tra gli “anti G8” (o per meglio dire la parte infiltrata ad arte, i “Black Bloc”, gruppo di individui di stampo fascista dediti ad azioni di protesta violenta caratterizzata da atti vandalici, devastazioni, disordini) e le forze dell’ordine costituite da giovanissimi militari, con poca esperienza, guidati da “responsabili” la cui la gestione dei sistemi di sicurezza attorno al Vertice ha lasciato molti punti interrogativi. Le notizie della contestazione in atto convinsero Carlo a rinunciare alla gita al mare che aveva programmato quella mattina per dirigersi verso il corteo delle Tute Bianche. Nel pomeriggio, a seguito di una carica abortita, una Land Rover Defender con tre carabinieri a bordo rimase apparentemente bloccata contro un cassonetto per rifiuti e venne circondata da alcuni manifestanti. Tra questi Carlo Giuliani, il volto coperto da un passamontagna, che sollevò da terra un estintore precedentemente scagliato contro il mezzo da un altro giovane e a sua volta fece il gesto di lanciarlo verso il veicolo dei carabinieri uno dei quali, dopo aver estratto e puntato la pistola intimandogli di andarsene, sparò due colpi di cui uno raggiunse il ragazzo allo zigomo sinistro. Morirà nei minuti successivi mentre il fuoristrada, nel tentativo di sbloccarsi rapidamente, riprese la manovra passando due volte su quel corpo immobile steso a terra, una prima in retromarcia, la seconda allontanandosi. Erano le 17 e 27 del 20 luglio 2001, quindi venni a saperlo circa cinque ore dopo. Per coprire un fatto ignobile e scaricare le responsabilità, o per chissà quali altri disegni eversivi, la notte del giorno dopo ci fu lo scandalo dell’incursione di un contingente di Polizia alla scuola Diaz, e nell’adiacente Istituto Pascoli, che erano stati concessi dal comune di Genova al “Genoa Social Forum” come loro sede e dormitorio. Vi accaddero eventi contrari all’articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativi alla tortura, alle condizioni e punizioni degradanti ed inumane cui furono sottoposte le vittime. Eh sì, indubbiamente la città fu presa quale teatro di prova per verificare o meno la possibile “tenuta” di eventuali successivi programmi di governo.
Comunque tranquillo Carlo, mentre pensavo a un mucchio di cose stretto nel pullover tanto l’aria si era d’improvviso rinfrescata, tra le quali il rientro immediato nella mia città, si stavano già alzando le note di “Idiot wind” e sicuramente l’inimitabile voce del grande Bob, in quell’istante, voleva giungere fino a te. Mi venne da riflettere quanto sia idiota il vento che a cicli alterni attraversa la mente dell’uomo, questo ha soffiato per alcuni giorni e continuerà ancora e ancora ma tu, insieme a Daolio, da lassù intonavate “Noi non ci saremo”.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA” è stato pubblicato il 13 luglio 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it: e su “Il Segno nr. 7/8 luglio/agosto 2015 pag. 2 http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it con il titolo “Ricordando quel giorno con le note di Bob Dylan”

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IN MORTE DI CECIL

IN MORTE DI CECIL

Cecil, proprio questo era il suo nome, un magnifico Leone di tredici anni, senza dubbio conscio della sua bellezza, la criniera folta, maestosa, a circondare un volto dove trovano posto solo dignità e coraggio, il naso potente a reggere le labbra baffute che raccolgono gli odori della savana portati dal vento caldo del continente, vegetazione, erba e arbusti, alberi e prede per procacciarsi il cibo. E i suoi occhi guardano lontano riverberano fierezza, una punta di orgoglio, superiorità, tanto da passare attraverso le forme umane e le loro repellenti debolezze. Viveva a Hwange National Park (precedentemente Wankie Game Reserve) la più grande riserva naturale nella Repubblica dello Zimbabwe, Stato dell’Africa orientale, e lui ne era il simbolo. Il 26 luglio, tre giorni fa, è morto. Ad ucciderlo sarebbe stato un ricco cacciatore spagnolo, grazie alla connivenza di alcune guardie del parco che sono state corrotte con 50 mila €uro. Lo splendido esemplare di persona non umana, così io chiamo quelli che comunemente definiamo “animali”, sarebbe stato rintracciato attraverso un posizionatore gps e attratto fuori dalla riserva con un’esca, poi ferito con una freccia. Il criminale, alla stregua dei suoi complici corrotti, avrebbe poi dato inizio ad una battuta di caccia durata ben oltre 40 ore prima di trovarlo e ucciderlo. Dopo giorni di ricerche le guardie del parco hanno rinvenuto il cadavere senza testa del felino. Johnny Rodrigues, capo della Zimbabwe Conservation Task Force, afferma che la morte di Cecil non è una tragedia solo per lo Zimbabwe, anche per i suoi sei cuccioli perché i leoni maschi che tenteranno di conquistare le sue tre mogli non permetteranno mai che essi restino in vita. Intanto sono iniziate le indagini per cercare di rintracciare il bracconiere iberico.
Quotidiani, riviste, notiziari della televisione non ne hanno fatto cenno impegnati come sono a fornire i dati sugli indici di borsa, lo spread, il rapporto deficit Pil ed al congegno che in alto stanno elaborando per cercare di abbassare le tasse aumentando i costi della sanità e altri servizi. Vorrei proprio vedere il muso di quella bestia che ama uccidere per il gusto di farlo. Capire attraverso la sua sagoma, che sarà sicuramente disgustosa e priva di qualsiasi segno di intelletto, del perché da un po’ di tempo soffro di uno strano disturbo, ovvero provo disgusto verso gli appartenenti all’ordine dei primati, famiglia ominidi, genere Homo, specie sapiens di cui faccio parte. Sarà forse che scrivo troppi articoli di politica e devo tenermi informato su coloro che ci governano, studiarne le mosse, prevenirle. Vi garantisco è cosa estremamente stancante.
Domani prenderò appuntamento con lo psichiatra, ne conosco uno che fa miracoli. Intanto auguro a Cecil buon riposo, che per lui siano vere alcune delle panzane che ci raccontiamo e si ritrovi nelle verdi praterie del Cielo.

P.S.
Ho saputo in questo momento che l’assassino di Cecil si chiama Walter Palmer, è un dentista del Minnesota e ha la passione per la caccia. Sarebbe lui, secondo il quotidiano britannico Telegraph, il killer di Cecil. Lo scoop, confermato da due fonti indipendenti, smentisce le tesi precedenti che individuavano il bracconiere in uno spagnolo con la passione per la caccia (problema suo). Nel frattempo, una nota dello Zimbabwe National Park conferma l’arresto di due persone che si pensa siano coinvolte nella morte di Cecil: Theo Bronkhorst, cacciatore professionista fondatore del Bushman Safaris Zimbabwe, e Honest Trymore Ndlovu, proprietario della fattoria dove all’inizio di luglio è stato rinvenuto il corpo senza vita del leone. La freccia è arma prediletta da Walter Palmer. Avevo ragione, guardate nella foto la sagoma e l’espressione idiota dell’assassino, quello a sinistra, confrontate il suo muso, il sorriso, con la fierezza del volto di Cecil. Pure quell’altro fa parte della stessa tribù. Non ci sono dubbi, vigliacchi e poveri di spirito, amorali, ma possiamo consolarci, la loro stessa natura è già una punizione.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “IN MORTE DI CECIL” scritto il 22 luglio 2015 è stato pubblicato il 29 luglio 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it:

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LA BUONA SCUOLA – LETTERA APERTA AL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

LETTERA APERTA
Ministero della Pubblica Istruzione
Gent.ma Ministro Stefania Giannini,

OGGETTO: LA “BUONA SCUOLA”

L’associazione “Memoria Condivisa” nata nel 2006 grazie alla tenacia e perseveranza del sig. Mario Arpaia, attuale Presidente della medesima, persegue quale primo e fondamentale obiettivo la conservazione, appunto, della nostra “Memoria” ossia mantenere vivo in tutti noi il ricordo di ogni avvenimento che nel corso degli anni abbia investito lo sviluppo dei rapporti sociali e influenzato l’evolversi della civiltà in cui viviamo.
“La guerra è una lezione della storia che i popoli non imparano mai abbastanza”, è il principio che campeggia sui frontali di molti edifici delle nostre città. In un mondo che ha ormai raggiunto alti livelli di globalizzazione, interessato da intense e continue migrazioni di varie etnie, da un Paese all’altro, alla ricerca di migliori condizioni di vita e raccogliere sogni, speranze, questo motto è quanto mai attuale soprattutto per le masse che non hanno beneficiato del progresso ma contribuito nel tempo, molte volte obtorto collo, a realizzare.
Nel perseguimento della nostra missione non esistono confini geografici. Oggi più che mai è necessario alimentare e mantenere vive le radici che trasmettono in alto, ai giovani arbusti, il messaggio che indichi loro i punti di partenza, le varie fasi che li hanno portati ad essere ciò che sono, sapere da dove vengono, perché e come. Poco tempo fa è mancato uno degli ultimi e ormai rarissimi testimoni oculari di ciò che è avvenuto nel corso del secondo conflitto mondiale, preceduto dall’avvento al potere di Benito Mussolini in Italia e Adolf Hitler in Germania che, con il loro aiuto fattivo a Franco nel corso della guerra civile Spagnola consentì al generalissimo di prevalere sui Repubblicani. Dunque si alzarono in Europa freddi venti di guerra sotto i neri vessilli di un rafforzamento delle destre mai avvenuto in precedenza. Gli effetti diretti e collaterali li conosciamo tutti.
Non ho certo la pretesa di dare lezioni su certi argomenti a chi ne sa di sicuro più del sottoscritto e, facendo affidamento proprio a questo, desidero evidenziarLe un fatto, anzi una serie di circostanze che nella fattispecie ci hanno lasciati abbastanza perplessi. Fra i tanti compiti che ci siamo dati come Associazione abbiamo sempre messo in preventivo di programmare nei diversi Istituti Scolastici convegni ad “hoc” su vari argomenti, alla presenza di relatori competenti del settore specifico. Nel corso degli anni abbiamo contribuito a far conoscere ai nostri giovani il teatro civile, musica, fotografia, cinema, letteratura e poesia analizzando la vita dei grandi autori, poi ancora arti in generale e, naturalmente, storia moderna. Il tutto a costo zero per la scuola e a totale carico di “Memoria Condivisa”. Ovviamente nel cercare di portare conoscenza ci siamo pure aggiornati ai tempi. Capiamo benissimo che oggi gli strumenti a disposizione per “l’apprendimento” sono molteplici: computer, tablet, play station, ecc. rapidi nel procurare un’arida informazione, che però rimane fine a se stessa, un semplice dato, nozione priva dell’elemento indispensabile che si chiama contatto umano, il solo a dare quel valore aggiunto che nessuna macchina potrebbe mai fornire. La differenza è la stessa fra coloro che vogliono cultura, la quale si apprende dai libri, leggendo, e a sua volta porta alla preparazione completa e pure alla passione in ciò che si vuol perseguire, e il nozionismo che rischierebbe di produrre solo degli automi al comando di segnali elettronici e sottoposti al vaglio di apposite strumentazioni. Le prove INVALSI ne sono un esempio concreto, griglie dove si tratta di apporre crocette a fianco di un elenco di domande i cui risultati saranno sottoposti a verifica da parte della stessa macchina che li ha predisposti.
Ieri, in senso metaforico, i docenti erano impegnati nel pomeriggio alle attività extra che abbracciavano diverse discipline, invogliavano gli studenti a socializzare, parlare, confrontarsi. Oggi ciò non accade più. Anche l’apporto esterno che potrebbe aggiungersi viene rifiutato, addirittura non si è accolti dai Dirigenti scolastici al fine di relazionare circa i programmi che potremmo proporre, è diventato inattuabile perfino avere dai medesimi una risposta via mail, ogni tentativo di presentazione cade nel vuoto, impossibile assicurarsi un contatto, un appuntamento, come se i centri dove si coltivano le menti del domani fossero blindati.
A Bologna il Presidente dell’Associazione ha provato con cinque Istituti ottenendo quale risultato un nulla di fatto.
Per concludere ed al fine di non abusare oltre della Sua estrema cortesia sono a chiederLe, a nome dell’Associazione, di esaminare questa missiva e, qualora ne condividesse i contenuti indicarci se fosse possibile, perdoni l’insistenza, adottare quegli strumenti che consentano agli Istituti scolastici di aprirsi pure al mondo esterno, quello reale, in modo di poter dotare gli studenti dello strabismo concettuale che permetta loro di guardare giustamente al futuro ma, allo stesso tempo, considerare i fatti che li hanno portati fino a qui. Solo così, riteniamo, si potrebbe costruire la “buona scuola” che formi la classe dirigente di domani.
Ringraziandola ancora per l’attenzione che vorrà dare a questa mia e in attesa di un Suo gentilissimo riscontro a “Memoria Condivisa” Con stima ed ossequio.
Distinti saluti.

Mauro Giovanelli – Genova
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La lettera aperta avente per oggetto “La buona scuola” rivolta al Ministro della Pubblica Istruzione è stata pubblicata il 19 ottobre 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

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ALLA FIN FINE… PERCHÉ ?

ALLA FIN FINE… PERCHÉ ?

Di solito scrivo di tutto ciò che mi impone domande su aspetti importanti del nostro vivere quotidiano, e non riesco a decifrare, non per ignoranza bensì per avversione alle contraddittorie risposte ottenute sia dai libri consultati, sia dalle persone che in materia dovrebbero essere luminari. Provo perciò la sgradevole sensazione di essere l’unico ad avere certi dubbi, mi sorge il sospetto che gli altri siano a conoscenza di qualcosa che ignoro. In merito a quanto segue sono pertanto disponibile a qualsiasi osservazione che finalmente mi illumini. Preciso che questo “pezzo” lo sto redigendo più per me che per l’ipotetico lettore che avesse la pazienza di arrivare fino in fondo ed in esso eviterò di parlare del “trascendente”, ma di “fatti” storici ad esso intimamente legati e loro conseguenze.
La data di morte di Gesù non è determinabile con precisione, in quanto le indicazioni presenti nei documenti a disposizione, a partire dai Vangeli, non sono sufficienti, anche perché spesso stilate con intento più teologico che storico. I tre evangelisti sinottici concordano nel dire che Egli morì di venerdì, durante le festività collegate alla Pasqua ebraica (il 15 di Nisan), mentre il Vangelo secondo Giovanni (canonico ma non sinottico) ne colloca la dipartita al giorno precedente, quello di preparazione alla Pasqua (14 di Nisan). Inoltre tutti e quattro non specificano l’anno. Le date comunemente accettate sono il 7 aprile del 30, il 27 aprile 31, o il 3 aprile 33. In particolare, se si accettano le indicazioni di Giovanni, tra queste sembra doversi scegliere la prima.
Vi siete mai chiesti quali distinzioni ci sono e perché tra tutte le Chiese cristiane non cattoliche? In cosa credono? Quali le loro liturgie? Come sono nate? Per fermarci a queste, senza parlare di Ebraismo e Islam (comunque anch’esse “abramitiche”) se non per inserirle nella cronologia, la “religiosità” nel suo complesso ha avuto tanta parte nella storia dell’umanità, sta all’origine dei fatti salienti che l’hanno contraddistinta, pure quelli attuali, odierni, e ancora saremo investiti dai suoi riverberi negli anni, se non secoli, a venire.
L’Ebraismo esiste dalla notte dei tempi. Secondo il Vecchio Testamento gli ebrei sono il popolo eletto sa Dio.
La Chiesa cattolica (Apostolica Romana) è quella cristiana che riconosce il primato di autorità al vescovo di Roma, in quanto successore dell’apostolo Pietro sulla cattedra di Roma. Il nome richiama alla sua universalità, è stata fondata a partire dalla predicazione di Gesù Cristo e dei suoi Apostoli, ed è costituita dalla “stirpe di Dio” a sua volta formata da “tutte le nazioni della terra”.
Nel 325 d. C. l’imperatore Costantino, assillato dai problemi della gestione del suo regno, convoca il Concilio di Nicea per eliminare almeno le diatribe interne sorte fra le varie correnti del cristianesimo. Già si rende necessario fare un inciso: «coniugare i termini “correnti” e “cristianesimo” è un ossimoro, sono incompatibili tra loro». Il motivo è semplice «In verità, in verità io vi dico che il Figliuolo non può da sé stesso far cosa alcuna, se non la vede fare dal Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa similmente» [Giovanni, 5 17, 19]. Il Salvatore predicava uguaglianza, fraternità, tolleranza, solidarietà quindi, se non sto dicendo una sciocchezza, pochi anni dopo la Sua scomparsa la Parola venne tradita e disattesa dagli uomini. Per il Cristo esisteva una sola concezione di vita e le fonti erano le Tavole della Legge e la Sua Predicazione. Ovunque Egli sia, mineralizzato per atei e agnostici, o alla destra del Padre per i credenti, immagino che ciò non gli abbia fatto piacere. I principi stabiliti a Nicea non impedivano che la Pasqua cadesse il 14 di nisan (bastava che il giorno fosse una domenica) né che potesse coincidere con la data ebraica della Pasqua. La regola che la pasqua cristiana fosse sempre successiva al 14 di nisan ebraico fu stabilito solo secoli dopo per l’accumulo di errori nel calendario solare Giuliano e in quello lunare ebraico. L’autorevolezza ebraica sulla data della Pasqua era consolidata dalla tradizione e per scardinarla Costantino non esitò ad utilizzare argomentazioni apertamente antisemite. Eusebio di Cesarea scrive che Costantino si espresse con queste parole: «…sembrava una cosa indegna che nella celebrazione di questa santissima festa si dovesse seguire la pratica dei Giudei, che hanno insozzato le loro mani con un peccato enorme, e sono stati giustamente puniti con la cecità delle loro anime… è bene non avere alcunché in comune con la detestabile cricca dei Giudei in quanto abbiamo ricevuto dal Salvatore una parte diversa.» Anche Teodoreto di Cirro pronunciò frasi analoghe: «…fu prima di tutto dichiarato improprio seguire i costumi dei Giudei nella celebrazione della santa Pasqua perché, a causa del fatto che le loro mani erano state macchiate dal crimine, le menti di questi uomini maledetti erano necessariamente accecate… non abbiamo nulla in comune con i Giudei, che sono i nostri avversari… evitando ogni contatto con quella parte malvagia… le cui menti, dopo avere tramato la morte del Signore, fuori di sé, non sono guidate da una sana ragione, ma sono spinte da una passione irrefrenabile ovunque la loro follia innata le porti… un popolo così completamente depravato… quindi, questa irregolarità va corretta, in modo da non avere nulla in comune con quei parricidi e con gli assassini del nostro Signore… neanche un solo punto in comune con quegli spergiuri dei Giudei…». Personalmente ritengo la questione della data di santificazione della Pasqua un problema minimale, non ci vedo alcunché di “spirituale” nella sua soluzione, un conflitto tra cavillosi signori abituati a fare la manicure alle formiche piuttosto che gustarsi il panorama che li circonda.
In ogni caso, per farla breve, i successivi problemi ai principi stabiliti a Nicea furono di grande portata, la soppressione dell’eresia di Melezio, scismatico già dall’anno 304 o 305, la dichiarazione di eretici per gli Ariani che portò all’unione delle due fazioni causando dissensi ancora più gravi, il battesimo degli eretici, la persecuzione di Licinio e altre infinite diatribe. Infine il Concilio promulgò venti nuove leggi ecclesiastiche, chiamate canoni (sebbene il numero esatto sia oggetto di dibattito) che sono elencati nella Patristica relativa a Nicene.
Sta di fatto che da allora il Cattolicesimo divenne in pratica religione di Stato dando inizio al cosiddetto cesaropapismo, cioè un coinvolgimento di Chiesa e Stato che seguiterà fino ai nostri giorni ad essere oggetto di controversia.
Nel 622, lungo la Penisola araba, precisamente nella cittadina higiazena de La Mecca, si manifestò l’Islam ad opera di Maometto (Arabo محمد Muḥammad), considerato dai musulmani l’ultimo profeta inviato da Dio (Arabo الل Allāh), una religione monoteista il cui compito era quello di ribadire definitivamente la Rivelazione, annunciata per la prima volta ad Adamo (آدم Ādam).
Nel 1054 avvenne la prima frattura dell’unica Chiesa, ossia lo “Scisma d’Oriente” da cui si originarono la Chiesa Cattolica, che fa capo al papa di Roma, e la Chiesa Ortodossa, che fa capo al Patriarca di Costantinopoli.
Nell’anno 1517 Martin Lutero condannò la vendita delle indulgenze, ossia la cancellazione delle conseguenze di un peccato (detta pena temporale) del penitente che avesse confessato, inoltre respinse alcune dissoluzioni della Chiesa Cattolica alle quali la medesima non rinunciò. Così si ebbe lo “Scisma d’Occidente” da cui nacque la Chiesa Protestante. Se le diatribe interne sorte tra i primi cristiani sono un ossimoro per il messaggio lasciato nei Vangeli figuriamoci questi sommovimenti dal sapore più politico e di conquista del potere terreno che di predicazione e salvezza dell’anima.
In ogni caso ambedue gli scismi ebbero come effetto il disconoscimento del potere assoluto del papa.
La Chiesa Ortodossa d’Oriente non riconosce il papa e la sua pretesa giurisdizione per le Chiese orientali (motivo dello scisma, che è rimasto inalterato). Professa comunque la medesima fede e gli stessi dogmi della Chiesa cattolica: Dio, Trinità, divinità di Gesù, maternità divina di Maria, culto di Maria e dei santi. L’unica differenza nei confronti della Chiesa cattolica è che i pastori ortodossi possono sposarsi e ammettono anche un solo divorzio per i loro fedeli. Sarebbero propensi ad una riconciliazione con Roma e a riconoscere il primato del papa a patto che il papa stesso non pretenda che il suo monarchianismo assoluto si estenda anche alla Chiesa d’oriente. Roma invece pretende non solo il primato riguardo alla fede e alla morale ma pure la supremazia giurisdizionale del papa. Riguardo ai sacramenti sono in tutto simili alla Chiesa Cattolica, per cui Roma riconosce il battesimo operato dagli Ortodossi. Non possono celebrare insieme l’eucaristia (la messa) non essendo in comunione con il papa di Roma. Ma… tutto ciò non vi fa pensare? Considerando che Gesù lasciò la sua eredità spirituale a Simone, detto Pietro, uno dei dodici apostoli riconosciuto come il primo papa della Chiesa cattolica e, come abbiamo potuto vedere, i suoi successori si dimostrarono indegni di riceverne a loro volta l’insegnamento evangelico passando la loro esistenza in continui conflitti… di cosa stiamo parlando oggi? E con chi?
Il protenstantéṡimo comprende due Chiese più grandi:
Quella Luterana, frutto dello Scisma d’Occidente del 1517 che estromise dalla sua dottrina, oltre il primato del papa alla stregua degli ortodossi come abbiamo visto, anche tutta la tradizione della Chiesa Cattolica dagli inizi fino al 1517, disconoscendo ogni Concilio collocato in questo arco di tempo e mantenendo solo la Scrittura come deposito della fede. Non riconoscono Maria come madre di Dio quindi ne vietano il culto, così come vietano il culto dei santi e delle reliquie. Hanno una loro celebrazione eucaristica ma è valida solo al momento della celebrazione e non al di fuori di essa come fanno invece i cattolici con la sua adorazione. Inoltre riconoscono il sacerdozio e la celebrazione della messa. Riguardo ai sacramenti, oltre alla confessione che è un atto a sé stante, affermano il battesimo e l’eucaristia stessa.
La Chiesa Anglicana che ha origine nel XVI secolo (1534) e riguarda l’Inghilterra, fa riferimento alla Regina che ne è il capo assoluto. Riguardo alla fede, le Chiese protestanti hanno mantenuto come fondamento solo la Scrittura e scartato la tradizione a cui la Chiesa Cattolica dà ampio risalto. Nella Chiesa Anglicana esiste un sacerdozio esteso anche alle donne così come l’episcopato. Gli anglicani, come i Luterani, celebrano la messa e amministrano i sacramenti del battesimo e dell’eucaristia.
Nel tempo, poi, si sono formate altre confessioni legate alla dottrina Protestante, ossia la Chiesa Valdese, Battista, Avventista, Episcopale, Presbiteriana, Evangelica, Pentecostale ed altre professioni di fede che hanno una propria identità, distaccata pure dalla Chiesa originaria, per cui è difficile dare, di queste piccole comunità di credenti, una connotazione ben specifica delle loro convinzioni. Per grandi linee i Battisti pongono l’accento sul Battesimo degli adulti che scelgono spontaneamente di appartenere alla comunità cristiana, gli Avventisti aspettano il ritorno di Gesù, gli Episcopali promuovono il Vangelo sociale, fra i Presbiteriani non ci sono vescovi ma una organizzazione degli anziani, gli Evangelici animano la predicazione evangelica esclusivamente laica e i Pentecostali pongono l’accento sulla diffusione dello Spirito Santo che anima la comunità cristiana. La cosa che più risalta in tutte queste religioni è la mancanza di un sacerdote e l’esaltazione della laicità per cui tutti possono predicare il Vangelo.
La più importante di queste Chiese, venuta fuori dalla Riforma Protestante, è quella Valdese che ha una sua struttura di fede che si richiama alla Scrittura, non riconosce i sacramenti né una morale da rispettare ma lascia liberi i suoi fedeli di autodeterminare la propria vita secondo coscienza. Non esistono sacerdoti di culto ma solo Pastori predicatori. La sua teologia è molto all’avanguardia rispetto al cattolicesimo e anche rispetto alle altre confessioni protestanti. Ritengo sia la Chiesa che, più di altre, è vicina al messaggio evangelico di Gesù, in quanto esalta la laicità dell’uomo e delle istituzioni.
In questo lungo percorso, costellato di guerre, occupazione di territori, violenza intervenne pure l’Inquisizione, istituzione ecclesiastica fondata dalla Chiesa cattolica per indagare e punire, mediante un apposito tribunale, i sostenitori di teorie considerate contrarie all’ortodossia cattolica (eresie). Nella sola Spagna ed in Portogallo (e relative colonie), dal XVI secolo tale collegio giudicante fu sotto il controllo del re, quindi univa al contrasto dell’eresia o della stregoneria anche la persecuzione degli avversari politici. Il resto è storia recente.
Da tutto quanto precede, che ho cercato di riassumere ad uso e consumo mio ma pure degli indifferenti, pigri, menefreghisti nella speranza di stimolarli alla conoscenza, ultima speranza, a mio modo di vedere, per cercare di cambiare il modo di intendere la vita in società, credo di percepire cosa abbia fatto muovere il mondo e in che modo e quanto tuttora questo coacervo di differenze, incomprensioni, sottigliezze, mancanza di volontà a superarle e strumentalizzazione, ad uso e consumo dell’ignoranza del popolo, condizioni la nostra esistenza. Ecco il punto: l’inettitudine delle masse e la fatica a pensare. Quindi mi congedo lasciando la parola a un grande filosofo che in poche righe ha fatto un estratto della storia:
«Ed ecco una controversia incomprensibile, che ha tenuto in esercizio per più di sedici secoli la curiosità, la sottigliezza dialettica, lo spirito di intrigo, la bramosia di potere, il furore di persecuzione, il fanatismo cieco e sanguinario, la credulità barbarica, e che ha provocato sulla terra più orrori che non l’ambizione dei principi, la quale ne ha pur provocati moltissimi: Gesù è egli Verbo? E se egli è Verbo, è emanato da Dio nei tempi o prima dei tempi? E se è emanato da Dio, è coetaneo e consustanziale con lui o è invece di una sostanza simile? È distinto da lui o no? È creato o generato? E può generare a sua volta? Ha la paternità, o la virtù produttiva senza la paternità? E lo Spirito Santo è creato o generato, prodotto o procedente dal Padre, o procedente dal Figlio, o procedente da tutti e due? E può generare, o può produrre? E la sua ipostasi è consustanziale con l’ipostasi del Padre e del Figlio? E in quale modo, avendo essa precisamente la stessa natura, la medesima essenza del Padre e del Figlio, non può fare le stesse cose di quelle due persone, che sono lui stesso? Io non ci ho capito niente. Nessuno ci ha mai capito niente. E per questo ci si è scannati a volontà». [Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet, (Parigi, 21 novembre 1694 – Parigi, 30 maggio 1778)]

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “ALLA FIN FINE.. PERCHÉ?” è stato pubblicato il 12 ottobre 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

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LA GRANDE BELLEZZA DELLA VERITÀ (Una persona che fa il teologo)

LA GRANDE BELLEZZA DELLA VERITÀ
(Una persona che fa il teologo)

A seguito di un mio articolo “UNA PERSONA CHE FA IL TEOLOGO” inerente la decisione presa da Monsignor Krzystof Charamsa, ricevo un onesto commento cui desidero replicare nella speranza, salvo errori ed omissioni, di agevolare il mio amico a considerare da altra angolazione la strada che sta imboccando. In tale forma redigo questo scritto. Intanto il mio trafiletto era più incentrato sui tanti “pennivendoli” che, in sintonia con i nostri politici, sono diventati il simbolo della mediocrità. Di conseguenza è il loro modo di esprimersi che contesto come, ad esempio, quando danno notizia di un investimento sulle strisce pedonali, non usano il termine “persona”, “donna” o “uomo”, ecc. ma nei casi di anziani e/o pensionati e/o “barboni” e molti altri e/o, fanno discriminazione indicando la posizione sociale e anagrafica. Fateci caso. “Un pensionato è stato travolto da…”, “Un ottantenne è stato colto da malore…”, ecc. Via via che l’età aumenta vieni allontanato sempre più dal consorzio umano. Infatti per i morti usano spesso e volentieri il termine “cadavere” anziché “corpo”.
Ciò detto passiamo alla dottrina. Delle tre religioni abramitiche, cattolici, musulmani, ebrei, l’unica a richiamarsi al Vangelo (Nuovo Testamento) è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana che divenne religione di stato sotto Costantino nel concilio di Nicea del 325 d.C. per i motivi che ben conoscerete. Quando incominciarono le scissioni all’interno di essa, prima con lo Scisma d’oriente (1054), definito dagli Ortodossi “Scisma dei Latini” o “Scisma d’occidente”, poi la Riforma protestante avvenuta nel XVI secolo portando alla nascita del “Cristianesimo evangelico” del frate agostiniano Martin Lutero e Giovanni Calvino, il secondo comandamento del Vecchio Testamento, nella sua diffusione, venne modificato.
Infatti da “Non ti farai alcuna scultura né immagine qualsiasi di tutto quanto esiste in cielo al di sopra o in terra al di sotto o nelle acque al di sotto della terra. Non ti prostrare loro e non adorarli poiché Io, il Signore tuo Dio, sono un Dio geloso che punisce il peccato dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione per coloro che Mi odiano.E che uso bontà fino alla millesima generazione per coloro che Mi amano e che osservano i Miei precetti.” [Esodo 20,2-17 e Deuteronomio 5,6-21] divenne un semplice “Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio.” E così viene insegnato tuttora.
Questa variazione fu lo strumento che consentì alla Chiesa di Roma di eliminare un lacciuolo e dare inizio ad una propaganda senza eguali delle sue ragioni. Intanto passando dalle basiliche romaniche, piccole, basse, tetre e a dimensione uomo, alle imponenti cattedrali gotiche e successivamente al barocco, con vetrate decoratissime che filtravano la luce divina e altezze vertiginose, addobbandole di immagini sacre in ogni dove. Il tutto allo scopo di richiamare a loro gli “eretici” incutendo al popolo, dinanzi a tanto sfarzo e magnificenza, il timore di Dio. Così venne anche istituito il Santo Uffizio che attraverso i tribunali dell’inquisizione perpetrò le peggiori nefandezze pari solo a quello che fecero i nazifascisti nella 2° guerra mondiale. Vittime illustri Giordano Bruno, Giovanna d’Arco, Francesco Pucci e tanti altri accompagnati dalla famigerata “Caccia alle streghe”.
Quindi, dato che ciò che pensa Dio oggi non lo sappiamo se non attraverso coloro che si professano Suoi “intermediari”, sebbene Lui sia a conoscenza da sempre di quel che sta avvenendo e accadrà, rimane la Parola di Gesù Cristo nei Vangeli che vengono richiamati e, leggendoli attentamente, non solo i canonici che già basterebbero, Egli afferma “Io vi dico in verità: I pubblicani e le meretrici vanno innanzi a voi nel regno di Dio.” [Matteo, 21, 21-31]
Personalmente non ho dubbi che un Monsignor Krzystof Charamsa sarebbe stato accolto a braccia aperte dal Redentore, anzi non è bestemmia affermare che fra gli Apostoli ci potessero essere anche omosessuali in nome della parità e non della misericordia (termine che puzza di “ghettizzazione”) e della verità.
Riferendomi all’ultimo capoverso del citato commento affermo che non sono una “scelta” le decisioni che nella loro sfera privata prendono le persone omosessuali, ma la natura di cui Dio li ha dotati. Mi permetto di dire che è grave errore esprimersi in questo modo, più che alla fratellanza porta alla “tolleranza” cosa incompatibile con la Parola di Cristo.
Senza voler apparire saccente mi preme concludere affermando che nell’epoca in cui viviamo, in particolare l’attuale momento storico, solo la cultura e la conoscenza ci possono salvare, tutto il resto è aria fritta.

Mauro Giovanelli – Genova
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UNA PERSONA CHE FA IL TEOLOGO

UNA PERSONA CHE FA IL TEOLOGO

 

In merito al “caso” Monsignor Krzystof Charamsa che, se vivessimo in una società non oso dire civile ma cristiana non costituirebbe un fatto di cui parlare, tutti i quotidiani e notiziari si pronunciano, più o meno, nel seguente modo:
«Così si esprime il TEOLOGO GAY “Sono fuori dell’armadio e sono felice”, a proposito del suo coming out durante la conferenza stampa a Roma con il fidanzato Aduard Benvegnù Guaitoli»
A tutti i giornalisti, pennivendoli, cronisti da gossip, ricercatori di scandali, mestatori di false notizie, maneggioni del sensazionalismo, mercenari dell’informazione che, se non fossero a stipendio anche grazie ai finanziamenti pubblici, neppure gli farebbero stilare la recensione di una recita scolastica, comunico:
“Questo signore dal viso pulito, onesto, sincero, perfino bello per quanto me ne possa intendere di uomini, che neppure lontanamente ricorda il grugno di Brunetta, il broncio “cubista” di Giovanardi, l’ovale metafisico di Scilipoti, il muso da clown di Razzi, il falso sorriso della Boldrini, l’espressione del tipo “ma qui che ci sto a fare?” di Grasso, la grinta di Salvini, le smorfie da capo guida scout di Renzi, e via di questo passo… appunto dico loro che costui è una PERSONA CHE È ANCHE TEOLOGO non un teologo gay. Sono stato chiaro? O no?
E dovrebbe continuare a fare il Monsignore. Cazzo!

Mauro Giovanelli – Genova
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