MI SONO FERMATO UN ISTANTE A PENSARE

MI SONO FERMATO UN ISTANTE A PENSARE

Correvo e volando su tutto,
godevo.
Mi sono fermato un istante a pensare
e ho visto lampi lontani,
incontri, il lavoro, emozioni,
passione concessa e voluta,
esatta e negata, il sesso, il seme versato,
le cose di sempre.
Riemerge costante un rimprovero ingiusto,
il torto subito, le figlie cresciute,
due ceffoni mal dati,
occasioni perdute di sogni mancati,
il tempo è compiuto.
Mi sono fermato a pensare…
che ero immortale e ora finito,
non avevo confini e sono arrivato,
la grande giocata su un piatto importante,
prevista, geniale, efficace,
la smorfia del viso ha tradito il mazziere
e un batter di ciglio mi ha detto le carte.
Allievo, ufficiale, scrittore mancato,
insegnante, dirigente d’azienda…
mi chiedo perché, eppure ho imparato,
la caserma è in rovina, il registro si è perso,
l’altoforno andato, la pagina è bianca.
Adolescenza vissuta selvaggia, audace, eterna,
la stanza e il cielo, rock duro,
amici, ragazze, Beatles e ma belle,
i baci segreti, la moto nascosta
e seta che copre la pelle di lei,
il piacere mi basta, che sballo la Crota.
Il pensiero rivolto a due cose,
la seconda è amore
che dopo ha regnato,
allora era più per la vita.
Mi sono fermato un istante a pensare…
Pike Bishop e il suo mucchio,
la porta di Ethan che apre al passato,
la ruota che gira e la serie vicina
ma quando poi cade, sul sei la pallina.
Non amo la rima, è così, ve lo giuro,
eppure mi viene imprevista,
un colpo vigliacco, inatteso,
regali ne ho avuti
e sfasciando gli involti mi sono piaciuti.
Ecco! Vedete?
Ci son ricascato, adesso ne esco. Mi fermo.
Un bagliore, la mamma è al mio fianco,
ha chiuso le entrate dei posti sbagliati,
la moglie indifesa, papà è volato,
l’astuccio fedele di plastica lucida,
all’interno pastelli e il colore annotato,
il banco, lavagna, i segni ammiccanti,
e io non capivo l’inganno nascosto.
Ho ripreso baldanza, indago il futuro,
la serranda abbassata è perfino uno strappo,
mi fermo di nuovo, rifletto,
ma ancor più piegato.
Il traguardo vicino,
lo studio accurato di un gesto maldestro
riemerso improvviso gigante.
Ancora? Era cosa da poco
gettata nel sacco del niente.
Ma io sono tosto. E che cazzo!
Per quale motivo tornate a giocare?
Mia sorella davanti a fermare i cattivi
mentre io custodisco le biglie vincenti,
il sole diverso non lo riconosco, è una stella,
e lo sciocco che andò sulla luna
non è più ritornato.
Mi sono voltato a guardare Lucrezia
e i suoi occhi raggianti, il viso stupendo,
l’astuccio contrario, gli atti indistinti.
Angelica mi accarezza, ritorno al presente.
La piccola dice:
tranquillo! Noi andiamo spavalde,
il mondo è bello e lo avremo, ci piace.
Rallenta!
Lulú acconsente.
Allora le stringo sentendole mie,
ritorna la forza,
distribuisco le carte.
Faccio ancora una mano.

Mauro Giovanelli – Genova

Immagine in evidenza: Enrico Bafico, Genova, “Attimo per attimo”, olio su tela, cm. 70 x 80

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