MAGICA INDIA

MAGICA INDIA

“In India ho incontrato…
da dove viene questo suono remoto?
da una vina male accordata
o dalle ruote arrugginite di un rickshaw?
In India ho incontrato,
senza vestiti, né parole né lacrime,
amore per un bambino lì nato.
In India ho incontrato,
seduto sulla pietra levigata,
il ritornello che ho mormorato,
il sogno che mi ha illuminato.” (1)
Niente paura, non sono un poeta
e detesto la rima baciata.
E’ la libera interpretazione dell’opera surrealista
di un autore francese che
per tutto il viaggio, ma anche prima,
continuava a martellarmi la testa
e non capivo perché.
Manipolarla via via con ciò che vedevo
era il tentativo, senza rendermene conto,
di condensare in poche istantanee
ciò che per me rappresenta il Paese
dove ho raccolto sensazioni indimenticabili.
Rammento l’ultimo giorno
all’hotel & resort Westin, poco fuori Delhi,
nella camera di un’amica dove ci eravamo riuniti,
di aver cantilenato il pezzo originale
in risposta alla domanda
del perché avessi ritardato all’adunata,
e tutti mi diedero del pazzo.
A proposito: di tanti bellissimi ricordi
non è stata anche quella sera molto particolare?
Chi se ne è accorto?
Non vi capita, a volte, che un attimo
a prima vista spoglio di significato
rimanga impresso nella memoria per sempre?
Come se le persone, gli oggetti, le luci e le parole
fossero stati composti da legami visibili e invisibili
che ci hanno condotti a quell’appuntamento?
Eravamo seduti intorno a una bottiglia di rhum
e non dimenticherò l’espressione di ciascuno.
Negli occhi quella dolce e delicata tristezza
che si provava da piccoli
quando le vacanze stavano per finire
e le porte della scuola
erano pronte ad accoglierci.
E ricorderò quella sera:
i nostri sorrisi, l’aroma del liquore,
la coesione venutasi a creare,
le parole, i volti, la risata complice e intelligente
di Sathya.
Tutto ciò, per me, è stato magico.
Del resto magica è l’India.
Siete d’accordo?
Come si potrebbe dimenticare l’orfanotrofio
di Madre Teresa di Calcutta ad Agra?
Dove in pochi minuti ho provato
per un orfanello profondo amore
come raramente capita nella vita?
E i monumenti, i colori, gli odori intensi,
le voci, i clacson nelle strade,
le moschee, i profumi,
i visi bellissimi delle donne,
il loro portamento regale,
gli occhi sconvolgenti, i mausolei,
il groviglio di cavi elettrici contro il cielo cobalto,
gli scarti e i rifiuti della città,
i templi, gli sguardi dolcissimi, la disponibilità
e l’accoglienza di quel popolo
dalle mille sfaccettature che
“ci rende colpevoli perché in fondo ha ragione
nella sua maniera di avere torto
e allo stesso tempo è lui stesso responsabile
avendo torto nel modo di aver ragione” (2)
Per me questa è l’India:
un ossìmoro, splendido contrasto,
equazione con troppe incognite per essere risolta;
e l’uomo,
“che neppure riesce ad esplorare la propria mente,
perché la mente è tutto quello che ha per conoscerla”, (3)
come potrebbe comprendere
ciò che abbiamo visto?
Non sarà che quella gente ha qualcosa di più?
Siamo passati dall’ammirare la magnificenza
del TaJ Mahal, opera ardita
creata con enorme dispendio di mezzi e risorse
per l’amore perduto di una sola donna,
al nulla di materiale delle persone
incontrate nei vicoli
o sedute sui ghat di Varanasi,
“dove all’alba le ombre sono color arancione
e lo spirito sta attento solo al significato delle cose.” (4)
Tutto qua? Sì…
no, il resto dovrete cercarlo,
ciascuno secondo la propria natura.

Mauro Giovanelli – Genova
www.icodicidimauro.com

 

Immagine in evidenza: A sinistra particolare di un monumento a Khajuraho -India, classificata come nagar panchayat, distretto di Chhatarpur, nello stato federato del Madhya Pradesh. A destra cataste pronte per le cremazioni in un Ghat di Varanasi (Benares) India – Sponda occidentale del Gange – Fotografie scattate dall’autore.

RIPRODUZIONE RISERVATA

(1) Louis Aragon – “Sur le pont neuf” – Testo originale: “Sul Pont Neuf ho incontrato/da dove viene questa canzone remota/Da una chiatta male ancorata o dal Métro Samaritaine,/ Sul Pont Neuf ho incontrato,/ senza cane né bastone né cartello/ Pietà per il disperato davanti a cui la folla si scosta,/ Sul Pont Neuf ho incontrato,/seduto sulla pietra levigata,/il ritornello che ho mormorato…il sogno che mi ha illuminato”.

(2) Jean Paul Sartre – “Le parole”.

(3) Cormac McCarthy – “Trilogia del west”.

(4) Paul Jean Toulet – “Ad Arles, dove sono gli Alyscamps,/quando l’ombra è rossa sotto le rose/e chiaro il tempo,/stai attento alla dolcezza delle cose”.

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