PAPA FRANCESCO, I BAMBINI, LA GUERRA E IL SUD AMERICA

PAPA FRANCESCO, I BAMBINI, LA GUERRA E IL SUD AMERICA

Il 4 aprile scorso Papa Francesco, intervistato dai bambini, a precisa domanda rispose:
“Non sono comunista, penso ai poveri, questa è una bandiera del Vangelo, essi fanno parte del cuore del Vangelo e parlare di loro non vuol dire essere per forza un “comunista”. Tutti siamo fratelli, credenti, non credenti, o di questa confessione religiosa o dell’altra, ebrei, musulmani, tutti siamo fratelli, perché l’uomo è al centro della storia, e questo per me è molto importante. Nell’attuale momento storico, l’uomo è stato buttato via dal centro, è scivolato verso la periferia, e al centro, almeno in questo momento, è il potere, il denaro e noi dobbiamo lavorare per le persone, per l’uomo e la donna, che sono l’immagine di Dio.”
A parte la contraddizione insita in questo teorema, in quanto non vedo come in un’economia capitalistica, basata quindi sulla “competizione” e il “profitto” con tutto ciò che ne consegue, l’uomo possa essere il punto di riferimento del sistema, il Pontefice ha ritenuto opportuno ripetere due volte sia il sostantivo “comunista”, immagino per prenderne le distanze in modo deciso, che la locuzione “in questo momento”, allo scopo di puntualizzare che “l’uomo è stato buttato via dal centro provvisoriamente” e il suo posto è stato preso dal potere e il denaro sapendo benissimo che tale assetto è tutt’altro che temporaneo poiché non potrebbe essere altrimenti a meno che non si sconvolga radicalmente il modo di intendere la vita nella società globale.
Adesso Bergoglio si è recato in Ecuador, Bolivia e Paraguay e probabilmente ribadirà gli stessi incontestabili concetti espressi il 4 aprile scorso ricordando, a chi ha orecchie per intendere, il grido di indipendenza del Sud America. Effettuerà incontri ufficiali di una, due ore con i rispettivi capi di governo per portare avanti il programma di evangelizzazione che, se non dovesse concretizzarsi nella parola di Cristo, il Vangelo, lascerà il tempo che trova. Inoltre correrebbe il rischio di passare per “comunista”.
Quindi quali saranno i cambiamenti tangibili che avverranno in quei Paesi?
Passiamo alle guerre, apparentemente “innescate” da motivi religiosi, etnici e nazionalistici ma in realtà pianificate da poteri che, in forza di una verità a loro rivelata, così dicono e fanno credere, trascinano i popoli allo scontro in difesa del più diffuso e assunto dei monoteismi, il Mercato. Questo fingiamo di ignorarlo mentre assistiamo alle quotidiane liturgie dedicate all’andamento degli indici delle Borse mondiali. È tale convinzione che mi ha fatto riflettere a lungo sulla domanda, chiara ed inequivocabile, formulata nell’agosto 2014 al Santo Padre:
– Santità, lei approva i bombardamenti americani?
Per l’attenzione che rivolgo alla “politica” di Bergoglio, come ama farsi chiamare, mi duole sottolineare quanto la sua risposta sia stata deludente e contraddittoria, quantomeno indecifrabile come quelle di quasi tutti i governanti del Pianeta, ma forse non ne ho colto il significato profondo. Eccola:
– Quando c’è una aggressione ingiusta, posso dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto… riguardo ai mezzi con i quali intervenire questi dovranno essere valutati. Bisogna avere memoria di quante volte, pur di fermare l’aggressore iniquo, le potenze hanno finito per fare una guerra di conquista… tutti sono uguali davanti a Dio… ma disarmare l’aggressore è un diritto che l’umanità possiede…
Un diritto che l’umanità possiede… evito di entrare nel merito di quali potrebbero essere i parametri da adottare per riconoscere, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’aggressione ingiusta e come individuare il nemico iniquo. Arduo soprattutto determinare chi sia deputato a stabilire ciò e gli strumenti da utilizzare a tale scopo.
Di conseguenza mi limito a riportare un estratto degli statuti relativi alla libertà e alla vita contenuti nel Vecchio Testamento:
“Or queste sono le leggi che tu porrai dinanzi a loro… chi percuote un uomo sì ch’egli muoia, dev’esser messo a morte… darai vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, scottatura per scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione…” (Esodo, 21,1 12 22 24)
Che ritroviamo anche nel terzo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana. Ecco i punti:
“Chi percuote mortalmente un uomo qualsivoglia dovrà esser messo a morte… quand’uno avrà fatto una lesione al suo prossimo, gli sarà fatto com’egli ha fatto: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatto all’altro”. (Levitico, 24, 17 19 20)
Un vero e proprio compendio di procedura civile e penale, codici, regolamenti e relative pene da comminare.
Si dà il caso che sulla Terra, in Galilea, venne un uomo di nome Gesù che si recò a Gerusalemme per svolgere l’attività di predicatore itinerante. Con le sue parole raccolse grande consenso fra la gente della Giudea, indubbiamente ricettiva nel cogliere il messaggio in esse contenuto, al punto che i membri del Sinedrio ebraico, preposto all’emanazione delle leggi ed alla gestione della giustizia di quel territorio, ravvisarono in siffatta persona una minaccia alla loro autorità. Infatti il sommo sacerdote Yosef Bar Kayafa, meglio noto come Caifa, ne chiese l’arresto e la condanna a morte per mezzo del supplizio sulla croce, nonostante il Procuratore romano Ponzio Pilato fosse riluttante a infliggergli tale pena, addirittura lo riteneva innocente. “Repetita iuvant” dicevano i saggi latini, tradotto letteralmente significa “le cose ripetute aiutano”, perciò cito quanto andò predicando colui che per molti è il Cristo, ovvero il Messia:
“Voi avete udito che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico: non contrastate al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; ed a chi vuol litigar teco e toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello. E se uno ti vuol costringere a far seco un miglio, fanne con lui due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un imprestito, non voltar le spalle. Voi avete udito che fu detto: ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figliuoli del Padre vostro che è nei cieli; poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno anche i pubblicani lo stesso? E se fate accoglienza soltanto ai vostri fratelli, che fate di singolare? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, com’è perfetto il Padre vostro celeste.” (Matteo, 5, 38÷48)
Questi versetti sono sempre una lettura interessante, impossibile trattenere la commozione. Comunque la storia è più o meno andata come ho cercato di riassumerla, il resto è aria fritta.
Fino a poco tempo fa le nazioni alleate contro il Califfato Islamico erano circa trenta, USA, Italia, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Cina, Russia, ecc. ma non solo nulla è stato fatto anzi neppure se ne è più parlato, se non per sommi capi, tutti impegnati come sono a giocare a monopoli con la Grecia. Tanto è vero che l’unica democrazia costituzionale dell’Africa nord occidentale e uno dei pochi stati laici dell’Islam, la Tunisia, minaccia di essere travolta dalle furie dell’ISIS.
A papa Francesco ripropongo la domanda però, per cortesia, me lo spieghi come se avessi sei anni:
– Santo Padre, lei approva i bombardamenti di questa coalizione?
È un discorso complesso, lo capisco, ed è per ciò che desidero chiudere con una brevissima frase pronunciata da un grande regista americano, Sam Peckinpah, che nella sua semplicità racchiude in sé una profonda e cruda verità:
“Se questo mondo è tutto per i vincitori, che cosa rimane ai perdenti? Qualcuno deve pur tenere fermi i cavalli.”
A mio avviso in tale metafora c’è l’essenza dei rapporti fra umani. Il grande direttore artistico, intervistato alle soglie degli anni ’70 durante la lavorazione di un film western, aveva elaborato la più semplice e limpida raffigurazione circa l’inasprirsi dei conflitti di questo inizio secolo. Rifletteteci, vi accorgerete che è filosofia pura. La gran parte della popolazione del pianeta, il 98%, è stanca di fare il “palo” a quel 2% che sta rapinando le risorse a disposizione e che da solo detiene più della metà della ricchezza della Terra (*). E la sola fede, almeno su questa Terra, non può fare la rivoluzione, ce ne sono troppe, come le ideologie e i partiti politici.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “PAPA FRANCESCO, I BAMBINI, LA GUERRA E IL SUD AMERICA” è stato pubblicato il 10 luglio 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

(*) World Institute for Development Economics Research delle Nazioni Unite con sede a Helsinki

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ANGELI E DEMONI

ANGELI E DEMONI

L’ipotesi di introdurre punteggi diversi nei concorsi pubblici, a seconda dell’Ateneo frequentato, aveva scatenato un putiferio.
Ora Marianna Madia fa marcia indietro e da questo si vede subito che è una donna intelligente, che ragiona, a posteriori però, dopo che qualcuno l’ha imboccata.
“Intelligenza”, nel caso il nostro Ministro per la “semplificazione” non lo sapesse, deriva dall’insieme delle parole latine “intus”, dentro, ed al verbo legere, leggere, ossia “leggere dentro”. La persona intelligente sa guardare “dentro” le cose, “dentro” l’umanità che la circonda, “dentro” i fatti, “dentro” i propri pensieri prima di renderli pubblici.
Quindi l’intelligenza è l’attitudine a comprendere la realtà non in maniera superficiale ma andando oltre, in profondità, per coglierne gli aspetti nascosti e non immediatamente evidenti. Un’altra interpretazione etimologica (meno diffusa) del termine richiama la preposizione “inter” cioè “tra”. Per cui intelligenza sarebbe la capacità di leggere, come si usa dire, tra le righe, scoprire relazioni ed inter-connessioni tra i vari aspetti del mondo reale per giungere ad una comprensione più ampia e completa di esso.
Detto ciò comprendo benissimo che se non si approvano le idee altrui non sta bene, o meglio, non è bello usare termini volgari, ci vuole stile, particolarmente se ci si rivolge ad una signora che tanto modesta appare, in special modo quando il suo sguardo e il modo di porsi ricorda il ritratto di un creatura celeste uscita da una pala d’altare del Beato Angelico ma… come sia possibile possa venire in mente una “stronzata” del genere non riesco proprio a spiegarmelo. E mi spaventa.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “ANGELI E DEMONI” è stato pubblicato l’ 11 luglio 2015 su “IL SECOLO XIX” di GENOVA con il titolo “TANTO MODESTA APPARE LA MADIA”

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RITRATTI D’AUTORE: PIERFERDINANDO CASINI

RITRATTI D’AUTORE: PIERFERDINANDO CASINI

Nel mio “Compendio antropologico, politico, economico, culturale di 494 giorni del Governo Renzi”, oggi 500, me lo sono dimenticato e l’omissione non è grave ma imperdonabile. Chi? Casini Pierferdinando.
Ieri sera (26/6/2015) appena accesa la TV ho avuto l’apparizione, era ospite Di Bruno Vespa (da chi se no?), per confrontarsi con il “pensiero” di Salvini Matteo (con chi se no?). Solo il maniaco dei plastici può assemblare un binomio così perfetto, infatti sono stati una vera e propria bomba al plastico, la deflagrazione perfetta. Ammetto di esserci rimasto male quando ho visto il suo primo piano. Come è stato possibile, mi sono chiesto, scordarsi un personaggio che per così tanto tempo ha galleggiato nel mare della politica di casa nostra? Però l’amnesia è stata utile, mi ha fatto capire la consistenza, il “peso” del soggetto e, nella circostanza, quanto l’ipocrisia stile democristiano possa arrivare a livelli intollerabili sia nella forma che nella sostanza.
Nella forma ho finalmente codificato una sua caratteristica peculiare ossia lentezza nella trasmissione dati associata ad un fattore meccanico che si traducono appunto in un ritardo tra la formulazione del “concetto” e il viaggio fino al timpano dell’interlocutore. Infatti questi, il “concetto” intendo, fa alcune fermate intermedie dal momento che parte dal cervello perché giunto all’apparato vocale lì si arresta in quanto le fauci non si aprono, rimane sospeso tra il palato superiore, l’ugola e la lingua, si riposa, forse rettifica ancora qualcosa. Escluderei trattarsi di problemi di articolazione fra la mascella e la mandibola, che so scarsa manutenzione, insufficiente lubrificazione, direi essere una tattica che si trascina dietro dalle elementari: soppesare bene le parole. D’improvviso poi la bocca si apre ma l’elaborazione del suo “pensare” non fuoriesce subito, si guarda intorno per qualche secondo insieme al suo proprietario. Lui, il proprietario, con la cavità orale spalancata come fosse l’imbocco della caldaia di un vecchio vapore in attesa della palata di carbone, quando ritiene sia giunto il momento opportuno spara improvvisamente fuori una fiammata di cazzate, sempre le stesse, intercalate da una sequenza infinita di “diciamoci la verità”, “se vogliamo essere onesti” e “in tutta franchezza” fino a quando si taccia di colpo, infossa la testa fra le spalle, mani unite, gambe accavallate e si guarda intorno con aria soddisfatta, come fa il secchione della classe dopo aver dato per primo la risposta giusta, occhi da furetto a scrutare le reazioni dei compagni.
Con ciò lascia chiaramente intendere che per lui il compito è finito, la pagnotta se l’è guadagnata, nel senso che il suo stratosferico stipendio è assicurato.
Era un po’ che non lo vedevo, pensavo si fosse dato alla fuga come Fini, che dopo l’esclusione dal parlamento nel momento in cui rivestiva il ruolo di presidente della Camera, rassegnò pure le dimissioni da presidente del partito per diventare più tardi presidente dell’associazione culturale Liberadestra. Sempre presidente è, ora si tratta di capire se compare tuttora a libro paga del popolo italiano.
Tornando a Casini, nella sostanza le domande sono: Ci serve? Che apporto sta dando alla ricostruzione morale, politica, economica e culturale del nostro Paese? È utile?
Non lo sapremo mai. Intanto lui continua a scrutare intorno circospetto, è il suo modo di traguardare il mondo, forse nel tentativo di cogliere nello sguardo di un semplice passante quel barlume di consenso spontaneo, di gratificazione che non avrà mai al di fuori dell’habitat in cui si muovono gli appartenenti alla sua specie. Probabilmente neppure al di fuori, anzi…

Mauro Giovanelli – Genova
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CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA

CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA

Gli anni ’60 sono stati favolosi, magici, le nuove generazioni devono credermi, un periodo unico, si sono verificate circostanze abbastanza difficili da ripetersi, un po’ come accadde per la corrente degli impressionisti, in Francia soprattutto, o la scuola dei pittori liguri primi ‘900, o la concomitanza dell’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre con la massa e dimensione del nostro Pianeta e la sua distanza dal sole, un miracolo che consente la vita. Per chi li ha vissuti una consolazione in più del tempo che se ne va.
Abbiamo avuto la cinematografia dei Fellini, Risi, Monicelli, Visconti, Antonioni, Kubrick, Bergman e attori del calibro di Gassman, Tognazzi, Sordi, Manfredi, Mastroianni. La letteratura con Fenoglio, Pavese, Calvino, Pratolini e tanti, tanti altri, americani, francesi, tedeschi, russi e ancora italiani non menzionati ma secondi a nessuno. Ovunque nasceva cultura. E musica. “I Nomadi” è stato il gruppo pop rock, fondato nel 1963 dal tastierista Beppe Carletti e dal cantante Augusto Daolio che, fra i “nostrani”, osservavo con maggiore attenzione e rispetto per la sonorità e il messaggio di denuncia e impegno sociale che sin dagli inizi trasmise. Il nicciano (nietzschiano) “Dio è morto” con richiami nel testo, secondo il mio personalissimo parere, alla poesia “Urlo” del grande Allen Ginsberg”, fu una meteorea sonora che penetrò nelle menti dei giovani. I Beatles li ho visti a Genova il 26 giugno 1965. A loro preferivo i Rolling Stones, che sono stati nella mia città il 9 Aprile 1967, e Bob Dylan che vi si esibì il 4 luglio 1992. Ritornò in Liguria nel 2001, sempre a luglio, durante il famigerato G8 e, volendo ascoltarlo di nuovo dal vivo, la sera del 20 andai a La Spezia dove spostarono il concerto per motivi di sicurezza.
Genova era stata occupata, circondata, sbarramenti e cancellate ovunque, polizia, presidi di carabinieri, vigilanti in borghese, brutti ceffi mai visti dall’inquietante aspetto di agenti del KGB, elicotteri che ronzavano continuamente sopra le nostre teste, insomma la città era stata posta sotto sequestro, in stato di assedio, stuprata. Pensare che la Superba aveva subito un simile smacco una volta sola nella storia recente, da parte dei nazisti nella seconda guerra mondiale, e i genovesi gliela fecero pagare perché, in tutta franchezza, quando arrivarono gli alleati i partigiani liguri avevano già provveduto a mettere in fuga i tedeschi, a fare pulizia, togliere la più grossa. Come fecero i Napoletani. Tornando al G8, in quell’estate di inizio secolo aleggiava un clima mefitico, la gente era meditabonda, depressa, le donne si recavano a fare la spesa con passo lesto, testa china, gli uomini parlavano tra loro a voce bassa, l’atmosfera che si viveva, sebbene splendesse un sole furente, era di rabbia, disorientamento, le espressioni confuse e irritate dei cittadini impregnavano il panorama complessivo.
Fu mentre stavo assaporando “Like a rolling stone” al Picco, lo stadio della città del “golfo dei poeti”, che venni a sapere della morte di un giovane “facinoroso” nel quartiere Foce, dove abito. Provai una sensazione strana, di sbigottimento e rassegnazione, mi sentii anche un po’ a disagio per essere seduto sulle gradinate ad ascoltare un concerto, come singolare fu il mormorio che intorno a me si andava propagando al diffondersi della notizia. Avvertii che il mio stato d’animo era comune a tutti gli spettatori, il vociare andava aumentando, si facevano ipotesi, congetture a voce bassa.
Qualcosa era già cambiato a partire dagli anni ’70, di piombo furono chiamati. Gli ’80 scivolarono dritti verso la caduta del muro di Berlino portando un po’ di speranza ma trascinandosi dietro bagagli di incertezze essendo guidati per la gran parte, Giovanni Goria e Ciriaco De Mita contarono ben poco, dal primo socialista Presidente del Consiglio della nostra Repubblica, Bettino Craxi, uomo dalle mille sfaccettature, amico intimo di un semplice imprenditore che gli subentrerà dopo la miserevole capitolazione e tempestiva fuga in Tunisia per sottrarsi al carcere. I ’90 ci predisposero all’Unione Europea, con “Mani Pulite” che pareva potesse dare la sterzata a una crisi che si aggravava alla velocità della luce, sempre più in basso, moralmente, culturalmente e l’economia fuori controllo. Così l’uomo dalla sciarpa bianca démodé “scese in campo” con un dispiegamento di forze mai visto e l’intero Paese si immobilizzò, sembrò impazzire consegnandosi nelle sue mani, un certo Berlusconi. Si arrivò al luglio 2001 e mentre il Capo del nostro Governo pensava a come si potesse eliminare l’indecorosa biancheria stesa nei carruggi della città e a far innalzare pannelli che riproducevano false facciate a quei palazzi storici che lui riteneva sconvenienti, proprio come fa con la sua finta persona, piazza Alimonda fu il palcoscenico di una tragedia, il segnale che il fondo non si era ancora toccato, tutto sarebbe ancor più piombato nell’oscurantismo. Un giovane di ventitré anni avrebbe smesso di godere dell’alternarsi delle stagioni: Carlo Giuliani. La sua morte è legata allo scontro avvenuto tra gli “anti G8” (o per meglio dire la parte infiltrata ad arte, i “Black Bloc”, gruppo di individui di stampo fascista dediti ad azioni di protesta violenta caratterizzata da atti vandalici, devastazioni, disordini) e le forze dell’ordine costituite da giovanissimi militari, con poca esperienza, guidati da “responsabili” la cui la gestione dei sistemi di sicurezza attorno al Vertice ha lasciato molti punti interrogativi. Le notizie della contestazione in atto convinsero Carlo a rinunciare alla gita al mare che aveva programmato quella mattina per dirigersi verso il corteo delle Tute Bianche. Nel pomeriggio, a seguito di una carica abortita, una Land Rover Defender con tre carabinieri a bordo rimase apparentemente bloccata contro un cassonetto per rifiuti e venne circondata da alcuni manifestanti. Tra questi Carlo Giuliani, il volto coperto da un passamontagna, che sollevò da terra un estintore precedentemente scagliato contro il mezzo da un altro giovane e a sua volta fece il gesto di lanciarlo verso il veicolo dei carabinieri uno dei quali, dopo aver estratto e puntato la pistola intimandogli di andarsene, sparò due colpi di cui uno raggiunse il ragazzo allo zigomo sinistro. Morirà nei minuti successivi mentre il fuoristrada, nel tentativo di sbloccarsi rapidamente, riprese la manovra passando due volte su quel corpo immobile steso a terra, una prima in retromarcia, la seconda allontanandosi. Erano le 17 e 27 del 20 luglio 2001, quindi venni a saperlo circa cinque ore dopo. Per coprire un fatto ignobile e scaricare le responsabilità, o per chissà quali altri disegni eversivi, la notte del giorno dopo ci fu lo scandalo dell’incursione di un contingente di Polizia alla scuola Diaz, e nell’adiacente Istituto Pascoli, che erano stati concessi dal comune di Genova al “Genoa Social Forum” come loro sede e dormitorio. Vi accaddero eventi contrari all’articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativi alla tortura, alle condizioni e punizioni degradanti ed inumane cui furono sottoposte le vittime. Eh sì, indubbiamente la città fu presa quale teatro di prova per verificare o meno la possibile “tenuta” di eventuali successivi programmi di governo.
Comunque tranquillo Carlo, mentre pensavo a un mucchio di cose stretto nel pullover tanto l’aria si era d’improvviso rinfrescata, tra le quali il rientro immediato nella mia città, si stavano già alzando le note di “Idiot wind” e sicuramente l’inimitabile voce del grande Bob, in quell’istante, voleva giungere fino a te. Mi venne da riflettere quanto sia idiota il vento che a cicli alterni attraversa la mente dell’uomo, questo ha soffiato per alcuni giorni e continuerà ancora e ancora ma tu, insieme a Daolio, da lassù intonavate “Noi non ci saremo”.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “CARLO GIULIANI – 2001 ODISSEA NEL G8 DI GENOVA” è stato pubblicato il 13 luglio 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it: e su “Il Segno nr. 7/8 luglio/agosto 2015 pag. 2 http://ilsegnoroccadipapa.blogspot.it con il titolo “Ricordando quel giorno con le note di Bob Dylan”

Immagine in evidenza ricavata dal web – Fotomontaggio eseguito dall’Autore

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SENZA PUNTEGGIATURA (i fumatori si ribellano)

SENZA PUNTEGGIATURA
(i fumatori si ribellano)

Qualche settimana fa mi è capitato sottomano un trafiletto in cui veniva comunicato che Razzi e Scilipoti avevano presentato una proposta di legge mirata al divieto di fumo in auto Considerando i due personaggi mi è saltata la classica mosca al naso avrei voluto buttare giù queste poche righe ma avevo qualcosa di più importante da scrivere per cui lo faccio adesso Li avete presenti? Anche fisicamente intendo Conoscete la loro storia? Vi è chiara la filosofia politica che perseguono? E sono seduti lì in Parlamento strapagati per partorire pensate di questo livello Probabilmente non sono fumatori e di sicuro non bevono caffè sebbene alla “buvette” non gli costi alcunché Credo e vado a braccio e intuizione che disdegnino pure gli aperitivi un buon negroni ad esempio Sono virtuosi È facile non abbiano neppure soddisfazioni di altro tipo ed è semplice intuire a che mi riferisco ma in questo caso vi sono costretti per una questione di estetica ed etica la natura non li ha premiati A pagamento però…
Insomma mi disturba sapere che le mie libertà potrebbero essere limitate da soggetti di cotanta fatta e sono stanco di leggere che i così detti tabagisti siano gli inquinatori del Pianeta con tutte le porcate che ci circondano che non ho voglia né tempo di enumerare Neanche voglio sottolineare che i fumatori contribuiscono in buona parte a mantenere questo Stato che percepisce pesanti tasse e imposte dalla vendita del tabacco che lui medesimo produce importa e di cui detiene il monopolio
Sentirmi dire da Razzi e Scilipoti cosa devo e non devo fare mi disturba assai, lo ripeto, allora provocatoriamente affermo “Una vita senza sigarette è come un romanzo senza punteggiatura” Esattamente alla stregua di questo articolo.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza: composizione di Enrico Bafico artista genovese e Mauro Giovanelli – foto di quest’ultimo

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LA QUESTIONE MORALE – arabesco degli scritti di Mauro Giovanelli (compendio)

LA QUESTIONE MORALE
arabesco degli scritti di Mauro Giovanelli
(compendio)

L’Italia deve essere rifondata, a partire dalle persone che ci sono state “imposte” per gestire la cosa pubblica, quindi il Presidente del Consiglio in carica dovrebbe essere il primo a dimettersi, ovviamente a scendere tutti i ministri da lui nominati, in una sola parola: Elezioni! Tra l’altro credo che oggi, con il “caso Azzollini”, Matteo Renzi abbia mostrato il suo vero volto. Questo non è un governo eletto dal popolo anche se ha seguito i passaggi previsti dalla Costituzione percorrendo il filo sottilissimo che lega i vari articoli. Continuare ovviamente con la “rimozione” di moltissimi deputati e senatori “politicamente anziani” alcuni dei quali, senza fare nomi, sono un’autentica vergogna per l’intero Paese. Proseguire con tutti i parassiti strategicamente disposti, come su una scacchiera, dai precedenti leader. Non sono più convinto che con questa “casta” si possano ottenere risultati, che sia costruttivo affrontare problema per problema, metterli in fila, è dagli anni ‘70 che si adotta questo criterio, per il patrimonio artistico, il rispetto del territorio, l’equità sociale, i servizi, l’istruzione, il sistema carcerario, i rifiuti, la corruzione, le mafie, burocrazia ed evasione fiscale. Effetti: zero! Ci vuole gente in gamba che operi in contemporanea su tutti i fronti. Ormai è chiaro, siamo guidati da individui che guardano all’esclusivo e personale interesse per “tirare a campare” che è meglio che “tirare le cuoia” come da scuola di pensiero di andreottiana memoria, insegnamenti ricevuti e ben recepiti, meglio ancora condivisi tra le “larghe intese”. Del resto lo stipendio medio annuo dei parlamentari italiani pari ad €uro 144 mila circa è il più alto in Europa. I secondi in graduatoria, gli austriaci, ne percepiscono 106 mila, a seguire gli 86 mila degli olandesi, 84 mila i tedeschi, 82 mila gli inglesi. In coda Francia con 63 mila €uro e Spagna 35 mila per chiudere con poco più di 7 mila €uro ai poveri polacchi. È fin troppo evidente quanto poco conti l’ideale rispetto alla salvaguardia del “posto di lavoro”.
Il settore della Politica è quello che in questo Paese, rispetto al resto del globo, offre più “occupazione” avendo il maggior numero di persone impegnate a coadiuvare coloro che sono impegnati a salvare le sorti della nazione. Un numero imprecisato, ma altissimo, per la sicurezza, addirittura esorbitante tra amministrativi, tecnici, dirigenti, assistenti, fattorini, commessi, uscieri, medici, infermieri, addetti alla buvette, baristi, postini, camerieri, autisti, cuochi, barbieri, elettricisti, giardinieri, idraulici, tappezzieri e via di questo passo fino agli incaricati alla ricarica degli orologi a pendolo. Tutti con contratti e stipendi “atipici”, verso l’alto, rispetto ai loro omologhi lavoratori italiani. Infine i 630 “Onorevoli” che siedono alla Camera dei Deputati e i loro 1109 famigliari hanno un’assistenza sanitaria privata finanziata da Montecitorio, cioè noi cittadini, e quest’anno ci sono costati più di 10 milioni di €uro. Al riguardo mi mancano i dati del Quirinale e del Senato ma posso immaginarli. Lo credo che per loro costa nulla prevedere per l’autunno incombente tagli alla Sanità per 10 miliardi
L’attuale Premier rilascia quotidianamente dichiarazioni campate in aria come, e non è l’ultima, quella sul nuovo “patto con gli Italiani”, ovvero abbassare le tasse qualora le “sue” riforme andassero in porto. Alla raffica di millanterie, sempre e inevitabilmente poi tradite dai fatti, che emette colui che si era presentato come il “rottamatore”, mancano solo Bruno Vespa, la lavagnetta, il plastico e la scrivania sulla quale già venne firmato, da altro Primo Ministro, allora in pectore, il “contratto con gli Italiani”, una sceneggiata che rimarrà nell’immaginario collettivo della Nazione e che neppure il grande Ettore Petrolini avrebbe potuto vagheggiare. Stendiamo un pietoso velo sulla corruzione che ha raggiunto livelli insostenibili, un cancro difficilissimo da estirpare se non si va alle urne per cambiare veramente marcia augurandoci che gli elettori, come mi sembra di percepire, contribuiscano con il loro voto alla rimozione della “vecchia guardia” sostituendola con persone competenti, oneste, coraggiose e moralmente “sane”, quindi venga modificato il metodo, la “tecnica” del governare. Rinnovarsi! Oltre a tutto il resto noto la scarsa competenza degli attuali responsabili, l’indifferenza palese verso le esigenze dei cittadini, neppure sanno di che si parla quando affrontano un argomento, aggrinfiati alle loro dorate poltrone navigano a vista nel nostro mare, che hanno trasformato in palude, lo stesso dal quale partì il grande Cristoforo Colombo per un’ideale, un obiettivo, e mentre si allontanava, spingendosi verso l’ignoto, disse: “E il mare porterà nuove speranze, come il sonno porta i sogni”.
Mi domando: A che livello si colloca il punto di non ritorno della pazienza dei cittadini di questo Paese? Quale potrebbe essere il quid specifico a far scattare la molla dell’orgoglio agonizzante, la classica goccia impossibilitata ad entrare nel vaso stracolmo di umiliazione? Forse l’oltraggio di qualche tempo fa, filigranato nei 14 €uro mensili di aumento in busta paga, poi smentiti, poi confermati in 15 (lordi)? Oppure la “regalia” degli 80 €uro mensili, entrati in un modo e usciti in tanti altri? O il mancato rimborso della non indicizzazione, da anni, delle pensioni nonostante il pronunciamento della Consulta? Dunque l’affronto di dover subire ogni giorno le dichiarazioni lunari di individui che “bivaccano” in Parlamento da decenni potrebbe scatenare la tracimazione? Essere costretti a dover convivere con un’informazione sottomessa a un sistema in avanzato stato di decomposizione? Vedere scissioni su scissioni e il proliferare di micro partiti, correnti, gruppi da mantenere, dover ascoltare le sentenze inappellabili dell’attuale giovane leader?
Intanto il Tg Rai2 del 31 luglio 2015 comunica che la disoccupazione è salita al 12,7% e quella giovanile supera il 44% con 2 punti percentuali in più. Al contempo dal M5S è stata inaugurata la famosa bretella Palermo-Catania i cui lavori sono stati pagati con le indennità dei propri parlamentari.
Riprendiamoci le nostre speranze e i sogni, ci hanno “scippato” pure quelli e più nulla avremo da lasciare ai nostri figli e nipoti. Vivere in questo Paese così come è stato ridotto dai Comandanti che si sono succeduti alla guida della Penisola nei quattro lustri che vanno da Berlusconi a Renzi, tralasciando i personaggi altrettanto inquietanti che hanno fatto la loro breve ma diabolica comparsa in questo infernale intervallo, Monti in testa, sta diventando non solo angoscioso ma indegno per ciascuno di noi e immorale verso le nuove generazioni.

Mauro Giovanelli – Genova
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IN MORTE DI CECIL

IN MORTE DI CECIL

Cecil, proprio questo era il suo nome, un magnifico Leone di tredici anni, senza dubbio conscio della sua bellezza, la criniera folta, maestosa, a circondare un volto dove trovano posto solo dignità e coraggio, il naso potente a reggere le labbra baffute che raccolgono gli odori della savana portati dal vento caldo del continente, vegetazione, erba e arbusti, alberi e prede per procacciarsi il cibo. E i suoi occhi guardano lontano riverberano fierezza, una punta di orgoglio, superiorità, tanto da passare attraverso le forme umane e le loro repellenti debolezze. Viveva a Hwange National Park (precedentemente Wankie Game Reserve) la più grande riserva naturale nella Repubblica dello Zimbabwe, Stato dell’Africa orientale, e lui ne era il simbolo. Il 26 luglio, tre giorni fa, è morto. Ad ucciderlo sarebbe stato un ricco cacciatore spagnolo, grazie alla connivenza di alcune guardie del parco che sono state corrotte con 50 mila €uro. Lo splendido esemplare di persona non umana, così io chiamo quelli che comunemente definiamo “animali”, sarebbe stato rintracciato attraverso un posizionatore gps e attratto fuori dalla riserva con un’esca, poi ferito con una freccia. Il criminale, alla stregua dei suoi complici corrotti, avrebbe poi dato inizio ad una battuta di caccia durata ben oltre 40 ore prima di trovarlo e ucciderlo. Dopo giorni di ricerche le guardie del parco hanno rinvenuto il cadavere senza testa del felino. Johnny Rodrigues, capo della Zimbabwe Conservation Task Force, afferma che la morte di Cecil non è una tragedia solo per lo Zimbabwe, anche per i suoi sei cuccioli perché i leoni maschi che tenteranno di conquistare le sue tre mogli non permetteranno mai che essi restino in vita. Intanto sono iniziate le indagini per cercare di rintracciare il bracconiere iberico.
Quotidiani, riviste, notiziari della televisione non ne hanno fatto cenno impegnati come sono a fornire i dati sugli indici di borsa, lo spread, il rapporto deficit Pil ed al congegno che in alto stanno elaborando per cercare di abbassare le tasse aumentando i costi della sanità e altri servizi. Vorrei proprio vedere il muso di quella bestia che ama uccidere per il gusto di farlo. Capire attraverso la sua sagoma, che sarà sicuramente disgustosa e priva di qualsiasi segno di intelletto, del perché da un po’ di tempo soffro di uno strano disturbo, ovvero provo disgusto verso gli appartenenti all’ordine dei primati, famiglia ominidi, genere Homo, specie sapiens di cui faccio parte. Sarà forse che scrivo troppi articoli di politica e devo tenermi informato su coloro che ci governano, studiarne le mosse, prevenirle. Vi garantisco è cosa estremamente stancante.
Domani prenderò appuntamento con lo psichiatra, ne conosco uno che fa miracoli. Intanto auguro a Cecil buon riposo, che per lui siano vere alcune delle panzane che ci raccontiamo e si ritrovi nelle verdi praterie del Cielo.

P.S.
Ho saputo in questo momento che l’assassino di Cecil si chiama Walter Palmer, è un dentista del Minnesota e ha la passione per la caccia. Sarebbe lui, secondo il quotidiano britannico Telegraph, il killer di Cecil. Lo scoop, confermato da due fonti indipendenti, smentisce le tesi precedenti che individuavano il bracconiere in uno spagnolo con la passione per la caccia (problema suo). Nel frattempo, una nota dello Zimbabwe National Park conferma l’arresto di due persone che si pensa siano coinvolte nella morte di Cecil: Theo Bronkhorst, cacciatore professionista fondatore del Bushman Safaris Zimbabwe, e Honest Trymore Ndlovu, proprietario della fattoria dove all’inizio di luglio è stato rinvenuto il corpo senza vita del leone. La freccia è arma prediletta da Walter Palmer. Avevo ragione, guardate nella foto la sagoma e l’espressione idiota dell’assassino, quello a sinistra, confrontate il suo muso, il sorriso, con la fierezza del volto di Cecil. Pure quell’altro fa parte della stessa tribù. Non ci sono dubbi, vigliacchi e poveri di spirito, amorali, ma possiamo consolarci, la loro stessa natura è già una punizione.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “IN MORTE DI CECIL” scritto il 22 luglio 2015 è stato pubblicato il 29 luglio 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it:

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LA POLITICA SECONDO MATTEO (novelle per un anno… e oltre) – PREFAZIONE

LA POLITICA SECONDO MATTEO
(novelle per un anno… e oltre)
PREFAZIONE

I
Ancora diciannovenne e giovane speranza delle Guide e Scouts Cattolici Italiani, nel 1994 l’intraprendente Matteo partecipa per cinque puntate consecutive come concorrente del programma “La ruota della fortuna”, su rete Mediaset, condotto naturalmente da Mike Bongiorno. Vinse 48 milioni di lire. Era il momento “clou” della famosa “discesa in campo” di Silvio Berlusconi con un dispiegamento di forze senza precedenti nella storia della nostra Repubblica. Un mistero restano sia la partecipazione al quiz che la cospicua vincita. Come minimo circostanza “singolare” e prodromo curioso, un’avvisaglia da valutare vista la sua fulminante carriera politica che oggi lo ha portato alla Presidenza del Consiglio e riflettendo sulle circostanze che seguono.

II
Trascorsero nove anni arrivando quindi al 2003… il Renzi era un co.co.co. nella Chil Post srl, azienda del su’ babbo Tiziano, successivamente indagato per bancarotta fraudolenta. Non so come andò a finire, neppure mi interessa. Quello che invece desta curiosità è che l’allora segretario provinciale de “La Margherita” (niente di meno), in quanto parasubordinato, non costava alcunché alla società del genitore. Il giorno 27 del mese di ottobre dello stesso anno, due giorni prima dell’annuncio dato dall’allora presidente nazionale e leader del medesimo partito contraddistinto dal fiore, simbolo di semplicità e purezza, ovvero Francesco Rutelli, che lo indicava quale candidato a Presidente della Provincia, la nostra guida scout si fece assumere a pieno titolo da papà in qualità di dirigente così, da quando eletto, nel giugno 2004, è stata la Provincia a versargli le consone “marchette”, cioè noi cittadini, tra l’altro adeguate allo stipendio da manager. Da quella data e fino a tutto il 2014, due lustri, il nostro leader ci è costato non meno di 300 mila euro. Scoperto da “Il Fatto” con le mani nel vaso della marmellata, come si usa dire, pare abbia rinunciato a tale beneficio. Ma il “maltolto” l’ha restituito? A consentire una porcata del genere, estesa pure a Sindaci, Assessori regionali, provinciali, comunali e chi più ne ha più ne metta, è il decreto legislativo 267 che all’articolo 86 recita: “…l’Amministrazione Locale (la Provincia n.d.a.) prevede a proprio carico… il versamento degli oneri assistenziali, previdenziali e assicurativi ai rispettivi istituti per… i Presidenti di Provincia…”. Credo sia tuttora in vigore. Altro che balzo della quaglia ha fatto il giovanotto, questo è un triplo salto mortale, flic flac, verticale sulle spalle, squadra e retta, corpo teso. Et voilà! Nondimeno ha inciampato in qualche valido giornalista che ancora abbiamo.

III
Tralascio di disquisire che il tesoriere di questo partito, stiamo sempre riferendoci alla Margherita, dalle casse del quale sottrasse per scopi personali la somma di circa 13 milioni di €uro, fosse tal Luigi Lusi, senatore, a suo tempo pure lui facente parte dell’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani. Il 20 giugno del 2012 fu condannato per appropriazione indebita. Incarcerato presso il penitenziario romano di Rebibbia la guida scout dichiarò in seguito che parte di questi soldi erano andati a vari esponenti politici: Enrico Letta, Francesco Rutelli, Enzo Bianco, Matteo Renzi, Rosy Bindi e Giuseppe Fioroni. È commovente sapere che il 18 settembre 2012 gli furono concessi gli arresti domiciliari presso il “Santuario della Madonna dei Bisognosi” in provincia dell’Aquila. A seguito di una richiesta di patteggiamento, il 30 dicembre 2013 la Corte dei Conti condannò Lusi a versare 22,8 milioni di euro per danno erariale allo Stato e il 2 maggio 2014 fu emessa dal tribunale di Roma una condanna a 8 anni di detenzione. In attesa della sentenza definitiva riprese l’attività di avvocato (?). Insomma non si fece prete.

IIII
Il 6 dicembre 2010 l’allora Sindaco di Firenze Renzi Matteo si recò in visita ad Arcore, invitato a pranzo presso la villa privata di Silvio Berlusconi, per “discutere alcuni temi legati all’amministrazione della città d’arte”, così almeno dichiararono “loro”. Non dico che “l’avvenimento a porte chiuse” si svolse in gran segreto ma la notizia fu diffusa a incontro avvenuto e provocò reazioni contrastanti e sterili polemiche anche tra i sostenitori del “rottamatore”. Quando i giornalisti gli chiesero ragguagli circa il colloquio avuto sembrerebbe che lui avesse risposto “Mah!!!”

V
Nel 2012 la Corte dei conti aprì un’indagine sulle spese di rappresentanza effettuate dalla Provincia di Firenze durante il mandato dell’attuale premier, allora sempre sindaco della città gigliata, che ammontavano a circa 600 mila €uro e, secondo il Fatto Quotidiano, il ministero del Tesoro indagò su “Florence Multimedia”, società in house voluta da Renzi, alla quale la Provincia, durante la sua presidenza, avrebbe concesso un affidamento di prestazioni “per un importo superiore a quello previsto dai regolari contratti di servizio”. Qui siamo all’atletica mentale e questo è davvero un bel colpo di reni dopo un’esaltante piroetta.

VI
Correva l’anno 2014 e il nostro Presidente del Consiglio ebbe la talentuosa pensata di propinare al suo pubblico, cioè i cittadini, la bufala della vendita delle auto blu tramite E-Bay. Dopo strombazzamenti, plausi e notiziari entusiastici di giornalisti e conduttori Tv all’indirizzo del nuovo genio italico, ne furono piazzate tre o forse quattro su quasi 54 mila. Ovviamente gli sperticati elogi all’uomo del “fare” continuarono qualche giorno ancora poi non se ne parlò più. Intanto lui è passato d’un balzo dalla bicicletta all’auto di rappresentanza con tanto di scorta, quella che non riteneva necessaria in quanto, parole sue, “i suoi guardaspalle sarebbero stati gli italiani”. Questo è un salto doppio con rimbalzo e atterraggio a pie’ pari.

VII
L’altra panzana, quella dei 1500 parlamentari condannati che non dovrebbero più percepire il vitalizio, sarà somministrata a distanza di due anni. Infatti in questi torridi giorni di luglio 2015 viene finalmente approvata la legge e gli annunci fragorosi rimbalzano da una rete all’altra delle Tv come l’eco nelle Grotte Marabar, stato del Kerala (India). Ma c’è un piccolo, trascurabile particolare, ossia essa riguarda solo un pugno di sfigati, circa 18, che non hanno santi in paradiso e quasi quasi a questo punto fanno tenerezza, pure Berlusconi che rientra in questo esiguo manipolo, per essere stati estromessi da un ingiusto privilegio di cui invece gli altri 1482 continuano a beneficiare. Suggerirei a costoro di recarsi al “Santuario della Madonna dei Bisognosi” senza litigare per voler a tutti i costi occupare la celletta che fu di Luigi Lusi. E siamo arrivati al triplo salto mortale imparato senz’altro nei centri di addestramento dei “giovani esploratori”.

VIII
Nel 2013, dopo aver vinto le elezioni primarie, il neosegretario del Partito Democratico, sempre Renzi Matteo, indicò come punti cardine della sua agenda politica una serie di riforme istituzionali, fra cui quelle inerenti il Senato e la legge elettorale. Il 16 gennaio del 2014 durante un’intervista televisiva a “Le invasioni barbariche” egli preannunciò che da lì a due giorni si sarebbe ulteriormente incontrato con Berlusconi, nella sede del Partito Democratico, al fine di discutere un piano comune sulle innovazioni delle quali questo Paese necessita. Così il 18 gennaio 2014 si arrivò al famoso “Patto del Nazareno” che sta proprio ad indicare l’accordo politico siglato fra il “rottamatore” e il leader di Forza Italia, con gli obiettivi di procedere a una serie di rinnovamenti fra cui quella del titolo V della Costituzione, la trasformazione del Senato in “Camera delle autonomie” e l’approvazione di una nuova legge elettorale. Alla consultazione parteciparono, oltre ai due boss, anche il portavoce della segreteria democratica Lorenzo Guerini e Gianni Letta (siamo ben messi). Al termine l’ex Sindaco di Firenze dichiarò di essersi trovato in «profonda sintonia» con l’ex Cavaliere. Il nome dell’accordo, per chi non lo sapesse, deriva per metonimia dal soprannome della direzione del Partito Democratico la cui sede è situata nei pressi di largo del Nazareno a Roma. Quindi non c’è alcun riferimento biblico, tantomeno progetti che si rifanno al “cristianesimo”. Anche il più abile dei trapezisti non potrebbe far altro che invidiare le acrobazie “diplomatiche” dell’uomo dal “multiforme ingegno”.

IX
Veniamo oggi a sapere che la presa di Palazzo Chigi è stata tutto un programma, al confronto quella della Bastiglia un gioco da bambini che si sono divertiti a fare la rivoluzione. L’11 gennaio 2014 il leader del PD telefona, ed è la conversazione che ha destato più scalpore, a Michele Adinolfi (nulla a che vedere con Mario Adinolfi, così almeno sembrerebbe, ex deputato PD e vero leader nonché guru degli “ultra cattolici”. Ha fondato un giornale “La Croce” e vuole vietare la pillola abortiva, combatte la propaganda “transessuale”, parla di “donne sottomesse” e si dice contrario all’uso dei preservativi). Scusate ma non potevo evitare di fare un accenno a quest’altro inquietante personaggio di cui ormai è stracolma la Penisola. Ritorniamo alla chiamata che Renzi fece al numero due della Guardia di finanza, dicendogli “Enrico (Letta n.d.a.) è un incapace, lo mando al Quirinale. Berlusconi è disponibile per un ragionamento diverso”. Il rapporto estremamente amicale fra i due non è tanto evidente nell’informazione che, chissà per quale recondito motivo, il nostro leader si sente in dovere di dare al generale, quanto dai termini e dal “tono” con cui viene condotto il colloquio, stile “compagni di merenda” al punto che l’Adinolfi (Michele) si spinge a dare dello “stronzo” al nostro Primo Ministro, così, come si usa fare fra buontemponi. Nel frattempo Adinolfi (sempre Michele), parla con Dario Nardella, l’attuale sindaco di Firenze, ed è la conversazione in cui, secondo Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia e delegato per la Legalità a livello nazionale, si evocano ombre di ricatti su attività e “conflitti d’interesse” di Giulio Napolitano, figlio dell’allora presidente della Repubblica. Il contenuto della chiacchierata fu questo: “De Gennaro e Letta (Enrico) tengono per le palle Giorgio Napolitano per via del figlio Giulio”. Pasquale Ciccolo, procuratore generale della Corte di cassazione, sta svolgendo accertamenti preliminari sulle intercettazioni non in merito al contenuto dei colloqui ma per capire se esistono i termini per avviare un’azione disciplinare a carico dei Magistrati che le avrebbero diffuse (siamo alla follia pura!). Per contro Adinolfi chiede di riascoltare proprio quest’ultima chiamata perché “sono convinto che quelle frasi, che sicuramente saranno state pronunciate, non siano mie. Io non conosco Giulio Napolitano e non avrei mai potuto permettermi di dire alcunchè del mio presidente”. Poi incalza “Cosa avrei ottenuto da Renzi? O cosa avrebbero ottenuto Renzi e Luca Lotti da me? Matteo mi ha detto di stare sereno. E io lo sono davvero” (Il Fatto 12 luglio 2015 n.d.a.). È un di più sottolineare che questo signore fu indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio nell’inchiesta giudiziaria P4 della procura di Napoli e ricorda: “Ha segnato la fine della mia carriera. È stato un dramma in cui sono rimasto stritolato da una guerra più grande di me e da cui sono uscito a testa alta. La storia di questi giorni”, ha commentato a Repubblica l’alto ufficiale, “se non fosse per la sovraesposizione mediatica, è banale. Con Matteo Renzi e Luca Lotti, il suo braccio destro siamo diventati amici solo quando sono arrivato a Firenze nel 2011 come comandante interregionale di Toscana, Emilia, Marche. Erano i miei interlocutori istituzionali”. (Luca Lotti il 9 dicembre 2013, con a capo il nuovo segretario nazionale Renzi Matteo, divenne membro della segreteria nazionale del Partito Democratico nel ruolo di Responsabile dell’Organizzazione e Coordinatore della Segreteria a livello nazionale. Dal 28 febbraio 2014 è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e comunicazione del Governo e all’editoria, alle commemorazioni del centenario della Prima Guerra Mondiale, alle celebrazioni del settantesimo anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione. È segretario del CIPE, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica ed infine è sposato con Cristina Mordini, PDF, ex dipendente del Comune di Firenze all’epoca impiegata presso la segreteria dell’ex sindaco Renzi – n.d.a.). La vicenda che lo coinvolge ha fatto emergere ombre sulla sua posizione facendo inoltre sospettare che i suoi fitti rapporti con alti esponenti istituzionali abbiano creato una rete relazionale per interessi privati.

X
Nel respingere ogni ipotesi Adinolfi (Michele) aggiunge inconsapevolmente benzina sul fuoco affermando “A Firenze, per dirne una, non ho mai seguito né voluto sapere alcunché dell’inchiesta sulla casa di Marco Carrai abitata da Renzi. E, lo giuro sui miei figli, né Renzi né Lotti mi hanno mai parlato di Carrai. Io rispondo dei miei atti non delle mie amicizie, perché respingo il teorema che sarebbero indizio o prova di coperture”. E attacca: “Se qualcuno è in grado di dimostrare che io sia venuto meno ai miei doveri di ufficio nei confronti dei politici con cui nel tempo ho avuto necessariamente rapporti, sono pronto a pagare duramente. Non dovevo avere contatti? È colpa mia se, nel 2014, il mio sindaco è diventato Presidente del Consiglio?” (al momento delle telefonate incriminate Renzi era ancora sindaco di Firenze n.d.a.). Parole scandalose che descrivono, una volta di più, un’Italia fondata sul ricatto e l’imbroglio. Dell’inchiesta sulla casa abitata per tre anni dalla famiglia Renzi, il cui canone e spese accessorie furono pagate dall’imprenditore toscano Marco Carrai che “solo per un caso” ricevette in cambio incarichi nelle partecipate e contratti diretti alle sue società private, per ora tutto tace. Oggi alla Camera sono state chieste spiegazioni al Presidente del Consiglio ed ha risposto la ministra Boschi con queste parole: “Grave che le intercettazioni siano finite sui giornali”. Un ribaltamento della realtà, anzi meglio, dell’onestà, e l’ammissione implicita di quanto quei colloqui trascritti siano compromettenti per tutti gli attori di questa laida vicenda.

XI
Notizia del TG 2 RAI del 5 settembre 2014: “Fisco: nei primi sei mesi dell’anno aumentate del 12,4% le entrate derivanti dalla lotta all’evasione”. Subito dopo compare la striscia: “Blocco salari statali: Renzi dice sì al dialogo ma niente ricatti”. Allora… ci prendono in giro? Veramente! E i giornalisti che ci stanno a fare? O sono fessi, o servi del potere, non esiste altra spiegazione. Anzi no, c’è una terza possibilità, la più probabile purtroppo: potrebbero essere entrambe le cose insieme.
Prima domanda: il 12,4% di che? Semplice la risposta: delle entrate derivanti dalla lotta all’evasione nel primo semestre, ma forse qualche ministro non sarebbe stato così pronto a replicare. È quindi d’uopo passare al quesito successivo.
Seconda domanda: a quanto ammonta il 12,4% di cosa non ci è dato sapere, ovvero delle entrate scaturenti dalla lotta all’evasione nel primo semestre?
Terza domanda: basterebbe l’importo che non si conosce, corrispondente al 12,4% di ciò che non ci è dato sapere, ovvero delle entrate provenienti dalla lotta all’evasione nel primo semestre, per evitare il blocco dei salari degli statali (fermi dal 2009 n.d.a.)?
Quarta domanda (questa è difficile): con l’eventuale importo che non si conosce, desumente dall’ipotetico aumento del 12,4% delle entrate che potrebbero discendere dalla lotta all’evasione anche nel secondo semestre 2014, non si potrebbe programmare l’abrogazione della famigerata legge Fornero sulle pensioni?
In parole povere ogni tanto viene buttata lì una notizia come questa senza fornire ulteriori ragguagli, come si fa con il granone negli allevamenti di polli, ed è strabiliante che gli addetti all’informazione non approfondiscano. In ogni caso se la guida Renzi Matteo dovesse rispondere alla prima interpellanza vincerebbe un tostapane da campo, alla seconda si aggiungerebbe il materassino gonfiabile a bocca, alla terza torcia elettrica con batterie non esaurite e… qualora facesse filotto una bambola gigante vestita da scout non gliela toglierebbe nessuno, gonfiabile e trombabile. Se poi desse soddisfazione ai cinque interrogativi che da qualche settimana gli sta sottoponendo “Il Fatto Quotidiano”…

XII
Oggi 21 luglio 2015 è andata in scena l’ennesima porcata all’interno delle mura della Camera dei Deputati. Si è votato per il rinnovo degli uffici di presidenza delle 14 commissioni parlamentari, cioè degli organi che gestiscono i lavori. Il principio costituzionale di rappresentanza vuole che se il 25% degli italiani ha votato un partito, facendo un esempio a caso il M5S, dovrebbe vedere i suoi delegati all’interno di questi luoghi decisionali. Così non è accaduto: il PD si è accordato con le altre forze politiche e si è spartito tutte le poltrone, escludendo completamente la forza politica che da sola ha il maggior numero di preferenze. Questo è un fatto che non ha precedenti nella storia democratica del Paese. Fino al giorno prima il M5S aveva molti incarichi all’interno di questi uffici dove si decide sulla destinazione di rilevanti cifre. Tra l’altro i penta stellati li avevano tutti restituiti, circa 250 mila €uro destinandoli al Fondo per le microimprese. Questi signori invece se ne guarderanno bene dal fare la stessa cosa. Come disse Enrico Letta, frase che resterà negli annali della storia del Paese, “mica ci hanno scritto in fronte Jo Condor”.

XIII
Correva l’anno 2014… il giorno 25 del mese di ottobre apprendo dai vari telegiornali che la guida scout Renzi Matteo rilascia la seguente dichiarazione: “Io devo occuparmi di 60 milioni di Italiani!” e non sembrerebbe ma finalmente giunge una discreta notizia. Considerando che la popolazione di questo “benedetto” Paese ammonta a 60 milioni 728 mila 668 individui ho tirato un sospiro di sollievo. Potrei fare parte dell’eccedenza. Che tristezza però! Dico davvero, non tanto per il basso, ma che dico, infimo profilo di questa accozzaglia di irrecuperabili, ma per il fatto che i cittadini, i giovani in particolare, non si rendano conto che ogni volta che Renzi rilascia una dichiarazione o fa una promessa è come se lanciasse stelle filanti, coriandoli e distribuisse lustrini e cotillon nel corso della celebrazione di un funerale. Il nostro.

Mauro Giovanelli – Genova
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Immagine in evidenza ricavata dal web – L’illustrazione satirica al centro della composizione è del grande vignettista Francesco Tullio Altan. Fotomontaggio eseguito dall’Autore

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LA POLITICA SECONDO MATTEO (presentazione)

LA POLITICA SECONDO MATTEO (presentazione)

Personaggi e interpreti (partendo da sinistra in alto e procedendo in senso orario):
Adinolfi Mario, Adinolfi Michele, Berlusconi Silvio, Bianco Enzo, Bindy Rosi, Boschi Elena, Carrai Marco, Fioroni Giuseppe, Letta Enrico, Letta Gianni, Lotti Luca, Renato Brunetta, Verdini Denis, Renzi Matteo, Francesco Rutelli, Lusi Luigi, Giorgio Napolitano, Giulio Napolitano, Nardella Dario.

Mauro Giovanelli – Genova
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CI SONO STRANIERI E STRANIERI (viaggiare è sempre utile… non per tutti)

CI SONO STRANIERI E STRANIERI
(viaggiare è sempre utile… non per tutti)

Alle ore 15 e 23 del 21/10/2015 per il tramite della Redazione Casteddu Online, vengo a sapere che a Cagliari alcuni crocieristi sono stati aggrediti e messi in fuga da venditori ambulanti identificati per “stranieri” del Bangladesh in attesa, come di prammatica, sulla panchina del porto per proporre ai vacanzieri ombrelli a poco prezzo considerando il tempo impietoso. I turisti, sembrerebbe anche loro “stranieri”, si sono dati letteralmente alla fuga e, per completare l’opera, hanno chiamano la Guardia di Finanza e l’Autorità Portuale. L’accadimento, definito “incredibile” viene etichettato come un’altra pagina amara della gestione del turismo e della vendita a Cagliari.
Sono davvero addolorato per loro, i crocieristi intendo, hanno tutta la mia solidarietà. Mi fanno tornare alla mente il viaggio in India, fatto insieme ad un amico che si lagnava degli adulti, mamme, uomini e bambini che, a nugoli, ci assediavano, scalzi, vestiti stracciati, non le donne che in India sembrano tutte principesse, sguardi imploranti a chiederti di comprare i loro prodotti artigianali scolpiti nel legno, belli tra l’altro, cammelli, elefanti, gufi, civette. Poche rupie che per noi rappresentano nulla. Io mi fermavo a parlare con loro, volevo sapere, conoscere, capire. Acquistavo questi oggetti che ora sono sparsi sugli scaffali dello studio, fra i miei libri, e ancora adesso, a distanza di due anni, guardandoli mi tornano alla mente, non potrò mai dimenticarli, i riverberi che quelle pupille emanavano, i riflessi che i loro occhi colore indefinito, cangiante, dal nero più profondo all’azzurro come il cielo in una giornata di tramontana, perfino il bianco intravedevi, e l’indaco delle gemme incastonate nei templi, il rosso intenso e mutevole come immagino possa presentarsi una pozzanghera di sangue che assorbe luce dalla volta celeste. Nel momento in cui, al termine di finte trattative cui loro tenevano molto, si trovavano fra le mani le banconote, sì banconote, in India e nel Bangladesh le banconote sono tante, il valore pochissimo, cambi cinquanta, cento €uro e ti ritrovi con una montagna di carta, unta, stropicciata, odorosa di umani, selvatico, salino, vissuto.
Quando lo “shopping” aveva fine i fanciulli si prestavano ad accompagnarci ovunque, nei ghat del Gange, lungo le strade ed i vicoli tortuosi di Varanasi, e nel procedere ti indicavano piccoli tabernacoli rivestisti di lamine d’oro che apparivano improvvisamente dai bui anfratti fra case con tinte sgargianti, si fermavano a parlare con i Sadhu che in quel caso non si allontanavano, come di solito fanno, traducevano e spiegavano molte cose sul nostro mondo. Questi contatti, che io chiamo riti anche se sono il prodotto dell’iniquità di questo mondo, li ho provati ovunque, a Jaipur, Khajuraho, Agra, Nuova Delhi, ma anche in Messico, Turchia, Libia, Egitto, Perù, Uzbekistan. A dir la verità non in Europa, in particolare quella del nord, lì è tutto ordinato, pulito, silenzioso, ovattato. La gente ha il viso rubicondo, pieno, ma non esprimono granché i loro occhi. A Oslo mi è capitato di chiedere un’informazione per arrivare al museo di Munch ma la risposta è stata secca, rapida, inefficace. Il nostro Pianeta è un mercato ma quello vero, genuino, lo scambio di merce e favori, di umanità, è rimasto nell’emisfero sud e ad oriente.
Tornando all’India l’amico che avevo appresso protestava continuamente, sembrava disperato, non vedeva l’ora di allontanarsi, doveva sempre prendere le distanze da persone e cose che incontrava. Ciò che per lui era fetore per me odore, miscuglio di aromi, ventate di storia. Il traffico di animali, vacche, cani, scimmie, cinghiali, trabiccoli dalle fogge più strane, risciò, autobus improbabili, stracarichi, automobili con motore scoperto, vespe e lambrette, cicli, motocicli, tricicli, con intere famiglie a bordo, vecchi trattori con cassonetto per trasporto persone e cose, indigeni in perizoma che si sciacquavano alle fontanelle, anche mamme che lavavano bambini piangenti, si divincolavano, battevano i piedi a terra. Per lui era un casino insopportabile. Un’altra persona da quello che conoscevo in patria. A me di quel Paese sono rimasti ricordi indelebili, a lui solo questo.
Perché vi ho raccontato ciò? Ah sì, dimenticavo: l’ho mandato affanculo e sinceramente ci manderei volentieri anche i crocieristi di Cagliari. A prescindere.

Mauro Giovanelli – Genova
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L’articolo “CI SONO STRANIERI E STRANIERI (viaggiare è sempre utile… non per tutti)” è stato pubblicato il 22 ottobre 2015 sul sito www.memoriacondivisa.it

Immagine in evidenza: fotomontaggio eseguito dall’Autore di scatti effettuati ad Agra (India) presso l’orfanotrofio Madre Teresa di Calcutta.

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